QUESTIONI di TRAPIANTI in TEMPO di “PANDEMIA VIRALE“
Se si digita su Google:”IL COVID-19 NON FERMA I TRAPIANTI”, si trova una vasta serie di articoli, dai quali si evince che, in questi mesi di fermo totale della vita, e di depressione assurda di tutte le attività sanitarie, i Centri Trapianti non si sono fermati, anzi hanno tenuto alti gli standard di attività.
Di seguito, a mò di esempio, ecco un collegamento ipertestuale che ci porta in Veneto.
https://timermagazine.press/2020/04/16/trapianti-record-in-tempo-di-coronavirus-da-gennaio-al-13-aprile-162-trapianti/
All’interno di questo Articolo, come di altri numerosi altri Articoli, una serie di dichiarazioni che, se fossimo in un Paese democratico, meriterebbero di essere esaminate con attenzione, poiché, dal punto di vista scientifico, risvegliano non poche e corpose perplessità.
Lasciamo a chiunque la libertà di esplorare il mondo dell’informazione, a cavallo della frase di ricerca citata all’inizio di questo documento.
Ci soffermiamo almeno sulle righe dell’articolo di cui è stato fornito l’ipertesto.
La gravissima emergenza determinata dall’epidemia di Covid-19 non è riuscita a fermare la macchina salvavita del sistema trapianti del Veneto, un fiore all’occhiello della sanità regionale per la sua complessità organizzativa, per la difficoltà clinico-chirurgica, per il massiccio impiego di sanitari ad altissima preparazione, per la gestione di un’organizzazione ramificata, dal momento della donazione a quello del trapianto, che non ammette il benché minimo errore, un’incertezza, meno che mai un ritardo.
E’ una realtà evidenziata oggi dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, affiancato come sempre dagli Assessori Manuela Lanzarin (Sanità) e Gianpaolo Bottacin (Protezione Civile), nel corso del consueto punto quotidiano sulla situazione legata all’emergenza Covid-19.
“Dal primo gennaio 2020 al 13 aprile scorso si è compiuto un piccolo, grande miracolo – ha rivelato Zaia – perchè i trapianti di organi e tessuti effettuati sono stati ben 162, a fronte dei 145 dello stesso periodo del 2019. Chiunque avrebbe scommesso in una forte riduzione, se non addirittura in un blocco. Invece no, questa straordinaria macchina organizzativa, clinica e chirurgica ha sfornato un record che rimarrà nella storia dell’epidemia Covid 19 2020. E così come non si sono fermati i trapianti, non si è fermato tutto il resto delle cure erogate negli ospedali, mentre l’equivalente di due grandi nosocomi assisteva quasi 2000 malati di coronavirus al giorno”.
Il settore, con una delibera approvata nell’ultima seduta di Giunta su proposta dell’assessore Lanzarin, è stato ulteriormente finanziato con 2 milioni 344 mila euro per l’attività 2020.
Lanzarin, ha peraltro tenuto a sottolineare come abbiano “funzionato alla perfezione tutti i Centri trapianto del Veneto, a dimostrazione che questa eccellenza è diffusa su tutto il territorio, con centri in grado di funzionare egregiamente, ognuno per le sue caratteristiche e peculiarità”.
In totale sono stato effettuati 145 trapianti d’organo, di cui 19 da donatore vivente. Padova ha fatto 40 trapianti di rene, di cui 19 da donatore vivente, 2 di rene pediatrico, 25 di fegato, 12 di cuore, 4 di polmone. Verona ha registrato 29 trapianti di rene, 3 di cuore, 10 di fegato. Vicenza ha fatto 11 trapianti di rene. Altri 7 di rene eseguiti a Treviso, uno degli ospedali più colpiti da un grosso cluster di coronavirus.
Chiunque avrebbe scommesso in una forte riduzione, se non addirittura in un blocco.
Questa frase la dice lunga sui motivi centrali delle perplessità.
Infatti, i trapianti richiedono vari tipi di abbattimento della sorveglianza immunologica, per scongiurare il temuto rigetto.
Dunque, appare strano che, nel pieno dell’imperversare della diffusione del Virus, si rischi di incorrere nel non auspicato fenomeno dell’avvento dell’infezione virale in un soggetto neotrapiantato e per giunta immunodepresso.
Infatti, concorrerebbero vari fattori gravissimi nella loro fusione: immunodepressione del trapiantato, fortissima diffusione virale di tipo epi/pan/demico, impossibilità di avere la sicurezza di non trasmettere il virus dal donatore al ricevente, fortissimo rischio di contrarre l’infezione virale da parte del ricevente, anche senza trasmissione da donatore a ricevente.
Si tratta di una combinazione di situazioni temibili, che comportano un rischio praticamente ai massimi livelli, diversamente da quello evanescente e sempre più evidentemente improponibile del contagio spontaneo che si avrebbe senza le note misure restrittive di massa.
Eppure, i trapianti non si sono fermati, mentre la vita normale, che è molto più inderogabile e protetta di quella che orbita attorno ai trapianti ha subìto un insulto senza precedenti.
Il rischio dello sfacelo successivo ad un trapianto avrebbe dovuto essere considerato così alto, che sarebbe stato opportuno evitarlo ad ogni costo, anche perché i soggetti bisognosi di trapianto non hanno quasi mai una situazione di emergenza assoluta, potendo essere in tempi regolari inseriti in liste che, per l’appunto, vengono chiamate liste di attesa.
A fronte dell’incertezza di tutte le fasi epidemiologiche, diagnostiche, cliniche e prognostiche del fenomeno Covid, è indispensabile attrarre l’attenzione sull’impossibilità di certezze in tema di misure esercitate per approvare il trapianto in questi tempi.
Introduciamo il concetto di Fase finestra, che significa la più assoluta aleatorietà di considerazioni diagnostiche di tipo infettivologico, paradossalmente proprio in questo periodo e in questa dimensione dei trapianti, che è basata sulla velocità e sulla tempestività.
Le così dette Fasi finestra, che sono la regola nei passaggi dalla negatività di un tampone alla positività, come anche della sierologia, per non parlare dell’evidenza clinica, sono un vero e proprio terreno minato, in considerazione del quale nessun Clinico si sarebbe cimentato nel vespaio complesso e intricato di un trapianto, con tutte le possibili conseguenze medico-legali e penali.
Sorge spontaneo il dubbio che le certezze interiori e segrete di questo periodo siano state tali da scongiurare la pericolosità del trapianto, che infatti ha proseguito in tutto il suo splendore.
Le persone sane, chiuse in casa e fortemente spinte verso un grave complesso di problemi, mentre il mondo dei trapianti, eroicamente, e diremmo, colposamente, affronta una fase che assolutamente andava evitata in questo periodo.
Questa Commissione scientifica, che produce tali considerazioni, ha il dovere di palesare le sue perplessità, se non altro per complimentarsi con chi ha sfidato qualunque parametro di sicurezza nella situazione più pericolosa, assecondando però, implicitamente, altre manovre di sicuro nocumento, anche se presentate come inevitabili, per una situazione tutt’altro che incerta, quella della vita quotidiana, per mesi, di una intera popolazione.
Meraviglia il fatto che i Sanitari si siano assunte responsabilità così potenzialmente foriere di omicidio colposo, in un periodo ove avrebbero avuto tutti i motivi per sollevare dubbi e temporeggiare.
Insomma, si intuisce fortemente una sicurezza dovuta a conoscenze che cozzano drammaticamente con i motivi ufficiali invocati per il così detto lock-down.
Questo punto di incongruenza apporta un vantaggio particolarmente significativo al discorso di chi ritiene che tutta la Faccenda Covid sia un vero e proprio inganno.
Mai come in questo caso dei trapianti, così numerosi in questo periodo, sarebbe evidente che si sia giochi con lo stile della roulette russa, giustificato solo dall’ipotesi di conoscenze ufficiose che non sono compatibili con quelle così spalmate contemporaneamente. яндекс
Insomma, le innegabili incongruenze che emergono sembrano slatentizzare fortemente ogni dubbio sulla reale pericolosità del Covid.
Ma, a volerla dire tutta, ci si pone anche la domanda di quanto l’ordine ”Restate a casa” abbia potuto porre in difficoltà quelle decisioni così drammatiche che i parenti delle vittime, destinate al prelievo di organi, avrebbero potuto esprimere più convintamente, in frangenti in cui la loro presenza, accanto al congiunto, dichiarato in fase di irreversibilità, non poteva essere così gravemente ostacolata.
Non vi è stata notizia di insuccesso di trapianti.
Che cosa dobbiamo pensare ?
Che siano state nascoste le notizie in tal senso ?
Oppure, che tutti i trapianti eseguiti siano andati a buon fine ?
Ma ci chiediamo:”E’ possibile una cosa del genere in questo periodo” ?
EVIDENTEMENTE, si !
By Salvatore Rainò
La “morte cerebrale” non esiste:
LA MORTE CELEBRALE NON ESISTE: IL BUSINESS DEI TRAPIANTI DI ORGANI DEI DONATORI
La morte celebrale è stata inventata per mettere fine ad una vita umana senza avere ripercussioni.
Nessun medico controlla più le onde celebrali, non è più necessario da protocollo.
Questa pratica avvia un macabro business di traffico di organi.
Ogni persona che aderisce alla donazione di organi è in pericolo. Sì, perché come ci spiega questo dottore, chiunque abbia accettato di donare i propri organi, non verrà salvato, non faranno di tutto per tenerti in vita, perché da questi organi l’ospedale trae un profitto enorme.
Una persona magari non riesce a muoversi e ad aprire gli occhi, e magari riesce a percepire ogni cosa, anche il dolore. A queste persone gli viene asportato l’organo mentre sono ancora in vita.
Esistono moltissimi casi in cui i parenti non hanno accettato la diagnosi di morte celebrale e hanno preteso le cure per i propri cari e dopo solo poche settimane queste persone si sono svegliate e hanno avuto una lunga vita.