Introduzione
Questo report, steso a cavallo di aprile e maggio 2020, ha molteplici propositi e livelli di lettura.
In primis ha lo scopo di delineare un razionale dei processi fisiopatologici possibilmente occorrenti nel corso di un insieme, pur ampio e altamente differenziato, di “traiettorie cliniche”, adunabili sotto il nome “sindrome Covid-19”. Non si vuole affatto fornire un “manuale di consultazione” per specialisti, seppure alcuni aspetti saranno discussi ad un livello abbastanza approfondito. Quanto piuttosto si desidera stendere sul “tavolo di lavoro”, in modo condivisibile e possibilmente oggettivo, i rapporti causali tra vari fattori che hanno concorso nella contingenza sanitaria di cui in oggetto.
In secundis, poste queste premesse fisiopatologiche su cui la scienza medica e biologica potrebbe (dovrebbe) tutta concordare, si procede ad una riflessione sui possibili motivi che potrebbero sottendere al così variabile excursus clinico (dalla pauci-sintomaticità, alla morte) che si riscontra nei casi di Covid-19 (o che a tale etichetta clinica sono ricondotti). Per far ciò, lo si vedrà, è necessario includere una visione del soggetto/paziente in cui la biochimica e la fisiologia siano in rapporto dialettico con la vita, intesa come esperienza e relazione (anche semantica) con l’ambiente. Entro questa prospettiva “allargata” potranno confluire e riconoscersi i cardini di vari approcci in medicina integrata (PNEI, medicina di segnale, medicina tradizionale cinese, omeopatia, bioenergetica, teorie “mente-corpo”, così come osteopatia, naturopatia, ayurveda e altre), nonché potranno vedersi soppesate varie tecniche terapeutiche (dall’ortomolecolare, all’ossigeno-ozono terapia, plasma iperimmune, farmacologia, vaccinazione).
Tutto ciò è volto ad unire in un a voce comune una visione che offra scenari diversi da quanto sta venendo univocamente narrato dal mainstream mediatico (italiano e mondiale), nonché portare testimonianza della validità, cogenza e vantaggi di soluzioni altre rispetto a quanto in Italia è stato fatto, sia in termini sanitari che sociopolitici.
È tempo che ci si prenda cura di un “bene”, la Vita nel suo multiforme dispiegarsi di esperienza, contatto, relazione, scambio, fisicità e libertà, immensamente superiore alla “sicurezza” (condizione pericolosamente liminare al “controllo totale”).
In ultimo, è bene precisare che molto, troppo, nelle settimane trascorse la maggior parte dell’attenzione è stata rivolta alle statistiche. Vi sono ancora moltitudini di persone che “per capire” mostrano una sete avida e cieca di dati, dati, dati… e ancora dati. Questo è comprensibile, specialmente in caso si voglia valutare le scelte prese a livello governativo o sanitario o anche impugnare una posizione di dissenso fornendo “prove oggettive” dell’accaduto. Tuttavia, va ricordato molto bene che, per quanto siano importanti e utilissimi per valutare l’andamento macroscopico di un fenomeno collettivo, essi sono “solo” numeri e spesso ci rendono ciechi in merito a tre aspetti cruciali (ad essi di premessa): le cause dei fenomeni che in essi si registrano, la bontà e cogenza dei criteri con cui sono stati costruiti tali dati, e…non dicono nulla delle innumeri e irripetibili storie di vita (e cliniche) proprie di ciascun singolo ed unico soggetto, le cui vicende sono ridotte a etichette quali: PCR-positivo, paucisintomatico, infetto, immune, contagioso, grave, stazionario, morto, guarito, ecc.
Per chi fosse interessato ad estensive analisi di dati, forniremo comunque nel corso del documento alcuni preziosi riferimenti a studi fatti da accademici che hanno una ben maturata competenza in merito.
La riduzione dei fatti a dati produce un isterilimento della narrazione dei primi che può rivelarsi fatale in frangenti decisionali, fatale riguardo a come il bene più grande di cui sopra possa essere più o meno calpestato. Va inoltre ammesso apertamente che la riduzione del reale a narrazione numerica, è uno dei problemi più profondi dei metodi delle scienze dure quando applicate al regno del vivente, specialmente in discipline quali biologia e medicina. È tempo che queste aree del sapere, così come altre quali la psicologia e la sociologia (per fare solo due esempi), cessino il loro triste scimmiottare scientistico, vittima della credenza che “senza numeri non c’è alcuna scienza”. La dinamica vivente è un irriducibile olos relazionale ed in divenire: se ne si nega tale natura, forzandola a tutti i costi in una griglia di misurazione quantitativa, si perdono dei pezzi importanti per avere risposte chiare sulle cause che l’hanno diretta verso la salute o verso la patologia.
Organizzazione del lavoro. Questo scritto si suddivide nelle seguenti sessioni:
la prima riguarda un’analisi dei passaggi fisiopatologici al momento stimabili a valle dell’ingresso del Sars-Cov-2, nonché delle condizioni istochimiche che potrebbero discriminare l’evoluzione del quadro clinico in una o altra direzione;
nella seconda sessione si presentano le terapie proposte e/o attuate e si faranno considerazioni qualitative, inoltre si considerano le condizioni al contorno di “terreno biologico”, ambientali, di stile di vita. Non saranno qui trattati contenuti riguardanti le origini del Sars-Cov-2.
Infine, nella terza sessione, si conduce una riflessione critica di ampio respiro su aspetti di condotta sanitaria, soluzioni adottabili, nonché ponendo domande / appelli volti a promuovere una sensibilità collettiva capace di prendere una posizione (sia scientifica che politica) realmente producente per il futuro dell’umanità.
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Un quadro Bio-Logico sull’Epidemia Covid19
By Paolo Renati – CV_Paolo_Renati-English_September 2019
vedi anche: Comitato Scientifico
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