Tubo digerente… Motore del Corpo.
Ippocrate, padre della medicina moderna, ha detto 2400 anni fa: “Tutte le malattie hanno origine nell’intestino“
vedi questo PDF:
Microbioma_omeostasi_stress_ossidativo_mutazioni_DNA-danni-da-farmaci-e-VACCINI – PDF (Tesina by Jean Paul Vanoli)
L’apparato (sistema) gastrointestinale quale “motore” della macchina umana.
I mutamenti in corso nella pratica medica.
Intervista al dott. Renato De Magistris – 31-07-2007
L’uso corrente del termine “Medicina integrativa” negli Stati Uniti indica di solito l’integrazione concettuale, sperimentale e clinica tra bio-medicina convenzionale e quegli interventi delle medicine complementari che offrono riscontri positivi alla prova dell’evidenza.
Se all’evidenza fa seguito una sperimentazione clinica favorevole, porta il rimedio in questione viene inglobato nella medicina convenzionale. Nella medicina di qualità invece esiste da sempre l’abitudine di avvalersi tempestivamente dei risultati delle ricerche scientifiche più recenti integrandole nella pratica con la propria esperienza clinica.
Questa caratteristica positiva della buona medicina è ormai in via di estinzione a causa delle limitazioni burocratiche crescenti alla libertà del medico sempre più soggetto ad adeguarsi a protocolli standard ed ai vincoli di sistemi sanitari nazionali sempre più conservatori rispetto al nuovo.
Tutto ciò è reso ancor più anacronistico a seguito delle recenti scoperte della biologia molecolare, della genetica, dell’epigenetica, dell’epidemiologia, che stanno portando ad un radicale ri-orientamento nelle conoscenze sull’eziopatogenesi, sulla prevenzione e sulla terapia.
La resistenza con cui il mondo medico tende a recepire ed applicare queste novità sono in parte legate alla lentezza dell’industria tecnologico-farmaceutica e medica nell’incardinare i loro interessi nelle nuove tendenze in parte all’irrazionalità dei budget della sanità pubblica nella quale per esempio da una parte è solidificato il dispendio onerosissimo a corto termine per le chemioterapie, dall’altra si lesina sulle piccole spese legate alle attività preventive i cui benefici sulla salute e sulla spesa si riscontrano a medio e lungo termine.
Sui mutamenti in corso nella pratica medica e sulle innovazioni di cui si è fatto attivo promotore, abbiamo intervistato il dott. Renato De Magistris, docente di Chirurgia Generale alla 1° Clinica Chirurgica della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli (SUN), che è responsabile dell’ambulatorio per la prevenzione e cura delle malattie cronico – degenerative di interesse medico-chirurgico presso la Seconda Università degli Studi di Napoli.
Professore, lei ritiene che le patologie cronico degenerative, punto debole della medicina convenzionale, poiché rappresentano la principale causa attuale di mortalità e malattia, siano prevenibili e curabili in modo affidabile grazie al contributo alla conoscenza ed alla clinica apportato dalle recenti scoperte scientifiche.
Sono malattie che non riconoscono come causa un agente infettivo, ma la mancata risoluzione di uno stato infiammatorio dell’apparato gastroenterico con ripercussione, a distanza di tempo, su organi ed apparati. Ciò anche per un consumo di cibo non conforme ai principi dell’alimentazione umana.
La patologia diventa cronica con una evoluzione lenta, che rifletterà le variabili cliniche dell’infiammazione, fino alla possibile trasformazione della cellula in cancro.
Anche se l’eziopatogenesi ha dei meccanismi comuni a tutte, sotto la dizione di malattie cronico–degenerative si raggruppa una grande varietà di manifestazioni patologiche ?
Sono numerose e molte di esse vengono definite malattie autoimmuni, malattie ad eziologia sconosciuta e possono arrivare a coinvolgere tutti gli organi e gli apparati. Ne cito solo alcune: la cronica irregolarità dell’alvo, in senso di stipsi o diarrea; l’infiammazione cronica dell’intestino e dello stomaco, che, a volte, evolve verso forme di gastrite atrofica, morbo di Crohn e colite ulcerosa; disturbi del comportamento quali ansia, depressione e attacchi di panico; ancora, l’emicrania; la sclerosi multipla; la sclerosi laterale amiotrofica; la sclerodermia; la fibromialgia; l’artrite reumatoide; la poliposi, fino alla comparsa della malattia neoplastica. Tali patologie, nonostante il trattamento farmacologico, persistono nella loro manifestazioni cliniche diventando, quindi, croniche e a volte irreversibili.
Lei pone una particolare attenzione sull’apparato gastroenterico in relazione alla comparsa di patologie di altri apparati come l’alvo irregolare, l’obesità, l’infarto del cuore e le stesse neoplasie.
L’apparato gastro-enterico rappresenta il vero motore della macchina umana. E’ convinzione generale che lo stomaco serve esclusivamente per digerire mentre l’intestino è deputato ad assimilare ed eliminare le scorie del cibo e delle cellule.
In realtà queste funzioni non sono le sole che vengono svolte da questi organi; ve ne sono altre altrettanto importanti e vitali svolte dai neurormoni che regolano le funzioni di organi e di apparati.
Lei enfatizza che sia l’intestino che lo stomaco oltre alla loro funzione digestiva ed eliminativa hanno una funzione metabolica.
L’intestino produce numerosissime sostanze: sono conosciute con il nome di secretina, bombesina, gip, vip, somatostatina, enteroglucagone; la stessa serotonina, come ho già avuto modo di evidenziare, è prodotta dall’intestino. Controllano numerose funzioni: la motilità dell’apparato gastroenterico, il metabolismo dell’acqua, la secrezione pancreatica, la motilità della colecisti, ecc. solo per citarne alcune.
Lo stomaco poi, oltre agli enzimi che servono per digerire, secerne: la gastrina, la grelina, il fattore intrinseco di Castle. Le funzioni di queste sostanze sono molteplici, ma ricordo solo le più importanti. La gastrina stimola il pancreas a secernere insulina e la tiroide a secernere calcitonina, un importante ormone la cui funzione è quella di fissare il calcio nelle ossa; la grelina regola il senso della fame ed il peso corporeo; una glicoproteina, conosciuta come il fattore intrinseco di Castle, è indispensabile per l’assorbimento della vitamina B12.
Quando queste funzioni vengono meno si può verificare la comparsa di patologie come il diabete, l’osteoporosi, l’obesità, l’infarto e perfino il tumore.
Sta sottolineando la necessità di valutare, mantenere e ripristinare l’integrità della funzionalità biochimica dello stomaco e dell’intestino e dell’intero organismo ?
Il nostro organismo è un vero e proprio laboratorio biochimico. Le reazioni che avvengono dipendono dalla presenza di particolari sistemi biologici, detti enzimi. Questi complessi funzionano per la presenza di vitamine e minerali.
La vitamina B12, ripeto, può essere utilizzata dall’organismo per la presenza del fattore intrinseco di Castle, e funziona per il tramite di un minerale, il cobalto. Vitamina B12 e cobalto fanno parte di un complesso enzimatico – la metioninasintetasi – da cui dipende la formazione:
1 – dei principali neurotrasmettitori, acetilcolina e noradrenalina, che modulano la funzione del sistema simpatico – parasimpatico, cioè di quel sistema nervoso che noi non possiamo controllare e da cui dipende il movimento dei nostri visceri;
2 – dei fattori che agiscono sulla parete dei vasi regolandone il tono;
3 – della fosfatidilcolina, che è un particolare costituente del rivestimento dei nervi dei quali regola la sensibilità;
4 – degli acidi costituenti del DNA e, quindi, regolatori della moltiplicazione delle cellule.
Quali sono gli effetti di una ridotta produzione del fattore intrinseco di Castle o di una carente quantità in circolo di vitamina B12 ?
Il primo disturbo che si presenterà, nella maggioranza dei casi, sarà l’irregolarità dell’alvo: in senso stitico o diarroico; comparsa di dolori, alterazione della moltiplicazione delle cellule che si evidenzierà attraverso la formazione di polipi, e negli stadi più avanzati la formazione di neoplasie.
Su quali ricerche si fondano e si riferiscono queste osservazioni ?
L’evidenza scientifica è vasta ed autorevole. In particolare il lavoro di Young-In Kim dell’Università di Toronto ha dimostrato come anche la carenza di acido folico, vitamina fondamentale per l’attivazione del ciclo dei folati e di vitamina B12, è responsabile della comparsa di patologie quali la malattia di Alzheimer, l’alterosclerosi, l’ictus, l’osteoporosi, la depressione e la demenza. Il lavoro di Weinstein SJ. pubblicato sul J. National Cancer Institut, nel marzo 2005 la più autorevole rivista della ricerca sul cancro, riporta il ruolo anticancro della vitamina E sulla prostata.
Le vitamine sono fattori regolatori di specifici processi metabolici ?
Questi sono i risultati degli studi di biochimica umana e delle ricerche di biologia molecolare.
Perché l’applicazione clinica dei nutrienti non è generalizzata ?
E’ vero che molti medici non ritengono terapeutica la somministrazione di nutrienti, ma la ricerca scientifica esiste e conferma, al contrario, l’efficacia del loro impiego. Ritengo che i motivi di tale scetticismo siano da addurre principalmente ad uno scarso aggiornamento della classe medica, orientata unicamente verso terapie xenofarmacologiche e non biofarmacologiche.
Quali sono le ricerche di riferimento che confermano l’utilità dei nutrienti nell’applicazione clinica ?
Oltre a quelle da me già citate, ci sono i risultati ottenuti dagli studi sulla vitamina B6 di Otani T. e di Iwasaki M. pubblicati nel giugno del 2007 sul “the Journal of Nutrition”. Essa risulta coinvolta nella sintesi del DNA, cioè nella formazione dei “mattoni” che formano la molecola del DNA: un abuso di fumo e/o di alcool compromette tale sintesi, con formazione a distanza di tempo addirittura di neoplasie del retto. Notevole, inoltre, la comunicazione di un importante ricerca del prof. Veronesi sulla vitamina A nella prevenzione dei tumori della mammella.
Altra ricerca fondamentale – anno 2003 – è stata firmata dal prof. Zappia, docente di biochimica della Università ove lavoro, la Seconda Università degli Studi di Napoli, ed ha riguardato il rapporto esistente tra omocisteina ed espressione dei geni.
Secondo tale ricerca, l’aumento dell’omocisteina, un aminoacido prodotto dal nostro organismo, influenzerebbe negativamente l’espressione dei geni, mentre la somministrazione di acido folico correggerebbe tale alterazione.
E’ uno studio che ritengo importantissimo soprattutto ai fini della prevenzione delle malattie, sia di interesse medico sia chirurgico. Purtroppo, non trova ancora applicazione nella pratica clinica in quanto – e di ciò in realtà mi sfuggono i motivi – ancora oggi l’omocisteina non viene dosata, alla pari dell’acido folico e della vitamina A, per le correzioni terapeutiche da adottare.
Lei mette in luce un ritardo tra i risultati della ricerca scientifica e la loro applicazione clinica o scarsa correlazione o addirittura una dissociazione tra i due campi ?
Purtroppo tale dissociazione esiste ed è confermata dall’aumento statistico delle malattie cronico- degenerative.
La correlazione tra alimentazione e cancro è comunque verificata ed accettata.
Il 1982 fu proclamato l’anno dell’Europa contro il cancro e fu emanato un decalogo che suggeriva di aumentare il consumo dei cereali e ridurre quella della carne e derivati. Questi suggerimenti hanno trovato la loro conferma scientifica, in seguito agli studi di biologia molecolare: nel 2002 per gli studi condotti sull’oncogenesi e, in particolare, sull’apoptosi, è stato conferito agli scienziati Robert Horvitz, John Sulston e Sidney Brenner, il premio Nobel per la medicina.
In sintesi, questi ricercatori hanno dimostrato che la crescita delle cellule avviene in maniera programmata e dipende dall’equilibrio tra morte e nascita cellulare.
Le cellule che continuano a vivere al di là della loro programmazione sono più sensibili ed esposte a danni nucleari e, quindi, più facilmente soggette a mutazione. Numerosi sono i fattori che intervengono in questo equilibrio, soprattutto i nutrienti, quali vitamine, minerali e acidi grassi ed in particolare i recettori nucleari, sistemi biologici che filtrano gli stimoli che provengono dai nutrienti e che devono arrivare al DNA.
La loro funzione è paragonabile a quella delle antenne radio: captare il segnale per poi trasmetterlo.
A seconda della loro stimolazione inducono o l’apoptosi (morte programmata della cellula) o la nascita di nuove cellule.
Qual è il ruolo e qual è la funzione dei cereali e delle proteine in queste funzioni ?
I cereali stimolano i recettori conosciuti come PPARgamma che modulano l’apoptosi, mentre le proteine stimolano i recettori PPARalfa e beta che invece modulano la nascita delle cellule.
Questo equilibrio avviene per un consumo di cereali nella proporzione del 60%-70%, ed un consumo di proteine del 10%-15%.
Quando il consumo del cibo non avviene in termini proporzionali ma a vantaggio delle proteine, si hanno a livello intestinale fenomeni di putrefazione con notevole danno sia della mucosa sia della flora batterica intestinale.
Tale consumo eccessivo nel tempo comporterebbe una iperstimolazione di quei recettori che stimolano la crescita cellulare a svantaggio della apoptosi.
Si generano, in tal modo, cellule deboli e sensibili a sollecitazioni da parte di molecole altamente energetiche quali i radicali liberi.
La produzione di questi ultimi può avvenire per concomitante aumento dell’omocisteina o riduzione di vitamina A, acidi grassi o vitamina E che insieme regolano l’espressione dei geni.
Quali sono le indicazioni per la prevenzione ?
La prevenzione si distingue in primaria e secondaria. La secondaria è quella che viene eseguita mediante pap test per lesioni della sfera genitale femminile, oppure la ricerca del sangue occulto nelle feci per lesioni dell’apparto intestinale o mammografia per eventuali tumori alla mammella, e così via.
La prevenzione primaria, invece, deve avvenire mediante il dosaggio nel sangue di vitamine, minerali e omocisteina, che intervengono nella crescita delle cellule e l’indagine delle citochine infiammatorie per valutare l’entità dell’infiammazione presente in quell’organismo.
Con quali presidi intervenire alla comparsa dei primi segni della malattia cronico- degenerativa ?
E’ semplice: correggere i consumi alimentari e lo stile di vita, responsabili dell’insorgenza della patologia, procedere al resettaggio dell’intestino mediante pulizia intestinale che potrà avvenire per via orale o suborale, fare seguire all’igiene intestinale la somministrazione di probiotici e prebiotici, correggere gli elementi riscontrati alterati mediante semplici indagini di laboratorio, previste anche dal Sistema Sanitario Nazionale e neutralizzare l’infiammazione con un trattamento biofarmacologico attraverso la somministrazione di opoterapici.
Si tratta di farmaci la cui funzione è quella di aiutare l’organismo a produrre sostanze che possono riequilibrare le cause responsabili dell’insorgenza dell’infiammazione.
A differenza dell’approccio omeopatico che si basa sul concetto similia similibus curantur, gli opoterapici hanno una ben definita proprietà farmacologica in quanto stimolano, mediante meccanismi fisiologici, la produzione di sostanze antinfiammatorie da parte dell’organismo, per neutralizzare lo stato flogistico in atto .
E’ ormai consolidata la correlazione tra infiammazione dell’intestino e disturbi del comportamento, quali ricerche confermano e solidificano questa correlazione ?
Una importante ricerca epidemiologica, condotta da Dotewall nel 1982 e pubblicata su Scand. J. Gastroenterology, mise in risalto che i sintomi ansiosi aprono il corteo sintomatologico della sindrome dell’intestino irritabile in una percentuale dei casi maggiore (98%) rispetto all’ irregolarità dell’alvo (97%).
Per comprendere tale relazione è necessario richiamare alcuni insegnamenti della fisiologia.
L’intestino è un vero e proprio organo che secerne sostanze conosciute come neurormoni. La serotonina fa parte di questa famiglia ed è coinvolta nella regolazione del sonno, (e) nei meccanismi del dolore e delle sfere motoria, alimentare, sessuale e comportamentale.
Gli studi di epidemiologia confermano che il 53% degli Italiani soffre di disturbi psichici e si prevede che entro il 2020 questo tipo di patologia subirà un ulteriore incremento di circa il 50%.
A mio avviso da tale statistica, se letta in un’ottica più ampia, emerge con chiarezza un dato significativo: il trattamento attuale dei disturbi psichici con psicofarmaci, di gran lunga maggiormente praticato, da un lato, è in grado di intervenire soltanto in un momento successivo al loro evidente manifestarsi, e dall’altro comunque non agisce sulla causa biologica dell’insorgenza del disturbo, non riuscendo così ad eliminarlo definitivamente ed operando piuttosto soltanto su alcune sue specifiche espressioni.
Ritengo, invece, che un più efficace approccio clinico dovrebbe seguire proprio la logica indicata dalla fisiologia umana dando più importanza alla serotonina e alle cause che generano il suo malfunzionamento vale a dire in primo luogo all’infiammazione dell’intestino.
Certamente se la somministrazione di psicofarmaci così come l’impiego di farmaci per altre patologie fosse risolutiva, non registreremmo l’aumento delle patologie cronico degenerative. Se l’avvento degli antibiotici ha comportato un grosso passo avanti nel campo delle malattie infettive, non è possibile confermare identici risultati per l’impiego di farmaci in altri settori della medicina. Basti evidenziare che a fronte dell’aumento statistico delle patologie cronico degenerative, si registra una spesa sanitaria enorme a causa del largo consumo di farmaci.
Così i dati epidemiologici della sclerosi multipla: tre milioni nel mondo soffrono di sclerosi multipla, cinquantamila gli italiani portatori di tale malattia, milleottocento i nuovi casi ogni anno in Italia, nonostante i continui finanziamenti per la ricerca e gli elevati costi per il suo trattamento.
Quali indicazioni ne deriva per la pratica medica ?
Ritengo indispensabile innanzitutto dosare la serotonina nelle urine delle 24 ore. Nel caso di carenza, il medico dovrebbe di conseguenza provvedere alla sua integrazione e nel contempo intervenire sulla sofferenza dell’apparato gastroenterico.
Lo strumento più efficace per debellare le malattie è la loro prevenzione attraverso una gestione adeguata del bene “salute”.
La comparsa dell’infiammazione dell’apparato gastroenterico è un evento quasi parafisiologico, così come un abbassamento del livello della serotonina, o una diminuzione/aumento di una o più vitamine.
Il medico, studiando le cause della comparsa di quella patologia, deve essere in grado di consigliare prontamente il rimedio più idoneo ad eliminarne la causa stessa, evitando così che la malattia diventi persistente ed il suo decorso irreversibile..
Quali sono le metodiche terapeutiche ?
Principalmente una modifica dello stile di vita, un trattamento di bonifica dell’apparato gastroenterico, mediante pulizia dell’intestino e somministrazione di prebiotici e probiotici.
Patologie complesse possono essere ricondotte attraverso interventi così semplici alla fisiologia ?
Anche in questo caso bisogna capirsi. Se sul nascere di una patologia si comprendono le cause e si interviene tempestivamente, il presidio elementare diventa il più efficiente.
Se, invece, non si comprendono le cause iniziali e si va per tentativi terapeutici con l’impiego di xenofarmaci che, come è noto, comportano, a lungo andare, danni alla struttura organica, il rimedio elementare incontrerà il suo limite: i risultati, per quanto rilevanti, si manifesteranno più lentamente stante l’avanzato stadio della degenerazione e risulteranno ulteriormente ostacolati nel loro prodursi dallo scarso interesse del paziente nell’applicare il protocollo di terapia, in particolare nella modifica dello stile di vita, risultando per lo stesso tanto meno stimolante la lentezza del miglioramento dello stato patologico quanto più acuta è la sofferenza vissuta.
Che cosa auspica per il sistema sanitario futuro ?
Mi auguro che coloro i quali gestiscono la medicina in Italia prendano atto dei risultati che la ricerca ha raggiunto chiarendo tanti punti finora oscuri e che tali risultati trovino presto la loro applicazione in campo clinico; che i pazienti vengano costantemente informati sui principi dell’alimentazione umana; che la pulizia dell’intestino venga considerata uno strumento fondamentale per una ripresa della sua funzionalità; che la somministrazione dei probiotici e prebiotici arrivi ad essere considerata una pratica costante.
Soprattutto, auspico che l’indagine sui valori degli elementi nutrizionali, delle vitamine e dei minerali, vera fonte di salute, diventi prassi da attuare prima di procedere a qualsivoglia terapia, biofarmacologia o xenofarmacologica.
In sintesi, mi auguro che finalmente venga applicata una medicina a misura d’uomo.
By Raffaele Cascone
Tratto da: quaderniradicali.it
vedi: Sindrome della permeabilità intestinale ed autismo
Il Thimerosal dei vaccini distrugge e/o altera la flora intestinale essendo una sostanza altamente tossica
Ricordarsi che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo.
Per iniziare in modo chiaro a parlare di fermenti lattici è importante una premessa: il nome.
Vengono chiamati fermenti lattici, perche il prodotto di degradazione principale è l’acido lattico. Questa sostanza si ricava dalla fermentazione di zuccheri di varia origine (anche le fibre e il cotone come il lino sono composti da zuccheri). Il latte non c’entra nulla !
Il fatto che alcuni batteri vengano usati per trasformare gli zuccheri del latte in acido lattico producendo quello che noi chiamiamo yogurt ha creato questo fraintendimento.
PROMEMORIA:
quando le feci NON galleggiano nel W.C. significa che vi sono oltre al pH errato e non adatto nel colon, anche la mancanza di Fermenti (i vari tipi Bifidus e Ramnosus), quindi integrare subito con le apposite capsule.
vedi: Fermenti e batteri autoctoni
—————————————————————————–
Le RICERCHE MOSTRANO un NESSO fra MICROBIOMA Intestinale (intestino) e CERVELLO – 09/01/2015
Chiamate collettivamente microbioma, le migliaia di miliardi di microbi che abitano il corpo umano vivono principalmente nell’intestino, dove ci aiutano a digerire il cibo, a sintetizzare le vitamine e a difenderci dalle infezioni. Ora, recenti ricerche sul microbioma hanno dimostrato che la sua influenza si estende ben oltre l’intestino, fino ad arrivare al cervello. Negli ultimi 10 anni, vari studi hanno collegato il microbioma intestinale a una serie di comportamenti complessi, come umori ed emozioni, appetito e ansia.
Il microbioma intestinale sembra contribuire al mantenimento della funzionalità cerebrale, ma non solo: potrebbe anche incidere sul rischio di disturbi psichiatrici e neurologici, fra cui ansia, depressione e autismo. Una delle modalità più sorprendenti con cui il microbioma influisce sul cervello è durante lo sviluppo.
“Esistono delle finestre evolutive critiche in cui il cervello è più vulnerabile poiché si sta preparando a rispondere al mondo circostante”, spiega Tracy Baie, docente di neuroscienze presso la facoltà di veterinaria dell’Università della Pennsylvania. “Così, se l’ecosistema microbico della madre si modifica – per esempio a causa di infezioni, stress o diete – ciò cambierà il micro bioma intestinale del neonato, e gli effetti possono durare tutta la vita.”
Altri ricercatori stanno esplorando la possibilità che il microbioma abbia un ruolo nelle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Fonte: MedicalXpress.com : http://tinyurl.com/kaa2j36
Commento NdR: ma ciò può accadere anche e non solo per i vaccini che il neonato subisce dai due, tre mesi in avanti…infatti se una madre ha delle amalgami dentali in bocca (contengono mercurio) il neonato potrà subire delle conseguenze anche gravi.
A conferma ulteriore:
Caro Massimo Montinari, (medico=curriculum)
i tuoi colleghi polacchi, inglesi e texani hanno pubblicato un interessante review su Mayo Clin Proc, 2014: 1699-1709. Marlicz W et al analizzano i dati in letteratura sui farmaci antinfiammatori non steroidei (NSAIDs) spesso associati agli inibitori di pompa protonica (IPPs).
In questo studio considerano una meta analisi condotta da Trelle S et al nel 2011, pubblicata su BMJ, 2011; 342:c7086, su oltre 116000 pazienti che riporta un aumento di infarti del miocardio e decessi cardiovascolari, dato che piacerà sicuramente al dott. Guido Balestra, stroke in questi pazienti in terapia NSAID selettivi e non selettivi.
Continua QUI
Microbiota intestinale e Traumi spinali e non solo…
Anche in casi di traumi al midollo spinale, l’asse intestino-cervello viene attivato con conseguente coinvolgimento del microbiota e sviluppo di disbiosi intestinale.
È quanto emerge da una revisione di recente pubblicazione su Neurosurgical Focus.
Stato dell’arte
Sempre di più sono le evidenze che dimostrano una stretta e bidirezionale correlazione tra sistema nervoso centrale e intestino. Tra i principali mediatori, il microbioma. Molto dei meccanismi che ne stanno alla base rimane però da scoprire.
Cosa aggiunge questo studio
La revisione riassume le conoscenze più rilevanti riguardo il ruolo del microbioma intestinale in casi di traumi con attenzione particolare al midollo spinale.
Conclusioni
Come in situazioni di infarto o danni cerebrali, anche in presenza di traumi al midollo spinale la comunicazione mediata dall’asse intestino-cervello sembrerebbe dimostrata. Ulteriori approfondimenti soprattutto sull’uomo sono tuttavia necessari.
Anche in casi di traumi al midollo spinale, l’asse intestino-cervello viene attivato con conseguente coinvolgimento del microbiota e sviluppo di disbiosi intestinale.
Viceversa, la modulazione batterica sembrerebbe influenzare la risposta neuroinfiammatoria a livello centrale sopportandone una comunicazione bidirezionale osservata in altre tipologie di danno (infarto, trauma cerebrale ecc.).
Per un’eventuale messa a punto di una terapia basata sulla componente batterica sono però necessari ulteriori approfondimenti sui meccanismi che ne stanno alla base, soprattutto nell’uomo.
È quanto riassume la revisione di David J. Wallace e colleghi della University of Texas Health Sciences Center (USA), di recente pubblicazione su Neurosurgical Focus.
Asse intestino cervello, dialogo bidirezionale
Varie forme di trauma hanno dimostrato di impattare negativamente sull’integrità intestinale e, di riflesso, sul microbioma locale.
In casi di ustione ad esempio, la struttura del microbioma intestinale mostra significative alterazioni con la proliferazione di batteri aerobi gram-negativi, un aumento di permeabilità intestinale con associata traslocazione batterica in circolo. Di contro, i batteri “buoni” appartenenti, tra le altre, alla famiglia Lachnospiraceae sembrerebbe diminuire.
Oltre all’ustione, altre casistiche di trauma correlato all’intestino e alla relativa popolazione batterica sono l’infarto o, coinvolgendo il sistema nervoso centrale, danni cerebrali o al midollo spinale.
Yamashiro et al. ha infatti dimostrato come l’infarto ischemico sia associato a disbiosi intestinale e infiammazione sistemica. Un danno cerebrale traumatico sembrerebbe invece associato a una disfunzione cronica del tratto gastrointestinale con compromissione dell’integrità intestinale.
Ma in che modo il cervello influenza l’integrità intestinale ?
Probabilmente attraverso il sistema nervoso enterico e la segnalazione neuroendocrina. L’attività motoria vagale infatti, una parte del sistema nervoso enterico, ha infatti mostrato alterazioni dopo un evento traumatico cerebrale.
Traumi spinali e intestino
Minori ed essenzialmente basate su modelli animali sono invece le evidenze relative al ruolo del microbioma in situazioni di danno al midollo spinale.
A livello cellulare, la lesione spinale è provocata da un insulto meccanico con danneggiamento della membrana, ischemia e accumulo di neurotrasmettitori e da un secondo processo che ne provoca un’espansione a cascata con produzione di radicali liberi, invasione immunitaria ecc.
Se non trattata, diventa cronica o con un alto rischio di recidive. Tra gli studi disponibili, Kabatas et al. ha dimostrato temporanei cambiamenti nel tratto gastrointestinale di ratti dopo questo tipo di trauma.
A 4 settimane infatti, il riempimento e il transito gastrico è risultato rallentato con, inoltre, un assottigliamento della membrana mucosale e muscolare locale. Tali alterazioni non sono tuttavia risultate rilevabili entro le 48 ore a causa, probabilmente, di un ritardo nella neurotrasmissione sopportata da un altrettanto rallentata regolazione del potenziale di giunzione coinvolto nella propagazione degli impulsi.
O’Connor et al. sfruttando un modello analogo (ratti con danno al midollo spinale) ha invece studiato cambiamenti batterici e nei livelli di citochine pro-infiammatorie. A 8 settimane, l’espressione di Bifidobacteriaceae e Turibacteraceae è risultata significativamente aumentata rispetto ai controlli. Di contro, Clostridium saccharogumia spp. ha mostrato una riduzione. (IL)-1b, IL-12, e MIP-2 (macrophage inflammatory protein 2) sono inoltre risultate associate ai cambiamenti nel microbioma.
Risultati simili da Kigerl et al. che ha dimostrato come il danno al midollo spinale comporti disbiosi intestinale e come questa condizione, se precedente il trauma, sia correlata a una prognosi peggiore.
L’analisi di citochine pro-infiammatorie ha inoltre mostrato un incremento nell’espressione di TNF, IL-1b, e IL-10 nei linfonodi mesenterici, di linfociti B e T-CD8, cellule dendritiche e macrofagi nell’intestino con una riduzione di linfociti T-CD4. Il trattamento con probiotici ha tuttavia portato notevoli benefici.
Dal microbiota intestinale al cervello
L’interazione non è però solo dall’alto al basso, cioè dal sistema nervoso all’intestino ma anche viceversa.
Ma et al. ad esempio ha visto come in modelli murini soggetti a diarrea da infezione batterica, 4 settimane dopo trauma cerebrale avessero un’aumentata infiammazione agli astrociti e microglia con corrispondente allargamento della lesione.
Lo stesso gruppo di ricercatori autori della revisione ha evidenziato significative alterazioni nel microbioma intestinale di ratti a due ore dall’induzione del trauma cerebrale con decremento dei batteri commensali, phylum Firmicutes in particolare, con co-incremento di “batteri patogeni” appartenenti a Bacteroidetes, Enterobacteriaceae e Pseudomonadaceae.
Benakis et al. poi, somministrando antibiotici per modificare la composizione del microbiota ha ridotto le dimensioni infartuate in modelli murini soggetti a transiente occlusione dell’arteria cerebrale suggerendone una relazione. Determinati probiotici hanno infine dimostrato effetti neuroprotettivi in modelli murini di infarto.
Conclusioni
Cambiamenti nella componente batterica intestinale sono stati dunque dimostrati in una grande varietà di modelli di trauma con ripercussioni locali e sistemiche. Il trauma al midollo spinale sembrerebbe essere uno di questi.
Approfondendone il ruolo correlato soprattutto all’infiammazione o nel rischio di un secondo danneggiamento potrebbe perciò rappresentare un target terapeutico per la neuroprotezione e il potenziamento dell’efficacia terapeutica.
Commento NdR: ma questo meccanismo di interdipendenza vale per qualsiasi tipo di trauma, anche quello ad esempio della vitamina K1 (sintetica), fatta il giorno della nascita e per le successive vaccinazioni, con l’introduzione/inoculazione delle sostanze tossiche vaccinali o farmaci di sintesi vari, oppure per la paura e lo stress cronico, per i Conflitti Spirituali irrisolti, od alimentazione inadatta al soggetto, aria ed acque inquinate, insomma il nostro microbioma ci segue ed interagisce in ogni nostra scelta/espressione e comportamenti di vita, consci od inconsci, che generano SEMPRE intossicazione e quindi infiammazione cronica latente, che va e viene come intensità, ma che può esplodere in qualsiasi momento della nostra vita ed a qualsiasi età, più o meno intensamente a seconda dello stato del nostro microbioma, per cui e sempre meglio seguire le Leggi della Natura ed entrare in coerenza ed armonia nella Legge dell’AmOr verso noi stessi, la nostra famiglia e gli altri.
—————————————————————————–
FIBRE, ACQUE, COSTIPAZIONI
La cellulosa dei vari vegetali ingeriti, gode di spiccate proprietà igroscopiche (assorbe l’umidità ambientale, aumentando fino a 10 volte il proprio peso); la capacità di inglobare notevoli quantità di acqua fa sì che dopo l’ingestione, giunta nel tratto gastrointestinale, si rigonfi, aumentando il volume ed il peso delle feci, ma anche la sazietà ed i movimenti peristaltici.
L’effetto blandamente lassativo la rende utile in presenza di stitichezza, mentre risulta controindicata in tutte le condizioni di aumentata motilità intestinale (diarrea, intestino irritabile).
Giunta pressoché inalterata fino al colon, la cellulosa viene parzialmente fermentata dalla flora microbica locale, con liberazione di acidi grassi dotati di effetto lassativo. Gli stessi acidi grassi promuovono la salute della mucosa intestinale ed in virtù della loro acidità, creano condizioni ambientali favorevoli alla crescita dei batteri buoni, evitando le mutazioni batteriche e l’insediamento degli agenti patogeni.
Costipazione madre di tutte le malattie
Può succedere a tutti di sperimentare una costipazione, ovvero una crisi di stitichezza, in un certo momento della vita, per colpa di qualche errore dietologico. Se uno sta attento, se ne accorge subito e corre prontamente ai ripari.
Chi invece è sbadato e distratto, o si disinteressa di quanto accade all’interno del proprio organismo, finisce per cadere nella costipazione cronica, patologia gravissima in quanto dà origine a tutte le malattie del sinistro catalogo ospedaliero.
L’insufficiente apporto di acqua
La costipazione cronica è causata da un carente apporto di fibre nella dieta e da una insufficiente assunzione di acqua, scrive il dr Peter Sy nell’articolo Adequate fiber intake hastens digestion (Un adeguato apporto di fibre aiuta la digestione), apparso sul Manila Bulletin del 2 marzo 09, autorevole quotidiano filippino.
Quando si è costipati le feci sono dure, secche, di piccole dimensioni e comunque difficili da eliminare. Per i costipati, la fase eliminativa è penosa e dolorosa.
Andare in toeletta per loro è una specie di incubo. Occupano i gabinetti pubblici non per 2 o 3 minuti, ma per decine di minuti, e spesso vengono fuori stravolti, sudati, e con gli occhi fuori dalle orbite. E’ la qualità e la quantità delle feci a determinare il grado di costipazione
Non è il numero di eliminazioni fecali che determina la costipazione. Uno può andare di corpo tre volte al giorno o tre volte la settimana, ed essere ugualmente costipato.
Chiaramente la normalità richiede una eliminazione giornaliera o al massimo bi-giornaliera, a seconda del tipo di cibi che si consumano, del movimento che si fa e di altri fattori tipo le ore di sonno, il carattere personale, il clima esterno. Ma questo non basta affatto. E’ la quantità e la qualità delle feci, ovvero la regolarità e la consistenza delle medesime a determinare il grado di costipazione di una persona.
Il 194° Forum Medico di Manila, dedicato non a caso alla costipazione
L’argomento costipazione è stato il tema dominante e topico del 194° Forum Medico sponsorizzato dalla TYK Foundation e dalla Association of AB Medical Scholars di Manila.
La costipazione avviene quando il colon, surriscaldato da precedenti errori alimentari, assorbe troppa acqua agli intestini, o quando le contrazioni del colon (peristalsi intestinale) sono lente e deboli, per cui il materiale di rifiuto si muove intorno al colon troppo lentamente, col risultato di indurirsi e disseccarsi.
I fattori causanti della costipazione
Il fenomeno, secondo il medico filippino, può essere dovuto a malattie sistemiche pre-esistenti o condizioni fisiche particolari tipo ipotiroidismo, ipercalcemia, diabete mellito, gravidanza, uremia, disordini psichici, depressione, parkinsonismo, sclerosi multipla, lesioni alla spina dorsale, incidenti cerebro-vascolari, infarto.
Ma, come ben sappiamo, nella maggioranza dei casi deriva più semplicemente da insufficiente apporto di fibra vegetale, da scarsa attività fisica (soprattutto negli anziani), da assunzione di farmaci, da latte e latticini nella dieta, da sindromi irritative intestinali, da disagi di viaggio, da abuso di lassativi e purganti, da disidratazione, dal semplice dimenticarsi che occorre giornalmente defecare nella misura in cui giornalmente ci alimentiamo.
La tendenza ai cibi concentrati, teneri e cotti
L’uso di lassativi e di enemi, al fine di aiutare l’evacuazione fecale, rientra tra i rimedi proposti, con scarsa logica e ancor più scarsi risultati, dai medici.
La scelta di una dieta scarsa di fibre negli anziani, che perdono interesse a masticare il duro, il croccante e il crudo a causa di problemi dentali, e che prediligono cibi pronti, cibi teneri e concentrati, cibi saporiti, salati e zuccherati, cibi ben cotti, cibi insomma stile fast-food che sono di regola basso-fibrosi, porta inevitabilmente a difficoltà intestinali.
Acqua, fibre e attività fisica
Una soluzione valida può essere dunque quella di bere più sostanze liquide tutti i giorni.
Senza mai scordare però che le bevande contenenti caffeina (caffè, the, cole, red-bull, bevande gassate), e quelle contenenti alcol, possono solo peggiorare la situazione, in quanto aumentano la deidratazione intestinale.
L’attività fisica, l’attività aerobica, lo sport, il giardinaggio, lo stretching, il rilassamento, i rapporti sessuali, la respirazione approfondita, sono di grande aiuto, a patto però che ci si ricordi anche di consumare più fibra, più materiale a-nutriente, più cellulosa vegetale.
Che tipo di acqua e che tipo di fibre ?
Il dottor Sy ha detto tutte cose giuste, parlando di acqua e fibre e citandole in continuazione, in modo quasi esasperante.
Si è guardato bene però dall’approfondire, dal dire con chiarezza che serve molta più acqua biologica zuccherata, vitaminizzata, magnetizzata dalla natura, ovvero quell’acqua che si trova nelle verdure allo stato crudo e soprattutto nella frutta fresca e succosa. Si è guardato bene dal raccomandare un alto consumo di fibra vegetale fresca.
Ha detto acqua punto e basta, fibra punto e basta, facendo un ennesimo favore ai gruppi farmaceutici.
Vietare il mango e promuovere la lattina
Come mai questa lacuna, questa perdita di chiarezza e di coerenza, questo consegnare alle stampe un quadro apparentemente impeccabile, ma alla fine monco, parziale e diseducativo ?
Il perché è evidente. E’ in atto da anni in questo paese un’autentica offensiva alimentare-farmaceutica contro tutti i cibi naturali di cui abbondano le Filippine.
Vietato parlare da queste parti a favore della noce di cocco e del mango fresco, altrimenti si rompono le scatole alla Coca-Cola Company, generosa e benemerita sponsorizzatrice di mille eventi sportivi e scolastici. Se la gente mangia frutta, non consuma più lattine.
Zero spazio ai cibi crudi
E’ pure vietato parlare di cibi crudi, che rappresentavano la dieta dei tempi andati in questo paese, e che teneva in salute e in gran spolvero la popolazione filippina.
Le multinazionali del cibo, della bevanda, del fast-food, del farmaco e del vaccino, e ci riferiamo alla Kraft, alla Nestlé, alla Pepsi, alla McDonald’s, alla GlaxoSmithKline e alla Pfizer, hanno scucito grossi investimenti per martellare e bombardare la popolazione col loro verbo univoco a favore del maiale a fette, del pesce decapitato, del latticino e del cioccolato, del cibo in scatola, degli integratori.
Coke e Bonaqua sugli scudi
Acqua non significa dunque succo di mango o latte di cocco, ma Coke, o al massimo Bonaqua (esattamente senza la c), altro marchio della Coca-Cola per un’acqua minerale arricchita, pensa un po’, di abbondanti minerali inorganici, a conferma della grande ed irrinunciabile vocazione americana ad avvelenare il mondo, a renderlo schiavo, prima dei suoi prodotti, e poi dei suoi rimedi farmacologici.
Manipolati per un pugno di dollari
Quando un giorno non lontano i filippini scopriranno tutti i trucchi indegni giocati sulla loro pelle dalla Coalizione-del-Male, quando capiranno di essere stati oggetto di una persecuzione vicina allo sterminio e al genocidio (le Filippine sono lo stato più obbediente e più vaccinato del pianeta, quello più tartassato dai farmaci), saranno tempi duri per i falsari e per gli infami.
Anche i più buoni corrono il rischio di diventare cattivi, quando si accorgono di essere stati manipolati e maramaldeggiati per un pugno di dollari.
vedi: Multinazionali e malattie
—————————————————————————–
Un intestino sano ed equilibrato è una condizione indispensabile per una migliore è la qualità della vita.
Ecco come tenerlo pulito:
Per funzionare bene, il nostro corpo ha bisogno di regolarità. Bisognerebbe cercare di andare a letto, svegliarsi e mangiare a orari più o meno fissi. In questo modo si dovrebbe riuscire a mantenere anche una regolare defecazione. Eppure a milioni di persone non succede così. Se si considera che in Italia la spesa per i lassativi supera i 20 milioni di euro, si capisce quanto sia grande l’impatto socio-economico del problema.
Essere stitici non significa necessariamente “non andare di corpo” ogni giorno, ma non avvertire lo stimolo spontaneo della defecazione o essere costretti a fare grandi sforzi per evacuare feci dure in modo incompleto.
I problemi intestinali non si “riducono” alla stipsi: c’è chi riesce ad andare in bagno più o meno regolarmente ma soffre di mal di pancia, flatulenza o di un terribile gonfiore; chi ancora, alterna spasmi a periodi di costipazione; chi, infine, presenta uno squilibrio della flora batterica che porta allo sviluppo di infezioni, gas e diarrea. Insomma, scombussolare l’intestino è veramente un attimo.
E se gli escrementi permangono troppo al suo interno, l’organismo inizia ad assorbire anche le tossine e le sostanze in putrefazione.
Gran parte del danno deriva dall’alimentazione sregolata, che può mandare in tilt la funzione digestiva. C’è poi quel fenomeno che si chiama somatizzazione: le forti emozioni “si scaricano” sugli organi che sono al di fuori del nostro controllo cosciente.
Uno di questi è proprio l’intestino, che si “iper-sensibilizza” e si contrae più del dovuto. A scatenare la sindrome può contribuire anche l’abbassamento delle difese immunitarie: i responsabili possono essere le terapie antibiotiche e i malanni di stagione, che permettono ai batteri “cattivi” di prendere il sopravvento su quelli “buoni”. vedi: Disbiosi
Per ritrovare il benessere intestinale i lassativi non sono la soluzione più efficace, anzi, nella maggior parte dei casi fanno più male che bene: il loro uso prolungato, infatti, può portare alla perdita di minerali importanti. Meglio i preparati naturali, capaci di regolarizzare l’evacuazione, incrementare la velocità del transito, ammorbidire le feci in maniera fisiologica e ristabilire il giusto assorbimento dei nutrienti. Per rimettere in sesto la flora batterica occorre invece integrare la dieta quotidiana con una buona dose di fermenti lattici, che riportano in equilibrio gli “ospiti” del nostro intestino e rendono il sistema immunitario più reattivo.
In tutti i casi valgono queste preziosissime regole generali. Innanzitutto è importante adottare un’alimentazione ricca di fibre, che si trovano in frutta, verdura, cereali, legumi e semi.
L’ideale sarebbe introdurne 30-35 grammi al giorno, anche sotto forma di integratori dietetici. Occorre poi mangiare una quantità adeguata di cibo, perché questo possa stimolare la muscolatura intestinale. Guai a saltare i pasti e ricordarsi sempre di masticare bene e lentamente. E poi l’acqua, un vero toccasana: bisognerebbe berne almeno un litro e mezzo al giorno per mantenere le feci morbide e rendere l’evacuazione meno dolorosa.
Altri consigli da seguire sono quelli di andare al gabinetto appena si sente lo stimolo e, se possibile, ogni giorno alla stessa ora. Infine muoversi, camminare, fare ginnastica: tutti esercizi che contribuiscono a mantenere un buon tono della muscolatura intestinale. Tratto da: farmasalute.it
Continua QUI: Via le tossine, intestino al Top
Microbioma_omeostasi_stress_ossidativo_mutazioni_DNA-danni-da-farmaci-e-VACCINI – PDF (Tesina by Jean Paul Vanoli)