FARMACI e FARMACOLOGIA – Farmacie
FARMACI:
Il farmaco, così come viene fornito dal farmacista, è un prodotto complesso, sia per quanto riguarda la molteplicità delle discipline scientifiche il cui apporto è necessario per la sua realizzazione – chimica, biologia, medicina –, sia per gli aspetti tecnologici.
Per quanto riguarda in particolare gli aspetti tecnologici, oggi i farmaci vengono presentati agli utilizzatori in una forma pronta per essere impiegata e non modificabile contenuta in una confezione (specialità medicinale); la forma farmaceutica (capsula, compressa, ecc.) è costituita da una miscela di ingredienti (formulazione) in cui sono presenti la sostanza che detiene l’attività terapeutica (sostanza attiva) e svariati materiali (eccipienti) che servono fondamentalmente per fare in modo che la forma stessa abbia una determinata consistenza e che la sostanza attiva riceva una qualche protezione dagli agenti esterni (leganti, materiali di rivestimento, ecc.). La formulazione può essere studiata in modo tale da favorire l’assorbimento nel sangue della sostanza attiva e il suo trasporto nel sito dell’organismo in cui deve agire.
Le sostanze attive sono in genere costituite da composti chimici delle più varie origini: sintesi chimica, fermentazione di batteri e funghi, materiali biologici ottenuti per estrazione da organi vegetali o animali, prodotti ottenuti con l’applicazione delle tecnologie dell’ingegneria genetica (farmaci biotecnologici).
Tratto da: Sifit.org
PRODUZIONE dei FARMACI e VACCINI
E’ chiaro che per soddisfare il fabbisogno mondiale, di una popolazione indottrinata con il concetto: “hai un sintomo prendi questa pillola che ti passa…” (invece di ricercare ed eliminare le cause che producono quel sintomo, come sempre si dovrebbe fare)….oggi secondo l’industria del farmaco non avrebbe più senso usare mortaio ed alambicco e quindi i processi di fabbricazione farmaceutici, utilizzano composti (artificiali) sintetizzati in laboratorio.
Cio’ significa che le case farmaceutiche utilizzano composti di sintesi per i principi attivi dei farmaci, semplicemente per il fatto che la “sintesi” è brevettabile e costano molto meno rispetto alla raccolta diretta nella natura.
Quindi Non lo fanno solo per mera praticità ma per i bassi costi di produzione.
Ma c’è pero’ una differenza sostanziale tra il principio attivo estratto dalla natura e quello ricreato in sintesi, anche per diversa chiralita’ esistente (disposizione spaziale di punti o atomi) fra una sostanza naturale ed una di sintesi ma e la differenza consiste anche nelle “impurezze” (impossibili da eliminare), dovute al metodo di sintesi delle molecole che permangono nel prodotto finito e sono quasi sempre delle sostanze altamente pericolose.
Le “impurezze” che si assumono con un singolo farmaco e che comprendono anche nanoparticelle, possono apparire “insignificanti”, di certi casi rispondono solo a precisi criteri di legge sulle quantità ammissibili, perché il prodotto possa essere commercializzato, ma c’è una cosa della quale potete essere sicuri, MENO FARMACI di sintesi assumete in vita, migliori saranno le vostre condizioni di salute anche nella vecchiaia.
E cio’ vale soprattutto per i Vaccini, che sono sostanze altamente tossiche, come ben evidenziato dalle analisi effettuate su tutti i vaccini confermate in parte dalle schede di produzione degli stessi, anche se alcune sostanze sono nascoste od ingegnerizzate per ottenere certi risultati nel tempo….ovviamente di ammalamento e non di salute !
Ricordo che la maggior parte delle case farmaceutiche è stata fondata a meta-fine ottocento o primi del novecento. Inizialmente le nazioni trainanti in questo settore furono Svizzera, Germania ed Italia.
Nel novecento il concetto di scoperta scientifica si è fuso con quello di bene di consumo di massa, per cui le aziende farmaceutiche hanno imposto un nuovo modo di fare medicina pratica.
Qui trovate tutte le resistenze del produttore (Glaxo), ad esempio del Tamiflu, alla pubblicazione al pubblico dei trials del farmaco:
http://www.bmj.com/tamiflu
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Un rapporto della Federal Trade Commission (FTC) statunitense denuncia che negli ultimi due anni è ripresa la pratica, da parte delle case farmaceutiche produttrici di medicine coperte da brevetti in scadenza, di stringere accordi con i produttori di farmaci generici, al fine di ritardare la messa sul mercato, in cambio di pagamenti per milioni di dollari, della versione generica dei farmaci originali, contenenti lo stesso principio attivo.
Fonte: http://www.rsinews.it
Dopo vari confronti e controlli di alcuni farmaci abbiamo notato una particolarità, tutti i farmaci, escludendo il principio attivo del farmaco stesso (spesso tossico), tutti i farmaci contengono gli stessi eccipienti.
Es.: mannitolo, sodio cloruro, acido citrico,cellulosa microcristallina, saccarosio, sodio bicarbonato, magnesio stearato, titanio bossido e132.
un esempio sono : Oki , Feldene capsule, Loperamide, Zestril, Rilutk, ecc.
Legami segreti tra organizzazioni di pazienti e compagnie farmaceutiche:
Fonte: Inchiesta del Philadelphia Inquirer, il quotidiano statunitense The Philadelphia Inquirer ha pubblicato un’inchiesta sui legami quasi mai dichiarati di sei organizzazioni non-profit, che affermano di agire nell’interesse dei pazienti di altrettante malattie, e le compagnie farmaceutiche.
Le sei organizzazioni, che lo scorso anno hanno ricevuto complessivamente 29 milioni di dollari in donazioni dalle industrie farmaceutiche
vedi: Rapporto Flexner e Dichiarazione di Alma Ata + Sindacato Rockefeller = Dittatura sanitaria + Ministero ed enti informati sui danni dei Vaccini + Comparaggio farmaceutico
vedi anche: Conflitto di Interesse + Conflitti di interesse PDF – 1 + Conflitti di interesse PDF – 2 + Conflitti di Interesse, denuncia del Governo Ii – PDF + CDC – 1 + CDC – 2 + FDA + Conflitti di Interesse, business farmaci e vaccini + Conflitti di interesse dell’AIFA
vedi anche: ISS + Ministero della salute + EMA + CNR e Corruzione + Consenso Informato
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I dati delle sperimentazioni cliniche devono essere resi pubblici – 11/04/2012
Si torna a parlare del Tamiflu per spiegare che la condivisione è fondamentale per permettere analisi indipendenti sui reali benefici e i reali rischi di ogni farmaco. Tutti i dati che provengono dalle sperimentazioni (su esseri umani) dei farmaci poi immessi sul mercato devono essere resi accessibili a quei ricercatori che hanno un protocollo/piano di studio.
Peter Doshi (Johns Hopkins University School of Medicine in Baltimore, Usa), Tom Jefferson (Cochrane Collaboration, Italia) e Chris Del Mar (Bond University in the Gold Coast, Australia) ribadiscono il concetto con toni giustamente assertivi su Plos Medicine, sul New York Times e sul Sole 24 ore Sanità.
L’esperienza del Tamiflu impone un imperativo: rivedere la posizione generale dell’industria e delle agenzie regolatorie che hanno storicamente considerato i dati provenienti da sperimentazioni cliniche come dati riservati, impedendo ulteriori indagini da parte di ricercatori indipendenti.
Secondo gli autori: “i cittadini che acquistano e assumono i farmaci devono avere accesso a delle valutazioni indipendenti su tali farmaci. Queste valutazioni devo essere basate sulla totalità dei dati disponibili e non sulle soluzioni ‘bignamate’ pubblicate sulle riviste biomediche. Non dobbiamo perdere di vista il fatto che i test clinici sono esperimenti condotti sugli esseri umani che partono dal presupposto di contribuire ad accrescere la conoscenza medica”.
Cosa ci ha insegnato il caso Tamiflu ? Si tratta di un caso emblematico perché vede in ballo tutti gli attori coinvolti nella realizzazione e immissione sul mercato di un farmaco: le aziende frmaceutiche (Roche nel caso del Tamiflu), le agenzie regolatorie (in particolare l’Agenzia Europea del Farmaco, EMA), le organizzazioni sanitarie internazionali (come la World Health Organization e i Center for Disease Control).
Nella vicenda Tamiflu ciascuno di questi attori ha fatto le sue considerazioni producendo messaggi discrepanti sugli effetti clinici del farmaco. La poca armonia in questo coro di voci ha portato i ricercatori della Cochrane più volte a rivedere criticamente i dati disponibili. Il processo di revisione è stato a più puntate (l’ultima qui) ed ha messo in luce soprattutto il comportamento poco trasparente da parte dell’industria e di alcuni regolatori.
Spiegano gli autori: “Mentre cercavano di accedere alla documentazione, la Roche si è prodigata nel fornire spiegazioni per motivare la non condivisione dei dati”. Nessuna di queste queste scuse è parsa troppo convincente.
Rendere pubblica la corrispondenza con l’industria e i relativi commenti è stato lo strumento scelto per richiedere più trasparenza sui dati che provengono da esperimenti sugli esseri umani, in particolare in casi come quello del Tamiflu, che presentano forti ripercussioni a livello di salute pubblica.
Gli autori lanciano all’Industria una richiesta chiara: fornire il libero accesso ai dati provenienti da studi clinici o difendere pubblicamente la propria posizione riguardo la segretezza sui dati provenienti da studi randomizzati e controllati. Ma spiegano gli autori: ”quello che ci auguriamo è il dibattito possa presto spostarsi dalla necessità di rendere pubblici i dati alle procedure per farlo”.
Per saperne di più
– Doshi P, Jefferson T, Del Mar C. (2012) The Imperative to Share Clinical Study Reports: Recommendations from the Tamiflu Experience . PLoS Med 2012; 9(4):e1001201. doi:10.1371/journal.pmed.1001201
– Peter Doshi, Tom Jefferson. Drug Data Shouldn’t Be Secret. NYTimes, 10.04. 2012
– Tom Jefferson. Libero accesso ai dati dei trial clinici. Sole 24 ore Sanità, 10-16 aprile 2012
– Drug firm Roche faces criticism over swine flu drug data. Chanel 4, 11.04.2012
– Kerry Grens. Data Diving.What lies untapped beneath the surface of published clinical trial analyses could rock the world of independent review. TheScientist, 01.05.2012
A cura di Norina Wendy Di Blasio e Sun Tzu – Tratto da: attentiallebufale.it
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Sulla trasparenza dei dati, rispondono le agenzie regolatorie – 12/04/2012
La pubblicazione di un articolo dal tono molto deciso su una rivista prestigiosa come PLOS Medicine (da non trascurare il fatto che si tratti di un periodico che definiremmo “geneticamente” immune da condizionamenti di tipo accademico) ha provocato reazioni significative quali la risposta, sulle stesse pagine virtuali, di un gruppo di esponenti di primo piano di agenzie regolatorie europee.
Ah, dimenticavamo l’argomento: la trasparenza dei dati derivanti dalla ricerca clinica. – vedi qui sopra
Si tratta di qualcosa riguardo la quale, in un mondo normale, ci sarebbe poco da discutere: tipo l’eleganza di Audrey Hepburn, la rapidità di Wayne Rooney o la genialità di George Romero (il padre dei morti viventi), la bontà dell’Ubalda e la capacità dell’Esorciccio. Dal momento, però, che quelle che viviamo sono stagioni assai bizzarre – basti pensare a ciò che ci viene riferito a proposito di una sorta di zoo padano in cui convivono Trota e (Pier) Mosca – non ci si può esimere dal trovarsi a discutere di qualcosa che agli occhi di chiunque sembrerebbe del tutto ovvio.
Ragazzi, secondo voi è opportuno aiutare ad attraversare le vecchiette ? Ma perbacco: ci mancherebbe altro. Ladies and gentlemen: vogliamo alzarci per far accomodare un anziano sul bus ? Per l’amor di Dio, detto-fatto. Invece no: alla domanda garbatamente posta da Doshi, Del Mar e Sun Tzu (“Dato che chi accetta di partecipare ad uno studio clinico mette in gioco se stesso in nome della conoscenza, per quale ragione può essere giustificata la mancata pubblicazione dei risultati della ricerca ?”) qualcuno risponde sollevando le obiezioni più capziose. Beninteso, non senza aver premesso di essere “del tutto d’accordo” con i principi che ispirano il ragionamento dei tre pericolosi sovversivi (chi sono ? Eh dai: Doshi, Del Mar e Sun Tzu no ?).
Questa tecnica (che nella famosa opera del Maestro sulla strategia bellica era mirabilmente definita “L’innata abilità di arrampicarsi sugli specchi cinesi”) è la stessa già utilizzata poche settimane or sono da John A. Spertus, co-editor della rivista dell’American Heart Association Circulation: Cardiovascular Quality and Outcome che, dopo aver invitato un drappello di sanculotti fautori dell’open data a esprimere le proprie opinioni ed averne lodato (aridaje) la limpida legittimità, prendeva prudentemente le distanze dalle tesi di Richard Lehman & co con l’improbabile scusa che, essendo la peer review una procedura soggetta ad errore, la valutazione dei risultati della ricerca da parte di un lettore naif rischierebbe di portare a chissà quali malintesi ed errori ai danni dei pazienti. Mah.
Nelle mani dei “regolatori” europei, l’innata tecnica di cui dicevamo li porta prima a dichiararsi del tutto d’accordo sui principi (aspetto di per sé assolutamente non scontato e potenzialmente assai importante) ma poi ad avanzare delle riserve per le seguenti due ragioni: 1. Spulciando i dataset originali, il singolo paziente potrebbe essere riconoscibile. Si tratta di una tesi assolutamente affascinante, che ha il solo limite di estremizzare un tantino la posizione dei fedeli della cosiddetta “personalized medicine” (non ce ne abbia Peter Rothwell, al quale riconosciamo il merito di aver voluto “temperare” la medicina di popolazione con un approccio più attento alle specificità della patologia).
La tesi di Eichler et al. è sostenuta dal riferimento alle patologie rare, così rare, ma talmente rare che – e sarà anche il caso di rallegrarsene – solo una o due persone ne sono colpite. Da qui l’alta probabilità di riconoscere i malati ledendone il diritto alla riservatezza.
Scusandoci per la lunghezza, eccoci alla seconda obiezione: siamo sicuri che l’analisi “libera” dei dati della ricerca apertamente accessibili sarà di buona qualità ? Ah, inciampiamo finalmente nella parola magica: qualità. Andiamo a capo, che l’argomento è solenne.
Di qualità si discute, solitamente, quando si vede la “mala parata”. Quando ci troviamo, per un motivo o per l’altro, in difficoltà.
Perché è un rifugiarsi in calcio d’angolo, è uno sparare il pallone in tribuna. Il motivo è evidente: la qualità è un concetto non definibile. Non è misurabile, è soggettivo, esposto alle intemperie della volubile percezione di ognuno di noi. “Questa borsa ti sembra di buona qualità?” “Mah, forse sì, che dici?” “Direi proprio di no: guarda le cuciture”. “Sicuro ? A me non pare. Sarà…
” La qualità è un concetto difficile da maneggiare che, soprattutto tra le dita di chi è nella condizione di poter scrivere le regole, può tradursi in un vantaggio strategico. L’obiezione, in definitiva, è molto simile a quella di Spertus: siamo sicuri che “il mondo” sia in grado di comprendere?
Peccato, o per fortuna, che un forte movimento culturale sta andando in una direzione diversa. Sembra sempre più ovvio associare la qualità alla salute dei cittadini, alla sicurezza delle cure, al buonsenso nel prendere le decisioni. Con buona pace dei “regolatori”, ci sono “regole” alle quali il mondo si attiene per simpatia – diremmo – della legge evolutiva, dell’aspirazione a sopravvivere. Che non è affatto poco, a pensarci bene.
Per saperne di più
– Eichler H-G, Abadie E, Breckenridge A, Leufkens H, Rasi G. Open Clinical Trial Data for All? A View from Regulators. PLoS Med 2012; 9(4): e1001202. doi:10.1371/journal.pmed.1001202
– I dati delle sperimentazioni cliniche devono essere resi pubblici. Qui sopra.
Tratto da: attentiallebufale.it
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Trial clinici di farmaci – Atto I° Un postulato: la Fiducia
Diamo il via alla serie The Hansen Files: Trial clinici di farmaci per vedere come il giornalista NBC Chris Hansen abbia risposto con dei video reportage alle seguenti domande: come è possibile che l’FDA abbia approvato l’immissione sul mercato di una nutrita lista di farmaci poi ritirati dal commercio ?
Chi si occupa di valutare questi farmaci ? Su chi e come vengono verificate efficacia e sicurezza dei farmaci che assumeremo ?
Il primo postulato è la fiducia…
Il meccanismo che regola l’operato della Food and Drug Administration (FDA) è basato su un vero e proprio atto di fede: ce lo ricorda la prima (di sei) puntata del video reportage sui Drug trials realizzato dal giornalista NBC Chris Hansen.
La garanzia di sicurezza dei farmaci poggia su un necessario patto di fiducia tra chi produce i farmaci e le agenzie regolatorie (come l’FDA) che approvano l’immissione degli stessi sul mercato.
Tutto parte da una prima domanda: come è possibile che l’FDA abbia approvato l’immissione sul mercato di una numerosa lista di farmaci poi ritirati dal commercio? Eppure, diremmo noi, ci sono enti (FDA, per l’appunto) preposti a garantirci la sicurezza dei farmaci e sarebbe anche legittimo immaginarli animati da abili ricercatori che non fanno altro che verificare i dati di sicurezza ed efficacia dei medicinali, per avere (e darci) la garanzia di acquistare prodotti sicuri. Ma a detta di David Ross, già Drug safety reviewer presso la FDA, non è così: l’FDA deve fidarsi dei dati prodotti dalle aziende stesse, e deve credere nella buona fede dei produttori, perché non può controllare i numerosi studi tossicologici e di farmacodinamica condotti durante il programma di sviluppo di un farmaco.
Un patto di fiducia, dunque, tra chi produce i farmaci e chi sancisce la loro presenza sul mercato.
E qui una seconda domanda nasce spontanea: chi si occupa di valutare i farmaci per accertarsi della loro sicurezza prima di registrarli presso la FDA che provvederà o meno a immetterli sul mercato ?
L’FDA non vede un dato finché l’azienda non decide che il farmaco è pronto per il lancio. A metterlo alla prova dunque sono le stesse aziende che lo producono. Ed è un sistema collaudato che funziona, senza grossi danni, per molti dei farmaci in commercio.
Ma cosa accade quando un farmaco è sospetto (e a detta di Ross questi sospetti non sono infrequenti) ? Quanto fitta è la rete di sicurezza che dovrebbe garantirci la sicurezza di un medicinale ?
Guardare per credere nel video qui:
http://attentiallebufale.it/informazione-scientifica/atto-i-un-postulato-la-fiducia/
Ma le domande non finiscono qui…
By Norina Wendy Di Blasio e Sun Tzu
Trial clinici di farmaci – Atto II° La genesi di un farmaco: il trial – 27/04/2012
Il primo postulato era la fiducia. Non solo il primo, però: vedremo che la totale fiducia reciproca tra chi produce i farmaci e le agenzie regolatorie sottende tutto il processo di immissione di un farmaco sul mercato.
Ne avevamo parlato ampiamente nel primo post di questa serie: Trial clinici di farmaci Atto I. Un postulato: la fiducia, leggi qui sopra.
E come promesso torniamo alla carica con la seconda puntata (siamo a – 4) del video reportage sui Drug trials realizzato dal giornalista NBC Chris Hansen.
Con 65 farmaci nuovi ogni anno registrati dalla Food and Drug Administration (FDA) – e uno di questi almeno che viene ritirato dal mercato per i potenziali effetti nocivi – come è possibile controllare tutte le informazioni che popolano le domande di registrazione? Semplice, non le si controlla.
Secondo gli esperti intervistati da Dateline, infatti, solo l’1% dei trial vengono controllati dai funzionari della FDA e il principio di fiducia reciproca viene abusato da entrambe le parti. Ma dato che ci sono di mezzo il mercato e le sue leggi, possiamo accontentarci di questo patto di fiducia ? Decisamente, no.
Per capire come funzionano i meccanismi di controllo di agenzie regolatorie come l’FDA, i giornalisti di Dateline hanno creato una fintacasa farmaceutica, la Malum Kinetics, richiedendo l’approvazione a testare un farmaco identico ad uno già ritirato dal mercato per sua dubbia sicurezza (il Vioxx della Merck).
Un po’ di contesto: tutto il materiale sottoposto dalla finta Azienda per l’approvazione a procedere con lo studio clinico è lo stesso usato per il Vioxx, salvo l’aver rimosso qua e là il nome del farmaco; persino il responsabile scientifico che figura per lo studio è lo stesso, fittizio, usato nel trial sul Vioxx…
Ma niente paura: con un po’ di pazienza, dopo qualche no, ci sarà sempre qualche comitato (rigorosamente non profit) di revisori disposto a concedere il via libera a procedere alla sperimentazione clinica, anche quando si tratta di uno dei “farmaci più rischiosi degli ultimi anni”.
Guardare per credere nel video qui:
http://attentiallebufale.it/informazione-scientifica/trial-clinici-di-farmaci-atto-ii-la-genesi-di-un-farmaco-il-trial/comment-page-1/#comment-404
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Italy – Nuova Legislazione sulla vendita dei Farmaci per medici e farmacie – 28/Feb. 2012
Ci sono diverse conferme ma anche molte novità inaspettate nell’articolo 11 del decreto liberalizzazioni spedito ieri dalla commissione industria del Senato al voto dell’aula.
Intanto sparisce l’obbligo per il medico di scrivere sulla ricetta la dicitura «sostituibile con equivalente generico». Il prescrittore è comunque tenuto a ricordare al paziente l’eventuale presenza in commercio di alternative equivalenti.
L’Aifa, con delibera da adottare entro il 31 dicembre 2012, “revisiona le attuali modalità di confezionamento” per identificare “confezioni ottimali, anche di tipo monodose, in funzione delle patologie da trattare”.
Si stabilisce, poi, il criterio di una farmacia ogni 3.300 abitanti.
Le eccedenze fanno scattare una ulteriore sede quando viene superato il 50% di tale valore. In aggiunta regioni e province autonome, sentite le Asl, possono istituire ulteriori sedi fino a un massimo del 5% sul totale delle farmacie risultanti dal nuovo quorum nelle stazioni ferroviarie, negli aeroporti internazionali e nelle aree autostradali dotate di servizi alberghieri o di ristorazione, purché non siano già presenti altre farmacie entro i 400 metri di distanza.
Si conferma la possibilità di prolungare le aperture oltre turni e orari obbligatori. Consentiti sconti su tutti i farmaci a carico del paziente, con adeguata informazione alla clientela.
Sul fronte parafarmacie sparisce la soglia dei 12.500 abitanti per la commercializzazione dei farmaci di fascia C che perderanno l’obbligo di prescrizione. Autorizzata anche la vendita di farmaci veterinari, con o senza prescrizione. Consentita infine l’allestimento “di preparazioni galeniche officinali che non prevedono la presentazione di ricetta medica”.
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Farmacologia
Specialità medicinale:
questi due termini identificano, per usare un linguaggio legale, qualsiasi prodotto che possa curare una malattia e che sia stato autorizzato dal Ministero della Sanità con quest’indicazione. Nel linguaggio comune è ciò che noi chiamiamo farmaco o medicina, che si trova solo in farmacia, e si acquista con o senza ricetta del medico. Sono quindi esclusi da questa definizione i farmaci generici, i prodotti erboristici e gli integratori alimentari.
Farmaci da banco:
detti anche OTC (dall’Inglese Over The Counter) sono quei medicinali che si acquistano senza bisogno di ricetta medica. Solo per questa categoria, in Italia, è possibile la pubblicità rivolta al pubblico, su giornali, riviste, televisione.
Marchio registrato:
in campo farmaceutico corrisponde al nome di fantasia che l’azienda sceglie per il suo farmaco. Viene registrato per evitare che un’altra azienda possa utilizzare lo stesso nome per vendere un altro prodotto.
Forma farmaceutica:
detta anche formulazione, indica l’aspetto macroscopico con cui viene presentato il farmaco perché possa essere assunto dal paziente. Forme farmaceutiche sono le compresse, le capsule, i confetti, gli sciroppi, le polveri (confezionate in bustine), le soluzioni (gocce, colliri, fiale per iniezioni o aerosol), le supposte, i cerotti, le creme, gli unguenti, i gel e altre ancora.
Principio attivo:
è il componente attivo del farmaco, il medicinale vero e proprio, responsabile dell’azione curativa che ci aspettiamo quando assumiamo una medicina.
Eccipiente:
è un componente inattivo del farmaco, cioè innocuo perché privo di qualsiasi azione farmacologica. In genere ogni medicinale ne contiene più di uno, come amido, cellulosa, talco, magnesio stearato, glicole propilenico, acqua, saccarosio e molti altri. Queste sostanze chimiche possiedono funzioni tecniche fondamentali: proteggono il principio attivo dalle aggressioni esterne (caldo, freddo, umidità, agenti chimici); ne aumentano il volume (100-500 milligrammi di principio attivo sono una quantità microscopica) per consentire la preparazione di compresse (o qualsiasi altra forma) di dimensioni accettabili; rendono stabili soluzioni e sospensioni evitando che il principio attivo precipiti sul fondo della bottiglia; facilitano l’assorbimento del principio attivo aiutandolo a sciogliersi bene quando è all’interno del nostro organismo; correggono il sapore sgradevole della maggior parte dei medicinali.
Dosaggio:
la quantità, o dose, di principio attivo presente nell’unità posologica, cioè in una compressa o capsula o bustina, ecc.
Posologia:
il numero di dosi che il paziente deve assumere nelle 24 ore per ottenere il desiderato effetto terapeutico.
Assorbimento:
è il gradino fondamentale perché un farmaco possa esplicare la sua azione. Il principio attivo si deve prima sciogliere, poi viene assorbito, cioè entra nel sangue e dal circolo arterioso viene trasportato in tutti i distretti del nostro organismo, raggiungendo così anche l’organo o la zona dove deve esplicare la sua azione terapeutica.
Forma cristallina:
ogni sostanza chimica solida (come la maggioranza dei principi attivi) se osservata al microscopio si presenta con una struttura tridimensionale simile a una gabbia. Alcune molecole, secondo il procedimento con cui sono state prodotte, pur essendo pure, possono avere forme cristalline diverse. Il tipo di cristallo influisce sulle caratteristiche fisiche della sostanza, in particolare sulla sua solubilità.
Galenici:
tradizionalmente i farmaci preparati in farmacia dal farmacista, su ricetta del medico, in forma e dose adatte a un singolo paziente.
Successivamente vennero divisi in due sottocategorie: i galenici magistrali, allestiti dal farmacista, e i galenici multipli (perché il farmacista può prepararne una scorta) la cui composizione è descritta nel Formulario Nazionale della Farmacopea Ufficiale. I galenici multipli spesso vengono prodotti anche dalle aziende farmaceutiche e prendono il nome di farmaci preconfezionati prodotti industrialmente.
La normativa attuale classifica i galenici del Formulario Nazionale come farmaci generici perché contengono esclusivamente principi attivi non più coperti da brevetto.
Via di somministrazione:
è il modo in cui deve essere assunto il farmaco, può essere orale (per bocca), parenterale (iniezione), nasale, cutanea, ecc. Una stessa forma farmaceutica non implica necessariamente che la via di somministrazione sia la medesima. Un aerosol spray può essere orale o nasale; le gocce sono nasali, orali, oculari; le compresse sono da inghiottire, da sciogliere sotto la lingua, da sciogliere in acqua; le fiale sono endovena, intramuscolo, da bere, per aerosol.
By Elisa Lucchesini – Tratto da: dica33.it
Ricordarsi che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo.
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Ceppi di malaria resistenti ai farmaci di ultima generazione (ma cio’ accade per qualsiasi altro problema di salute !)
E’ giusto che sia cosi, la Natura e’ ns madre e sa come insegnare ai suoi “parassiti”, cosa e come fare, in quanto l’utilizzo di farmaci di sintesi per le malattie, e’ un crimine folle che arricchisce SOLO Big Pharma ed “impoverisce”, cioe’ debilita, gli esseri viventi che ne fanno uso. NON e’ quella la strada per evitare di cadere malati !
La Medicina Naturale insegna, come insegnava Ippocrate il padre della medicina, che l’alimentazione e’ il “farmaco” per eccellenza e quinid aria, acqua, cibi debbono essere vitali (biologici e quindi biocompatibili alla vita) e non come quelli che ci troviamo oggi grazie all’industria chimica, agricola, alimentare, farmaceutica…(Vaccini compresi, anzi sono altamente tossici e pericolosi) che hanno inquinato tutto !
In questo sito www.mednat.org si trovano tutte le indicazioni sul come fare per mantenere la Salute e/o guarire dalla malattia (dal raffreddore al cancro) in modo naturale SENZA farmaci di sintesi.
Anche per la malaria, vi sono indicazioni definitive e risolutive, ma i prePotenti della Terra (Bill Gates in testa) non ne vogliono sapere….perche’ sulla malattia vi e’ la peggiore e la piu’ grande speculazione finanziaria del mondo, gestita dalla mafia in colletti bianchi…..dai banchieri, alle multinazionali che detengono, alle universita’ che controllano con le donazioni, cosi come il CDC, l’OMS che essi finanziano e/o pagano….fino ai vari politici e burocrati dei ministeri nei vari stati del mondo che a loro sono “legati” in vari modi: indottrinamento, denaro, potere, poltrone, ecc….fino ai vari Istituti Sup. di Sanita’ (ISS). agli ordini dei medici che seguono le loro direttive…ed ai medici che, poveretti, indottrinati all’universita….. sono impreparati a sanare, in quanto NON conoscono tutte le possibili terapie, anche quelle naturali, per aiutare il paziente a guarire dal suo problema.
Questo e’ il quadro desolante della medicina moderna, la quale, a parte la rianimazione, chirurgia e la traumatologia, d’urgenza, il resto e’ tutto da rifondare e da rivedere…!
NON sarebbe ora di dire: BASTA ?, credo proprio di SI !
By dr. Jean PaulVanoli