Le metafore militari in medicina stanno inasprendo i toni dei discorsi e modificando l’approccio alla pratica medica.
Già nel 1934 il British Medical Journal sosteneva la necessità di intraprendere una serrata “guerra contro il cancro”, che da allora è diventato il nemico numero uno per la salute dell’uomo. Ancora oggi si continuano ad utilizzare delle metafore belliche in medicina.
Il mese scorso l’Università di Nottingham, in Inghilterra, ha inaugurato un nuovo Centre for Healthcare Associated Infections interamente dedicato allo studio dei “super batteri” quelli, cioè, che hanno sviluppato la resistenza agli antibiotici. Intervistato dai giornalisti, il direttore Richard James ha dichiarato che la struttura rappresenta “un luogo dove verranno sviluppate bombe intelligenti contro bersagli molecolari in modo da potersi difendere dal nemico invisibile”. Se si estrapolasse questa frase dal discorso, sarebbe impossibile non dare per scontato che si tratti di un’affermazione fatta da un militare dal petto in fuori che espone fiero tutte le medaglie ottenute durante la sua carriera.
A parlare è, invece, uno scienziato.
Su questo singolare esempio di comunicazione in medicina si riflette sull’ultimo numero della rivista The Scientist.
I pareri. Secondo George Lakoff, linguista cognitivo di Berkeley, University of California, gli scienziati che inquadrano i problemi usando un’ottica militaristica rischiano di avere una visione estremamente limitata dei problemi e di come affrontarli perché “non si parla solo di un linguaggio ma di un modo di percepire la realtà”.
L’atteggiamento guerresco presuppone di affrontare la biomedicina e lo studio della vita con un atteggiamento “contro”: i batteri, i virus, le malattie sono i nemici da sconfiggere per salvaguardare la salute dell’uomo.
Un atteggiamento del genere, oltre ad esser fortemente antropocentrico, nega che esistono degli equilibri in natura che si basano sull’azione e l’interazione di più specie viventi.
Già nel 1995 George J. Annas, filosofo della medicina, aveva sostenuto sul New England Journal of Medicine che per avere un’idea di come si stava evolvendo la sanità bastava guardare al linguaggio usato dai medici e dagli scienziati. Le metafore più pericolose, secondo Annas, erano quelle militari.
In sostanza l’uso di parole come guerra alla malattia, distruzione, armi intelligenti lasciano passare il messaggio che la medicina è una battaglia contro la morte, le malattie sono degli attacchi al corpo da cui difendersi, il medico colui che decide la strategia di guerra. Ma la battaglia contro la morte è già persa in partenza.
Si combatte a Waterloo.
Bibliografia:
– Wenner M. The war agains war metaphors. The Scientist 2007; 17 febbraio.
– Annas GJ. Reframing the debate on health care reform by replacing our metaphors. N Engl J Med 1995:(332)745-8.
By Emanuela Grasso – Tratto da: Il Pensiero Scientifico
MITI dei MEDICI
“Stupido e irresponsabile”: così è stato definito, in uno dei numerosi commenti online, l’articolo pubblicato sul British Medical Journal, in cui due medici americani, Rachel Vreeman e Aaron Carroll, si sono presi la briga di dare spiegazioni scientifiche a sette “miti medici”, per lo più sfatandoli. Per esempio, che bisogna bere otto bicchieri di acqua al giorno; che il cellulare acceso in ospedale crea pericoli perché può interferire con le apparecchiature; o, ancora, che leggere con poca luce danneggia la vista.
Le risposte da loro individuate consultando Medline, uno dei più ricchi motori di ricerca medica, o andando semplicemente su Google, non hanno però convinto molti loro colleghi. Che nei giorni successivi hanno replicato con enfasi, rigore (e rabbia) sul sito della rivista, contrapponendo altri dati e polemizzando sulla scelta di “miti di paglia”, in fondo innocui rispetto a molti altri consolidati nella pratica medica. è vero, lo sostengono anche i due autori, in certi casi i medici fanno affermazioni che non si basano su evidenze scientifiche bensì su luoghi comuni che loro stessi propalano.
“I miti che più mi preoccupano non sono però quelli da voi citati, verosimilmente innocui, ma altri più pericolosi entrati nella medicina e mascherati di scientificità” scrive Geoffrey Russell sul blog in risposta all’articolo. “Certi miti non sempre sono frutto di credenze popolari, come quello che capelli e unghie continuano a crescere dopo morti” dice Vittorio Caimi, medico di famiglia a Monza. “Ci sono miti veicolati dalla classe medica, come prescrivere il test per il Psa a tutti i 50enni con l’idea di prevenire il tumore alla prostata, mentre non è provato che serva. Studi clinici in corso forse risolveranno il dilemma, intanto lo si fa fare…..
Non è un falso mito anche questo ?”.
Lo stesso, aggiunge Caimi, si può dire per la Moc, il test di mineralometria ossea computerizzata che misura la densità ossea. “Riceviamo spesso prescrizioni da specialisti per donne in premenopausa, età in cui il rischio di perdita di massa ossea è inesistente”.
E che dire dei nuovi miti del benessere, prosegue Silvano Biondani, medico di famiglia a Verona, più insidiosi e fuorvianti di quelli elencati sul British Medical Journal ?
“Si stabiliscono valori sempre più bassi di normalità per colesterolo e pressione, fattori di rischio cardiovascolare se elevati. Negli ultimi 30 anni l’obiettivo da raggiungere per il colesterolo è sceso da 260 a 180. Così gran parte dei pazienti è fuori norma: lo segnala l’asterisco accusatore sul test”.
A proposito di pressione sono state addirittura introdotte linee guida per una nuova classe di persone a rischio: i preipertesi.
“Il vero pericolo, che è anche uno dei limiti della medicina contemporanea, è di frammentare l’unicità e la complessità di ogni persona in una serie di malattie potenzialmente curabili, meglio se con farmaci. Con il risultato di trasformarci in una società di malati” aggiunge Biondani. Plos Medicine ha pubblicato poco più di un anno fa un numero speciale sul “disease mongering”, la tendenza a coniare nuove patologie, come la preipertensione, pur di vendere medicine a sempre più pazienti.
“A stabilire linee guida dovrebbero essere esperti senza legami con l’industria nei settori in cui le aziende potrebbero trarre beneficio dalle loro decisioni” raccomanda Sheldon Krimsky, autore del saggio Science in the private interest. Diventa sempre più difficile per un medico resistere al canto delle sirene di Big Pharma: solo negli Stati Uniti i colossi farmaceutici hanno speso nel 2004 oltre 55 miliardi di dollari per promuovere medicinali (la pressione si esercita con viaggi, inviti a congressi, regali, finanziamenti a società scientifiche, pubblicità mascherata da campagne di informazione.), contro i poco più di 30 miliardi per la ricerca. I dati provengono da uno studio canadese ed è sempre Plos a farlo sapere.
“Un tempo scienza medica e saggezza popolare si compenetravano. Erano assimilabili. I rimedi dettati da buonsenso e tradizioni culturali, come il miele con il latte caldo invece dello sciroppo per la tosse, erano utili a gestire piccoli disturbi” ricorda Biondani. Oggi per riabilitare il miele occorre che lo affermi uno studio scientifico, come è avvenuto di recente.
Il rischio dell’articolo sui falsi miti medici, si afferma nel blog, è di crearne altri. “Leggere con poca luce non rovinerà la vista, ma favorisce a lungo andare la miopia specie nei bambini” replica Klaus Schmid, medico tedesco.
E poi ? “è vero che un tempo si leggeva a lume di candela e c’erano meno miopi, ma è maggiore la quantità di libri che oggi i bambini leggono: e 4 ore di lettura al giorno con luce fioca possono danneggiare la loro vista” scrive Mikhail Vinin, capo ricercatore a Edimburgo, in Scozia.
Sul bere o meno otto bicchieri di acqua al giorno è polemica. “Dipende da fattori ambientali” afferma dall’Australia Andrew J. Rees. “Qui in estate chi lavora all’aperto o fa sport per stare bene beve 3 o 4 litri di acqua al giorno”. Da irresponsabili, secondo Caimi, negare la necessità di bere a chi soffre di calcoli renali. “Due litri d’acqua al giorno sono raccomandati, e si deve valutare caso per caso” dice. Sul blog si precisa che vari studi dimostrano come le bevande con caffeina deidratano l’organismo per l’effetto di questa sul metabolismo cellulare. Solo acqua e succhi contano nella dose quotidiana di liquidi, non il caffè.
Non le manda a dire David Clarke: “State mettendo a rischio la vita di persone e il giornale è in parte responsabile. Vergogna !
Le vostre smentite, se verranno, serviranno a poco”.
Sui cellulari in corsia è bagarre. “è già così difficile fare in modo che per una norma di buon galateo parenti e malati lascino spenti i cellulari.
Ci sono donne che durante il travaglio mandano messaggini” polemizza Pamela Wilson, infermiera.
Sicuri che non influiscano sulle apparecchiature? “I più moderni cellulari hanno un effetto maggiore rispetto ai più vecchi.
Le precauzioni andrebbero riviste”. Pamela cita uno studio olandese su oltre 60 apparecchi medici usati nelle unità critiche: i segnali dei cellulari influivano sul 33 per cento di questi, tra cui macchine per la ventilazione e allarmi di sicurezza; e i pacemaker esterni funzionavano male. Purtroppo, lamenta l’autore dello studio, Erik van Lieshout, sono sovente i medici stessi i peggiori nel non rispettare le regole. “Come vi sentite adesso? Altro che smentite. La vostra informazione è potenzialmente dannosa.
E il vostro senso di responsabilità sociale pari a zero” scrive Pamela.
Che da questo dibattito possano emergere nuovi falsi miti lo dimostra la varietà di posizioni sul blog. C’è chi si preoccupa e chi minimizza. C’è pure chi si è divertito, come un medico di Liverpool, a rivisitare altri vecchi miti, tipo quello secondo cui le carote farebbero bene alla vista e gli spinaci ai muscoli: sfatati da tempo.
Ciò che pochi sanno è che la convinzione popolare che il betacarotene, precursore della vitamina A, procuri una supervista nacque nella Seconda guerra mondiale. L’intelligence inglese voleva tenere segreto il radar che contribuiva ai successi dell’aviazione, perciò la stampa diede risalto alle straordinarie capacità visive del tenente della Raf John Cunningham: tutto merito della sua passione per le carote.
E il mito degli spinaci che ha reso famoso Braccio di ferro? Nasce, pare, da un errore di trascrizione di E. von Wolf, nel 1870, che mise una virgola al posto sbagliato decuplicando il contenuto di ferro degli spinaci. «Se queste credenze servono a fare mangiare più verdure ai bambini, poco male.
Una dieta sana può ridurre le malattie. E questo non è un mito» scrive Thachil.
Ma come distinguere la tradizione dall’aneddoto? E come riconoscere le trappole che il business della salute dissemina mascherandole di scientificità ? “Spesso esiste una grande distanza tra le poche evidenze di cui disponiamo e la necessità di dare spiegazioni esaustive ai pazienti» dice Caimi. «Gran parte dei problemi che affronta un medico sono complessi e anche la medicina basata sull’evidenza non dà risposte complete. Tutto va mediato da esperienza e buonsenso, tenendo conto del caso che si ha davanti”.
I falsi miti descritti, lo sottolineano i due autori dell’articolo, difficilmente possono far danni. Raccomandare invece trattamenti per i quali ci sono scarse prove certamente…. sì.
Image: http://gallery.panorama.it/displayimage.php?pos=-18420
British Medical Journal: http://resources.bmj.com/bmj/about-bmj dare spiegazioni scientifiche a sette “miti medici”, per lo più sfatandoli:
http://www.bmj.com/cgi/content/full/335/7633/1288
sito della rivista: http://www.bmj.com/cgi/eletters/335/7633/1288
scrive Geoffrey Russell:
http://www.bmj.com/cgi/eletters/335/7633/1288#184518
afferma dall’Australia Andrew J. Rees:
http://www.bmj.com/cgi/eletters/335/7633/1288#184732
David Clarke: http://www.bmj.com/cgi/eletters/335/7633/1288#184500
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Importante: ….pur segnalando le gravi anomalie (anche criminali) della Sanita’ Mondiale gestita dalle Lobbies farmaceutiche e dei loro “agenti-rappresentanti” inseriti a tutti i livelli, Politici e Sanitari nel Mondo intero, vogliamo anche ricordare e spendere per Giustizia delle parole per gratificare e ringraziare quei centinaia di migliaia di medici (quelli in buona fede) che, malgrado le interferenze degli interessi di quelle Lobbies, incessantemente si prodigano ogni giorno aiutare i malati che a loro si rivolgono e che con i progressi delle apparecchiature tecnologiche per la diagnostica e delle tecniche interventive, stanno facendo notevoli progressi e raggiungono per essi risultati ed effetti benefici, che fino a qualche anno fa erano impensabili.
Vediamo ogni giorno progressi in tal senso, ma la terapeutica indicata dalla direzione della Sanita’ ufficiale Mondiale = OMS (che e’ legata alle linee guida di dette Lobbies), non segue, salvo rari casi, quella curva progressiva di benessere per i malati.
Se questi bravi medici che operano giornalmente sul campo, conoscessero anche la Medicina Naturale, potrebbero migliorare e di molto le loro tecniche terapeutiche, con grande beneficio per tutti i malati.