NEONATI, MENO PARTI nei FINE SETTIMANA
Universo Intelligente + Universo Elettrico + SOVRANITA’ INDIVIDUALE (Dichiarazione)
NASCITE PROGRAMMATE
Non si partorisce più ! Una volta il Parto era un evento naturale !
Oggi il parto è un’operazione chirurgica, che si chiama taglio cesareo, costa otto milioni e quattro, si fa entro le 18.30 così il medico può tornare a casa a mangiare.
Il taglio cesareo (TC) – (Parti Cesarei) – è un intervento chirurgico per mezzo del quale il ginecologo procede all’estrazione del feto.
Può essere programmato (ad esempio in una donna che sia già stata sottoposta a (TC), oppure urgente se le condizioni della madre o del feto ne pongano l’indicazione. Può essere eseguito in anestesia subaracnoidea, anestesia epidurale o anestesia generale. Consiste in un’anestesia di venti minuti e in una piccola incisione addominale, che consentono un parto indolore.
Decide lui quando nasce tuo figlio !
By Beppe Grillo, “Apocalisse Morbida”, 21 Aprile 1998, Filaforum di Assago.
Solo uno spettacolo comico, si diceva. Solo voglia di far ridere. Ebbene, come altre volte Beppe Grillo e’ stato profeta.
Prima di augurarvi buona lettura (si fa per dire), un’amara considerazione: va bene dire che non si ha piu’ voglia di far figli, ma sapere che i medici programmano quando deve nascere un figlio per poi andarsene a cenare in pace e dormire tranquilli non e’ che metta addosso tanta voglia di procreare, ci si sente piu’ bovini da riproduzione che esseri umani. Mala tempora currunt, tanto per cambiare.
Michel Odent-ginecologo ostetrico di fama mondiale – ha detto che il “Lotus Birth, ossia la nascita in cui non si recide il cordone ombelicale, è la risposta più ovvia al tetano neonatale. Se non c’è ferita, non c’è la strada per l’infezione. Tutto questo è uguale a costo zero”.
vedi: Nascere nel modo Naturale + Guerra conto le Donne (con i Vaccini)
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Nascite programmate per adeguarsi alle esigenze lavorative – Flamigni: in Italia un calo del trenta per cento come in Francia- By Margherita De Bac, “Corriere della Sera” del 14 Maggio 2002
ROMA – Mai di domenica.
I parti sembrano adeguarsi alle scadenze di una settimana lavorativa. Si concentrano nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì o al sabato mattina e nelle ore antimeridiane. Un fenomeno in controtendenza rispetto a quanto accadeva almeno fino a dieci, venti anni fa. Le doglie coglievano di sorpresa la donna verso sera e i neonati strillavano i primi vagiti durante la notte. Nei romanzi e nei vecchi film è così che ci viene raccontato. Ma l’abitudine sta cambiando, in virtù o per colpa della sempre più spiccata “programmazione” delle nascite. Aumentano i cesarei (oggi in Italia sono il trentacinque per cento, record in Europa, in Campania il cinquantuno), alle mamme e al ginecologo è più comodo evitare la domenica. Per questioni di sicurezza: cliniche e ospedali lavorano a organici pieni, ci sono meno rischi in caso di complicazioni inattese.
E anche per comodità. Perché impegnarsi nel giorno creato per il riposo? In Francia si è visto che rispetto al 1950 i parti del fine settimana sono diminuiti del trenta per cento secondo una ricerca di cui ha parlato il settimanale “Express”. La causa ?
Un’ ipermedicalizzazione dell’ostetricia che consente di decidere il ricovero nei reparti di maternità e di prendere appuntamento per l’intervento. «Ci sono due tipi di programmazione – precisa il dottor Cousin, segretario nazionale dei ginecologi transalpini. – Quelli motivati da ragioni mediche, e riguardano il nove per cento delle nascite, e quelli che rispondono ad una convenienza personale, venti per cento». In Italia mancano indagini che permettano un paragone rispetto a cinquant’anni fa, ma il fenomeno esiste ed è andato gonfiandosi di pari passo con la lievitazione dei tagli cesarei, più numerosi nelle strutture private.
La prima conferma viene da Carlo Flamigni, ginecologo di fama internazionale, dell’università di Bologna: «Il dato francese del trenta per cento in meno durante il week-end calza perfettamente con la realtà italiana.
Ormai il taglio cesareo programmato viene usato come medicina difensiva per evitare qualsiasi tipo di problema, anche in fase giudiziaria». «Anche i parti vaginali tendono ad essere calendarizzati dal lunedì al venerdì – aggiunge Domenico Di Lallo, coordinatore dell’area perinatale dell’Agenzia pubblica di sanità del Lazio, quarantottomila nascite analizzate. –
Con farmaci o altre metodiche si stimola l’avvio del travaglio.
Un sistema dettato da esigenze cliniche, dovute alla salute della gestante o del bambino, ma anche organizzative. Non è un segreto che la domenica e la notte i centri di maternità possono avere maggiori problemi nel gestire questi eventi». «E’ un’indicazione che non mi sorprende affatto – commenta Michele Grandolfo, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità. L’Italia si distingue per l’alto numero di cesarei e la programmazione del parto, quando non è dettata da cause cliniche, va considerata come una violenza sui processi naturali. Si pensa erroneamente che l’intervento chirurgico sottragga la donna al rischio di complicazioni. E’ dimostrato che questo non è vero. Spesso dietro una scelta del genere c’è la maggiore comodità per il ginecologo».
Grandolfo insiste sul concetto che «il parto è un fenomeno fisiologico, che va rispettato e l’eccessiva pianificazione può accompagnarsi all’aumento del rischio». Che le donne non abbiano tutta questa voglia di subire un intervento chirurgico, con tanto di anestesia, per avere il bebé è confermato da un’indagine in via di elaborazione dell’Iss.
Il settanta, ottanta per cento delle mamme che hanno partorito “artificialmente” dichiarano che avrebbero preferito le vie naturali. Al contrario, quelle che hanno seguito il metodo tradizionale, spontaneo, dicono di averlo apprezzato.
All’orario del parto ha invece dedicato la sua tesi di laurea Valeria Fano, dottoressa in statistica, un lavoro pubblicato su “Epidemiologia e prevenzione”. La maggior parte dei neonati, dice, vedono la luce nella prima parte della giornata, mentre negli anni ’30 e ancora nel ’60 i lieti eventi si concentravano durante la notte, rispettando ritmi biologici. Ma in queste ore ospedali e cliniche hanno personale ridotto. Ed ecco perché oggi si cerca di evitare le fasce orarie con buio e stelle.