Le PIANTE come gli ANIMALI, SONO COME NOI: ESSERI INTELLIGENTI, per cui vanno rispettati ! – 15/11/2014
Le Piante sono “intelligenti”: imparano e memorizzano le informazioni – La Mimosa pudica distingue tra i diversi stimoli e memorizza le informazioni per lunghi periodi di tempo.
La dimostrazione al Laboratorio di Neurobiologia Vegetale dell’Università di Firenze
Le piante sono in grado di apprendere e di conservare memoria delle informazioni. Lo dimostra per la prima volta un esperimento realizzato al Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale (Linv) dell’Università di Firenze e descritto in un articolo pubblicato sull’ultimo numero della rivista scientifica Oecologia.
Stefano Mancuso, responsabile del Linv, assieme ai ricercatori dell’University of Western Australia, Monica Gagliano, Michael Renton e Martial Depczynski, ha sottoposto a stimoli di varia natura alcune piante di Mimosa pudica, un arbusto che chiude le sue foglioline non appena viene disturbato, dimostrando l’abilità di distinguere tra i diversi stimoli e di memorizzare le informazioni per lunghi periodi di tempo.
Il ricercatore di Firenze, Stefano Mancuso, professore associato di arboricoltura generale e coltivazioni arboree del dipartimento di scienze delle produzioni agroalimentari e dell’ambiente dell’ateneo fiorentino, afferma:
“La Mimosa pudica è una piccola pianta di origine tropicale, ormai abbastanza comune anche alle nostre latitudini, che è stata a lungo studiata per la sua reazione a stimoli che la disturbano; la sua reazione immediata e visibile ci ha permesso di studiare le risposte a vari tipi di sollecitazioni, sia pericolose, come il contatto con un insetto, che inoffensive. Abbiamo addestrato le piante a ignorare uno stimolo non pericoloso, la caduta del vaso in cui sono coltivate da un’altezza di 15 centimetri, ripetendo l’esperienza; dopo alcune ripetizioni le piante di mimosa non hanno più chiuso le foglie, risparmiando tra l’altro energia”.
Sulla MEMORIA, Mancuso continua dicendo: “Allevando le piante in due gruppi separati, con disponibilità di luce diverse, è stato possibile dimostrare infatti che quelle coltivate a livelli luminosi inferiori, e quindi con meno energia, apprendono più in fretta di quelle che ne hanno di più, come se non volessero sprecare risorse. Le piante, hanno mantenuto memoria delle esperienze per oltre 40 giorni. Dobbiamo ancora capire come e dove i vegetali conservino queste informazioni e come facciano a richiamarle quando è necessario; per farlo applicheremo ad altri tipi di piante, in particolare quelle carnivore, le tecniche utilizzate per studiare il comportamento degli animali”.
Tratto da: corriere.it
Commento NdR: se quindi le piante come dimostrato sono intelligenti….come la mettiamo con i Vegan e/o Vegetarianifondamentalisti ?
Ricordiamoci che la Legge della Natura-Terra nostra madre fa si che la Vita si alimenta con la Vita ! Quella e’ la vera ed unica Legge.
I cibi debbono essere salubri per la specie che se ne ciba. Per l’Uomo, vedi Crudismo
Quindi nessun fondamentalismo, e/o estremismo, rispettiamo la Vita in qualsiasi forma si esprime e se necessario cibiamoci di essa, tenendo conto che OGNI sostanza, cibo che introduciamo ha ripercussioni buone o cattive sulla nostra Salute.
Vedi PDF: La Vita segreta degli Alberi
Esistono, infatti, molti studi che dimostrano i potenti effetti terapeutici che la natura ha su di noi.
– Le piante comunicano con il nostro sistema immunitario a nostra insaputa, rafforzando le nostre difese e mantenendoci in salute.
– Un giorno passato nel bosco determina un aumento di cellule sane nel nostro corpo che continua per oltre una settimana.
– Gli alberi rilasciano sostanze invisibili che contrastano il cancro.
– La vista di paesaggi naturali contribuisce alla guarigione di varie malattie.
vedi: Le Piante parlano e comunicano fra di loro + Gli ANIMALI hanno Emozioni ed alcuni anche Percezioni
http://www.moebiusonline.eu/fuorionda/Pulcini_aritmetica.shtml
Ascoltando il Podcast 2024 di Enrico Pagliarini del 12 ottobre 2013 il collegamento con le Senseable City (citta’ sensibili)teorizzate dall’Arch. Ing. Carli Ratti, è stato fulmineo.
Il conduttore Enrico Pagliarini ha intervistato in questa puntata, tra gli altri ospiti, il professore universitario Stefano Mancuso, direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell’università di Firenze LINV.
Durante l’intervista il professore ha spiegato che le piante non sono organismi passivi, ma sono sensibili più degli animali. Quindi si può sfruttare questa proprietà “sensitiva” delle piante ed invece di andare ad infilare dei sensori nelle cose, si possono utilizzare delle cose (le piante) piene di sensori, che sono già sensori di per se stesse e sono dappertutto, considerato che il 99,7% della biomassa del pianeta è fatto da vegetali.
Inoltre le piante si trasmettono tra di loro le informazioni tramite molecole chimiche volatili su ogni aspetto dell’ambiente, di fatto sono una rete internet naturale: le informazioni riguardano la presenza di inquinanti nell’atmosfera, di acqua, di patogeni, di ostacoli, di persone o fuochi.
I segnali all’interno della pianta sono del tipo elettrico: allo stato attuale si è decodificato il segnale di ricezione di luce naturale, bianca, blu o rossa ed i livelli di ozono, ossido nitrico e polveri sottili.
Nel prossimo anno e mezzo si prevede di ampliare la panoramica degli inquinanti e di avere anche informazioni provenienti dal suolo, captate dalle radici.
Tra i 5 e i 10 anni si potrà avere una mole di informazioni incredibile sull’ambiente, registrate tramite oggetti che attualmente costano 10 euro cadauno e che nel prossimo futuro costeranno pochi centesimi: ad esempio nei viali delle città potremmo avere il livello di inquinamento, in tempo reale, con un precisione di 0,5 metri, talmente precisi da sapere se si è fermata una macchina sotto la pianta; si potranno quindi avere dati in tempo reale sul traffico, anche tramite l’aumento delle vibrazioni, altro dato che le piante percepiscono.
Si tratterebbe di una rete ad altissima risoluzione con nodi posti a mezzo metro con al momento 25 parametri per nodo.
Un’altra applicazione dell’utilizzo di questi dati è, per esempio, il controllo degli incendi boschivi: con una semplice maglia di 20 metri si potrebbero controllare molto semplicemente vaste aree avendo in tempo reale l’allarme dell’inizio dell’incendio offrendo la possibilità di intervenire prontamente.
Indubbiamente la possibilità di utilizzare le piante come sensori ed utilizzare apparecchi a basso costo che possano decifrare questi dati porteranno delle ripercussioni molto forti nel controllo e gestione di aree e città, trasformando queste ultime in Sensori sensibili.
Tratto da: marchdotnet.wordpress.com
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Potrà sembrare assurdo, ma piante ed esseri umani si somigliano più di quanto potessimo immaginare – 14/05/2015
Quello che per molti è solo un bosco, è in realtà una comunità molto ben organizzata e coesa.
Peter Wohlleben, celebre guardia forestale, grazie alla sua esperienza e agli studi durati una vita intera ci introduce alla vita nascosta degli alberi, portandoci in un mondo che mai avreste immaginato: gli alberi sono esseri sociali.
Nei boschi secolari gli alberi si aiutano e si sostengono a vicenda come una vera e propria comunità, sono molto uniti tra di loro, tanto da condividere in momenti estremi il cibo, soprattutto con i vicini più in difficoltà.
Diversi studi eseguiti nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato che le piante possiedono una serie di caratteristiche sorprendenti e che, per certi aspetti, alcuni loro comportamenti sono simili ai nostri.
Le piante sono capaci di percepire il pericolo e di sapere esattamente cosa “fare” per evitare i predatori.
Non molto tempo fa, un gruppo di scienziati ha scoperto che esse sono in grado di ascoltare, di vedere, annusare e di possedere la capacità di apprendere, ricordare, e comunicare.
Inoltre, non solo a loro non piace il frastuono prodotto dalle attività umane, ma fatto ancor più sorprendente, le piante sono anche in grado di fare musica e di cantare !
Insomma, i ricercatori hanno scoperto che la biologia umana e quella vegetale sono molto più vicine di quanto non si sia mai compreso e l’analisi di queste somiglianze potrebbe avere ricadute benefiche nello studio delle basi biologiche di malattie come il cancro.
L’altruismo delle piante
In un esperimento condotto da alcuni ricercatori dell’Università del Colorado, si è dimostrato che le piante, tra le numerose caratteristiche, sono anche anche altruiste.
Gli studiosi hanno esaminato dei semi di mais fecondato, ognuno dei quali conteneva due “fratelli” (un embrione e un pò di tessuto cellulare noto come “endosperma”, che alimenta l’embrione durante la sua crescita).
Nello studio sono state messe a confronto la crescita e il comportamento di embrioni e di endosperma di semi che condividono gli stessi genitori, e il comportamento di embrioni e di endosperma che avevano la stessa madre, ma padri geneticamente differenti.
“I risultati hanno indicato che il gruppo di embrioni con gli stessi genitori presentavano una maggiore quantità di endosperma, rispetto agli embrioni con la stessa madre, ma con un padre diverso”, spiega la professoressa Pamela Diggle del dipartimento di biologia evolutiva.
“Abbiamo scoperto che l’endosperma del gruppo di embrioni che non condivide lo stesso sembra essere meno cooperativo, presentandosi in quantità minore rispetto all’altro gruppo”. A quanto pare, l’endosperma è più propenso a sacrificarsi per gli individui di una stessa famiglia.
“Una delle leggi fondamentali della natura è che se per essere altruisti, bisogna rinunciare ai vostri parenti più stretti. L’altruismo si evolve solo se il benefattore è un parente stretto del beneficiario. Quando l’endosperma dà tutto il suo cibo per l’embrione e poi muore, esprime la più alta forma di altruismo”, conclude la Diggle.
Un esperimento simile fu pubblicato già due anni fa sull’American Journal of Botany, riportato in un resoconto del blog Biosproject: Earth.
Guillermo Murphy e Susan Dudley hanno scoperto che la pianta Impatiens pallida, conosciuta con il nome comune di gamba di vetro, vegetale erbaceo delle foreste orientali del Nord America, riconosce i suoi simili e modifica il suo comportamento in relazione al grado di parentela delle piante che gli crescono accanto.
Dudley e Murphy hanno selezionato semi di Impatiens pallida e li hanno piantati in vasi diversi, ognuno dei quali poteva accogliere semi delle piante della stessa famiglia o di piante geneticamente lontane, in seguito hanno manipolato la radiazione luminosa e la sua intensità per vedere se la strategia per catturare più luce dipendesse dal grado di parentela degli individui vicini. I ricercatori hanno constatato differenti risposte da parte dell’Impatiens a seconda che la pianta era cresciuta con i parenti o con piante estranee.
Per la precisione i due biologi hanno scoperto che le piante “consanguinee” che si venivano a trovare insieme nei vasi, modificavano la loro morfologia modellando la crescita dei rami in modo da non fare ombra alle piante vicine.
vedi:
– Dna: tutti i geni “impossibili” che non dovrebbero esistere
– Ecco il gene che rende “unico” il cervello umano
Il rumore ha un effetto negativo sulle piante
Un numero crescente di ricerche dimostrano che gli uccelli e gli altri animali modificare il proprio comportamento in risposta al frastuono prodotto dalle attività umane, come il rumore del traffico o quello prodotto dalle fabbriche. Ma, a quanto pare, il fenomeno non riguarda soltanto gli animali.
Uno studio pubblicato su Proceedings of the Royal Society B. nello scorso marzo del 2012 ha dimostrato che il rumore prodotto dall’uomo può avere effetti a catena anche sulle piante.
A soffrirne di più, secondo quanto spiegato da Clinton Francis del National Science Foundation (NSF) National Evolutionary Synthesis Center, sarebbero gli alberi, con conseguenze che potrebbero durare per decenni, anche dopo che la fonte del rumore sia scomparsa.
In ricerche precedenti, Francis e colleghi hanno scoperto che alcuni animali impollinatori aumentano il numero di visite alle piante posizionate vicino a siti particolarmente numerosi, mentre disertano le altre. Perchè. Potrebbe essere un effetto del frastuono?
Per scoprirlo, i ricercatori hanno condotto una serie di osservazioni tra il 2007 e il 2010 nel Bureau of Wildlife Management Area Land Rattlesnake Canyon nel nord-ovest del New Mexico.
La regione è sede di migliaia di pozzi di gas naturale, su molti dei quali sono montati dei compressori rumorosi per l’estrazione del gas e il trasporto attraverso i gasdotti. Il ruggito dei compressori è prodotto senza sosta, notte e giorno per tutto l’anno.
Uno dei vantaggi del sito è che permette ai ricercatori di studiare l’effetto del rumore sulla fauna e sulla flora selvatica senza i fattori di condizionamento di altre zone rumorose, quali le città o le strade, dove l’inquinamento atmosferico, fotoelettrico e chimico può alterare i risultati delle osservazioni.
Il team ha scoperto che alcune specie di uccelli, in particolare il colibrì, visitavano i siti rumorosi fino a cinque volte più frequentemente rispetto ai luoghi silenziosi.
Pare che il colibrì scelga luoghi rumorosi per proteggere i suoi piccoli dai predatori, spaventati dal frastuono martellante. Frequentando più spesso queste piante, tende ad aumentare anche l’impollinazione, traducendosi in una maggiore produzione di sementi.
Per alcune piante potrebbe sembrare una buona notizia, ma per altre si tratta di un effetto negativo. In una seconda serie di osservazioni presso lo stesso sito, i ricercatori hanno cercato di capire quale effetto possa avere il rumore sui semi prodotti dagli alberi, prendendo a campione il Piñon, un pino molto diffuso nella zona.
Si è scoperto che i tra i numerosi animali che si nutrono dei pinoli del pino, tra cui scoiattoli, uccelli, conigli e altri roditori, solo due specie hanno preferito mangiare i semi degli alberi posizionati vicino alle fonti di rumore: i topi e l’Aphelocoma californica, conosciuta anche come Ghiandaia americana.
I pinoli divorati dai topi non sopravvivono al passaggio attraverso l’intestino dell’animale, spiega Francis Clinton, sfavorendo la riproduzione della pianta. La Ghiandaia, invece, raccolgono centinaia di migliaia di semi, per poi nasconderli nel terreno e mangiarli nel corso dell’anno.
In questo modo, i semi non riescono a germogliare e quindi lo svantaggio per queste piante è particolarmente evidente. I ricercatori, infatti, hanno valutato che la presenza di pini era quattro volte superiore nelle aree silenziose, rispetto a quelle vicine alle fonti di rumore.
“La crescita del Piñon è molto lenta, per questo il cambiamento è passato inosservato per anni. Meno alberi di questa specie significa meno habitat disponibile per le centinaia di specie che dipendono dalla loro sopravvivenza”, conclude amaro Francis.
Leggi:
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Un fenomeno straordinario: il Canto Delle Piante
Uno dei fenomeni più affascinanti delle piante, e forse il più sorprendente, è la loro capacità di cantare e comporre musica ! E l’ascolto delle loro composizioni e davvero rilassante.
Alcuni ricercatori della Federazione di Damanhur, una comunità etico-spirituale situata a Vidracco in Piemonte, sin dal 1975 stanno compiendo una serie di osservazioni sulle piante, al fine di comprendere le loro capacità uniche.
Grazie all’ausilio di alcuni dispositivi che hanno creato per registrare la reattività delle piante nel loro ambiente naturale, i ricercatori hanno scoperto che le piante sono in grado di apprendere e di comunicare tra loro.
Applicando un semplice principio della fisica, i ricercatori hanno utilizzato una variante del ponte di Wheatstone, un circuito elettrico utilizzato per misurare la resistenza elettrica tra i due poli di un circuito a ponte.
Il dispositivo è stato utilizzato per misurare le differenze elettriche tra le foglie e le radici della pianta. Tali misure, poi, vengono tradotte in una serie di effetti, tra cui musica, accensione di luci, movimento e molti altri. Come tengono a precisare i ricercatori, le piante non corrono alcun pericolo, in quanto si utilizzano correnti di intensità molto bassa.
Secondo i ricercatori di Damanhur, ogni creatura vivente, animale o vegetale, produce una variazione di potenziale elettrico, a seconda delle emozioni che sperimenta.
Pare che le piante registrino le variazioni più significative quando avvertono l’avvicinarsi della persona che si prende cura di loro, quando vengono bagnate, quando gli si parla e durante la diffusione di musica. La reazione fisiologica della pianta viene poi espressa attraverso le apparecchiature elettroniche ideati dai ricercatori.
L’applicazione più suggestiva è stata quella di tradurre tali variazioni in note musicali. Gli esperimenti hanno dimostrato che le piante sembrano apprezzare molto di imparare ad utilizzare scale musicali e anche di produrre musica per conto proprio, grazie all’utilizzo di un sintetizzatore.
Anche se non esistono altre ricerche scientifiche condotte su questo argomento, non si può negare che l’ascolto di questa musica “vegetale” sia una gioia per l’anima.
Tratto in parte da: ilnavigatorecurioso.it
Nuove conferme della intelligenza e Spirito sapiente degli animali (Le Scienze)
vedi anche: La Bestia SAPIENS + Scimmie erboriste + Animali intelligenti + Animali e sesto senso + + Cure per animali + Crudismo + Emodieta
Penco: “3R, verso una nuova realtà scientifica” – Il richiamo della Foresta
http://richiamo-della-foresta.blogautore.repubblica.it/2018/04/05/penco-3r-verso-una-nuova-realta-scientifica/
DEFORESTAZIONE, DISBOSCAMENTO delle FORESTE e BOSCHI
– http://www.ecoage.it/conseguenze-della-deforestazione.htm
– https://www.lifegate.it/persone/news/distruzione-foreste-incontaminate-dal-duemila
– https://it.wikipedia.org/wiki/Diboscamento
– https://www.informazioneambiente.it/deforestazione/
– https://www.keeptheplanet.org/deforestazione-cause-rimedi/
ROMA, STRAGE di ALBERI. LEIDAA: “VIOLATA DIRETTIVA UE su UCCELLI”
– http://www.nelcuore.org/home/2018/04/05/roma-strage-di-alberi-leidaa-violata-direttiva-ue-su-uccelli/