Danni degli psicofarmaci
I comuni farmaci che vengono prescritti per favorire il sonno (soprattutto benzodiazepine) possono aumentare il rischio di morte di oltre 4 volte, secondo una nuova ricerca americana pubblicata sull’autorevole British Medical Journal – Mar. 2012
Questo rischio è direttamente proporzionale alla quantità di pillole assunte. Inoltre tra i consumatori di sonniferi aumenta anche il rischio di tumore del 35%.
I ricercatori hanno comparato la mortalità di un gruppo di oltre 10.500 adulti che assumevano i sonniferi con un gruppo di 23.600 adulti che non li assumevano.
Un consumo di sonniferi tra le 18 e le 132 dosi all’anno aumenta in media di 4,6 volte la possibilità di morire prematuramente: con meno di 18 dosi all’anno il rischio aumenta di 3,5 volte, oltre le 132 dosi il rischio sale a 5 volte.
Secondo i ricercatori, nel 2010 in America il consumo di sonniferi è stato la causa di 320.000-507.000 decessi. I farmaci ipnoinducenti aumentano il rischio di morire per questi motivi:
– possono causare depressione, che può portare al suicidio
– interferiscono con le abilità motorie e cognitive e quindi aumentano la possibilità di errori nella guida
– aumentano l’incidenza di apnea notturna, che può portare a problemi cardiovascolari
– in alcuni soggetti, aumentano i fenomeni di sonnambulismo che a sua volta può portare ad un aumento del rischio di incidenti domestici
– provocano disturbi dell’alimentazione con risvegli notturni e desiderio di consumo di cibo, che a sua volta porta ad obesità e rischi connessi
Nello studio americano chi assumeva sonniferi aveva anche più disturbi di reflusso esofageo e ulcere peptiche
– sempre nello studio in questione, i ricercatori hanno constatato un aumentata incidenza di gravi patologie come il linfoma e i tumori del polmone, esofago, prostata tra i soggetto che usavano sonniferi.
Il consumo di sonniferi e tranquillanti è aumentato in modo spaventoso negli ultimi decenni. Segno che l’uomo moderno è disorientato, fragile e incapace di reggere i ritmi che lui stesso si è imposto. Per altro,
questi farmaci danno dipendenza, rendendo le persone ancora meno libere, e sono gravati di diversi effetti collaterali non ultimi quelli di cui si parla nello studio citato.
Si può e si deve intervenire sull’insonnia in modo diverso e non farmacologico, prendendo, ad esempio, in considerazione tecniche di rilassamento, psicoterapia, meditazione, yoga, terapie fisiche ayurvediche e attività sportiva, cui il medico non pensa quasi mai.
In combinazione con questi provvedimenti non farmacologici è possibile usare diversi integratori ed erbe medicinali.
Bibliografia :
– Kripke, D. F. et al. ‘Hypnotics’ association with mortality or cancer: a matched cohort study’, BMJ Open, 2:e000850, 2012. doi:10.1136/bmjopen-2012-000850
– Romm A. Insomnia. Review of Ten Herbs Used to Promote Sleep J Am Herbalists Guild. 2009;8(2): 14-22.
– Sushma T et al. Effect of Centella asiatica on mild cognitive impairment (MCI) and other common age-related clinical problems. Digest Journal of Nanomaterials and Biostructures Vol. 3, No.4, December 2008, p. 215 – 220
Oggi nel 2015, il prof. Josph L. Biederman e’ il Capo Dirigente del Clinical and Research Programs in Pediatric Psychopharmacology and Adult ADHD, al Massachusetts General Hospital, professore di psichiatria alla Harvard Medical School. Biederman e’ anche nelBoard Certified in General and Child Psychiatry, ha ultimamente confessato alla stampa: “ho approvato psicofarmaci per bambini con test fasulli, ero pagato dalle multinazionali del farmaco = Big Pharma
Sindrome infiammatoria chiamata “Asia” scatenata dai vaccini !
ASIA_Sindrome infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da:
http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
… ed è noto che… le infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo di sintomi, che i medici impreparati allopati chiamano erroneamente “malattie”….
Un farmaco anti-fumo può portare al suicidio e il Gran Bretagna già dieci persone dall’inizio dell’anno hanno messo fine alla propria vita dopo averlo utilizzato. L’allarme, lanciato all’inizio dell’anno dalla Food and Drug Administration (FDA), è stato rilanciato dal Daily Mail che cita uno studio del Medicines and Healthcare products Regulatory Agency, MHRA).
La Fda, dopo aver autorizzato nel 2006 la commercializzazione del Champix (Vareniclina), un farmaco che agisce a livello cerebrale sostituendosi alla nicotina nei “recettori dopaminergici” (in cui si inserisce la nicotina creando dipendenza), aveva diffuso all’inizio di quest’anno un “alert” riguardo “seri sintomi neuropsichiatrici tra cui ideazione suicidaria e suicidio tentato o completato”.
Un allarme cui ha fatto eco l’European Medicines Agency che ha imposto alla casa farmaceutica (Pfizer) di mettere in evidenza i gravi effetti collaterali nel foglietto illustrativo: “Sono stati segnalati episodi di attacchi di cuore, depressione e rari casi di pensieri suicidari in pazienti che hanno cercato di smettere di fumare con Champix”, si legge nel foglietto.
In Italia dal giugno del 2007 è stato inserito dall’Agenzia del Farmaco tra quelli a “monitoraggio intensivo”.
In un rapporto l’Mhra britannica, ha sottolineato come continuino ad arrivare segnalazioni di “effetti collaterali collegati alla vareniclina, soprattutto disturbi psichiatrici”.
Secondo un tossicologo, sentito dal Daily Mail, il suicidio dello scorso aprile di un produttore televisivo britannico, Omer Jama, “potrebbe essere stato una conseguenza del farmaco antifumo”. Secondo la Mhra, le persone che in Gran Bretagna hanno riportato effetti collaterali del farmaco sono raddoppiati negli ultimi sette mesi: 1.811 a febbraio di quest’anno contro i 3.541 di settembre. 10 casi presi in esame dall’Mhra in Gran Bretagna potrebbero essere stati conseguenza del Champix.
Tratto da: droghe.aduc.it
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La Strage di Virginia Tech e Psicofarmaci – Venerdì, 20 aprile 2007 da W. Europe Daylight Time
Argomento: Psicofarmaci
Il Chicago Tribune riporta che Cho Seung Hui, lo sparatore del Virginia Tech che ha ucciso 32 suoi compagni in un raptus omicida, stava prendendo anti depressivi.
Non è la prima volta che un raptus omicida conclusosi in una strage in altre scuole è stato collegato al consumo di antidepressivi. L’atroce sparatoria di Colombine, fra altre, è avvenuta otto anni fa, e gli sparatori anche in quel caso prendevano antidepressivi.
E’ un caso che dei ragazzi, altrimenti ritenuti normali e non violenti, che all’improvviso prendono in mano pistole e fucili, e poi si mettono a sparare all’impazzata sui loro compagni, prendessero psicofarmaci di un tipo o di un altro ?
Se così fosse, sarebbe anche un caso che i fumatori hanno più probabilità di ammalarsi di cancro ai polmoni dei non fumatori.
E in effetti il ragionevole dubbio che gli psicofarmaci inducano all’omicidio e al suicidio potrebbe diventare certezza se delle ricerche in tal senso venissero fatte senza l’ostruzionismo delle case farmaceutiche per ovvi motivi, interessi economici che raggiungono cifre astronomiche, e quando dico astronomiche non sto esagerando.
Oltre a questo c’è l’omertà dei media che molto raramente riportano che gli autori delle stragi nelle scuole o delle cosiddette stragi famigliari, nella quasi totalità dei casi, erano psichiatrizzati e dediti al consumo di psicofarmaci, e quando fanno dei timidi accenni, lo fanno in maniera quasi inavvertibile, proprio di sfuggita.
La ragione per cui i media non riportano che molto spesso gli individui che vengono colti da raptus omicidi o suicidi erano dediti al consumo di psicofarmaci è che le case farmaceutiche costituiscono una grossa fetta dei loro inserzionisti, che nell’arco dell’anno pagano milioni di euro per la pubblicità delle loro pastiglie per il mal di testa, antiacidi e lassativi, e, in un mondo in cui l’etica ha un valore minore del denaro, nessuno, fra coloro che hanno perso la propria integrità personale, sputa nel piatto dove mangia.
A causa di questo la comunità rimane all’oscuro di particolari importanti e nessuno si pone la domanda: ” Ma non saranno questi psicofarmaci la causa di quei raptus omicidi ?” e ovviamente non chiede a gran voce che venga fatta luce a riguardo.
Nel caso della strage del Virginia Tech, lo sparatore prendeva antidepressivi. Guarda caso, quando avvengono gravi atti di violenza nelle scuole, quasi sempre gli psicofarmaci fanno parte della scena del crimine.
Che gli antidepressivi hanno gravi effetti collaterali è ben noto alle autorità, tant’è vero che negli Stati Uniti è obbligatorio porre una etichetta sulle confezioni di tutti gli anti depressivi che informa che “stati d’ansia, agitazione, attacchi di panico, insonnia, irritabilità, ostilità, aggressività, impulsività, acatisia (impossibilità di stare fermi), ipomania, mania sono stati riscontrati in pazienti adulti e pediatrici trattati con antidepressivi per forti disturbi depressivi o altri disturbi sia psichiatrici che non psichiatrici”. Viene da chiedersi perché non vengono poste chiare indicazioni sulle confezioni vendute in Italia.
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Torino (Italy), 19enne in preda a un raptus uccide lo zio – Sett. 2009
Un giovane di 19 anni, in cura con psicofarmaci in un centro di psichiatria di Torino, in un raptus ha colpito a morte lo zio di 66 anni con un coltello da cucina. Il ragazzo è poi scappato con l’auto della nonna, ma è stato arrestato dai carabinieri all’ospedale di Pinerolo dove era andato a farsi medicare. Il nipote aveva ottenuto una sorta di permesso per poter andare a pranzare dagli zii ad Arbrea di Bussoleno. Lì si è consumato l’omicidio.
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Altra Strage scolastica:
Il 14 Febbraio 2008 abbiamo assistito all’ennesima strage compiuta in una scuola. Steven Kazmierczak ha ucciso sei studenti e ferito altri quindici prima di togliersi la vita.
Questa tragedia sembra riflettere profondamente lo stato di salute di una società sempre più vittima dei propri figli. Ascoltando le interviste della fidanzata e dei familiari, analizzando il curriculum scolastico di questo ragazzo, è difficile trovare una ben che minima anomalia. Si potrebbe definire il classico bravo ragazzo, una persona adorabile e forse incompresa a causa della sua sensibilità.
Ovviamente non conosciamo tutti gli aspetti della sua personalità, possiamo solo basarci su interviste e testimonianze. Sembra di assistere al solito copione, che vede individui apparentemente sani e felici, compiere atti propri del peggior film poliziesco. Riamane difficile capire i motivi che spingono un ragazzo ventisettenne a compiere un gesto così folle, l’ultimo grido di aiuto prima dell’epilogo.
Nell’articolo che vi propongo, ci sono le parole della fidanzata di Steven Kazmierczak, il quale lo definiva una persona amorevole, pacata e molto dolce. Come può allora una tale persona compiere un gesto così efferato?
Tutte queste parole per puntare chiaramente il dito contro psicofarmaci e antidepressivi. Mi rendo conto di turbare l’opinione di alcuni di voi, molti saranno in disaccordo con questa mia accusa esplicita, riconoscendo tali medicinali un valido strumento terapeutico. Limitandoci ad analizzare i fatti, però le statistiche parlano di aumento di casi di suicidio in persone depresse che utilizzano psicofarmaci, sbalzi di umore repentino, completo abbandono, rinuncia a vivere attivamente e molti altri effetti collaterali. (La lista potrebbe continuare per molte righe, basterebbe leggere le controindicazioni sulla scatola di ogni medicinale in questione).
Può una società così “evoluta” permettere l’autodistruzione dei propri figli, a causa di droghe che alterano la percezione sensoriale e contribuiscono ad innescare processi mentali errati? Penso ognuno di noi possa rispondere da solo, secondo coscienza e buon senso. Credo solamente che bisognerebbe iniziare a curare le persone in modo diverso, siamo tutti unici, tutti parte di un mondo meraviglioso, a volte ci lasciamo soggiogare troppo facilmente e abbandoniamo il nostro corpo in mani poco esperte, distruggendo le nostre vite.
Questi rimedi non sono la causa di tali episodi, ma credo possano contribuire a creare lo stato d’animo adatto affinché si verifichino, alterando di fatto la mente di queste povere vittime.
Ps. La dinamica di questa tragedia ricorda quella della Virginia Tech, nella quale un altro ragazzo uccise molti studenti con dinamiche simili.
Tutti e due acquistarono armi (legalmente) su internet, entrambi assumevano psicofarmaci.
La fidanzata: L’assassino stava prendendo un mix di 3 farmaci
La ragazza infatti sostiene che Steven Kazmierczak stesse prendendo Xanax, Ambien, Prozac ed ha affermato: “E’ stato lo psichiatra ha prescrivere le tre medicine”.
Tratto da: http://freenfo.blogspot.com/2008/02/i-farmaci-dietro-alla-strage-della.html
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The Associated Press – Updated: 8:30 p.m. ET Oct. 15, 2004 –
WASHINGTON – The Food and Drug Administration, venerdì ha ordinato che tutti gli antidepressivi abbiano un “black box” (riquadro nero) con l’avvertenza:
“Aumenta il rischio di pensieri e comportamenti tendenti al suicidio nei bambini che ne fanno uso”.
Il collegamento fra gli antidepressivi e la violenza è noto da anni ai produttori, a chi si occupa del loro marketing e a chi li prescrive.
Alla luce di questo ultimo grave fatto che ha portato alla morte 32 persone innocenti, tutte le stragi avvenute apparentemente inspiegabili dovrebbero essere riesaminate al fine di vedere se c’è un collegamento fra tali delitti e il consumo di psicofarmaci, di modo che possano essere presi adeguati provvedimenti. E se lo si vuole cercare veramente, sono sicuro che si troverà il collegamento.
Non è la prima volta che faccio questa proposta, come puoi vedere da questi miei due articoli:
Le Stragi Famigliari e Le Stragi Famigliari – seconda parte
Negli Stati Uniti ora, dopo questo ultimo episodio, si sta facendo pressione per un maggiore controllo sulla distribuzione delle armi. Come al solito, quando i problemi rimangono irrisolti, è perché si cerca la loro causa nella direzione sbagliata. Sebbene il controllo delle armi sia comunque auspicabile, il controllo va fatto sulla prescrizione degli psicofarmaci. Al contrario viene invece approvata con nuove leggi o decreti la distribuzione e la prescrizione di psicofarmaci a milioni di bambini, nessuna meraviglia che fra essi possano formarsi i futuri responsabili di altre stragi nelle scuole.
Dare gli psicofarmaci ai giovani è come costruire delle bombe a orologeria che scoppieranno all’improvviso. Riempire di farmaci questi giovani turbati dal fatto di trovarsi in una società moralmente decaduta, è il modo in cui la psichiatria si guadagna il pane (e non solo), un’industria che ha venduto l’anima (di cui fra l’altro non ne riconosce l’esistenza) alle case farmaceutiche e che funge da sistema di distribuzione di droghe legalizzate a facili prede come adolescenti e bambini.
Questo non significa che Cho Seung Hui non sia responsabile, ma il medico o lo psichiatra che gli ha prescritto gli antidepressivi ha giocato un ruolo nel destabilizzare la mente di un adolescente che era sull’orlo della pazzia.
Per quanto sia considerata una “tragedia tipicamente americana”, non si dovrebbe pensare che la cosa non ci riguardi, anche se la tendenza è quella di ritenere che ciò che ci riguarda è solo quanto avviene nel nostro paese.
Quando qualche anno fa scrissi i primi articoli sull’ADHD e il ritalin, allora era solo una “faccenda americana” e quando dicevo a qualcuno che in America drogano i bambini con uno psicofarmaco della stessa classe della cocaina, quasi sempre mi rispondeva che cose del genere in Italia non possono avvenire. Come dimostrazione del contrario il 9 marzo 2007 è stata autorizzata anche in Italia dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) la vendita del Ritalin e dello Strattera, psicofarmaci da dare ai bambini e anche il Prozac potrà essere prescritto ai bambini di otto anni. Il tutto con il beneplacito del ministro della sanità.
Leggi questo articolo di sei anni fa: Ritalin
In che modo uno psicofarmaco può fare di un adolescente, un adulto, o anche un bambino, un killer?
La depressione e qualsiasi altra condizione indesiderata che possa affliggere un individuo hanno origine da turbamenti dell’anima. Se un essere spirituale non sta raggiungendo gli scopi desiderati, se le cose non stanno andando come vorrebbe, è inevitabile che si senta depresso e infelice. L’unico vero modo di venirne fuori è quello di risolvere i problemi che gli impediscono di raggiungere i suoi scopi, ammesso che tali scopi siano veramente degni di essere raggiunti. Un’altra causa di infelicità, e di tutte le sue armoniche, è la mancanza di tali scopi.
Se chiedi a una persona depressa, infelice o insoddisfatta quale è il suo scopo nella vita, spesso ti sembrerà che stia cercando una risposta in un vuoto nebuloso, mentre continua a ripetere mentalmente a se stessa: “Quale è il mio scopo ?”, e quando ritornerà a guardarti per darti la risposta, ti dirà che non lo sa.
Quando gli scopi non sono raggiungibili a causa di ostacoli che non si stanno superando, o perché non si conoscono o si sono dimenticati i propri scopi, la persona sana soffre.
Se va da uno psichiatra gli darà degli psicofarmaci e allora diventerà un paziente.
Una persona normale quando si trova nelle condizioni di cui sopra, è altrettanto normale che soffra, perché la sua sofferenza ha origine da una vita che non è come vorrebbe che fosse. Ci sono due modi per smettere di soffrire, uno, corretto, consiste nel fare i cambiamenti necessari per fare andare le cose come si desidera, l’altro, sbagliato, consiste invece nel delegare tutto agli psicofarmaci.
Un anestetico non ti fa sentire il dolore anche se la causa di quel dolore non è stata rimossa. Se calpestandolo si è infilzato un chiodo nella pianta del piede, non ha molto senso lasciarlo lì dove si trova e prendere anestetici per non avvertire il dolore. Fa molto più senso rimuovere il chiodo, la causa del dolore. Dopo un po’ il dolore cesserà, prima ancora che la ferita sia guarita completamente.
Gli psicofarmaci agiscono da anestetici per il dolore emozionale causato dalle ferite presenti nella nostra coscienza. Di fatto annichilano la coscienza e chi si imbottisce di farmaci “sta bene” non è più turbato dalle sue sofferenze.
Ma le cause del turbamento sono sempre lì, non vengono rimosse.
La nostra coscienza è il guardiano del nostro comportamento. In essa risiede la nostra capacità di essere responsabili nei confronti di noi stessi e gli altri.
Nella mente, di cui la psichiatria ritiene di sapere molto quando invece non sa altro che se percuoti un cane un po’ di volte mentre fai suonare una campanella si mette a guaire per il dolore, quando poi farai suonare la campanella senza più percuoterlo, il cane guairà ugualmente, o cose del genere, … nella mente a volte sorgono pensieri “inconfessabili”, di cui appunto gli psichiatri non ne conoscono l’origine.
Questi pensieri inconfessabili possono comparire soprattutto in condizioni di forte stress e contrasti. Può succedere che durante un animato litigio compaiano pensieri come “Ti spacco la faccia” o addirittura: “Ti ammazzo”, ma la nostra coscienza e senso di responsabilità ci trattiene dal passare dal pensiero all’azione, al massimo permette di dare voce a tali pensieri.
Avrai sentito qualche volta due litiganti minacciarsi con tali frasi, ma poi non le hanno portate a compimento, la loro coscienza li ha fermati.
Assumendo psicofarmaci la coscienza viene praticamente gradualmente annullata e l’individuo diventa succube di quei pensieri che continuano a tormentarlo e lo spingono a tramutarli in azione.
Se questo avverrà o meno dipende dalla percentuale, se posso esprimermi in questi termini per non diventare complicato, di coscienza non ancora completamente sotto l’effetto anestetico degli psicofarmaci.
Le persone fortemente irresponsabili che commettono azioni assai deprecabili vengono etichettate come “senza coscienza” e questo luogo comune di fatto possiamo considerarlo una verità. Tali persone in realtà non hanno mai smesso di avere una coscienza, solo che è completamente addormentata.
Sono stati fatti degli studi che dimostrano i collegamenti fra l’assunzione di antidepressivi e la tendenza al suicidio e all’omicidio, ma le case farmaceutiche, appoggiate da coloro che hanno interessi comuni, negano o sminuiscono o dicono che è la malattia che spinge a commettere le azioni sconsiderate e non i loro farmaci.
Su PLos journal, un giornale di libero accesso, sono pubblicati dei casi medico legali che mostrano chiaramente il collegamento fra antidepressivi e la compulsione all’omicidio e suicidio. Quello che segue è uno di questi casi:
Secondo un rapporto legale indipendente compilato un anno dopo gli eventi in cui C.P. è stato messo sotto processo nel novembre 2001, C.P. era un bambino di 12 anni, con una famiglia con molti problemi. Malgrado le difficoltà della sua situazione sociale, non ha mai avuto la necessità di trattamenti per disturbi nervosi o per comportamenti violenti.
A seguito di una discussione con suo padre alla fine dell’ottobre 2001, è stato assegnato ad un centro di rieducazione comportamentale per sei giorni dove è stato sottoposto a trattamenti con paroxetine.(Leggi qui le avvertenze sulla paroxetine).
Il suo comportamento peggiorava di giorno in giorno mentre assumeva la paroxetine. È stato rilasciato contro parere medico alla custodia dei nonni, che, quando le pastiglie di paroxetine finirono, lo portarono dal loro medico curante che gli prescrisse il sertraline da 50mg, aumentato a 100 mg due giorni prima degli assassini di cui C.P. è stato accusato. Il sertraline fu somministrato per tre settimane. Dopo la prescrizione del sertraline, C.P. è stato coinvolto per la prima volta in un certo numero di episodi aggressivi a scuola, e fu segnalato dai membri della famiglia e da membri della chiesa che era agitato ed era insolitamente loquace a sproposito. I parenti notarono una serie di comportamenti avventati.
Il giorno degli omicidi, i nonni gli dissero che non poteva prendere lo scuolabus a causa di un episodio di aggressione sul bus nei confronti di uno degli altri bambini. Più tardi quella sera partecipò alle pratiche del coro con i nonni, che per le difficoltà crescenti lo avevano avvertito che avrebbe potuto essere ricondotto dal padre.
Nel rapporto legale indipendente sul caso è annotato che C.P. disse quella notte: “Qualcosa mi diceva di sparare a loro”. Inizialmente le aveva riportate come allucinazioni e poi riferì che pensava che fossero suoi pensieri. Quando gli fu chiesto specificamente di descrivere esattamente quell’esperienza disse che erano “come echi nella mia testa che dicevano “Ammazzali”, “Ammazzali”, come qualcuno che gridasse in una caverna”.
Secondo il rapporto legale, riportò che questo iniziò dopo essere andato a letto e che prima di allora non aveva mai considerato la possibilità di nuocere ai suoi nonni e che era qualcosa che non aveva mai sperimentato prima. Riportò che le voci dentro la sua testa lo hanno tormentato così tanto che si è alzato dal letto. Le voci continuarono fino a che non uccise i suoi nonni. Non riusciva a controllarsi e gli echi si arrestarono dopo che sparò ai suoi nonni. Diede fuoco alla casa ma non riuscì a spiegare il perché di queste azioni, semplicemente i pensieri apparivano all’improvviso.
Poi prese una macchina e cominciò a guidare, ma non aveva idea di dove stesse andando e tutto gli sembrava come un sogno. Si ricordò di aver chiesto alla polizia riguardo ai suoi nonni, quando fu catturato, perché non era sicuro se fosse realmente accaduto. Questi eventi, il comportamento generale e la storia di C.P. hanno indotto uno psichiatra pediatrico forense indipendente a diagnosticare mania e comportamento psicotico indotti da sostanze stupefacenti.
Le imputazioni di duplice omicidio ed incendio doloso furono discusse in un tribunale ordinario invece che nel tribunale dei minori. Nel corso della selezione della giuria, 32 su 75 dei possibili membri della giuria dichiararono che prendevano o avevano preso degli antidepressivi.
Il processo si svolse per tutta la sua durata a porte chiuse. Sia l’accusa che la difesa sostennero fin dall’inizio che C.P. aveva ucciso i suoi nonni. I media discussero animatamente sulla domanda: “Malvagio” o “Compulsione da sostanze chimiche ?”
Nel febbraio 2005, dopo un processo che durò due settimane, una giuria dichiarò C.P. colpevole dell’omicidio dei nonni ed è stato condannato a 30 anni di prigione.
Nonostante l’evidenza del collegamento fra gli impulsi omicidi e suicidi con gli antidepressivi, C.P., un bambino di 12 anni è stato sacrificato da un sistema giudiziario che parteggia per un sistema medico che è culo e camicia con le case farmaceutiche….
Tratto da: medicinenon.it
L’uso di psicofarmaci è il denominatore comune delle sparatorie scolastiche.
11 Marzo 2009 – Faceva uso regolare di psicofarmaci Tim Kretschmer (il pluriomicida della scuola tedesca)
21 marzo 2005 – Riserva Indiana di Red Lake, Minnesota: il sedicenne pellerossa Jeff Weise era sotto l’influenza di Prozac quando ha sparato a scuola ammazzando nove persone e ferendone cinque prima di suicidarsi.
10 aprile 2001 – Wahluke, Washington: il sedicenne Cody Baadsgaar si reca a scuola con un fucile e tiene sotto sequestro 23 compagni di classe ed un insegnante dopo avere assunto un’alta dose di Effexor, un antidepressivo.
22 marzo 2001 – El Cajon, California: il diciottenne Jason Hoffman si trovava sotto l’effetto di due antidepressivi – Effexor e Celexa – quando ha fatto fuoco nel suo liceo ferendo cinque persone.
7 marzo 2000 – Williamsport, Pennsylvnania: la quattordicenne Elizabeth Bush era sotto Prozac quando ha sparato a compagni di scuola a Williamsport, ferendone uno.
20 maggio 1999 – Conyers, Georgia: il quindicenne T.J. Solomon era in cura con un mix di antidepressivi quando ha fatto fuoco sui suoi compagni di classe ferendone 6.
20 aprile 1999 – Columbine, Colorado: il 18enne Eric Harris era in cura con il Luvox, un antidepressivo, quando lui ed il suo compagno Dylan Klebold ammazzarono 12 compagni di classe ed un insegnante, ferendone altri 23 prima di suicidarsi in quello che, fino ad ieri, era il più feroce massacro scolastico.
Il medico legale confermò la presenza dell’antidepressivo nel sangue di Harris, mentre l’autopsia di Klebold non fu mai resa pubblica.
16 aprile 1999 – Notus, Idaho – il quindicenne Shawn Cooper svuota due caricatori sparando all’impazzata e mancando per un pelo diversi compagni di scuola: era in cura con un mix di antidepressivi.
21 maggio 1998 – Springfield, Oregon: il quindicenne Kip Kinkel uccide i suoi genitori e poi si reca a scuola dove fa fuoco su altri studenti che si trovavano nella caffetteria, uccidendone due e ferendone 22. Kinkel era sotto Prozac.
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani, da anni denuncia gli abusi nel campo della salute mentale: il trattamento farmacologico eccessivo, l’etichettamento, la diagnosi imperfetta, la mancanza di protocolli scientifici.
Le testimonianze di numerose persone in cura psichiatrica da anni, ci dicono che troppo frequentemente non solo non hanno risolto i problemi originari per cui si erano rivolte al medico, ma che spesso ne sono state pesantemente danneggiate.
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“Scotland on Sunday” riporta che il giovane killer tedesco era sotto l’influenza di farmaci psichiatrici.
Aumentano le prove che la sparatoria sia stata indotta da psicofarmaci come evidenziato in un documentario di 10 minuti
La sparatoria nella scuola di Winnendon, Germania, che ha causato 17 morti incluso il killer, sembra essere l’ultimo episodio in una catena di sparatorie nelle scuole indotte da farmaci psichiatrici come evidenziato in un nuovo documentario intitolato Psichiatria: ricette di violenza – creato dal Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Internazionale (CCHR), un organo di vigilanza nel campo della salute mentale. Un articolo del 15 marzo sul quotidiano “Scotland on Sunday”, ha rivelato che il killer, Tim Kretschmer, “soffriva di depressione, e frequentava una clinica in cui riceveva dei medicinali per la sua condizione.”
Dopo 54 morti e 105 feriti recentemente da killer nelle scuole sotto l’influenza di farmaci psichiatrici, che come documentato causano comportamenti suicidi, mania, psicosi, allucinazioni, ostilità e “intenti omicidi”, il CCHR sta invitando le forze di polizia e la stampa tedesca ad investigare fino in fondo la storia psichiatrica del killer delle scuole. Il novembre scorso, Pekka-Eric Auvinen si è unito all’elenco crescente di killer delle scuole sotto l’influenza di farmaci psichiatrici, che come documentato dalla Food & Drug Administration causano comportamenti suicidi e pensieri omicidi. In altri casi, le cartelle cliniche della persona che aveva commesso le stragi non sono mai stati resi pubblici e l’uso di farmaci psichiatrici da parte di queste persone non è ancora stato reso noto.
Le stragi nelle scuole commesse da individui sotto l’influenza di farmaci psichiatrici includono:
14 febbraio 2008, DeKalb, Illinois: il 27enne Steven Kazmierczak ha sparato e ucciso cinque persone e ne ha ferite altre 16 prima di uccidersi in un auditorio della Northern Illinois University. Secondo la sua ragazza, recentemente stava prendendo Prozac, Xanax e Ambien. I rapporti tossicologici hanno mostrato che aveva ancora delle tracce di Xanax nel suo sistema.
5 dicembre 2007, Omaha, Nebraska: il 19enne Robert Hawkins ha ucciso otto persone e ne ha ferite cinque prima di commettere suicidio in un centro commerciale di Omaha. L’amico di Hawkins ha detto alla CNN che il killer prendeva antidepressivi e i risultati dell’autopsia hanno confermato che era sotto l’influenza del farmaco “ansiolitico” Valium.
7 novembre 2007, Jokela, Finlandia: il 18enne Pekka-Eric Auvinen stava prendendo antidepressivi prima di uccidere otto persone e ferirne una dozzina presso la scuola superiore di Jokela nella Finlandia meridionale. Quindi si è suicidato.
10 ottobre 2007, Cleveland, Ohio: la 14enne Asa Coon ha scorazzato per la scuola con una pistola sparando e ferendo quattro persone prima di togliersi la vita. I documenti del tribunale mostrano che a Coon era stato prescritto l’antidepressivo Trazadone.
16 aprile 2007, Blacksburg, Virginia: la storia di farmaci psichiatrici di Seung-Hui Cho del massacro del Virginia Tech non è mai stata resa pubblica. I rapporti iniziali affermavano che erano stati trovati dei “medicinali per la depressione” nei suoi effetti personali. Ma le sue analisi tossicologiche e la sua storia medica recente non sono mai state rese pubbliche per sapere se Cho era in astinenza da farmaci psichiatrici. (33 persone sono rimaste uccise e 29 ferite, ma queste cifre non sono state incluse nei totali delle persone ferite e uccise menzionati sopra.)
21 marzo 2005, Red Lake Indian Reservation, Minnesota: il 16enne, nativo americano Jeff Weise era sotto l’influenza dell’antidepressivo Prozac quando ha ucciso nove persone e ne ha ferite cinque prima di suicidarsi.
Febbraio 2004, Greenbush, New York: il 16enne Jon Romano è entrato nella sua scuola di East Greenbush e ha aperto il fuoco con una pistola. Il maestro Michael Bennett è rimasto ferito ad una gamba. Romano stava prendendo “medicinali per la depressione”.
22 marzo 200, El Cajon, California: Il 18enne Jason Hoffman era sotto l’effetto di due antidepressivi, Effexor e Celexa, quando ha aperto il fuoco nella sua scuola superiore della California ferendo cinque ragazzi. Hoffman faceva anche parte di un programma di “gestione della rabbia”.
7 marzo 2000, Williamsport, Pennsylvania: La 14enne Elizabeth Bush era sotto l’effetto dell’antidepressivo Prozac quando a sparato ai suoi compagni a Williamsport, Pennsylvania, ferendone uno.
20 maggio 1999, Conyers, Georgia: Il 15enne T.J. Solomon era stato trattato con una combinazione di antidepressivi quando ha aperto il fuoco e ferito 6 dei suoi compagni di classe.
20 aprile 1999, Columbine, Colorado: Il 18enne Eric Harris era in cura con l’antidepressivo Luvox quando lui e il suo partner Dylan Klebold hanno ucciso 12 compagni di classe e un’insegnante e ne hanno feriti altri 23 prima di suicidarsi in uno dei più sanguinosi massacri scolastici. Il medico legale ha confermato nei rapporti tossicologici che gli antidepressivi erano nel suo sistema. L’autopsia di Dylan Klebold non è mai stata resa pubblica. Harris e Klebold frequentavano dei corsi di “gestione della rabbia” e di “educazione
alla morte”.
16 aprile 1999, Notus, Idaho: il 15enne Shawn Cooper ha sparato ben due caricatori ma per fortuna ha mancato gli studenti; stava prendendo un mix di antidepressivi.
21 maggio 1998, Springfield, Oregon: il 15enne Kip Kinkel ha assassinato i suoi genitori e quindi è andato a scuola ed ha aperto il fuoco sugli studenti della caffetteria, ammazzandone due e ferendone 22. Kinkel stava prendendo Prozac. Kinkel frequentava anche dei corsi di “gestione della rabbia”.
Tratto da: cchrstl.org/wordpress/
Commento NdR: La responsabilità è chiara: il denaro, il potere e l’influenza delle industrie farmaceutiche corrompono tutto. L’occultamento di studi scientifici negativi, per proteggere gli interessi degli azionisti, a rischio della salute dei bambini, mette in luce l’immoralità di un mercato senza restrizioni e senza regole..
Inoltre occorre dire che questi ragazzi sono TUTTI vaccinati, quindi con problemi di salute (gastrointestinali e non solo) quindi facilmente in preda a depressioni ed a instabilità caratteriale i quali per suggerimento dei medici, assumono altri farmaci aggravando così la propria malattia depressiva !
Primo caso penale negli USA – Il giudice è d’accordo: il Prozac ha trasformato l’adolescente in assassino !
L’antidepressivo ha causato una sindrome simile a quella degli stimolanti, causando comportamento maniacale, suicida e violenza.
Il giudice Robert Heinrich, dopo avere ascoltato l’opinione del perito della difesa, lo psichiatra Peter Breggins, ha reso note le sue conclusioni circa il sedicenne che aveva pugnalato a morte il suo amico:
“La sua normalità di base conferma ulteriormente che egli non rappresenta più un pericolo di violenza per la società, e che il suo peggioramento mentale, con la violenza che ne è seguita, non avrebbe avuto luogo senza il Prozac. ” D’accordo con la perizia del Dr. Breggins il giudice ha poi stabilito che “l’imputato non ha alcuna delle caratteristiche del violento e le prospettive di riabilitazione sono buone”.
Si tratta del primo caso penale negli USA in cui un giudice dichiara esplicitamente che la causa dell’omicidio risiede in un antidepressivo.
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La Commissione per violazioni della psichiatria tedesca KVPM Kommission für Verstöße der Psychiatrie gegen Menschenrechte Deutschland e.V.“ (KVPM) è venuta a conoscenza dell’uso regolare di psicofarmaci da parte di Tim Kretschmer (il pluriomicida della scuola tedesca del mese di marzo 2009).
I suoi pseudo dottori sono accusati di negligenza per morte in 16 casi, come il sospetto di lesioni colpose delle famiglie, Tim Kretschmer di Winnenden sotto effetto di psicofarmaci ha fatto strage l’11 marzo 2009 uccidendo quasi esclusivamente ragazze, problema presente del giovane paziente.
Il KVPM già poche ore dopo il ricevimento della notizia dei terribili crimini, lancia alla polizia di Winnenden in Waiblingen un fax sottolineando che molti giovani hanno fatto strage presso le scuole degli Stati Uniti dopo la somministrazione delle psico-pillole l’effetto di questi medicinale è solo il primo passo verso un comportamento aggressivo nei confronti delle persone vicine. Difatti lo stesso giorno si conferma la presenza della psichiatria nella vita di Tim K.
La lettera di accusa è stata ricevuta giovedì scorso da procuratore dell’indagine, signora Hanss.
Lo stesso giorno è stato annunciato che Tim K. Ripetutamente consultava la psichiatria presso la clinica Weissenhof di Weinsberg, dove fu in trattamento per la depressione come altri problemi educativi.
Il 12 Marzo 2009, l’associazione ha inviato una lettera al giudice competente come al medico forense del corpo di Tim K. Il KVPM ha chiesto ai medici, campioni di capelli del reato da per verificare la presenza di residui di sostanze psicotrope a cercare quelle droghe avvertendo le autorità a livello mondiale.
Molti di questi psicofarmaci in circolazione provocano esplosioni di violenza, come effetto primario, aumentando il rischio di comportamento suicidario negli adulti sotto i 25 anni.
Bernd Trepping, Presidente della KVPM Germania, scrive nella lettera con: “Nei fatti passati è stato dimostrato un alto indice di criminalità e terrorismo scolastico da parte di ragazzi ai quali sono stati somministrate psico-pillole, questa è una nuova forma di terrorismo da parte della psichiatria verso la società alla quale è impossibile essere solo spettatori”.
Medici i quali somministrano questi forti psicofarmaci sono persone le quali il diritto penale non è ancora apparso significativo o un trovano ancora un motivo tangibile, viste le esperienze fatte dalla FDA (U. S. Food and Drug Administration).
La KVPM sottolinea e ricorda “i potenziali problemi di sicurezza”, che nel giugno 2005 sono stati pronunciati dalla (FDA), in connessione con la gestione di alcuni farmaci psichiatrici,
Il comportamento aggressivo e violento è oramai dimostrato di fatti come pure un’ordinanza è stata emanata a citare questi effetti collaterali primari nelle confezioni di vari antidepressivi esistenti, nel mese di agosto / settembre 2005 dall’ Istituto federale per la droga e dei dispositivi medici (BfArM / Bundesinstitut für Arzneimittel und Medizinprodukte ), L’imprenditore farmaceutico è obbligato a citare chiaramente questi avvertimenti nella confezione delle pillole in questione.
Il KVPM, la polizia e il procuratore Waiblingen di Stoccarda dispongono un elenco di 15 casi documentati dagli Stati Uniti, che fino ad allora “discreta” la gente in connessione con le droghe pericolose Psycho molto gravi atti di violenza sono stati perpetrati.
I giovani nei maggior numero di casi sono loro stessi a recarsi dal dottore onde ricevere queste psico-droghe, e a questi dottori riesce difficile filtrarvi i veri o falsi pazienti, ma alla fine l’effetto dei psicofarmaci non cambia minimamente.
In Germania nel frattempo sono più di 150.000 bambini i quali ricevono queste sostanze psicotrope dai psichiatri o medici di famiglia. Gli psichiatri dispongono ora di un nuovo record dei nuovi disordini inventati per i bambini, dal manuale DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), tra cui l’apprendimento, un malfunzionamento del computer, la nostalgia, compreso iperattività ADHD, Amusia, Disortografia, Discalculia, Dislessia, Legastenia, Disgrafia.
Bambini in perfetta salute secondo il manuale DSM possono essere timbrati per malati mentali , prescrivendo loro sostanze psicotrope.
Magari un ragazzo/bambino robot di altissima precisione di fonetica e scrittura riuscirebbe a sfuggire ai sintomi citati sul DSM. Le ditte farmaceutiche (Novartis in testa) sono state pure in grado di redigere fumetti onde influenzare i bambini a prendere queste psico-pillole.
“Dato il nuovo record di dosi di farmaci pericolosi per i bambini la Psicoanalisi in Germania è giunto il momento che i medici, i genitori, i politici e i mass media devono confrontare il problema della psicotrope, indotta da focolai di violenza.
Fonte:http://www.online-artikel.de/article/winnenden-menschenrechtsverein-zeigt-psychiater-an-17424-1.html
Der Verein Kommission für Verstöße der Psychiatrie gegen Menschenrechte Deutschland e.V. (KVPM) www.kvpm.de
Tratto da:
http://www.ecplanet.com/blog/archive/2009/03/23/winnenden-i-psichiatri-di-tim-kretschmer-accusati-di-negligenza-per-morte-in-16-casi.html
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I bambini con la scimmia
Non sono bastate le campagne informative, i testimonial istituzionali, le petizioni e gli inviti alla prudenza. Mentre il Ministero della Salute continua a fare orecchie da mercante, l’avanzata degli psicofarmaci serviti a minori con presunti disturbi psichici, fra cui il noto “deficit di attenzione e iperattività”, prosegue senza soste risultando, dati alla mano, l’unica terapia presa in considerazione.
Secondo i dati raccolti dal Ministero della Salute, il 9% dei minori italiani sarebbe affetto da disturbi psichici. Gli affetti della Sindrome di iperattività e deficit di attenzione (ADHD), al centro di polemiche e criticata da più parti in tutto il mondo, sarebbero tra l’1 e il 2% dei bambini e teen ager italiani: tra i 80.000 ed i 160.000 individui che rischiano, a breve, di finire tutti in cura con metanfetamine e farmaci psicotropi, nello specifico Ritalin (Novartis) e Strattera (Ely Lilly).
Fin qui stime prudenti, vista la prassi internazionale e i proclami di correnti particolarmente estreme che – anche in Italia – parlano di almeno un 5% dei bambini da medicalizzare.
Ciò che più preoccupa però è il trattamento che le autorità sanitarie ed i genitori, stanno riservando ai bambini che, una volta diagnosticati sulla base di dubbi parametri soggettivi, hanno cominciato le cure rivolgendosi ai primi degli oltre 80 centri di cura previsti sul territorio. Secondo i dati dell’istituto superiore di sanità, l’83% dei ragazzi malati è stato sottoposto a trattamenti con psicofarmaci, nello specifico metanfetamine. Questi farmaci, se da una parte si limitano a calmare il bambino senza agire sulle presunte cause del malessere, influiscono grossolanamente sui livelli di neurotrasmettitori…..
… un campo delicato riguardo al quale si è capito ancora poco, ponendo rischi per la salute (pericoli per l’apparato cardio-circolatorio e sindromi maniaco-depressive), rischi di dipendenza fisica (il 25% fatica a farne a meno), e soprattutto creando una mentalità di uso leggero e spensierato del farmaco psicotropo nei consumatori di domani.
Quella che anche in altri paesi, mercati più ampi al centro da anni di battaglie tra aziende farmaceutiche e accademici critici, è una estrema ratio, un rimedio estremo, in Italia è la prassi. In paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, che per primi hanno “inventato” la malattia e la hanno importata nel contesto europeo, solo il 32% e il 18% dei rispettivi minori è posto in terapia con psicofarmaci.
La terapia farmacologica è quella meno impegnativa e meno costosa, mentre le costose sedute psicologiche e soprattutto la pazienza, il dialogo, l’affetto, l’attenzione, sono merci sicuramente più gravose. In Italia, essendo il problema nuovo, non si è inoltre ancora creata la cultura della prudenza ed il passaparola tra le vittime di queste brutture. I pediatri, gli educatori, il ministero ed anche certi giornalisti, sono abbordati da rappresentanti commerciali col camice, che sciorinano ricerche parziali e magari offrono, come d’altra parte si usa spesso fare nell’ambiente, borse di studio o inviti a conferenze nei paradisi tropicali. I genitori, posti di fronte ad un problema di fronte al quale sono impreparati, vengono avvicinati da professionisti, da “autorevoli scienziati”; si voltano in cerca di aiuto e si perdono nel silenzio del Ministero e nelle pacche sulla spalla dei membri dell’Associazione Famiglie Italiane ADHD, gruppo di genitori sostenitori di queste cure farmacologiche che non negano finanziamenti da parte delle case farmaceutiche e che hanno presenziato una Conferenza Stampa, proprio con il Ministero, curata da tale Chiara Gallarini, PR della società Ketchum che cura le relazioni pubbliche di Novartis e Ely Lilly, cioè i produttori degli psicofarmaci in questione.
Alla luce di questi dati, non è difficile spiegare le percentuali anomale costruite da un marketing molto determinato inserito su una mentalità già costruita da anni di propaganda commerciale; quella mentalità di fiducia cieca che ha avuto come culmine la collocazione dei farmaci, prodotto particolarmente problematico, nel tempio del consumo a cuor leggero quale il supermercato.
E’ un’Italia terra di conquista, incapace di opporre resistenza a tutto ciò che si ammanta del camice di “progresso” e di “scientifico”, che si comporta come un paese del Terzo Mondo in balia di ricatti e corruzione, di timidezza e incompetenza, nonostante le campagne di informazione che, sulla scorta dell’esperienza di altre nazioni, stanno affrontando il problema fin da quando era solo una questione americana.
Le critiche all’ADHD ed all’approccio farmacologico non vengono infatti dagli ambienti della controinformazione o da ricercatori in cerca di nicchie di sostenitori. La campagna “Giù le mani dai bambini”, sostenuta da ambienti dell’informazione (Rai, agenzie stampa italiane, la maggior parte dei quotidiani nazionali da Repubblica a Liberazione), ambienti cattolici (ad esempio le ACLI), personaggi dello spettacolo (da Linus a Beppe Grillo, passando per gli attori di Carabinieri e Marco Berry), ha potuto veramente poco e minaccia di ritirarsi dal tavolo di concertazione tra i soggetti interessati.
«Abbiamo presentato provocatoriamente ai rappresentati dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’AIFA (agenzia italiana del farmaco) oltre 500 pagine di ricerche scientifiche che criticano le loro linee guida, -spiega il portavoce Luca Poma – ma il parere di autorevoli esperti non viene tenuto in alcuna considerazione, ed il messaggio che ne deriva è uno solo: questi protocolli terapeutici non si toccano e gli psicofarmaci ai bambini si daranno, punto e basta. Noi non possiamo e non vogliamo essere complici di una strategia di medicalizzazione del disagio dei minori. E’ necessario approfondire i motivi per cui qualcuno, nonostante tutte le evidenze scientifiche prodotte, continua a rifiutare di modificare questi protocolli».
In realtà le critiche non si fermano ai metodi di cura, che pure sono il campo sul quale si gioca la battaglia tra chi vuole versare a cuor leggero sostanze in grado di cambiare personalità ed equilibri psichici nel cervello, l’organo più delicato e più sconosciuto, e chi vuole evitare interventi invasivi auspicando una nuova riscoperta del rapporto tra adulti e minori.
Ad essere sotto accusa è prima di tutto la definizione stessa di disturbo psichico, un’etichetta che si reputa come data in maniera generalizzata in risposta più al business e alle paure di una “società dei grandi” incapace, o troppo impegnata, per trattare con i minori più problematici, che a reali parametri “scientifici”. I disturbi psichici (riscontrati, secondo il ministero, in quasi un ragazzo su 10), per il quali ad esempio è utilizzabile il Prozac fin dagli 8 anni, sono infatti generalmente insiemi di sintomi, di comportamenti mal capiti giudicati eccessivi o anomali, non dimostrabili né riscontrabili in nessun tipo di analisi prettamente scientifica. Questo rende particolarmente complicata la prescrizione di una terapia che, per rassicurare i genitori immersi da decenni nella “cultura del quick-fix” nella quale il corpo difettoso va semplicemente aggiustato con l’ultimo ritrovato di qualche industria, deve necessariamente essere farmacologica.
L’efficacia reale di queste cure a base di psicofarmaci, in rapporto ai rischi, è un altro argomento oggetto di forti discussioni e timori. Una metaricerca tra i dati recuperabili dalle stesse case produttrici di antidepressivi, ad esempio, ha spiegato come l’effetto reale degli antidepressivi (differenza tra effetto placebo ed effetto delle sostanze contenute nel farmaco) sia scientificamente irrilevante, al contrario delle possibili controindicazioni e della sofferta modificazione dei livelli di neurotrasmettitori, dei quali si conosce molto poco, ai quali tra l’altro l’organismo tende spesso ad opporsi provocando una forma di assuefazione (1). Tra di essi il Prozac, che l’UE ha autorizzato per tutti gli individui dagli 8 anni in su, nonostante l’FDA (ente statunitense del farmaco) abbia ammesso che questi prodotti, almeno fino ai 24 anni, provocano un aumento dei suicidi.
L’effetto di farmaci psicotropi, se già desta preoccupazioni sugli individui adulti, suscita ancora più timori quando ad essere sottoposti a questi trattamenti “di frontiera” sono i bambini. Bambini bollati fin da piccoli come strani, come malati. Bambini curati con leggerezza con pastiglie che modificano i livelli di sostanze presenti nel cervello di cui a mala pena si è capita parte della funzione, che potranno avere chissà quali conseguenze nella personalità, nella stabilità, nella capacità di vivere le emozioni di ragazzi sedati nella fase più delicata della loro formazione.
E se è vero che i ragazzi sono gli adulti di domani, pare come minimo avvantato affidare il loro ed il nostro futuro agli esperimenti ed alle esigenze economiche di una cricca di irresponsabili imprese commerciali.
By Andrea Franzoni
Tratto da:
http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=1803
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STORIA DI UNO SCANDALO – 26 luglio.2004 (1)
L’Alliance for Human Research Protection, un ente americano che si occupa di etica nelle ricerche mediche, era venuta in possesso, e aveva pubblicato, dei documenti segreti, che dimostravano l’aumento di comportamenti suicidi nei bambini in trattamento con antidepressivi. Il Dr Andrew Mosholder, esperto dell’Ufficio per la Sicurezza dei Farmaci dell’ FDA, aveva infatti trovato un raddoppio di comportamenti suicidi tra i bambini in trattamento con antidepressivi, rispetto ad altri bambini diagnosticati come depressi, ma non trattati: aveva quindi invitato l’agenzia a seguire l’esempio del Ministero della Salute Inglese, che aveva messo in guardia i medici sui rischi dei nuovi antidepressivi nei bambini.
Invece la FDA aveva soppresso il rapporto del Dr. Mosholder, perché “ …pensavamo che l’analisi fosse prematura e i dati non ci sembravano completi”: così si era difeso il Dr Robert Temple, direttore del centro di valutazione del farmaco dell’ FDA.
L’aver nascosto dei risultati importanti per la salute pubblica, ha ovviamente suscitato scalpore e innescato reazioni politiche al Congresso, con inchieste e interrogatori agli impiegati dell’ufficio in cui lavorava il Dr Mosholder.
I risultati di tanto clamore non si sono fatti attendere:
20 Agosto(2)
In un documento intitolato “Aggiornamento sulla revisione degli antidepressivi nei bambini”, l’FDA comunica di aver commissionato alla Columbia University , uno studio di revisione sui comportamenti o pensieri suicidi di circa 4000 bambini e adolescenti in trattamento con i vari antidepressivi. Viene inoltre programmato un meeting a Bethesda per il 13 e 14 settembre , a cui sono invitate tutte le parti interessate, nel corso del quale saranno prese decisioni riguardanti eventuali aggiornamenti dei foglietti illustrativi dei farmaci.
Lo studio della Columbia University conferma i risultati del Dr. Mosholder sull’aumento dei comportamenti autolesionistici dei bambini trattati con antidepressivi.
16 Settembre (3)
Comunicato dell’FDA
“La Food and Drug Administration (FDA) appoggia le raccomandazioni fatte a questa Agenzia dalla Commissione per gli psicofarmaci e dalla Commissione Pediatrica, riguardo ad un aumentato rischio di comportamenti e pensieri suicidi, associato con l’uso di alcuni antidepressivi in età pediatrica.
L’FDA si è messa al lavoro per adottare nuovi foglietti che aumentino le avvertenze, e per fornire informazioni ai pazienti, a cui tali farmaci sono prescritti.
Riassumendo, i membri delle Commissioni:
1) hanno approvato l’approccio della FDA per analizzare i comportamenti suicidi osservati in trial clinici controllati, e hanno affermato che le nuove analisi rafforzano le loro convinzioni sui risultati;
2) hanno concluso che la scoperta di un aumentato rischio in età pediatrica, va esteso a tutti i farmaci presi in esame (Prozac, Zoloft, Remeron, Paxil, Effexor, Celexa, Wellbutrin, Luvox e Serzone);
3) raccomandano che ogni avvertenza su un aumentato rischio di suicidio in pazienti pediatrici, dovrebbe essere estesa a tutti i farmaci antidepressivi, inclusi quelli che non sono stati studiati, perché i dati disponibili non sono sufficienti per escludere nessun farmaco dall’aumento di rischio;
4) hanno raggiunto a maggioranza (15 sì-8 no) la decisione di riferire a tutti gli antidepressivi, l’avvertenza riguardo l’aumentato rischio di comportamenti suicidi nei pazienti pediatrici:
5) hanno appoggiato l’ idea di un “foglio informativo” (Medication Guide) per questa classe di farmaci, da fornire al paziente o al suo medico curante, per ogni singola prescrizione;
6) raccomandano che questi farmaci non siano banditi, perché le Commissioni pensano che l’accesso a queste terapie sia importante per quelle persone che ne traggono beneficio;
7) raccomandano infine, che i risultati dei trial clinici sulla depressione nei bambini, siano inclusi nei foglietti illustrativi dei farmaci antidepressivi.”
Note:
(1)British Medical Journal del 7 Agosto 2004
(2) FDA Talk Paper del 20 Agosto 2004
(3)FDA Statement. For immediate release. September 16, 2004
Un’ altra notizia interessante: L’8 agosto 2004 viene pubblicato su Archive of Pediatrics & Adolescent Medicine, uno studio dal titolo : “Nuovi consumatori di antipsicotici tra i bambini”, in esso si afferma che gli antipsicotici di nuova generazione (olanzapine), avendo effetti collaterali diversi da quelli dei farmaci precedenti, possono indurre i medici a prescriverli anche per disturbi del comportamento, senza che la loro efficacia sia stata dimostrata da dati clinici.
Lo studio conclude che, dal 1996 al 2001, il consumo di antipsicotici tra i bambini è quasi raddoppiato, con un sostanziale aumento per l’ADHD, per i disturbi affettivi e del comportamento.
(Seconda parte)
La Commissione di esperti della FDA ritiene che tutti gli antidepressivi dovrebbero riportare, in un riquadro nero (black box), l’avvertenza che gli adolescenti trattati hanno una maggiore probabilità di suicidarsi.
Le avvertenze “black box” sono tra le più severe, essendo riservate a farmaci con effetti collaterali fatali. Il Dr. Temple, direttore del centro per la valutazione del farmaco della FDA, sostiene che di solito l’FDA segue le raccomandazioni delle sue Commissioni, ma in questo caso la decisione non è stata unanime (15 favorevoli e 8 contrari).
Il voto è arrivato dopo la presentazione delle nuove analisi , il 13 e 14 Settembre, che dimostravano quasi un raddoppio dei comportamenti e pensieri suicidi nei bambini in trattamento con antidepressivi.
Gli effetti del “black box” sono variabili: in alcuni casi si è giunti ad una repentina riduzione nelle prescrizioni, altre volte non si è notata una grande differenza.
Secondo il Direttore dell’ informazione del farmaco all’Università del Kansas, Dr.Joyce Generali, dal 14 Luglio 192 farmaci, nella maggior parte antineoplastici, hanno riportato le avvertenze “black box”.
Alcuni esperti della Commissione hanno espresso il timore che le avvertenze “black box” possano ridurre il numero di medici che prescrivono antidepressivi, ma il Dr. Thomas Newman , professore di epidemiologia e pediatria all’Università di San Francisco, anch’egli parte della Commissione , ha sostenuto che, di fronte alla forte evidenza di pericolo e alla scarsa prova di efficacia, non sarebbe un male se il consumo di questi farmaci diminuisse.
Il Dr Matthew Rudorfer, del National Institute of Mental Health, afferma :” Sebbene gli antidepressivi possano essere la causa del 2-3% dei suicidi , questa percentuale è comunque inferiore del 15% rispetto a quella degli adolescenti non trattati”.
Ma la sua affermazione è smentita dal Dr. Peter Breggin, psichiatra e farmacologo. “Ciò è ridicolo e falso: non c’è uno straccio di prova che gli antidepressivi riducano i suicidi, inoltre il 2-3% di cui parlano gli studi della FDA, si riferisce all’aumento rispetto alla percentuale di suicidi in pazienti non trattati.” Aggiunge inoltre: “Le avvertenze “black box”, non sono le più stringenti a disposizione dell’FDA, gli esperti della Commissione potrebbero indicare che questi farmaci sono controindicati in età pediatrica, ma dati i loro profondi legami con l’industria farmaceutica, non lo faranno mai”.
Infatti, secondo un portavoce dell’ FDA, 10 esperti erano stati rifiutati a causa di un “Conflitto di interessi”.
Il Dr. Lawrence Diller, pediatra e autore di due libri sui bambini e i farmaci psicotropi, durante il dibattito del 13 e 14 Settembre, aveva detto: “I medici in prima linea, stanno perdendo fiducia nei ricercatori, soprattutto quando vengono a sapere che i risultati di 8 studi negativi riguardo agli antidepressivi , non sono stati rivelati né ai medici, né al pubblico.”
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Lo psicofarmaco pediatrico Strattera è associato al rischio di ideazioni suicidarie
Eli Lilly – su richiesta della Food and Drug Adiministration, l’organismo di controllo sanitario USA – ha dovuto inserire ieri nella scheda tecnica di Strattera (molecola base l’atomoxetina) un “warning” riguardante il rischio di ideazione suicidaria tra i bambini e gli adolescenti trattati con lo psicofarmaco.
L’atomoxetina è stata posta in commercio dalla casa farmaceutica Eli Lilly in risposta alla posizione dominante della Novartis con il suo Ritalin (metilfenidato), e trova anch’essa impiego nel trattamento dell’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione ed Iperattività) e di altre sindromi del comportamento infantile. Secondo la casa produttrice, lo Strattera avrebbe dovuto distinguersi dal prodotto concorrente per un miglior rapporto rischi/benefici ed un impatto minore in termini di effetti collaterali, posizione condivisa anche da diverse associazioni genitoriali “sponsor” della soluzione farmacologica.
La Campagna di farmacovigilanza Giù le Mani dai Bambini già nel primo semestre 2005 aveva bollato in Italia queste dichiarazioni del produttore come “pure manovre di marketing”, evidenziando ai consumatori il profilo di rischio del prodotto anche a normali dosaggi terapeutici.
Secondo l’FDA, i bambini e gli adolescenti trattati con Atomoxetina dovrebbero essere ora attentamente monitorati per il presentarsi – o per il peggioramento – di sintomi quali agitazione, intollerabilità, ideazioni o comportamenti suicidi, e per inusuali cambiamenti nel comportamento, soprattutto durante i primi mesi di terapia o nel momento in cui viene modificato il dosaggio del farmaco.
Nelle scorse settimane, cinque giovani che stavano partecipando a studi clinici con atomoxetina hanno infatti riportato ideazioni suicidarie, contro nessuno dei pazienti che assumeva placebo, ed un giovane, mentre stava assumendo Strattera, ha tentato il suicidio.
Fonte: FDA, Press Room – Giù le Mani dai Bambini
Tratto da:
www.giulemanidaibambini.org – www.handsoffthechildren.org
Commento NdR: La responsabilità è chiara: il denaro, il potere e l’influenza delle industrie farmaceutiche corrompono tutto. L’ occultamento di studi negativi, per proteggere gli interessi degli azionisti delle aziende farmaceutiche, a rischio della salute dei bambini, mette in luce l’immoralità di un mercato senza restrizioni e senza regole” sempre più corrotto dalle Big Pharma.