RIVISTE MEDICHE – Alti COSTI e “No agli studi manipolati” – 1
Il Dott. Gennaro Muscari smaschera la “prestigiosa” rivista scientifica Lancet dai microfoni di Radio Gamma5
Per ascoltare la registrazione della trasmissione, link :
http://saluteeambiente.org/doc/MUSCARI.mp3
Truffa delle riviste dette “scientifiche”
Riviste mediche taroccate, autori fantasma, mazzette, intimidazioni e… altro….
Continua in: Riviste mediche – 2 + il Caso Wakefield
I media (TV, Radio; Giornali, Riviste, ecc., essendo controllati dalle multinazionali, sono tutti contro l’America ed il suo popolo … “la dittatura di disinformazione” (fake mews), cerca di sostituire tutti i FATTI con le FICTIONS
Le riviste mediche dipendono completamente dalla pubblicità delle case farmaceutiche, che possono procurare tra il 97 e il 99 percento delle entrate pubblicitarie.” By Harriet Washington
Articolo in inglese: http://www.theamericanscholar. org/flacking-for-big-pharma/
2018 – “Nature” pubblica un dato allarmante: il 70% dei ricercatori, non è riuscito a riprodurre gli esperimenti pubblicati con metodo peer review (11), cioè il 70% della letteratura scientifica indicizzata non supera la prova di validazione.
Sempre su Nature si parla di “frode sistematica” nella letteratura scientifica. (22) Ma come ? Tutto il metodo scientifico è basato sulla riproducibilità o confutazione dei dati !
Ecco come la scienza cerca di correggere se stessa, di migliorare, di superare se stessa, aprendo dubbi e facendo verifiche.”
http://www.italiachecambia.org/2019/03/vaccini-questioni-aperte-1-dati-sicurezza/#
Il BMJ mette in discussione la trasparenza delle informazioni sulla sicurezza del vaccino anti-pandemrix.
Una serie di rapporti interni di GlaxoSmithKline suggeriscono la possibilità che sia emerso un serio segnale di sicurezza per la Pandemrix durante le campagne di vaccinazione H1N1 del 2009.
I dati indicano grandi discrepanze nel tasso di segnalazione di eventi avversi per la Pandemrix rispetto ad altri vaccini contro la pandemia influenzale GSK.
Il fabbricante e alcuni organismi sanitari pubblici hanno ricevuto relazioni, ma non le hanno rese pubbliche.
Perché le domande sulla sicurezza del vaccino non sono emerse prima?
Il sistema di monitoraggio della sicurezza del vaccino è adatto allo scopo?
Un’indagine pubblicata oggi da The BMJ solleva questioni fondamentali sulla trasparenza delle informazioni relative alla sicurezza del vaccino Pandemrix di GlaxoSmithKline utilizzato nel 2009-2010.
Otto anni dopo l’epidemia di “influenza suina” H1N1 del 2009, stanno emergendo nuove informazioni su una differenza impressionante nel numero e nella frequenza degli eventi avversi segnalati per tre vaccini pandemici GSK approvati e utilizzati in tutto il mondo.
I rapporti sulla sicurezza interna del 2009 – scoperti nell’ambito di una causa – suggeriscono che la GSK e i funzionari della sanità pubblica erano a conoscenza di una serie di eventi avversi gravi registrati in relazione alla pandemia, spiega Peter Doshi, Associate Editor di The BMJ.
Ma sembrerebbe che né GSK né le autorità sanitarie abbiano reso pubbliche le informazioni, né durante l’epidemia di H1N1 né negli otto anni successivi.
Doshi è venuto a conoscenza delle relazioni di un collega, Tom Jefferson, che è stato assunto come testimone esperto in una causa che sostiene che la Pandemrix ha causato il disturbo del sonno narcolessia.
Jefferson ha utilizzato le informazioni per calcolare i tassi di eventi avversi per vaccino, che ha mostrato grandi differenze tra Pandemrix e altri vaccini pandemici GSK.
Il BMJ ha condotto una propria analisi e ha scoperto che Pandemrix ha riferito, in proporzione, eventi avversi cinque volte di più di Arepanrix e di un altro vaccino H1N1 prodotto da GSK.
I dati sono insufficienti per trarre conclusioni di causa-effetto, ma per Gillian O’Connor, l’avvocato coinvolto nella causa per narcolessia, la disparità era “di una differenza così evidente che chiunque volesse prendere il vaccino Pandemrix avrebbe probabilmente, se avesse ricevuto queste informazioni, di non scegliere di non avere la vaccinazione Pandemrix”.
In molti dei rapporti della GSK, l’azienda si riferisce ad aver condotto “controlli di sicurezza”. Il BMJ ha chiesto a GSK una copia di queste revisioni, ma GSK non le ha fornite.
Invece, l’azienda ha detto che “continuamente valutato tutti i dati di sicurezza disponibili e condiviso i dati con l’Associazione europea dei medicinali (EMA) e altre autorità di regolamentazione dove il vaccino è stato concesso in licenza in modo che le autorità potrebbero condurre le proprie valutazioni indipendenti.
Il BMJ ha anche chiesto a GSK se ha mai notificato agli operatori sanitari le discrepanze nel tasso di eventi avversi tra i suoi prodotti, se ha preso in considerazione la possibilità di ritirare la pandrix dal mercato, o di raccomandare l’Arepanrix o il vaccino di un’altra azienda. Ma GSK ha rifiutato di rispondere a queste e a tutte le domande di The BMJ, citando il contenzioso in corso.
Anche il Ministero della Salute britannico ha rifiutato di commentare il motivo per cui ha raccomandato la Pandemrix rispetto al vaccino di un’altra azienda.
Ciò che l’EMA sapeva – o avrebbe potuto sapere – sulla sicurezza comparativa dei vaccini pandemici di GSK è difficile da distinguere, scrive Doshi. L’EMA ha detto al BMJ che “non effettua valutazioni comparative dei benefici e dei rischi tra prodotti approvati nell’UE, o tra prodotti UE e prodotti approvati o utilizzati al di fuori dell’UE”.
Questi eventi sollevano interrogativi fondamentali sulla trasparenza delle informazioni e si chiede se il monitoraggio della sicurezza dei farmaci e dei vaccini (noto come farmacovigilanza) sia adatto allo scopo, scrive Doshi.
Ad esempio, quando i funzionari della sanità pubblica hanno il dovere di avvertire l’opinione pubblica di eventuali danni provocati dai vaccini individuati attraverso la farmacovigilanza ?
Quali dettagli dovrebbero essere forniti al pubblico, chi dovrebbe fornirli e la fornitura di tali informazioni dovrebbe essere proattiva o passiva ?
“Se la storia si dovesse ripetere, il pubblico ha il diritto di sapere ?
Tratto da: https://www.eurekalert.org/pub_releases/2018-09/b-tbq091918.php
La rivista “Nature”: Big Pharma comanda e l’editore esegue:
– http://www.secoloditalia.it/2018/05/clamorosa-marcia-indietro-nature-sulla-pericolosita-dei-vaccini/
Lo scienziato scopre che le cellule che “ingeriscono” l’alluminio dei Vaccini, sono le stesse cellule trovate nei cervelli autistici – poi lo scienziato viene bloccato nelle ricerche sospendendogli i finanziamenti…..Big Pharma esulta…
– 20/08/2019 – By Arjun WaliaCE Staff Writer
I fatti:
Il dottor Christopher Exley, professore di chimica bioinorganica alla Keele University spiega cosa succede all’alluminio quando viene iniettato tramite un VACCINO.
Riflettere su:
I medici stanno imparando e sono aggiornati con le ultime pubblicazioni sui vaccini ?
Perché non ci sono stati studi di sicurezza per dimostrare che è sicuro iniettare alluminio, per non parlare dei molti altri ingredienti presenti nei vaccini ?
Quello che sta accadendo nel nostro mondo per quanto riguarda la censura dell’informazione è incredibile. E’ veramente orwelliano, dato che ora abbiamo diversi “ministeri della verità” che stanno determinando cosa è reale e cosa è falso, cosa è lecito e cosa non lo è. Si potrebbe pensare che gli esseri umani sono in grado di determinare da soli ciò che viene considerato una notizia “falsa”, non dovremmo forse permettere a noi e alla gente di decidere?
La verità è che questa censura dell’informazione sta avvenendo su tutti i fronti, e non si tratta di integrità dei media, ma soprattutto di mettere a tacere e censurare informazioni che non rientrano nel quadro accettato di certe agende politiche ed elitarie.
L’estensione del browser NewsGuard, ad esempio, promette di aiutare i lettori a scegliere le notizie false. Tuttavia, NewsGuard è finanziato e gestito da persone legate al CFR, all’Atlantic Council e ad altre figure di spicco dell’elite.
Questo è anche il motivo per cui Julian Assange di Wikileaks è stato messo a tacere, perché la verità spesso minaccia varie agende aziendali e politiche, che sono estremamente immorali e immorali.
Molti argomenti sono stati censurati ed etichettati come “notizie false”. Questo include la presentazione di informazioni che vengono pubblicate da autorevoli accademici in riviste scientifiche peer-reviewed. Qualsiasi tipo di informazione che vada contro l’establishment/industria medica viene censurata. Molti articoli sono stati ritirati per proteggere l’industria e i profitti aziendali.
“La professione medica viene acquistata dall’industria farmaceutica, non solo in termini di pratica medica, ma anche in termini di insegnamento e ricerca. Le istituzioni accademiche di questo paese si stanno permettendo di essere gli agenti retribuiti dell’industria farmaceutica. Penso che sia vergognoso”.
By – Arnold Seymour Relman (1923-2014), professore di medicina ad Harvard ed ex redattore capo del New England Medical Journal (Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC1126053/#ref15 )
I vaccini sono un argomento importante e i media mainstream bombardano costantemente qualsiasi documento, pubblicazione o informazione che metta in discussione la sicurezza dei vaccini. I giganti dei social media stanno censurando articoli – non importa quanto siano ben reperiti, presentati e credibili – che dipingono i vaccini sotto una luce dannosa. Le tattiche attualmente usate dal mainstream stanno semplicemente ridicolizzando chiunque metta in discussione la sicurezza dei vaccini e l’etichettatura delle informazioni che li dipinge sotto una luce dannosa come “propaganda anti-vaccino”.
Non c’è mai menzione delle reali preoccupazioni che vengono sollevate riguardo alla sicurezza dei vaccini, c’è solo il ridicolo e l’assassinio di coloro che stanno creando consapevolezza.
C’è un motivo per cui il National Childhood Vaccine Injury Act ha pagato quasi 4 miliardi di dollari alle famiglie di bambini feriti con il vaccino, e questo perché non sono completamente sicuri per tutti, questo non è un accordo ‘one size fits all’.
Inoltre, gli ingredienti del vaccino non sono mai stati testati per la sicurezza. Si potrebbe pensare che l’iniezione di un neonato comporterebbe in primo luogo gli studi di sicurezza appropriati per vedere dove questi ingredienti stanno andando nel corpo, e che cosa stanno facendo alla nostra biologia.
Perché ci è stato impedito anche solo di mettere in discussione la sicurezza dei vaccini ?
Com’è scientifico cio’ ?
Un certo numero di scienziati hanno iniziato a riconoscerlo e fortunatamente stanno prendendo in mano la situazione. Uno dei migliori esempi è il dottor Christopher Exley, professore di chimica bioinorganica all’Università di Keele, considerato da molti il principale esperto mondiale di tossicologia dell’alluminio.
Un ingrediente che non è stato sottoposto ad adeguati test di sicurezza è l’adiuvante in alluminio utilizzato nei vaccini.
Uno studio pubblicato nel 2011 rende la questione abbastanza chiara:
“L’alluminio è una neurotossina sperimentalmente dimostrata e il coadiuvante vaccinale più comunemente usato. Nonostante quasi 90 anni di uso diffuso dei coadiuvanti in alluminio, la comprensione della scienza medica sui loro meccanismi d’azione è ancora notevolmente scarsa. C’è anche una preoccupante scarsità di dati sulla tossicologia e la farmacocinetica di questi composti. Nonostante ciò, l’idea che l’alluminio nei vaccini sia sicuro sembra essere ampiamente accettata. La ricerca sperimentale, tuttavia, mostra chiaramente che i coadiuvanti a base di alluminio hanno il potenziale per indurre gravi disturbi immunologici negli esseri umani”. (fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21568886 )
La chiave di tutto ciò è che “la comprensione della scienza medica sui loro meccanismi d’azione è ancora molto scarsa”.
Dopo questo studio, sono emerse altre ricerche per aiutarci a capire meglio cosa succede quando l’alluminio viene iniettato nel corpo. È stato scoperto che l’alluminio iniettato non esce dal corpo; infatti, rimane nel corpo e viaggia verso i vari organi del cervello, dove rimane. Questo non sorprende perché è l’adiuvante, è progettato per rimanere lì, altrimenti il vaccino non funziona.
Come ha sottolineato l’innovativo studio del 2015:
“La prova che le particelle rivestite di alluminio fagociti nel muscolo iniettato e i suoi linfonodi drenanti possono diffondersi all’interno dei fagociti in tutto il corpo e accumularsi lentamente nel cervello suggerisce inoltre che la sicurezza dell’allume dovrebbe essere valutata a lungo termine”.
(fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26082187 )
Inoltre, nel 2018, un articolo pubblicato sul Journal of Inorganic Biochemistry ha scoperto che quasi il 100% dell’alluminio iniettato per via intramuscolare nei topi come coadiuvanti del vaccino è stato assorbito nella circolazione sistemica e ha viaggiato in diversi punti del corpo come il cervello, le articolazioni e la milza, dove si è accumulata ed è stata trattenuta per anni dopo la vaccinazione. (fonte)
Exley è stato intervistato più volte su questo argomento, e tutti questi studi e le sue ricerche puntano agli stessi risultati: L’alluminio nei vaccini non esce dal corpo, ed è stato collegato a molteplici malattie, che possono svilupparsi immediatamente dopo l’iniezione o fino a decenni più tardi nella vita per alcune malattie neurologiche come l’Alzheimer.
(fonte: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0162013417304749 )
Uno studio di Exley e del suo team pubblicato nel 2018 avrebbe dovuto fare notizia ovunque, in quanto ha scoperto quantità storicamente elevate di alluminio nel cervello autistico. Lo studio è stato condotto da alcuni dei principali scienziati mondiali del settore.
Altri studi condotti da diversi scienziati in questo campo hanno dimostrato danni massicci ai motoneuroni nel cervello di topi e pecore come risultato dell’alluminio quando iniettato, così come anomalie comportamentali in topi e pecore insieme al declino cognitivo. (fonte:https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21568886 )
Nell’intervista che segue, Exley risponde a molte domande, ma la parte che ha attirato la mia attenzione è stata:
“Abbiamo guardato cosa succede all’adiuvante di alluminio quando viene iniettato e abbiamo dimostrato che alcuni tipi di cellule arrivano al sito di iniezione e assorbono l’alluminio al loro interno. Sai, queste stesse cellule che vediamo anche nel tessuto cerebrale nell’autismo. Così, per la prima volta abbiamo un legame che onestamente non mi aspettavo di trovare tra l’alluminio come coadiuvante nei vaccini e quello stesso alluminio che potenzialmente potrebbe essere trasportato da quelle stesse cellule attraverso la barriera emato-encefalica nel tessuto cerebrale dove potrebbe depositare l’alluminio e produrre una malattia, l’encefalopatia (danno cerebrale), potrebbe produrre la forma più grave e invalidante dell’autismo.
Questa è una scoperta davvero scioccante per noi.
L’intervista è abbastanza informativa per quanto riguarda la tossicologia dell’alluminio in generale, ma se siete interessati alla citazione di cui sopra, è possibile avanzare velocemente fino alla soglia dei dodici minuti e trenta secondi.
vedi QUI il video esplicativo:
https://www.collective-evolution.com/2019/08/20/scientist-discovers-cells-that-ingest-vaccine-aluminum-are-the-same-cells-found-in-autistic-brains/
L’accademico britannico è stato recentemente bloccato dalla raccolta di fondi per proseguire il suo studio sull’alluminio nei vaccini, apparentemente dopo “proteste di altri scienziati”. (fonte: ) Robert F. Kennedy Jr. ha fatto un grande post riguardo al recente blocco sulle sue piattaforme di social media, che è come ne sono venuto a conoscenza per la prima volta.
Colui che soffoca la libera discussione dubita segretamente di ciò in cui professa di credere è veramente vero”. – By Wendel Phillips.
Oggi GoFundMe ha chiuso la campagna di finanziamento della equipe del Dr. Christopher Exley per studiare l’alluminio nei vaccini.
Il Dr. Exley, l’autorità leader mondiale sulla tossicità dell’alluminio ha fatto arrabbiare il cartello farmaceutico quando le sue autopsie hanno scoperto concentrazioni di alluminio astronomicamente elevate nel cervello di bambini con autismo.
I suoi altri studi collegano l’alluminio nel Gardasil di Merck e altri vaccini alla demenza, all’Alzheimer e all’autismo. Exley si unisce ad una lunga lista di scienziati messi a tacere per aver messo in discussione l’ortodossia del vaccino.
Mentre i repubblicani della Casa Bianca censurano la scienza del clima all’EPA, i democratici del Congresso chiedono a gran voce la censura della scienza del vaccino.
È strano, per me, che questi politici non capiscano che la censura è incompatibile con la democrazia. Con l’acquisto, la censura si diffonderà viralmente finché non infetta e uccide la democrazia.
Il giudice SCOTUS Potter Stewart ha definito la censura “il segno distintivo di un regime autoritario”.
Heinrich Heine ha osservato: “Dove hanno bruciato i libri, alla fine bruceranno gli esseri umani”.
– fonte:
https://www.facebook.com/rfkjr/posts/2285896171737119?__xts__[0]=68.ARC26XQ9N4HyKS1kmCd5Ugurwk-dvFGg-dQu9_v2mMS31k1ugctNypXbCw6xjBZXX6rfZcWbEqRkYPU-t3VsqQtoppurbsNnGONRn8UEOEf6YNPEfZL-_ZqiCZqyshk7nPXHjkho8-FCJaBMlgo3yfVQQarT_1dlfD1xdFSpaN3aN-DGvCRBgb1qqBa9mmz5kG6sfzVBjQsdMNJ7bhO5GwqnYxYjrSkdZEhHKYooZq4kppuYa3cdbt-6PadrY9y0lYSNVMM6pKKydUjCWhDQ1KjWgmqhS0N2xVBfG3so4QzWk7DxbNQQNnKxQQ5clLO7AeWhux14F77ruBGhYwlf_yvGTGgU&__tn__=-R)
Puoi leggere di più su questa storia qui:
https://www.collective-evolution.com/2019/04/09/worlds-leading-authority-on-aluminum-toxicitys-gofundme-to-study-aluminum-in-vaccines-was-shut-down/
Da far girare
E’ giusto mettere in dubbio la sicurezza del vaccino. Nonostante tutte le manipolazioni da parte dei media tradizionali e delle grandi entità che usano il marketing di massa per mettere in ridicolo chiunque si interroghi sulla sicurezza dei vaccini, è qualcosa di importante che tutti dobbiamo fare. Va bene non fidarsi del proprio medico quando si tratta di informazioni sui vaccini. Perché? Perché non sono davvero competenti. Certo, possono spiegare come funziona un vaccino, ma per quanto riguarda la ricerca e la promozione della loro formazione, è raro trovare un medico che è andato oltre la loro formazione e ha veramente studiato queste materie. Sono addestrati a credere che i vaccini sono indiscutibilmente sicuri, e se mettono apertamente in dubbio la sicurezza del vaccino rischiano di perdere la licenza.
Quanto è pazzesco ?
L’esempio di cui sopra riguardo all’alluminio è una delle tante preoccupazioni che vengono ignorate. Se l’alluminio nei vaccini, ad esempio, è sicuro, allora perché le nostre agenzie federali di regolamentazione sanitaria non conducono semplicemente gli studi per provarlo ?
Fonte:
https://www.collective-evolution.com/2019/08/20/scientist-discovers-cells-that-ingest-vaccine-aluminum-are-the-same-cells-found-in-autistic-brains/
Frodi scientifiche, chiesto il ritiro di 31 paper di un medico italiano
Un’indagine di Harvard ha svelato che 31 articoli scientifici di un noto medico italiano, Piero Anversa, contengono dati fraudolenti o manomessi. E non sarebbe la prima volta, (NdR:…ne’ il solo….)
Cochrane, rivista on line che verificava gli studi scientifici pubblicati, e’ stata acquistata da Bill Gates…vaccinista totale, condannato in India per aver ammazzato e paralizzato con le sue campagne vaccinali migliaia di bambini….ecco cosa ora succede in quella agenzia….
https://www.lettera43.it/it/articoli/scienza-e-tech/2018/11/03/cochrane-peter-gotzsche-ricerca-vaccini/224990/
Dott. Paolo Bellavite
L’espulsione della persona più onesta e indipendente dalla Cochrane Collaboration è un fatto di inaudita importanza in quella che una volta si chiamava medicina basata sulle prove di efficacia. Qui c’è una ricostruzione della vicenda.
Si può sperare che almeno questo gravissimo episodio -che tocca proprio il cuore della tanto declamata “scienza” – scuota la classe medica dal suo torpore ?
Si può sperare che i giornalisti medico-scientifici riflettano su quanto è successo e si rendano conto di quanto loro stessi sono condizionati dai padroni dei giornali su cui scrivono ?
Si può sperare che i politici e altrimenti i magistrati approfondiscano il tema del conflitto di interesse nelle pratiche mediche e nelle nomine dei quadri decisionali della sanità pubblica ?
https://blogs.bmj.com/bmjebmspotlight/2018/09/16/cochrane-a-sinking-ship/?utm_campaign=shareaholic&utm_medium=facebook&utm_source=socialnetwork
Il mondo dorato dei vaccini. Chi finanzia gli studi e chi deve propagandarli – 05/11/2016
Ecco l’intervista integrale a Tom Jefferson, di Cochrane Vaccines Field, ASL, titolo articolo “Studi sui vaccini influenzali e finanziamenti”che spiega con chiarezza disarmante il mondo delle riviste scientifiche, l’affidabilità degli studi pubblicati ed efficacia e utilità dei vaccini antinfluenzali, gli stessi studi su cui la scienza medica affonda le sue certezze.
http://www.freedompress.cc/il-mondo-dorato-dei-vaccini-chi-finanzia-gli-studi-e-chi-deve-propagandarli/
Una di queste autorità è il dottor Richard Horton, attuale caporedattore del Lancet – una delle riviste mediche (peer-reviewed) più rispettate al mondo.
Il Dr Horton ha recentemente dichiarato che moltissime delle ricerche pubblicate sono, nella migliore delle ipotesi, inaffidabili, se non completamente false.
“Il caso contro la scienza è molto semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà, potrebbe essere semplicemente falsa. Le problematiche sono molteplici: studi con campioni di piccole dimensioni, effetti molto piccoli, analisi esplorative non valide e palesi conflitti di interesse, insieme a un’ossessione per il perseguimento di tendenze (mode) di dubbia importanza. La scienza ha preso una piega verso il buio.” (Fonte The Lancet)
http://sapereeundovere.com/leditore-capo-della-rivista-medica-piu-prestigiosa-meta-della-letteratura-medica-e-falsa/
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1172107372802659
COLLUSIONE fra Big Pharma e le “Riviste medico scientifiche”
Ciò è inquietante, tenuto conto del fatto che tutti questi studi (sponsorizzati dall’industria farmaceutica) sono usati per sviluppare farmaci/vaccini che in teoria dovrebbero aiutare le persone, per addestrare il personale medico, per educare gli studenti di medicina, ecc.
Centro Cochrane: Gli studi clinici sponsorizzati dall’industria farmaceutica riportano risultati distorti
(I) Roma, 12 Dic. 2012 – I risultati che derivano dagli studi clinici influenzano le raccomandazioni che i medici fanno riguardo a farmaci e altri interventi medici. Pertanto, è importante che gli studi siano progettati, eseguiti e riportati senza distorsioni a favore di uno o più interventi o prodotti in studio.
Il fatto che gli studi clinici siano sempre più spesso finanziati dalle industrie farmaceutiche rende difficile garantire che sia sempre così. Uno sponsor industriale può influenzare i risultati e il modo in cui questi sono riportati per presentare sotto una luce migliore l’azienda e i suoi prodotti, per esempio selezionando e riportando solo i risultati positivi.
Precedenti revisioni hanno mostrato che gli studi finanziati dall’industria farmaceutica producono risultati più favorevoli.
La nuova revisione amplia queste considerazioni al campo dei dispositivi medici e valuta se i nuovi requisiti riguardanti la registrazione degli studi clinici abbiano migliorato questa situazione.
I ricercatori hanno condotto una revisione sistematica di 48 studi che confrontavano farmaci e dispositivi medici con placebo o altri trattamenti su una vasta gamma di malattie e condizioni diverse, dalle malattie cardiovascolari ai disturbi psichiatrici. Gli studi sponsorizzati dall’industria farmaceutica riportano maggiori benefici e minori effetti collaterali rispetto agli studi non sponsorizzati. Le pubblicazioni che descrivono gli studi sponsorizzati presentano conclusioni generali più favorevoli, e le sezioni dei risultati e delle conclusioni di queste pubblicazioni erano più spesso discrepanti tra loro.
“I nostri risultati suggeriscono che gli studi su farmaci e dispositivi medici finanziati dall’industria sono più spesso favorevoli ai prodotti dello sponsor,” spiega Andreas Lundh, ricercatore del Nordic Cochrane Centre, Rigshospitalet a Copenhagen, in Danimarca.
“Questi risultati supportano gli appelli della comunità scientifica verso una maggiore trasparenza su come vengono condotti gli studi clinici, un migliore accesso alle informazioni e ai dati grezzi”.
Non sempre la possibile influenza del tipo di sponsorizzazione è presa adeguatamente in considerazione nelle linee guida e nelle valutazioni di efficacia dei farmaci e dei dispositivi medici. I ricercatori suggeriscono che le linee guida e le revisioni, incluse le revisioni sistematiche Cochrane, dovrebbero migliorare la trasparenza dichiarando la sponsorizzazione quando vengono riportati i risultati di studi finanziati dall’industria e considerando il finanziamento dall’industria farmaceutica un fattore che aumenta il rischio di distorsioni (bias) nello studio.
“Lo sponsor dovrebbe essere riportato negli studi originali pubblicati, ma deve essere preso in considerazione anche quando i risultati degli studi sono riportati in altri studi o documenti”, afferma Lisa Bero, tra gli autori della revisione e docente presso il Dipartimento di Farmacia Clinica e dell’Istituto for Health Policy Studies presso l’Università della California di San Francisco, negli Stati Uniti. “Se siamo d’accordo che il finanziamento dall’industria farmaceutica è una fonte importante di distorsione degli studi, allora dobbiamo pensare a sviluppare metodi migliori per riportare, valutare e gestire il bias da sponsor industriale nelle revisioni
Tratto da: lescienze.it
Qui trovate tutte le resistenze del produttore (Glaxo), ad esempio del Tamiflu, alla pubblicazione al pubblico dei trials del farmaco:
http://www.bmj.com/tamiflu
L’Editore capo della rivista medica “Lancet”, conosciuta come fra le prime riviste scientifiche del mondo, il dottor Horton, ha recentemente pubblicato (2015) una dichiarazione attestante che un sacco di ricerca pubblicata è in effetti inaffidabile, nella migliore delle ipotesi, se non del tutto falsa.
“Il caso contro la scienza è semplice: gran parte della letteratura scientifica, forse la metà (50%), può essere semplicemente falso.
Afflitti da studi con campioni di piccole dimensioni, gli effetti minuscoli, analisi esplorativa non valida, e flagranti conflitti di interesse, insieme con un’ossessione per il perseguimento di tendenze alla moda di importanza dubbia, la scienza ha preso una piega in direzione delle tenebre e della falsita’ “.
Fonte: http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736%2815%2960696-1.pdf
Questo è abbastanza grave ed azione di disturbo, dato il fatto che tutti questi studi (che sono sponsorizzati dall’industria) sono anche usati per sviluppare farmaci e vaccini per aiutare le presumibilmente la gente, per addestrare il personale medico, educare gli studenti di medicina e molto altro ancora.
Continua QUI in inglese:
http://www.collective-evolution.com/2015/05/16/editor-in-chief-of-worlds-best-known-medical-journal-half-of-all-the-literature-is-false/
Il Dr. Marcia Angell, medico ed editore, per molto tempo a capo del New England Medical Journal (NEMJ), il quale fa parte della “rosa delle più prestigiose riviste mediche del mondo”, rende la sua visione su questa questione in maniera semplice,affermando quanto segue: “E’ semplice; non è più possibile credere alla gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o di linee guida mediche autorevoli. Io non gioisco di questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza dopo i miei due decenni come un direttore del New England Journal of Medicine “ ( Fonte )
Firme in vendita: la frode nelle riviste scientifiche – 20/12/2014
Il fenomeno della vendita di articoli scientifici già accettati per la pubblicazione a ricercatori senza scrupoli che le firmano, sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti.
Klaus Kayser lavora per riviste elettroniche da tanto tempo. Diciannove anni di esperienza lo hanno reso pienamente consapevole del problema delle frodi scientifiche e prende misure straordinarie per proteggere “Diagnostic Pathology”, la rivista di cui è attualmente responsabile. Ma la rivista di Kayser non è l’unica. Negli ultimi anni, casi analoghi di irregolarità nelle riviste con peer review sono apparsi nell’editoria scientifica di tutto il mondo, comprese testate di giganti del settore, come Wiley, Public Library of Science, Taylor & Francis e il Nature Publishing Group (che pubblica “Scientific American”).
Queste frodi avvengono in un momento in cui il mondo dell’editoria scientifica e della ricerca è in profonda evoluzione. Gli scienziati – per cui la pubblicazione di articoli è la via maestra per una promozione, un incarico permanente o finanziamenti – competono più duramente che mai per far accettare i loro articoli dalle riviste con peer review. Le testate scientifiche online si sono moltiplicate, ma anche così lo spazio disponibile non ce la fa a tenere il passo con la domanda. Il timore è che questa pressione possa indurre sempre di piu’ a barare.
La notizia di una pubblicazione sponsorizzata dalla Merck venuta alla luce in una causa per lesioni personali (Vioxx), ha lasciato perplessa e basita l’editoria medica internazionale.
Un portavoce di Elsevier (editore accademico) avrebbe dichiarato quanto segue:
Dal 2002 al 2005, la filiale australiana della Merck, avrebbe pagato l’ufficio australiano di Elsevier (un editore accademico), per la pubblicazione di (ben otto raccolte) di articoli scientifici sotto il titolo di “Australasian Journal of Bone and Joint medicine“.
La commercializzazione riguardante il colosso Merck era insolita, in quanto sembrava essere una sorta di diario medico (venne definito tale) ed una rassegna indipendente.
“Credo che molti medici,esaminando la rivista,crederebbero a questa, considerandola una vera e propria rivista medica, basandosi addirittura sui contenuti,come già fanno con altre pubblicazioni” .
Questo ha dichiarato Robert J. Donovan,( testimone ONU secondo un’asserzione di deposizione).
Robert J. Donovan, professore di marketing sociale presso la Curtin Business School alla Curtin University of Technology in Australia, ha dichiarato:
“mentre alcuni articoli sembrano essere ristampati da pubblicazioni effettive peer-reviewed, le origini di altri sono davvero poco chiare”.
La pubblicazione sponsorizzata dal colosso Merck,è tra le prove nel processo australiano in cui l’attore protagonista in una class action sostiene, tra le altre cose, che la società ha utilizzato strategie di marketing ingannevoli nella promozione Vioxx.
L’implicazione della Merck
Continuano le dichiarazioni di Robert J. Donovan;
“Nove dei 29 articoli del secondo numero della rivista si riferiscono positivamente al Vioxx,mentre altri 12 articoli sponsorizzano positivamente Fosamax, un altro farmaco (impiegato nei trattamenti) della Merck.
Un medico australiano, il Dr. James V. Bertouch, espresse tutta la sua incredulità quando trovò il suo nome elencato nel primo numero (senza il suo permesso) come membro del comitato di redazione della rivista,e chiese immediatamente la rimozione del suo nome dalla pubblicazione.
Elsevier pubblicò la sua ammissione di colpa in merito,ammettendo che il suo ufficio australiano aveva pagato per le pubblicazioni (fatte per sembrare diari medici omettendo le rivelazioni corrette) definendo tale pratica “inaccettabile.”
In una dichiarazione, Merck ha affermato che gli articoli erano stati ristampati da riviste peer-reviewed. Tali riviste includono regolarmente articoli sulla ricerca patrocinata dalle società e aziende.
Merck ha anche affermato di essere d’accordo con Elsevier circa l’importanza di un’adeguata divulgazione sostenuta finanziariamente.
Tratto da: http://www.vacciniinforma.it/?p=1952
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RIVISTE MEDICHE e TRASPARENZA….:
Una strategia a quattro bracci per impedire l’accesso ai dati dei trial clinici – By Redazione – 22 Luglio 2013
Una rondine non fa primavera, soleva dire il molto onorevole li-bro, mentre scrutava il cielo insieme a Sun Tzu e al fido Cau-ciu.
La primavera dell’accesso ai dati rischia di diventare un inverno precoce grazie al blocco legale delle iniziative EMA e alle manovre dietro le quinte di Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRMA) e European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations (EFPIA), associazioni che riuniscono produttori grandi e piccini.
Per un quadro completo leggi anche il post Let’s ‘AbbVie’ again…
Queste associazioni hanno disegnato un attacco su 4 grandi direttrici per bloccare qualsiasi iniziativa di trasparenza tramite interposte persone o enti (cioè senza apparire) facenti pressione.
La prima direttrice è rappresentata delle organizzazioni di pazienti, che come sappiamo sono in larga misura sostenute dall’industria, chiamate a lamentarsi del presunto cattivo uso che si potrebbe fare delle informazioni.
La seconda è rappresentata dall’uso di società scientifiche (molto società e poco scientifiche) e dei loro KOL.
La terza è la costituzione di reti di KOL in grado di contrastare i “danni” pubblici del condividere i dati: anche se, a dire il vero, questo già accade in molti campi, basti pensare a quello influenzale. Infine, un’azione congiunta con altri gruppi o industrie anch’esse sotto pressione all’idea dell’assunzione di pratiche trasparenti.
Il Maestro Sun Tzu si congratula con PhRMA e EFPIA, evidentemente avide lettrici dell’Arte della Guerra: piani con obiettivi chiari e capacità di dissimulazione sono requisiti fondamentali per vincere le guerre senza combattere alcuna battaglia.
L’apoteosi della strategia.
Ian Sample. Big pharma mobilising patients in battle over drugs trials data. The Guardian, 21.07.2013
Tratto da:
http://attentiallebufale.it/informazione-scientifica/disegnata-una-strategia-a-quattro-bracci-per-impedire-laccesso-ai-dati-dei-trial-clinici/
vedi anche i Conflitti di interessi dell’EMA (ag. Controllo Farmaci Europea)
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Premio nobel per la medicina denuncia il ruolo di alcune “prestigiose” riviste scientifiche che danneggiano la scienza
– Dic. 2013
La denuncia è grave, a maggior ragione perché è la cosa che ha pensato di dire Randy Schekman al Guardian il giorno stesso in cui ha ricevuto il premio Nobel e quindi non solo nel momento più importante per la carriera di un ricercatore, ma anche nel momento di massima visibilità.
www.theguardian.com/commentisfree/2013/dec/09/how-journals-nature-science-cell-damage-science
Ma non basta, la dichiarazione di Schekman era stata preceduta di un paio di giorni da quella di un altro autorevolissimo scienziato, Peter Higgs, notissimo teorizzatore del bosone di Higgs, che sempre al Guardian aveva denunciato il sistema delle pubblicazioni scientifiche.
www.theguardian.com/science/2013/dec/06/peter-higgs-boson-academic-system
Ma se la dichiarazione di Schekman è clamorosa, altrettanto clamoroso è il silenzio con il quale è stata inghiottita dalle testate che si occupano di divulgazione scientifica, alcuni quotidiani le hanno almeno dedicato il “minimo sindacale” come Il Corriere della Sera.
Schekman: «Le principali riviste scientifiche danneggiano la scienza»”, e l’Unità “Il Nobel Shekman: “Boicottiamo Science e Nature””, altri hanno però vistosamente dimenticato di pubblicarla.
Il secondo riporta notizie da fonti più che mai ufficiali (es. British Medical Journal) che confermano come le personalità istituzionali del mondo medico che erano legate allemultinazionali del farmaco hanno dato previsioni molto ma molto più allarmistiche sul virus H1N1 (influenza suina o maiala) che i medici indipendenti. Ma noi in fondo lo sapevamo già, avevamo tradotto alcuni quotidiani esteri.
Adesso anche il Corriere della Sera (con un po’ di ritardo) si accoda alla denuncia.
Nessuno dei vari responsabili e/o corresponsabili di questa truffa miliardaria è mai stato perseguito, con buona pace chi osa ancora dire che “le cospirazioni su scala globale non esistono”.
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Gli studi influenzano la pratica medica quotidiana e sono al vertice della dimostrazione scientifica, da soli o come parte di meta-analisi.
«Tuttavia, molte minacce alla loro validità e integrità scientifica possono verificarsi nella loro progettazione, realizzazione e analisi dei risultati» continua l’editore di Jama. Gli esempi includono la manipolazione e la falsificazione dei dati, la loro incompleta descrizione, la segnalazione selettiva degli eventi avversi gravi, l’omissione dei risultati negativi o sfavorevoli.
Un altro documento, il Consort, uscito nel 1996 e aggiornato nel 2010, è stato ampiamente adottato dalla maggior parte delle riviste mediche come meccanismo per migliorare e standardizzare la pubblicazione degli studi clinici. A questi documenti si sono aggiunti altri strumenti editoriali di trasparenza e di chiarezza, come lo sviluppo di nuovi metodi per misurare la credibilità e l’impatto scientifico di articoli e riviste. «Tra questi ricordiamo Counter, ALLTrials, FundRef, Orcid, i data crawlers e i software di rilevamento del plagio» sottolinea il pediatra, ricordando tuttavia altre questioni importanti che i direttori di riviste devono considerare, prima fra tutte la crescente preoccupazione sul conflitto intellettuale e finanziario (conflitto di interesse) degli autori degli studi.
«Jama continuerà comunque a discutere e dibattere con i lettori, comunicando tempestivamente i cambiamenti nelle principali politiche editoriali» conclude Bauchner.
Tra le novità annunciate, il fatto che da ora in avanti la rivista accetterà anche trial clinici analizzati da statistici dipendenti o collaboratori dell’industria sponsor dello studio, senza più richiedere un’analisi indipendente condotta da un biostatistico accademico.
Commento NdR: evviva…cosi’ pubblicheranno cio’ che vogliono….
Tratto in parte da: Jama 2013;():1-2.
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Riviste mediche alla ricerca della fiducia perduta – 24/04/2013
Chi ha a cuore la salute della ricerca biomedica non può che giungere a questa conclusione: occorre agire in fretta per ristabilire le condizioni minime che permettano di avere fiducia nei risultati delle sperimentazioni cliniche, in particolare quando sono sponsorizzate
Quale che sia il punto di vista da cui si parte, chi oggi ha a cuore la salute della ricerca biomedica non può che giungere a questa conclusione: occorre agire in fretta e con determinazione per ristabilire le condizioni minime che permettano di avere fiducia nei risultati delle sperimentazioni cliniche, in particolare quando sono sponsorizzate dall’industria.
Ricerca clinica sponsorizzata
La rivista Jama Internal Medicine, edita dall’American medical association, inaugura una sezione dedicata ai “viewpoints”, i punti di vista, affrontando proprio il delicato tema della ricerca clinica sponsorizzata.
Lo fa con tre articoli accompagnati da un editoriale che prende subito il toro per le corna riconoscendo che le preoccupazioni espresse già molti anni fa in Gran Bretagna – allora bollate da molti come eccessive e provocatorie – erano invece più che fondate: «In un lungimirante saggio scritto nel 2005, Richard Smith, ex direttore del British medical Journal, definì le riviste mediche «un’estensione del marketing delle industrie farmaceutiche» poiché i risultati dei trial clinici sponsorizzati dall’industria erano «raramente sfavorevoli per il prodotto studiato» si legge nell’editoriale scritto a quattro mani da Rita Redberg, editore di Jama internal medicine, e dal membro dell’editorial board della rivista Robert Steinbrook, dell’Università di Yale.
«Un simile linguaggio può colpire» scrivono. «Ma in quanto responsabili di riviste, se siamo onesti con noi stessi dobbiamo riconoscere che Smith e altri con simili preoccupazioni stanno discutendo e stanno rifiutando di ignorare un problema evidente a tutti, ma molto scomodo, che riguarda le riviste mediche».
Jama ascolta Bmj
A riprova dell’intenzione della comunità medica americana di prestare finalmente ascolto ai colleghi britannici, che contestavano l’affidabilità di molti studi sponsorizzati denunciando una preoccupante perdita di credibilità già prima del 2005, Redberg cita anche la Cochrane Collaboration: «Una revisione sistematica della Cochrane del 2012 ha dimostrato, ancora una volta, che esiste un “industry bias” negli studi sui farmaci; rispetto agli studi con altre fonti di finanziamento, gli studi sponsorizzati dall’industria hanno risultati più favorevoli, mostrano meno dimostrazioni di danno, e presentano conclusioni più positive».
La situazione alla quale si è arrivati, insomma, non è rassicurante: «Ristabilire la fiducia nella ricerca sponsorizzata dall’industria richiederà tempo» afferma l’editoriale, che però definisce incoraggianti gli sforzi in corso.
Tra gli altri, quelli che mirano alla registrazione di tutti i protocolli di ricerca, così da tenere traccia dettagliata anche degli studi con esiti sfavorevoli per lo sponsor, che notoriamente vengono pubblicati di rado. Inoltre, si registra una sempre maggiore disponibilità dei dati clinici grezzi: GlaxoSmithKline ha annunciato che li metterà presto a disposizione e sarà seguita anche dall’European Medicines Agency che, a partire dal 2014, intende farlo per tutti gli studi di registrazione dei nuovi farmaci.
Sono accolte positivamente anche le regole che negli Stati Uniti impongono oggi maggiore trasparenza sui pagamenti delle aziende ai medici e agli ospedali universitari. Nel frattempo, uno dei tre “punti di vista” che entrano nel dettaglio della questione invita a «fidarsi, ma verificare».
JAMA Intern Med. 2013;():1-2 – Tratto da: doctor33.it
vedi Ministero della sanita’ italiano ed enti a tutela della salute ignorano i danni dei vaccini….chissa’ perche’….per gli evidenti Conflitti di interesse….dei loro dirigenti….o per la corruzione esistente…
vedi anche QUI: È trasparente, dunque, fa potenzialmente bene alla salute
La maggior parte delle case farmaceutiche è stata fondata a meta-fine ottocento o primi del novecento. Inizialmente le nazioni trainanti in questo settore furono Svizzera, Germania ed Italia.
Nel novecento il concetto di scoperta scientifica si è fuso con quello di bene di consumo di massa, per cui la aziende farmaceutiche hanno imposto un nuovo modo di fare medicina pratica.
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I fatti sconcertanti collegati al “caso Vioxx” non finiscono mai.
Tra risarcimenti miliardari pagati dalla Merck negli USA, la scoperta di nuovi ghost o guest author e di intimidazioni, è venuta a galla una storia curiosa e inquietante. Ha riguardato inizialmente una sola rivista, l’Australasian Journal of Bone and Joint Medicine, con tanto di board editoriale, distribuita da un gruppo di tutto rispetto come Elsevier.
Cos’è che non va ?
George Jelinek, già membro della World Association of Medical Editors, e testimone per l’accusa, taglia corto e al processo definisce AJBJM un semplice veicolo pubblicitario (marketing publication).
Successivamente viene fuori che nel catalogo Elsevier fra il 2000 ed il 2005 erano presenti altre pubblicazioni, sponsorizzate da una compagnia farmaceutica non nominata, e che apparivano in tutto e per tutto come indipendenti e peer reviewed.
The Scientist ha ottenuto di recente la lista aggiornata di queste riviste ‘taroccate’, in tutto nove. La stessa Elsevier ha poi reso noto il nome di altre 13 riviste già registrate in Australia ma ancora non uscite su carta stampata.
Tra quelle già esistenti e quelle in cantiere, arriviamo a 22 …
Che dire ? Anche l’editoria scientifica fa la sua parte in questa corsa sfrenata al guadagno. Ai pazienti danneggiati dal Vioxx rimane quella di fare causa legale. Una ben magra consolazione per chi dovrebbe potersi fidare e “affidare” quando è ammalato.
Occorre stare MOLTO attenti agli “studi” pubblicati sulle riviste legate e/o a quelli sponsorizzati (finanziariamente) da Big Pharma…. molti di essi sono fasulli (pochissimi sono quelli validi), specie quelli sui vaccini, anche perche’ NON sanno come effettuarli o non vogliono prepararli con i giusti e dovuti carismi…. oppure riprendono studi precedenti gia’ fasulli (e/o fatti male) e li rielaborano…. per fargli dire cio’ che interessa allo Sponsor…anche perche’, quegli studi, seguendo le ideologie della medicina allopatica (gestita in toto da Big Pharma), soprattutto gli “enti a Tutela” NON effettuano i controlli in doppio e triplo cieco, con soggetti NON malati che seguono la Medicina Naturale o non vaccinati !
vedi: Ministero ed enti a “tutela” informati sui danni dei vaccini, non effettuano controlli di laboratorio sui vaccini messi in commercio !
Fear of the Invisible – By Janine Roberts – 11 December 2008
NEW DEVELOPMENT – Many Scientists Endorse Book’s Findings of Fraud
TOP SCIENTISTS CALL ON SCIENCE JOURNAL TO WITHDRAW FRAUDULENT PAPERS
Read: the letter to the eminent Science journal
asserting major fraud in key HIV papers – signed by eminent scientists !
37 senior professors, scientists and top experts have reviewed the newly discovered documentary evidence in ‘Fear of the Invisible’ and conclude that there is serious scientific fraud in the scientific papers held for over 24 years to prove HIV the cause of AIDS. They formally request the Science journal to withdraw these papers – Is this the scientific fraud of the century?
The newly found evidence shows that the scientists who did the experimental work recorded in these papers, had originally concluded in them that the cause of AIDS could not be found, the very reverse of what they are now said to prove. It turns out that after Lab. boss Robert Gallo returned from overseas where he had boasted that they had found the cause of AIDS, he deleted these conclusions and key research findings from the lead paper, rewriting it so dramatically that three weeks later it was acclaimed for proving a virus causes AIDS. It is now one of the most cited scientific papers in the world, the basis of a multi-billion dollar industry, and yet, government experts ten years later concluded that the experiments recorded in this paper have never since been able to be repeated and thus verified.
Our Press Release.
Semmelweis Organization supports Scientists’ letter
Rethinking AIDS, representing over 2,000 scientists and others questioning the HIV theory, supports the Scientists’ letter
Semmelweis Board of Directors Resolution condemning fraudulent research – endorsing approach to the Nobel Foundation
Letter to the Nobel Foundation
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Aol compra The Huffington Post – Colosso Usa del web investe 315 milioni di dollari
By Ansa – NEW YORK, 7 Feb. 2011 – America On Line (AOL) punta al rilancio con notizie ed attualita’ online: il colosso del web ha acquistato per trecentoquindici milioni di dollari The Huffington Post, il blog fondato sei anni fa da Arianna Huffington, Kenneth Lerer e Jonah Peretti e oggi fra i siti di informazione a stelle e strisce piu’ autorevoli. Il sito vanta circa venticinque milioni di visitatori unici al mese.
Commento NdR: e cosi’ quel sito non dara’ che le informazioni che i prePotenti vorranno fornire…
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Editori denaro
Chi segue Sun Tzu nelle sue mirabolanti deduzioni, sa che il Maestro ritiene l’equazione conflitti di interesse = Big Pharma = soldi, una rozza Talebanata che semplifica ciò che in realtà è assai complesso.
Abbiamo infatti crescenti prove del fatto che i rapporti fra decisori, media scientifici, esperti e farmaceutica siano fitti, complicati e molto spesso portino a delle vere e proprie distorsioni della realtà, ma che il denaro non sia l’unica e molte volte la più importante motivazione per distorcere il mondo scientifico.
Nel febbraio del 2009 abbiamo pubblicato una maxi revisione sistematica di quasi 300 studi sui vaccini antinfluenzali sul BMJ che dimostrava che la carta vincente per finire su riviste ad alto fattore di impatto (vedi gergotomo delle bufale) era la profondità delle tasche degli sponsor e non la bontà del prodotto o la serietà della minaccia (in questo caso l’influenza) a cui il prodotto si rivolgeva. Altri esempi vengono dal mondo della psichiatria e della chirurgia.
Per questo motivo Sun Tzu ritiene asimmetrica e iniqua la politica editoriale che costringe i ricercatori a dichiarare tutto, mentre i direttori, redattori ed editori delle riviste scientifiche no.
Un esempio un po’ estremo del potere dei direttori di riviste e del suo uso corrotto viene dalla storia del Dr. Thomas Zdeblick, ortopedico sorridente (ne ha ben donde) della Università del Wisconsin e direttore della rivista Journal of Spinal Disorders and Techniques, una rivista ultraspecialistica con un modestissimo fattore di impatto di 1.3.
Fra il 2002 ed il 2009 la rivista ha pubblicato dozzine di studi con risultati “positivi” per i device di un particolare produttore. Guarda caso era anche il produttore di una protesi spinale inventata dal nostro ridente ortopedico/editor e per la quale il nostro pare abbia ricevuto circa 20 milioni di dollari USA in diritti. Particolare interessante è che molti degli articoli sono dello stesso Zdeblick che deve avere fatto la peer review (vedi gergotomo) a sé stesso, una specie di review autarchica.
Non risulta che il Dr. Zdeblick abbia dato le dimissioni dopo essere stato colto in flagrante del Journal Sentinel, un sito di rompi balle che hanno la strana idea che il comportamento etico in sanità debba essere specchiato.
Dovrebbe andarsene e con lui dovremmo avere una completa visibilità degli introiti delle riviste e di coloro che vi lavorano o le dirigono, come capita ai poveri ricercatori che vogliono pubblicarvi i loro studi.
By Sun Tzu – Vedi la storia su jsonline
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Il problema piu’ importante per le industrie, (Big Pharma) e’ quello economico perché il costo di produzione dei vaccini adiuvati e’ minore; inoltre le aziende europee erano in ritardo con l’allestimento dei vaccini (in USA i vaccini senza adiuvante erano pronti già a settembre) per cui si rischiava di arrivare tardi al picco e quindi farsi soffiare il mercato dai prodotti della Baxter. I motivi per cui negli USA (non solo) non ci si fida degli adiuvanti sono ben altri:
http://ajp.amjpathol.org/cgi/content/full/156/6/2057
CONFLITTI di INTERESSE
Che sia legittimo chiedere che alle spese di gestione di un organo di vigilanza contribuiscano, almeno in parte, i soggetti controllati e’ non solo economicamente necessario, ma addirittura etico (e’ la logica della tassa sul servizio pubblico); il problema qui e’ che chi paga al controllante il tributo dovuto (ma si preferisce dire che finanzia…) e’ proprio il controllato e non la comunità (giudice supremo) e non possiamo negare quanto sia pericolosa questa prossimità in quanto spesso percepita da entrambi gli attori come opportunità economica (in Italia e’ stata abolita la pratica della conciliazione brevi manu delle contravvenzioni proprio perché istigava alla corruzione/concussione).
E che non siano tutte anime candide lo accertiamo quando, a fine mandato, i controllori diventano consulenti, azionisti e dirigenti nelle aziende precedentemente controllate .
I MAGGIORI ESPERTI EUROPEI
Sono veramente tali quelli che confondono grossolanamente i dati statistici di un’epidemia ?
In questi mesi si sono utilizzati i tassi di letalità del virus H1N1 (attesa che un pz. affetto muoia) come se fossero dati riguardanti la sua mortalità (attesa che una popolazione esposta soccomba) amplificando la percezione della sua pericolosità, senza considerare che:
– solo una parte degli esposti (<65 anni) e’ risultata essere recettiva (Mermel)
– buona parte dei contagi risultava asintomatica
– nei caso manifesti, la swineflu gli si presentava, in gen, in forma leggera autolimitante (la maggior parte delle persone che ha contratto la malattia e’ guarita anche senza tx farmacologica)
– i caso di decessi si sono avuti quasi esclusivamente in pz defedati o affetti da gravi patologie CardioPolmonari
Greco, Garattini, Jefferson, Ciccozzi, i pediatri ACP, tutti quelli fuori dal coro sono diventati improvvisamente pivelli ?
La matematica non e’ un opinione ma possiamo farci un’opinione su certi matematici:
– 20.000 morti
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/07/14/impossibile-fermare-la-pandemia.html
– fino a 92.000 vittime
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache/Nuova-Influenza-Pregliasco-Italia-fara-000-morti/19-09-2009/1-A_000048070.shtmlhttp://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200909articoli/47492girata.asp
– 20.000.000 contagiati
http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/26/Colpira_lavoratori_previsioni_Usa_sul_co_8_090726022.shtml
– l’influenza s’è raffreddata
http://www.corriere.it/salute/09_novembre_17/raffreddore-protegge-da-nuova-influenza_0234a15c-d354-11de-a0b4-00144f02aabc.shtml
– vaccinare il gregge
http://www.adnkronos.com/IGN/Daily_Life/Benessere/?id=3.0.4125952093
Pharma 2.0
E’ evidente il recente upgrade effettuato dalle aziende farmaceutiche nel campo del marketing e del target produttivo: da un lato si sono concentrati gli investimenti (vedi acquisizioni, tutte recenti, di interi comparti produttivi) sulla produzioni di vaccini dall’altro si e’ creata la formula Influenza = Emergenza = SicurezzaNazionale = Vaccinazione, togliendo di fatto a chiunque la possibilta’ di obiettare o dissentire senza il timore di conseguenze personali e professionali, gia’ reali allorquando gli interessi in ballo sono molto minori
Si aggiunga il fatto che in Italia l’informazione è in libertà vigilata ed i mass media antepongono spesso le ragioni del profitto a quelle della verità e talvolta, purtroppo, anche a quelle della salute pubblica
Tratto da attentiallebufale.it
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The Lancet: ormai è una rivista spazzatura
Era di fine settembre 2010 la notizia di una svolta nel dibattito sulla sindrome “ADHD” (Sindrome da iperattività e deficit di attenzione) ovvero bambini troppo agitati e distratti a scuola, trattati – soprattutto negli USA ma anche in Europa ed Italia – con potenti psicofarmaci.
La” prestigiosa rivista scientifica The Lancet”, aveva infatti pubblicato il lavoro di un team di ricercatori dell’Università di Cardiff (UK), coordinati da Nigel Williams, i quali – così riportarono i principali organi di stampa, immediatamente ripresi dai blog di mezzo mondo – avrebbero avuto le prove dell’origine genetica dell’iperattività, affermazione questa che non solo avrebbe validato le terapie a base di metanfetamine comunemente utilizzate su bambini piccoli per sedarne l’iperattività, ma avrebbe anche aperto la strada a nuove tecniche futuribili per una manipolazione genetica in chiave preventiva del disturbo.
Fred A. Baughman – neurologo americano, autorevole esperto di ADHD e membro dell’Accademia Americana di Neurologia – dopo aver approfondito con attenzione lo studio di Williams e dei suoi colleghi, ha preso posizione contro la ricerca pubblicata da The Lancet.
“Siamo alle solite – ha dichiarato Baughman – questo non è certo il primo studio che suppone anomalie cromosomiche in pazienti ADHD. Il punto è un altro: in uno studio scientifico su piccoli in cura con Ritalin, il team del ricercatore El-Zein ha riferito: “Il trattamento ha comportato un aumento significativo nelle modifiche cromosomiche”.
Perché allora Williams e il suo staff non hanno riferito sullo stato clinico dei loro piccoli pazienti affetti da ADHD, la maggioranza dei quali sono stati appunto trattati con metanfetamine (Ritalin) che – come noto – possono causare atrofia cerebrale, anomalie genetiche e anche cromosomiche ? Questo non è onesto !
(SEGNALATELA al GENERAL MEDICAL COUNCIL e RADIATELA, ndr).
Aggiungo che la questione non è se Williams e la sua equipe abbiano dimostrato o meno l’origine genetica dell’ADHD:
il problema è se si possano diagnosticare malattie mediante esami così soggettivi.
Non è possibile – conclude Baughman – e quindi questo genere di affermazioni sono solo una truffa”
Sui toni dell’intervento di The Lancet è intervenuta anche la BBC. Fergus Walsh ha dichiarato sull’emittente di Stato britannica:
“Il titolo del comunicato stampa di The Lancet afferma che lo Studio è il primo a trovare prove dirette che l’ADHD è una malattia genetica, e uno degli autori, il professor Anita Thapar, ha affermato che “Adesso possiamo dire con fiducia che l’ADHD è una malattia genetica e che il cervello dei bambini affetti da questa condizione si sviluppi in maniera diversa a quelle di altri bambini”. Bingo. O forse no – prosegue il commentatore della BBC – perché quelle sfacciate affermazioni non sembrano poi essere confermate dal documento scientifico vero e proprio.
Lo studio ha analizzato il DNA da 366 bambini, ed ha confermato che quelli con ADHD avevano più probabilità di avere blocchi di DNA mancanti o duplicati. Ho fatto le somme – afferma Walsh – e solo il 15% dei bambini coinvolti nello studio ed etichettati ADHD avevano evidenziato la variante genetica”. “Ho posto questo dubbio alla Prof. Thapar (coautrice dello studio, ndr) – riprende Walsh – e lei ha tenuto a precisare che non voleva affermare che solo i geni erano responsabili per l’ADHD, ma piuttosto un insieme complesso di geni e fattori ambientali”.
Il Prof. Tim Kendall, uno psichiatra consulente ed esperto di ADHD, è stato molto turbato da queste affermazioni audaci sull’origine genetica dell’ADHD: “C’è il pericolo – afferma Kendall – che una spiegazione meramente biologica per l’ADHD incoraggi i medici a fare affidamento su una risposta solo biologica, cioè farmaci come il Ritalin.
Solo due anni fa, i medici sono stati invitati da NICE (l’organismo di controllo sanitario britannico, ndr) a non fare affidamento sul Ritalin da solo. Assistenza e formazione per genitori e insegnanti sono stati segnalati come di importanza fondamentale per aiutare i bambini a controllare la propria condizione – ha aggiunto l’esperto – e ci sono una lunga lista di fattori ambientali che possono aumentare il rischio di iperattività: fumo durante la gravidanza, stress pre-natale, abusi durante l’infanzia, rotture coniugali, situazioni sociali sfavorevoli, campagne vaccinali scriteriate e molto altro”.
Bill Carey – Professore di Pediatria Comportamentale all’Università della Pensillvanya e Primario di Pediatria all’Ospedale di Philadelphia, ha concluso affermando: “Questi sono scenari complessi, e per essi non vi è una risposta univoca: diffidate sempre delle soluzioni facili a problemi complessi”.
By AutAutAV in: The Lancet Scandal
Tratto da: autismovaccini.splinder.com
Commento NdR: vero che il Ritalin puo’ produrre modificazioni genetiche e che controllare geneticamente bambini che ne hanno gia’ fatto uso, non puo’ essere veritiera l’affermazione che la ADHD e’ una malattia genetica…!
Questa affermazione e’ evidentemente FALSA e deviante !
Quello che questi “ricercatori” evidentemente mendaci non dicono, e’ che anche questa malattia e’ una conseguenza dei Vaccini che i poveri bambini debbono subire loro malgrado, per l’ignoranza dei loro genitori, per l’aggressione psicologica terroristica dei mass media, quella dei medici vaccinatori e per quella dell’apparato burocratico delMinistero della Sanita’ e di tutta la filiera vaccinale, serva di Big Pharma che fa emettere anche leggi che obbligano alla vaccinazione coloro che ignorando i gravi danni dei Vaccini si sottopongono a queste insane e criminali pratiche.
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Quando abbiamo un disturbo e andiamo dal medico, ci aspettiamo che venga prescritto un medicinale come cura e che la scelta di questo farmaco venga fatta sulla base di risultati di test effettuati per quel disturbo. Invece, probabilmente non è così.
I medici potrebbero pensare che lo sia, come anche i pazienti, ma il fatto è che le informazioni che i medici ricevono – persino da alcune pubblicazioni che hanno la pretesa di essere state convalidate prima di essere pubblicate – sono spesso solo un prodotto dell’ufficio marketing di Big Pharma – 11 Ott. 2010
Questo perché Big Pharma usa “scrittori fantasma” per abbozzare articoli per le pubblicazioni e li fa sottoscrivere a medici considerati luminari come se questi ne fossero gli autori, anche se tutto quello che questi medici fanno è leggere gli articoli e suggerire modifiche.
Questo fatto venne alla luce alla fine del 2008 quando il Congresso (Parlamento USA ndt) iniziò a interessarsi di questa questione e poi nuovamente venne a galla nel 2009.
Fu nel 2009 che il New York Times e la Public Library of Science (PLoS – la Biblioteca della Scienza) ebbero accesso ai documenti usati in una causa legale depositata da più di 14.000 querelanti che svilupparono il cancro al seno mentre prendevano il farmaco Prempro, usato come terapia ormonale per la menopausa.
Il farmaco era prodotto dalla casa farmaceutica Wyeth (poi acquistata dalla Pfizer). La Wyeth utilizzò un’azienda di marketing, la DesignWrite, per redigere articoli e adescare “medici luminari” per farli comparire come gli autori degli articoli.
Secondo un servizio di PLoS Medicine, la rivista della PLoS, la terapia a base di ormoni iniziò nel 1942. Fu allora che il farmaco Premarin (il predecessore del Prempro) divenne il primo farmaco approvato per il trattamento delle vampate di calore dalla Food and Drug Administration. Sforzi promozionali sostenevano che gli estrogeni potevano preservare giovinezza e salute.
Negli anni 70, i medici, influenzati dall’informazione errata che considerava la menopausa una malattia endocrina simile all’ipotiroidismo, prescrivevano estrogeni a milioni di donne che non presentavano sintomi. Con il 1975 si vide che l’incidenza del cancro all’endometrio nelle donne che stavano usando gli estrogeni era aumentata dell’800 per cento.
Per neutralizzare il cancro all’endometrio, fu aggiunto il progestinico alla terapia sostitutiva ormonale. Questo fu propagandato negli anni 1990 quale cura preventiva per malattie cardiovascolari, osteoporosi, Alzheimer, cancro al colon, perdita dei denti e degenerazione maculare. Ad ogni modo, studi compiuti fino al 2002 hanno dimostrato che la terapia ormonale non era riuscita a prevenire malattie cardiovascolari e aumentava il rischio del cancro al seno, infarto, demenza e incontinenza.
Ancora oggi, nonostante dati scientifici definitivi che dimostrano il contrario, molti ginecologi continuano a credere che i benefici della terapia ormonale siano superiori ai rischi. Questa percezione, che non si basa su prove, potrebbe essere il risultato di decenni di influenza attentamente orchestrata dall’industria sulla letteratura medica, così riporta Plos Medicine.
Plos Medicine sostiene che tra il 1996 (quando il Prempro fu pubblicizzato per la prima volta) e il 2004, la Wyeth collaborò con parecchie aziende di formazione medica e di comunicazione – ma soprattutto con la DesignWrite – per pubblicizzare i prodotti appartenenti alla famiglia del Premarin.
Nei suoi comunicati con la Wyeth, la Design Write notò che “la Ricerca mostra un’alta fiducia da parte di medici specialisti sugli articoli di riviste che riportano informazioni credibili sui prodotti”. Quindi, in aggiunta a “articoli recensiti nella versione integrale”, la DesignWrite raccomandò che il piano di pubblicazione per i prodotti Premarin includesse mini-recensioni, resoconti di casi, editoriali, lettere e commenti.
La DesignWrite suggerì che pezzi brevi potevano essere pubblicati velocemente e che erano un efficiente “mezzo per collocare autorevoli informazioni sul profilo terapeutico di un prodotto nelle mani di medici influenti”.
L’azienda spiegò anche che avrebbe aiutato la Wyeth sul decidere: quali dati presentare, reclutare “gli autori”, scegliere i giornali, creare estratti e manifesti per convegni medici e “Posizionare il prodotto in modo tale da influenzare i sottoscrittori”.
Poi la DesignWrite redigeva gli articoli – lanciando il farmaco sotto la miglior luce possibile – e lo sottoponeva ai medici per riesaminarlo. I medici che lo avevano passato in rassegna diventavano poi gli “autori”.
PLoS Medicine riporta che non c’è prova che gli “autori” siano stati pagati per l’utilizzo del loro nome.
C’è anche piccola prova che gli autori abbiano fatto di più del solo revisionare l’articolo e che occasionalmente hanno dato suggerimenti sulla revisione.
È illegale per le case farmaceutiche promuovere un farmaco pubblicizzato per un uso diverso da quelli approvati dalla FDA.
Ma gli articoli nelle riviste mediche, nelle newsletters e nei giornali non sono considerati materiale promozionale e la FDA li considera liberi scambi di informazioni e non interviene.
(Comunque, si provi a far passare alla FDA promozioni sui benefici di integratori naturali, o persino di cibi naturali……).
PLoS Medicine scrive che, in assenza di dati (o in presenza di dati contrari ai fini del marketing), gli articoli recensiti nelle riviste mediche sono veicoli cruciali per incoraggiare farmaci off-label (fuori etichetta), promuovendone così i benefici non comprovati, e per minimizzare eventuali danni.
In altre parole, Big Pharma può dire qualsiasi cosa voglia, sui benefici di un farmaco o ignorare completamente gli effetti collaterali noti e dannosi fin tanto che questi articoli vengono riportati in giornali e riviste mediche, newsletters e periodici.
Questo estratto dell’articolo del 4 Agosto 2009 uscito su The Times dal titolo “Documenti Medici di Scrittori Fantasma Promuovevano la Terapia” dimostra come funzionava il sistema: nel 2003, un dipendente della Design Write scrisse una bozza di 14 pagine di un articolo; l’autore era nella lista sotto l’abbreviazione “TBD” (to be determined) – che significa “da determinare”.
Nel luglio 2003, la DesignWrite mandò la bozza alla Dott.ssa Gloria Bachmann, un professore di ostetricia e ginecologia al Centro Medico Robert Wood Johnson. La Dott.ssa Bachmann rispose con un messaggio email alla DesignWrite.
“Il profilo é eccellente per come è stato scritto”. Nel settembre 2003, la DesignWrite inviò una mail alla Dott.ssa Bachmann con la prima bozza dell’articolo. Lei dichiarò anche quell’ “eccellente” e aggiunse, “Ho soltanto da fare una correzione che ho evidenziato in rosso”.
L’articolo, quasi una copia testuale della bozza della DesignWrite, fu pubblicato nel 2005 ne “The Journal of Reproductive Medicine“, con la dott.ssa Bachmann che appariva nella lista come l’autore principale.
Nell’articolo si descrivevano i farmaci a base di ormoni come fossero il “sistema di riferimento” per il trattamento delle vampate di calore e la dottoressa si dimostrava meno entusiasta per altre terapie.
Nella sezione dei riconoscimenti, si ringraziavano parecchi medici scrittori per la loro “assistenza editoriale”, senza rivelare che quegli scrittori lavoravano per la DesignWrite, che faceva pagare alla Wyeth $ 25.000 per produrre gli articoli.
La Dott.ssa Bachmann, che ha 30 anni di ricerca e di esperienza clinica sulla menopausa, disse che lei giocò un ruolo importante nella pubblicazione per aver prestato la sua competenza. Lei affermò che la corrispondenza via mail non riflette i contributi che potrebbe aver dato durante conversazioni telefoniche e di persona su incontri.
C’era bisogno di revisionare un articolo e dissi: “Sì, riesaminerò la bozza e mi assicurerò che sia accurata” La Dott.ssa Bachman disse in un intervista su Tuesday “Questo è il mio lavoro, questo è quello in cui credo, questo riflette il mio punto di vista”.
In risposta a una domanda di un giornalista, Michael Platt, il presidente della DesignWrite, scrisse che l’azienda “non ha partecipato e non parteciperà alla pubblicazione di alcun materiale nel quale non ha completa fiducia sulla validità scientifica del contenuto, basato sui migliori dati disponibili”.
Ma, come riporta PLoS Medice, la Design Write aveva un’agenda specifica quale agente di marketing pagato dalla Wyeth, che consisteva in:
– Mitigare i rischi percepiti del cancro al seno associati alla cura ormonale.
– Promuovere farmaci non testati e off-label, includendo la prevenzione della demenza, la malattia del Parkison e il peggioramento della vista.
– Sollevare domande sulla sicurezza e sull’efficacia delle terapie concorrenziali (messaggi competitivi).
– Difendere i benefici cardiovascolari, nonostante la mancanza di benefici dimostrata da prove cliniche aleatorie.
– Collocare la terapia ormonale a bassi dosaggi.
Sfortunatamente per più di 14.000 donne, la Design Write ha fatto un buon lavoro. Così ora ci si deve chiedere: “Il mio medico ha scelto il farmaco che sto prendendo sulla base di un pezzo di marketing ben scritto ?” E’ probabile che sia così. Poiché ci sono articoli come quelli che spingono i medici a decidere quali farmaci prescrivere ai pazienti.
By Bob Livingston / Fonte: http://current.com/1t7734c The Living Spirits
Traduzione per The Living Spirits, di Tatiana Coan
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Perchè la maggior parte dei risultati pubblicati sulle riviste mediche E’ FALSO !
Molti hanno sempre pensato che la maggior parte delle ricerche pubblicate, soprattutto su riviste mediche di prestigio, esprimano conclusioni non veritiere.
Con sorpresa abbiamo potuto constatare come autorevoli voci siano della stessa opinione.
L’epidemiologo J.Ioannidis è del parere: “… false findings may be the majority or even the vast majority of published research…”.
In un recente articolo apparso su Plos Medicine senza mezzi termini egli spiega con puntiglio e dimostra con dovizia di formule matematiche, il perchè della sua drastica asserzione. Sono molti i fattori che possono distorcere i risultati di uno studio: dalle dimensioni del campione, alla “forza” dell’effetto che si vuole misurare, o altri errori di impostazione statistica, fino agli interessi economici o di altro tipo, i pregiudizi culturali e scientifici, oppure se si tratta di un argomento “caldo”.
Leggere l’articolo di Joannidis su PLoS Medicine : www.plosmedicine.org/article/info:doi/10.1371/journal.pmed.0020124
Riviste Mediche: se finanzia BIG PHARMA i risultati sono favorevoli al farmaco …
Lo scorso 2 agosto, MedlinePlus, il sito web rivolto ai cittadini: http://www.nlm.nih.gov/medlineplus/, gestito dalla prestigiosa biblioteca biomedica del National Institute of Health(NIH), pubblicava questa notizia: “Un’analisi suggerisce che le ricerche finanziate dall’industria farmaceutica hanno una maggiore probabilità delle altre di avere un risultato positivo”.
L’analisi in questione, pubblicata sugli Annals of Internal Medicine: http://www.annals.org/content/153/3/158.abstract, è stata svolta da tre ricercatori del Children’s Hospital di Boston e finanziata con fondi pubblici. Gli autori della ricerca hanno voluto descrivere le caratteristiche dei trial registrati su ClicalTrials.gov inerenti efficacia e sicurezza di 5 classi di farmaci e vedere se la fonte del finanziamento fosse associata alla pubblicazione di risultati favorevoli al farmaco.
N.d.R.: Gli autori chiudono il loro articolo affermando che i trial finanziati dall’industria hanno minori probabilità di essere pubblicati entro 2 anni dal loro completamento e maggiori probabilità di riportare risultati positivi. Questa conclusione per altro non è una novità.
Sono diversi gli studi che suggeriscono le stesse conclusioni:
Una revisione sistematica di Lexchin et al. pubblicata nel 2003 sul
British medical Journal: BMJ – http://www.bmj.com/cgi/content/full/326/7400/1167 mostrò come il finanziamento di uno studio da parte dell’industria farmaceutica era associato a risultati favorevoli alla molecola della ditta finanziatrice. Gli autori selezionarono 30 ricerche tra quelle svolte sulla relazione tra sponsor e risultati della ricerca tra il 1966 e il 2002 (6 revisioni di farmacoeconomia, 2 metanalisi e 22 analisi di gruppi di trial) e conclusero che le ricerche finanziate dall’industria avevano minori probabilità di essere pubblicate rispetto a quelle sostenute da fondi pubblici e maggiori probabilità di dare un risultato favorevole allo sponsor, fono a 4 volte tanto (odds ratio 4.05; 95%CI 2.98 – 5.51).
Nessuno studio ha evidenziato che i trial condotti dall’industria fossero di bassa qualità. La spiegazione va piuttosto ricercata nella scelta “opportunista” del farmaco di confronto (notoriamente poco efficace o somministrato a dosi troppo basse); infine esiste un bias di pubblicazione, nel senso che l’industria tende a non pubblicare gli studi che sono sfavorevoli al suo prodotto.
Nel 2006 sul Journal of the American Medical Association (JAMA), una
ricerca di Ridker e Torres: http://jama.ama-assn.org/cgi/content/full/295/19/2270 ha voluto verificare se questa situazione fosse cambiata negli anni 2000, in particolare negli studi inerenti l’ambito cardiovascolare. Dopo avere fatto una revisione di 303 trial di superiorità, pubblicati tra il 2000 e il 2005 su JAMA, NEJM e Lancet e per i quali era indicata la fonte di finanziamento.
Gli autori trovarono che su 137 trial finanziati dall’industria 92 (67%) ebbero un risultato favorevole al nuovo trattamento (P<.001), mentre ciò accadde solo in 51 (49%) dei 104 trial finanziati da organismi non profit (P=.80).
Tra i 62 trial con finanziamento misto, 35 (57%) furono favorevoli. Tra i 205 RCT (Randomized Clinical Trial) di farmaci, le proporzioni favorevoli al nuovo trattamento furono 39.5% per quelli finanziati da organismi non
profit, 54.4% per quelli con finanziamento misto e 65.5% per quelli finanziati dall’industria (P per il trend intragruppi =.002).
Tra i 39 RCT condotti su dispositivi cardiovascolari, le proporzioni degli studi con risultato favorevole furono rispettivamente 50.0%, 69.2%, 82.4%, (P per il trend intragruppi =.07). Inoltre i trial che avevano end point surrogati avevano maggiori probabilità di un risultato positivo (67%), rispetto a quelli che avevano degli end point clinici (54.1%; P=.02).
Ulteriore conferma dell’associazione tra finanziamento dell’industria e risultato favorevole si è avuta anche nel campo dei vaccini: Jefferson et al.:
http://www.bmj.com/cgi/content/full/338/feb12_2/b354, nel 2009,
esaminando 259 studi sui vaccini influenzali, hanno dimostrato come gli studi finanziati da organismi governativi abbiano minore probabilità di dare risultati favorevoli ai vaccini, rispetto a quelli finanziati in tutto o in parte dall’industria.
Un’analisi pubblicata nel 2010 sugli Annals of Internal Medicine: http://www.annals.org/content/153/3/158.abstract, svolta da tre ricercatori del Children’s Hospital di Boston e finanziata con fondi pubblici, descrive le caratteristiche dei trial registrati su ClicalTrials.gov riguardo all’efficacia e la sicurezza di 5 classi di farmaci e verifica se la fonte del finanziamento fosse associata alla pubblicazione di risultati favorevoli al farmaco.
Tra i 78.276 trial registrati entro il 31.08.2009 sono stati selezionati quelli riguardanti 5 classi di farmaci: anticolesterolemici, antidepressivi, antipsicotici, inibitori di pompa protonica, vasodilatatori. Dei 4.825 trial così evidenziati ne sono stati inclusi nello studio 546, quelli inerenti efficacia e sicurezza iniziati e conclusi tra il 01.01.2000 e il 31.12.2006.
Per ciascun trial selezionato, sono stati descritti il disegno dello studio, la fonte di finanziamento, la data di registrazione e di pubblicazione e il risultato finale. La fonte principale di finanziamento è stata classificata come industria, agenzie governative, organismi non profit o non federali (università, ospedali, fondazioni).
Dei 546 trial, 346 (63%) sono stati finanziati dall’industria, 74 (14%) da agenzie governative e 126 (23%) da organismi non profit o non federali. I trial finanziati dall’industria hanno una maggior probabilità di essere di fase 3 o 4 (88.7%; P < 0.001), di usare un farmaco di confronto attivo (36.8%; P = 0.010), di essere multicentrici (89.0%; P < 0.001), di arruolare un maggior numero di partecipanti (dimensione mediana del campione, 306 partecipanti contro i 78 e i 50 dei trial finanziati dalle altre fonti; P < 0.001), di arruolare almeno il 75% dei partecipanti previsti (84,9%; P < 0.001). Al contrario, solo i trial finanziati da agenzie governative hanno incluso tra i partecipanti un numero significativo di bambini (37,8%; P < 0.001).
Di tutti i trial, solo 362 (66,3%) hanno pubblicato i risultati: 230 (66,5%) tra quelli finanziati dall’industria, 41 (55,4%) da agenzie governative e 91 (72,2%) da enti non profit o non federali. I trial finanziati dall’industria hanno riportato un risultato positivo nel 85.4% delle pubblicazioni, in confronto al 50.0% dei trial governativi e al 71.9% di quelli finanziati da organismi non profit o non federali (P < 0.001). Tra questi ultimi, quelli in cui era presente un contributo dell’industria, hanno riportato risultati positivi più frequentemente di quelli senza contributi (85.0% vs. 61.2%; P = 0.013).
Il tasso di pubblicazione dei trial entro 24 mesi dal termine dello studio, va dal 32.4% per quelli finanziati dall’industria al 56.2% per quelli finanziati da organismi non profit o non federali senza contributi dell’industria (P = 0.005). Gli autori fanno presente che non sempre è stato possibile confermare se uno studio era stato pubblicato e questo potrebbe aver portato a qualche errore di classificazione. Inoltre ulteriori informazioni, per altro non disponibili, sul protocollo e sui risultati in generale dei trial potrebbero fare luce sui fattori sottostanti il legame tra fonte di finanziamento e risultati.
Gli autori chiudono il loro articolo affermando che i trial finanziati dall’industria hanno minori probabilità di essere pubblicati entro 2 anni dal loro completamento e maggiori probabilità di riportGli autori chiudono il loro articolo affermando che i trial finanziatiare risultati positivi.
By J.Ioannidis (medico epidemiologo)
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IG Nobel, i dieci premi alla scienza che fa ridere che sono stati pubblicati su riviste scientifiche……2 ottobre 2009
ROMA – Ecco l’elenco completo dei premi Ig Nobel 2009 assegnati oggi ad Harvard.
Tutte queste ricerche sono state pubblicate su riviste scientifiche, senza verifica, mentre gli studi seri di ricercatori alternativi non le pubblicano…..e’ tutto dire…
MEDICINA VETERINARIA: Catherine Douglas e Peter Rowlinson della Newcastle University, per aver dimostrato che le mucche che hanno un nome producono più latte di quelle che non lo hanno.
PACE: Stephan Bolliger, Steffen Ross, Lars Oesterhelweg, Michael Thali e Beat Kneubuehl dell’Università di Berna, per aver indagato sperimentalmente se, in una rissa da pub, sia meglio essere colpiti da una bottiglia di birra piena o vuota.
ECONOMIA: Premiati i direttori esecutivi delle quattro principali banche islandesi per aver mostrato con il crac che “piccole banche possono diventare grandi e viceversa, e per aver dimostrato che la stessa cosa può avvenire per un’economia nazionale”.
CHIMICA: Javier Morales, Miguel Apátiga, e Victor M. Castaño dell’Universidad Nacional Autónoma de Mèxico per aver creato diamanti dalla tequila.
MEDICINA: Donald Unger di Thousands Oaks, California, per aver investigato le cause possibili dell’artrite facendo scrocchiare le nocche della mano sinistra, ma mai della destra, per 60 anni.
FISICA: Katherine K. Whitcome dell’università di Cincinnati, Daniel E. Lieberman dell’Harvard University, e Liza J. Shapiro dell’università del Texas per aver spiegato analiticamente perché le donne incinte non cadono.
LETTERATURA: Il premio è andato alla polizia irlandese per aver scritto oltre 50 multe a Prawo Jazdy, che però non è una persona ma vuol dire ‘patente di guida’ in polacco.
SALUTE PUBBLICA: Elena N. Bodnar di Hinsdale, Illinois, e Raphael C. Lee e Sandra Marijan di Chicago, Illinois, per aver inventato e brevettato un reggiseno che si trasforma in due maschere antigas, regalato durante la cerimonia a tutti gli altri vincitori.
MATEMATICA: Gideon Ono, governatore della banca centrale dello Zimbabwe, per aver dato modo a tutta la popolazione di imparare ad avere a che fare con i numeri stampando banconote che vanno da 1 centesimo a centomila miliardi di dollari dello Zimbabwe.
BIOLOGIA: Fumiaki Taguchi, Song Guofu e Zhang Guanglei della Kitasato University di Sagamihara, Giappone, per aver dimostrato che i rifiuti domestici possono essere abbattuti del 90% usando batteri estratti dalle feci dei panda giganti.
Tratto da: repubblica.it
Commento NdR: certo che il “controllo” degli studi da parte dei “comitati scientifici” di queste riviste che dovrebbe “filtrare e verificare la scientificita’ degli studi presentati alla pubblicazione….e’ molto ben “preparato”….
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Licenziata nonostante la condotta irreprensibile e una rara integrità morale, dopo che un suo editoriale era stato riscritto senza concordare con lei le modifiche.
Una vicenda sconcertante quella che ha coinvolto Rhona MacDonald, ex caposervizio di The Lancet, che ha creato sconcerto nella comunità scientifica e che dimostra il potere inquietante di un editore – Elsevier – su quanto viene scritto su una delle riviste mediche più rinomate e su chi scrive, arrivando addirittura a licenziare.
La MacDonald dichiara: “Dopo due mesi di procedimento disciplinare in cui non mi è stato consentito di parlare con nessuno, sono stata costretta a lasciare il mio incarico di caposervizio di The Lancet. E questo per aver anteposto miei obblighi morali alla politica di Elsevier, l’editore di The Lancet. Sebbene a Elsevier convengano che ho agito con integrità, che capiscono il motivo delle mie azioni, e che esse sono state “morali”, mi hanno licenziata con la causale di “grave cattiva condotta”.
La vicenda ebbe inizio quando il direttore di The Lancet riscrisse senza comunicarmelo un editoriale da me scritto cambiandone interamente il significato senza dare a me, come autrice, o al resto del team che aveva partecipato alla stesura, l’opportunità di fare qualsiasi commento o suggerimento prima che andasse in stampa. Oltre al fatto di aver infranto la regola di The Lancet sugli editoriali (secondo la quale tutte le modifiche apportate al testo dal direttore devono essere fatte d’accordo con l’autore), l’editoriale riscritto non rispettava il taglio concordato e, a mio parere, danneggiava le persone più povere del mondo”…
Commento NdR: a riprova del fatto che gli editori delle riviste dette “scientifiche” NON hanno codice etico e sono legate a doppio filo con Big Pharma….
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Studi falsi, Science e Nature ci ricascano – 29 Aprile 2009
La prestigiosa rivista Science ha formalmente “ricusato” uno studio pubblicato nel 2005 (e ripreso nel 2006 da Nature Chemical Biology) perché rivelatosi frutto di una frode.
La vicenda porta di nuovo all’attenzione della comunità medico-scientifica la preoccupante questione delle pubblicazioni false.
Lo studio in questione è quello in cui il ricercatore coreano Kim Tae-Kook presentava una nuova metodologia per identificare i target farmacologici, denominata MAGnetism-based Interaction Capture (MAGIC), basata sull’utilizzo di nanoparticelle magnetizzate in grado di tracciare i movimenti delle proteine. Il percorso di ricusazione dello studio in realtà è stato lungo e complesso, ed è iniziato nel febbraio 2008 quando il Korea Advanced Institute of Science and Technology (KAIST) ha reso noto che gli studi in questione erano da considerarsi “privi di verità scientifiche”. Dopo qualche mese tutti i ricercatori che avevano firmato l’articolo hanno presentato una ritrattazione formale, malgrado Kim Tae-Kook abbia continuato a sostenere che le irregolarità erano limitate a una figura presentata nello studio.
Da quel momento è partita una trattativa estenuante tra gli autori e Science sul contenuto del rapporto finale sull’increscioso episodio, senza arrivare a nessuna conclusione condivisa. A distanza di più di un anno, la rivista ha optato – per uscire dall’impasse – per una ritrattazione editoriale unilaterale firmata dal direttore Bruce Alberts. Una storia simile a quella di Woo Suk Hwang, lo scienziato coreano (c’è un “problema-Corea” ?) considerato uno dei massimi esperti mondiali di clonazione, il cui lavoro pionieristico sulle cellule staminali (pubblicato anch’esso da Nature) si è dimostrato basato su dati fabbricati ad arte.
Ma perché casi simili capitano apparentemente più spesso a riviste prestigiose come Nature e Science ? Ogni branca della scienza ha le sue riviste di riferimento, più o meno prestigiose, ma Nature e Science sono le uniche due che coprono tutto l’arco del panorama scientifico e con tirature altissime.
Per questo i giornalisti di tutto il mondo le consultano continuamente a caccia di notizie scientifiche da pubblicare sui mass-media, e da ciò consegue che gli scienziati desiderano apparire su queste due riviste per raggiungere un pubblico più ampio. “Ogni scienziato ama e odia quelle due riviste”, confessa un ricercatore di primo piano che però vuole rimanere anonimo per ovvie ragioni. “Le odiamo perché è così troppo importante politicamente riuscire a pubblicare articoli sulle loro pagine, le amiamo perché possono garantire la notorietà nell’ambiente e non.
Francamente poi rimango stupefatto di fronte ad alcuni studi che vengono accettati e pubblicati, e anche da alcuni che vengono rifiutati”.
By David Frati – Tratto da: pensiero.it – Fonte: Dolgin E. Science doesn’t believe in MAGIC – The Scientist 23/04/2009.
Commento NdR: …ecco dimostrata “l’imparzialita’” e la “serieta’” di queste “riviste”…al servizio dei prePotenti…
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Il flop della campagna di vaccinazione di massa A, H1N1 (influenza Suina o maiala..) ha creato forte irritazione a tutti gli esponenti di Big Pharma, sempre più in imbarazzo di fronte ad un esercito di genitori che rifiutano di vaccinare i propri figli per la forte correlazione con l’autismo.
Ecco quindi che riprende la guerra di pubblicazioni scientifiche riguardo a quest ultimo, ma questa volta tutto fa parte di una triste e vergognosa vicenda: THE LANCET SCANDAL.
A novembre avevo pubblicato due post:
– Vaccino MMR II e Autismo (riguardante un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica Neurotoxicology a conferma delle convinzioni di genitori e scienziati preoccupati per la crescente aggressività del piano vaccinale e per le sostanze tossiche contenute nei vaccini.
– Collegamento scientifico tra Autismo e Vaccini (riguardante lo studio dell Center for Modeling Optimal Outcomes in merito alle relazioni uniche tra le varie sostanze chimiche del cervello (neuroormoni, neutrotrasmettitori, ecc.) e gli stabilizzanti dei vaccini.
Ebbene, è notizia di qualche giorno fa che il prestigioso The Lancet (ovvero la più prestigiosa rivista medica al mondo che raccoglie riviste di specialità in Oncologia, Neurologia e Malattie Infettive) ha pubblicato la ritrattazione degli studi che 12 anni or sono furono pubblicati sulla medesima rivista da parte di Andrew Wakefield (linkati qui in quanto The Lancet provvederà a breve alla loro rimozione) in merito alla correlazione tra vaccino MMR II e Autismo.
La scomodità di certi ricercatori suscita irritazione ai servi della Big Pharma, i quali stanno goffamente cercando di ritrattare gli studi di Andrew Wakefield, a tal punto da aver fatto scoppiare un vero e proprio scandalo in Gran Bretagna (THE LANCET SCANDAL).
In parole semplici, da una parte The Lancet difende gli interessi economici di Big Pharma, e dall’altra il Dott. Wakefield è stato condannato dalla comunità scientifica per aver condotto i propri studi associandoli al tentativo di intraprendere una “class action” a favore dei danneggiati da vaccino senza rinunciare a percentuali e provvigioni a favore.
E’ però la stessa rivista scientifica a contraddirsi perchè non ha ultimato il proprio lavoro, e se andate alla pagina originale contenente l’articolo non esistono notizie in merito a ritrattazioni di tali studi.
E’ stata solamente pubblicata una nota ufficale della ritrattazione degli studi di Andrew Wakefield senza allegare le PROVE di tale ritrattazione.
E’ ormai chiaro che è in atto una guerra “scientifica” che si svolge a danno dei nostri figli, spesso considerati alla stregua di cavie da laboratorio (anche qui in Italia, dove avro’ modo di pubblicare una storia che ha dell’incredibile), e della tutela della loro salute.
Le guerre scientifiche vanno sostenute portando a dimostrazione le PROVE, non solo sconfessando i ricercatori che hanno lavorato per The Lancet ed ora sono ritenuti “indegni” solo perche’ pubblicano verità che vogliono essere dolosamente sottaciute per questioni economiche (…”è difficile per un medico ammettere qualcosa, quando la propria carriera dipende dal fatto che un’azienda farmaceutica lo paga per non capirla”…. ).
Tratto da: autismovaccini.splinder.com
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Legami segreti tra organizzazioni di pazienti e compagnie farmaceutiche:
Fonte: Inchiesta del Philadelphia Inquirer, il quotidiano statunitense The Philadelphia Inquirer ha pubblicato un’inchiesta sui legami quasi mai dichiarati di sei organizzazioni non-profit, che affermano di agire nell’interesse dei pazienti di altrettante malattie, e le compagnie farmaceutiche.
Le sei organizzazioni, che lo scorso anno hanno ricevuto complessivamente 29 milioni di dollari in donazioni dalle industrie farmaceutiche.
L’influsso delle aziende farmaceutiche e’ pesante e si situa a vari livelli, sia nel commissionare certi tipi di studi piuttosto che altri, oppure nel riportare certi studi e non altri all’attenzione del mondo medico scientifico, sia nel favorire economicamente con contributi in denaro, commissioni, convegni, ecc. ovviamente chi segue una “linea ritenuta più favorevole” all’azienda stessa.
Diversi importanti accademici in una lettera collettiva a Lancet (Reed Elsevier and the interational arms trade; Lancet 2005; 366:868) rivelano che: “Oggi la stessa Lancet si trova connessa con i profitti del commercio mondiale di armi ” (“Today The Lancet finds itself connected to the profits of the global arms trade”)
“Dal 2003, il proprietario e la casa editrice di Lancet ,Reed Elsevier, ha organizzato una delle maggiori fiere commerciali di armi” (“Since 2003, The Lancet’s owner and publisher, Reed Elsevier, has organized some of the world’s largest arms fair”)
Dal 13 al 16 di Settembre si terrà a Londra una fiera commerciale di armi di terra, mare ed aria. (Defence System and Equipment International- DSEI). In questa fiera verranno liberamente vendute e trattate armi micidiali come le “cluster bombs”. Diversi acquirenti militari provenienti da regimi dittatoriali sono stati invitati a questa fiera. (“Military buyers from some of the world’s most serious human-rights- abusing regimes….were invited to the last DSEi fair”)
La lettera si conclude con la richiesta a Reed Elsevier di “terminare la promozione internazionale del commercio delle armi. Ciò è incompatibile con i principi guida di Lancet”
RISPOSTA di LANCET
Nello stesso numero, l’advisory board e l’international advisorory board commentano nell’editoriale questa lettera ed affermano: “Lancet è una pubblicazione interamente indipendente, editorialmente e finanziarmente”
Sempre però nella risposta si ammette: “per i lettori della rivista sarà incomprensibile il fatto che i nostri proprietari sono coinvolti in un business che in modo così chiaro non solo mina i principi della salute pubblica…”
L’editoriale afferma di non essere a conoscenza del coinvolgimento di Reed Elsevier nel Defence System and Equipment International “fino a qualche settimana fa”;
L’editoriale termina chiedendo, a nome dei lettori di Lancet, a Reed Elsevier di interrompere queste sue attività.
Lancet inoltre pubblica anche la risposta da parte della Reed Elsevier
PER il TESTO COMPLETO delle LETTERE e DELL’EDITORIALE, vedi: www.thelancet.com nella sezione Correspondence
Fonte: Simo – 13 settembre 2005
vedi: Universita’, scuole di medicina e Big Pharma + Comparaggio farmaceutico
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Attenti alle wiki-bufale… e ai wiki-mandriani – 25 Gen. 2010
Tra gli argomenti più caldi, protagonisti dell’attuale dibattito a tema Internet, c’è l’attenzione riservata dal popolo del web a Wikipedia, la più grande enciclopedia online, che deve il suo primato alla potenza mediatica del suo primo alleato, Google.
Una fonte d’informazione inesauribile e democratica (si basa sul consenso e tutti possono partecipare), ma non sempre ineccepibile o trasparente, e spesso oggetto dimanipolazione da parte chi è interessato a vendere, non solo prodotti, ma anche idee e informazioni pilotate.
È il fenomeno del “wiki-marketing” che vede l’inserimento – più o meno velato – di messaggi promozionali – a volte smascherati ed eliminati, altre volte no – tanto più pericolosi quanto più legati ad aspetti fondamentali dell’esistenza, come nel caso della salute.
Una materia sulla quale Wikipedia è interrogata da 3 utenti su 4, il 75% dei quali afferma di lasciarsi influenzare nelle proprie scelte dalle risposte ottenute. Ma quali sono i rischi di questo straordinario “esperimento di democrazia”, specialmente in un campo così delicato come quello della scienza medica ?
E come difendersi dalle wiki-bufale diffuse dai cattivi maestri del web ? A rispondere, in un’intervista rilasciata il 18 gennaio a Radio 24, è Tom Jefferson, tra coloro che per primi hanno denunciato i pericoli del marketing sulla salute dovuti al successo di Wikipedia…
By Tom Jefferson intervistato da Radio 24 – Tratto da: attentiallebufale.it
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Exit Ghost
The article and accompanying editorial published in JAMA earlier this week regarding the issue of ghostwriting made, yet again, a strong point about the influence of pharmaceutical companies on the communication of science.
In a nutshell, a series of primary and review articles authored by Merck regarding their drug rofecoxib were allegedly written by communication firms that provide writing services for companies and individuals. In addition, some articles were signed by academics who allegedly did not have much to do with the study, but were invited by the company to lend their name (and their prestige) to the papers.
There seems to be something seriously wrong with this picture, but let’s go step by step. Is there anything wrong with companies that write papers for hire? The JAMA editorial seems to think so:
“…there was no disclosure that the manuscript had been written by Scientific Therapeutics Information Inc, a company specializing in […] writing papers for a price. Perhaps some […] would see little or no harm in this failed disclosure because all other disclosures were made. However, if there was nothing to hide, why were the names (and affiliations) of the individuals who actually wrote at least the first draft of the manuscript omitted? Experienced authors know that the initial draft (in this case paid for by Merck) sets the tone for the manuscript. Moreover, it is unfair to the authors of the first draft not to provide them with credit for their work. Another problem with failing to disclose “ghost writers” is that there is a reasonable assumption that the principal investigator was involved with writing the manuscript from the beginning.”
Continua su: http://blogs.nature.com/nm/spoonful/2008/04/exit_ghost.html#comments
Commento del dott. S. Stagnaro:
Exit ghost: a strong point about the influence of pharmaceutical companies on the communication of science.
Such as argument is since ever debatable. We must agree with the fact that no pharmaceutical company pays papers whose data state that their drugs either are useless or, worse, dangerous! In my opinion, two points are unavoidable in science writing in a honest way. Firstly, reader have to be in the condition to corroborate or falsify the referred data. Secondly, reader in doing that, must utilize generally CLINICAL tools, reliable in this essential task. I suggest my colleagues to go on a paramount way, which proved to be really relible during half of century. For instance: I was been told that new NADS drug is wonderful, with no side effects. Well! I bedside assess a lot of parameter values regarding joints inflammation, beside a numerous other, informing about antibody synthesis, CRP level, Reticulo-Endothelial Hyperfunction Syndrome, a.s.o. As far as, heart or kidney dangerous side effects are concerned, doctors can nowadays bedside evaluate biological system dysfunctions. In conclusion, authors may write what they wont, but after that, I shall controll all they results exactly.
By: Sergio Stagnaro MD – April 19, 2008
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John Snow medico dell’Inghilterra vittoriana, vegetariano, astemio, scrisse e lascio’ ai posteri suoi studi sulla “cronaca del lavoro medico” di allora, ma che e’ tanto attuale anche al giorno d’oggi.
Jefferson ha scritto in uno dei suoi tanti studi e libri che, avendo analizzato gli scritti di J.Snow, ha trovato le corrispondenze e le affinita’ negative con la attuale medicina esanita’ mondiale.
Infatti l’epidemiologo Tom Jefferson afferma che J.Snow ha molto da insegnare anche ai medici di oggi ed a chi si occupa di sanita‘ pubblica e privata.
Snow ha sempre combattuto nel suo periodo, contro i cattivi maestri, che anche oggi inquinano la sanita’ del mondo intero. Questi “cattivi maestri” sono per Jefferson tutti i personaggi che deformano, mascherano, truccano, i risultati di una qualsiasi ricerca sull’armamentario della medicina e cioe’ su Vaccini, farmaci, protesi, test diagnostici ecc., per farli apparire piu’ “favorevoli” di quanto non siano nella realta’.
“Piu’ del 90% degli studi epidemiologici attuali”, afferma Jefferson, “ e’ sospetto, cio’ significa che al pubblico arrivano informazioni sull’efficacia di vaccini, farmaci e trattamenti con scarso o nessun valore…..del resto ogni settimana nascono piu’ di 20 riviste scientifiche” ed in qualche modo debbono essere riempite…..
NdR: Per epoca vittoriana (o età vittoriana) si intende comunemente in periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della Regina Vittoria, cioè dal 1837 al 1901. – vedi Storia dei vaccini + Malattie del Passato + la Bugia di Pasteur
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AJH. Incredibile ma vero: la tassa per valutare un manoscritto da pubblicare !
E’ ormai ben noto che solo raramente, per motivi di eccezionale valore scientifico, sono accettati dalle peer-reviews gli articoli dei singoli Autori non “arruolati”.
Il fatto veramente sorprendente è la richiesta di pagare una TASSA solo per l’esame degli articoli presentati! Il fatto assume aspetto divertente se l’Autore è un Ligure…
Ecco due e.mail che mai poteva immaginare uno dotato di eccellente fantasia creativa: Editori dell’American Journal of Ypertension
AJH EDITORS WROTE:
FIRST E-MAIL: AJH-D-08-00066
“Inherited Hypertension Real Risk is based on microvascular remodelling, characterized by newborn-pathological, type I, subtype b, Endoarteriolar Blocking Devices.”
Dear Dr. Stagnaro,
This message is to remind you that as of today we still have not received your payment of the $50 fee which is required when submitting a manuscript to the American Journal of Hypertension to be considered for publication. You can call me at 1-718-430-3600 with a credit card number or forward a check or money order to the editorial office, as soon as possible. Thanks and,
Sincerely yours, Darwin Tracy, for the Editors
P.S.: Please be reminded that your manuscript cannot complete the review process unless your fee is paid. Thanks.
Darwin Tracy. Editorial Assistant – American Journal of Hypertension
1300 Morris Park Avenue, Rm. 1312 Belfer, Bronx, NY 10461
Tel: 718-430-3600 OR 718-430-2359 – Fax: 718-430-3100 – e.mail: tracy@aecom.yu.edu
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—– Original Message —–
From: Darwin Tracy
To: dottsergio@semeioticabiofisica.it
Sent: Tuesday, February 26, 2008 11:16 PM
Subject: AJH-D-08-00066 -FEE DUE
SECOND E-MAIL:
FEE DUE:
To: Corresponding Author: Sergio Stagnaro, Biophysical Semeiotics Laboratory
Riva Trigoso, Genova ITALY
Corresponding Author E-Mail: dottsergio@semeioticabiofisica.it
Re: American Journal of Hypertension Manuscript
AJH-D-08-00065
“Biophysical-Semeiotic Hypertensive Constitution and Hypertension Inherited Real Risk.”
Dear Dr. Stagnaro,
This message is to remind you that as of today we still have not received your payment of the $50 fee which is required when submitting a manuscript to the American Journal of Hypertension to be considered for publication. You can call me at 1-718-430-3600 with a credit card number or forward a check or money order to the editorial office, as soon as possible. Thanks and,
Sincerely yours, Darwin Tracy, for the Editors
P.S.: Please be reminded that your manuscript cannot complete the review process unless your fee is paid. Thanks.
Darwin Tracy. Editorial Assistant – American Journal of Hypertension
1300 Morris Park Avenue, Rm. 1312 Belfer, Bronx, NY 10461
Tel: 718-430-3600 OR 718-430-2359 – Fax: 718-430-3100 – e.mail: tracy@aecom.yu.edu
Dear AJH Editors, MANY THANKS !
However (See my Presentation in my first website www.semeioticabioficia.it ) I do not intend – not only as Ligurian – to spend money for letting publish my theories, I know very well…, since ever !
In any case I ALLOW YOU to publish them WITHOUT YOU spending MONEY to be send me!
I authorize you to do it based on the LAW, in the interest of mankind. Do you understand what I mean, although my poor English!
I am very delighted with your kind e-mail, because here in Italy a ” famous “Colleague of mine…. have recently termed my THEORIES as “scientifiche Ipotesi”, mistrusting them, obviously….and not as epistemological expert, who is not, at all.
I am awaiting your kind answer, as soon as possible.
Sincerely
By Sergio Stagnaro MD – Riva Trigoso – Founder of Biophysical Semeiotics – Who’s Who in the World (and in America, TOO) since 1996 to 2008.
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L’INDUSTRIA FARMACEUTICA IMPARTISCE ORDINI alle RIVISTE MEDICHE ?
Il denaro parla, ed i dollari dell’industria farmaceutica parlano chiaro e forte attraverso le pagine delle riviste mediche. Questa è la conclusione fratta da Peter Genzsche e dal suo team del Nordic Cochrane Centre dì Copenhagen, Danimarca, i quali hanno messo a confronto revisioni di studi farmacologici finanziate da aziende farmaceutiche con revisioni analoghe prive del sostegno finanziario dell’industria del settore.
Gli studi condotti senza i finanziamenti dell’industria hanno raggiunto conclusioni simili a quelle delle revisioni sistematiche contenute nel database online del Cochranc, riconosciuto come lo standard aureo per le analisi dì questo genere.
Ad ogni modo, gli studi appoggiati dalle aziende farmaceutiche tendenzialmente raccomandavano senza riserve i farmaci sperimentali, anche se l’effetto stimato del trattamento era mediamente simile a quello riportalo nelle revisioni del Cochrane.
Genzsche afferma che alcune delle revisioni finanziate dall’industria erano anche falsate nel metodo, in quanto prendevano in considerazione unicamente studi contenuti nel data base dell’azienda stessa.
Fonte: New Scientist, 14 ottobre 2006
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“In un aureo libretto, “Attenti alle Bufale”, Il Pensiero Scientifico Editore, ottobre 2005, l’ autore, Tom Jefferson, studioso dell’italiano Istituto Superiore della Sanità (I.S.S.), scrive: “Da un po’ di tempo, chi lavora alla sintesi delle prove scientifiche si è reso conto, fatti alla mano, che la stragrande maggioranza di ciò che si legge e si dice nella scienza biomedica è di dubbia qualità”.
Quello studio è un doppione: Un software ha permesso di mettere a confronto abstract e autori di milioni di articoli scientifici. Scoprendo così che molti sono dei doppi, se non addirittura dei plagi.
http://www.galileonet.it/news/9392/quello-studio-e-un-doppione
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La serieta’ delle riviste “scientifiche”
Richard Smith, ex curatore del British Medical Journal ed ora direttore generale di UnitedHealth Europe: “Fortunatamente per le compagnie farmaceutiche che hanno finanziato questi studi, ma non altrettanto per la credibilità delle riviste che li pubblicano, i trial raramente producono risultati sfavorevoli per i prodotti della compagnia stessa”.
Citando esempi da 86 diversi studi, Smith dimostra che i risultati dei trial sono influenzati da chi li finanzia.
Tratto da: http://pesanervi.diodati.org/pn/?a=63
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Industrie farmaceutiche nel mirino di uno studio pubblicato sul “Proceedings of the National Academy of Sciences”
Questa volta le aziende sono accusate di “gestione fantasma” della letteratura medica: in pratica, secondo il filosofo della scienza Sergio Sismondo della Queen’s University di Kingston, in Canada, oltre a controllare, e spesso a “manipolare” il lavoro di ricerca e le analisi sui medicinali, le multinazionali del farmaco sono colpevoli di influenzare con vari mezzi il lavoro di comunicazione e diffusione delle informazioni che segue la conclusione dei trial clinici.
Sismondo e’ convinto che gli articoli pubblicati sulle riviste scientifiche vengano “invisibilmente” manipolati, in modo da trasmettere prima di tutto un senso di indipendenza e credibilità al testo: i nomi degli “insospettabili” autori delle ricerche, ad esempio, vengono astutamente riportati in cima agli articoli.
Inoltre, secondo l’esperto le industrie spesso assoldano agenzie di comunicazione specializzate per studiare quale sia il miglior messaggio e come farlo arrivare ai lettori.
Sismondo è giunto a queste conclusioni passando in rassegna studi sui farmaci antidepressivi a base di sertralina pubblicati fra il 1998 ed il 2000, rilevando che il 18-40% di essi era “manovrato” dalle aziende produttrici.
Questo “comportamento”, sottolinea l’esperto, hai il risultato di influenzare l’opinione pubblica ed in particolare i pazienti.
Il sospetto e’ che i ricercatori stessi, “motore” delle sperimentazioni sui farmaci e loro malgrado coinvolti in questo sistema, non abbiano una reale idea di come i loro lavori vengano utilizzati a fini non onesti.
By B. Di Chiara
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RIVISTE di MEDICINA SOTTO ACCUSA
“Le riviste di medicina costituiscono un estensione del braccio del marketing delle compagnie farmaceutiche“:
Lo sostiene Richard Smith, ex curatore del British Medical Journal e ora direttore generale di UnitedHealth Europe, in un provocatorio editoriale pubblicato sulla rivista “PLoS Medicine”.
L’esempio più evidente della dipendenza delle riviste mediche dall’industria farmaceutica è la quantità di denaro che ricevono dalle pubblicità di farmaci, ma secondo Smith si tratterebbe della “forma meno corrotta di dipendenza”, in quanto le inserzioni “possono essere viste e criticate da tutti”.
Il problema maggiore, invece, è quello della pubblicazione di trail clinici finanziati dall’industria.
“Per una compagnia farmaceutica – spiega – uno studio favorevole vale più di migliaia di pagine di inserzioni pubblicitarie. Ecco perché le aziende spendono a volte milioni di dollari per ristampare e diffondere in tutto il mondo i risultati delle ricerche”.
A differenza delle pubblicità, l’affidabilità degli studi viene percepita dai lettori in maniera più positiva.
“Fortunatamente per le compagnie farmaceutiche che hanno finanziato questi studi, ma non altrettanto per la credibilità delle riviste che li pubblicano, i trial raramente producono risultati sfavorevoli per i prodotti della compagnia stessa”.
Citando esempi da 86 diversi studi, Smith dimostra che i risultati dei trial sono influenzati da chi li finanzia.
Fonte: www.lescienze.it.
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Le riviste mediche sono un’estensione del braccio commerciale delle compagnie farmaceutiche.
Le riviste si sono abbassate a svolgere operazioni di riciclaggio delle informazioni per conto dell’industria farmaceutica, ha scritto Richard Horton, redattore di Lancet, nel marzo 2004.
Nello stesso anno, Marcia Angell, in precedenza giornalista del New England Journal of Medicine, ha accusato senza mezzi termini l’industria di essere ormai prima di tutto una macchina commerciale e di cooptare qualsiasi istituzione che potrebbe frapporsi sulla sua strada.
Le riviste mediche erano evidentemente assenti dalla sua lista di istituzioni cooptate, ma lei ed Horton non sono i soli giornalisti a sentirsi sempre più nauseati dal potere e dall’influenza dell’industria farmaceutica.
Jerry Kassirer, un altro che aveva scritto in precedenza per il New England Journal of Medicine, ritiene che l’industria farmaceutica abbia fatto perdere la bussola dellamoralità a molti medici, ed i giornalisti di PLoS Medicine hanno dichiarato che essi non diventeranno parte del ciclo della dipendenza … tra riviste e industria farmaceutica.
By Richard Smith
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Il business dietro le ricerche medico-scientiche – di George Monbiot (Guardian)
Quante “informazioni scientifiche” sono state pubblicate da giornali accademici caratterizzati da interessi occultati ?
Un mesetto fa, rovistando tra le mie cose, mi sono imbattuto in uno dei più straordinari documenti che abbia mai letto: si riferiva a un’organizzazione chiamata Arise (Associates for Research into the Science of Enjoyment), oggi un’associazione completamente dimenticata, negli anni novanta uno dei gruppi operanti nel settore della salute pubblica più influenti al mondo. Comincerò col spiegare il contenuto del documento.
Arise è stata fondata nel 1988 e sembra abbia continuato a operare fino al 2004. Si descrive come “un’associazione mondiale di ragguardevoli scienziati che agiscono come commentatori indipendenti”. Il suo scopo, secondo quanto riportato da tali scienziati, era quello di mostrare quanto “i piaceri di ogni giorno come la cioccolata, il fumo, tè, caffè e alcol, contribuiscono alla qualità della vita”.
Il gruppo sosteneva che c’erano sufficienti buone ragioni per far scivolare via le nostre inibizioni e cominciare ad appagarci. “Gli studi scientifici mostrano che godersi i semplici piaceri della vita, senza sentirsi colpevoli, può ridurre lo stress e aumentare la resistenza alle malattie. Al contrario, la colpevolezza può incrementare lo stress e minare il sistema immunitario…
Questo può portare, per esempio, smemoratezza, disturbi alimentari, problemi di cuore o danni cerebrali”. La “salute forzata”, come veniva chiamato da Arise questo nostro senso di controllo, potrebbe così causare più danni che vantaggi.
L’associazione ricevette una sorprendente copertura mediatica: per esempio, tra il settembre del 1993 e il marzo del 1994, aveva generato 195 tra articoli di giornale e interviste su circuiti radiotelevisivi e quotidiani come The Wall Street Journal, The International Herald Tribune, The Independent, The Evening Standard, El Paìs, La Repubblica, e TV quali la Rai e la BBC.
Il tutto come risultato di un sondaggio Mori chiamato ‘Cattivo ma Buono’ che “Arise” aveva dichiarato di aver commissionato per conoscere quei colpevoli piaceri che le persone amano di più.
Eccone un tipico esempio (da Reuters): “Secondo quanto afferma un gruppo di accademici, ‘quei puritani che si occupano di salute e che decidono se la gente può fumare o bere alcol e caffè, stanno cercando di rovinare la qualità della vita’, e David Warburton, docente di Farmacologia all’Università inglese di Reading, sostiene: ‘Molti dei sostenitori di Arise credono che godere di questi piaceri sia diritto di ogni uomo’, e continua poi dichiarando che ‘molta della promozione sulla salute è basata su informazioni sbagliate. È politicamente guidata”.
I programmi di oggi hanno visto apparire il docente di Reading in uno dei primi spot della mattina, alle 8:20, impegnato in un’ indiscutibile intervista. Warburton ha esaltato le proprietà calmanti delle sigarette e ha trattato in modo sprezzante i messaggi sulla salute pubblica.
Arise è comparsa anche otto volte su The Guardian. Promozioni di questo tipo sono continuate fino all’ottobre del 2004, quando The Times riportò di nuovo le affermazioni di Arise, le quali sostenevano che dovremmo “smettere di preoccuparci di quelle paure spesso infondate” e “iniziare a ascoltare il nostro corpo, che in modo naturale cerca di proteggerci dalle malattie, facendo le cose che ci piacciono”. In centinaia di articoli e trascrizioni riguardanti le affermazioni del gruppo, in un solo caso ho trovato una giornalista – Madeleine Bunting (The Guardian) – che mettesse in discussione sia gli studi di Arise che le motivazioni illustrate dai propri scienziati.
Warburton, che ha affermato di dirigere l’associazione, è preside di Psicofarmacologia all’Università di Reading. Quando era ancora docente, pubblicò almeno una dozzina di articoli nella stampa accademica sulla nicotina. Nel 1989, in The Psychologist, sfidò le conclusioni a cui giunse la US Surgeon Service, ovvero che la nicotina crea dipendenza.
La maggior parte dei suoi articoli, sostenenti che la nicotina migliorava sia l’attenzione che la memoria, erano stati pubblicati nel giornale Psychopharmacology, del quale era editore senior. Io ho letti sette di questi articoli e in nessuno di loro sono riuscito a trovare qualche dichiarazione riguardo ad evenuali interessi finanziari, eccetto che per un caso di due sovvenzioni dal Wellcome Trust.
Nel 1998, come parte del regolamento di un’azione legale contro le multinazionali del tabacco statunitensi, le imprese furono costrette a porre i loro documenti internazionali in un archivio pubblico. Tra gli altri, c’era anche quello in cui mi sono imbattuto il mese scorso. Ci sono scritti gli appunti di un dirigente del dipartimento dei servizi aziendali della Philip Morris, la più grande azienda di settore al mondo, per uno dei suoi colleghi; il titolo è “Attività e Finanziamenti Arise 1994-95”. “Avevo un appuntamento”, inizia, “con Charles Hay e Jacqui Smithson (Rothmans) per accordarci sul piano di attività 1994-95 per Arise e per discutere i finanziamenti necessari. Trovate inclusa una copia della nostra presentazione”.
Questo mostra che nell’anno finanziario precedente, Arise aveva ricevuto 373.400 dollari: 2000 dalla Coca Cola Company, 900 da altre aziende e il resto, più del 99%, dalla Philip Morris, dalla British American Tabacco, dalla RJ Reynolds e dalla Rothmans. Nel 1994-95 il suo budget sarebbe stato di 773.750 dollari; Rothmans e RJ Reynolds si impegnarono entrambe di fornire 200.000 dollari, e BAT “aveva anche parlato d’interessi”, in quanto sostenne che la Philip Morris aveva alzato la cifra a 300.000 dollari. Di seguito gli appunti sono diventati sempre più interessanti.
“Il sondaggio Mori ‘Cattivo ma Buono’ ha provato tutta la sua efficienza nell’ottenere pubblicità dai media; così l’operazione verrà ripetuta anche quest’anno riguardo al tema ‘Stress sul posto di lavoro’…
Una prima stesura del questionario è stata sottoposta per eventuali commenti a Tony Andrade, avvocato senior della Philip Morris, e a Matt Winokur, dirigente degli affari regolatori”: “Abbiamo deciso di far parte della prossima conferenza di Arise in Europa, data la positiva ricezione dei media europei”.
La Philip Morris aveva designato un’agenzia di pubbliche relazioni londinese per dirigere le media relations, fondare il segretariato di Arise e contribuire alla ricerca di nuovi membri. “La maggior autorizzazione e l’approvazione di ulteriori pagamenti sarà gestita da un’informale Commissione di budget che includerebbe PM, Rothmans e possibilmente RJR e BAT”.
Gli appunti sostenevano che Arise era guidata non da noti scienziati ma da note aziende di tabacco. Impressione rafforzata da un altro documento trovato nell’archivio, riguardante le prime fasi di vita dell’associazione. Nel 1988 la US Surgeon General affermò che la nicotina creava dipendenza quanto eroina o cocaina. L’industria del tabacco rispose che un gruppo di specialisti si sarebbe riunito per revisionare la composizione delle sostanze abusive e per separare la nicotina dagli stupefacenti.
Ho spedito una lista di domande a Warburton, mi rispose di non aver tempo per rispondere; l’Università di Reading però replicò di essere a conoscenza del fatto che il lavoro di Warburton era sponsorizzato da multinazionali del tabacco.
Infatti l’università stessa aveva ricevuto più di 300.000 dollari da Arise, “ma dal suo punto di vista, la fonte dei finanziamenti per Arise non era mai stata chiara”. “Il Professor Warburton e l’Università di Reading avevano ricevuto, tra il 1995 e il 2003, finanziamenti per la ricerca di BAT”.
Mai si era posta domande riguardo questi finanziamenti, mai aveva richiesto a Warburton di dichiarare i propri interessi nelle carte accademich.
Se si fosse fatto, si sarebbe addirittura cominciato a parlare di “censura” e di “libertà accademica ristretta”.
Psychopharmacology non sapeva che Warburton stava prendendo soldi dalle aziende del tabacco.
“È responsabilità dell’autore svelare le fonti di finanziamento e si sa da tempo che i giornali stessi non proteggono questo tipo di dichiarazione”. Dopo una lunga carriera imperturbata da domande riguardanti i suoi interessi o la sua etica professionale, Warburton si ritirò nel 2003; tuttora tiene lezione a Reading come professore emerito.
Quante “informazioni scientifiche” sono state pubblicate da giornali accademici caratterizzati da interessi occultati come questi ? Quante campagne mediatiche contro l’“overregulation”, la “cultura compensativa” oppure “le paure pubbliche infondate”, sono state segretamente finanziate e manovrate dalle corporation ?
Quanti personaggi riceveranno ancora denaro illecito apparendo in TV per assicurare relazioni pubbliche gratuite ai loro sponsor ?
Il caso in questione caso ci mostra come accademici e mezzi d’informazione non siano riusciti – o non abbiano voluto – ad essere sufficientemente scettici.
Senz’altro ora sappiamo che esiste una domanda ovvia con la quale ogni giornalista dovrebbe iniziare la propria intervista: “Chi ti sta finanziando ?”
Fonte: http://www.guardian.co.uk/comment/story/0,,1703694,00.html
Tradotto da Barbara Redditi per Nuovi Mondi Media
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Il BUSINESS della MALATTIA MENTALE con il MANUALE DIAGNOSTICO della PSICHIATRIA
Il manuale di una pseudoscienza: la “psichiatria” !
Sul numero di questo mese della rivista Psychotherapy and Psychosomatics si rivela lo stretto rapporto finanziario esistente tra l’industria farmaceutica e la “bibbia” dell’American Psychiatric Association’s (o APA) ovvero il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali o Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders(DSM). Libro nel quale sono elencati i disturbi della follia umana secondo i suoi compilatori.
Il Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (CCDU), un gruppo di sorveglianza delle attività psichiatriche, considera una conferma tale studio poiché è da oltre un decennio che il CCDU chiede ai vari organi governativi di abolire il DSM e dichiararlo materiale senza alcun valore a fini assicurativi, legislativi e giurisprudenziali.
Bruce Wiseman, presidente dell’ufficio nazionale del CCDU per gli Stati Uniti, ha dichiarato: “Il DSM è un documento inaffidabile e pseudoscientifico, capace tuttavia di recare enormi danni alla vita della gente e usato per generare un fatturato da 76 miliardi di dollari l’anno nel ramo degli psicofarmaci”.
Lo studio, condotto da Lisa Cosgrove (psicologa della University of Massachusetts) e Sheldon Krimsky (docente presso la Tuft University), documenta i finanziamenti erogati dalle società produttrici di farmaci per “disturbi mentali” agli psichiatri che hanno definito i disturbi inclusi nel manuale.
Il 100% degli “esperti” partecipanti ai pannelli che hanno collaborato alla quarta edizione del DSM (o DSM-IV), sovrintendendo tra l’altro alla formulazione dei cosiddetti “disturbi dell’umore” – tra i quali rientrano la “depressione” e i “disordini schizofrenici/psicotici” – erano finanziariamente legati a società farmaceutiche.
I farmaci per i succitati “disturbi” costituiscono la più grossa fetta del mercato mondiale: solo nel 2004, gli antidepressivi hanno realizzato un fatturato da 20,3 miliardi di dollari e gli antipsicotici 14,4 miliardi.
La dott.ssa Tana Dineen, autrice del libro Manufacturing Victims (Vittime artificiali, un libro che mette a nudo l’infondatezza fraudolenta del DSM), sostiene che al contrario di quanto accade per le diagnosi mediche, l’esistenza dei disturbi elencati del DSM viene decisa tramite “voto” dai membri dell’APA.
Non solo: i disturbi possono essere tolti dal DSM se mantenerli in lista causa troppe noie.
Per esempio, nel 1973 l’APA decise tramite voto (5584 favorevoli, 3810 contrari) di non considerare più l’omosessualità un disturbo mentale: ma l’unico motivo fu il fatto che alcuni attivisti gay avevano picchettato il convegno dell’Associazione.
Il potere del DSM è enorme a fronte della fraudolenza con cui viene stilato.
Come dice la dott.ssa Cosgrove, il DSM altro non è che uno “strumento politico”.
Il manuale viene infatti usato per sottrarre i figli alla custodia dei genitori, per negare il diritto di voto in alcuni paesi, per stabilire se un imputato è idoneo a dichiararsi “colpevole” nel corso di un processo o se la sua condotta criminale va scusata.
È stato persino usato per dichiarare nulle le volontà testamentarie, per risolvere contratti perfettamente leciti e prevaricare la volontà individuale in questioni riguardanti la gestione di un’attività commerciale o di una proprietà.
Gli istituti scolastici e i servizi per l’infanzia possono ricevere finanziamenti aggiuntivi se a un bambino viene diagnosticato un disturbo presente nel DSM.
Per contro, vi sono genitori che sono stati obbligati a somministrare ai propri figli farmaci noti per indurre comportamenti violenti e suicidi. Se non bastasse, quegli stessi genitori sono stati minacciati di intervento da parte dell’autorità giudiziaria se non avessero acconsentito al trattamento, e tutto ciò solo perché a loro figlio era stato attribuito un “disturbo” elencato nel DSM.
Lo psichiatra newyorchese Ron Leifer sostiene che il metodo diagnostico degli psichiatri è “fraudolento e arrogante” e che “attribuire scientificità al DSM è un’affermazione lesiva della cultura”.
Anche la dott.ssa Cosgrove ha sollevato quesiti fondamentali sull’inconsistenza scientifica del DSM, dichiarando che “Non esiste alcun esame del sangue per sostenere l’oggettiva esistenza dei disturbi elencati nel DSM, il quale poggia su opinioni formulate da coloro che poi, nella loro attività, si basano a loro volta su di esso”.
La Legge sull’assenso dei genitori, una proposta di legge federale presentata l’anno scorso alla Camera dei rappresentanti e sostenuta, a tutt’oggi, da 40 membri del Congresso statunitense, ha per obiettivo il taglio dei finanziamenti statali per lo screening mentale degli studenti basato sul DSM, proprio perché esso non ha alcun valore scientifico.
Questa proposta di legge, la n. 181, afferma: “Gli stessi autori del… Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali riconoscono che i criteri diagnostici per la malattia mentale sono vaghi e affermano che: ‘I criteri usati nella redazione del DSM-IV rimangono basati sul consenso, senza fornire chiari dati empirici a sostegno del numero di elementi richiesti per la formulazione di una diagnosi. … Inoltre i tratti comportamentali precisati nel DSM-IV rimangono, malgrado i tentativi di standardizzarli, soggettivi…’”.
Il CCDU sottolinea la necessità di tutelare le persone dai rischi e dalle violazioni dei diritti umani che potrebbero scaturire dall’uso del DSM, una minaccia oggi più che mai reale se si considera che nei processi di definizione dei disturbi mentali sono coinvolti gli interessi economici delle case farmaceutiche. Il CCDU, fondato dalla Chiesa di Scientology, ha intervistato centinaia di esperti sul DSM e sulla psichiatria; il contenuto di questi documentari è a disposizione del pubblico presso il museo “Psichiatria: industria della morte” che si trova a Los Angeles.
È possibile visionare contenuti video di medici, psichiatri e psicologi che collaborano con il CCDU per smascherare la frode delle diagnosi psichiatriche, all’indirizzo http://www.cchr.org
Se tuo figlio è stato sottoposto a questionari psicologici o psichiatrici, test, valutazioni o programmi psicologici senza il tuo consenso, o conosci qualcuno che ha subito danni in seguito a diagnosi e/o trattamenti psichiatrici contatta il:
Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani Onlus: e-mail: ccdu_italia@hotmail.com
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Scoperta un’altra clamorosa truffa, non solo scientifica, che coinvolge, se non altro per omesso controllo, la bibbia degli scientisti: “The Lancet”.
Uno scienziato norvegese, tal Sudboe, ha falsificato una ricerca che mostrava clamorosi risultati nella lotta al cancro orale.
Tutto inventato.
Del resto la stessa rivista Lancet, che in un numero precedente dichiara (con sofismi e trucchi retorici) l’omeopatia del tutto inefficace, in un suo numero del 1997 afferma il contrario.
Che serieta’ “scientifica”, queste riviste mediche…….sempre al servizio di chi paga e/o delle multinazionali BIG FARMA
La Repubblica, Gennaio 2006 – L’autore è un ricercatore norvegese di fama internazionale, era tutto falso, dai profili dei pazienti alle conclusioni
Cancro, quello studio su Lancet era completamente inventato ! Ricerca pubblicata in ottobre dalla prestigiosa rivista britannica.

LONDRA – Un altro falso scuote il mondo della ricerca scientifica.
Uno studio sul cancro alla bocca pubblicato nell’ottobre scorso sulla prestigiosa rivista medica Lancet è risultato totalmente inventato. Il suo autore, il dottor Jon Sudboe, ricercatore di fama internazionale, si è persino preso la briga di creare ben 900 profili paziente: nome, età, genere, peso, patologie, diagnosi, assunzione di medicinali. Tutto falso, comprese naturalmente le conclusioni della ricerca. Lo riferisce oggi il quotidiano britannico The Guardian.
Dopo la truffa del ricercatore sudcoreano Hwang Woo Suk, che aveva annunciato di essere riuscito a clonare cellule staminali “su misura” per poi ammettere l’imbroglio, una nuova frode scientifica e venuta a galla.
Stavolta in maniera del tutto casuale, grazie alla sorella del primo ministro norvegese.
Qualche tempo fa, Camilla Stoltenberg si è ritrovata fra le mani la copia della rivista sulla quale era pubblicato lo studio del dottor Sudboe. Leggendo l’articolo, si è accorta che lo scienziato citava come fonte un database nazionale norvegese. Un piccolo particolare: quel database non è ancora entrato in funzione.
Questa la leggerezza dello scienziato dell’ospedale Radium di Oslo che ha rivelato il clamoroso imbroglio: quei 900 pazienti non sono mai esistiti. E di conseguenza sono falsi anche i risultati della ricerca sulla relazione tra antinfiammatori e cancro orale: non esiste alcuna dimostrazione scientifica che nei soggetti che assumono medicinali come il paracetamolo (farmaco analgesico e antipiretico) sia minore il rischio di sviluppare quel tipo di tumore.
“Nello studio non c’era un solo dato vero, si è inventato tutto”, afferma sconvolto Stein Vaaler, direttore sanitario del Radium. “Era uno dei nostri migliori scienziati, stentiamo a crederci”.
L’ospedale intanto ha aperto un’inchiesta, e un’altra sarà condotta dal Karolinska Institute di Stoccolma: dovranno analizzare i 38 articoli che il dottor Sudboe (nel frattempo sparito dalla circolazione senza rilasciare alcuna dichiarazione) ha scritto dal 1997, e che avevano contribuito a renderlo noto e stimato dalla comunità scientifica internazionale.
Tratto da: http://www.repubblica.it
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Studi scientifici: Usare con cautela – Più della metà delle ricerche darebbe risultati FALSI
By Raffaella Daghini – Tempo Medico n. 799. 24 settembre 2005, Fonie: PLoS Medicine 2005; 2: 69ù e 272
La verità scientifica ? Meglio metterci una pietra sopra.
Almeno per quanto riguarda i risultati della maggior parte degli studi scientifici, per i quali bisogna rassegnarsi all’idea che “è più probabile che siano falsi piuttosto che veri”. Questa tesi, certamente provocatoria e tutt’altro che incoraggiante, è stata illustrala (e dimostrata, numeri alla mano) sulla rivista ad accesso libero PLoS Medicine da John loannidis dell’Università greca di loannina, che non è nuovo ad affermazioni “forti” sulla validità o meno degli studi scientifici.
Nel luglio di quest’anno, infatti, su JAMA era comparso uno studio dello stesso autore che si proponeva di valutare con quale frequenta i risultati di studi clinici che dimostravano l’efficacia di una cura fossero stati smentiti o ridimensionati da ricerche successive.
Analizzando 45 studi, pubblicati sulle riviste mediche più prestigiose tra il 1990 e il 20113.
loannidis aveva osservato che i dati di 7 erano stati ribaltati e per altri 7 c’era stato un significativi! ridimensionamento. Una smentita più o meno forte, quindi, era arrivata per un terzo di questi studi.
Forte di questa premessa, loannidis ha inquadrato in un modello matematico, quantificandoli, i parametri considerati significativi per valutare la validità di uno studio e, quindi, le possibili fonti di errore. Il più intuitivo di questi parametri, ma anche il meno accurato, è la significatività statistica.
Uno studio è considerato statisticamente significativo se la probabilità che il risultato sia completamente dovuto al caso è una contro venti: questo significa che, esaminando 211 differenti ipotesi scelte a caso, una di esse, in media, potrà risultare statisticamente significativa
. Mentre dal punto di vista puramente matematico questo può risultare un parametro affidabile per determinare la validità di un metodo, se ci si cala nella realtà delle ipotesi che sono analizzate nelle ricerche ci si rende conto che la significatività statistica non può essere l’unico elemento su cui basarsi per valutare uno studio. Quando le possibili ipotesi da analizzare sono centinaia (è il caso, per esempio, dell’influenza di un gene su una malattia), questo standard può indurre in errore: infatti alcune ipotesi di apparenza significative potrebbero essere, per gli scherzi del caso, false. (> per converso, se si prendono in considerazione, in modo del tutto casuale, 20 ipotesi false, una di esse potrebbe risultare vera.
Questo aspetto, per quanto importante, non è però l’unico che loannidis considera nel suo modello.
Vari altri fattori possono indurre errori negli studi scientifici.
Le limitate dimensioni dei campioni considerati, per esempio, o un disegno poco accurato dello studio, che consente ai ricercatori di “pescare” tra i propri dati quelli che provano la tesi iniziale. C’è poi da tenere nel dovuto conto anche la “parzialità” dei ricercatori, dovuta all’attaccamento alla propria teoria o ad aspetti più profani di interesse economico.
Elaborando tutti questi elementi secondo il proprio modello matematico, loannidis arriva a concludere che uno studio disegnato secondo buoni parametri può arrivare ad avere l’85 per cento delle probabilità di dare risultati corretti; se i parametri non sono rispettati o lo sono solo in parte questa probabilità scende fino al 17 per cento. Quindi, calcolatrice alla mano, in media più della metà degli studi da risultati falsi con buona probabilità.
Che fare, allora ? “La verità scientifica è un bersaglio in movimento” commentano gli editori di PLoS Medicine.
“La possibilità che la maggior parte delle conclusioni sia falsa fa inevitabilmente parte dell’impegno nella ricerca. Chiunque sia coinvolto nella realizzazione e nella pubblicazione degli studi deve necessariamente essere di mente aperta, rigoroso e onesto nel progettare gli esperimenti, analizzare i risultati, comunicare le conclusioni, revisionare i manoscritti, commentare i lavori e accetlare che l’incertezza esiste nel campo della ricerca”.
A questo punto, non senza una punta di malignità, ci sarebbe da chiedersi, come fa l’Economist: che probabilità c’è che lo studio di loannidis sia falso.
Come individuare i risultati falsi.
Secondo loannidis alcuni clementi aiutano a individuare i risultati che hanno maggiore probabilità di essere falsi:
– più sono piccole le dimensioni degli studi, più bassa è la probabilità che diano risultati validi
– più limitato è l’effetto misurato, più è probabile che i risultati siano falsi: è più facile avere risultati validi quando si indagano effetti di grande portata (per esempio la relazione tra fumo e malattie cardiovascolari) piuttosto che quelli supposti “piccoli” (per esempio i fattori genetici di rischio di alcune malattie)
– più alto è il numero delle relazioni analizzale, più probabilmente lo studio darà risultati falsi: gli studi disegnali per confermare un’ipotesi (trial controllati e randomizzati in fase III o metanalisi), per esempio, hanno maggiore probabilità di dare risultati veri
– più elevata è la flessibilità nel disegno e nel metodo analitico dello studio, maggiore è la probabilità di avere risultati falsi: l’aderenza a modelli standard condivisi aumenta la proporzione di risultati positivi
– più grandi sono gli interessi (economici e non) in gioco, minore è la probabilità che lo studio dia risultati validi.
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Il costo proibitivo, per molti autori, delle pubblicazioni scientifiche su Riviste straniere di rilievo mondiale, le uniche accettate dai soliti “noti” maestri del pensiero medico, che considerano, ovviamente, di ben poco valore scientifico le riviste italiane del settore.
I fatti: mando un articolo a The Journal of International Medical Research il 23 di novenbre 2005: “Biophysical-Semeiotic Bedside Diagnosis of Hyperparathyroidism. (by Sergio Stagnaro). La versione italiana, Deo Gratia !, è già in rete nel mio sito http://www.semeioticabiofisica.it
Ecco la mia e-mail che accompagnava l’articolo:
—–Original Message—–
From: Sergio Stagnaro [mailto:dottsergio@semeioticabiofisica.it]
Sent: 23 November 2005 21:40
To: CMP Mailbox
Subject: An article for the Journal
Sirs, I’dd like to submitt the attached paper, I hope you’ll find it interesting.
Please visit my website http://www.semeioticabiofisica.it in order to comprehend the significance of my 50-year-old researches.
Best regards
Sergio Stagnaro MD
Founder of Biophysical Semeiotics – Riva Trigoso (Genova) Italy
Dopo appena 5 giorni, giudicato valido il lavoro e meritevole di essere sottoposto ai Referenti esterni, secondo un noto procedimento di tutte le Riviste qualificate, mi giunge la seguente e-mail:
28 November 2005 h 15,36
Dear Dr Stagnaro
Thank you for submitting your article to The Journal of International Medical Research. Before I send it out for review, I would like to make you aware of the journal’s publication charge, which for articles published in 2006 is £275 (sterling) per printed page. I estimate your article to be 5 pages long (£1,375.00 sterling). I stress this is only an estimate, but it will give you an idea of costs involved.
Please can you confirm that you have a sponsor for your article and if so, forward the attached Confirmation of Funds form onto them to complete and return to me.
With kind regards
Elaine
Elaine Preece – Editorial Administrator – Cambridge Medical Publications – Wicker House – High Street, Worthing – West Sussex BN11 1DJ, UK – Tel: +44 (0)1903 288247 – Fax: +44 (0)1903 288292 – E-mail: epreece@parexel.com
Per riassumere, l’Editorial Administarator Elaine Preece del The Journal of International Medical Research mi comunica il probabile prezzo che dovrei pagare per la possibile pubblicazione: £1,375.00 sterling !!! Naturalmente rispondo che io, Medico di Medicina Generale in pensione, per 44 aa. non dedito a raggiungere il massimale dei pazienti, quanto piuttosto alla Ricerca ed alla pubblicazione (200 articoli e 5 libri, resi possibili da Case Farmaceutiche (!) dirette in modo intelligente e dal mio Editore-amico Ivano Camponeschi di Roma), non mi posso permettere una simile spesa per “un” lavoro. Per tacere della mancanza, ora che sono ricercatore a tempo pieno, di chi mi sponsorizza, come una volta. Invito pertanto la Redazione di The Journal of International Medical a cancellare il mio lavoro dandomene conferma.
(Risposta automatica: l’interessata ritornerà giovedì – 29 novembre 2005 – e mi sarà data ulteriore risposta)
Il mio messaggio desidera – in particolare – ma non solo:
A) evidenziare la difficoltà che incontra uno studioso, “idealista” e, quindi, onesto intellettualmente, che non fornisce strumenti nuovi a possibili industrie perché ne facciano soldi alle spese dei poveracci, per di più malati;
B) rispondere agli amici che “benevolmente” mi scrivono di stampare soltanto “Commenti” a Editoriali sulle celebri riviste mediche straniere. Il motivo è comprensibile a qualsiasi “anima bella”: non mi costano nulla e mi permettono di diffondere le mie teorie;
C) rispondere ai vari TUTTOLOGI medici, inclusi i due ex-ministri della Salute e coloro che chiedevano al Maestro (Prof. Luigi Di Bella, ndr,) di nominare le celebri riviste straniere che avevano ospitato i suoi articoli.
Vergogna !
Affermo, con estrema chiarezza, che da 50 aa., ad iniziare dalle mie prime ricerche nella semeiotica fisica nella Clinica Medica dell’Università di Genova (Direttore il mio Maestro Prof. L. Antognetti), io sono perfettamente consapevole di quanto deve necessariamente attendersi chi, senza egoismo, agisce nell’interesse esclusivo dell’Umanità sofferente, per cui detesto il vittimismo in qualsiasi campo.
Leggerò volentieri i commenti sinceri dei frequentatori del Forum, anche privatamente.
By Sergio Stagnaro
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LONDRA Dic. 2008 – Le più autorevoli riviste internazionali di medicina di otto paesi (tra cui The Lancet, The Journal of the American Medical Association, New England Journal of Medicine, The Annals of Internal Medicine, British Medical Journal), hanno deciso di imporre rigide regole a garanzia dei ricercatori e dei lettori prima di pubblicare i risultati degli studi.
Nel mirino sono le case farmaceutiche che condizionerebbero i risultati delle ricerche, quelle che, scrive in un editoriale The Journal of the American Medical Association, “decidono i parametri di partecipazione agli esperimenti, parametri che non sempre sono stati scelti secondo l’interesse accademico, di quanti partecipano allo studio o del progresso scientifico”.
“Nessun problema per quelle case farmaceutiche oneste che non manipolano risultati”, si è subito affrettata a chiarire l’editor Catherine De Angelis.
“Gli studiosi”, continua l’articolo, “a volte non hanno accesso ai dati e hanno poco potere di interpretazione. Inoltre, anche quando hanno maggiore libertà, se i risultati non vanno a vantaggio del finanziatore-sponsor, può accadere che essi vengano nascosti”.
Ora, prima della pubblicazione, i ricercatori dovranno firmare un documento che ne attesti la responsabilità su risultati e dati raccolti. “Mai più articoli su studi nei quali gli sponsor hanno il controllo dei dati”, affermano le riviste.
“E` sempre più diffusa la pubblicazione di risultati di ricerche manipolate a favore del nuovo prodotto”, ha affermato Richard Horton, editor di Lancet, rivista che pubblica sull’ultimo numero un commento dal titolo “Sponsorizzazione, paternità, responsabilità” e le regole del “Conflitto di interessi”.
Le iniziative di studio pagate dalle case farmaceutiche sono in crescita rispetto a quelle di università e organismi pubblici: solo 10 anni fa le case farmaceutiche finanziavano il 5 per cento delle ricerche pubblicate, oggi oltre un terzo degli studi editi hanno lo sponsor.
Commento NdR: e dopo questi documenti confermativi, e’ certo che avere come riferimenti di verita’ in medicina, le riviste mediche specializzate, e’ molto ma molto difficile !
Quindi consigliamo a tutti i medici SERI, di uscire da questo circolo vizioso: “se una tecnica medica non e’ pubblicata sui refères (riviste) specializzati, non e’ validata”, ma diINIZIARE a provare, a fare (praticare) cio’ che sentono ormai raccontare da qualche decennio, dai pazienti guariti con altre tecniche dette alternative !
Solo le dimostrazioni pratiche sono utili in medicina, le teorie sono soltanto mezzi per comprendere meglio i meccanismi che intervengono nella pratica di soluzioni, anche alternative, che possono guarire il malato, ovvero imparare ad utilizzare tutte le tecniche sanitarie possibili.