La VERA STORIA delle Scoperte BIOMEDICHE
Brandon Reines da una sua conferenza al Convegno della DBAE (Doctors in Britain against Animal Experiments).
Londra, aprile 1991.
Sono diventato storico della medicina per caso, in modo indiretto.
Quando intrapresi la scuola di veterinaria ed iniziai ad approfondire la conoscenza della scienza medica, mi parvero sempre più sospette le affermazioni riguardanti l’importanza della sperimentazione animale per il progresso della medicina.
Ero alquanto stanco degli inutili dibattiti etici, privi di fondamento e contesto scientifico, sul diritto o meno di utilizzare il topo in un esperimento.
Volevo sapere se gli esperimenti sugli animali fossero effettivamente utili allo scopo che si prefiggevano ed, in tal caso, perché.
Ciò mi portò a studiare la documentazione che mi fornivano la storia e la filosofia della scienza ed anche ad analizzare un gran numero di casi clinici, in modo da poter capire come e perché gli animali erano stati usati negli esperimenti medici.
Ciò che ho scoperto contraddice la posizione ufficiale del governo, ovvero che la sperimentazione animale ha praticamente introdotto tutti i maggiori progressi degli ultimi cento anni. Ho scoperto che, al contrario, gli esperimenti fatti sugli animali hanno in realtà molto spesso sviato le scienze biomediche e che non sono un mezzo per fare scoperte in questo campo.
Ho anche capito che la maggior parte delle grandi scoperte della medicina sono realizzate da medici e chirurghi che studiano pazienti umani durante la loro vita e poi in sede di autopsia, e che gli esperimenti sugli animali si fanno in genere per convincere colleghi scettici della validità di una scoperta già fatta in un contesto clinico.
Nella mia tesi sulla scoperta biomedica, il processo inizia sempre con una “ipotesi clinica”, e questa ipotesi clinica iniziale deriva da una osservazione clinica particolare. Ad esempio, nella prima parte del secolo attuale, i chirurghi iniziarono ad osservare una strana forma di cancro del polmone negli uomini che fumavano. Questa osservazione li portò all’ipotesi clinica che il fumo delle sigarette è causa di cancro al polmone.
Negli ultimi anni ’40, alcuni epidemiologi statunitensi ed inglesi fecero un vasto studio sulla popolazione per stabilire se l’ipotesi iniziale era corretta, e queste statistiche umane resero chiaro, verso il 1950, che le sigarette portano il cancro al polmone negli esseri umani.
Tuttavia, l’azione degli Organi della Sanità nei confronti del fumo fu bloccata per molti anni perché i ricercatori non riuscivano, insufflando fumo nelle vie respiratorie degli animali da laboratorio, a riprodurre in loro il tumore del polmone.
Provarono il fumo sulle cavie, sui ratti, sui topi ed altri animali, ma furono incapaci di produrre il cancro nei loro polmoni; e questo permise ai produttori di tabacco di affermare che le sigarette erano del tutto innocue.
Una volta messa a punto questa tesi sulle scoperte biomediche, applicandola a tutti i casi disponibili in fisiologia, patologia, terapeutica e profilassi, decisi che era tempo di affrontare la mia opera maestra: cercare di capire come, negli anni ’40, Claude Bernard abbia potuto convincere il mondo scientifico che la sperimentazione animale sia un metodo di ricerca affidabile.
Bernard, grazie al suo libro “Una introduzione allo studio della medicina sperimentale”, vera ” bibbia” della sperimentazione, è considerato il padre della moderna ricerca di laboratorio.
Leggendo con attenzione ogni passaggio del libro di Claude Bernard, mi resi conto che egli aveva attribuito arbitrariamente le scoperte mediche in generale e le sue in particolare alla sperimentazione animale.
Lo aveva fatto in modo subdolo e molto efficace e, con un’analisi attenta, ho capito come vi fosse riuscito.
Con il testo “Una introduzione….” Bernard ha poi trasmesso ai suoi successori in tutti i laboratori di sperimentazione un racconto falsato delle scoperte biomediche.
I ricercatori moderni hanno seguito a puntino gli insegnamenti errati di C. Bernard. L’idea principale è: pretendere sempre di avere fatto la scoperta “per caso”. Questo permette al ricercatore di affermare un’assoluta priorità su di essa. E’ un modo di sostenere che la sua scoperta non è stata ispirata da osservazione clinica, anche se invariabilmente lo è stata. Bernard sostenne infatti sempre che le sue scoperte erano “nate per caso”. Ma noi sappiamo che questo è falso. E’ come dire che un razzo è stato costruito “per caso”.
Nel caso di Bernard, le sue scoperte avvennero perché aveva letto casi di patologia umana. Ad esempio, la sua più grande scoperta fu che i succhi pancreatici digeriscono i grassi.
Disse di avere fatto la scoperta grazie ad una osservazione casuale nel corso di una sperimentazione su di un coniglio.
Lo storico americano Fred Holmes esaminò gli appunti di Bernard per avere la prova che questo esperimento fosse realmente stato effettuato, ma non riuscì a trovare assolutamente alcun riferimento ad esso. Bernard lo aveva inventato per assicurare la sua priorità nella scoperta.
Come ho scritto in “The Journal of Medicine and Philosophy”, Bernard aveva in realtà fatto la scoperta leggendo di un “esperimento della Natura”: il caso di un paziente in cui il dotto pancreatico era stato bloccato da un tumore.
Il paziente aveva sempre presentato molti grassi nelle feci perché i succhi pancreatici non potevano raggiungere il suo intestino. Molti casi simili erano stati riportati negli anni ’30, ma Bernard pretese di aver fatto la scoperta durante questo esperimento apocrifo sul coniglio, del 1948, molti anni dopo i primi studi clinici. Io chiamo la tattica di Bernard “inversione cronologica”.
Egli sostiene che gli studi effettuati sugli animali conducano agli studi sull’uomo, mentre avviene esattamente l’opposto:
gli studi compiuti sull’uomo, con autopsie, sono le reali fonti di ispirazione ed hanno sempre condotto ai tentativi di “conferma” negli animali delle ipotesi cliniche.
Poiché gli animali da laboratorio danno i risultati più svariati, si può dimostrare o confermare qualsiasi ipotesi si desideri.
Il ricercatore che voglia plagiare una scoperta, può farlo, sostenendo di essere stato il primo ad avere “dimostrato” ciò che prima era solo un “vago sospetto” dovuto agli studi compiuti attraverso autopsie sull’uomo. Il racconto distorto della
ricerca biomedica fatto da Claude Bernard ha avuto un effetto altamente negativo sul progresso della medicina.
Tre sono stati gli effetti principali:
1) i ricercatori che facevano uso di animali hanno plagiato per molti anni i ricercatori medici affermando di avere “confermato” ciò che i medici nelle loro ricerche cliniche avevano “semplicemente ipotizzato”. In realtà chi fa
affermazioni del genere non sa niente di come le ipotesi devono realmente essere sperimentate in un con testo biomedico.
2) molte delle grandi scoperte della medicina del ventesimo secolo sono state ritardate di molto, talvolta anche di 50 anni.
(spiegherò questo in seguito)
3) l’accettazione di nuove ed importanti teorie biomediche basate su studi clinici anziché sulla sperimentazione animale è stata sempre ostacolata a causa della informazione errata fornita da Bernard.
Nell’introduzione ho illustrato come l’ipotesi della relazione tra sigarette e cancro al polmone non fosse stata presa seriamente in considerazione negli anni ’50 perché si basava su osservazioni cliniche e non su studi fatti sugli animali.
E poiché gli esperimenti condotti sugli animali sono di assai maggiore impatto sull’opinione pubblica che non le osservazioni cliniche (ad esempio nel caso dei babbuini che fumano) questi esperimenti venivano usati più volentieri per “vendere” l’idea che le sigarette sono causa di cancro al polmone negli esseri umani. Sfortunatamente i ricercatori non riuscirono a replicare “l’esperimento” umano, se non alla fine degli anni ’60.
Soltanto allora riuscirono a provocare infine nei cani, insufflando fumo nei loro polmoni, una forma di tumore.
Ci erano voluti circa 17 anni per trovare il modo di riprodurre grossolanamente in un animale una malattia dell’uomo.
Un altro dei casi nei quali gli esperimenti sugli animali hanno ritardato il progresso della medicina è quello della chirurgia del by-pass. Benché ampiamente propagandata come scoperta dovuta alla sperimentazione animale, questa chirurgia è stata in realtà per lunghi anni ostacolata da esperimenti devianti condotti su animali.
Alexis Carrel, che praticava la sperimentazione animale, è generalmente considerato il fondatore della chirurgia del by-pass.
In realtà, non fu Carrel ma il ricercatore clinico francese Jean Kunlin che la scoprì nel 1949, senza aver fatto alcuna sperimentazione animale in precedenza. Kunlin fece un’indagine che copriva 200 anni di osservazioni cliniche su di un raro “esperimento della natura” chiamato aneurisma arteriovenoso (AA).
I pazienti affetti da AA hanno le vene che pulsano come arterie e che si intasano come fossero arterie.
Prima di Carrel, lunghi studi sulle vene di pazienti affetti da AA avevano portato alla conclusione che le vene umane potessero sopportare la pressione sanguigna relativamente alta del sistema arterioso. Kunlin, cosciente di questi studi clinici, decise di usare un segmento di vena dello stesso paziente per fare un by-pass nell’arteria ostruita.
Funzionò molto bene.
Sfortunatamente, in seguito, ricercatori americani vollero innestare segmenti di vene nel sistema arterioso dei cani.
E cosa accadde ? Gli innesti venosi diedero luogo ad aneurismi. L’esperimento fu riportato nel 1952 all’annuale convegno dell'”American College of Surgeons” (Collegio Americano dei Chirurghi) e creò molta agitazione.
Questi risultati di laboratorio allontanarono la maggior parte dei chirurghi americani dall’impiego delle vene dello stesso paziente come materiale di innesto per il by-pass, mentre successivamente fu dimostrato che proprio questa era la tecnica migliore nella chirurgia del by-pass per le gambe e per il cuore.
Vediamo dunque che gli esperimenti sugli animali hanno fuorviato la ricerca e rinviato lo sviluppo della chirurgia del by-pass.
Anche lo sviluppo del trapianto di fegato fu procrastinato per molti anni a causa di esperimenti.
Simonsen e Dempster, i più attivi sperimentatori su cani in Inghilterra, sostennero che i trapianti di fegato non avrebbero potuto in alcun modo funzionare sugli esseri umani a causa della violenza del rigetto. In realtà, dei chirurghi americani di Boston, guidati da David Hume, decisero comunque di tentare tali trapianti sulle persone, poiché, avendo osservato una naturale riduzione delle difese immunitarie nei pazienti con gravi problemi al fegato, avevano concluso che con molta probabilità questi pazienti avrebbero tollerato l’impianto meglio dei cani in buone condizioni di salute.
L’équipe del Peter Bent Brigham ignorò i risultati ottenuti sugli animali e tentò i trapianti sui pazienti, che funzionarono per ben sei mesi, cioè dieci volte il limite di tempo raggiunto nei cani.
Un altro esempio di ritardo del progresso medico causato dagli esperimenti sugli animali è il caso del vaccino per la polio.
Mentre il merito viene ampiamente attribuito alla sperimentazione animale, esperimenti fuorvianti fatti sulle scimmie ritardarono in realtà l’applicazione del vaccino per più di 30 anni. Simon Flexner, che portò avanti gli esperimenti sulle scimmie nel 1911, era a capo dell’Istituto Rockefeller per la Ricerca Medica, e quindi la sua opinione aveva grande peso.
Flexner aveva insufflato il virus della polio nei nasi delle scimmie e su questa base aveva concluso che la polio è essenzialmente una malattia del cervello e del midollo spinale. Ma se si insuffla un virus nel naso è ovvio che si dirigerà prima al cervello.
Perciò egli, costringendo il virus ad andare al cervello, stava forzando le risposte della natura nel senso da lui desiderato.
In realtà, da studi su bambini poliomielitici, si scoprì che la polio è essenzialmente una malattia infiammatoria della zona intestinale e che generalmente non tocca il midollo spinale causando paralisi.
Una volta che gli scienziati “realizzarono” che il virus della polio si sviluppava nell’intestino degli esseri umani, conclusero che poteva svilupparsi anche in un tessuto intestinale in provetta. Questa scoperta permise la coltura di un numero di virus sufficiente per la produzione di un vaccino di massa.
John Enders e la sua équipe ad Harvard sono stati i primi a sviluppare la polio in tessuto di coltura. Questa svolta rese gli studi per la polio fatti sulle scimmie del tutto obsoleti.
Ma questi studi avevano intanto rinviato di 30 anni il vaccino antipolio. Come ho già detto prima, il racconto distorto delle scoperte biomediche ha portato ad una grande diffusione del plagio da parte dei ricercatori sugli animali, a danno dei medici ricercatori.
Un caso classico è quello di Philip Levine, che ha in realtà scoperto il cosiddetto “fattore rhesus” delle cellule ematiche, ma il cui lavoro fu plagiato da un ricercatore che sperimentava sulle scimmie.
Levine fece la sua scoperta studiando una donna, Mary Seno, in un ospedale di New York. Essa aveva avuto una grave reazione immunologica al suo bambino, nato morto, ed al sangue donatole dal marito.
Su questa base Levine dedusse che il marito ed il bambino dovevano avere nel sangue (sulla superficie delle cellule ematiche) un fattore sconosciuto che a lei mancava. Sfortunatamente, quando Levine pubblicò il caso nel 1939 non diede un nome al fattore sanguigno, e tutti sanno che “chi dà un nome ad una scoperta la può rivendicare”.
Ciò permise ai ricercatori che operavano sulle scimmie rhesus di farsi avanti tentando di riprodurre l’esperienza di Mary Seno sulle scimmie. Essi in realtà fallirono nel tentativo di trovare lo stesso fattore nelle scimmie, ma diedero, comunque, a quello scoperto da Levine il nome di fattore “rhesus” o “Rh”. Ecco come la scoperta clinica di Levine fu plagiata dai ricercatori che sperimentavano sulle scimmie. Prevedo che diverrà sempre più difficile per chi fa ricerca clinica ottenere l’accettazione di nuove teorie mediche.
La ragione è che le teorie diventano sempre più complesse e di conseguenza è sempre più difficile “confermare”, o meglio “evidenziare” un’ipotesi clinica con un esperimento animale. Con tale esperimento si può strappare via un organo o colpire con il laser un tessuto, ma non si può provare una teoria medica complessa.
Al momento attuale vi sono molte importanti scoperte mediche che non vengono accettate perché non possono essere “provate” da esperimenti animali, benché siano solidamente basate sull’evidenza clinica. Un esempio è la scoperta che un basso livello di radiazione su di un padre o una madre può causare la leucemia nei discendenti, anche se la radiazione avviene prima del concepimento.
Questa scoperta non è confermata da esperimenti animali.
Un altro esempio è una nuova teoria globale sulla malattia chiamata la Teoria Mutagenica delle Malattie Croniche.
Concepita da Irwin D. Y. Bross, questa teoria sostiene che la maggior parte delle malattie degenerative e circolatorie sono in realtà causate dal danno ambientale al DNA umano.
Ma questa teoria non può essere “provata” con esperimenti animali e di conseguenza, come la teoria sul fumo ed il cancro, è ostinatamente rifiutata dall'”establishment” medico.
E’ per questo che mi è parso necessario studiare e conoscere il processo delle scoperte biomediche e soprattutto abbandonare la convinzione che il metodo di sperimentazione animale di Claude Bernard sia un metodo scientifico.
Tratto da: http://www.antivivisezione.it/scoperta biomedica.html
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Tutte le “scoperte” mediche non verificate disorientano i malati e screditano la vera scienza
Purtroppo anche i ricercatori fanno a gara a chi la spara più grossa: non si può dire ai giornali che è stata creata la vita artificiale senza avere la verifica scientifica; così pure raccontare di rivoluzionari farmaci antivecchiaia.
L’interesse sempre più crescente verso la ricerca scientifica e i suoi risultati si traduce spesso in un’indebita spettacolarizzazione di notizie circa immediati (e spesso improbabili) vantaggi per l’uomo.
Una volta, erroneamente, i ricercatori dialogavano solo all’interno della comunità scientifica: oggi c’è la gara fra chi la spara più grossa verso l’esterno, utilizzando anche le riviste dette, a quanto pare erroneamente, “scientifche.”
Le profezie (sbagliate) dei geni
Sarà il contrasto tra aspettative (tante) e risultati (scarsi). Sarà che la storia della predizione genetica è ai primi passi e sono ancora troppi i segreti da strappare a quella parte, ancora ignota, del nostro patrimonio genetico. Fatto sta che l’«oroscopo genetico», offerto da alcune grandi società americane di genomica personalizzata (23andMe, DecodeMe, Navigenics), per la relativamente modica cifra di circa mille dollari, non sembra, almeno per il momento, rispondere alle attese di chi si aspettava di conoscere con certezza – sulla base dello studio del proprio genoma – di quali mali potrà soffrire e cosa gli riserva il futuro sul piano della salute.
Il fatto è che le cose – in questo campo – si sono rivelate assai più complicate di quanto non ci si aspettasse all’alba del nuovo millennio, nato sotto il segno del grandioso e ambiziosissimo Progetto Genoma Umano. Certo, non mancano i progressi, che hanno già trovato un confortante riscontro nella pratica clinica, aprendo un promettente filone di ricerca terapeutica.
Grazie ad una messe di ricerche scientifiche – alimentate da colossali investimenti finanziari – si è arrivati a dimostrare il legame tra alcune variazioni del genoma umano e diverse malattie.
Ma è ancora ad uno stadio iniziale il riconoscimento delle varianti implicate in patologie multifattoriali – ipertensione, malattie cardiovascolari, tumori, per non citarne che alcune – la cui insorgenza è determinata dall’interazione di più fattori – geni e fattori ambientali – nessuno dei quali agisce da solo. Le patologie legate a più geni mutati sono numerose e non è detto che l’identificazione della mutazione sia chiarificatrice. Molto spesso indica soltanto una predisposizione alla malattia.
Così, il passaggio dalle informazioni fin qui accumulate alla possibilità, per il singolo, di poter conoscere per tempo se è a rischio di sviluppare il diabete, un tumore o una malattia cardiaca riserva difficoltà inaspettate, non contemplate nelle promesse dei mercanti di test, ingolositi dalla vertiginosa fetta di mercato aperta da quella che, per il momento, è una Medicina basata sulle profezie. La variante genetica influisce solo per una piccola percentuale sull’ereditarietà di un certo carattere: è più facile predire una malattia attingendo alla storia familiare che attraverso lo studio del genoma.
Insomma, il cliente che si affida ad uno dei grandi mercanti di test genetici si trova di fronte ad una fitta rete di informazioni genetiche che propongono l’immane sfida dell’interpretazione. Alcune variazioni sono state statisticamente legate alla possibilità di sviluppare particolari patologie: ma, naturalmente, occorre tener conto che il loro effetto potrebbe essere molto diverso in relazione alle altre varianti genetiche e all’interferenza di fattori ambientali. La dieta, l’indice di massa corporea, la sedentarietà, il consumo di alcol, il fumo, l’esposizione a sostanze tossiche, negli individui geneticamente predisposti, il rischio di sviluppare una determinata patologia.
Alla luce di queste limitazioni – si è chiesto, in questi giorni di bilanci, il settimanale New Scientist – vale la pena di chiedere il responso del test genetico? Può davvero segnare un primo passo nella strada di una migliore salute e, quindi, della felicità, se è vero che «quando c’è la salute c’è tutto». Per scoprirlo, il giornale riporta la storia di cinque persone che si sono sottoposte al test. Nel racconto della loro esperienza sembrano dominare, in verità, delusione e dubbi, anche se alcuni enfatizzano l’esaltante incontro con la «vera Scienza» e la possibilità di agire concretamente sulla prevenzione, laddove l’oroscopo genetico lascia intravedere all’orizzonte rischi di ipertensione e diabete. Già la Navigenics – nel cui capitale è entrato Google – consiglia di evitare il fumo, di adottare un regime alimentare sano e di non trascurare l’esercizio fisico. È curioso che le stesse raccomandazioni si trovino nel famoso Regimen sanitatis della Scuola salernitana, nata all’alba del secondo millennio: «Se vuoi star bene, se vuoi viver sano scaccia i pensieri gravi, l’adirarti ritieni dannoso. Bevi poco, mangia sobriamente». Le esortazioni alla moderatezza e alla temperanza – si sa – sono le meno ascoltate. Riusciranno a far meglio – nell’era della genomica prossima ventura – le informazioni personalizzate?
By EUGENIA TOGNOTTI
Tratto da: lastampa.it
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Team di Pelicci colpisce a morte cellule staminali tumorali e con loro anche il tumore
…..E’ la SOLITA STRONZATA .! ECCO il PERCHE’
Articolo completo: http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/scienza/news/2008-12-31_131172024.html
Analizzando più approfonditamente gli studi e le ricerche sui tumori, viene spontanea una considerazione preliminare: se a scadenze fisse, quasi ogni mese viene pubblicata quella o questa scoperta fondamentale in grado di risolvere o migliorare la conoscenza della malattia neoplastica, viene il sospetto anzi la certezza che queste ricerche siano tutte panzane, cioè inutili e false.
Entrando poi più dettagliatamente nel merito degli studi, spesso enfatizzati e strombazzati ai quattro venti, ci si accorge che sono senza capo e senza coda, cioè sospesi nel vuoto, senza idee logiche di partenza e senza prospettive concrete.
Scorriamo alcuni dei lavori scientifici (proclami) degli ultimi anni :
Marzo 2004
Una struttura anomala del Dna nei cromosomi dei linfociti sembra predisporre allo sviluppo di linfoma follicolare.
La scoperta è stata effettuata dall’équipe di Michael R. Lieber dell’Università americana della Southern California
Marzo 2004
Alcuni scienziati hanno scoperto un nuovo sorprendente bersaglio per i farmaci anticancro :Il recettore IGF-1R
Marzo 2004
Cellule staminali testate sui topi, sono stata capaci di uccidere vari tipi di neoplasie
Michael Andreeff dell’Universita’ del Texas Anderson Cancer Center a Houston, lo hanno annunciato al meeting della American Association of Cancer Research in corso a Orlando in Florida.
Aprile 2004
La soia potrebbe aiutare a prevenire il tumore alla prostata, almeno stando a uno studio condotto da alcuni ricercatori statunitensi del Colorado State’s College of Veterinary Medicine e pubblicato sulla rivista Biology of Reproduction.
Aprile 2004
Un computer interamente composto di molecole biologiche, in grado di lavorare all’interno del corpo umano e andare alla ricerca di tumori in formazione. Lo ha messo a punto Ehud Shapiro del Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele, che ha presentato il suo lavoro su Nature.
Maggio 2004
La ciclossigenasi (Cox) ha un ruolo chiave nella carcinogenesi della mammella. Bull Cancer. 2004 May;91 Spec No:S99-108
Maggio 2004
Il Gefitinib disattiva una proteina che favorisce la crescita cellulare.
Lo hanno scoperto i ricercatori del Dana Farber Institute e del Massachussets General Hospital Cancer Center di Boston
Luglio 2004, Efficacia e sicurezza del trastuzumab. Expert Opin Drug Saf. 2004 Jul;3(4):317-27.
Agosto 2004
Hsp 90: un nuovo bersaglio nella terapia del cancro mammario. Anticancer Drugs. 2004 Aug;15(7):651-662.
Settembre 2004
Identificata cellula responsabile del tumore dello stomaco
Ottobre 2004
TGF-beta può sopprimere lo sviluppo del cancro colorettale. Lo studio è stato condotto in Germania, nell’Università di Mainz.
Ottobre 2004
Un team di ricercatori ha scoperto una mutazione genetica che provoca una forma aggressiva di leucemia infantile.
Andrew Weng e colleghi del Brigham and Women’s Hospital dell’Harvard Medical School di Boston hanno scoperto che in quasi il 60 per cento di tutti i tumori T-ALL sono presenti mutazioni in un gene chiamato NOTCH1
Ottobre 2004
Identificate le cellule staminali “impazzite” che causano il più pericoloso dei tumori cerebrali.
Lo studio pubblicato su Cancer Research è stato condotto dall’istituto di ricerca delle cellule staminali dell’ospedale San Raffaele.
Gennaio 2005
La resistenza alla chemioterapia può dipendere dal trasferimento di una proteina Lo studio, pubblicato online sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” di ricercatori del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York e della Johns Hopkins University di Baltimora fornisce nuovi indizi su come le cellule dei tumori possono diventare resistenti alle terapie anticancro.
Gennaio 2005
Leucemie. E le cellule si suicidano
Si chiamano inibitori delle deacetilasi e sono sostanze in grado di riattivare l’apoptosi, la procedura di sicurezza che induce al suicidio le cellule che hanno accumulato alterazioni a livello dei geni. Lo studio è stato pubblicato su Nature Medicine.
Gennaio 2005
In uno studio che fornisce nuove informazioni sulla causa di alcuni tipi di tumore della pelle indotti da radiazioni UV, i ricercatori dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam hanno utilizzato un antico enzima, la fotolisi, che i mammiferi placentati non sono più in grado di produrre per identificare il principale tipo di danno responsabile dello sviluppo dei tumori della pelle. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Current Biology”.
Gennaio 2005
Gene pokemon
È il principale responsabile della formazione, dello sviluppo e della proliferazione delle cellule tumorali.
La scoperta, pubblicata oggi su Nature si deve ad un ricercatore romano, che da anni lavora negli Stati Uniti, dove è direttore del Cancer Biology and Genetics Laboratory, presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York.
Gennaio 2005
Zuccheri e rischio di tumore
Anche il diabete può incrementare la probabilità di cancro
Secondo i ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e dell’Università Yonsei di Seul, in Corea del Sud, elevati livelli di glucosio nel sangue e il diabete costituiscono fattori di rischio per lo sviluppo di diversi tipi di tumore.Lo studio è stato pubblicato sul numero del 12 gennaio 2005 della rivista “Journal of the American Medical Association”.
Febbraio 2005
I ricercatori dovranno ora sviluppare farmaci di seconda generazione
In un articolo pubblicato sulla rivista “PLoS Medicine”, William Pao e colleghi del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York fanno luce sulle cause della resistenza a due farmaci approvati di recente contro il tumore dei polmoni.
I farmaci presi in esame sono cosiddetti inibitori delle chinasi, per la precisione della proteina EGFR (recettore del fattore di crescita epidermico). Entrambi i farmaci, gefitinib (Iressa) ed erlotinib (Tarceva), forniscono benefici terapeutici a un determinato sottogruppo di pazienti con un tumore dei polmoni.
Marzo 2005
I ricercatori potranno sviluppare nuovi farmaci basati sulla struttura della molecola EGCG.
Un gruppo di scienziati dell’Università di Murcia, in Spagna, in collaborazione con il John Innes Centre (JIC) di Norwich, in Gran Bretagna, ha scoperto che un polifenolo isolato dalle foglie di tè verde (il gallato di epigallocatechina, o EGCG) inibisce la crescita delle cellule tumorali.
La ricerca, finanziata dall’Unione Europea, è stata pubblicata sulla rivista “Cancer Research”
Marzo 2005
L’apripista del melanoma
Scoperta una proteina responsabile della diffusione delle cellule tumorali nel cancro della pelle. A sostenerlo è un gruppo di ricercatori della Scuola di Medicina dell’Università di Stanford, in un articolo pubblicato su Science.
Marzo 2005
Alcuni tipi di tumore proliferano anche in assenza di mutazioni di PTEN Alcuni scienziati hanno scoperto che una molecola chiamata DJ-1 è probabilmente coinvolta nella generazione di tumori umani mediante la regolazione negativa di un ben noto soppressore di tumori, PTEN. La ricerca, pubblicata sul numero di marzo della rivista “Cancer Cell”, presenta importanti implicazioni per determinare la prognosi di alcuni tipi di cancro umano e potrebbe fornire un buon target per le terapie.
Aprile 2005
Antiossidanti aumentano il rischio tumorale.
Il risultato è stato sorprendente, in quanto gli autori pensavano che l’integrazione della vitamina E potesse ridurre o ritardare il rischio di un secondo tumore primario. (J Natl Cancer Inst 2005; 97: 481-8)
Maggio 2005
Nuovo test per il cancro ovarico
Un nuovo test del sangue che permette di diagnostica il cancro ovarico.
Lo annuncia un gruppo di ricercatori della School of Medicine dell’Università di Yale sull’ultimo numero della rivista Proceedings of the National Academies of Sciences (Pnas).
Luglio 2005
Risultati promettenti per nuovo farmaco contro il cancro del polmoneRisultati promettenti per un nuovo farmaco antitumorale, erlotinib, contro il cancro del polmone. La studio è stato pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’. Il farmaco appartiene a una nuova classe di antitumorali, gli inibitori EGFR (inibitori del recettore del fattore di crescita epidermico).
La ricerca è stata pubblicata sul NEJM è stata condotta dal National Cancer Institute del Canada. N. Engl J Med:2005 Jul 14;353(2):133-44
Agosto 2005
Scoperto nuovo tassello DNA su sviluppo tumori
Scoperto nel DNA un altro tassello dello sviluppo dei tumori tiroidei.
Uno studio dell’Istituto di neurobiologia e medicina molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche, appena pubblicato sulla rivista scientifica ‘Oncogene’, attribuisce un nuovo ruolo alla proteina retinoblastoma nei meccanismi molecolari che portano alla trasformazione neoplastica delle cellule tiroidee. Oncogene 2005 Jun 27
Agosto 2005
L’espressione genica può segnalare in anticipo la diffusione delle metastasi I ricercatori faticano a comprendere perché le cellule dei tumori migrano verso un organo piuttosto che un altro. Un nuovo studio, pubblicato il 28 luglio sulla rivista “Nature”, potrebbe però fornire un importante indizio, mostrando che le cellule cancerose contengono una particolare firma genetica che indica se – e dove – si muoveranno.
Il biologo Joan Massagué del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York ha fatto questa scoperta studiando metastasi di tumori del seno.
Agosto 2005
Nanocellule contro i tumori
Le nanoparticelle vengono usate come “cavalli di troia”. Alcuni ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno sviluppato una nanocellula in grado di penetrare in un tumore, tagliare via le sue riserve di sangue e detonare una dose letale di tossine anti-cancro. La terapia a doppia azione, la cui efficacia è stata sperimentata contro il melanoma e una forma di tumore dei polmoni nei topi, lascia intatte le cellule sane. I dettagli sono stati pubblicati sulla rivista “Nature”
Settembre 2005
Bomba intelligente contro il cancro
Progettata la prima bomba intelligente contro il cancro. È quanto dichiara un gruppo di ricercatori del Massachussets Institute of
Technology nell’ultimo numero di Nature. Gli ingegneri della Biological Engineering Division del Mit hanno realizzato una nanoparticella in grado di penetrare nella cellula tumorale, bloccare le uscite e esplodere lasciando fuoriuscire una dose di tossine anticancro. Risultato: uccisione della cellula tumorale senza che le altre cellule sane vengano in alcun modo messe in pericolo
Settembre 2005
Scoperte le cellule che “nutrono” i tumori
Ricercatori dell’Istituto Universitario Scientifico San Raffaele di Milano hanno scoperto che la formazione dei vasi sanguigni di vari
tipi di tumori, ha bisogno di una rara popolazione di cellule del sangue: le TEM.
La ricerca, pubblicata su Cancer Cell, ha messo a punto un efficace sistema di trasferimento genico basato su una versione inattivata del virus Hiv.
Settembre 2005
C’è un legame fra la tensione dei tessuti e la formazione del cancro
La maggior parte degli studi sul cancro si concentra sui segnali chimici, ma una nuova ricerca fornisce ora interessanti indizi su come le forze meccaniche possono regolare il comportamento cellulare. Lo studio, pubblicato sul numero di settembre della rivista “Cancer Cell”,Matthew J. Paszek, et al., “Tensional homeostasis and the malignant phenotype”. Cancer Cell. Vol 8, pp. 241-254 DOI 10.1016/j.ccr.2005.08.010 (SETTEMBRE 2005)
Settembre 2005
Lo stress evita il cancro
La scoperta contraddice i risultati di studi precedenti Secondo uno studio di ricercatori danesi, pubblicato sulla rivista “British
Medical Journal” e basato sulle risposte a un questionario di circa 7000 donne vissute a Copenhagen fra il 1981 e il 1983, elevati livelli di stress quotidiano possono abbassare il rischio di un tumore del seno.
La scoperta contraddice i risultati di ricerche precedenti, secondo i quali lo stress raddoppiava il rischio.
Dic. 2008: Team di Pelicci colpisce a morte cellule staminali tumorali e con loro anche il tumore.
Considerazioni:
C’è poco da dire.
Scienziati super titolati, ricerche super approfondite, istituti di ricerca super prestigiosi, riviste scientifiche super accreditate: il
tutto per confezionare super idiozie.
Dott. Tullio Simoncini (Oncologo)
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