La Considerazione o meno di alcuni parametri piuttosto che di altri, il restringimento o l’ampliamento delle condizioni iniziali, lo spostamento o la fissazione degli elementi in gioco, o altro ancora, fanno parte di tutto quel bagaglio statistico che è in grado, a mo’ di elastico, di produrre qualsiasi risultato statistico di cui si necessita.
In questo stato di cose, è chiaro che chi ha più denaro può dire quello che vuole e far passare per vere o efficaci anche cose palesemente false e fallimentari.
vedi: Statistiche Istat sui vaccini
Un amico medico mi informa (ovviamente contrariato) che ormai la medicina è dominata dalle linee-guida fondate sulla statistica, e tutto ciò per motivi di cautela assicurativa.
Naturalmente questa situazione è folle, e qualunque statistico si ribellerebbe alla omologazione di una caso con la media statistica, ma ugualmente farebbe qualunque persona di normale intelligenza, dopo brevissima riflessione.
Confondere il singolo con l’indicazione statistica generale equivarrebbe a dire “L’altezza media del maschio Italia non è 1.75 metri, quindi lei è alto 1.75, le consegno il suo vestito, confezionato sulla base di tale misura”, al che chiunque sia alto 1,82 o 1,68 si ribellerebbe: il vestito non gli va bene. Il problema diventa più grave se consideriamo l’enunciato “Statisticamente questo farmaco è benefico per il 72% dei soggetti, quindi glielo somministro”: non essendo l’individuo una distribuzione statistica bensì un singolo caso di essa, può appartenere al rimanente 28%, e potrebbe coincidere con 18% di individui per i quali il farmaco è inutile (quindi non guarisce la patologia) o addirittura al 10% per il quale è dannoso (quindi aggrava le condizioni del paziente).
Vi sono poi delle assurdità ancora maggiori, come la folle idea di rendere obbligatorio un farmaco (pur in assenza di patologia), benché esista una percentuale di casi soggetti a reazioni avverse anche gravi ed invalidanti, o addirittura mortali.
Un esempio concreto gravissimo è quello della obbligatorietà dei vaccini, che su una percentuale della popolazione risultano dannosi, anche invalidanti o nei casi peggiori persino mortali.
Tali farmaci devono essere somministrati solo ed esclusivamente dopo accurate analisi di compatibilità, e solo su consenso del paziente o del suo naturale tutore, mentre l’obbligo de legge costituisce una lesione del diritto costituzionale alla facoltà di scelta di cura ed un insulto alla logica elementare:
l’obbligo è lesione o anche omicidio volontario premeditato sulla frazione di persone soggette a reazioni avverse gravi, poiché vi è certezza che una certa percentuale di casi vi andranno incontro. Si tratta, in buona sostanza, di una roulette russa:
c’è una forte probabilità che le cose vadano bene, ma anche una probabilità non nulla che vadano gravemente male.
Equivale a sparare a caso, bendati, con una mitragliatrice su una piazza semideserta ma non vuota, popolata da pochi ma pur tuttavia presenti individui, sicché la maggior parte dei proiettili andrà a vuoto, ma una minoranza di essi colpirà certamente alcuni soggetti presenti, ferendolo o anche uccidendoli”.
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Vediamo le grandi serate TV, con ospiti che raccontano le guarigioni dai tumori, ormai all’87% dei casi.
Sono barzellette che non racconterebbe nessun comico: pensate che il nostro Alberto Sordi lo avrebbe mai fatto?
Eppure loro lo fanno.
Usano semplici trucchi: ne cito qualcuno.
Se viene ospedalizzata una paziente con, ad esempio tumore al seno, e fatta la terapia viene dimessa, non la chiamano dimissione, la chiamano guarigione.
Se dopo 3 mesi ritorna con un tumore al fegato, non sara’ certo da ricollegarsi a quanto prima. Ma cosa dici?!
Ma c’e’ di piu: se un paziente viene dimesso, e poi ritorna anche per controlli e viene di nuovo dimesso, ad ogni passaggio e’ un dato positivo.
Dato che si puo’ morire solo 1 volta, anche se si viene dimessi 9 volte, alla fine il risultato sara’ del 90% di guarigioni e del 10% di mortalita’ !
C’e’ di piu’, c’e’ di piu’.
Attivano calcoli che un bambino in terza elementare non farebbe.
Ad esempio, tumore al testicolo/tumore al polmone.
Del primo si salvano anche piu’ del 90%, del secondo si arriva a fatica al 10%.
Una media stimata sarebbe del 50%, ma si nasconde che quelli del testicolo sono solo 2000, mentre i colpiti da tumore al polmone sono 40.000.
A questo punto, il bambino in terza elementare comprenderebbe che la media non e’ piu’ 50%.
Ma c’e’ una statistica che non si fa mai. A fronte del prezzo pagato in termini economici e di sofferenza, non si conosce se lo stesso paziente potrebbe vivere di piu’ se si escludesse qualsiasi intervento terapeutico…
Di contro ci sono statistiche che parlano chiaro:
l’aggressivita’ di un tumore recidivante diventa esponenziale dopo la chemioterapia.
L’estrema difficolta’, se non l’impossibilita’ di “terapeutizzare” il tumore se la necessità di una chemioterapia si ripresenta, e’ il sacrificio che un paziente deve pagare all’altare delle terapie chemiotossiche.
Penso a quanti attendono la ricerca negata di valide strategie per guarire, a quanti contano i loro minuti passare, perche’ la lotta per la vita e’ questione di minuti. Penso alla cattiveria umana che interpone il profitto a tutto, anche alle sofferenze altrui, alle malattie.
Così dicendo farebbero due cose buone: non danneggerebbero Madre Natura, e non creerebbero un alibi alla catastrofe della medicina chimica.
In ultimo desidererei che il Presidente del Consiglio facesse un grande regalo a tutti gli italiani: dato il profuso sforzo del Consiglio Superiore di Sanita’, creare per loro una sede apposita, piu’ confortevole e piu’ lontana possibile dall’Italia, magari in Alaska, dove poter svolgere le loro preziosissime ed efficienti mansioni Direttive.
Speriamo che il Presidente ci dia ascolto e che ci faccia questo regalo.
By Giuseppe Parisi (medico)
Tratto da: Aduc – associazione per i diritti degli utenti e consumatori.