L’uomo ha sempre cercato di combattere la malattia, di gestirla o razionalizzarla. Essa e’ stata spesso personificata, sentita come una condanna e investite di un significato morale. Così si è potuto parlare di malattie “cattive” – la sifilide o la lebbra – e di malattie “buone” – la tubercolosi, di frequente associata al genio romantico – arrivando perfino a vedere in esse una punizione divina.
Questo articolo racconta le fasi della battaglia condotta dall’uomo, affronta il ruolo dei medici, l’investigazione del corpo, la scoperta dei farmaci, gli sviluppi della chirurgia, la creazione dei luoghi di cura fino agli aspetti socio-politici e alle implicazioni della medicina moderna.
Per millenni la medicina ha avuto come missione quella di fornire la migliore cura possibile al singolo malato. Questa missione oggi non è andata perduta, ma la medicina ha ora allargato la sua influenza al benessere della società in generale ed esteso la sua ingerenza sulle fasi che precedono la comparsa della malattia vera e propria. Come si è giunti nell’arco di alcuni decenni a questa evoluzione ? Porter, storico della medicina con una grande capacità divulgativa, racconta l’evoluzione parallela delle malattie (dai problemi degli uomini preistorici, alla comparsa delle infezioni conseguenti alla stanzialità e all’allevamento del bestiame), dei medici (dallo sciamano allo scienziato), dello studio del corpo umano (dall’accettazione delle teorie di Galeno all’esplorazione dei cadaveri), del laboratorio (dai primi esperimenti alle potenzialità della biologia molecolare), della terapia e della chirurgia.
Una storia della medicina fatta di dogmi, di teorie, di improvvisazioni, di errori, di ingenuità che hanno permesso di giungere alle conoscenze e alle potenzialità attuali. Un testo ricco di materiale, di aneddoti, di curiosità, di spunti di riflessione su un passato che ancora condiziona il nostro modo di concepire la malattia, la cura, la guarigione, il rapporto tra medico e paziente.
By Marco Bobbio – Cardiologo all’ospedale Molinette di Torino, Italy.
La Storia della medicina racconta la millenaria storia del dolore umano e della lotta ingaggiata dagli uomini per combatterlo e vincerlo.
La medicina nasce con l’uomo. Si origina dal bisogno innato nella nostra specie di capire e curare le malattie che lo affliggono. Incisioni e dipinti rupestri, statue, oggetti propiziatori, ossa umane giunte fino a noi permettono di immaginare le pratiche mediche dei nostri antenati. L’osservazione diretta delle popolazioni primitive ci dà altre preziose informazioni sulla medicina preistorica. Residui della medicina preistorica possono essere osservati ancora oggi nella medicina popolare.
Nell’antico la vera Medicina naturale era conosciuta solo dagli iniziati, sacerdoti, sciamani, guru, yogi, ecc. ed il popolo era sempre gestito da quei personaggi che pur avendo la conoscenza la gestivano per mantenere od accrescere il loro potere psichico sulla popolazione, esattamente come oggi avviene ove la medicina ufficiale la quale ha imposto la sua dittatura sui popoli della terra per sfruttarli come si deve per il proprio tornaconto…che e’ poi quello dei produttori di farmaci e vaccini che istruiscono i medici attraverso le Universita’ ed i Ministeri della sanita’ da loro gestiti.
I medici di oggi ci raccontano, che nell’antichita’ la medicina attraverso’ varie fasi qui esposte:
Fase magico-demoniaca
Si crede che sia stata la forma più antica di medicina. Si basa sul presupposto che le malattie abbiano un’origine magica. Influenze astrali negative e demoni maligni sono gli agenti patogeni. Le cure consistono in amuleti, talismani e riti magici.
Fase teistica
Le malattie sono flagelli mandati dagli dei. Hanno lo scopo di punire gli uomini, colpevoli di non rispettare il volere delle divinità. Per questo la guarigione può essere ottenuta solo attraverso preghiere e riti religiosi.
Fase empirica
L’uomo comincia a cercare nella natura le cause e le cure delle sue malattie. Per tentativi ed errori seleziona piante e sostanze capaci di guarire i suoi disturbi. Queste conoscenze sono tramandate da guaritore in guaritore. Residui di tutte queste concezioni persistono nella medicina popolare.
Fin dai primi secoli dell’era volgare, i “cristiani” hanno sentito come loro dovere la cura dei malati e quando, dopo la svolta di Costantino (dall’editto del 313 d.C.), nel secolo IV nascono i primi ospedali, questi sono espressione di assistenza secondo gli insegnamenti di quello che dicono essere stato il loro fondatore: Gesu’ il Nazareno, rabbino essendo, propugnatore della Medicina Naturale.
In quel tempo i cristiani, cioè, non si dedicano alla ricerca, non fanno scoperte scientifiche, apprendono dalla medicina dei Greci dagli Arabi e da quella antica tutto quello che allora si sapeva per curare le malattie in modo naturale, ma non considerano più il malato qualcuno da emarginare ed evitare perché immondo e punito da Dio, ma un fratello da assistere con cura.
Successivamente la medicina naturale viene coltivata e praticata nei monasteri, soprattutto quelli benedettini.
E’ nel medioevo che la cura dei malati viene annoverata tra le “artes”, cioè si sgancia dalla religione e diventa un mestiere, un’attività che da allora in poi sarà sempre più tecnicnologica, come la conosciamo oggi.
La fase moderna è comunque e purtroppo sempre basata sull’empirismo, e NON sull’evidenza; si dice in ogni trattato di patologie “forse, è probabile, si pensa, crediamo”, ma NON su certezze, quindi ogni causa di malattia, secondo la medicina ufficiale e’ basata ancora oggi su empirismo e la medicina naturale lo dimostra molto bene quando, con cognizione di causa, spiega i meccanismi di TUTTE le malattie, ovvero dell’UNICA malattia dell’uomo.
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La fine della medicina “scientifica”
Il 29/11/2007 l’FDA fece una sorprendente dichiarazione; in un’articolo di 56 pagine dichiarò pubblicamente che non può proteggere i cittadini americani dall’effetto dannoso dei farmaci e inoltre che 100000 americani muoiono ogni anno per effetti collaterali da farmaci e 3000000 sono così gravemente danneggiati da richiedere ospedalizzazione. E’ passato circa un anno da allora e stranamente questa dichiarazione non ha sortito alcun effetto, eppure si tratta di numeri da capogiro, le vittime sono di gran lunga superiori a quelle del conflitto in Iraq, ma evidentemente si dà per scontato che il progresso scientifico debba passare attraverso il dominio opprimente del sacrificio umano. Forse la presunta scientificità della medicina ufficiale sta nel fatto che l’unica cosa riproducibile sono i danni da farmaci.
In effetti ancora oggi non si sa che cosa ci sia di scientifico anche nel somministrare un’aspirina, visto che il suo effetto nelle persone non può essere né prevedile né riproducibile se non per grandi numeri (e nemmeno).
Se così stanno le cose è evidente che la medicina cosiddetta scientifica è al capolinea. Il suo destino è di implodere catastroficamente; essa non è più in grado di reggere all’usura del tempo, ha avuto il suo exploit ed è oramai iniziata la sua fase di declino.
La realtà infatti è che la medicina scientifica non esprime un avanzamento conoscitivo reale (per quanto siano state ovviamente state fatte delle scoperte), quanto piuttosto un’espressione culturale dell’umanità in un dato momento storico (che data dall’Illuminismo in poi) ed in uno specifico contesto geografico (l’Occidente), nata per reagire alla paura della malattia e della morte. Questo percorso culturale, coevo alla rivoluzione industriale ed all’inizio dell’era tecnologica moderna ha comportato da una parte una progressiva scissione dell’uomo dal proprio corpo e dalla Vita in genere, e dall’altra alla costituzione di una classe sacerdotale con le proprie ritualità codificate, le proprie cattedrali (gli ospedali), ed a procedure legislative specifiche.
Ha modificato insomma la società creando in seno ad essa profondi cambiamenti.
Oggi la medicina scientifica è un grande Moloch distruttore. I sacrifici che richiede in termini di risorse finanziarie, risorse umane ed investimenti sono insostenibili.
La ricerca è diventata diretta espressione del potere; un processo slegato completamente da ogni vincolo etico ed umano che procede in maniera sempre più slegata dai fondamenti della Vita. Non si tratta, si badi bene, del singolo ricercatore o del singolo progetto di ricerca, quanto della totale mancanza di senso nel perseguire a tutti i costi l’idea dell’avanzamento, del progresso.
La mia visione è semplice: non c’è alcun progresso, l’idea stessa di progresso è illusoria e la ricerca scientifica così come è organizzata oggi, lungi dall’apportarci benefici, ci priva di risorse essenziali. La medicina scientifica che di scientifico non ha nulla se non l’uso spregiudicato della serva minore della matematica (la statistica), non progredisce affatto secondo la direttrice auspicata, piuttosto è prossima a collassare ed implodere sotto il suo stesso peso, il peso di una visione meccanicistica del modo. E’ probabile che i posteri guarderanno sbigottiti al fatto che tante risorse siano state sprecate in nome di tale ideale impersonale; se potremo consentirci una posterità, perché da 100 anni a questa parte, dopo aver incominciato ad avvelenare progressivamente le nostre acque, il nostro cibo, la nostra aria ed il nostro corpo con sostanze chimiche di ogni genere sarà un miracolo se esisterà in futuro una Vita degna di questo nome. Perché la Vita stranamente si adatta anche a condizioni assurde quali quelle che viviamo negli ambienti più antropizzati, adattandosi a ritmi che sono del tutto innaturali, alla violenza delle relazioni e delle immagini, risultando sempre più impoverita e debole; perciò è lecito chiederci quale Vita ci attenderà domani.
I più avveduti tra noi si sono già resi conto che l’idea stessa di scienza come lotta alla natura non può che essere un’illusione culturale. Lottare contro la natura significa lottare contro sé stessi, ed inevitabilmente distruggersi.
Anche la battaglia contro la malattia è una battaglia perduta, proprio perché il male è a noi connaturato e se pure non possiamo fare a meno di cercare di sedarlo, non possiamo ignorare che esso è latore di un qualche significato denso di umanità.
La medicina scientifica non può accogliere messaggi o significati che esulino da sé stessa: è autoreferenziale, travalica coscienze e volontà senza riguardo alcuno per chicchessia, tronfia della sua magnifica potenza. Questo è il motivo stesso del suo declino: una magnificenza grande, ma inventata.
Resta da dire cosa ha da offrire la medicina omeopatica all’uomo moderno: sicuramente una visione dell’uomo differente, un trattamento difforme da quello usuale, un senso di continuità con il mondo e con i propri simili. Siamo consapevoli che la medicina omeopatica è a margine di questo processo di dissoluzione di una scientificità che, proprio perché giunta al suo apogeo, tende a sgretolarsi ad opera di spinte disgregatrici; osiamo affermare che però è un asilo accettabile per fronteggiare la catastrofe in atto e ne consigliamo a tutti un utilizzo accorto.
By Davide Visioli – 10/11/2008
Tratto da: medicofuturo.org
Libri consigliati:
– AA.VV., Storia del pensiero medico occidentale, a cura di M.D.Grmek, 3 voll., Bari, Laterza 1993-1998
– ANGELETTI L.R., Storia della Medicina e Bioetica, Roma, Etas 1992
– ANGELETTI L.R.-GAZZANIGA V., Storia, Filosofia ed Etica generale della Medicina, Milano, Masson 1998
– BERNABEO R.A., L’arte della medicina, Bologna, Esculapio 1986 (II ed., Bologna 1996)
– BERNABEO R.A.-PONTIERI G.M.- SCARANO G.B., Elementi di Storia della Medicina, Padova 1993
– COSMACINI G., Storia della medicina e della sanità in Italia, Bari, Laterza 1988
– COTURRI E., Storia della medicina, Bologna 1983
– LIPPI D.-BALDINI M., Storia della Medicina: gli uomini, le teorie, Bologna, Clueb 2000
– PAZZINI A., Storia della Medicina, 2 voll., Milano, SEI 1947
– PREMUDA L., Storia della Medicina, Padova, CEDAM 1960
– STROPPIANA L., Storia della Medicina, Roma 1982
– ZANOBIO B.- ARMOCIDA G., Storia della Medicina, Milano, Masson 199
– L.R. Angeletti, V. Gazzaniga: Storia, filosofia ed etica generale della medicina. Masson Editore, 2002.
Donatella Lippi, Andrea Conti, Rosanna Abbate. Storia della Medicina per il Corso di Laurea triennale per Tecnici Sanitari di – Laboratorio biomedico. CLUEB ( Cooperativa Libraria Universitaria Editrice Bologna), 2002.
– Giorgio Cosmacini. L’arte lunga. Storia della medicina dall’antichità ad oggi : Editori Laterza. Roma-Bari. 1999.
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Visionate questo video che illustra bene come i Rockefeller si sono impadroniti della sanità nel mondo intero per poter vendere i loro farmaci di Sintesi chimica…
https://rumble.com/v5h9lsq-rockefeller-la-storia-della-medicina-chimica-le-fonti-allinterno.html
STORIA della Medicina
Il simbolo recente della medicina è il serpente, animale sacro perché ritenuto, erroneamente, immune dalle malattie.
Secondo un’altra versione nel simbolo non è rappresentato un serpente, ma l’estirpazione del Dracunculus medinensis o serpente di Medina. Comunque, il serpente aveva un’importante funzione pratica nella medicina antica: nel tempio di ogni città c’era una sorta di cunicolo con i serpenti. Il tempio, infatti, non era solo un luogo di devozione, ma anche un luogo dove si portavano i malati: la fossa dei serpenti serviva a spaventare il paziente, a cui probabilmente venivano date anche delle pozioni, per indurre uno stato di shock e fargli apparire il dio che così lo guariva.
Col passare del tempo la medicina prese sempre più le distanze dalla religione sino ad arrivare alla medicina razionale di Ippocrate, che segnò il limite tra razionalità e magia.
Le prime scuole si svilupparono in Grecia e nella Magna Grecia, cioè in Sicilia e in Calabria. Tra queste, fu importantissima la scuola pitagorica. Pitagora, grande matematico, operava nell’isola di Samo, ma si spostò a Crotone quando il tiranno Policrate prese il potere nella sua città. Egli portò nella scienza naturale, ancora non definibile medicina, la teoria dei numeri: secondo Pitagora alcuni numeri avevano significati precisi e, fra questi, i più importanti erano il 4 e il 7. Il 7 ha sempre avuto un significato magico, per es. nella Bibbia un numero infinito è indicato come 70 volte 7.
Tra l’altro il 7 moltiplicato per 4 dà 28, cioè il mese lunare della mestruazione, e 7 per 40 dà 280, cioè la durata in giorni della gravidanza. Sempre per la connotazione magica del 7 si diceva che era meglio che il bambino nascesse al 7° mese piuttosto che all’8°. Anche il periodo di quarantena, cioè i 40 gg che servirebbero per evitare il contagio delle malattie, è derivato dal concetto di sacralità del numero 40. Tuttavia la scuola pitagorica non si limitò a questo, ebbe importanti allievi e in quel periodo nacquero delle scuole filosofiche molto importanti.
Talete elaborò un’importante sistema secondo cui l’universo era costituito da 4 elementi fondamentali: aria, acqua, terra e fuoco. In questo periodo venne dato grande rilievo anche alle qualità, secco e umido, freddo e caldo, dolce e amaro, etc.
Un grande allievo di Pitagora, Alcmeone di Crotone, nel VI-VII secolo a.C. fu il primo ad avere l’idea che l’uomo fosse un microcosmo costituito dai 4 elementi individuati da Talete. Secondo lui dall’equilibrio degli elementi, che chiamò isonomia o democrazia, derivava lo stato di salute, mentre lo stato di malattia derivava dalla monarchia, ovvero dal prevalere di un elemento sugli altri. Alcmeone fu anche il primo ad individuare nel cervello l’organo più importante. Sino ad allora era stata data pochissima importanza al cervello, che era sempre sfuggito all’osservazione: all’epoca greca il corpo era sacro e non si praticavano dissezioni, ma veniva visto negli animali sacrificati come una massa gelatinosa e fredda di scarso interesse.
Alcmeone stabilì che il cervello doveva essere l’organo che comandava l’organismo. Pare che si fosse anche reso conto, fatto poi smentito da altri, che i nervi servissero per condurre gli impulsi nervosi, ma questa notizia non ha lasciato traccia nella storia della scienza di allora.
La vera e propria medicina razionale è da attribuire ad Ippocrate (V sec. A. C.), padre della medicina. Ippocrate visse tra il 460 e il 370 A.C. nell’isola di Coo o Cos, nel Dodecanneso, dove si sviluppò la scuola razionale, cui vanno ascritti molti dei pensieri attribuiti ad Ippocrate, che visse nei 50 anni di pace periclea, periodo in cui fiorì la filosofia. Operò nell’area del Mediterraneo e nei suoi viaggi toccò la Sicilia, l’Egitto, Alessandria, Cirene, Cipro.
La base della medicina razionale è la negazione dell’intervento divino nelle malattie. Anche la famosa malattia sacra, l’epilessia, fu attribuita ad una disfunzione dell’organismo.
La concezione di Ippocrate si rifaceva a quella di Talete ed in parte anche a quella di Alcmeone di Crotone, quando diceva che l’uomo è il microcosmo ed il corpo è formato dai 4 elementi fondamentali, nell’ordine aria, fuoco, terra ed acqua.
Secondo Ippocrate e la sua scuola (pare che addirittura si trattasse di suo genero Polibio), agli elementi del corpo umano corrispondevano, in base a delle qualità comuni, degli umori: all’aria, che è dappertutto, corrispondeva il sangue; al fuoco, caldo, corrispondeva la bile; alla terra, per il colore, corrispondeva un umore scuro in realtà inesistente, forse osservato nella pratica dell’auruspicina, durante il sacrificio degli animali. Il sangue della milza, venoso, molto scuro fu forse ritenuto essere un altro umore, diverso dal sangue, e fu chiamato bile nera, atrabile in latino e o melaina kole’ in greco; infine all’acqua corrispondeva il muco, o pituita o flegma, comprendente tutte le secrezioni acquose del nostro corpo (saliva, sudore, lacrime, etc.), localizzato principalmente nel cervello, che era umido e freddo come l’acqua.
Agli umori furono fatte corrispondere anche le stagioni: la prima stagione, quella del sangue e dell’aria corrispondeva alla primavera, l’estate era quella del fuoco e della bile, l’autunno era quella della terra e dell’atrabile e l’inverno era la stagione dell’acqua, della pituita e del cervello. Fu fatto anche un parallelismo con le quattro età della vita, infanzia e prima giovinezza, giovinezza matura; età virile avanzata, ed infine età senile.
Ippocrate, rifacendosi a quello che aveva detto Alcmeone di Crotone, sosteneva che la malattia derivasse dallo squilibrio, senza parlare più di democrazia o monarchia per non offendere i tiranni, e che dove c’era equilibrio tra gli umori c’era la salute; le cure consistevano nel rimuovere l’umore in eccesso. La sua teoria spiegava anche i vari temperamenti: un soggetto collerico aveva troppa bile, quello flemmatico troppo muco.
Al centro della concezione di Ippocrate non c’era la malattia, che si spiegava in modo olistico, ma l’elemento più importante era l’uomo. Questo fece la fortuna della scuola ippocratica nei confronti della scuola rivale di Cnido, che invece era focalizzata sulla malattia con una concezione riduzionistica, simile a quella odierna. La scuola di Ippocrate prevalse proprio perché si occupava dell’uomo, mentre l’altra occupandosi delle malattie e non avendo gli elementi necessari per farlo si estinse, quella di Ippocrate proseguì.
Alla base delle concezioni di Ippocrate c’era una filosofia profonda e pratica e un notevole buonsenso. I principi fondamentali erano di lasciar fare alla natura, cioè alla forza guaritrice della natura, di osservare attentamente il malato ed intervenire il meno possibile, fare attenzione all’alimentazione e alla salubrità dell’aria. Per eliminare lo squilibrio era necessario rimuovere la materia in eccesso, detta materia peccans. I mezzi a disposizione per l’eliminazione della materia peccans erano il capipurgio (= purga del capo), che consisteva nell’indurre lo starnuto con droghe come il pepe, il clistere, oppure il salasso o sanguisugio. Quest’ultima pratica fu molto usata dai seguaci di Ippocrate, soprattutto nell’epoca romana di Galeno, con conseguenze gravissime, perché il levare il sangue ad un malato non era utile ed era spesso causa di morte. Ippocrate comunque raccomandava di utilizzare questi mezzi con la massima parsimonia.
I testi di Ippocrate, o i presunti tali, furono commentati nelle università sino al 1700. Questi testi comprendono una serie di aforismi tra cui il famoso “La vita è breve, l’arte è lunga, l’occasione è fuggevole, l’esperienza è fallace, il giudizio è difficile”, che sono alla base della sua filosofia ed invitano a pensare attentamente e ripetutamente prima di intervenire.
Ippocrate quindi creò una medicina olistica, basata sull’uomo o microcosmo, predicando l’uso della terapia disponibile con il massimo della parsimonia. Tra l’altro i rimedi erano pochi perché allora non esisteva la farmacologia ed un primo accenno all’erboristica venne da un allievo di Aristotele, Teofrasto, circa un secolo dopo. Ippocrate è ricordato anche perchè espresse i primi concetti di etica medica, arrivati sino ai giorni nostri, ed è infatti attribuito alla sua scuola il giuramento di Ippocrate, che codifica la figura del medico.
– “Giuro ad Apollo medico, Asclepio, Igea e Panacea, prendendo come testimone tutti gli dei e le dee, di tenere fede secondo il mio potere e il mio giudizio a questo impegno: giuro di onorare come onoro i miei genitori colui che mi ha insegnato l’arte della medicina (concetto di allievo e maestro) e di dividere con lui il mio sostentamento e di soddisfare i suoi bisogni, se egli ne avrà necessità;
– di considerare i suoi figli come fratelli, e se vogliono imparare quest’arte, di insegnarla a loro senza salario ne’ contratto;
– di comunicare i precetti generali, le nozioni orali e tutto il resto della dottrina ai miei figli, ai figli del mio maestro e ai discepoli ingaggiati ed impegnati con giuramento secondo la legge medica, ma a nessun altro (concetto della casta).
– Applicherò il regime dietetico a vantaggio dei malati, secondo il mio potere e il mio giudizio, li difenderò contro ogni cosa nociva ed ingiusta.
– Non darò, chiunque me lo chieda, un farmaco omicida (rifiuto dell’eutanasia), nè prenderò iniziativa di simile suggerimento, nè darò ad alcuna donna un pessario abortivo.
– Con la castità e la santità salvaguarderò la mia vita e la mia professione. Non opererò gli affetti da calcoli e lascerò questa pratica a professionisti”.
(È questo un anatema contro la chirurgia, che trova la sua giustificazione nel fatto che la chirurgia allora aveva esiti disastrosi. Non c’era nessuno stimolo a studiare l’anatomia, perchè si pensava che le malattie fossero causate dallo squilibrio degli umori e gli organi non avessero nessuna importanza; quindi la chirurgia era un qualcosa di empirico, uno tagliava senza sapere cosa andava a tagliare, non c’erano i concetti della asepsi, della anestesia. La chirurgia fu considerata una pratica artigianale secondaria senza utilità, non una scienza, sino alla fine del 1700. Gli artigiani la praticavano di nascosto, tramandandosi tra loro i segreti. I chirurghi e i medici indossavano anche un diverso abbigliamento: i medici, in quanto laureati e magistri togati, potevano portare la toga a differenza dei chirurghi, che invece erano persone indotte e non conoscevano il latino, che in epoca medioevale e moderna era la lingua dei dotti (nelle incisioni del ‘500, del ‘600 e anche del ‘700 si distinguono i medici con la toga lunga sino ai piedi dai chirurghi con le gambe scoperte). Questo corollario fu benefico nell’immediato, ma portò alla pratica della chirurgia da parte di persone prive di ogni conoscenza teorica.)
– “In qualunque casa io entri sarà per utilità dei malati, evitando ogni atto di volontaria corruzione, e soprattutto di sedurre le donne, i ragazzi, liberi e schiavi.
– Le cose che nell’esercizio della mia professione o al di fuori di essa potrò vedere o dire sulla vita degli uomini e che non devono essere divulgate le tacerò, ritenendole come un segreto (concetto di segreto professionale).
– Se tengo fede sino in fondo a questo giuramento e lo onoro, mi sia concesso godere dei frutti della vita e di quest’arte, onorato per sempre da tutti gli uomini e se lo violo e lo spergiuro che mi accada tutto il contrario”.
Anche se in Grecia il corpo era tabù, l’enorme sviluppo delle arti figurative, soprattutto della scultura, presuppone delle conoscenze anatomiche tali da far ritenere che in Grecia venisse praticata la dissezione. Di certo si sa comunque che la dissezione venne praticata poco dopo gli ippocratici e trovò la massima espressione nella scuola alessandrina.
Il più grande scienziato e biologo dell’antichità fu Aristotele (384/3 A.C.-322/1 A.C.), che contribuì enormemente non tanto alla medicina in sé, quanto alla scienza naturale, e a lui si deve la prima classificazione degli animali (al suo allievo Teofrasto quella delle piante). Purtroppo alcuni passi di Aristotele, forse interpretati male, portarono ad un errore che ebbe gravi conseguenze sull’evoluzione della scienza: pare che egli sostenesse che certi animali inferiori gli insetti (il cui nome deriva dalla evidente segmentazione del corpo nelle sue componenti) originassero dalla materia in decomposizione per generazione spontanea e che quindi non fosse possibile limitarne la crescita. Questo concetto iniziò ad essere attaccato alla fine del ‘600.
Aristotele elaborò un sistema fisiologico incentrato sul cuore, in cui, secondo lui, ardeva una fiamma vitale mantenuta da uno spirito, detto pneuma o spirito vitale, che dava calore. Il polmone e il cervello avevano soprattutto una funzione di raffreddamento. Il cuore era l’organo più importante perchè quando il cuore si ferma l’uomo muore. Inoltre Aristotele nei suoi studi di embriologia notò che il cuore comincia a battere nelle fasi iniziali dello sviluppo dell’organismo: primum oriens, ultimum moriens.
Nella sua teoria il calore era la cosa più importante e dava la vita. Egli sosteneva che l’uomo, avendo molto calore, riusciva ad utilizzare tutte le risorse del suo organismo e a produrre lo sperma. La donna, invece; non aveva abbastanza calore, per cui parte del sangue era eliminata come sangue mestruale. Lo sperma col calore agiva sul mestruo, producendo l’embrione.
La riprova, secondo Aristotele, della validità della sua teoria era che questo calore derivato dallo sperma, nel periodo del puerperio, faceva sì che la donna producesse il latte: nella maggior parte dei casi non si presentava la mestruazione proprio perché questo sangue in abbondanza veniva trasformato in latte grazie al calore.
Aristotele fu anche maestro di Alessandro Magno, che portò al massimo la fioritura della cultura ellenica, che si espanse in tutto il Mediterraneo. Ma la massima espansione portò successivamente al crollo.
Tratto da: http://pacs.unica.it/biblio/storia1.htm
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Itinerario della medicina pisana dalle sue origini all’era moderna
Con l’inizio del terzo millennio la medicina moderna vive pressanti sfide che vedono nella recente scoperta del codice genetico umano un vastissimo campo di studio e di applicazione di nuovi farmaci e nuove terapie.
Come sempre queste scoperte generano anche dilemmi etici che riguardano la posizione del medico e soprattutto quella del paziente che dovrà esprimere il suo consenso a trattamenti così innovativi e complessi.
Un progresso inarrestabile presiede lo sviluppo delle scienze, e in particolare della medicina, alla quale da sempre l’uomo si rivolge per trovare un rimedio adeguato alle proprie malattie e alle proprie sofferenze.
Per questo la lunga storia della medicina pisana, che inizia nel XIV secolo, con la costituzione dello Studio Generale, voluto dal papa Clemente VI nel 1343 e che si sviluppa nell’arco di sette secoli, parte da più lontano, deriva le sue radici e la sua cultura dalla medicina antica, specialmente quella romana e greca, ma anche araba, e quella della Scuola salernitana.
Certamente, non a caso, lo Studio pisano ha rilasciato, dall’origine (1343) fino al secolo XIX, il dottorato in filosofia e medicina, riconoscendo nella filosofia, e in particolare in quella greca, le radici della conoscenza medica in Occidente, negli Studi generali d’Europa, compreso lo Studio pisano.
Fondamento dunque della medicina pisana è la cultura medica greca, integrata successivamente da quella araba, e in particolare la grande tradizione che si sviluppa dal VI al IV secolo a.C., quando i filosofi naturalisti della Ionia cercano una spiegazione a ciò che appare, e Talete si domanda “di cosa è fatto il mondo”.
Questa storia della medicina pisana doveva perciò essere un racconto, un’illustrazione, ma insieme un approfondimento, un’interpretazione di quanto Ippocrate, Aristotele, Asclepiade e Galeno abbiano inciso sui contenuti dottrinali e scientifici espressi dallo Studio pisano e quanto della loro profonda visione della medicina sia stato tramandato nella lunga storia pisana ed europea, e sia giunto oggi fino a noi.
Fra il V e il IV secolo a.C., Ippocrate (460-370 a.C.), membro della casta degli Asclepiadi (medici discendenti dal mitico dio Asclepio), interpreta, nella medicina, la filosofia della natura dei pensatori della Ionia, esprimendo l’intenzione di separare nettamente la medicina dalla filosofia, perché egli è fisiopatologo sul piano dottrinale e medico sul piano pratico, attento al malato e alla sua malattia. In realtà, nel giuramento a lui attribuito, Ippocrate delinea il medico e la medicina nell’ordine morale, ethos, che deve considerare la vita e il malato come valori. Nel suo giuramento Ippocrate afferma: “Non darò a nessuno farmaci mortali, neppure se richiesto, ne mai suggerirò di prenderne. Ugualmente non darò a donne rimedi abortivi”.
Medicina e deontologia sono dunque già radicati in Ippocrate e si ritrovano nelle sue opere del IV secolo a.C. De medico e poi De decenti ornatu, che dalle biblioteche di Pergamo, Efeso e Alessandria d’Egitto vengono ritrasmesse, secoli più tardi, a Bisanzio nel X-XI secolo, e da Bisanzio raggiungono poi l’Occidente. Nella cultura ippocratica, la filosofia rimarrà elemento fondamentale della preparazione generale del medico, come testimonia Galeno e come ritroveremo per secoli negli ordinamenti delle Scuole mediche antiche, e successivamente negli Studi Generali, compreso quello pisano.
Ottanta anni dopo Ippocrate, Aristotele, figlio del medico Nicomaco (IV secolo a.C.) sviluppa nella sua filosofia naturale e nelle altre opere il pensiero medico tanto che la sua filosofia, insieme a quella di Platone, influenzerà a fondo per molti secoli la medicina occidentale, compresa quella pisana e lo stesso Galileo, stimolando, ma anche frenando, con la sua teoria sulla “generazione spontanea”, il progresso della medicina.
Ad Alessandria, prima vera Universitas dell’antichità, la medicina evolve secondo le prescrizioni di Aristotele: “utilizzare la dissezione per distinguere organi e apparati”. Erofilo (fine del IV secolo a.C.) dimostra che è il cervello e non il cuore la sede delle sensazioni, e impiegando una clessidra ad acqua misura la frequenza del polso, deducendo i gradi di febbre dall’aumento del numero delle pulsazioni.
Galileo è ancora lontano di quasi 2000 anni, ma la strada che conduce a lui è stata segnata dalla medicina greca.
L’eredità ippocratica viene recepita nella medicina greco-romana da Asclepiade, il primo greco che riesce a farsi accettare come medico a Roma, verso il 50 a.C., e che introduce la dieta, l’esercizio fisico, i massaggi, e l’idroterapia come medicina termale, con bagni caldi e freddi alternati, una vera cura che completa con la terapia farmacologica a base di decotti, tisane, camomilla, idromele.
A Roma, nel II secolo d.C., Galeno, medico degli imperatori, completa con la colta e raffinata cultura, maturata a Pergamo e Alessandria, i fondamenti di una dottrina anatomo-fisiologica integrata dalla conoscenza ippocratica e dalla fisica aristotelica. Con lui inizia il rapporto, nella storia del pensiero medico, fra struttura anatomica e funzione fisiologica. La rationalis medicina di Galeno riassume la sapienza antica e si costituisce come corpo dottrinario enciclopedico, razionale, scientifico, recuperando la migliore tradizione dei filosofi naturalisti della Ionia e di Ippocrate: “il medico deve essere anche filosofo” attento osservatore della physis, cioè degli avvenimenti naturali.
Le opere di Galeno, insieme a quelle della Scuola ippocratica, specialmente il trattato di botanica medica e farmacologia De Materia Medica di Dioscoride, costituiscono una parte rilevante del canone su cui, per quindici secoli, si preparano i medici che si formano nella Scuola salernitana prima e, successivamente, negli Studi generali, compreso quello pisano.
Non puó dunque sorprendere che la centralità della cultura medico-filosofica greca segni a Pisa lo sviluppo dello Studio, in una sede ricca del prestigio di cenacoli di logica e filosofia, attivi nei monasteri, specialmente quello domenicano di Santa Caterina, già famoso nel XIII secolo.
La conoscenza della filosofia, specialmente la filosofia naturale di Aristotele, accompagna l’evoluzione medica dello Studio di Pisa, integrata dall’Astronomia e Astrologia, una cultura ritenuta necessaria per interpretare gli umori del malato e le cause della malattia. Nell’insegnamento medico a Pisa, più che la forza dell’indagine e della verifica sperimentale, si afferma così il dibattito logico-filosofico alla base del caso clinico da risolvere, secondo la cultura medica medievale.
Nel tardo Medio Evo, il rinnovato interesse all’indagine anatomica scuote in Europa le fondamenta della medicina classica: la crisi culturale si congiunge con la corrente filosofico-scientifica che, facendo tesoro del sapere arabo, ritrasmesso in Occidente, distingue chiaramente verità morali e verità scientifiche e pone la dimensione quantitativa dei fenomeni naturali alla base della loro comprensione anche qualitativa con Robert Grosseteste, Roger Bacon e William Ockham.
Nello studio di Pisa, la ricerca medico-filosofica dell’età medicea non potrà prescindere dagli studi naturalistici che portano alla realizzazione del Giardino dei Semplici e degli esperimenti anatomici di Vesalio, in un clima di ardore esplorativo che prepara l’avvento di Galileo Galilei.
Mentre si inaugura nello Studio di Pisa il primo Giardino dei Semplici d’Europa (1544), Vesalio pubblica a Basilea De humani corporis fabrica e Niccolò Copernico dà alle stampe, a Norimberga, De Revolutionibus orbium coelestium, esempi emblematici della internazionalità della cultura del ‘500 che anima l’antico Studio pisano.
Nonostante che per tutta l’età medicea le opere di Aristotele fossero ritenute fondamentali per comprendere le teorie scientifiche di Galeno, la cultura medica dello Studio pisano si caratterizza per il crescente bisogno di razionalità e di verifica sperimentale delle cause delle patologie osservate. In questo clima, Andrea Cesalpino, Medico-botanico nello Studio pisano, Lettore di Medicamenti Semplici, poi Archiatra del Papa Clemente VIII, descrive nel 1571 la circolazione del sangue, proponendo un’ipotesi ardita per la cultura del tempo e con questo gesto si allontana definitivamente dal dogmatismo scolastico di Galeno. Contemporaneamente, Gerolamo Mercuriale, Lettore straordinario di Medicina teorica a Pisa, indaga e descrive le malattie della pelle, precorrendo lo sviluppo di campi specialistici della medicina.
Nell’ultimo quarto del ‘500 le indagini scientifiche di Galileo Galilei preparano le scienze moderne: filosofo, fisico, matematico, astronomo, mediatore tra la filosofia aristotelica e quella platonica, Galileo estende il valore del concetto di misura a qualsiasi osservazione degli avvenimenti della natura. La medicina viene profondamente modificata dalle indagini di Galileo che consentono la realizzazione del microscopio.
Marcello Malpighi, a metà del 1600, ordinario di Medicina teorica a Pisa per volontá di Ferdinando II de’ Medici, fonda l’istologia e descrive la struttura del polmone, della milza e del rene aprendo l’indagine scientifica alla verifica microscopica moderna.
Col ‘700, lo Studio pisano, sotto i Lorena, elabora nuove culture iatrofisiche e iatrochimiche, che rendono sempre più sperimentale la medicina pisana, allontanandola gradatamente dalla tradizione filosofica.
All’inizio dell’800, nel Periodo francese, George Cuvier indaga a Pisa sull’insegnamento della medicina e invia una relazione a Parigi sulla buona qualità degli studi e delle ricerche nel contesto della tradizione galileiana, nonostante qualche contenuto troppo astratto e filosofeggiante degli studi medici che si concludono, come in passato, con il dottorato in Medicina e Filosofia.
È in questo periodo che nasce la Facoltà Medica pisana che cresce e si avvia verso l’epoca moderna, coltivando sempre meno la filosofia e sempre più la medicina sociale.
C’é da chiedersi, in questo lungo processo di sviluppo della ricerca medica nello Studio pisano, e parallelamente in quelli europei, quale sia stato e quale sia tuttora il rapporto della medicina con le scienze, se essa sia solo scienza, e se la storia della medicina sia parte della storia della scienza. A differenza della fisica e della chimica, la medicina non può essere inquadrata in un processo cognitivo riduzionistico, per il quale la somma delle parti equivale al tutto, come l’atomo che da indivisibile può essere scisso e ricombinato. Sotto questo aspetto, la storia della medicina differisce dalla storia della scienza, perché non può essere ridotta alla storia delle scomposizioni del sapere verso un livello fisico-molecolare.
Il volto storico della medicina è costituito dal rapporto tra malato e malattia, mediato dal medico, secondo l’etica di Ippocrate. La medicina ha sempre avuto, rispetto alla scienza, un significato umano e sociale molto più ampio.
Questi fondamenti, tra scienza ed etica, hanno lasciato segni profondi nella memoria storica della medicina, una memoria che la medicina moderna deve ritrovare, perché la sua lunga affascinante vicenda deve essere vista non solo come evoluzione di idee scaturite da uomini di scienza, che hanno praticato nei millenni l’arte medica, ma anche attraverso i dilemmi che la medicina pone, di ordine scientifico generale e riguardo ai valori della metodologia della conoscenza e dell’etica.
Il secolo XX ha vissuto una crisi di valori della medicina. Essa infatti, affinando i suoi metodi di ricerca, è divenuta medicina molecolare, scoprendo le basi del DNA e preparandosi a svelare i segreti del genoma umano, avvicinandosi apparentemente all’interpretazione del mistero della vita. La medicina molecolare sembra così spinta a liberarsi di ogni residuo di influenza di valori diversi, quali la religione o la filosofia, compiendo l’ultimo passo della lunga strada intrapresa da Ippocrate.
Si profila dunque, alla fine del XX secolo, una nuova sfida nella storia della medicina, analizzata e ridotta a livello molecolare, ma minacciata nei valori etico-filosofici che tuttavia ne hanno scandito lo sviluppo. In questo contesto, proprio gli scienziati che hanno dato i maggiori contributi alla biologia molecolare, come Watson, Monod ed Eccles, scrivono della costituzione dell’universo e della materia vivente o del mondo delle idee, come facevano un tempo Ippocrate e i filosofi della Ionia, testimoni di un ritorno, nel XX secolo, alla riflessione sui grandi temi, proprio quando si potrebbe pensare che siamo diretti verso la strada opposta, alla ricerca delle certezze dell’infinitamente piccolo.
Sembra quasi un paradosso, ma il lungo itinerario della medicina, nella storia dell’uomo, fa avvertire la necessità di un ritorno alla filosofia, per un approfondimento dei valori della medicina che ha radici sperimentali, osservate fino alla dimensione molecolare, ma che riflette sulla complessità dei fenomeni fisiologici e patologici umani e del loro trattamento, fino a dibattere le norme etiche di comportamento.
L’ethos storico della medicina ritorna così ad essere un fondamento nella preparazione del medico di oggi. Questo accade perché forse nessun medico potrà mai fare a meno di confrontarsi con un sapere generale, quello che nel mondo classico, nel lungo itinerario pisano e nel mondo attuale comprende logica e filosofia, come si trova scritto in un’epigrafe di Efeso riguardo alle sfide della medicina antica e come ripetono nel tempo Ippocrate, Galeno, e più recentemente, Virchow.
Si potrebbe auspicare che l’avanzamento delle conoscenze mediche, che hanno sostenuto per sette secoli i progressi dello Studio pisano e di tutte le Scuole mediche d’Europa, nel fondamento culturale dei filosofi della Ionia, senta il bisogno di riaffermare l’esigenza dell’ethos storico della medicina, recuperando il principio annunciato da Ippocrate nel De decenti ornatu: “ietròs gar philósophos isótheos”, che si potrebbe tradurre liberamente “Quando il medico riflette come un filosofo sugli avvenimenti e sui valori umani è simile a un dio”.
By Mario Del Tacca – Tratto da http://www.unipi.it/athenet/03/articoli/0003DelTaccaA.html
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Il Medio Evo della Medicina ufficiale di oggi:
Lo stato di medio evo della medicina odierna, lo sguardo sulle costituzioni quantistico-biofisiche-semeiotiche e il relativo rischio reale ereditario. (Prima Parte)
A prima vista potrebbe sembrare paradossale, assurda, incomprensibile, la mia antica definizione dell’Era di Meadle della Medicina odierna, ma contiene una verità importante, davvero angosciante, sconfortante (1-9).
In questo breve articolo spiego in modo chiaro cosa spiega il motivo della giustificazione della mia definizione Meadle Ages of present Medicine (MAM), o Age of Darkness.
Per cominciare, sottolineo il pregiudizio fondamentale su cui concordano gli scienziati di tutto il mondo, ovvero secondo il quale “tutti gli uomini sono creati uguali”, per cui l’EBM è l’unica teoria alla base di ogni ricerca nei paesi occidentali.
Al contrario, accanto a questa teoria, che interessa più i produttori di farmaci che sponsorizzano che il singolo paziente, ho dimostrato in primo luogo che gli individui sono diversi dal punto di vista biologico, e in secondo luogo che la teoria della medicina basata sul singolo paziente esiste davvero (10-13).
Di seguito illustro in modo semplice, chiaro e di facile comprensione ciò che spiega il motivo del mio termine MAM, suddividendo l’argomentazione in paragrafi specifici, distinti, particolari.
- A) Gli scienziati di tutto il mondo considerano vera la convinzione secondo la quale il cancro può colpire tutti gli individui, anche se con incidenza diversa. In altre parole, quasi tutti i medici trascurano sia il Terreno Oncologico che il Reale Rischio Ereditato OT-dipendente, localizzato in uno (o più) sistemi biologici (14-24).Di conseguenza, alle donne di oggi viene detto che è inevitabile, ad esempio, sottoporsi periodicamente all’ecotmografia mammaria e alla mammografia, mentre tutti gli uomini controllano periodicamente il loro livello ematico di PSA, per prevenire il cancro al seno e, rispettivamente, il cancro alla prostata.
La verità è che solo le donne affette sia dal Terreno Oncologico che dal Reale Rischio Ereditario di cancro al seno in uno (o più) quadrante mammario possono soffrire di tumore al seno (15-23).
Ciò vale, ovviamente, per la cancerogenesi in tutti i sistemi biologici.
Trascurando i concetti scientifici originali sopra menzionati, i medici pensano che tutti gli individui debbano essere iscritti alla prevenzione primaria del cancro, il che risulterà inutile e costoso, generando un terrorismo psicologico evitabile.
Per favore, rifletti sul seguente messaggio pubblicato di recente su Nature.com:
Sicuramente il cambiamento climatico è reale, come afferma saggiamente Obama. Al contrario, credo che i programmi del servizio sanitario nazionale siano purtroppo stabili in tutto il mondo, generando l’attuale età della medicina e, di conseguenza, il terrorismo psicologico.
Ad esempio, leggi:
http://www.nature.com/news/2008/081006/full/news.2008.115”.
Inoltre, in ogni presente ricerca, volta a studiare l’utilità dei farmaci nella prevenzione primaria del cancro, vengono arruolati anche soggetti negativi sia per il Terreno Oncologico che per il Reale Rischio Ereditato OT-dipendente, ad es. nel polmone. Pertanto, la conclusione della ricerca potrebbe essere che, ad esempio, il fumo di tabacco è uno strumento di fondamentale importanza nella prevenzione primaria del cancro del polmone: un esempio paradigmatico di MAM, ovvero Meadle Ages of Medicine.
- B) Gli scienziati di tutto il mondo considerano vera la convinzione che tutte le donne (e gli uomini?) possano essere colpiti dall’osteoporosi. Trascurando la costituzione osteoporotica, l’attuale guerra contro l’osteoporosi è persa per sempre (24-26). Nonostante i consigli saggi, prudenti e indifferenti delle aziende farmaceutiche e dei produttori di macchinari, tutte le donne dopo i 40 anni devono essere regolarmente controllate per quanto riguarda il calcio osseo. Oggi, infatti, per prevenire l’osteoporosi i medici seguono precise Linee Guida dell’OMS, ma evidentemente non aggiornate, secondo le quali è necessaria una MOC periodica per tutte le donne sopra i 40 anni, con e senza costituzione di osteoporosi e reale rischio ostoporotico ereditario; Questo è un altro eccezionale esempio di MAM, ovvero Medio Evo della Medicine.C) Gli scienziati di tutto il mondo considerano vera la convinzione che tutte le donne e gli uomini possano essere coinvolti nella loro vita dal diabete di tipo 2, che è una grave epidemia in crescita oggi. In altre parole, purtroppo, secondo le attuali conoscenze della medicina, tutti gli individui corrono un rischio diverso di diabete. Pertanto, è oggi consigliabile a tutti il controllo della glicemia a digiuno e post-prandiale, con l’obiettivo di riconoscere nei pazienti “precoci” senza sintomi un’alterazione del metabolismo del glucosio. Trascurando la Semeiotica Biofisica Quantistica, una grande percentuale di uomini coinvolti sia dalla costituzione diabetica che da quella dislipidemica, conditio sine qua non del diabete, non sono controllati e quindi non riconosciuti come diabetici.
A questo punto dobbiamo ricordare che le cosiddette complicanze diabetiche sono già presenti quando viene effettuata la diagnosi precoce del diabete, poiché si verificano anni o decenni prima dell’esordio della malattia (10, 11, 20, 27, 28) (Vedi Semeiotica BioFisica e Metodologia Medica , Applicazioni pratiche, Diabete).
Da quanto sopra, brevemente richiamato, risulta chiaro senza dubbio che qualunque sia la prevenzione primaria del diabete, eseguita trascurando le costituzioni diabetiche e dislipidemiche, si traduce inevitabilmente in un costoso insuccesso. Questo è un altro eccellente esempio che giustifica il termine MAM, ovvero Meadle Ages of Medicine.
D) Gli scienziati di tutto il mondo considerano vera la convinzione che tutti gli individui con elevati livelli ematici di colesterolo (soprattutto LDL, No-HDL, TG, ecc.), omocisteina, uricemia, nonché “ogni” soggetto iperteso, tabacco i fumatori, gli individui obesi, gli esseri umani stressati e così via sono a rischio di malattie cardiovascolari e, in particolare, di CAD. In altre parole, nonostante i consigli saggi, indifferenti e neutrali dei produttori di farmaci ipolipemizzanti, le condizioni patologiche sopra menzionate sono considerate fattori di rischio (a volte, cause!) di malattie cardiovascolari, compresa la malattia coronarica acuta.Francamente, ciò che spiega la ragione di un errore così grave, compromettendo la prevenzione primaria contro un’epidemia dell’epoca attuale, è il fatto desolante che la grande maggioranza di Autori, Redattori, Revisori, Professori Universitari, Medici di Medicina Generale, Autorità del Servizio Sanitario Nazionale, specialisti giornalisti, ma anche profani ignorano l’esistenza del rischio reale di CVD ereditaria (CAD)! (29-33)
References.
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3) Stagnaro Sergio. Role of NON-LOCAL Realm in Primary Prevention with Quantum Biophysical Semeiotics. 01 Feb, 2008-05-17http://www.nature.com/news/2008/080130/full/451511a.html
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By Sergio Stagnaro MD (medico)