(Near-Death Experiences -N.D.E. – o Stati di Premorte)
http://it.wikipedia.org/wiki/Esperienze_ai_confini_della_morte
http://news.bbc.co.uk/hi/english/health/newsid_629000/629984.stm
http://www.near-death.com/experiences/news7.html
http://www.nderf.org/Italian/index.htm
Pag.1
http://www.ilnavigatorecurioso.it/2015/06/03/lesperienza-di-premorte-di-un-neurochirurgo-sono-stato-in-paradiso/
Francia. Dichiarato morto, anziano torna alla vita all’obitorio dopo 24 ore. Ora dovrà dimostrare di essere vivo…..e cosi’ ve ne sono molti altri nel mondo !
vedi anche: Comunicazione con i defunti ? + Chi siamo noi ? + Morte cosa sei 2 ? + Premorte – 2 + Premorte – 3emorte
Uno studio sulla PRE morte
Kevin Nelson dell’Università del Kentucky ha studiato 55 volontari che lo avevano già vissuto, confrontandoli con le caratteristiche di altri 55 “normali” e pubblicando lo studio su Neurology di marzo 2006. Ha scoperto nei primi 55 una tendenza maggiore della media ad attivare le zone del cervello responsabili della fase REM che corrisponde a quella dei sogni. In questi, l’attivazione può accadere anche da svegli nel 60% dei casi, mentre nell’altro gruppo, è solo del 24%. Si è anche scoperto che piccole stimolazioni elettriche di una parte del cervello vicina all’orecchio destro, fanno partire l’esperienza di uscita dal corpo nelle persone predisposte.
Commento NdR: Forse si è cercato di dimostrare che “chi ricorda” è un sognatore ?
Mah per caso non significa semplicemente che chi ricorda … ricorda veramente ?
Che siano solo siano il frutto di un semplice meccanismo biochimico dell’ encefalo, ci sembra poco credibile.
Fonte: La Repubblica, 13/54/06
In coma sentiva tutto !
S. C. catanese di 38 anni, entra in coma per incidente 1′ 11/2/03 che gli procura gravi lesioni cerebrali e si risveglia nel luglio 2005.
In un’intervista, il fratello riporta le sue affermazioni:
“I medici dicevano che non ero cosciente ed invece sentiva tutto. Dicevano che non ero in grado di avere sensazioni ma io sentivo e capivo tutto”. Forse i medici non si rendono conto delle sensazioni del comatoso, come possono capire se un coma è irreversibile ?
Fonte: Corriere della Sera, 5/10/05
Test scova coscienza malati in coma – Studio su Lancet ha coinvolto 28 malati
ANSA – Roma, 10 Nov. 2011 – Con un semplice elettroencefalogramma (EEG), esame di routine per vedere l’attivita’ del cervello, si puo’ identificare lo stato di coscienza latente di pazienti considerati in stato vegetativo permanente.
Si puo’ ‘ritrovare’ cioe’ la coscienza “nascosta” anche quando i pazienti non hanno reazioni a qualsivoglia stimolo.
Lo dimostra uno studio pubblicato su Lancet che ha coinvolto 28 soggetti di cui 16 precedentemente dichiarati in stato vegetativo permanente.
Commento NdR: … e ci voleva uno studio per affermare cio’ ?… fin dall’antichita’ si sa che l’essere umano ha una coscienza che passa al trapasso=morte per andare altrove (altro spazio-tempo), quindi la sua coscienza lo segue…in questo “al di la”; e’ quindi evidente che nel Tunnel (vortice del buco nero) del passaggio spazio temporale, dove si posizione propriamente il cosiddetto “coma”, la coscienza esiste e rimane vigile ed attenta al luogo ove si trova l’essere.
Resuscitato
Dopo tre settimane bimbo esce dal coma a Palermo. Per i medici è un miracolo.
Fonte: II Giornale, 8/10/06
Camionista muore per 45 e racconta dove e’ stato…- Dic. 2015
T.S è un camionista romano, andato in arresto cardiaco per 45 minuti. 45 minuti sono un tempo lunghissimo per un infarto.
Basti pensare che le linee guida ospedaliere prevedono che, in seguito ad un arresto cardiaco, si proceda ad una rianimazione per circa 20 minuti. Superati i 20 minuti si può dichiarare il decesso.
L’uomo, invece, è “resuscitato” dopo 45 minuti. Tutti i giorni faceva consegne spostandosi in tutta Italia.
Quella mattina era appena giunto da Pescara, stava tornando presso la ditta per cui lavora, per posare il camion, nei dintorni di Piazza Bologna.
L’uomo, però, si è accorto di avere qualcosa che non andava e ha subito allertato i soccorsi: “Sono Tiziano, Vi scrivo da Via XXI Aprile. Sto morendo per arresto cardiaco”. Queste le parole che ha pronunciato al telefono.
Tiziano è stato rapidamente portato in ambulanza all’ospedale più vicino, ma i medici si son subito resi conto che era ormai troppo tardi, un’aritmia cardiaca rapidissima “aveva ucciso” l’uomo. “Non c’era battito, né pressione sanguigna, né polso”, queste le parole dell’infermiera Michela Delle Rose, che ha vissuto la vicenda in prima persona.
Ma è in questo momento che la vicenda assume tratti incredibili. Tiziano ha raccontato di esser scivolato in un mondo celeste: “L’unica cosa che mi ricordo è che ho cominciato a vedere la luce e a camminare verso di essa”. Poi continua: “Era la cosa più bella che avessi mai visto e sembrava così felice. Mi ha preso il braccio e mi ha detto: “Non è ancora il tuo momento, tu non devi essere qui. Devi tornare indietro, ci sono cose che ancora devi fare”.
E, incredibilmente, dopo 45 minuti il cuore del paziente è tornato a battere dal nulla. ”Il suo cervello è rimasto senza ossigeno per 45 minuti, è incredibile che possa continuare a camminare”, ha riferito l’infermiera Delle Rose. “Siamo di fronte a un caso unico. Studieremo tutto al dettaglio. domani verranno a Roma i colleghi americani. Questa è “resurrezione” ha detto il dottor Sabino Lasala. Intanto noi siamo contenti per Tiziano e gli auguriamo, al di là del miracolo, una pronta guarigione
Fonte: ilgiornale.it
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Studentessa muore ma si risveglia in obitorio. Il racconto choc: “Ho visto un Angelo che mi ha mandato indietro” – 14/02/2014
Morire, ma solo apparentemente e poi svegliarsi in obitorio. Uno choc per una ragazza ventenne della Costa Rica “deceduta” durante un rischioso intervento chirurgico. Ancor di più se la studentessa di informatica ricorda ogni cosa: “ho vissuto nell’aldilà, poi sono tornata nel mio corpo”.
Una storia che ha dell’incredibile ma che è stata riscontrata con i medici che l’hanno operata e che Graciela H, nome della giovane, ha condiviso sul sito Near Death Experience Research Foundation.
Questo il suo racconto:
“Ho visto i medici che lavoravano velocemente su di me. … Erano agitati. Hanno guardato i miei segni vitali e mi hanno fatto una rianimazione cardiopolmonare. Ognuno di loro ha cominciato a lasciare lentamente la stanza. Non ho capito perché si comportavano così. Tutto era tranquillo.
Ho deciso di alzarmi. Solo il mio medico si trovava ancora sul posto, guardava il mio corpo. Ho deciso di avvicinarmi, ero in piedi vicino a lui, sentivo che era triste e che la sua anima soffriva. Ricordo che gli ho toccato la spalla, poi se n’è andato. In quel momento il mio corpo ha cominciato ad elevarsi ed elevarsi, posso dire di essere stata trasportata da una strana forza.
È stato fantastico, il mio corpo stava diventando più leggero. Mentre passavo attraverso il tetto della sala operatoria, ho scoperto che riuscivo a muovermi ovunque volessi. Sono stata portata in un posto dove le nuvole erano brillanti, una stanza o uno spazio.
Tutto intorno a me era chiaro, molto luminoso e il mio corpo si riempiva d’energia, gonfiando il mio petto di felicità. Ho guardato le mie braccia, avevano la stessa forma degli arti umani, ma composte da una materia differente. La materia era come un gas bianco mescolato con un bagliore bianco, un bagliore argenteo, bagliore perla intorno al mio corpo. Ero bella. Non avevo uno specchio per guardarmi in faccia, ma io potevo sentire che il mio viso era carino, ho visto le mie braccia e le mie gambe, avevo un abito bianco, semplice, lungo, fatto di luce.
La mia voce era come quella di un adolescente mischiata con il tono di voce di un bambino. All’improvviso una luce più chiara del mio corpo si è avvicinata. La sua luce mi abbagliava. Egli ha detto con una voce molto bella: «Non sarai in grado di continuare».
Ricordo che parlavo la sua stessa lingua con la mente, anche lui parlava con la sua mente. Ho pianto perché non volevo tornare indietro, allora mi ha presa, mi ha abbracciata. È rimasto tranquillo tutto il tempo, mi ha dato forza. Sentivo amore ed energia.
Non esiste un amore e una forza in questo mondo comparabile a quella. Egli ha detto: «Sei stata mandata qui per sbaglio, lo sbaglio di qualcuno. Hai bisogno di tornare indietro. Per venire qui, è necessario realizzare molte cose. Cerca di aiutare più persone».
E qui finisce il racconto del suo momento “nell’aldilà” per poi riprendere con l’esperienza nell’obitorio.
“Ho aperto gli occhi, tutto intorno c’erano porte metalliche, persone su tavoli di metallo, un corpo aveva un altro corpo sulla parte superiore. Riconobbi il posto: ero nella camera mortuaria. Sentivo il ghiaccio sulle ciglia, il mio corpo era freddo. Non riuscivo a sentire nulla. Non ero nemmeno in grado di muovere il collo o parlare. Mi sentivo assonnata.
Due o tre ore dopo, ho sentito delle voci e ho riaperto gli occhi. Ho visto due infermieri. Sapevo cosa avrei dovuto fare, un contatto visivo con uno di loro. Avevo appena la forza di sbattere un paio di volte le palpebre e l’ho fatto. Mi è costata tanta fatica.
Una delle infermiere mi ha guardata spaventata dicendo al suo collega: «Guarda, guarda, sta muovendo gli occhi».
Ridendo lui ha risposto: «Andiamo, questo posto fa paura». Dentro di me stavo urlando ‘Per favore , non lasciatemi!’. Non ho chiuso gli occhi fino a quando non sono venute delle infermiere e dei medici.
Tutto quello che ho sentito è qualcuno dire: «Chi ha fatto questo ? Chi ha mandato questo paziente all’obitorio ? I medici sono pazzi». Ho chiuso gli occhi quando sono stata sicura di essere lontano da quel posto. Mi sono svegliata solo tre o quattro giorni dopo. Ho dormito molto per un po’ di tempo. Non riuscivo a parlare. Il quinto giorno ho cominciato a muovere le braccia e le gambe di nuovo.
I medici mi hanno spiegato che ero stata mandata all’obitorio per errore…
Mi hanno aiutata a camminare di nuovo, con la terapia. Una delle cose che ho imparato è che non c’è tempo da perdere a fare cose sbagliate,dobbiamo fare tutto il bene per il nostro bene… dall’altra parte, è come una banca, più si mette, più si otterrà alla fine”.
Tratto da: retenews24.it
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Il fenomeno denominato Near-Death Experiences (NDE) oppure Stato di Pre-Morte (SPM) o Esperienze di Pre-Morte (EPM), solitamente si verifica nei soggetti che dopo aver avuto un trauma fisico che avrebbe dovuto portarli alla morte (a causa di arresto cardiaco spontaneo, di un grave incidente, o durante un intervento chirurgico) sono sopravvissuti.
Moltissime di queste persone, in tali occasioni sono state dichiarate clinicamente morte, perchè oltre ad avere il battito cardiaco totalmente assente, non presentavano più alcuna attività cerebrale (EEG).
Ciononostante, inspiegabilmente, dopo svariati minuti (a volte anche ore, vedi il caso Rodonaia in “La pagina degli amputati), una volta tornati alla vita, riferiscono ai medici, agli infermieri, ai parenti e agli amici dei ricordi straordinari: mentre erano “clinicamente morti”, avevano continuato ad avere la percezione visiva e sonora di quello che stava accadendo attorno a loro ed anche in luoghi molto distanti da quello in cui era stato collocato il corpo.
Più precisamente, una volta “risvegliati”, hanno descritto dettagliatamente quello che avevano fatto e detto i primi soccorritori e poi gli infermieri ed i medici, mentre tentavano di rianimarli, ed anche ciò che amici e parenti compivano, dicevano o pensavano, mentre si trovavano all’interno delle rispettive abitazioni o al lavoro.
FASI CARATTERISTICHE del FENOMENO NDE
Di seguito vengono descritti i vissuti (ovvero le esperienze soggettive, simili tra loro, dei soggetti che hanno sperimentato la NDE.) e che sono maggiormente tenuti in considerazione dai ricercatori di tutto il mondo che operano in ambito medico, farmacologico, psichiatrico, psicologico, psicofisiologico e parapsicologico.
Per alcuni studiosi la presenza di uno o più di tali elementi è sufficiente per determinare la NDE, mentre per altri sono valide le fasi evidenziate dal test elaborato da Bruce Greyson.
Sensazione della morte
Molte persone non realizzano immediatamente che l’esperienza che stanno vivendo ha a che fare con la morte.
Raccontano d’essersi trovate a fluttuare al di sopra del loro corpo, d’averlo guardato a distanza e d’avere improvvisamente provato paura e/o imbarazzo. In questa situazione arrivano a non riconoscere come proprio il corpo che vedono dall’alto, spesso la grande paura iniziale cede il posto alla chiara consapevolezza di quanto sta accadendo.
Mentre si trovano in questo stato, le persone sono in grado di comprendere quello che medici ed infermieri si comunicano, anche se non hanno alcuna cultura medica, ma quando tentano di parlare con essi o con altre persone presenti, si rendono conto che nessuno riesce a vederli né a sentirli.
Allora cercano di attirare l’attenzione dei presenti toccandoli, ma quando lo fanno, le loro mani passano direttamente attraverso il corpo del medico o infermiera.
Dopo avere tentato di comunicare con gli altri, generalmente provano un maggiore senso della loro identità, e a questo punto la paura si trasforma in beatitudine, ed anche in comprensione.
Senso di pace e assenza di dolore
Finché la persona resta nel suo corpo può vivere un’intensa sofferenza, ma quando lo abbandona sopravviene un grande senso di pace e di assenza del dolore.
Il tunnel
Questa esperienza solitamente subentra dopo che è stata sperimentata quella dell’abbandono del corpo (fisico).
La persona si trova di fronte ad un tunnel, oppure davanti ad un portale e si sente spinta verso le tenebre. Dopo avere attraversato questo spazio buio, entra in una luce splendente. Alcune persone invece di entrare nel tunnel dicono d’essere salite lungo una scalinata. Altri hanno affermato d’avere visto delle bellissime porte dorate, che indicano il passaggio in un altro regno.
Alcuni soggetti hanno dichiarato che, nell’entrare nel tunnel, hanno sentito un sibilo o una specie di vibrazione elettrica oppure un ronzio. L’esperienza del tunnel non è una particolare scoperta degli attuali ricercatori, infatti già nel quindicesimo secolo, Hieronymus Bosch nel dipinto che ha per titolo “Visioni dell’aldilà:
Il paradiso terrestre – L’Ascesa all’Empireo”, descrive quello che solitamente racconta chi ha vissuto una NDE.
Gli Esseri di Luce
Una volta superato il tunnel, generalmente la persona riferisce d’avere incontrato degli “esseri” che brillano di una stupenda luce, che permea ogni cosa e riempie il soggetto d’amore. In questa dimensione, luce e amore sono la stessa cosa; la luce è descritta come molto più intensa di qualsiasi altra conosciuta in Terra, non è accecante ma è calda, stimolante, viva.
Oltre alla intensa luce, molte persone raccontano di avere incontrato amici o parenti (precedentemente deceduti) contraddistinti da corpi luminosi ed eterei; di avere visto bellissime scene pastorali e città fatte di luce la cui grandiosità è indescrivibile.
In questa situazione la comunicazione non si svolge come al solito a parole, ma “telepaticamente”, è una comprensione immediata.
Il Supremo Essere di Luce
Dopo avere incontrato diversi esseri di luce, generalmente, la persona “clinicamente deceduta”, incontra un essere che definisce il “Massimo Essere di Luce”. Chi ha avuto un’educazione cristiana spesso lo identifica con Dio o Gesù; coloro che professano altre fedi lo chiamano Buddha o Allah. Gli atei riferiscono che non si tratta di Dio e neppure di Gesù, ma è un essere sacro.
Tutte le persone dichiarano che si tratta di un essere che emana amore e comprensione assoluti.
Quasi tutte le persone dicono di avere desiderato di restare per sempre con lui, desiderio che però non può essere soddisfatto e, solitamente, uno degli esseri di luce (parenti defunti ecc.) o il Massimo Essere di Luce, dopo che il soggetto ha riesaminato la sua intera vita, lo invita (o gli ordina) di rientrare nel suo corpo terreno.
Visione panoramica della vita
Quando ciò avviene non vi sono più contorni materiali, ma solo una visione panoramica a colori e a tre dimensioni, di ogni singola azione compiuta dal soggetto in stato di NDE, durante la vita. Solitamente questa situazione si verifica nella prospettiva di una terza persona, non si svolge nel tempo da noi conosciuto ma l’intera vita del soggetto è presente contemporaneamente.
In questa condizione si rivedono le azioni buone e cattive compiute fino a quel momento, e si percepisce immediatamente l’effetto che esse hanno procurato sul prossimo. Durante tutto il tempo in cui il soggetto riesamina la sua vita, l’Essere di luce gli resta accanto, gli pone delle domande (ad esempio che cosa ha fatto di bene nella sua vita), l’aiuta a compiere la revisione e a sistemare (in prospettiva) tutti gli eventi della sua vita. Le persone che hanno vissuto una NDE si convincono che la cosa più importante della vita è l’amore, seguito (per la maggior parte di loro) dalla Conoscenza.
Mentre i sopravvissuti rivedono i momenti della loro esistenza in cui hanno imparato qualcosa, l’Essere di luce sottolinea che, oltre all’amore, una delle cose che si può portare con sé al momento della morte è la conoscenza. Generalmente quando la persona torna in vita, ha un gran desiderio di approfondire le sue conoscenze intellettuali, spesso diventa un avido lettore anche se, nel suo recente passato, non amava studiare, oppure si iscrive a corsi che gli permettono di approfondire argomenti da lui mai prima trattati.
Rapida ascesa al cielo
Non tutte le persone che hanno vissuto una NDE fanno l’esperienza del tunnel, alcune invece raccontano d’essersi sentite fluttuare, di essere salite rapidamente al cielo e di aver visto l’universo dalla stessa prospettiva dei satelliti e degli astronauti.
Riluttanza a tornare in vita
L’esperienza di Pre-Morte è talmente piacevole che molte persone non vorrebbero tornare indietro e, spesse volte, sono molto adirate con i medici che le hanno fatte ritornare. E’ però una reazione momentanea e, solitamente dopo una settimana (anche se rimpiangono lo stato di beatitudine vissuto durante la NDE), sono felici d’avere avuto l’opportunità di continuare a vivere.
La maggior parte delle persone riferisce che, se avesse dovuto pensare solo a se stessa, sarebbe rimasta nell’altra dimensione.
Tutti dichiarano che sono ritornati per amore dei loro bambini oppure per i genitori o i coniugi.
Differente percezione spazio – temporale
Tutte le persone che hanno sperimentato l’esperienza di Pre-Morte raccontano che in quella dimensione il tempo è notevolmente compresso e assolutamente diverso da quello segnato dagli orologi; spesso viene descritto come l’esperienza o il senso dell’eternità. Durante la NDE, generalmente i confini imposti dallo spazio nella vita quotidiana scompaiono. Infatti, se la persona (ritenuta da medici ed infermieri morta) vuole recarsi in uno specifico posto, può farlo semplicemente pensando di esservi.
Alcuni soggetti hanno riferito che, mentre si trovavano fuori dal corpo ed osservavano il lavoro svolto dai medici nella sala operatoria, se volevano vedere i loro parenti, era sufficiente che desiderassero spostarsi nella sala d’aspetto o raggiungere l’abitazione o il luogo in cui si trovavano.
Tratto da: vspace.it
http://www.nderf.org/Italian/ + http://members.tripod.com/~ufocun/oobe.htm
http://users.pandora.be/limen/ndeurope/articles/artsanmarino.html
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ANALISI del fenomeno Pre-Morte
L’analisi delle esperienze di pre-morte e l’inconsistenza delle interpretazioni materialistiche classiche Per cercare di inquadrare le esperienze di pre-morte in uno schema riduzionistico e scientista si sono elaborate finora due teorie.
La prima é quella che chiama in causa delle disfunzioni cerebrali che avverrebbero quando un uomo sta morendo; secondo tale teoria il cervello produrrebbe delle sostanze chimiche che sarebbero responsabili dell’esperienza di pre-morte, vista in questo caso come una sorta di allucinazione. In effetti esperienze molto simili a quelle di pre-morte possono essere sperimentate in seguito all’assunzione di sostanze allucinogene naturali o artificiali, ad esempio la ketamina (utilizzata come principio attivo dei farmaci antidolorifici) e l’ibogaina (alcaloide estratto dalla pianta eboga ed utilizzata da milioni di centroafricani aderenti alla società Bwiti).
Se la propria filosofia di riferimento é quella scientista è comprensibile che si cerchi in ogni maniera possibile una spiegazione del fenomeno all’interno di tale schema interpretativo, e quindi si ritenga che l’intossicazione causata da farmaci e droghe come la disfunzione cerebrale causata dalla cessazione delle attività vitali porti a sperimentare allucinazioni dello stesso tipo.
Il primo problema che presenta una tale teoria é però che tutte le persone, a prescindere dal sesso, dall’età, dall’etnìa e dalla provenienza geografica, riferiscono esperienze che ripercorrono uno schema fin troppo simile: la sensazione di percepire Sè stessi come esseri disincarnati, di uscire dal proprio corpo e di guardarlo dall’alto in basso, di attraversare un tunnel luminoso, di ritrovarsi in una sorta di altra dimensione dell’esistenza (l’aldilà) e di ricongiungersi con amici e parenti deceduti.
Non é facile spiegare come mai il nostro cervello debba essere stato programmato ad avere allucinazioni di questo tipo ogni volta che si trovi in uno stato di sofferenza pre-morte o di intossicazione da certe sostanze psico-attive.
Se poi ci riferiamo al modello evoluzionista dominante del neo-darwinismo (il quale, come ho già spiegato, non é assolutamente attendibile) si dovrebbe immaginare una sorta di vantaggio adattivo collegato allo sviluppo della capacità di percepire tali visioni. E quale sarebbe tale vantaggio, ad esempio nel caso dell’esperienza di pre-morte, se subito dopo l’organismo cessa di vivere ?
La teoria scientista che vede l’esperienza di pre-morte come una sorta di allucinazione dovuta ad un malessere (disfunzione cerebrale dovuta al deterioramento delle capacità cerebrali in prossimità della morte ovvero intossicazione da sostanze psico-attive) non riesce certo a spiegare l’uniformità delle visioni/allucinazioni di persone di qualsiasi provenienza geografica e appartenenti ai più disparati contesti culturali.
Tale teoria non riesce tanto meno a spiegare come mai in prossimità della morte le persone che vivono un’allucinazione invece di avere visioni inerenti a qualche esperienza o desiderio del tutto personale sognano tutte di quel tunnel di luce.
Appellarsi al caso, alla coincidenza fortuita, lo sappiamo bene, é una delle patetiche strategie che i negazionisti delle esperienze paranormali utilizzano nel tentativo di arrampicarsi sugli specchi, anche se sono poi contraddetti dagli esperimenti. “Curiosamente” la stessa strategia viene utilizzata da chi cerca di spiegare la nascita e l’evoluzione della vita sul nostro pianeta nonostante sia noto che l’aggregazione casuale degli elementi di cui é composto il più piccolo e semplice dei batteri procarioti.
Una debole stampella a tale teoria puramente fisiologica, potrebbe venire dall’interpretazione psicologica secondo la quale le visioni che gli esseri umani sperimentano durante le esperienze di pre-morte (o NDE) rappresenterebbero un meccanismo inconscio di difesa dall’atavica paura della morte basato sull’elaborazione di immagini rassicuranti quali il tunnel, la luce, l’incontro coi cari estinti.
Ancora una volta bisognerebbe comprendere come mai ogni uomo (di qualunque età, sesso, estrazione culturale e provenienza geografica) in condizioni di pre-morte dovrebbe attuare gli stessi meccanismi di difesa psicologica; saremmo quindi portati a concludere che tali meccanismi psicologici dovrebbero essere geneticamente determinati ritrovandoci ancora una volta a chiederci quali vantaggi potrebbe rappresentare (all’interno della visione scientista dell’evoluzionismo darwiniano) lo sviluppo di un tale programma di protezione psicologica attuato in punto di morte e quindi svincolato dalla selezione naturale e dalla trasmissione di un cambiamento adattivo alle generazioni successive.
Se proprio volessimo dare credito all’interpretazione psicologica dovremmo al contempo negare ogni valore all’evoluzionismo neo-darwinista e abbracciare uno schema evoluzionistico completamente differente nel quale si prendono in considerazioni le scoperte della nuova biologia che ridanno forza alle intuizioni di Lamarck e soprattutto i campi morfici ipotizzati da Rupert Sheldrake.
Per altro come osserva giustamente Stefano Beverini nel suo interessante articolo Riscontri oggettivi nella fenomenologia soggettiva delle near deth experiences:
A complicare ulteriormente le cose, però, vi sono le esperienze di N.D.E. nei bambini, come quelle raccolte da Melvin Morse e da Raymond Moody. Tale argomento assume un significato del tutto singolare. I bambini, infatti, pur essendo privi delle costruzioni mentali degli adulti e non avendo quindi ben chiari i concetti di vita, morte e aldilà, stranamente riferiscono esperienze simili e analoghe a quelle degli adulti medesimi, e questo sin dalla più tenera età. E tutto ciò è alquanto strano, considerando che la percezione della morte nei bambini dovrebbe essere diversa. Ciò escluderebbe l’ipotesi dei meccanismi di difesa e delle proiezioni di fantasie.
A proposito delle NDE nei bambini traggo dal sito ildiogene.it queste altre interessanti informazioni.
Dobbiamo soprattutto al pediatra americano Melvin Morse la raccolta di numerosi casi di tali esperienze che riguardano bambini dai 3 agli 11 anni.
Morse, inizialmente scettico su una interpretazione extra-corporea del fenomeno, dopo aver studiato molta della letteratura disponibile sull’argomento, e dopo aver esaminato molti casi di NDE nei bambini, giunse alla conclusione che le diverse spiegazioni tendenti a ricondurre le esperienze ai fenomeni fisici del cervello erano inadeguate.
Secondo Morse, il fatto che un bambino clinicamente morto sia in grado di raccontare (a parole o con disegni) con ricchezza di particolari le diverse fasi della sua rianimazione, di descrivere le persone che si sono avvicendate accanto a lui, o addirittura di descrivere i nonni, morti prima della sua nascita, avendoli incontrati mentre era del tutto incosciente, chiama in causa una realtà diversa da quella a cui siamo abituati.
In ogni caso la teoria fisiologica e quella psicologica sono state da tempo contraddette, o meglio falsificate (secondo l’accezione popperiana) dalla registrazione di alcune esperienze di pre-morte nelle quali le persone “momentaneamente-morte” vedono ciò che fisicamente non potrebbero mai vedere, sia che di quanto accade in prossimità del proprio corpo che di quanto avviene in altri posti distanti, con manifestazioni di chiaroveggenza.
Prendiamo ad esempio il caso di una donna che ha vissuto un’esperienza di pre-morte durante un’operazione per l’ernia all’Ospedale dell’Università della Florida:
“All’improvviso, mi parve di destarmi, e mi trovai come fluttuante all’altezza del soffitto. Mi sentivo benissimo, anche se un po’ eccitata al pensiero di poter osservare ciò che i chirurghi si apprestavano a fare. [descrive accuratamente lo svolgersi dell’intervento].
Chi aveva parlato, ricorrendo a termini tecnici che non ricordo, gridò che stava succedendo qualcosa e che la mia respirazione si era paurosamente rallentata. Pronunciò parole come arresto o blocco. Poi quasi urlò: ‘Chiudere!’. A quella specie di ordine affrettarono le operazioni, tolsero pinze e divaricatori e presero a cucire in fretta l’incisione (.). A quel punto mi recai nella hall.
Mi trovavo certamente a ridosso del soffitto, perché distinguevo con chiarezza le lampade fluorescenti. Da allora in poi non rammento altro, salvo il fatto di essermi destata in un’altra stanza. Accanto a me scorsi uno dei medici che mi avevano operata; non l’avevo mai visto prima, ma lo riconobbi subito.” [Dal libro “Dai confini della vita” (Longanesi, 1983) del cardiologo americano Michael Sabom che ha raccolto tale testimonianza, citato nell’articolo la_vita_dopo_la_vita di Carlo De Carli su questotrentino.it]
Un tipico caso di chiaroveggenza in uno stato di pre-morte é quello riferito da Raymond Moody:
“Ero gravissimo, in punto di morte per problemi di cuore, e contemporaneamente, in un altro reparto dell’ospedale, mia sorella stava morendo di coma diabetico. Lasciai il mio corpo e mi spostai in un angolo della stanza, da dove vedevo tutto dall’alto. Improvvisamente, mi trovai a chiacchierare con mia sorella, che si trovava lassù insieme a me, e alla quale ero molto legato.
Eravamo nel pieno di una conversazione su quel che accadeva laggiù, quando lei cominciò ad allontanarsi. Cercai di seguirla, ma lei continuava a dirmi di restare dov’ero. ‘Non è la tua ora’ – mi disse – Non puoi venire con me, perché non è ancora il momento’.
E cominciò a retrocedere lungo un tunnel, lasciandomi solo. Quando mi svegliai, dissi al medico che mia sorella era morta. Dapprima negò, ma poiché insistevo, mandò un infermiere a controllare: come ben sapevo, mia sorella era morta”.
Elisabeth Kubler-Ross, psichiatra svizzera che esercitava la sua professione negli Stati Uniti si é interessata molto al fenomeno delle NDE negli anni ’80, studiando anche quello che avveniva alle persone cieche che sperimentavano la pre-morte, scoprendo che sia i ciechi dalla nascita che le persone diventate cieche in un periodo successivo percepivano perfettamente la realà esterna durante le esperienze di pre-morte.
Sappiamo benissimo come a categoria degli psichiatri sia generalmente legata allo scientismo ed alla sua visione materialistica della realtà, eppure la Kubler-Ross non ha remore ad ammettere che:
“Abbiamo interrogato molte persone cieche che ci raccontarono la loro esperienza di pre-morte. Non solo seppero dirci chi era entrato per primo nella stanza, chi si diede da fare per la rianimazione, ma ci descrissero in dettaglio il vestiario dei presenti”.
Dal libro La morte e la vita dopo la morte di Elisabeth Kubler-Ross, Ed. Mediterranee, 1991.
Simili testimonianze tolgono ogni validità alle interpretazioni puramente materialistiche del fenomeno delle NDE in quanto siamo costretti ad accettare quanto meno che l’avvicinarsi della morte (così come l’ingestione di alcune sostanze psico-attive) fa sì che la mente umana acceda a delle sue potenzialità extrasensoriali. Ma se siamo così costretti a dare credito alla reale esistenza delle capacità extrasensoriali dovremmo anche pensare che le visioni di quell’aldilà ove le anime si sentono colme di benessere e ritrovano i loro cari estinti.
L’unica scappatoia praticabile consisterebbe nell’ipotizzare che la sofferenza cerebrale in prossimità della morte, così come l’ingestione di alcune droghe, alteri la chimica del nostro cervello in maniera tale da rendere possibili delle reali esperienze paranormali ma generando anche alcune allucinazioni assolutamente irreali.
Piuttosto che praticare simili percorsi tortuosi arrampicandoci sugli specchi, ritengo sia molto più semplice e realistico ammettere che esiste un qualcosa (che lo si chiami anima, coscienza disincarnata, corpo astrale o spirito) che non é fisico (nella comune accezione di tale parola) e che pur essendo associato al nostro corpo se ne può anche distaccare non solo in occasione della morte, ma anche in seguito all’ingestione di alcune sostanze, nonché durante le esperienze di pre-morte ed altre esperienze extra-corporee (dette spesso OBE, ovvero Out of Body Experience, Esperienze Fuori dal Corpo).
Una via per intraprendere tali esperienze di viaggio fuori dal corpo sono anche i sogni lucidi, che spesso permettono di sperimentare delle esperienze extra-corporee, come spiega anche T.W. Rinpoche nel suo libro Lo yoga tibetano del sogno e del sonno, ma c’è anche chi propone degli esercizi e delle pratiche ben precise per sperimentare i viaggi fuori dal corpo o viaggi astrali.
Carlos Castaneda nei suoi libri racconta di come lo sciamano Don Juan lo abbia iniziato a sperimentare visioni ed esperienze extra-corporee dapprima tramite la somministrazione di droghe e poi tramite l’addestramento nella cosiddetta “arte del sognare” (il collegamento coi sogni lucidi è ovviamente immediato), ma molto più interessante reputo al proposito il libro Sciamani di Graham Hancock, alla cui disanima saranno dedicati alcuni prossimi articoli.
Tratto da: scienzamarcia.blogspot.com
Commento NdR: quello che mi pare notevolmente strano e’ che, coloro che fanno queste ricerche, non hanno ancora compreso che il cervello e’ una radioTV ricetrasmittente e quando il pH, lo rH, ro’ del liquido rachidiano cambiano, cambiano anche le frequenze di ricetrasmissione per le quali e’ “tarato” il nostro cervello, o meglio sono tarati i cromosomi del DNA cerebrale, infatti e’ tarato per le frequenze terrestri; quando per certe condizioni particolari, tipo droghe, intossicazioni, mancanza di ossigeno, esso si di-sintonizza dalle frequenze terrestri e si puo’ sintonizzare su altre frequenze (dimensioni) presenti in questo UniVerso e quindi sente, vede, partecipa alle dimensioni con le quali e’ ri-sintonizzato nel nuovo stato.
Nelle condizioni di preMorte, il cervello riceve meno ossigeno, quindi esso varia le frequenze per le quali fino a quel momento era “tarato” e si sintonizza sulle nuove frequenze verso le quali l’Ente–Essere/energetico deve recarsi distaccandosi dal corpo fisico, che rimane sulla Terra e viene riciclato in essa, e quindi vede, sente, partecipa agli Esseri che gia’ sono presenti in quelle dimensioni; se non muore definitivamente, ritorna del corpo e racconta persino cio’ che hanno detto, fatto coloro che erano vicino al suo corpo e che credevano fosse gia’ morto definitivamente, lasciandoli di stucco perche’ cio’ che racconta su di loro erano realta’ vere.
Pubblicazioni utili:
– N.O. Jacobson “Vita dopo la morte?”, Milano, 1975;
– R.A. Moody jr. “La vita oltre la vita”, Milano, 1975;
– R.A.Moody jr. “Nuove ipotesi su la vita oltre la vita”, Milano, 1977;
– R.A.Moody jr. “Luce oltre la vita”, Milano, 1989;
– P.Vigne “La vita dopo la morte”, Milano, 1988; D.Scott Rogo “La mente fuori dal corpo”, Milano, 1979;
– A. Sotto-Virina Oberto “Oltre la soglia dell’aldilà, Milano 1979;
– C. Green “Out of the body experiences”, 1976;
– R. Crookall “Case book of astral projection” 1972; C. G. Jung “Ricordi-sogni-riflessioni”, Milano, 1965.