Sostanze alimentari Tossiche !
L’acidosi e’ la base fisiologica del Cancro – Il Conflitto Spirituale Irrisolto, ne e’ la Causa primaria
La Commissione Europea impone:
Stura lavandini e calce viva al posto delle sostanze nutrienti biocompatibili
Tre delle sostanze chimiche approvate dalla Commissione Europea come “fonti di nutrienti”, da utilizzare, secondo una direttiva europea, negli integratori alimentari, sono altamente tossiche per l’organismo umano, mentre numerose altre sostanze perfettamente biocompatibili verranno messe al bando dalla stessa direttiva.
Sull’elenco delle sostanze ammesse dalla direttiva, emanata per proteggere la nostra salute, troviamo infatti sotto la voce “fonti autorizzate di nutrienti” l’idrossido di sodio, l’idrossido di potassio e l’ossido di calcio.
vedi anche: Alimenti contaminati
Queste sostanze sono forse meglio conosciute come soda caustica, potassio caustico e calce viva.
Gli idrossidi di sodio e di potassio vengono comunemente utilizzati nei prodotti di pulizia del forno di casa e nei prodotti “sturalavandino”, mentre l’ossido di calcio è un potente disinfettante. Lo conosciamo dall’uso in edilizia usato anche per distruggere le carcasse di animali.
Dall’altra parte, dallo stesso elenco della nuova direttiva EU, mancano numerose sostanze che da anni solitamente troviamo come ingredienti negli integratori alimentari.
Se dovessimo elencare le sostanze “dimenticate” a fronte di quelle invece permesse, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
Per il solo potassio si conoscono venti altre forme (dal potassio chelato, all’aspartato, dall’orotato fino ai lieviti contenenti potassio) che certamente non avrebbero difficoltà di confrontarsi e di vincere la gara del “chi è meno tossico” ? contro l’idrossido di questo minerale.
Stessa storia per il calcio, del quale si conoscono addirittura 33 forme diverse oggi usate negli integratori, che secondo la Commissione Europea sarebbero da eliminare. Il calcio chelato, l’aspartato, o la dolomite sarebbe certamente da preferire all’ossido di calcio, finché parliamo di uso alimentare.
Gli integratori, lo dice la Commissione stessa nella sua direttiva, sono alimenti a tutti gli effetti.
Perché allora questa ovvia sperequazione dei nutrienti comunemente utilizzati e perché il palese “favoreggiamento” delle sostanze chimiche poco adatte alla nutrizione, che troviamo nel testo della direttiva europea ?
Il mistero non è poi così fitto. Le sostanze chimiche semplici e poco costosi come gli ossidi, gli idrossidi, i carbonati, i lattati sono tra quelle da sempre utilizzate dalle case farmaceutiche nella formulazione dei medicinali e dalla grande industria alimentare nei prodotti “dietetici”, incluso gli alimenti confezionati per la prima infanzia. Gli elenchi allegati alla direttiva sugli integratori provengono da una pre-esistente direttiva sulla composizione delle pappe per i neonati.
“La direttiva europea sugli integratori alimentari, che entro il luglio del 2003 dovrà essere convertita in legge italiana, evidentemente rispecchia il desiderio di certe industrie gigantesche” dice Ivan Ingrillì, presidente dell’associazione La Leva di Archimede.
“La lobby delle multinazionali farmaceutiche propone di eliminare, dal mercato europeo, gli integratori di qualità oggi fatti dalle industrie medie e piccole e la Commissione Europea fa del tutto per esaudire questo desiderio.”
“Il processo è molto graduale e il nostro Ministero della salute per la verità sembra orientato verso un approccio “morbido”, però alla fine tutti si dovranno adeguare alle regole imposte dall’alto, l’Italia non farà eccezione.”
(By La Leva di Archimede)
Riferimenti:
1) Comunicato stampa dell’associazione dei consumatori inglese CHC (Consumers for Health Choice)
2) Parere tossicologico preparato dal Dr. R.E. Lister di Phylax Ltd
3) Testo della direttiva europea approvata in luglio 2002, da convertire in legge italiana entro il mese di luglio 2003.
4) Le oltre trecento sostanze oggi in uso negli integratori “ignorati” dalla direttiva europea.
Traduzione
Nota sulla tossicità di tre elementi presenti negli elenchi della direttiva europea riguardante gli integratori alimentari
Preparata dal dr. R.E. Lister BSc (Hons Pharmacol), PhD, CBiol, FlBiol, Phylax Ltd. – Consulenti in tossicologia
La direttiva sugli integratori alimentari (2002/46/EC) del Parlamento Europeo del 10 giugno 2002 è stata introdotta con l’intenzione di tutelare i consumatori. Nel suo allegato 1 viene riportato un elenco di vitamine e minerali considerati sicuri e accettabili, mentre nell’allegato 2 troviamo una lista di sostanze autorizzate, fonti delle “sostanze vitaminiche e minerali che possono essere utilizzate nella produzione di integratori alimentari”.
Si tratta di una dicitura ambigua, perché la direttiva non definisce il termine “produzione”.
Il testo della direttiva suggerisce che questi sono i principi attivi che possono essere inclusi negli integratori alimentari piuttosto che degli elementi da utilizzare nella fase produttiva.
Se questa interpretazione è corretta, l’elenco contiene tre sostanze che, se utilizzate come ingredienti degli integratori alimentari, potrebbero essere fatali se ingerite.
Queste sostanze sono il l’idrossido di sodio, l’idrossido di potassio e l’ossido di calcio. Sono anche conosciuti con i loro nomi più comuni, soda caustica, potassio caustico e calce viva.
Il loro nome ci fa capire che sono sostanze caustiche che hanno un ben conosciuto effetto tossico quando somministrate per via orale, topica o in forma di aerosol. Altri due idrossidi alcalini di minerali, cioè gli idrossidi di calcio e di magnesio sono innocui e vengono utilizzati nella medicina da molti anni senza aver mostrato effetti tossici.
Ricordiamo gli antacidi xxxlime waterxxx e xxxmilk of magnesiaxxx.
Tutte e tre le sostanze caustiche di cui parlavamo sopra vennero utilizzate nel passato come costituenti di poltiglie caustiche per eliminare verruche e altre escrescenze della pelle, ma oggi vengono utilizzate molto raramente.
Data la natura caustica di queste sostanze, le ricerche odierne escludono le prove sugli animali, ma i dati già esistenti, basati su vecchi studi, ci portano delle informazioni, sebbene limitate, sulla loro tossicità. Esiste comunque una notevole quantità di dati aneddotici sulle conseguenze disastrose in seguito all’esposizione ambientale accidentale a queste sostanze. Riferimenti agli effetti deleteri di queste sostanze sono elencate nei principali testi riguardanti la pericolosità delle sostanze chimiche industriali. (1,2)
L’utilizzo dell’idrossido di sodio e quello di potassio nella cosmetica è stato espressamente limitato dal Regolamento dei Prodotti Cosmetici del 1978.
Idrossido di Sodio (soda caustica, NaOH)
Questa sostanza è largamente utilizzata nel settore industriale come costituente di potenti detergenti, come la lisciva, e negli ambienti casalinghi come drenante dei lavandini e nei prodotti per la pulizia dei forni.
Il suo utilizzo per queste applicazioni è diminuito durante gli ultimi anni, a causa della sua ovvia pericolosita’, ed è stato quasi interamente sostituito da sostanze meno corrosive.
Studi sugli animali – Tossicita’ acuta – LD50 per i topi: i.p. 40 mg/kg (2)
Altri studi
L’intubazione orale nei conigli, di una soluzione al 4% ha causato necrosi mucosale e sub-mucosale entro 10 secondi, al 12% l’erosione ha raggiunto il tessuto muscolare, e al 28% ha causato la perforazione dei tessuti.
Risultati simili sono stati riscontrati sui gatti. Una soluzione acquosa al 5% di idrossido di sodio applicata sull’epidermide dei conigli per 4 ore ha provocato delle necrosi acute mentre una soluzione all’1% (pH 13,4) non ha causato disturbi gastrici, all’esofago o altri danni. (1)
Esperienza umana
L’esposizione umana dovuta ad ingestione porta a sintomi e risultati simili a quelli dell’idrossido di potassio (vedi sotto).
Idrossido di potassio (potassio caustico, KOH)
Questo agente chimico possiede proprietà caustiche simili a quelle dell’idrossido di sodio e viene utilizzato per gli stessi scopi.
Tossicita’ umana
Avvelenamento acuto: l’ingestione dell’idrossido di potassio è seguito da dolori acuti, vomito, diarrea e collasso. Il vomito contiene sangue e desquamazioni del rivestimento mucotico. Se la morte non sopraggiunge nelle prime 24 ore, il paziente potrebbe migliorare per 2-4 giorni per avere, in seguito, un inizio improvviso di dolori addominali acuti, forte rigidita’ addominale e una rapida caduta della pressione sanguigna indicando una sopraggiunta perforazione gastrica o dell’esofago. Un restringimento dell’esofago si può verificare anche dopo settimane, mesi o addirittura dopo anni, determinando difficoltà nella deglutizione. C’è il rischio di carcinoma nell’età avanzata. (5)
Ossido di Calcio
E’ una componente della lisciva, potentissimo disinfettante chimico utilizzato per distruggere carcasse umane e animali che potrebbero causare problemi di salute. Nel passato è stato utilizzato in combinazione con l’idrossido di sodio nella preparazione della lozione ‘London’, utilizzata per distruggere i tessuti epidermici.
Tossicita’ umana
L’ingestione di ossido di calcio causa una deglutizione difficoltosa e dolorosa e un bruciore immediato e doloroso dall’esofago allo stomaco. Le aree contaminate delle labbra, del mento, della lingua e della faringe diventano gonfie (edema) e secernono del liquido.
La salivazione si fa profusa e dopo poche ore, a causa del rigonfiamento della laringe e dell’esofago, potrebbe diventare impossibile anche ingoiare la saliva. Le membrane della mucosa diventano in un primo momento bianche per poi diventare marroni, rigonfie, gelatinose e necrotiche. Il vomito è denso e gelatinoso per la presenza di muco; col passare del tempo può contenere sangue e desquamazioni delle membrane mucose.
La condizione può portare alla morte in mancanza di intervento medico. (6)
By Josef Hasslberger
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IL ROSSO SUDAN
Il rosso Sudan è un additivo usato dall’industria nella produzione di vernici. Non si sa come, da un po’ di tempo questo additivo cancerogeno e genotossico è entrato a fare parte anche dell’alimentazione umana, nascosto in croccanti panature, patatine dorate e “squisiti” piatti pronti.
“Nonostante i sequestri di ingenti quantitativi, ci chiediamo quanto rosso Sudan sia tuttora sugli scaffali dei supermercati – dice la Presidente del Codacons Liguria Anna Massone – e adesso, dopo il peperoncino, si è aggiunto l’olio di palma. Quest’olio molto economico e usato per sostituire grassi animali ed ottenere fritture impeccabili e creme golose è in realtà da sconsigliare sempre, non solo quando contiene il rosso Sudan.
Invitiamo tutti i consumatori a leggere bene le etichette e a non comprare quei prodotti che contengono olio di palma o “grassi vegetali non idrogenati. E’ l’unica arma, peraltro potentissima, che abbiamo per difendere la nostra salute dai continui attacchi di un’industria che mira solo al profitto e non alla tutela del suo bene più prezioso : i consumatori”.
Il Codacons Liguria e il DIDICONS chiedono che vengano intensificati i controlli da parte dei NAS, prendendo misure esemplari contro coloro i quali continuano ad utilizzare materie prime al rosso Sudan.
“Dev’essere un obbligo svolgere analisi specifiche e certificare la bontà dei prodotti non solo per il gusto e l’aspetto, ma anche e soprattutto per l’assenza di sostanze cancerogene – aggiunge la presidente Anna Massone – le industrie che non ottemperano a tale obbligo dovranno essere segnalate a livello nazionale a mezzo stampa e TV”.
Per l’assistenza legale invitiamo i cittadini interessati a rivolgersi al presidente Codacons Liguria, Anna Massone, al numero di telefono 010/5958259 o di fax 010/5304595
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Tonno al mercurio, come evitarlo – 14 maggio 2010
Il tonno pinna gialla sarebbe il meno ricco di mercurio. Più sicuro il pesce dei supermercati che dei ristoranti
È di moda, piace a tanti, è un modo gustoso per mangiare più pesce.
Ma il sushi nasconde qualche insidia: non solo i rischi di infezione più volti balzati alle cronache, ma pure il pericolo di inghiottire quantità non proprio irrisorie di mercurio; infatti il tonno che, si sa, accumula mercurio essendo un grosso predatore dei mari.
Ma non tutti i tonni sono uguali: per mangiare tonno crudo rischiando un po’ di meno pare sia opportuno propendere per la qualità pinna gialla.
DNA e MERCURIO – Lo rivela uno studio della sezione di genomica comparativa dell’American Museum of Natural History, per il quale gli autori hanno preso 100 campioni di sushi di tonno da 54 ristoranti e 15 supermercati di New York, del New Jersey e del Colorado. Tutti i campioni sono stati analizzati per la quantità di mercurio contenuta e la specie del pesce è stata identificata attraverso l’analisi del DNA. I risultati, pubblicati su Biology Letters, indicano che tutti i campioni contenevano quantità di mercurio simili o addirittura superiori rispetto a quelle consentite dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dalle normative europee, statunitensi, canadesi e giapponesi.
Questa non è una bella notizia, visto che il mercurio può danneggiare reni e sistema nervoso. Ma i ricercatori hanno anche osservato che i contenuti di mercurio dipendono molto dalla specie del tonno: quelle più ricche sono i tonni pinna blu e i tonni obesi (si chiamano proprio così, Thunnus obesus, perché sono più grandi degli altri); i pinna gialla invece sono meno «contaminati». Al supermercato sono i più diffusi, per cui il sushi fai da te parrebbe più «sicuro» di quello mangiato al ristorante, dove sono frequenti anche le altre specie.
ACCUMULO – Le differenze dipendono dalla diversa capacità di accumulo di mercurio da parte dei diversi tessuti: il mercurio, ad esempio, ha una maggiore affinità con il tessuto muscolare, per cui i pesci più magri tendono a incamerarne di più. «Anche altri elementi contano: il pinna gialla è magro, ma in genere è più piccolo e viene pescato da giovane, quando ha potuto accumulare meno mercurio. Inoltre, è un pesce tropicale e non deve termoregolare la propria temperatura: altri tonni, come il pinna blu, mangiano tre volte tanto per avere l’energia necessaria a mantenere la giusta temperatura», spiega Jacob Lowenstein, uno degli autori della ricerca statunitense.
Per ora non esiste l’obbligo di dichiarare la specie di tonno venduta in pescheria o impiegata per preparare i piatti al ristorante, ma stando ai dati degli americani si tratterebbe di un’informazione non di poco conto, viste le differenze non trascurabili fra una specie e l’altra. «Chi mangia spesso il pesce è a rischio, se sceglie specie di tonno che accumulano molto mercurio», osservano gli autori. «Bisogna anche sottolineare che il rischio correlato al mercurio, così come quello relativo alle sostanze diossina-simili, non sparisce cuocendo il pesce: in altri termini, non è solo il tonno del sushi ad essere “pericoloso” per il mercurio, ma il tonno in generale – puntualizza Carla Favaro, docente alla scuola di specializzazione in scienze della nutrizione dell’Università di Milano Bicocca.
Per questo le donne in gravidanza, gli anziani e i bambini non dovrebbero mangiare pesci come tonno e pesce spada più di una volta alla settimana».
By Elena Meli – Tratto da: corriere.it