ACQUA è SALUTE
Acqua SVENDUTA – Acqua INQUINATA
Le acque dette “sacre” dagli antichi erano sorgenti di acqua a pH 8 e contenenti Bicarbonato di Magnesio;
esse mantenevano la salute guarivano da molte malattie
visionare questi VIDEO sull’acqua e le sue proprieta’ (1° video)
http://www.youtube.com/user/leallo1#p/a/u/1/ixonZkxEzXo (2° video)
Perché il pH dell’acqua salubre è importante ?
Semplice perche’ il pH del sangue in un individuo sano, deve mantenersi a pH 7,35, e se varia in su od in giu’, le cose si complicano ed iniziano problemi anche importanti; il sangue con quel pH fluisce e rifluisce (nutrendo e detossicando cellule e tessuti) in TUTTE le parti del corpo, anche nella micro circolazione, apportando Vita o morte, a seconda dei casi per il suo contenuto che, se salubre, fornisce vita e se intossicato fornisce morte, cioe’ problemi e quindi il sangue deve mantenere le mucose e TUTTI i tessuti di organi,vene; arterie, ecc., nelle loro salubri funzioni, mantenendo anche l’omeostasi di cellule, tessuti, cioe’ l’organismo, nei giusti valori; quindi l’alimentazione (meglio il crudismo) ed il NON uso di farmaci e Vaccini, sono azioni indispensabili per avere un sangue non tossico, quindi assumere acqua basica con il giusto pH (come quello del sangue), e’ nutrirsi di un succo peculiare salubre che mantiene nei giusti rapporti tutte le funzioni penetrando (fluendo e rifluendo) in tutte le cellule, tessuti, organi, arterie, vene, ecc.
Ecco uno dei tanti consigli della Medicina Naturale.
Promemoria:
“La morte risiede nell’intestino” cosi’ insegnavano gli antichi medici, quelli moderni, legati ai farmaci….se lo sono dimenticato……
L’Idrocolonterapia puo’ essere effettuata in 2 modi:
– per via Orale bevendo una acqua dinamizzata, a pH oltre il 7,35 max 11 (come l’acqua salubre che si deve bere), a bassa densita’, basso residuo di minerali e bevuta calda, secondo una tecnica messa a punto dall’autore di questo trattato = Acqua-Viva
– per via Anale, con apposite apparecchiature con le quali si infila nell’ano dell’acqua.
vedi Idrocolonterapia + Acqua del corpo + Acqua in bocca + Proprieta’ dell’acqua + INFORMAZIONE, CAMPO UNIVERSALE e SOSTANZA – Campi MORFOGENETICI + Memoria dell’acqua
Misuratore di densità dell’acqua: http://www.liceofoscarini.it/fisica94/hope.html
Metodi scientificamente attendibili e funzionanti per addolcire l’acqua:
– addolcitori a scambio ionico
– osmosi inversa
– elettrodialisi
– distillazione
– addolcitori chimici vari
Il primo è l’unico metodo che permette di addolcire l’acqua, senza renderla completamente deionizzata.
Ci sono altri sistemi chimici ma vengono usati per le industrie, anche perché non idonei all’uso potabile.
Acqua “distillata”
Riportiamo qui di seguito un commento dell’igienista australiano Ross Horne, preso dal suo ottimo volume “The Health Revolution”, che è diventato un classico del settore igienistico.
Nonostante le pressanti pubblicità sulle acque minerali in bottiglia, non esistono prove che le acque in commercio siano decisamente migliori delle acque del rubinetto, se non per il fatto che queste ultime contengono spesso il cloro (distrugge anche la flora batterica autoctona ed di conseguenza anche il sistema enzimatico) od il fluoro, aggiunti dalle autorità per “motivi di sicurezza microbiologica” e perche’ costa poco rispetto ad altre tecniche piu’ salubri, ma leggermente piu’ costose.
D’altra parte esistono prove certe che alcune acque minerali contengono alti ed indesiderabili livelli di sodio capaci di causare seri disturbi.
Quanto invece alle acque distillate, alle acque pure della pioggia, oppure alle acque che stanno nella frutta e nelle verdure crude, sappiamo che si tratta di acque ideali per le funzioni del corpo umano, perché sono in grado di rendere solubili ed eliminabili i sali minerali ivi e maldepositati, per cui diventano benefiche come liquidi ripulitori del corpo umano.
vedi: Primi rudimenti per capire cosa fare per l’acqua del proprio rubinetto
vedi: Inquinamento, dell’aria, dell’acqua, del territorio e degli esseri Viventi e malattie
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Metodi alternativi per la purificazione dell’acqua praticamente a costo zero – 10/07/2014
Quello della depurazione dell’acqua è un tema molto discusso. L’acqua dei nostri rubinetti, checchè se ne dica contiene molte impurità. Esistono in commercio molti tipi di depuratori, tanto che è nato un vero e proprio business.
Recenti studi sul tema però hanno individuato alcuni metodi alternativi, naturali e a basso costo per purificare l’acqua.
Alcuni esperti hanno messo a punto alcune tecniche che potrebbero permettere di purificare l’acqua con la frutta, in particolare con le bucce, con il succo di agrumi, con la lolla di riso o con la fibra di cocco, per ridurre i livelli di pesticidi, metalli pesanti, batteri e sostanze tossiche.
1) Bucce di banana
Un motivo in più per non gettare le bucce di banana è quello di utilizzarle per la purificazione dell’acqua, tanto che esse possono essere riutilizzate ben 11 volte per purificare l’acqua contaminata da impianti industriali e aziende agricole.
Lo studio pubblicato dall’ American Chemical Society e condotto da River Water si chiama “Banana Peel Applied to the Solid Phase Extraction of Copper and Lead from River Water”. Si fa riferimento all’inquinamento da rame e da piombo. Avere a disposizione bucce di banana equivarrebbe ad avere costi irrisori e il fatto che non vi sarebbe la necessità di trattarle chimicamente prima di dare il via al processo di purificazione dell’acqua. I metalli pesanti, come rame e piombo, possono porre rischi per la salute e l’ambiente.
Le bucce di banana contengono sostanze come l’azoto e altri composti chimici con elettroni a carica negativa che risultano in grado di legarsi con i metalli presenti nell’acqua, che di solito hanno carica positiva. Gli esperti ritengono che il sistema delle bucce di banana per purificare l’acqua possa essere sviluppato anche per impieghi domestici.
2) Bucce di mela e pomodoro
Un altro metodo molto economico per facilitare la vita delle comunità rurali dei Paesi in via di sviluppo. Le bucce di mela e pomodoro sarebbero in grado di assorbire le sostanze nocive presenti nell’acqua e potrebbero essere utilizzate per realizzare filtri naturali.
Il metodo fai-da-te secondo questa tecnica prevede di pelare mele e pomodori e lasciare in ammollo le loro bucce nell’alcol.
Poi si devono lasciare asciugare ed essiccare le bucce. A questo punto le si può disporre in un contenitore d’acqua e aspettare per un paio d’ore. Così l’acqua sarà pronta da bere. la ricerca è stata condotta da Ramakrishna Mallampati, il quale ha scoperto che le bucce di mela e pomodoro sono in grado di assorbire gli ioni tossici dei metalli pesanti, nanoparticelle, conservanti e pesticidi presenti nell’acqua. I risultati degli esperimenti sono stati pubblicati dall’American Chemical Society.
3) Fibra di cocco e lolla di riso
Nel 1972 i ricercatori lavorarono sull’impiego di un filtro naturale per l’acqua in Thailandia da ottenersi a partire dalla fibra di cocco e dalla lolla di riso, o meglio da parti di scarto recuperabili a costo zero. Sia la fibra di cocco che la lolla di riso sarebbero in grado di eliminare residui indesiderati e torbidità dall’acqua, in modo da purificarla. Questi metodi sono stati sperimentati senza l’aggiunta di sostanze chimiche aggiuntive. In particolar modo, la lolla di riso ha presentato elevate capacità di assorbimento e di miglioramento del colore, del sapore e dell’odore dell’acqua.
4) Disinfezione solare con agrumi
La disinfezione dell’acqua che prevede la combinazione di luce solare e agrumi è in grado di ridurre i livelli di Escherichia Coli e il lime pare essere il frutto più efficace. Uno studio pubblicato dalla Johns Hopkins University School of Medicine ha riscontrato che aggiungere succo di lime all’acqua rende più rapido il metodo di disinfezione solare.
I risultati preliminari di questo studio mostrano che la combinazione di agrumi e luce solare potrebbe ridurre la presenza di E.coli nell’acqua in soli 30 minuti e sarebbero necessari soltanto 30 ml di succo di lime per 2 litri d’acqua, una quantità che non dovrebbe né avere costi proibitivi né causare un gusto spiacevole.
Tratto da: improntaunika.it
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Standard per l’acqua potabile
L’acqua pura non contiene nulla tranne gli elementi chimici essenziali per l’acqua. L’acqua potabile trasporta solitamente una certa quantità di minerali, che prende dalla sua sorgente, trattamento, immagazzinamento, distribuzione e dalle condizioni delle condutture di distribuzione. Questi minerali ed elementi generalmente si presentano a livelli molto bassi e non comportano rischi significativi per la salute.
Un’ampia varietà di prodotti e composti chimici può trasformarsi in agenti inquinanti per l’acqua freatica se scaricati all’ambiente al di sotto della superficie. Essi sono composti organici e sintetici ed inorganici, come antiparassitari ed altri agenti inquinanti. Poiché i sistemi dell’acqua potabile prendono la loro acqua da sorgenti di acque freatiche e superficiali, una volta che la fonte è contaminata, anche l’acqua potabile può essere contaminata.
La seguente tabella mostra gli agenti inquinanti primari e secondari dell’acqua, divisi in elementi inorganici ed organici.
Per ogni sostanza e’ riportato il livello massimo di inquinante (MCL): esso è il carico massimo di inquinante consentito nell’acqua trasportata ad ogni l’utente del sistema idrico pubblico. Si basa sulla ricerca scientifica, che ha concluso che maggiori concentrazioni potrebbero causare problemi di salute per gli esseri umani.
Normativa riguardante la qualita’ dell’acqua intesa per il consumo:
Organizzazione Mondiale per la Salute – Clicca qui per gli standards OMS sull’acqua potabile.
L’Organizzazione Mondiale della Sanita’ (OMS o WHO, ‘World Healt Organisation’) ha stabilito alcune linee guida per l’acqua potabile che costituiscono il punto riferimento internazionale per l’eleborazione di standard e per la sicurezza dell’acqua potabile. Le ultime linee guida elaborate da WHO sono quelle concordate a Geneva nel 1993.
Noterete che non vi sono linee guida per alcuni elementi e sostanze che sono considerati. Ciò avviene perché ci non sono stati studi sufficienti circa gli effetti di tali sostanze sull’organismo e quindi non è possibile definire un limite guida. In altri casi, il motivo per la mancanza di una linea guida è l’impossibilità da parte di quella sostanza di raggiungere una concentrazione pericolosa in acqua, a causa della reliativa insolubilità o la scarsita’.
Unione Europea – Clicca qui per gli standard per l’acqua potabile dell’EU.
L’Unione Europea ha elaborato la Direttiva del Consiglio 98/83/EC sulla qualità dell’acqua destinata a consumo umano, adottata dal Consiglio il 3 novembre 1998. Essa e’ stata elaborata rivedendo i valori parametrici della vecchia Direttiva sull’acqua del 1980 e rinforzandoli ove necessario in conformità agli ultimi dati scientifici disponibili (linee guida WHO e Comitato Scientifico di Tossicologia e di Ecotossicologia). Questa nuova Direttiva fornisce una solida base per sia per i consumatori dell’EU che i fornitori di acqua potabile.
Questi sono stati i cambiamenti principali nei valori parametrici:
– Piombo: La linea guida è stata ridotta da 50 µg/l a 10 µg/l e un periodo di transizione di 15 anni è stato stabilito per permettere la sostituzione dei tubi di distribuzione di piombo.
– Antiparassitari: I valori per sostanze singole e per gli antiparassitari totali sono stati mantenuti (0.1 µg/l / 0.5 µg/l), e sono stati inoltre introdotti valori supplementari e più rigorosi per determinati antiparassitari (0.03 µg/l)
– Rame: Il valore è stato ridotto da 3 a 2 mg/l.
– Alcuni nuovi standards sono stati introdotti per i nuovi parametri come i trialometani, il tricloroetene ed il tetracoloroetene, il bromato, l’acrilamide ecc.
Clicca qui per la tabella comparativa degli standards per OMS e EU
Tratto da: http://www.lenntech.com
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ACQUA IONIZZATA
La cura dell’acqua ionizzata (basica) ormai e’ utilizzata anche in certi ospedali nel mondo con risultati eclatanti, sconosciuti ai medici allopati che non conoscono la Medicina Naturale.
Essa puo’ essere utilizzata a seconda dei casi, sia per via orale, da bere, sia per l’esterno del corpo per le malattie della pelle(anche per ferite da trauma o da operazioni chirurgiche).
Nel sito qui riportato si possono vedere dei video che illustrano le varie applicazioni dell’acqua ionizzata.
vedi: http://glowing-health.com/alkaline-water/videos-aw.html
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AMBIENTE e SALUTE – On. Scilipoti (IDV): RISCHIO ACQUA AVVELENATA ?
Italy, Roma, 12/05/2010: “150 mila tonnellate di erbicidi, insetticidi e altre sostanze chimiche (circa 300) sono assorbite dal suolo. La pioggia li trasporta da questo alle acque superficiali e alle falde acquifere”.
Così l’On. Scilipoti (IDV), in riferimento all’ambiente. “Potenzialmente pericolosi per l’uomo, inquinano gli ecosistemi acquatici e, direttamente (acqua potabile) o indirettamente (attraverso la catena alimentare), condizionano le situazioni di salute e di ambiente, di tutte le regioni italiane, in generale e di alcune, in particolare (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna)”.
Continua il deputato di Italia dei Valori: “Il rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) parla chiaro: nelle acque ci sono miscele di sostanze i cui effetti non sono ancora ben conosciuti. In attesa delle risposte che mancano non facciamo salti nel buio: proteggiamo l’ambiente. Per noi e per i nostri figli”.
Conclude l’On. Scilipoti (IDV): “Bisogna ritornare alla filosofia dell’ecologia profonda. La filosofia che spinge l’uomo ad essere ecocentrico e non antropocentrico ”.
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Italy – ACQUA INQUINATA da UN RUBINETTO su QUATTRO !
Così titolava il Corriere della Sera del 12 maggio 2009. Una notizia che ci preoccupa ma che ci lascia anche dubbiosi: ma come, ci avevano sempre assicurato che gli acquedotti erano controllati e sicuri.
Non volendo entrare nel merito dell’attendibilità della ricerca chiediamo alle autorità preposte di fare chiarezza e di fare tutti i controlli necessari e di dirci se possiamo continuare a bere tranquilli l’acqua del rubinetto; oppure, se i risultati di questa ricerca fossero confermati, di prendere urgentemente tutti i provvedimenti necessari per garantire a tutta la popolazione acqua pura in ogni casa.
Microplastiche nell’acqua potabile: dove nasce il pericolo globale – 06/09/2017
L’83 per cento delle acque che sgorgano dai rubinetti di tutto il mondo è contaminata da microplastiche. La media europea è un po’ meglio, ma comunque preoccupante: 73 per cento. A rivelarlo è un’inchiesta su scala mondiale condotta da Orb Media, un portale di informazione no-profit di Washington.
I risultati mettono in allerta autorità e media perché sulle fibre microscopiche di plastica esistono studi che ipotizzano conseguenze sulla salute degli animali. Secondo i ricercatori della università svedese di Uppsala, per esempio, un ambiente caratterizzato da alti livelli di microplastica può compromettere lo sviluppo e aumentare la mortalità dei pesci. Non esistono studi risolutivi riguardanti la salute dell’uomo, ma non si può affatto escludere che l’ingestione prolungata di microplastiche sia dannosa.
Da New York all’Uganda
Tra i dati più preoccupanti emersi dalla ricerca di Orbmedia vi è il fatto che a determinare un maggiore o minore inquinamento da microplastiche nell’acqua potabile non ci sono fattori socioeconomici. Consistenti tracce di microplastiche sono state trovate anche nei rubinetti del Congresso degli Stati Uniti e della sede dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, a Washington, e in quelli del ristorante Trump Grill nella Trump Tower, a New York, luoghi simbolo del benessere, che hanno registrato una percentuale paragonabile a quella trovata in Uganda.
Il quotidiano italiano la Repubblica ha portato tre campioni prelevati dalle fontane pubbliche di Colosseo, San Pietro e piazza Navona presso l’Irsa, l’Istituto di ricerca sulle acque del Cnr, che non ha trovato microfibre. Rispetto i campioni rilevati in Europa da Orb, invece, i ricercatori non dicono di preciso in quali città hanno effettuato il prelievo, dunque non è da escludere che ve ne siano anche italiane.
Da dove arrivano ?
Ma da dove vengono le microplastiche e come finiscono nei nostri bicchieri d’acqua o nelle pentole riempite per cucinare? “È più che ovvia la presenza di microplastiche nell’acqua di rubinetto. La plastica è ovunque, una volta immessa nell’ambiente ha dei tempi di degradazione lunghissimi e diventa un vettore di altri inquinanti che contaminano la catena alimentare”.
Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, invita a tenere alta la guardia su un “problema sottovalutato che invece espone l’ecosistema e la salute umana a seri rischi”. Ungherese aggiunge: “Pensiamo solo al fatto che ad ogni lavaggio di un maglione di pile in lavatrice vengono rilasciate oltre 700mila microfibre che vengono disperse nell’ambiente.
E circa il 50-60% dei capi che indossiamo sono prodotti con questi materiali, come il poliestere”.
Le fibre sintetiche possono depositarsi anche tramite l’aria, come dimostra uno studio del 2015 secondo cui a Parigi, ogni anno, arrivano al suolo fra le 3 e le 10 tonnellate di microplastiche. Anche le micro-perle presenti della cosmesi, come ingrediente per lo scrub, sono tra i principali indiziati, così come le polveri degli pneumatici e i residui della plastica che finisce nei corsi d’acqua e nel mare.
La carenza normativa
Greenpeace ha da tempo messo in evidenza il problema delle microplastiche e ha lanciato la petizione “Salva il mare dalla plastica”. Molti studi confermano ad esempio la presenza di microplastiche nei pesci provocata dall’inquinamenti dei mari. “Il rischio c’è, bisogna ridurre l’immissione inquinante e approfondire gli effetti sulla salute umana”, spiega Giuseppe Ungherese.
Ma il problema principale riguarda la normativa: “Non c’è una legge che regola l’immissione di queste sostanze nell’ambiente e chiediamo ai governi di intervenire e di limitare il più possibile l’utilizzo delle plastiche a cominciare dagli imballaggi commerciali”.
By Enrico Cinotti e Lorenzo Misuraca – Tratto da: ilsalvagente.it
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RAPPORTO MINISTERIALE sull’INQUINAMENTO delle ACQUE Italiane contaminate da Pesticidi
By ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Monitoraggio nazionale dei pesticidi.
Il rapporto è stato predisposto dall’ISPRA sulla base delle informazioni trasmesse da Regioni e Province autonome che attraverso le Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente hanno effettuato le indagini sul territorio.
Punti di campionamento e 9.531 campioni; sono state cercate 300 sostanze, per un totale di435.864 determinazioni analitiche. Nelle acque superficiali sono stati trovati residui di pesticidi in 518 punti di monitoraggio,che rappresentano il 47,9% del totale, nel 31,7% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti di legge previsti per le acque potabili 6.
Nelle acque sotterranee sono risultati contaminati 556 punti di monitoraggio, che rappresentano il 27,0% del totale, nel 15,5% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze rilevate complessivamente sono 118, con una presenza maggiore nelle acque superficiali dove ne sono state trovate 95, mentre in quelle sotterranee ne sono state rinvenute 70.
Tutte le tipologie di sostanze sono presenti nelle acque, ma sono gli erbicidi e i relativi metaboliti le sostanze più largamente rinvenute, 86,7% delle 6.503 misure positive totali sono infatti erbicidi.
La cosa si spiega sia con le modalità di utilizzo, che può avvenire direttamente al suolo, sia con il periodo dei trattamenti, in genere concomitante con le precipitazioni meteorologiche che più intense, che attraverso il ruscellamento e l’infiltrazione ne determinano un trasporto più rapido nei corpi idrici superficiali e sotterranei”.
Qualità delle acque, pubblicato il Rapporto nazionale dell’ISPRA
Presentazione
L’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha pubblicato il Rapporto “Monitoraggio nazionale dei pesticidi nelle acque”, sulla base delle informazioni fornite dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.
Le sostanze più comunemente rilevate dalla rete di controllo ambientale nelle acque superficiali e sotterranee italiane sono fungicidi, insetticidi ma soprattutto erbicidi: 118 i tipi di pesticidi rinvenuti, concepiti per combattere gli organismi nocivi ma potenzialmente pericolosi anche per l’uomo. Si tratta di prodotti usati in agricoltura ma che, a causa delle piogge, vengono trasportati dal suolo alle acque sotterranee e superficiali.
In realtà la rete ambientale è finalizzata alla salvaguardia degli ecosistemi acquatici e non al controllo delle acque utilizzate per scopo potabile, ma queste ultime spesso attingono agli stessi corpi idrici. Inoltre l’uomo può essere esposto indirettamente ai contaminanti, attraverso la catena alimentare.
Nel biennio 2007 – 2008 sono stati valutati 19.201 campioni, provenienti dalle 18 regioni che hanno trasmesso i dati. Il monitoraggio risulta più efficace al nord, mentre al centro-sud è spesso limitato a poche sostanze. Nel 2008 le indagini hanno riguardato 3.136 punti di campionamento e 9.531 campioni. Sono stati rinvenuti residui di pesticidi nel 47,9% dei 1.082 punti di monitoraggio delle acque superficiali, nel 31,7% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti delle acque potabili. Nelle acque sotterranee contaminato il 27% dei 2.054 punti, nel 15% dei casi con concentrazioni superiori ai limiti.
Per quanto riguarda i livelli di contaminazione, la qualità delle acque risultante dal monitoraggio può essere determinato per confronto con i limiti stabiliti dalle normative di riferimento.
Per le acque potabili, è la direttiva 98/83/CE del 3 novembre 1998 a stabilire i parametri da valutare per la qualità delle acque destinate al consum umano. Riguardo alle acque superficiali la direttiva 2008/105/CE stabilisce gli standard di qualità ambientale (SQA) per 33 sostanze prioritarie, tra cui alcuni pesticidi.
Per l’immissione in commercio di prodotti fitosanitari la normativa stabilisce che l’autorizzazione sia concessa quando la concentrazione prevista della sostanza, nelle acque superficiali destinate al consumo umano, non superi il valore previsto dalla direttiva 98/83/CE.
Fonte: Ispra
Acque per BALNEAZIONE: Qualità delle acque di balneazione: Rapporto annuale – Il Governo Informa : Dossier:
Presentazione
La salute delle nostre acque di balneazione è nettamente migliorata rispetto al 1993. Dei 5175 chilometri di costa sottoposti a controllo, sui 7375 chilometri di costa italiana, ben 4969 chilometri di costa sono balneabili, pari ad una percentuale del 96 %. I restanti 2190 chilometri non sono considerati balneabili in quanto non accessibili al monitoraggio o perché porti o foci di fiumi. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sulle acque di balneazione presentato oggi 24 giugno 2010 dal Ministro della Salute Prof. Ferruccio Fazio insieme al primo portale consultabile dal pubblico in grado di fornire e ricevere informazioni in tempo reale sulla qualità delle acque.
Il “Portale Acque” (www.portaleacque.it) si compone di quattro principali sezioni relative alle acque potabili, minerali e termali e di balneazione. Le prime tre sezioni sono in fase di realizzazione. All’interno della sezione “Acque di balneazione” è contenuta un’applicazione GIS (Geographic Information System) che consente la visualizzazione tramite le ortofoto di Google Maps delle aree di balneazione italiane con i relativi punti di campionamento.
L’Italia è lo Stato europeo con il maggior numero di spiagge.
Dopo l’Italia ci sono la Francia con 2.005 siti di balneazione, la Spagna con 1910 e la Grecia con 1273 (830 insufficientemente campionati). I siti balneabili italiani sono i più controllati d’Europa perché di fatto il nostro Paese ha, da oltre venti anni, adottato i criteri più restrittivi della direttiva europea che ha finora disciplinato il settore, tanto che il 90,8% dei suoi siti balneari è conforme ai valori guida dei parametri microbiologici contro la media dell’89,0 d’Europa.
Se invece consideriamo i valori obbligatori, meno restrittivi dei valori guida, l’Italia ha una copertura del 92,2 % contro una media europea del 95,6%: quest’apparente discrasia è pienamente spiegata dall’evidenza che il nostro Paese esercita un numero di controlli per chilometri di costa superiore a quello di tutti gli altri paesi europei: infatti il nostro Paese controlla tutta la costa, e non soltanto i siti adibiti alla balneazione come fa la maggior parte degli altri Stati europei, attraverso una rete di monitoraggio capillare (punti di campionamento max. ogni 2 km) ed un periodo di campionamento in assoluto più lungo (sei mesi all’anno).
Si rammenta che il nostro Paese, al fine di tutelare la salute dei cittadini, vieta la balneazione nelle zone inquinate e ne consente la riapertura solo a seguito di risanamento ambientale ed esito favorevole delle analisi eseguite per un intero periodo di campionamento (comma 2 dell’art. 7 D.P.R.470/82). Ciò significa che, a differenza degli altri Stati Membri che non applicano i seguenti criteri cautelativi, l’Italia denuncia 302 siti come vietati alla balneazione (prevalentemente foci di fiumi).
Il rapporto del 2010 come di consueto è costruito sui risultati delle analisi delle acque di balneazione ottenuti nella stagione balneare precedente (2009), prodotti dalle Agenzie Regionali per l’Ambiente. Della costa controllata soltanto un chilometro non è stato sufficientemente campionato, mentre per tutti gli altri abbiamo trovato 4969 chilometri di costa balneabile, vale a dire 9,1 Km in meno rispetto allo scorso anno e 224,3 chilometri interdetti temporaneamente alla balneazione perché inquinati.
Fonte: Ministero della salute – Redazione internet – Beatrice Casini
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Acqua contaminata e colon irritabile
Lo dice la ricerca: circa 1 paziente su 3 colpito da infezione intestinale batterica può presentare, a distanza di anni, una sindrome del colon irritabile Fa rigirare nel letto senza pace, a volte anche in piena notte, impedisce di concentrarsi sullo studio e sul lavoro, può provocare fastidi periodici o, peggio, continui, fino a rendere le giornate insopportabili. E’ il mal di pancia: un’espressione generica dietro la quale, in realtà, si nascondono molteplici disturbi.
Uno di questi prende il nome di sindrome dell’intestino irritabile ed è diffusissimo soprattutto tra le donne (ad influire potrebbero essere alcuni fattori ormonali).
Non si tratta di una vera e propria malattia ma di un insieme di disturbi concentrati a livello del basso intestino, nella zona del colon. Qui, per una serie di cause ancora poco chiare (ma con sicurezza possiamo affermare che fattori di disagio come stress, ansia, alimentazione o abitudini di vita poco sane hanno la loro buona parte di colpa…), i muscoli dell’intestino non si contraggono a ritmo coordinato. Il risultato è che gli alimenti ingeriti vengono spinti più rapidamente del dovuto attraverso le anse, causando gas, rigonfiamento e diarrea. In altri casi, invece, accade il contrario: il passaggio del cibo ritarda e le feci diventano dure e asciutte. Ecco dunque dolore e stitichezza.
Uno studio molto recente ha suggerito un legame importante tra le forme di gastroenterite acuta infettiva e lo sviluppo, a distanza di tempo, di colon irritabile.
Nel 2000, in un piccolo paese del Canada, si verificò un’epidemia di gastroenterite batterica dovuta alla contaminazione delle falde acquifere da parte degli scarichi industriali. Dopo un periodo di 2-3 anni il 10% degli abitanti che non avevano accusato una sindrome gastroenterica acuta accusava dei sintomi tipici del colon irritabile mentre la percentuale saliva al 28%-34% negli abitanti che avevano avuto una gastroenterite acuta. Ad esserne maggiormente colpiti i giovani e le donne.
In tutte le situazioni di gonfiore, dolore e irregolarità nell’evacuazione è bene non rassegnarsi e, anzi, trovare la soluzione più giusta per ritrovare il naturale benessere dell’intestino, grazie all’azione combinata di fibre solubili, fermenti lattici e vitamine.
I lassativi sono più spesso dannosi che utili ! E in conclusione, un piccolo stratagemma per cominciare a ritrovare la regolarità di corpo: un cucchiaino d’olio prima dei pasti. E’ un toccasana soprattutto per chi predilige una dieta ricca di carboidrati e proteine e povera di grassi. In questi casi, un cucchiaino di olio d’oliva formerà maggior nutrimento per i batteri intestinali, da cui dipende la produzione delle feci.
Tratto da: http://www.farmasalute.it
vedi: info sui Controlli (fatti di rado) sull’acqua potabile
Commento NdR: oltre alle contaminazioni batteriche vi sono le contaminazioni da sali minerali inorganici ed ossidi:
Anche e gli Enti pubblici affermano che l’acqua e’ potabile…Fidarsi e bene … non fidarsi è meglio; fra l’altro i sali inorganici sono pietre per il nostro organismo (cellule, neuroni,…) e lo danneggiano (pompa Na/K, sinapsi,…). Se poi aggiungiamo gli ossidi (le condotte pubbliche sono di cemento armato, che si sgretolano in polvere di cemento e ossido di ferro, con il tempo; quelle condominiali sono di ferro, che si ossida anch’esso con il tempo e spesso quelle domestiche sono di rame (idem) per non parlare dei residui che non sono sali inorganici e nemmeno ossidi ….
Un buon depuratore in questi casi e’ molto utile.
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H2A. L’acquedotto in amianto !
Neanche Hera, che gestisce l’acquedotto, ha risposto al nostro invito. Abbiamo deciso di intervistare i cittadini: il 99% non è a conoscenza del problema. Quanto agli esperti, sia il presidente dell’Associazione esposti amianto, Vito Totire, sia Luciano Mutti, oncologo di Vercelli, che Morando Soffritti, direttore scientifico dell’Istituto Ramazzini, concordano che la fibra di amianto ingerita è fortemente cancerogena. Inoltre, abbiamo documentato la “difficoltà a reperire i dati da chi controlla le acque”, ossia Asl, Arpa ed Hera….
A giugno 2013, sono stati forniti dei dati dall’Asl relativi ad alcune strade del centro bolognese che hanno registrato 10mila fibre di amianto per litro.
Secondo studi americani il pericolo c’è da 70mila fibre a litro a salire, mentre secondo i nostri esperti basta anche solo una fibra ingerita. Resta comunque un problema: quasi tutti gli acquedotti italiani sono in cemento amianto e in pochi ne sono a conoscenza.
vedi: http://www.youtube.com/watch?v=ZJbjOl0FwHc
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“Il rischio di sviluppare un cancro nelle persone che bevono acqua con Cloro è maggiore del 93% rispetto alle persone che bevono acqua senza cloro” afferma il Consiglio Statunitense per la Qualità Ambientale (U.S Council of Environment Quality).
Il cloro presente nell’acqua del rubinetto aumenta la percentuale di ammalarsi di cancro, infarto, arteriosclerosi, colesterolo.
E’ quanto affermano recenti studi medici.
Sentiamo spesso che l’acqua del rubinetto di casa è buona, che è controllatissima, ma nessuno parla mai del problema legato alla presenza del cloro. Eppure ci sono studi che evidenziano una pericolosissima correlazione tra presenza di cloro nell’acqua potabile e “malattie” come cancro, arteriosclerosi, colesterolo, infarto.
Il cloro viene utilizzato come disinfettante per l’acqua potabile a partire dal 1800. Tra le diverse possibilità, il cloro è stato scelto come disinfettante dell’acqua potabile non perché sia il più sicuro o il più efficace, ma perché è il più economico.
Cloro nell’acqua potabile, trialometani e cancro
Quando il cloro viene aggiunto all’acqua, esso si combina con i minerali presenti nell’acqua e forma sottoprodotti del cloro detti Trialometani (THM), che scatenano la produzione di radicali liberi nel corpo, causando danni cellulari e svolgendo un’azione cancerogena.
“I trialometani nell’acqua, anche se in concentrazioni molto basse, sono la causa scatenante della maggior parte dei tumori negli Stati Uniti” (The Environmental Defense Fund).
Il cancro al seno, che colpisce una donna su otto negli Stati Uniti, è stato recentemente messo in relazione alla concentrazione di cloro nei tessuti del seno.
Una ricerca fatta in questo senso dal Hartford Connecticut ha dimostrato che “le donne con il cancro al seno hanno livelli di sottoprodotti del cloro più alti della media dal 50% al 60% rispetto a donne senza tumore al seno”.
“Siamo convinti che ci sia un’associazione tra cancro e cloro presente nell’acqua potabile. Questo è il risultato che si evince dal nostro studio” – Gruppo di ricerca del Wisconsin Medical College
Cloro nell’acqua potabile, arteriosclerosi, infarto, colesterolo
Il Dott. Joseph Price negli anni ’60 scrisse il libro Coronaries/Cholesterol/Chlorine in cui affermava che la causa numero uno di arteriosclerosi, attacchi di cuore e molte forme di infarto è il cloro contenuto nell’acqua domestica. Egli provò scientificamente questa sua tesi con esperimenti sui polli: in una popolazione omogenea di polli, ne allevò alcuni con acqua con cloro e altri con acqua senza cloro.
In pochi mesi, i polli che bevevano acqua con cloro presentavano arteriosclerosi, e gli altri no. Inoltre i primi presentavano in generale una salute cagionevole: più malattie, minore vitalità.
Per una ulteriore verifica, egli prese il gruppo che beveva acqua senza cloro e lo divise in due: ad un gruppo diede acqua con cloro e all’altro gruppo acqua senza cloro. I risultati anche in questo caso furono i medesimi.
I suoi studi sono utilizzati ancora oggi dagli allevatori di polli… ma ahi noi non da chi decide come dev’essere l’acqua del nostro rubinetto…
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Arsenico nell’acqua del rubinetto: 128 comuni Italiani a rischio – 24 Nov. 2010
Un documento di Bruxelles nega al ministero della Salute Italiano la deroga all’innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare.
A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 – ha chiesto di innalzare i limiti consentiti di arsenico. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie.
Il documento di Bruxelles nega al ministero della Salute la deroga all’innalzamento dei limiti chiesti dall’Italia sulla concentrazione di arsenico nelle acque a uso alimentare.
A febbraio l’Italia – che ha recepito le direttive comunitarie in una legge sulle acque potabili in vigore dal 2001 – ha chiesto di innalzare i limiti consentiti di arsenico. Ma la Ue ha bocciato la domanda facendo esplodere un problema che, stando al documento ufficiale indirizzato al ministero della Salute, riguarda i rubinetti di circa 250 mila famiglie.
Ad essere coinvolte sono grandi capoluoghi e paesi di poche decine di anime: per restare al Lazio, gli “utenti interessati” a Latina sono 115.490, ad Aprilia 66.624, a Viterbo 62.441 e poi ancora 10 mila ad Albano e 18 mila a Sabaudia.
In Toscana acque a rischio in località vacanziere come Piombino, Cecina, Porto Azzurro e Porto Ferraio, ma anche Foiano della Chiana, Montevarchi, Campo nell’Elba, Rio Marina, San Vincenzo.
Problemi anche a Orvieto in Umbria, mentre a Solda di Fuori, in Alto Adige, sono “solo” 25 gli abitanti che potrebbero ritrovarsi senz’acqua.
ANCHE in LOMBARDIA e TRENTINO – Acque non salubri vengono identificate nella tabella del documento Ue anche in Lombardia, nel Bresciano – a Bassano Bresciano e San Gervasio Bresciano – nel Pavese (Cava Manara Gambolò) e in provincia di Lecco (Introzzo, Sueglio). Poi nelle province di Mantova (Marcaria, Roncoferraro, Viadana), di Sondrio (Valdidentro e Valfurva) e di Varese (Maccagno, Sesto Calende, Dumenza).
In Trentino, risultano non anorma le acque di Laste/Cantanghel, Canal San Bovo, Fierrozzo, Frassilongo.
Quanto alla Campania, l’inquinamento da arsenico è un problema di 14 paesi, nei comuni di Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Ottaviano, Pollena Trocchia, Portici, S. Anastasia, San Giorgio a Cremano, S. Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre del Greco, Volla.
L’arsenico in taluni casi però può provocare malattie, perfino l’insorgere del cancro.
Dopo il niet della UE scatta ora una guerra contro il tempo per evitare che a casa di migliaia di famiglie i rubinetti possano restare chiusi a seguito di una possibile raffica di ordinanze.
Sono ordinanze richieste da Bruxelles, che potrebbero proibire l`uso potabile dell’acqua.
L’intimazione indirizzata il 28 ottobre al ministero della Salute dall’Ufficio Ambiente della Ue – prosegue il Corriere.it – apre un pesantissimo problema sanitario in 128 comuni dello Stivale divisi tra 5 regioni.
Fonte: corriere.it
Commento NdR. ….e l’acqua negli altri comuni d’Italia, e’ stata controllata ?…chissa’; ma questo “stato” dov’e’….e’….a prostrarsi davanti a Big Pharma…
…la “salvatrice” del mondo con i suoi farmaci e vaccini…
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C’è la tecnologia, ma non la volontà politica per sfruttare meglio l’acqua
1 Settembre 2004 – di Mike Moore* Fonte: Asia News
Hong Kong (AsiaNews) – L’acqua è alla base della vita: costituisce mediamente il 75% della massa corporea umana e non c’è nulla che possa sostituirla.
vedi Terreno, Matrice
Ma di tutta l’acqua che c’è sul nostro pianeta, più del 97% è salata e meno del 3% è dolce.
Di questo 3%, oltretutto, solo uno 0,3% è contenuto in laghi e fiumi, mentre il 69% è racchiuso nelle calotte polari, nei ghiacciai e nelle nevi perenni. Lo 0,9% circa è rappresentato da rifiuti organici.
La parte rimanente deriva da fonti naturali sotterranee e da acque di suolo.
Dal 1900 il fabbisogno mondiale di acqua si è moltiplicato di 6 volte e la domanda di acqua dolce cresce del doppio rispetto all’aumento della popolazione mondiale, che tra 25 anni passerà dagli attuali 6 miliardi agli 8 miliardi di individui. Grazie alle nuove tecnologie siamo in grado di capire e selezionare i metodi di lavoro più avanzati e i migliori sistemi di ricerca. Abbiamo anche le capacità per sviluppare al meglio i progetti. Quello che non è possibile fare è guidare la volontà politica perché non freni la creatività nel lavoro.
La realtà attuale è che ogni anno 23 milioni di persone muoiono per l’utilizzo di acqua non potabile. Tre-quarti delle malattie sono legate alla cattiva igiene e all’uso di acqua non potabile. L’inquinamento derivato dai pesticidi e trasportato dalle acque, accresce i pericoli e aumenta il rischio per gli individui. L’organismo per il cibo e l’agricoltura delle Nazioni Unite riferisce che la quantità di antiparassitari usata da coltivatori di fiori colombiani e frutticoltori brasiliani è 10 volte maggiore del necessario; in Indonesia i pesticidi vengono perduti dalle attrezzature per le irrigazioni delle piantagioni.
I coltivatori pachistani ne disperdono la metà e inquinano le acque reflue.
Negli anni ’90 i poveri in Sud Africa hanno speso 3 ore ogni giorno a trasportare acqua potabile dalla sorgente alle loro case. In una tipica famiglia della classe media, tra i Paesi membri dell’Organizzazione per lo sviluppo e la cooperazione economica, le persone possono pagare il fabbisogno giornaliero di acqua con uno o due minuti di lavoro.
Questa è una cattiva notizia; ma qui sta anche la buona notizia. L’accesso all’acqua potabile nei paesi in via di sviluppo è passato dal 30% degli anni ’70 all’80% del 2000. Le ricerche del World Watch Institute mostrano che fino al 90% di acqua potrebbe essere recuperata senza costi aggiuntivi per l’industria.
I 2/3 di acqua dolce vengono utilizzati per le irrigazioni, ma ad oggi meno della metà raggiunge le radici delle piante. Secondo quanto riportato nel suo libro Pillar of sand, Sandra Postel afferma che i sistemi di irrigazione a goccia, utilizzati tanto in paesi ricchi quanto in paesi poveri, hanno avuto esiti positivi, con una riduzione che va dal 30 al 70% degli sprechi, mentre ha accresciuto i campi coltivabili dal 20 al 90%.
Alcuni coltivatori di riso in una zona della Malesia hanno accresciuto del 45% la produttività dell’acqua puntellando i canali e passando dai metodi tradizionali di trapianto, alla semina diretta.
L’efficienza è un’altra parola chiave per la conservazione. Solo i ricchi possono investire nella tecnologia e nella ricerca, come nel caso dell’ingegneria genetica, per produrre raccolti che siano più resistenti al sale e richiedano un minor uso di acqua. Le opposizioni e le resistenze dei ricchi ambientalisti sono segni evidenti di miopia: il contenimento dei costi e l’innovazione garantiscono buoni risultati nelle zone più critiche della terra.
Più di 50 mila keniani bevono acqua potabile grazie a progetti mirati che hanno portato allo scavo di nuovi pozzi. Il costo del progetto è di 1000 dollari, messi a disposizione dalla società americana Overseas Private Investment Corporation.
*Mike Moore, ex primo ministro della Nuova Zelanda, è stato il primo direttore generale della World Trade Organization (articolo tratto dal South China Morning Post)
Lettura consigliata: – Acqua, come ricavarla dall’aria
Cosi’ come in molti altri campi dell’attivita’ umana le tecnologie per portare degli effettivi cambiamenti e miglioramenti alla situazione planetaria e dei suoi problemi esistono. Esistono da anni, ne esistono molte, non una soltanto. Il problema e’ sempre lo stesso come ben sottolineato dall’articolo di cui sopra: le “alternative” sono spesso facili, economiche, non patentabili e alla portata di tutti.
La politica di oggi non fa altro che il volere di grandi lobby industriali proteggendo i loro interessi. Questo puo’ essere oggi osservato in qualsiasi settore delle attivita’ umane, la “scienza medica” in primo luogo. Ndr
Tratto da:http://www.laleva.org/it/
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L’acqua Bene pubblico….viene svenduta ai privati…
Cara Publiacqua SpA + Acqua in bocca
Tutto è iniziato l’estate scorsa quando, al ritorno a casa da un’assenza prolungata (4 mesi), mi ritrovo una bolletta che suddivisa per il numero di utenti (4) corrisponde a 10 euro al mese per utente, pur non avendo consumato una goccia di acqua.
Premetto che divido il contatore, e relativa bolletta, con una famiglia vicina, e che trovando eccessive le tariffe, ho iniziato a esaminare attentamente le bollette scoprendo innanzitutto che, lungi dall’essere trasparenti come richiesto per legge, sono oltre modo complesse, tali da risultare illeggibili e da rendere scottante la suddivisione equa delle spese tra vicini.
Scopro che gran parte dell’importo è composto da contributi per “depurazione scarichi civili” e per “servizio fognatura” in funzione dei consumi, il che sembrerebbe lecito se non fosse per quanto segue.
Vi sono anche spese fisse, minime per il momento, ma sicuramente destinate a crescere. E su quattro bollette annue, troppe per un bene come l’acqua, due sono “presuntive” e due in “conguaglio”: dobbiamo “anticipare” i contanti anche per l’acqua…
Poi la tariffa è espressa con 7 decimali, mentre l’importo totale è arrotondato secondo le normali regole della contabilità europea, con due decimali dopo la virgola. Ogni decimale dopo il secondo solleva sospetti di monetarizzazioni sui metodi di arrotondamento.
Per razionalizzare il consumo – questa è la giustificazione – impongono fasce di consumo, il cui sforamento fa raddoppiare la tariffa. Da noi, in Toscana, con Publiacqua SpA, il tetto della prima fascia di consumo è 100 m2 annui.
Scopro quindi una frode sistematica…
… sulle nostre bollette – ma il novanta per cento della gente la scoprirà ? – e cioè che Publiacqua SpA, che dovrebbe moltiplicare la fascia di consumo per il numero di unità abitative servite dal contatore (due nella fattispecie), ha semplicemente omesso di farloaddebitandoci esattamente il doppio, DA ANNI, oltre al fatto che è già una fregatura non moltiplicare la fascia per il numero di utenti invece che per il numero di unità abitative (maggiore il numero di utenti per unità, maggiore la probabilità di sforare il tetto …).
Scopro poi, al call center, che se volessi installare un contatore individuale per non avere più beghe con il vicino (loro sono in tre e mi sforano il tetto della fascia, io da sola), il contatore lo dovrei mettere a mie spese (oltre 400 euro). Insomma: si chiede al cliente del pizzicagnolo di pagare la bilancia o la cassa per fatturargli il prodotto.
Scopro che le informazioni sulle tariffe agevolate sono del tutto inesistenti, e forse anche le agevolazioni stesse, pur essendo previste per legge, mentre per una seconda casa si paga il doppio; anche le altre informazioni obbligatorie sono manchevoli: la qualità delle acque, il tipo di lavori effettuati sulle reti e qualsiasi altra informazione prescritta per legge e attinente al Sistema idrico integrato. Il call center è del tutto inefficiente al riguardo.
Scopro che Publiacqua è una ex municipalizzata, acquisita nel 2006 (fino a più dell’80%) da un’intesa illegale Acea/Suez e che è diventata una scatola vuota dove operano principalmente Suez/Caltagirone/comune di Roma (indebitato), detentore al 51% di Acea SpA.
Scopro che siamo in un paradosso dei paradossi: si fa finta di operare in un “mercato” che funziona come un cartello/monopolio, e in nome del mercato si privatizza un settore per essenza “pubblico”, dandolo a un altro monopolio di Stato, sì, ma francese, mentre ci sarebbero tutti i presupposti per sfuggire alle regole della concorrenza, per l’acqua, e di tenerci la nostra gestione municipale/locale visto che l’Europa prevede numerose salvaguardie di questo servizio pubblico.
Ma i nostri governanti stanno svendendo persino l’oro blu. Dopo il reclamo d’ufficio, quindi, ho continuato scrivendo agli altri.
INTERROGAZIONI ai MINISTRI, RICORSO al GARANTE ed ai SERVIZI della COMMISSIONE EUROPEA
1. Essendo l’erogazione e la distribuzione idrica, soprattutto per uso domestico e per quantitativi minimi, un servizio generale essenziale, mi permetto di richiamare l’attenzione sulla situazione anomala italiana, e in particolare sugli abusi di posizione dominante, sospetti d’intesa restrittiva e/o di monopolio assoluto, e altri abusi, che noi cittadini/utenti dobbiamo subire per via della privatizzazione monopolistica di un servizio così essenziale – che il governo attuale aveva promesso di salvaguardare dalla mercificazione.
Per gli utenti ciò si espleta anche con: l’obbligo di sobbarcarci le spese eventuali d’installazione di un contatore, continui aumenti esponenziali e bollette sempre più ravvicinate (4 volte l’anno invece di una), pagamenti preventivi di consumo e spese fisse, mancanza di trasparenza nelle bollette e nelle informazioni societarie e “attinenti a ogni aspetto del servizio idrico”, compresa la qualità dell’acqua, fasce di consumo che non tengono conto del numero di utenti per unità abitative, per non parlare di abusi di fatturazione come descritto sopra. In breve una situazione di abuso di posizione dominante nei servizi idrici integrati da parte di un ente che dall’iniziale regime di partenariato pubblico-privato sta diventando meramente privato, e ciò per la maggior parte delle regioni del centro Italia.
2. Chiedo ai Signori Ministri se, dovendo già pagare un allaccio alle fognature, anche in assenza di tale allaccio, per coprire le spese di scarico e di bonifica, ciò non costituisca un doppio impiego con il contributo esatto dal Consorzio Bonifica del Chianti, al riguardo del quale mancano le più elementari notizie legali di forma societaria sul sito , e se non sorgano dubbi sulla legittimità della modalità di delegare del tutto a un ente privato (SpA?) – creando un pericoloso precedente – l’esazione diretta di un’imposta?
3. Chiedo ai Signori Ministri e al Garante se ritengano equo che la gestione del nostro servizio idrico e delle nostre acque pubbliche debba andare a una società per azioni interamente controllata da una società (ACEA SpA) quotata in borsa, nella cui struttura azionaria è sempre più prevalente il predominio di Suez, con relativi amministratori, e l’ausilio di fondi bancari (MPS/Caltagirone)? E che risulta nei fatti un guscio svuotato da Suez, come rischia di diventarlo anche Acea SpA (cfr. sotto)?
4. Richiamo l’attenzione dei Ministri e in particolare del Commissario per l’Ambiente che tali società per azioni arrecano danni al nostro territorio, visto che con la scusa dell’interesse pubblico usano e abusano di diritti di prelazione nei confronti di pubblico e privato, svuotano bacini e riducono nel territorio i ruscelli per pompare l’acqua con dighe e altro. In questa depredazione esse hanno reso complici gli enti locali che, trasformati in normali utenti/consumatori di energia e di acqua dal presente governo (Bersani), con le casse svuotate per via della pseudo riforma federalista del governo precedente, divenuti soggetti a tutti gli effetti suscettibili d’insolvibilità come qualsiasi azienda o privato, e in ciò aiutati dagli strumenti derivati ideati a Londra e venduti ai nostri enti locali con una frode deliberata, si associano a queste SpA e, permeandosi della logica delle stesse, accantonano completamente il fine di utilità pubblica. Tale fatto, riscontrabile in un servizio così essenziale, è gravissimo e lesivo della sicurezza pubblica nazionale.
5. Richiamo l’attenzione dei Ministri e dei Commissari sul fatto che, con l’aiuto delle autorità comunali, e la scusa di condurre un censimento sulle sorgenti e i pozzi dei proprietari non allacciati alla rete idrica, impongono ai proprietari di apporre un contatore per addebitare il consumo di acqua, presunto e retroattivamente su otto anni addietro, nonostante tali pozzi e impianti siano stati effettuati a nostre spese; e ciò a vantaggio di una multinazionale francese, Suez – che a breve si fonderà per incorporazione in GDF, dello Stato francese. Tale contributo sarebbe normale, e accettabile, se andasse completamente a un ente di Stato per tornare alla collettività in forma d’investimenti, secondo quanto previsto dalla legge, ma ciò non succede, perché gli investimenti, inesistenti nella fattispecie, vanno a gravare sempre sulle tariffe agli utenti, già aumentate in modo esponenziale (dal 30% al 300% a Latina).
6. Chiedo anche se non sia abusivo chiudere l’erogazione idrica, come fa regolarmente Publiacqua SpA, in caso di morosità nel pagamento delle bollette. Non è l’acqua un bene essenziale inderogabile da non considerare una merce e quindi non sottoponibile a interruzione del servizio, ai sensi dei principi di universalità e di continuità del servizio, sanciti dall’UE (e dalla nostra Costituzione)?
7. Chiedo anche ai servizi della Commissione se sia legittimo, ai sensi delle norme di contabilità europee, applicare tariffe con sette decimali dopo la virgola ma il prezzo finale, correttamente, con due decimali, arrotondati.
8. Inoltre, la qualità dell’acqua è sempre più dura e scadente al punto da arrecare danni alle caldaie che vanno controllate e pulite ogni sei mesi e l’acqua è imbevibile. Tale situazione si verifica a causa di un altro mercato fiorente, quello delle acque oligominerali in bottiglia, vergognosamente regalate in concessioni alle solite multinazionali come Veolia/Vivendi, Nestlé e Danone, che hanno tendenza a fare cartello – vedi: Acqua in bocca – in dieci anni, nel paese più ricco di acque minerali al mondo, la varietà di oligominerali è calata drasticamente dagli scaffali, e per di più viene proposta tutta in bottiglie di plastica, grazie al cartello vetro/plastica in Europa tra O-I Manufacturing, Ardagh Glass e Saint-Gobain che con il 95% del mercato è sospettato d’intesa per avere limitato del 10% la quantità di vetro sul mercato, favorendo una situazione di monopolio per una unica marca in bottiglia di vetro, diversa per ogni regione. Dal rubinetto di casa alla bottiglia del negozio: gli stessi enti, gli stessi cartelli. Di nuovo si prefigurano casi di abuso di posizione dominante, e sorprende il fatto che il Garante/Commissione non abbiano agito per frenare e sanzionare l’insorgere di tale situazione.
9. Sempre in tema di oligominerali, ne approfitto per chiedere ai Commissari, ai Ministri e al Garante se sia legale e legittimo apporre il brevetto ®, da parte della multinazionale svizzera Nestlé sulla marca di acqua San Pellegrino, e altre, nome toponimico geografico italiano oltre che di una fonte e acqua termale data in (Gentile) concessione a Nestlé.
10. Infine sollevo il punto delicato delle informazioni societarie al pubblico che sul sito di Publiacqua SpA sono troppo vaghe per essere vere, mentre sono irreperibili un quarto degli azionisti di Acea SpA. Alla Consob mi fanno sapere che le controllate da società quotate in borsa non hanno tale obbligo d’informazione e chiedo: ritengono normale che tale obbligo non sia vincolante per le società controllate nei servizi pubblici come Publiacqua SpA? Segnalo al riguardo che Publiacqua SpA, appare come valore finanziario con un margine operativo lordo di parecchi milioni di euro nei bilanci della controllante, e che il valore di Acea SpA – e di Suez – è anche composto, per la piazza, dal valore non trascurabile, di Publiacqua SpA (e le altre).
11. Poi, segnalo ai Ministri, e al Garante che al momento dell’aumento di capitale sottoscritto dalla stessa società veicolo (Acque Blu Fiorentine SpA), nel 2006, unica in lizza alla gara per l’acquisizione del 40% di Publiacqua SpA e composta dalla capofila Acea SpA+Suez e altri fondi, non risulta alla sottoscritta che sia stata offerta in sottoscrizione agli utenti la quota del 10%, come previsto per legge .
12. Chiedo anche al Garante/Commissione europea di controllare la situazione di abuso dominante e/o intesa, e situazione di monopolio, conflitti di interessi e incroci azionari, imposti da Suez per penetrare e dominare “il mercato” dell’erogazione idrica in Italia. Secondo un dirigente Suez bisogna “evangelizzare il mercato e continuare a formare uomini in attesa di queste evoluzioni; posizionarci sul mercato rispondendo con ACEA a qualche bando di gara geograficamente ben distribuito per avvalerci di futuri raggruppamenti di ATO nella penisola”.
* infatti Acea SpA ha assunto, nel 2006, il controllo (oltre l’80%) di Publiacqua SpA con una società vettore Acque Blu Fiorentine SpA, partecipata da Acea SpA per il 68,5%, per il 22,95% da Suez Environnement, per l’8% da MPS e per lo 0,0002% da ente o persone ignote: a chi appartiene il restante 0,0002% nella società veicolo Acque Blu Fiorentine SpA per il bando di gara che ha vinto dell’acquisizione del 40% di Publiacqua SpA? Non è obbligatoria tale informazione trattandosi di un bando pubblico e di servizio generale essenziale?
* Poi, considerando che Acea SpA è partecipata a sua volta, da Caltagirone con Fincal (2,958) e che lo stesso Caltagirone (Gaetano Francesco) è vice presidente del Gruppo MPS nonché azionista dello stesso per il 4,7%;
* considerando che Acea ed Electrabel, filiale di Suez, hanno peraltro una impresa comune – Aceaelectrabel – nello stesso settore e che Suez SA è anche proprietaria della concessione di Acque Toscane SpA (con il monopolio delle terme di Montecatini Terme, Fiesole e Ponte Buggianese ATO3/2 ) e di Nuove Acque SpA (per la concessione dei servizi idrici del Casentino, della Tiberina, dell’Aretino, della Val di Chiana e del Senese, ATO4); che Suez-Acea ha anche acquisito il 45% di Acque SpA (ATO2 Basso Valdarno) e del 40% di Acquedotto del Fiore SpA per (ATO6-Ombrone);
* considerando che Suez SA è anche azionista di Acea SpA (con Ondeo, Electrabel e Electrabel Italia) dell’ordine dell’9,899%, e che il presidente di Acea Spa Fabiano Fabiani è anche amministratore di Suez, l’amministratore delegato di Suez Chaussade, è amministratore di Acea SpA e il presidente di Suez è nel contempo amministratore di Saint-Gobain e revisore di Axa, detentrice di una quota nel Gruppo Monte dei Paschi;
* che Acea SpA è composta anche dal 51% dal Comune di Roma, e che Aceaelectrabel ha contratto 380 milioni di debiti nei confronti di Suez nel solo anno 2006;
* visto che Gaz de France e Suez, due società per azioni di diritto francese di cui la prima a partecipazione maggioritaria statale, e il cui statuto contempla il divieto di far scendere tale partecipazione a meno del 70%, stanno operando una fusione in un unico ente GDF-Suez;
Chiedo se non si configuri per il futuro un caso di concentrazione di potere e di abuso di posizione dominante, da parte di Suez-GDF/Acea, con l’ausilio di fondi Caltagirone/MPS, Schroder/Pictet, ma anche di Suez-GDF nei confronti di Acea, che rischia di essere comperata, incluso il Comune di Roma, sommerso appositamente dai debiti, (cfr. finanziamento da Suez ad Acea sopra) dall’ibrido multinazionale di Stato francese GDF-Suez?
Chiedo anche di chiarire l’anomalia che si profila di una gestione idrica “pubblico/privato” monopolizzata da un colosso privato, GDF/Suez, di diritto francese, e di appartenenza dello Stato francese.
E di risolvere la situazione del tutto sbilanciata in cui si sta delineando un polo multi utilities integrato (servizi idrici e scarichi, rifiuti, inceneritori, biomasse, energia) sempre di più in mano a un manipolo di multinazionali di Stato francese GDF-Suez ed EDF (con Edison) operanti in un monopolio di Stato (estero) in un mercato completamente ed erroneamente liberalizzato per servizi d’interesse generale e strategici come l’acqua e i rifiuti, il gas e l’elettricità.
13. Vorrei sottolineare ai servizi della Commissione che in Italia abbiamo la netta sensazione che essa abbia due pesi e due misure nel trattare casi di abusi o concentrazioni a seconda dei paesi, poiché i fatti stanno a dimostrare che in Francia i colossi a maggioranza statale ma non solo, in settori di attività che si accavallano, si possono sposare “incestuosamente” e impunemente tra loro mentre allorquando si tratta dei nostri nani, Commissione/Francia infieriscono –
vedi: www.europa.eu.int/news/index_en.htm, prova ne sia che la Commissione non ha penalizzato Suez per gli ostacoli alla concorrenza che ha frapposto all’OPA, amichevole, dell’Enel su Electrabel.
14. Inoltre, segnalo che Acea SpA è partecipata da due fondi esteri Schroder e Pictet, rispettivamente per quasi il 10% e il 4%, le cui informazioni proprietarie sono del tutto irreperibili e vorrei sapere se ciò non sia contrario alle prescrizioni in materia di trasparenza delle informazioni relative ai servizi pubblici.
15. In seguito, faccio noto ai Ministri, al governo e al Garante che, se essi desiderano come promesso nel programma di governo, e più volte ripetuto, salvaguardare la risorsa idrica dalla mercificazione, sarebbe d’uopo, oltre alla benvenuta moratoria vigente in materia di privatizzazione dell’acqua, riunire le competenze attinenti ai servizi idrici sotto un unico Dicastero/Ministero; e abrogare la legislazione laddove specifica la possibilità di attribuire la concessione dei SII a un ente privato o rende più difficoltosa tale gestione “in house” da parte degli enti locali.
16. Inoltre comunico ai Ministri e alla Presidenza ma anche alla Commissione che di due cose l’una: o i nostri politici ci hanno raccontato menzogne per anni imponendoci le privatizzazioni dei servizi d’interesse generale, “a causa” o “grazie” all’Europa, o la Commissione, come detto sopra, applica due pesi e due misure. O l’Italia capisce e interpreta male gli atti europei, o lo fa la Francia…E infatti da fonti della Commissione sarebbe fallace la versione che l‘Europa costringa a privatizzare interi comparti pubblici come si è fatto e si continua a fare in Italia, essendo la posizione “ufficiale” della Commissione “neutra” al riguardo. Addirittura al gabinetto del Mercato interno della Commissione europea mi fanno sapere – un francese! – che se la Francia volesse rinazionalizzare tutti i suoi servizi pubblici niente glielo vieterebbe, ai sensi dell’articolo 295 del Trattato UE che “lascia del tutto impregiudicato il regime di proprietà esistente negli Stati membri”.
Per l’acqua, poi, la Commissione si esprime nel Libro bianco del 2004 con la nozione di servizio di interesse generale ed escludendo tale servizio dal divieto di gestirlo con un “operatore già consolidato e integrato verticalmente sul mercato con un diritto esclusivo di fornitura dei servizi” poiché, pur essendo vietato per le industrie di rete, “il divieto non riguarda le acque, gli autobus, le metropolitane, le ferrovie leggere e alcuni settori delle industrie dell’elettricità, del gas e dei servizi postali.”. Inoltre, il Parlamento europeo si era, lo stesso anno, pronunciato “nettamente contro la liberalizzazione della fornitura d’acqua” e lo stesso governo, nonostante avesse promesso di non mercificare l’acqua, ha continuato a farlo, ferma restando la moratoria di due mesi fa.
17. Faccio noto al governo e ai ministri, che alla luce del divieto di nuovi affidamenti dei servizi idrici a soggetti privati di quest’anno (moratoria), sarebbe auspicabile prendere atto degli elementi sopra per la riforma organica del settore con il previsto decreto correttivo del Codice dell’ambiente e, visto che tale moratoria sulla privatizzazione è valida anche per le procedure di affidamento in corso, chiedo al Garante e ai Ministri che cosa intendano fare con il predominio Suez in Toscana e Lazio ed Emilia Romagna, l’impresa comune Aceaelectrabel, e l’acquisizione del 40% di Publiacqua da parte di Acea/Suez nel 2006, avvenuta obiettivamente in violazione di qualsiasi legge della concorrenza e che Acea/Suez considerano definitiva. Intendono annullarla?
Se la Commissione alla Concorrenza lo facesse, in collegamento con il Garante italiano, sarebbe una soddisfazione enorme per i consumatori europei. Ma la sfiducia nell’Europa è tale, senza parlare di quella per le nostre autorità, che sarebbe troppo bello per essere vero. Ciononostante, mi sono presa la pena di scrivere, anche a nome di chi considero di potere rappresentare attorno a me, e sono tanti.
Concludo questa mia, rendendomi conto solo ora – a dimostrazione di quanto il nostro sistema informativo sia difettoso, tra rimbambimenti di omicidi a feuilleton e battibecchi tra i politici – che mi è “sfuggita” la notizia, del 30 novembre scorso, della decisione del Garante circa l’intesa Acea/Suez. Essa non figurava, neanche il 20 dicembre scorso, sul sito del Garante. E ad ogni modo tale decisione risponde solo a uno dei quesiti sopra.
Una multa (rispettivamente 8.300.000 euro e a 3.000.000 euro ad Acea e a Suez), un colosso come Suez se la può permettere, la parte italiana forse un po’ meno ma a questo punto si può prevedere il seguito: Acea si indebiterà ancora di più e finirà per essere “ceduta” a Suez. A quel punto Suez controllerà anche il sistema idrico di Toscana, Emilia Romagna e Lazio, con l’eccezione esplicita e formale di Roma. Qualche indebitamento più in là avranno in pugno anche Roma, visto che un dirigente di Suez Environnement scrivono:
“Abbiamo proposto un’alleanza con ACEA che potrebbe evolversi in un’acquisizione di partecipazioni nella società romana, nel momento in cui il Comune decidesse di ridurre la sua partecipazione al di sotto del 51%”.
E se il Garante riconosce nella sua decisione l’esistenza di una intesa restrittiva della concorrenza anche per il conseguimento della gara per l’acquisizione del 40% di Publiacqua, è triste osservare che mai annulla tali transazioni economiche, a costo di danneggiare tutta la società o di minacciare la nostra sicurezza pubblica e la nostra sopravvivenza, concedendo le nostre risorse idriche in toto ad Acea e poi a Gdf-Suez in numerose regioni del Centro Italia, e del Nord Italia.
La “punizione” del Garante assomiglia più che altro ad una sgridatina a un monello sì indisciplinato, ma dotato, con tanto di richiesta paternale di promettere per il futuro un comportamento corretto . Niente mai è richiesto a queste multinazionali, o alla magistratura, per “annullare” decisioni o transazioni illegali e deleterie per milioni di utenti dell’acqua e per la nostra sicurezza nazionale. E pagare una multa, lo faranno più che volentieri se è il prezzo da pagare per vivere di rendita sulla nostra acqua per i prossimi vent’anni o cent’anni – mastodonti dalla vista lunghissima.
E poi la multa la scaricheranno sulle nostre bollette e ricupereranno rapidamente gli “utili” visto che, secondo le loro stesse parole (2002) l’Italia “è il mercato municipale dell’acqua e della purificazione con il maggior potenziale di sviluppo per Suez all’interno dell’Unione Europea nei prossimi anni in quanto: l’intervento del privato è indotto dalla legislazione (legge Galli); le dimensioni del mercato cresceranno grazie ai futuri aumenti di tariffa”. La nostra acqua un ghiotto mercato. E noi dovremo continuare a sopportare abusi e soprusi.
A cosa sarà servito l’intervento del Garante ? A niente. Se il Garante non può fare di più, allora non sarebbe il caso di potenziargli i poteri ? E di rinazionalizzare la nostra acqua ?
In attesa di un Loro Gentile riscontro,
Nicoletta Forcheri
Le note all’articolo sono momentaneamente saltate, per problemi di formattazione. Verranno aggiunte in seguito.
By Nicoletta Forcheri 5/1/2008
Tratto da: http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=2350
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Penisola Italica, lì 24/07/2017 – Oggetto:
Lettera aperta circa le preoccupanti violazioni dei diritti fondamentali dell’Uomo avvenute all’interno del Vostro comune di competenza, nello specifico nei confronti di Riccardo Francesco Pietro Tarello.
Gent.li sindaco Renzo Carisio, vicesindaco Giovanni Rocco Monti, assessore e consigliere comunale Federica Barbieri,
siamo un gruppo di uomini e donne, provenienti da diverse regioni della Penisola, che da diversi anni conoscevano bene Riccardo Francesco Pietro Tarello, da tempo abitante del Comune di Viverone, e purtroppo (o forse per fortuna, chissà) informati delle condizioni cui era stato recentemente costretto a vivere, nei suoi ultimi mesi di vita, a causa del distacco della fornitura dell’acqua potabile a seguito di “mancati pagamenti” della stessa.
Ora vorremmo precisare un fatto, prima di procedere con le nostre considerazioni e dunque con le nostre domande: Riccardo, come tutti noi che vi stiamo scrivendo, aveva compreso che ciò che viene chiamato “Pubblica Amministrazione”, “Stato”, “Comune”, “Regione” e tutti i derivati e affini è in realtà tutto un insieme di aziende private che agiscono spesso in assenza di validi e vincolanti contratti fra le parti, per consuetudine, e purtroppo spesso attraverso l’uso della forza e della coercizione per conludere gli accordi: no soldi = no acqua/luce/gas/… = no dignità = NO VITA.
Queste non sono soltanto fantasie o punti di vista, ma la pura realtà ormai dimostrata grazie ai numerosi documenti e informazioni che sono stati resi pubblici negli ultimi anni (alcuni dei quali allegati alla presente), e che dimostrano come quotidiamente ogni essere umano venga, senza il suo consenso libero e consapevole, mercificato e utilizzato come capitale a garanzia di debiti fittizi ed insanabili, fin dalla creazione dell’Atto di Nascita.
Siamo certi che di questo siete già stati ampiamente informati da Riccardo nel corso di questi anni (le sue numerose raccomandate e la nostra testimonianza diretta lo dimostrano), ma serviva la premessa affinchè, trattandosi di una lettera aperta e dunque PUBBLICA, anche chi non lo conoscesse possa ora capire che lui, come noi, non ha deciso di porsi degli interrogativi sull’incessante illecita richiesta di denaro sotto forma di “tasse” caricate indebitamente su ogni genere di fornitura perchè faceva fatica a pagare o ad “arrivare a fine mese”.
Non l’ha fatto per rendersi la vita più comoda, ma perchè era un uomo che amava la verità. Non perdeva occasione per divulgare ciò che aveva scoperto, per aprire gli occhi a tutti coloro con cui parlava, per informare…e per agire egli per primo davanti a ciò che ormai sappiamo tutti essere palesemente illegittimo, per quanto ritenuto “legale”.
Sarà un caso che per descrivere le azioni delle corporation private che hanno monopolizzato il valore del capitale umano e la produzione della fiat money venga utilizzato proprio questo termine, “legale”?
Il dizionario di giurisprudenza Britannica riporta una curiosa definizione di questo termine, in tutto e per tutto differente dal termine lecito o legittimo (lawfull and not legal): “tutto ciò che concorre alla distruzione della Legge Divina (qui intesa come Legge eDiritto Naturale)”…
Per questo Riccardo ha trascorso i suoi ultimi mesi di vita, durante i quali stava anche curandosi da un cancro renale, privato della possibilità di avere acqua potabile in casa. Perchè non aveva abbassato la testa davanti alle illegittime tassazioni sulla fornitura di questo bene primario.
Perchè si era opposto chiedendo spiegazioni, che però non sono mai arrivate.
Al posto delle spiegazioni, sono arrivati gli addetti, ovviamente scortati da uomini armati, ad interrompere la fornitura dell’acqua in modo tale che non potesse più accedervi in alcun modo, fatto salvo ovviamente, il rendersi complice della frode delle tassazioni illegittime pagando quanto gli veniva richiesto…
Curioso al pari della scelta del termine legale per definire le azioni delle corporation private camuffate da “Pubblica Amministrazione”, è la storia della privatizzazione di un bene come l’Acqua, bene che l’ONU stesso ha definito nel 2010 “Un diritto umano universale e fondamentale”.
La risoluzione del 28 luglio 2010 sottolinea ripetutamente che l’acqua potabile e per uso igienico, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, più degli altri diritti umani, concerne la dignità della persona, è essenziale al pieno godimento della vita, è fondamentale per tutti gli altri diritti umani.
Molti non sanno che dietro a questa manovra, che forse più di ogni altra è in grado di mettere in scacco la popolazione, dato che tocca non un bene di consumo qualsiasi, ma una necessità primaria e fondamentale alla VITA (circa il 65-70% del nostro peso corporeo ne è costituito, e nessuno può sopravvivere per più di circa 7 giorni senza), specialmente in Italia si è sempre nascosta, neanche troppo bene, l’organizzazione mafiosa, per prima quella siciliana.
Lo spiegano benissimo le parole di Umberto Santino nel suo articolo, che qui cito solo parzialmente (ma che potrete trovare integralmente all’indirizzo https://www.disinformazione.it/acqua8.htm): “L’acqua rubata. Dalla mafia alle multinazionali”.
[…]Le politiche sull’acqua che si sono imposte negli ultimi anni sono imposte dalle società multinazionali e rispondono a logiche di mercificazione e di privatizzazione. L’acqua viene considerata non un bene pubblico ma una merce nelle mani di pochi grandi gruppi industriali che agiscono perseguendo la massimizzazione dei profitti. L’accesso all’acqua sarebbe un bisogno che ciascuno deve cercare di soddisfare come può, non un diritto che dev’essere garantito a tutti, in base a una considerazione che dovrebbe essere ovvia ma non lo è: l’acqua non è un bene economico qualsiasi ma una fonte di vita e la vita dev’essere assicurata a tutti, fa parte di quei diritti inalienabili e immercificabili che ognuno acquisisce nascendo.
Invece nel mondo attuale il liberismo viene applicato a tutto e il soddisfacimento del “bisogno” d’acqua dipende dalla volontà dei “signori dell’acqua”, i quali si comportano come il lupo e l’agnello della favola: chi sta in alto dispone a suo piacimento se fare bere o meno chi sta in basso e ogni pretesto è buono per negare o razionare l’accesso, manovrando la leva dei costi [aggiungiamo noi: la tassazione, tutt’altro che legittima o necessaria, visto come viene generata la moneta dal nulla, fa parte di tali manovre].
Queste politiche che potemmo sinteticamente definire come “uso privato di risorse pubbliche” hanno precedenti storici, di cui forse l’esempio più significativo possiamo trovarlo in Sicilia.
L’acqua è uno dei settori su cui i gruppi mafiosi hanno esercitato il loro dominio. La mafia siciliana non è solo un’organizzazione criminale ma qualcosa di più complesso: i gruppi criminali agiscono all’interno di un sistema di relazioni, hanno rapporti con il contesto sociale, con l’economia, la politica e le istituzioni, le attività delittuose sono intrecciate con attività legali e perseguono fini di arricchimento e di potere. Nessuna sorpresa quindi se la mafia ha rivolto particolare attenzione a una risorsa fondamentale come l’acqua, approfittando delle opportunità offerte dal contesto politico-istituzionale. […]Se negli ultimi anni a livello nazionale e mondiale sono sorti o si sono rafforzati gruppi criminali di tipo mafioso, cioè che hanno la complessità della mafia siciliana, sul problema dell’acqua, come accennavamo all’inizio, si sono imposte politiche di privatizzazione dovute all’emergere di grandi gruppi imprenditoriali. […]Questa invasione delle grandi imprese renderà sempre più difficile una politica pubblica delle risorse idriche e imporrà sempre di più un modello fondato sulla “petrolizzazione dell’acqua”, cioè sulla dittatura del mercato anche sull’acqua. In questi ultimi anni si è parlato tanto di “fine delle ideologie” ma in realtà abbiamo assistito al trionfo del liberismo che è anch’esso un’ideologia. Sostenere che il mercato è il migliore, se non l’unico, meccanismo di regolazione, è una tesi ideologica che semplifica la complessità del reale riducendo tutto alla dimensione economica. L’acqua non è un bene di cui si possa fare a meno, che si può scegliere di consumare o meno, ma un bene comune indispensabile per vivere. Tutto questo viene ignorato e come si è fatto per il petrolio, che è servito per arricchire le grandi multinazionali e gli sceicchi, lasciando in miseria gran parte della popolazione dei paesi produttori, così ora si vuole fare pure per l’acqua.
Ora veniamo alle domande:
L’atto di impedire, consapevolmente, volontariamente ad un uomo, peraltro anziano ed in precarie condizioni di salute, di usufruire dell’acqua potabile in casa sua, di scegliere di ignorare le sue ripetute e LEGITTIME richieste di spiegazioni e di trasparenza, di costringerlo, a 72 anni, ad andare fino alla fontana “pubblica” per riempire delle taniche d’acqua o recarsi a casa dei suoi figli per potersi anche solo lavare, al di là di qualsiasi parvenza di “legalità” (che abbiamo già tristemente compreso cosa significhi), dal punto di vista umano, voi come lo definireste?
Dato che un comunicato del 07 aprile 2016 del I.E.O., l’Istituto Europeo di Oncologia, ha confermato e sottolineato la forte correlazione tra lo stress e l’insorgenza e la diffusione del cancro, ora noi ci chiediamo: è possibile che le condizioni di vita degli ultimi mesi abbiano contribuito ad aggravare lo stato di salute di Riccardo ?
E’ possibile che per prendere denaro si decida di passare sopra anche alla vita umana ?
Quanto vale per voi una vita ? Meno di una bolletta ?
Nascondersi dietro una parvenza di “legalità, a vostro parere, rende meno responsabili delle proprie azioni ?
Riccardo non ha smesso di pagare per mancanza di volontà, nè perchè costretto da una crisi creata ad arte, ma perchè era stanco di abbassare la testa davanti ai soprusi. Era stanco, come tutti noi, di dover acconsentire ad una serie di abusi costanti ai danni della popolazione sotto forma di continue illecite richieste di denaro sotto forma di tasse che servono solo ed esclusivamente a finanziare stipendi e pensioni d’oro, dal momento che investirli nel risanamento del debito pubblico è palesemente una follia, dato che tale debito è fittizio, fraudolento e comunque insanabile per sua stessa natura. Ci viene richiesto di pagare l’acqua che viene portata nelle nostre case…ma quest’acqua, signori, di chi è ?
Ed anche ammesso che si voglia ancora credere alla storia dei finanziamenti per opere pubbliche, non sarebbe sufficiente pagare solo ed esclusivamente il consumo netto (cosa che non sarebbe necessaria se ogni territorio riprendesse la propria sovranità monetaria, come ogni comune potrebbe fare) ?
Dal momento che stiamo pagando per un bene che è già nostro, e che quindi non va “comprato” da nessun altro, quel denaro sarebbe già più che sufficiente per sostenere le opere di costruzione e manutenzione di acquedotti, impianti ecc… il resto delle accise su cosa si fonda ?
Avete voi argomenti reali e prove tangibili per rispondere a queste domande e confutare quanto scritto in questa lettera aperta e notificatovi in questi anni da Riccardo Francesco Pietro Tarello ?
Ciò che vogliamo fare intendere con questa lettera, è che Riccardo adesso non è più con noi qui, a divulgare ciò che ormai in tanti sappiamo, ma non era solo.
I suoi famigliari non sono soli.
Ci hanno insegnato che “il tempo è denaro”…no signori, il TEMPO E’ VITA!
E vivere al meglio questo tempo che abbiamo a disposizione è nostro inalienabile diritto. La qualità di vita di Riccardo nei suoi ultimi mesi è stata gravemente compromessa in nome di un denaro che viene creato dal nulla in frode ogni giorno, e questa è stata l’ultima prova della terrificante visione distorta del valore del denaro, dell’essere umano e della vita.
A tutte queste domande noi che scriviamo e tutti coloro che leggeranno, ora pretendiamo una risposta, e andremo avanti fino a quando non saranno stati individuati i responsabili di questi abusi e non avranno, almeno per quanto possibile, ormai, rimediato al danno enorme che hanno causato.
Seguono le firme………ricevuta da un lettore: giorgio.bionaz@tiscali.it
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Vittoria dei cittadini contro i potentati economici ! – Questa notizia, seppur “locale” assume una rilevanza nazionale in quanto rappresenta un “pericolo” (per i potentati economici) precedente.
Una vittoria dei cittadini e dei loro interessi…
Condividiamo l’entusiasmo del Forum e diffondiamo integralmente il loro comunicato (censurato da tutti i media anche locali)
26 giugno 2010 – Redazione Rees Marche – Fonte: Good news – InformaLocale – Il Bel Paese – 16 giugno 2010
Approvata anche in Provincia la delibera d’iniziativa popolare per l’Acqua Pubblica
Due vittorie azzurre come l’acqua, anche prima del mondiale.
L’8 febbraio, subito dopo il voto favorevole del Consiglio comunale di Torino sulla delibera di iniziativa popolare che modificava lo Statuto della Città, abbiamo espresso e motivato la nostra “moderata soddisfazione” per quel risultato.
Oggi, dopo l’approvazione il 1 giugno anche da parte del Consiglio provinciale della modifica dello Statuto, possiamo senza tema affermare che questo secondo risultato, e ancor più il quadro complessivo che si viene a creare, costituiscono atti di grande importanza nel percorso di riappropriazione sul senso e sulle scelte da compiere in merito all’acqua e a tutti i beni comuni.
Anche la delibera di iniziativa popolare per la Provincia è stata approvata dal Consiglio con alcuni emendamenti. Prima di entrare nel merito occorre, però, dare una valutazione generale sull’intera vicenda e sul suo esito.
Per la prima volta in Italia una grande Provincia afferma, nel proprio Statuto, che l’acqua è un bene comune, che il servizio idrico è privo di rilevanza economica e deve essere gestito esclusivamente da enti o aziende interamente pubblici, senza alcun fine di lucro ma col vincolo di reinvestire gli attivi della gestione nel servizio stesso.
Si afferma, in sostanza, che l’acqua NON è una merce e si declina questo concetto con affermazioni chiare e vincolanti.
Questi principi sono stati affermati grazie all’iniziativa dei cittadini, senza nessun appoggio di potentati politici, economici o mediatici.
La volontà di trasformare l’acqua in un lucroso business rimane ampia e forte nel mondo economico, politico e, di conseguenza, in quello mediatico.
Non è sicuramente un caso che anche stavolta “La Stampa”, “La Repubblica” (nelle loro pagine locali) e il TG3 regionale abbiano osservato, con granitica unanimità, un assordante silenzio.
Evidentemente pesano di più gli interessi di qualche azionista dei grandi giornali rispetto al diritto dei cittadini a essere informati e al dovere di cronaca, valori che in questi giorni sono – giustamente- così rivendicati dai giornalisti stessi, di fronte alla legge “bavaglio” in discussione in Parlamento…
Eppure oggi, con le modifiche dei due Statuti dei principali Enti locali del territorio torinese, il progetto di privatizzazione dell’acqua dei torinesi, che aveva come principale sponsor il sindaco di Torino Chiamparino, appare cosa vecchia e ci auguriamo che, come vuole il rispetto delle regole democratiche, esso venga definitivamente accantonato.
Questa volta cittadini organizzati, il cui numero aumenta ogni giorno mentre firmano il referendum per l’Acqua Pubblica, vicino ormai a un milione di sottoscrizioni, hanno avuto più peso dei potentati economici !
Come valutazione politica, va osservato che la Maggioranza del Consiglio Provinciale che sostiene il Presidente Saitta (cui si è unito un Consigliere di opposizione) ha non solo confermato, ma rafforzato, quanto già fatto dalla Maggioranza del Consiglio Comunale; ciò è avvenuto superando anche, con coraggio e coerenza, un parere negativo di uffici “tecnici” che non si erano fatti molti scrupoli a stravolgere la realtà del quadro normativo comunitario e nazionale, pur di ammantare i proclami ideologici neoliberisti di presunta oggettività giuridica.
Ci rammarichiamo che il voto finale non sia stato unanime in quanto su un punto essenziale, quello della gestione pubblica dell’acqua, l’UdC si è dichiarata contraria con un distinguo da noi già definito incomprensibile.
I gruppi di centrodestra che hanno dato una valutazione negativa della nostra proposta, prendendo anche a pretesto il citato parere degli uffici, si sono o assentati o non hanno partecipato al voto; se va riconosciuto il fatto di non aver voluto votar contro l’iniziativa popolare, forse un po’ di riflessione in più avrebbe fatto loro capire che avevano un’occasione unica per lanciare un segnale politico proveniente dai territori alle loro segreterie, così lontane dalla realtà quotidiana.
Il perché della soddisfazione, ma con alcune precisazioni
Pensiamo quindi di poter salutare come importantissima questa scelta politica, che ci auguriamo altre Province, a partire da quelle piemontesi, vogliano presto fare propria. Oggi che all’incertezza del quadro normativo si è aggiunta l’abolizione delle Autorità d’Ambito, le Province sono le più probabili candidate ad assumere il ruolo dell’Ente affidatario. Giusto o meno che sia un esito di questo genere, siamo lieti di aver operato, con lungimiranza, anche su questo fronte e continuiamo a esortare il movimento per l’acqua a seguirci con più decisione su questa strada.
Inoltre, la conseguenza di aver dichiarato la non rilevanza economica del Servizio, consente di affermare che secondo la Provincia di Torino, che ha applicato i poteri concessi dalla Costituzione e dal diritto europeo, il decreto “Ronchi”, sebbene ancora in vigore, non si applica al servizio idrico nell’ATO3 Torinese, che non soggiace quindi alle scadenze temporali previste dal decreto.
Rimangono alcuni dispiaceri che è necessario evidenziare.
Non si è esplicitato il principio della inseparabilità tra rete e servizio.
Questa separazione, del tutto irrazionale e anti-industriale, nei servizi a rete, serve spesso come “cavallo di Troia” per privatizzare (previo “spezzatino”) i monopoli naturali.
Va però precisato che a differenza del Comune, la delibera provinciale contiene comunque il principio della gestione anche della rete mediante soggetti pubblici.
Non è stato deciso di garantire il quantitativo minimo vitale gratuito come diritto inalienabile della persona.
Non solo si è persa l’opportunità di gettare un ponte ideale, per unire la provincia di Torino a quelle realtà per cui l’assenza del quantitativo minimo è la lesione costante di un fondamentale diritto umano. Ma non si è voluto riconoscere che anche da noi in Italia, oggi, le società per azioni che gestiscono l’acqua non esitano a lasciare a secco interi condomini – magari sulla base di bollette “pazze”- e di fronte a questo i cittadini mancano degli strumenti legali per opporsi. Questo è solo un esempio, forse il più terribile, della progressiva sostituzione dei diritti con i “corrispettivi”, trend che si poteva cominciare a invertire.
Nello stesso periodo il Consiglio Provinciale ha proceduto a ratificare la fusione Iride-Enia, decisa da Consigli di Amministrazione lontani dai cittadini.
Una fusione che avalla la nascita di un colosso economico-finanziario dominato dalle logiche del profitto e della speculazione e che mira a gestire l’acqua come una merce a Genova e nei comuni emiliani, dove dispone dell’affidamento del Servizio. Ad essa il Comitato Acqua Pubblica Torino continuerà a opporsi con ogni mezzo insieme ai Comitati degli altri territori interessati.
Al riguardo vale comunque la pena fare un’osservazione. La modifica dello Statuto Provinciale, dopo quella approvata dal Comune di Torino, crea un ulteriore impedimento giuridico e politico al progetto, voluto dai poteri forti di questa Città e ripetutamente preannunciato attraverso i media, di portare in dote a Iride-Enia l’acqua di Torino, gestita dalla SMAT.
Questa ricca dote si sarebbe rivelata molto appetitosa in occasione del nuovo annunciato “matrimonio”, da celebrarsi sull’altare del mercato finanziario, con un importante fondo d’investimento; invece il gioiello di famiglia rimane a Torino e l’interessato “promesso sposo” rimarrà a bocca… asciutta !
Come in Comune, i contatti tra il Comitato e i Consiglieri che si sono incaricati della mediazione hanno permesso che gli emendamenti, inizialmente stravolgenti la proposta popolare, siano diventati compatibili con lo spirito e lo scopo di essa.
Un esempio di democrazia vivente
Nella nostra Città e nella nostra Provincia abbiamo superato due ostacoli formidabili, ma la strada è ancora lunga: per difendere quanto raggiunto, per migliorare e condividere attività e speranze con quanti nel resto d’Italia, in Europa e nel Mondo vogliono affermare un diritto per gli esseri umani di oggi e per quelli di domani.
Due anni fa un’analoga iniziativa popolare scongiurò la parziale privatizzazione dei servizi pubblici a Lipsia. Ci piace continuare a ricordare come la pacata e autorevole “Sueddeutsche Zeitung” definì tale impresa con parole che crediamo di aver applicato anche a Torino: “Un esempio di democrazia vivente”.
Il referendum sull’Acqua Pubblica non fa che continuare il percorso su questo tracciato, che ci unisce, non solo idealmente, con l’assemblea dei movimenti di Cochabamba, sede dieci anni fa della prima e più nota “guerra dell’acqua”.
Speriamo che anche queste, come le altre guerre, diventino presto un ricordo del passato, come accadrà quando finalmente l’acqua tornerà ad essere diritto umano universale e bene comune inalienabile dei popoli.
By Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua – Comitato Acqua Pubblica Torino
Via Mantova 34 – 10153 Torino
www.acquapubblicatorino.org – info@acquapubblicatorino.org
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DOPO PARIGI, ANCHE BERLINO VERSO L’ACQUA PUBBLICA – 14/02/2011
Berlino dice “NEIN” cioe’ -NO all’acqua privatizzata
Nella capitale bollette aumentate del 35% in dieci anni. Passa il referendum che chiede il ritorno al controllo pubblico.
Berlino si prepara a far ritorno all’acqua pubblica. Un referendum che punta in ultima istanza ad annullare la privatizzazione parziale della società di gestione dei servizi idrici si è concluso ieri con un trionfo dei sì: ne servivano almeno 616.571, ne sono arrivati 665.713. Un risultato che ha sorpreso gli stessi promotori. In serata, nel tendone da circo a due passi dal vecchio tracciato del Muro che hanno affittato per seguire i risultati, si contavano più giornalisti che sostenitori del referendum.
“Ci speravo, ma non me l’aspettavo più vista la scarsa affluenza in mattinata- racconta Andreas Fuchs, il cassiere del comitato referendario- è la prova che si può fare molto anche con pochi mezzi” ricordando che che il comitato disponeva di appena 12 mila euro ottenuti dalle donazioni. A titolo di paragone: gli organizzatori del referendum sulla religione a scuola, fallito due anni fà, avevano raccolto centinaia di migliaia di euro. “Un bene essenziale come l’acqua non può essere fonte di profitto, vogliamo che torni in mano pubblica-gioisce il portavoce del Comitato Thomas Rodek.
“E’ un segnale anche per voi in Italia” aggiunge la sua collega Dorothea Harlin. Il referendum chiedeva di pubblicare integralmente il contratto con cui nel 1999 il Land di Berlino vendette alle società RWE e Veolia il 49,9% dell’azienda dei servizi idrici comunali (Berliner Wasserbetriebe). Stando a Rudek, dal 2001 le tariffe dell’acqua sono salite del 35% e oggi sono tra le più alte in Germania. A Berlino un metro cubo d’acqua costa 5,12 euro, a Colonia 3,26. Su pressione dei promotori, il comune ha pubblicato a Novembre circa 700 pagine del contratto di privatizzazione parziale: da esse emerge che la città ha garantito alti margini di guadagno a RWE e Veolia. Non solo, ma dal 1999 al 2009 RWE e Veolia hanno incassato più utili di Berlino (1,3 miliardi contro 696 milioni), e questo sebbene la città-stato detenga il 50,1% della Berliner Wasserbetriebe.
Secondo indiscrezioni stampa, nel 1999 vennero firmate altre 5 intese i cui contenuti sono ancora oggi segreti.
Ora il parlamento del Land dovrà votare una legge sulla pubblicizzazione integrale del contratto di privatizzazione. In caso di rifiuto il comitato referendario è pronto a fare ricorso. Il suo obiettivo ultimo resta però quello di riportare interamente la Berliner Wasserbetriebe nelle mani pubbliche. Evitando al tempo stesso di replicare quanto successo nella vicina Potsdam, dove la società di gestione dei servizi idrici è stata rimunicipalizzata dieci anni fà ma i prezzi sono aumentati e oggi un metro cubo d’acqua costa più che a Berlino: 5,82 euro. Sabato il governo cittadino aveva dichiarato inutile la consultazione. Ieri sera il Sindaco Klaus Wowereit a provato a contenere i danni. L’esito conferma la nostra politica, ha spiegato. Berlino è infatti in trattative con RWE per riacquistare la sua quota nella Berliner Wasserbetriebe.
By Alessandro Alviani – Tratto da: La Stampa
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Per la UE l’Italia spreca acqua: RISORSE IDRICHE Le gestiamo male. E siamo i primi compratori al mondo di minerale – 26/04/07
Facciamo acqua da tutte le parti, ma non sappiamo come.
E questo perché, con la Grecia, l’Italia è il primo degli inadempienti nelle pagelle europee sulla trasparenza della gestione idrica.
A Bruxelles non siamo riusciti a far sapere se potremo centrare gli obiettivi di protezione delle risorse previsti dalle norme comunitarie, mentre il livello di trasposizione delle disposizioni UE nelle leggi italiane è il più insufficiente.
L’analisi economica e ambientale delle risorse idriche ci relega al fondo delle classifiche continentali, battuti soltanto dai greci.
Il governo, come il precedente, semina promesse nei convegni sul cambiamento climatico. Le parole, però, faticano a trovare riscontro nei provvedimenti.
La Commissione UE, garante della sanità idrica europea, è preoccupata, come traspare da uno studio condotto dal responsabile UE all’ambiente, Stavros Dimas.
L’Italia è primatista per omissioni e ritardi nel rispettare gli impegni fissati dalla direttiva quadro sulle acque varata nel 2000.
In compenso siamo anche primatisti del mondo nell’acquisto di acqua minerale.
In casa consumiamo mediamente 200 litri di acqua potabile a testa, ma il 15 per cento della Penisola da giugno a settembre è sotto la soglia di 50 litri prò capite, che costituisce il fabbisogno minimo (nei libri di geografia il Sud era un tempo definito «siccitoso»).
Quel che è più grave, l’acqua viene sprecata: il 40 per cento si perde lungo la rete prima di arrivare ai rubinetti.
«L’acqua non è un bene di mercato, ma un patrimonio da proteggere e difendere» ricordano a Bruxelles, mentre le organizzazioni internazionali chiedono all’Unione il riconoscimento dell’acqua come diritto umano».
Gli scenari dell’ultimo rapporto ONU sul clima che cambia annunciano che la catastrofe ambientale è alle porte: centinaia di milioni di persone rimarranno senz’acqua nei prossimi due decenni; nei 2050 l’Europa potrebbe perdere tutti i suoi ghiacciai e nel 2100 metà della vegetazione mondiale potrebbe essere sparita. Si deve correre ai ripari, subito. Per alcuni è tutta propaganda nichilista, per altri è il momento di evitare il peggio.
L’Unione Europea, fra i più attivi nel gruppo di quanti invocano una controffensiva ambientale, ha scritto la direttiva Acque per garantire entro il 2015 la buona qualità di fiumi, laghi, estuari, acque costiere e acque sotterranee di tutti gli stati membri, ai quali chiede di adottare dei piani di gestione dei rispettivi bacini idrografici entro il 2009.
Sono adempimenti burocratici, forse minuziosi, eppure inevitabili. Ma l’Italia per ora è stata a guardare, o meglio l’anno scorso ha recepito nel suo ordinamento nazionale la direttiva quadro, però non in tutti i suoi aspetti, quindi potrebbe vedersi recapitare una procedura di infrazione.
Manca, per esempio, una valutazione di impatto per le acque in relazione alle nuove infrastrutture.
Un’altra carenza riguarda il coordinamento e la Struttura amministrativa sulla gestione congiunta dei fiumi minori da parte di un’autorità competente. Infine non è stata svolta l’analisi ambientale ed economica, cioè non è stata costruita la base per l’applicazione della direttiva UE.
Dimas fa i conti: “Austria e Cipro sono i paesi che hanno ottenuto i risultati migliori; la Germania e il Portogallo hanno fatto abbastanza bene; Italia e Grecia sono invece lontane dall’arrivare agli obiettivi».
Il primo appuntamento di verifica è nel 2009 con la presentazione dei piani di gestione dei bacini idrografici; l’anno successivo sul tavolo di Bruxelles dovranno arrivare rutti i criteri e i numeri relativi alla definizione delle tariffe dell’acqua. Gli esperti sostengono che non ci sarà sicurezza di approvvigionamento senza un netto incremento dei prezzi.
Gli italiani potranno consolarsi per l’aumentata spesa con la bontà dell’acqua che sgorga dai rubinetti di casa: secondo Legambiente è già oggi «sana e pulita, non troppo diversa da quella in bottiglia». E «di ottima qualità nutrizionale».»
By Loredana Fenoglio – Tratto da Panorama
Proprieta’ dell’acqua ancora TUTTE da scoprire…
Italy, Torino, 4 aprile 2014 – Sono ingegneri, del settore meccanico afferenti al Dipartimento Energia del Politecnico di Torino, e in collaborazione con lo Houston Methodist Research Institute (Texas, USA) hanno realizzato un modello che promette di fornire un grande contributo alla medicina, ma non solo. La prestigiosa rivista Nature Communications Mission : Company information : About NPG ha appena pubblicato la loro ricerca che parte dall’acqua e dalle sue innumerevoli proprietà, molte delle quali ancora da scoprire.
Codifica le sorprendenti caratteristiche dell’acqua in prossimità di superfici solide alla nanoscala. Prima applicazione, il potenziamento delle proprietà degli agenti di contrasto nella risonanza magnetica.
L’acqua alla nanoscala ci aiuterà a progettare tecnologie innovative dalla medicina all’energia rinnovabile.
Monossido di diidrogeno (nome scientifico della comune acqua = la formula chimica letta al contrario)
Scoperto l’Elisir di Lunga Vita: Un bicchiere d’acqua con aggiunta di Idrogeno !
Forse aveva proprio ragione Nanni Moretti, al termine del suo film “Caro Diario”, quando, dopo l’incubo descritto nel terzo episodio del film – l’odissea tra medici e ospedali per curare una malattia rara – si concede davanti alla cinepresa un bel bicchiere d’acqua come toccasana per ogni male.
Adesso una conferma arriva dalla comunità scientifica, e vi consiglio di leggere con attenzione l’articolo qui sotto riportato oggi dalla sezione SCIENZE de La Stampa on line :
www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/scienza/hrubrica.asp?ID_blog=38
È il sogno di scienziati, alchimisti e maghi da millenni. Oggi forse qualcosa di simile all’«Elisir di lunga vita» è stato scoperto, ed è una sorpresa. Non pozioni o pillole magiche, ma un bicchier d’acqua.
Per l’esattezza, acqua arricchita con una rara forma di idrogeno, che potrebbe allungare la vita di chi la beve addirittura di dieci anni. Non è la scoperta di un mitomane, ma la teoria di uno scienziato stimato come Mickhail Schepinov, ex professore all’Oxford University, il cui studio è stato pubblicato dalla rivista New Scientists. Una cosa seria, insomma: secondo lo scienziato, l’idrogeno dovrebbe essere usato anche per «arricchire» gli alimenti, come la bistecca e uova, con l’idrogeno, per allungarsi la vita.
La teoria è semplice: il deuterio, un’isotopo dell’idrogeno, impiegato massicciamente è in grado di difendere i tessuti e le cellule del corpo dai radicali liberi, sostanze chimiche pericolose prodotte quando il cibo è trasformato in energia, e corresponsabili del cancro, l’Alzheimer, il Parkinson e l’invecchiamento in sè. Il deuterio, secondo Shchepinov, «appesantisce» la materia, rafforza i legami tra e intorno alle cellule del corpo, rendendole meno vulnerabili agli attacchi.
In particolare l’acqua arricchita con Deuterio, che è due volte più pesante del normale idrogeno, ha già dimostrato di essere un efficace elisir nei vermi, che hanno visto allungarsi la vita di dieci anni, e dei moscerini, vissuti addirittura fino al 30% in più.
La comunità scientifica accoglie incuriosita questa teoria: «Ho sentito molte idee folli su come allungare la vita – spiega il Dr Judith Campisi, del Buck Institute for Age Research in California – ma da questa sono incuriosito».
Deuterio: elisir di lunga vita ?
Per secoli l’uomo ha cercato il segreto di una lunga e sana vita. E per secoli, sembra che lo abbia cercato nel posto sbagliato. Dimenticate esotiche pillole e pozioni, la chiave per prolungare la vita potrebbe essere semplice come un bicchiere d’acqua.
Una notizia apparsa sul sito di New Scientist riporta la teoria di Mikhail Shchepinov, biochimico russo che ha originariamente studiato presso la Oxford University, egli ritiene che l’acqua contenente una rara forma di idrogeno chiamato deuterio potrebbe aggiungere fino a dieci anni sull’aspettativa di vita di una persona.
Il deuterio, un isotopo dell’idrogeno già conosciuto per le sue capacità di difendere le cellule dall’azione dei radicali liberi, rafforzando i legami tra e intorno alle cellule del corpo e rendendole meno vulnerabili agli attacchi, potrebbe aumentare la vita umana di 10 anni. La teoria è stata sperimentata su alcuni vermi, che hanno visto allungarsi la vita di dieci anni, nonché nei moscerini, la cui vita si è allungata del 30%.
Tuttavia, non tutti gli scienziati sono convinti dalla ricerca. Tom Kirkwood, un ricercatore presso la Newcastle University, ha detto alDaily Mail che, anche se la teoria del dottor Shchepinov è interessante, ‘la storia nel settore è ingombra di ipotesi che sono solo parzialmente supportate da dati’.
Lo studio di Shchepinov ha catturato già a partire dal 2007 l’attenzione del bio-gerontologo Aubrey de Gray fondatore dellaMethuselah Foundation, il quale pubblicò lo studio nella rivista Rejuvenation Research (qui è possibile leggerne un breve estratto).
Shchepinov portò poi le sue teorie ad un pubblico più ampio, compresi imprenditori di successo nel campo delle biotecnologie come Charles Cantor e Robert Molinari. Impressionati dalle sue idee sugli isotopi, essi stanno facendo squadra con Shchepinov al fine di istituire una società denominata Retrotope, con de Gray come consulente scientifico.
By David – Tratto da: www.beyond-human.blogspot.com/2008/11/deuterio-elisir-di-lunga-vita.html
vedi anche altre proprieta’ dell’Acqua:
INFORMAZIONE, CAMPO UNIVERSALE e SOSTANZA – Campi MORFOGENETICI + Segreti dell’Acqua + Bio Elettronica +Cluster dell’acqua + Memoria dell’acqua + Memoria e risonanza + Risonanza dell’acqua – PDF (English)
Proprieta’ propulsive dell’acqua:
https://resonance.is/water-droplets-superpropulsion/ + https://phys.org/news/2017-09-oscillating-surface-faster.html
Tema legato a questo: “L’acqua è fisica ?” con Jacques Collin.
La scienza è stupita nello scoprire che la materia è solo energia e informazione. L’acqua del nostro corpo è la porta di accesso alla comunicazione con altri universi e mondi temporali. L’acqua è il messaggero transcodificatore che introduce nel nostro mondo fisico, la costruzione di forme di vita, l’intelligenza, l’armonia di questo universo metafisico. L’acqua trasporta e controlla l’energia e la vita della più piccola cellula vivente grazie alla potenza dei campi magnetici elettronici ed elettromagnetici.
Al di là di queste domande, Jacques Collin ci dirà anche come bere e quale acqua da bere.
– “Dalla pioggia al vino, l’acqua e la vita sono inseparabili” con Philippe Blot-Lefevre
Molto più della formula H²O, l’acqua è arricchita da contesti e ambienti, proprio come noi. L’acqua è anche la fonte di tutte le forme. Sarebbe anche un canale di coscienza per i vivi e per l’umanità ? C’è un legame attivo e informativo tra la geometria sacra praticata dai nostri antenati e l’esecuzione delle nostre conquiste materiali e intellettuali. Philippe Blot-Lefevre svela i suoi segreti e li aggiorna, dall’architettura delle cantine cistercensi al design delle bottiglie più famose alle dinamiche nascoste dei loghi.
– “Acqua e tempo” con Jean-Pierre Garnier Malet
L’acqua è l’elemento di stoccaggio e diffusione delle informazioni relative al movimento di duplicazione dello spazio e del tempo. L’acqua cattura informazioni dal sole che regola il nostro tempo (presente), ma anche informazioni da altri tempi (passato e futuro). Come possiamo usare al meglio queste tre “tempi” ?
L’acqua si purifica col legno, che elimina il 99% dei batteri ed è fatto di legno – 02/03/2014
Una soluzione innovativa ed ecologica per purificare l’acqua
Filtrare l’acqua non è mai stato così semplice, economico ed ecologico. Un team di ricercatori del Mit di Boston sostiene infatti di essere riuscito a eliminare il 99% dei batteri di E.coli presenti un una sorgente d’acqua passandola attraverso un filtro ottenuto dal ramo di un pino o altri tipi di alburno (la parte più giovane del legno degli alberi).
Il filtro messo a punto dai ricercatori, che presentano la loro proposta sulle pagine di Plos One, è in grado di produrre circa 4 litri di acqua potabile al giorno ed è stato pensato per le zone rurali in cui è difficile installare sistemi di filtrazione avanzata.
Infatti, come spiega Rohit Karnik, tra gli autori dello studio: “Le membrane di filtrazione di oggi hanno pori nanometrici che non sono qualcosa che si può produrre molto facilmente in un garage. L’idea qui invece è che non abbiamo bisogno di fabbricare una membrana, perché è facilmente disponibile. Basta prendere un pezzo di legno e farne un filtro”.
Ma difficoltà di realizzazione a parte, il sistema messo a punto dai ricercatori del Mit è anche economico ed ecologico, rispetto ai metodi che utilizzano i depuratori a base di cloro, le membrane di filtrazione o lo stesso bollire.
Il principio di funzionamento si ispira alla naturale capacità dell’alburno di filtrare le particelle più grandi di 70 nanometri, come racconta Nature World News. Abbastanza cioè per tener fuori i batteri ma non i virus.
Al momento il progetto dei ricercatori è solo agli inizi. L’idea infatti è sia quella di testare diversi tipi di legno, supponendo che alcuni abbiano capacità di filtro migliori di altre, che di trovare modi per evitare che lo stesso filtro si secchi, compromettendone le capacità.
Tratto da: Wired.it
L’acqua non finisce mai di stupirci – Nov 2016
Quella che crediamo essere una sostanza semplicissima mostra infatti un’altra sua bizzarra caratteristica: sembrerebbero, infatti, esistere ben due tipi di acqua allo stato liquido. A scoprirlo sono stati i ricercatori della Oxford University, che ora aggiungono questa nuova curiosità alla già crescente lista di strani fenomeni che orbitano intorno alle molecola d’acqua.
E, come spiegano gli esperti sul Journal of Nanotechnology, la loro scoperta potrebbe avere importanti implicazioni sia per la produzione e l’utilizzo di nanoparticelle, sia per una maggiore comprensione dei meccanismi con cui le proteine causano alcune malattie neurodegenerative, come per esempio il morbo di Alzheimer.
Cosa c’entra la struttura dell’acqua con nanoparticelle, proteine e malattie neurodegenerative ?
Andiamo con ordine.
Laura Maestro e il suo team internazionale (Italia, Messico, Spagna e Stati Uniti) si sono concentrati su alcuni strani comportamenti dell’acqua, mai osservati in altre sostanze.
Per esempio, quando l’acqua congela espande il suo volume, al contrario di quanto fanno quasi tutte le altre sostanze nel momento in cui vengono raffreddate.
Inoltre, l’acqua esiste allo stato solido, liquido e gassoso in un intervallo di temperatura relativamente piccolo (100 gradi), mentre i punti di fusione ed ebollizione della maggior parte degli altri composti abbracciano una gamma molto più ampia.
Il team di ricercatori ha esaminato diverse proprietà fisiche dell’acqua, tra cui la sua costante dielettrica (una grandezza fisica che misura la predisposizione di un materiale a trasmettere il campo elettrico ed è determinata dalle sue capacità di polarizzarsi in presenza del campo) e il rilassamento spin-reticolo (il processo secondo cui i campi magnetici degli atomi di idrogeno in acqua possono perdere energia essendo stato eccitati ad un livello superiore).
Dalle analisi è emerso che queste due grandezze sembrano cambiare repentinamente in un intervallo di temperatura compreso tra i 40 e i 60 gradi centigradi: l’effetto è che la dilatazione termica, la velocità di propagazione del suono in acqua e altri fenomeni passano in un altro regime in questo preciso intervallo di temperatura.
Secondo i risultati dello studio, questi due stati dell’acqua potrebbero avere implicazioni importanti per lo studio e l’utilizzo di nanoparticelle, dove le caratteristiche dell’acqua a livello molecolare diventano fondamentali per le proprietà termiche e ottiche di queste particelle.
Per esempio, le nanoparticelle di oro e di argento sono sempre più utilizzate in nano-medicina per la diagnostica o come agenti antibatterici. Inoltre, secondo i ricercatori, i dati preliminari suggeriscono che la struttura dell’acqua liquida possa influenzare fortemente la stabilità delle proteine e la loro DENATURAZIONE, ovvero il fenomeno chimico che consiste nel cambiamento della struttura chimica iniziale, con conseguente perdita della funzione originale della proteina.
Questa distinzione in due stati dell’acqua liquida apre così la strada a una maggiore comprensione sulla trasformazione delle proteine nell’industria alimentare, ma anche su quali meccanismi proteici provocano alcune malattie neurodegenerative.
Tratto da: wired.it
Commento NdR: il meccanismo della denaturazione delle proteine e’ uno dei molteplici danni e meccanismi delle alterazioni prodotte dai vaccini e dalle loro sostanze tossiche, nelle acque dei corpi viventi !
Continua QUI: Acqua ed alcune sue proprieta’