CIBI ai FARMACI e VACCINI, gravemente lesivi per la salute !
“Che il Cibo sia la Tua medicina, e che la Medicina sia il Tuo cibo…” (Ippocrate di Kos)
Il pasto della giovinezza per tutti
CIBI OGM ai FARMACI e VACCINI …pericolosissimi…per uomini ed animali !
vedi: Patate e cibi vari che vaccinano…
Francesco Sala (ordinario di botanica generale e biotecnologia delle piante presso l’Università di Milano e professore onorario all’università di Nanchino), non riuscendo ad addormentarsi, avrà fatto zapping col telecomando. Tra una vendita di tappeti e una maga che tutto vede e prevede, sarà finito con l’imbattersi nell’incommensurabile Gigi Marzullo (Avellino, 1953, giornalista) che, sottovoce sotto voce, sollecitava il suo ospite notturno “Si faccia una domanda, sia dia una risposta”.
“Buona idea”, avrà pensato Sala, prendendo subito nota sulla sua Moleskine.
Qualche tempo dopo, lo spunto è venuto buono, suggerendogli il titolo per il suo ultimo libro “Gli Ogm sono davvero pericolosi ?” (Laterza, Bari, 2005, pp.158, euro 10,00), domanda a cui, dopo lunga e sofferta meditazione, si è dato la risposta.
Dalla recensione di Luca Passacielo (ammettiamo: ci basiamo su affermazioni di terzi, non abbiamo ancora fatto in tempo a fiondarci in libreria), apprendiamo che nel testo si sostiene più d’una volta che “sono in fase avanzata di sperimentazione piante che producano vaccini contro malattie infettive e tumori”, tra cui l’Aids.
Non e’ certo con la manipolazione genetica applicata alle piante che si risolve il problema della malnutrizione delle popolazioni del mondo, ma e’ ripristinando un’agricoltura naturale e biologica e NON inquinando l’ambiente che si potranno risolvere questi problemi
Che VACCINO mangiamo oggi ?
Certi alimenti contengono anche dei vaccini ! es. lo Yogurt, banane, pomodori, patate, ecc.
Il prof. Thanavala ha dedicato gli ultimi anni del suo lavoro di ricerca allo sviluppo di vaccini orali prodotti da piante geneticamente trasformate. Queste piante commestibili hanno un antigene dell’epatite B (hepatitis B surface antigens HbsAg) e possono immunizzarci dalla malattia (NdR: NON e’ assolutamente vero) .
I topi nutriti con patate transgeniche contenenti HbsAg, hanno la stessa risposta immunitaria di quelli che ricevono una normale iniezione intraperitoneale del vaccino.
Si stanno adesso cercando di produrre piante transgeniche che ci possano vaccinare contro altre malattie virali tra queste l’influenza Fonte: Hemophilus influenzae Trends in Immunology, 2001,22
Commento: Frankestein non è mai morto; vogliono imporre i vaccini a tutti i costi, per continuare a produrre il mercato dei malati anche con le mutazioni genetiche che i vaccini inducono !
La mamma dei folli “ricercatori”, al $ervizio del denaro ed a discapito della salute dei cittadini del mondo, è sempre incinta !
Un brevetto inquietante scoperto questa settimana rivela l’intenzione di nascondere i vaccini all’interno di particelle di cibo senza che il pubblico sappia – Giugno 2016
US domanda di brevetto ‘US20080044481 A1’ ( “microparticelle per la consegna orale”) è stata presentata nel 2005, e permette di farmaci e vaccini per essere incorporati in minuscole particelle invisibili di cibo.
rapporti Activistpost.com:
Dobbiamo presumere la tecnologia non è ancora stata applicata ? E ‘opera a un livello dello stealth ?
L’inventore e il cessionario è elencato-indicato come Mordechai Harel, che è stato associato con la societa’ Advanced BioNutrition Corporation of Columbia, Maryland (US). Qui ci sono un gruppo di citazioni dalla domanda di brevetto.
Le dichiarazioni non lasciano dubbi sulla vasta, ampia applicazione della tecnologia.
Le particelle qui descritte possono essere usati per fornire agenti bioattivi (ad esempio, nutrienti, farmaci, vaccini, anticorpi, e simili), batteri (ad esempio, batteri probiotici), particelle più piccole, o sostanzialmente qualsiasi altro materiale per l’animale. “
“Le particelle qui descritti possono essere preparati e usati come polveri a flusso libero secco, fanghi, sospensioni, e simili, e sono utili per fornire ad un animale un farmaco, un pesticida, un nutriente, un vaccino, una particella più piccola, o sostanzialmente qualsiasi altra composizione che può essere contenuto nelle particelle.
Le particelle sono quindi adatte per l’uso in prodotti alimentari umani, mangimi per animali (ad esempio, alimenti per animali domestici e di allevamento diete animali), le composizioni terapeutiche (ad esempio, farmaci), composizioni di profilassi (ad esempio, vaccini, antibiotici, e preparati batterici probiotici), e dei parassiti prodotti per il controllo tra gli altri prodotti. “
“A: ‘particelle’ è un pezzo discreto di un materiale (omogeneo o eterogeneo) avente una dimensione massima non superiore a 5000 micrometri.”
“Inoltre, quando le microparticelle devono essere utilizzati come componenti di un prodotto alimentare, può essere auspicabile che le microparticelle non sono visibili.”
Commento NdR: la follia e la Criminalita’ di Big Pharma e Big Foods…in mano ai Banchieri i prePotenti del mondo sta agendo su tutti i fronti per raggiungere i loro scopi, ammalare prima di decimare la popolazione del mondo !
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Vaccinare i pesci per ridurre l’inquinamento da antibiotici in acquacoltura – 17 mar 2012
Vaccini per i pesci in cattività. La proposta arriva dai ricercatori dell’Università tecnica della Danimarca, formulata nell’ambito delprogetto Imaquanim (vaccinazione per gli animali in acquacoltura), cofinanziato dalla Commissione Europea. Niels Lorenzen, uno dei coordinatori, spiega che l’obiettivo delle loro ricerche è evitare che i pesci in cattività si ammalino.
Spesso, infatti, trote, salmoni, cozze e gamberi allevati in acquacoltura, sviluppano delle infezioni che portano ad utilizzare grandi quantità di disinfettanti, antibiotici, altamente inquinanti per le acque e pericolosi per la salute dei consumatori e quindi questi “ricercatori”, pensano di risolvere il problema con la vaccinazione, nulla di piu’ illusorio, ma anche pericoloso, come per gli animali terrestri.
Mediamente ogni persona consuma 17 kg di pesce all’anno. I pesci nei mari iniziano a scarseggiare e si sta assistendo ad un fenomeno di riduzione degli stock ittici di molte specie di largo consumo, pensiamo al tonno ad esempio. Il pesce che arriva sulle nostre tavole proverrà dunque, in misura sempre maggiore nei prossimi anni, dall’allevamento. Si sta assistendo al progressivo anche aumento delle malattie dei pesci, per i cibi di scarsa qualita’ che gli propinano nelle acquacolture…i pesci regalando quindi i loro grassi a coloro che se ne cibano; ricordiamo che nei grassi si accumulano le tossine dei corpi viventi !
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BIOTECNOLOGIE: PIANTE MODIFICATE Geneticamente per “PREVENIRE la TUBERCOLOSI”
Prevenire epidemie che affliggono interi continenti, come l’Africa, attraverso la sperimentazione biotecnologica sulle piante e’ possibile.
Lo ha sostenuto a Radio 24, Francesco Sala, docente di biotecnologia all’Universita’ di Milano, impegnato nella ricerca sulle piante per l’inserimento di un vaccino anti-tubercolare nella lattuga.
”Il principio su cui si basa la produzione di vaccini orali attraverso le piante – ha spiegato Sala – e’ l’inserimento di geni isolati dai patogeni, in questo caso parliamo del bacillo della tubercolosi, ma puo’ essere anche il virus dell’HIV o dell’epatite B”. Secondo il professore, una volta inseriti nelle piante, i geni provocano la formazione della proteina prodotta dal gene. Mangiando il vegetale che contiene questa proteina si possono indurre reazioni immunitarie nell’uomo o nell’animale. Questa metodologia sarebbe molto competitiva per il costo inferiore, sia nella produzione, sia nella distribuzione del farmaco. (ANSA).
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Per il colera un vaccino dal riso
Un team di ricerca dell’Università di Tokyo ha sviluppato una varietà di riso geneticamente modificata in grado di produrre un vaccino anticolera. Dal momento che il farmaco deriva da una pianta commestibile, meno costoso da produrre in grandi quantità e può essere somministrato per via orale (NdR: anche a chi non e’ d’accordo…..)
Si tratta di un significativo passo avanti nella produzione dei vaccini orali tradizionali ottenuti dalle piante, perché il riso può essere conservato a temperatura ambiente per almeno un anno e mezzo e, una volta ingerito, le sue proteine proteggono la sostanza dagli enzimi della digestione che potrebbero neutralizzarne l’efficacia.
Oltretutto, il riso presenta un contenuto proteico maggiore rispetto ai vaccini analoghi attualmente in fase di sperimentazione per la prevenzione di diverse malattie infettive.
“Molti si concentrano sul granturco, sul frumento e sui germogli di soia transgenici, ma la novità interessante del riso è rappresentata dal fatto che esso costituisce la principale fonte di sostentamento per le popolazioni di molti paesi in via di sviluppo”, spiega David Pascual, docente di immunologia della Montana State University. “Il lavoro portato avanti dai ricercatori giapponesi è cruciale, perché suggerisce un meccanismo di diffusione dei vaccini anche nelle regioni del pianeta che finora non hanno potuto farvi affidamento”.
Il colera è una patologia di origine batterica che colpisce il tratto intestinale. È provocato dal Vibrio cholerae e si trasmette all’uomo attraverso l’ingestione di cibo e acqua contaminati. È molto diffuso in Africa, America Latina e in diverse zone dell’Asia, e dal 2004 ad oggi, stando alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, le sue vittime sono aumentate di quasi il 30 per cento. Se non curato, può rivelarsi letale.
I ricercatori giapponesi hanno creato il nuovo vaccino inserendo nella sequenza genomica del riso il materiale genetico del batterio del colera. Per ottenere il farmaco, hanno usato due tipi di pianta: la Kitaake, che produce riso normale, e la Hosetsu, che produce riso nano. Una volta prodotte le tossine, il farmaco è stato somministrato a cavie di topo sotto forma di una sospensione di polvere in acqua. Il vaccino ha innescato la produzione di anticorpi in tutto l’organismo delle cavie, incluse le mucose, che costituiscono un’importante prima barriera difensiva dal momento che è attraverso di esse che generalmente le malattie infettive iniziano ad attaccare l’individuo.
I topi così trattati sono risultati immuni alla diarrea indotta dal batterio.
“L’obiettivo è sviluppare una nuova generazione di vaccini più tollerabili sia per l’organismo umano che per l’ambiente, in grado di stimolare una difesa immunitaria contro i microrganismi infettivi sia negli organi che nelle mucose”, spiega Tomonori Nochi, responsabile del progetto e ricercatore del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia presso l’Istituto di Medicina dell’Università di Tokyo.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences.
Il riso è una pianta che si può conservare a lungo a temperatura ambiente, il che è fondamentale per lo sviluppo del vaccino.
Stando alle stime, in tutto il mondo ogni anno vengono spesi tra i 200 e i 300 milioni di dollari per conservare i vaccini a basse temperature, precisa Nochi. “Per questo motivo abbiamo chiamato la nostra tecnologia “vaccino svincolato dalla catena del freddo”. Oltretutto, non è necessario purificare i semi dall’antigene del vaccino, il che causa un ulteriore riduzione dei costi”.
Inoltre, abolire il ricorso ad aghi e siringhe non solo abbatte i costi, ma impedisce anche che accidentalmente degli agenti patogeni vadano a finire nel farmaco finendo per diffondersi tra la popolazione, specialmente nei paesi in via di sviluppo dove le forniture mediche sono estremamente limitate.
Per l’impiego sull’uomo, i ricercatori intendono confezionare il vaccino sotto forma di capsule o pastiglie, ma non hanno in programma di distribuirlo come alimento a sé. Il farmaco potrebbe contribuire alla prevenzione anche di altre patologie infettive legate alle mucose, come l’influenza e l’Hiv.
“Quello della manipolazione genetica delle piante a scopo di vaccinazione è un settore importante di ricerca, e il lavoro compiuto dai giapponesi è entusiasmante”, commenta Carol Tacket, docente di medicina presso il Center for Vaccine Development della University of Maryland School of Medicine. “Utilizzare le specie vegetali per derivarne vaccini è ormai un’opzione tecnicamente praticabile, la difficoltà principale consiste nell’individuazione degli antigeni, ovvero delle proteine che se utilizzate come vaccini possono svolgere una funzione di protezione.
Si tratta quindi essenzialmente di capire di quali sostanze è opportuno indurre la sintesi”.
10/7/2007 – Enel Magazine
By BRITTANY SAUSER
© Technology Review: http://www.venetonanotech.it/files/index.cfm?id_rst=31&id_elm=1809
Commento NdR: Noi ci curiamo con le medicine naturali NON VOGLIAMO nessun Vaccino, neppure quelli nascosti nei cibi….; questi li lasciamo a coloro che sono psicodipendenti dalle case farmaceutiche e dai medici che non curano, ma ammalano vaccinando !
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VACCINI nel RISO OGM
L’attenzione è posta su questo nuovo modo di utilizzo del riso e di ogni possibile genere alimentare come veicolo per vaccini e medicinali in genere.
Alcuni ricercatori hanno impiantato alcune proteine del colera in riso modificato geneticamente, per osservare la reazione che tale modifica ha sviluppato nelle cavie. Questo tipo di impianto funzionerebbe come una vera e propria vaccinazione, inducendo i ratti a sviluppare gli anticorpi contro il colera.
Questa “rivoluzionaria” tecnica apre la strada ad innumerevoli applicazioni future. Molti farmaci potrebbero essere inseriti in alimenti comuni all’alimentazione dell’uomo, per vaccinare preventivamente oppure curare malattie già presenti. Questo approccio sembra violare ogni forma di diritto alla vita di ogni essere vivente.
Una inadeguata politica di diffusione di tali alimenti, porterebbe a vaccinazioni di massa, raggiungendo la totalità degli uomini sul pianeta.
Ovviamente molti di voi penseranno che questo sia poco realistico, tuttavia la possibilità che ciò possa avvenire nei prossimi anni, non è poi una soluzione così remota. La scienza medica sembra essersi votata al controllo e alla diffusione capillare di principi attivi, piuttosto che adoperarsi a migliorare la vita dell’uomo nella sua natura perfetta.
La farmacologia moderna sembra purtroppo l’unica forma di contrasto delle patologie, l’unico modo per curare questo tipo di disturbi.
Il rischio che corriamo è di vedere questi strumenti mal utilizzati da governi e lobby farmaceutiche per controllare (se ce ne fosse ancora bisogno) le persone e la loro salute.
Un individuo sano non è un buon consumatore agli occhi delle corporazioni alimentari e farmaceutiche.
L’obiettivo finale per queste multinazionali è mantenerci in perenne stato di malattia, in modo da essere continuamente soggetti a cure farmacologiche e vaccinazioni, contribuendo ad aumentare i profitti e i giochi di poteri che li regolano.
Il controllo delle nascite (basti ricordare la soia OGM in India), la diffusione di malattie, l’indebolimento del sistema immunitario, potrebbero essere veicolate tramite questo tipo di rimedio.
Il futuro prevede molta tecnologia e tanti farmaci, il tutto immerso in aria irrespirabile e onde elettromagnetiche ovunque.
Vi sembra uno scenario biologicamente adatto ?
In apparenza un bizzarro esperimento di ingegneria genetica nelle piante, ha suscitato l’idea di utilizzare un ceppo di riso, che renderebbe le iniezioni per le vaccinazioni una cosa del passato.
Ricercatori che lavorano presso la University of Tokyo’s Institute of Medical Science stanno lavorando con gli esperti in materia di farmaci, agrobiologi e genetisti, per modificare la composizione del riso e includere le proteine del colera.
Quando il riso è usato come cibo per topi di laboratorio, induce a sviluppare anticorpi de colera nello stesso modo in cui si manifesta in una normale vaccinazione.
Le implicazioni – se i ricercatori possono aumentare il carico ad un livello adatto per l’uomo – sono che importanti farmaci potrebbero essere impiantati facilmente nel riso, che può essere cotto e mangiato, invece di dover essere trasportati con cura e distribuiti come medicine tradizionali.
Fonte: Bio tech promises disease vaccines via food
Ecco cosa invece sta succedendo:
La NUOVA INGEGNERIA GENETICA (NUTRICEUTICA) APPLICATA all’AGRICOLTURA PUNTA ad OTTENERE PIANTE con VALORI NUTRIZIONALI AGGIUNTI
Verdure più ricche dai campi transgenici – Alcune piastre di coltura in cui vengono fatte sviluppare le giovani piantine modificate (GENETICAMENTE = OGM).
Tre anni fa, nel 1996, sparsi per il mondo vi erano 2,8 milioni di ettari di terra coltivati con piante transgeniche, ovvero con piante modificate geneticamente non mediante l’antica biotecnologia della ibridazione, ma attraverso la moderna biotecnologia del DNA ricombinante o di altre tecniche di manipolazione molecolare e genetica.
Un anno dopo, nel 1997, gli ettari a coltivazione transgenica erano saliti a 11 milioni. E lo scorso anno, nel 1998, le piante modificate geneticamente coprivano ormai un’area di 27,8 milioni di ettari.
L’incremento è stato spettacolare: in soli due anni le colture transgeniche sono aumentate di dieci volte.
E così qualcuno già saluta (e qualche altro già paventa) la nuova rivoluzione verde che modificherà il paesaggio agrario del mondo intero, l’alimentazione stessa dell’uomo.
In realtà la rivoluzione delle moderne biotecnologie in agricoltura è molto meno diffusa e pervasiva di quanto si creda. Perché le piante transgeniche effettivamente coltivate a grande scala sono davvero poche: soia, mais, cotone, canola. Perché nascono e crescono soprattutto negli Stati Uniti, dove si trova il 74 per cento dell’area globale coltivata con organismi transgenici. Perché sono controllate da appena quattro o cinque grandi industrie. E, soprattutto, perché quasi tutte sono state manipolate geneticamente per un solo motivo: resistere alle pesti (parassiti, insetti) o ai pesticidi (erbicidi, insetticidi).
Insomma, la sensazione è che la rivoluzione delle moderne biotecnologie verdi sia largamente inesplosa.
Che i rivoluzionari scesi nei campi siano ancora pochi e tendenzialmente monopolisti. E, soprattutto, che consumino tutta la loro ansia rivoluzionaria ostinandosi a utilizzare i loro potenti cannoni per sparare ai passeri, piuttosto che per aprire brecce verso una sostanziale modifica del modo di alimentarsi dell’uomo. Il risultato è che il dibattito riguardo ai rischi e alle opportunità si sta radicalizzando intorno alle questioni generali dell’economia agroalimentare globalizzata, anziché sulla miriade di specifiche potenzialità offerte dalle moderne biotecnologie verdi.
E, invece, questa miriade di potenzialità specifiche esiste. Un saggio significativo lo ha offerto di recente la rivista statunitense Science, che ha dedicato un numero speciale alla biotecnologia delle piante. Ovvero a quello che l’ingegneria genetica sta facendo, o sta per fare, non tanto per incrementare la produttività economica di vecchie piante e di vecchi prodotti, ma per creare nuove piante e nuovi prodotti con un valore aggiunto originale: chimico, farmaceutico e, soprattutto, nutrizionale.
Il Vaccino verde vale oro
Piante transgeniche con un valore chimico aggiunto sono quelle, per esempio, che producono nuovi tipi di plastiche biodegradabili, come il poli-idrossibutirrato (PHB) o additivi dell’industria delle plastiche, come l’acido vernolico e l’acido ricinoleico. Ancora, una pianta di mais modificata geneticamente produce l’avidina, una proteina che si trova di norma nelle uova di gallina e che è un reagente molto utile nei laboratori di analisi.
Piante transgeniche con un valore farmaceutico aggiunto sono quelle capaci di produrre gli antigeni contro l’epatite B, la rabbia, il colera e diversi virus. Da qualche anno sono state modificate geneticamente piante di tabacco e di patata contenenti una proteina capace di scatenare la produzione di anticorpi contro le infezioni intestinali provocate dal batterio Escherichia coli. Una diffusione di queste piante nei paesi in via di sviluppo potrebbe essere un valido sistema per combattere la diarrea, che nel Sud del mondo è una delle cause principali di mortalità.
Ma, forse, il valore specifico aggiunto più interessante di molte piante transgeniche è quello nutrizionale.
Le moderne biotecnologie, infatti, consentono di individuare e trasferire geni in grado di conferire a una pianta la capacità di aumentare la produzione di alcune sostanze biochimiche interessanti, quali per esempio i nutrienti, e di abbattere la produzione di molecole indesiderate, come gli acidi grassi saturi e tutte le altre sostanze con proprietà antinutrizionali.
L’ingegneria fitogenetica, l’ingegneria genetica applicata alle piante, offre, pertanto, opportunità inedite alla nutriceutica, ovvero alla scienza delle sostanze nutrienti e della loro azione fisiologica e terapeutica. In altri termini le moderne biotecnologie propongono svariate possibilità di far arrivare sulla tavola cibi più sani e nutrienti, non solo cibi prodotti in maniera più economica.
I due filoni di ricerca più promettenti nel campo delle biotecnologie applicate alla nutriceutica sono quelli passati in rassegna, su Science, dagli statunitensi Barbara Mazur, Enno Krebbers e Scott Tingey, della Stazione sperimentale di prodotti agricoli della DuPont a Wilmington, nel Delaware, e da Dean Della Penna, dell’Università del Nevada.
I tre ricercatori della DuPont, una grande azienda multinazionale, descrivono i miglioramenti nei caratteri di qualità delle sostanze di base della dieta, i cereali e le leguminose, ottenuti o ottenibili non solo attraverso la tecnica del DNA ricombinante, ma mediante un’intera costellazione di moderne tecniche biotecnologiche.
In poche mosse si modifica il seme
Per esempio, lo screening del germoplasma accoppiato ai nuovi sistemi di individuazione dei caratteri funzionali e, poi, all’uso di marcatori molecolari basati sul DNA hanno consentito, un anno fa, di individuare e selezionare una pianta di soia con concentrazioni ridotte di sostanze antinutrizionali.
Attraverso una serie di cicli di selezione di ceppi genetici, alcuni ricercatori dell’Università dell’Illinois sono riusciti a ottenere una pianta di mais in grado di produrre una elevata varietà di oli. La pianta, ricca di sostanze energetiche, era povera di caratteristiche agronomiche: in altri termini, attecchiva male ed era troppo suscettibile alle malattie per poter essere usata. Hanno pensato, così, di ibridarla con un mais più resistente.
Ma l’analisi quantitativa dei caratteri ha dimostrato che la normale ibridazione era difficile da realizzare: l’alto contenuto di oli nei semi della pianta era infatti regolato da una costellazione di 12 geni. I ricercatori dell’Università dell’Illinois hanno allora messo a punto un sistema, chiamato Topcross, che consente di trasferire sul campo i caratteri genetici da un genotipo inferiore a un ibrido di élite.
Mettendo poche piante della varietà maschile fertile del mais ad alta varietà di olio in un campo coltivato con piante maschili sterili del ceppo resistente del mais, è stato possibile trasferire il pool di geni per la produzione degli oli alla pianta resistente, ottenendo un nuovo ceppo resistente ma capace anche di produrre un’elevata varietà di oli. Con altre tecniche sono state ottenute dalla DuPont piante di soia, di canola e di tabacco con alto contenuto dell’aminoacido lisina; di soia con alto contenuto di acido oleico monoinsaturo; di soia con basso contenuto di tripsina. L’azienda ha sviluppato la linea della soia. Ma altre aziende e svariate università stanno lavorando a una più vasta gamma di piante, molte delle quali modificate geneticamente, con caratteristiche nutrizionali migliori di quelle attuali. Alcune producono i nutrienti di base della dieta. Altre producono nutrienti altrettanto importanti, ma presenti solo in piccole quantità nella dieta: i micronutrienti.
Nuove soluzioni per carenze alimentari
Una dieta ben bilanciata, infatti, non deve contenere solo il giusto ammontare di zuccheri, proteine e grassi.
Ma deve essere farcita di un numero, piuttosto grande, di altre sostanze che l’organismo non può produrre. Queste sostanze possono essere presenti in piccole quantità, talvolta solo in tracce.
C’è un numero grande, anche se indeterminato, di micronutrienti non essenziali, che sono utili al benessere fisico. Ma i nutrizionisti conoscono almeno 30 micronutrienti che sono essenziali per la salute: 17 minerali e 13 vitamine.
Si calcola che circa 800 milioni di persone nel mondo abbiano una dieta carente di macronutrienti.
Ma si calcola che alcuni miliardi di persone seguano una dieta carente di almeno uno dei 30 micronutrienti essenziali. E sono, pertanto, esposti a gravi malattie. Circa 250 milioni di bambini non assumono quantità sufficienti di vitamina A (e 500.000 di loro, ogni anno, pagano questa carenza con una forma irreversibile di cecità). Circa 1,5 miliardi di persone non assumono abbastanza iodio.
E circa due miliardi di persone hanno una dieta troppo povera di ferro. Persino in occidente, tra le classi più povere, una dieta carente di micronutrienti è piuttosto diffusa.
Mettere a punto, con le moderne tecniche biologiche, patate ricche in ferro, broccoli ricchi di iodio o mais ricco di vitamina A, ovvero piante che fanno parte della dieta quotidiana di tutti, ma soprattutto dei poveri, con un elevato contenuto di micronutrienti, potrebbe facilitare la lotta a malattie molto diffuse.
Nel suo dettagliato resoconto su Science, il biochimico Dean Della Penna, dell’Università del Nevada, illustra i recenti progressi, ma soprattutto le difficoltà tecniche che incontrano le biotecnologie dei micronutrienti.
Ottenere piante ricche di micronutrienti è possibile, ma non è semplice: occorre infatti individuare i geni che controllano l’assunzione dei minerali o la biosintesi delle vitamine, ovvero di sostanze presenti solo in tracce in una cellula. E occorre, poi, il lavoro coordinato di fitogenetisti, nutrizionisti umani, agronomi, scienziati dell’alimentazione perché, una volta individuati i geni o i gruppi di geni, sia possibile trasferirli sulla pianta giusta. Ma, al di là delle difficoltà tecniche, superabili, quello che occorre in questo tipo di ricerca sono organizzazione e investimenti. Probabilmente fuori da una prospettiva, ristretta, di mercato.
Perché i poveri con la dieta carente di micronutrienti saranno anche tanti, ma non hanno capacità di spesa.
Il più grande rischio associato alle biotecnologie nutriceutiche è, infatti, quello delle piante transgeniche orfane: le piante che, come i farmaci orfani, nessuno metterà mai a punto perché i potenziali consumatori non hanno i soldi per comprarle e ripagare gli investimenti della ricerca.
By Pietro Greco
Tratto da: – tempomedico.it (n. 649 del 24 novembre 1999)
Commento NdR: Prima le multinazionali sfruttano le risorse di quei paesi e di quelle popolazioni, poi invece di ripristinare l’agricoltura naturale evitando pesticidi e concimi chimici che depauperano terreni e quindi prodotti, coltivati su quei terreni, vengono a proporre cibi ai farmaci, per renderle ancora piu’ dipendenti da loro….
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Un vaccino biotecnologico per l’HIV – 19 giugno 2007
ROMA – Tabacco e mais (OGM) sono alla base della sperimentazione sull’uomo del vaccino anti-Hiv.
Il protocollo medico partirà il prossimo autunno in Gran Bretagna, a Londra, e le piante utilizzate sono state geneticamente modificate per la produzione del farmaco. La notizia arriva dal II congresso mondiale su “Vaccini e antibiotici prodotti in pianta”,cui sono riuniti esperti del settore immunologico e biologico provenienti da tutto il mondo
“Nell’innovativo campo del Molecolar-Farming, ovvero della coltivazione in piante di molecole di interesse farmaceutico – ha affermato Mario Pezzotti, docente di Genetica agraria all’università di Verona e organizzatore del Congresso – si stanno facendo grandissimi passi avanti, anche se ancora scarso è l’interesse delle aziende farmaceutiche ad investire nel settore”.
Esiste infatti solo un prodotto di questo tipo autorizzato alla commercializzazione dalla Food and Drug Administration, l’ente di controllo americano ed è un vaccino contro una particolare malattia virale dei polli, ottenuto da piante di tabacco geneticamente modificate.
Quello che sarà somministrato nella capitale inglese è il risultato del lavoro di un consorzio europeo, il Pharmaplant di cui fanno parte 39 gruppi internazionali, tra i quali tre italiani impegnati nello studio di “vaccini verdi” contro l’influenza umana, la varicella e l’influenza aviaria, così come anticorpi contro il cancro al collo dell’utero.
(Cac/Dire) – TAGS
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VACCINO nel RISO
Un innovativo vaccino per il colera è stato sviluppato nei laboratori dell’Università di Tokyo: nel Dna del riso sono stati inseriti alcuni geni derivanti dal batterio del colera, ottenendo così un riso GM capace di indurre una risposta immune contro l’infezione.
La sperimentazione ha confermato quanto si attendevano i ricercatori: nei topi alimentati con il nuovo riso si è evidenziata la presenza di anticorpi non solo nel sangue, ma anche nelle mucose, prima via di accesso al nostro organismo per molti microbi. Soprattutto quest’ultimo è considerato un risultato molto importante perché impossibile da ottenere con i sistemi di vaccinazione tradizionali. Pratico ed efficace, sì… Secondo i suoi “inventori”, però, il riso-vaccino ha diversi altri vantaggi, tra i quali quello di essere stabile: mantiene infatti inalterata la sua efficacia per oltre un anno e mezzo a temperatura ambiente, mentre il vaccino tradizionale deve essere sempre conservato a bassa temperatura.
Non servono più aghi e siringhe, e una eventuale campagna di vaccinazione avrebbe tutti i numeri per essere la più efficace mai sostenuta, visto che il riso è la principale fonte di sostentamento per le popolazioni di molti paesi poveri e in via di sviluppo (nei quali il colera è ancora assai diffuso).
… ma non è tutto riso e fiori !
I benefici legati a questa nuova invenzione dell’ingegneria genetica sono dunque importanti, ma sopravvalutarli e, soprattutto, abbassare la guardia sui potenziali rischi della coltivazione di piante transgeniche per uso alimentare sarebbe un errore.
I tempi di sperimentazione sembrano insufficienti per permettere una valutazione davvero completa degli eventuali pericoli, eppure… la diffusione di piante geneticamente modificate appare fin troppo rapida e, spesso, fuori controllo. È infatti già accaduto che coltivazioni di riso “normale” venissero contaminate da quello GM, o che ingenti importazioni di prodotto lavorato fossero bloccate (settembre 2006, riso LL601, resistente agli erbicidi) o addirittura sequestrate nei punti vendita (maggio 2007, riso Bt63, varietà illegale resistente agli insetti) a dimostrazione della loro opinabile sicurezza.
Nonostante il riso sia in prevalenza autoimpollinante, e quindi i rischi di diffusione incontrollata di una variante “artificiale” siano, almeno in teoria, bassi, le problematiche su come proteggere da contaminazioni le coltivazioni del prodotto “originale” non devono essere lasciate in secondo piano.
Tratto da Nexus – 25 settembre 2007)
Commento NdR: … e poi soprattutto si vaccinano le popolazioni senza il loro consenso e senza chiederglielo !
vedi: Gravi Danni dai Vaccini
vedi: Consigli Alimentari + Crudismo + Vegetarianesimo + Vegetariani 1 + Vegetariani 2 + Germogli