Una serie di sperimentazioni sulle coltivazioni biotech OGM, ha dimostrato che sono un disastro per l’ecosistema.
L’Independent: “Un altro chiodo sulla bara dell’industria dell’Ogm” – UK – Gran Bretagna
(ANSA) – LONDRA, 22 MAR – L’introduzione in Gran Bretagna di colture geneticamente modificate non ci sarà, almeno per il prossimo futuro: l’ultima di una serie di sperimentazioni attuate negli ultimi quattro anni sui pericoli degli Ogm per l’ambiente ha infatti dimostrato, per l’ennesima volta, che tali colture sono pericolose per l’ecosistema.
Le coltivazioni erano state modificate geneticamente per essere resistenti a potenti erbicidi: ma proprio queste sostanze, ha rilevato lo studio, si sono rivelate un’autentica catastrofe per l’ecosistema delle zone interessate, già massacrato dall’agricoltura intensiva.
L’esperimento è stato condotto in 65 campi in diverse parti del paese su due piantagioni di colza, una derivata da semi convenzionali, l’altra da semi Ogm. Gli scienziati hanno osservato attentamente l’impatto delle due coltivazioni sulla flora e la fauna nelle aree adiacenti.
Risultato: fiori, farfalle, api, altri insetti e perfino gli uccelli sono stati danneggiati dagli erbicidi utilizzati nella coltivazione di colza Ogm.
Les Firbank del centro per l’ecologia e l’idrologia di Lancaster, che ha guidato lo studio, ha dichiarato che nel caso delle coltivazioni Ogm era stato riscontrato un calo del 33% dei semi di fiori e piante circostanti.
La colza Ogm e’ infatti in grado di resistere ad erbicidi che normalmente ucciderebbero la colza convenzionale e permette quindi agli agricoltori di usare sostanze chimiche molto più aggressive per proteggere il raccolto, sostanze che però, da quanto è stato dimostrato, hanno un impatto devastante sull’ecosistema delle campagne.
”Tutte le prove raccolte nella sperimentazione indicano che la differenza tra le due colture è dovuta agli erbicidi. E’ la natura delle sostanze usate ed i tempi in cui vengono utilizzate”, ha dichiarato Firbank.
”Ciò che va bene per l’agricoltore non è detto funzioni per le piante, gli insetti e le farfalle che si trovano sul territorio”, ha aggiunto Christopher Pollock, presidente del comitato indipendente.
I tre esperimenti precedenti erano stati condotti sul granturco, sulla barbabietola e su un altro tipo di colza. Nel caso della barbabietola e della colza, i risultati erano stati simili a quelli ottenuti in quest’ultimo esperimento, mentre nel caso del granturco la sperimentazione aveva dato risultati positivi dimostrando che l’erbicida utilizzato per il mais Ogm faceva in realtà meno danni di quello impiegato nelle colture tradizionali.
La validità dell’esperimento era stata però messa in discussione, in quanto l’erbicida usato sul granturco tradizionale era talmente distruttivo che stava per essere messo al bando dall’Unione europea.
Nonostante ciò il governo britannico lo scorso anno aveva dato l’autorizzazione per la coltivazione di quel tipo di mais Ogm, chiamato Chardon LL, aprendo di fatto le porte alle colture geneticamente modificate nel paese, con grandi proteste degli ambientalisti.
Poche settimane dopo però la Bayer, società produttrice del Chardon LL, aveva ritirato la propria richiesta sostenendo che le condizioni imposte dal governo a tali coltivazioni erano troppo restrittive.
Alla Bayer poco dopo aveva fatto seguito un altro gigante del biotech, Monsanto, ritiratosi dall’intero mercato europeo.
E se così le prospettive per l’introduzione degli Ogm nel Regno Unito già sembravano compromesse, ora, alla luce dell’ultima e finale sperimentazione, ”un altro chiodo e’ stato messo nella bara dell’industria dell’Ogm in Gran Bretagna”, commenta l’Independent.
Speriamo che ciò avvenga anche per TUTTI i produttori di OGM
QUI i risultati dello studio in inglese, 227 Kb, da: Royal Society, Proceedings: Biological Sciences
Tratto da: www.greenplanet.net
vedi: Tracciabilità dei Cibi
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OGM – Paolo Perrino, dirigente di ricerca all’istituto di Genetica vegetale del Cnr di Bari:
:-” «Il compito degli scienziati è fare ricerca. E fare ricerca significa spesso isolamento. Le multinazionali confidano proprio nel fatto che, per la natura della nostra attività, la comunicazione all’interno del mondo della scienza è intermittente, lenta, scarsa». Ma i tentativi di occultare i risultati della ricerca indipendente sono estremamente pericolosi. «Dare il via libera agli organismi geneticamente modificati è un fatto grave – afferma Perrino – Gli OGM sono dannosi per l’ambiente e per la salute umana.
Il Dna transgenico passa nella flora intestinale, che diventa resistente agli antibiotici. E continuando il percorso metabolico, il loro passaggio nell’organismo può causare patologie come il cancro».
http://www.lanuovaecologia.it/scienza/ricerca/8315.php
Lo studio pubblicato dal governo inglese: http://royalsociety.org/document.asp?tip=0&id=1371
http://royalsociety.org/page.asp?id=1220
Tutti i dettagli dello studio: http://www.gmsciencedebate.org.uk/report/pdf/gmsci-report1-full.pdf
Il pollo non è più il pollo di una volta. – Si chiama COBB 500 ed è stato brevettato dalla The Cobb Breeding Company LTD.
I link sull’argomento non mancano: basta digitare la famigerata parolina: BROILER = http://snipurl.com/1xz2r
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LE “MISSIONI UMANITARIE” degli OGM – 21/10/2007
Se esperimenti e coltivazioni di piante geneticamente modificate per produrre farmaci e vaccini non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, la contaminazione è in agguato, anche per vie subdole. Ecco come.
All’inizio le colture geneticamente modificate furono presentate come la soluzione per i problemi alimentari del Sud del mondo. Non risulta che essi siano stati risolti. Così sempre più le aziende si orientano verso Ogm destinati ad altre missioni umanitarie, se così possono essere definite. E’ il caso dei pioppi – la notizia è uscita in settimana – che, grazie ad un gene di coniglio inserito nel loro Dna, sono in grado di ripulire il terreno dall’inquinamento. Oppure la sterminata gamma degli Ogm farmaceutici: le uova di galline transgeniche che curano i tumori, il latte che contiene anticoagulanti. E, in campo vegetale, il cartamo che produce insulina, il risoantidiarrea . Eccetera.
Dalle “piante farmaceutiche” è possibile estrarre a basso costo e in abbondanza molecole e vaccini che in laboratorio vengono prodotti in piccole quantità e con costi molto elevati. Questo tipo di colture geneticamente modificate non ha ancora bussato alla porta dell’Europa, ma negli Stati Uniti e in Canada sono in corso coltivazioni e sperimentazioni in campo aperto. Quante, per la verità, non lo sa nessuno: l’unica certezza è che si tratta di grandi numeri.
Sui rischi della coltivazione di Ogm farmaceutici in campo aperto interviene Pietro Perrino, dirigente di ricerca del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) che lavora al l’Istituto di genetica vegetale, con un suo intervento che pubblichiamo integralmente.
Il problema è il solito: se esperimenti e coltivazioni non vengono condotti in ambienti rigorosamente chiusi e controllati, è in agguato la contaminazione che può avere conseguenze disastrose per la salute umana, dato che è in gioco l’esposizione a vaccini, ormoni di crescita, coagulanti del sangue, enzimi industriali, anticorpi umani, contraccettivi, sostanze immunosoppressive e sostanze che inducono aborto.
Ma attenzione. C’è una considerazione che, secondo Perrino, vale per tutti gli Ogm, farmaceutici e non: la contaminazione non è solo quella”verticale”, dalla pianta madre alle piante figlie, che passa attraverso la diffusione del polline geneticamente modificato. C’è tutto il capitolo, “che si tende a trascurare”, della cosiddetta “contaminazione orizzontale, “pericolosa e subdola”.
Succede così. I residui delle colture geneticamente modificate rimangono inevitabilmente sul terreno: foglie, steli, radici che non hanno interesse commerciale e-o che sfuggono anche alla più accurata delle pulizie. Questi residui contengono Dna transgenico, “che al contrario del Dna ‘normale’ è molto più instabile, si rompe e si ricombina, passa in virus, batteri e funghi, e attraverso questi si infila in altri organismi viventi. Così un frammento di Dna di mais transgenico può finire nel frumento piuttosto che nell’orzo o nella segale. Ormai i dati scientifici sono sufficienti: è vero che la ‘contaminazione orizzontale’ può avvenire in natura, a partire da Dna non transgenico, ma è altrettanto vero che accade molto, molto più facilmente a partire da Dna transgenico.
Se la frequenza della ricombinazione ‘naturale’ è pari a uno, la frequenza della ricombinazione con Dna transgenico e pari a mille”.
La “contaminazione orizzontale” non è in agguato solo a partire dai resti di colture transgeniche che restano nei campi.
Può avvenire, aggiunge Perrino, anche con i residui, poniamo, di un carico di Ogm destinati all’alimentazione animale.
E qui si apre un altro capitolo, ben più grave: la “contaminazione orizzontale”, dice Perrino, avviene anche negli animali nutriti con OGM. “Dalla flora intestinale la contaminazione passa all’individuo. Quindi nel latte, nelle uova, nella carne. Me lo ritrovo anche nel formaggio, il Dna transgenico. E questi sono tutti insulti al mio genoma. E’ come giocare alla lotteria: più spesso capita, più alte sono le possibilità che questo abbia una conseguenza”. Solo che qui non si vincono i milioni del Superenalotto. Nella lotteria transgenica, conclude Perrino, “è in palio il cancro”.
Tratto da: http://www.greenplanet.net:80/content/view/20019/26/
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Dopo l’allarme contro la distruzione delle foreste pluviali, il principe Carlo d’Inghilterra va all’attacco degli alimenti geneticamente modificati (OGM) e delle multinazionali che li producono. Secondo il principe del Galles la loro diffusione rischia di causare “la più grande catastrofe ambientale mai conosciuta dall’umanità”.
La Gran Bretagna è uno dei Paesi al mondo dove la ricerca e la sperimentazione sugli OGM è particolarmente avanzata.
In un’intervista al Daily Telegraph, il principe del Galles dice che “le multinazionali stanno sperimentando con la natura e con l’umanità in un modo che è andato terribilmente storto… per quale altro motivo stiamo affrontando tutte queste sfide, come il cambiamento climatico e il resto ?”. Affidarsi a “queste gigantesche aziende” per avere il cibo “risulterà in un disastro assoluto”, aggiunge.
“Dovremmo discutere di sicurezza del cibo, non della produzione del cibo – afferma ancora l’erede al trono britannico – Questo è quel che conta, e quel che la gente non capisce. E se pensano che funzionerà perché si inventeranno una cosa geneticamente modificata dopo l’altra, io non voglio saperne, perché sarà garantito che avremo il più grande disastro ecologico di tutti i tempi”.
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Danni genetici e salute a Fallujah Iraq peggio di Hiroshima – Bt dr. Chris Busby
I risultati di uno studio epidemiologico sulla popolazione organizzato da Malak Hamdan e Chris Busby saranno pubblicati domani sull’International Journal of Environmental Studies and Public Health (IJERPH) con sede a Basilea, Svizzera.
Essi mostrano un aumento del cancro, della leucemia e della mortalità infantile e perturbazioni del normale rapporto di sesso alla nascita della popolazione umana significativamente maggiore di quelli riportati per i sopravvissuti alle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki nel 1945.
I risultati di un’indagine condotta nel gennaio/febbraio 2010 su 711 case e più di 4000 persone a Fallujah mostrano che nei cinque anni successivi agli attacchi del 2004 da parte delle forze dirette dagli Stati Uniti si è registrato un aumento di 4 volte di tutti i tumori. È interessante notare che lo spettro del cancro è simile a quello dei sopravvissuti di Hiroshima che sono stati esposti alle radiazioni ionizzanti della bomba e all’uranio nella ricaduta.
Confrontando i tassi di popolazione campione con i tassi di cancro in Egitto e Giordania, i ricercatori hanno scoperto che c’è stato un aumento di 38 volte nella leucemia (20 casi) quasi un aumento di 10 volte nel cancro al seno femminile (12 casi) e aumenti significativi nel linfoma e nei tumori cerebrali negli adulti.
Sulla base di 16 casi nel periodo di 5 anni, gli aumenti di 12 volte nel cancro infantile in quelli di età 0-14 anni sono stati particolarmente marcati. Gli aumenti di cancro e leucemia erano tutti in persone più giovani di quanto ci si aspetterebbe normalmente. La mortalità infantile è risultata essere dell’80 per 1000 nascite, che si confronta con un valore di 19 in Egitto, 17 in Giordania e 9,7 in Kuwait.
Un risultato importante è che il rapporto sessuale, che nella popolazione normale è sempre di 1050 ragazzi nati ogni 1000 ragazze, è stato seriamente ridotto nel gruppo nato subito dopo il 2005, un anno dopo il conflitto: in questo gruppo il rapporto sessuale è stato di 860. Il rapporto tra i sessi alla nascita è un indicatore ben noto di danno genetico, la riduzione delle nascite dei maschi è dovuta al fatto che le ragazze hanno un cromosoma X ridondante e possono quindi permettersi di perderne uno nonostante il danno genetico; i maschi no. Il rapporto sessuale è stato ridotto in modo simile nei bambini sopravvissuti a Hiroshima. “Questo è un risultato straordinario e allarmante” ha detto il dottor Busby, che è stato visto dal professor all’Università dell’Ulster e direttore scientifico di Green Audit, un’organizzazione indipendente di ricerca ambientale.
Ha aggiunto: “Per produrre un effetto come questo, nel 2004, quando sono avvenuti gli attacchi, si deve essere verificata un’esposizione mutagenica molto importante. Dobbiamo scoprire con urgenza quale fosse l’agente”. Anche se molti sospettano l’uranio, non possiamo esserne certi senza ulteriori ricerche e analisi indipendenti dei campioni della zona”. Malak Hamdan, che ha organizzato il progetto, ha detto: “Sono molto contento che siamo riusciti ad ottenere un’adeguata conferma scientifica di tutte le prove aneddotiche del cancro e dei difetti congeniti alla nascita. Forse ora la comunità internazionale si sveglierà”.
From: http://www.mdpi.com/1660-4601/7/7/2828/pdf
By Chris Busby (France) – Malak Hamdan and Entesar Ariabi Cancer, Infant Mortality and Birth Sex-Ratio in Fallujah, Iraq 2005–2009 Int. J. Environ. Res. Public Health 2010, 7, 1-x; doi:10.3390/ijerph707000x
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Germania: Corte costituzionale riafferma la validità delle “regole stringenti” sugli OGM – 24/11/10
Fonte: Ufficio stampa Corte costituzionale
Pronunciandosi sul ricorso presentato dal Land Sassonia-Anhalt contro la “Legge federale sull’ingegneria genetica”, la Corte costituzionale tedesca ha riaffermato la legittimità e costituzionalità delle misure in essa contenute. La Corte ha riconosciuto che l’ingegneria genetica comporta una modifica irreversibile delle strutture elementari della vita e che è difficile, se non impossibile, arginare la diffusione del materiale geneticamente modificato immesso nell’ambiente. Mancando ancora una conoscenza scientifica degli effetti a lungo termine dell’ingegneria genetica, è compito del legislatore preservare dai possibili effetti avversi delle colture gm i cittadini e l’ambiente, anche in virtù del vincolo di responsabilità che lega le generazioni attuali a quelle future. Resta in piedi, così, l’obbligo per chi contamina coltivazioni tradizionali o biologiche di risarcire i propri vicini, nonché quello di iscrivere le coltivazioni gm sperimentali in un registro di pubblico accesso che ne consenta il costante e trasparente monitoraggio.
12/11/10 – “Eurobarometro sulla biotecnologia 2010”: cresce in Europa l’opposizione al cibo OGM
Fonte: Greenpeace
Secondo il nuovo “Eurobarometro sulla biotecnologia” la percentuale di quanti in Europa si oppongono ai cibi geneticamente modificati è in aumento. Dichiara Marco Contiero di Greenpeace: “Il sondaggio ha prodotto risultati inequivocabili: il 61% della popolazione europea è contraria a un’ulteriore diffusione degli alimenti ogm in UE”. Nel precedente Eurobarometro riguardante gli Ogm (“Attitudine dei cittadini europei verso l’ambiente”, 2007) i contrari al cibo gm costituivano il 58% della popolazione.
Per i cittadini europei gli alimenti gm sono fondamentalmente innaturali (70%), non sicuri per la salute umana (59%), non sicuri per le generazioni future (58%), vantaggiosi per alcuni, ma causa di rischi per altri. Meno di un terzo di tutti gli intervistati ritiene che gli Ogm siano utili all’economia e l’84% dei cittadini dimostra di avere una buona conoscenza del problema. Ciò prova che, contrariamente a quanto sostiene l’industria biotech, l’opposizione dell’opinione pubblica europea agli Ogm è il prodotto di una scelta informata e non di ignoranza. Lo conferma la cospicua perdita di consensi in un paese, la Spagna, tradizionalmente pro-Ogm e in cui i transgenici sono coltivati su vasta scala: tra il 2005 e il 2010 la percentuale dei favorevoli agli Ogm è passata dal 53 al 35%.
10/11/2010 – Unione europea: debutto disastroso per la patata Amflora OGM
Contaminazione, rifiuto sociale e il ricorso di cinque governi sintetizzano il suo primo anno di coltivazione
Fonte: Amigos de la tierra
Rompendo un’ultradecennale moratoria di fatto, la Commissione europea ha autorizzato lo scorso marzo la coltivazione della patata gm Amflora sul territorio dell’Unione. Dopo la prima semina, tuttavia, il bilancio non potrebbe essere più negativo. Rifiutata dall’opinione pubblica e dall’industria, gran parte del raccolto del vegetale OGM è risultato contaminato e quindi sequestrato. Austria, Ungheria e Lussemburgo ne hanno proibito la coltivazione e cinque governi europei ne hanno contestato l’approvazione davanti alla Corte di Giustizia europea.
Nel corso del 2010 la patata Amflora è stata coltivata complessivamente su 267 ettari di terra, suddivisi tra Svezia, Germania e Repubblica ceca. In Svezia il debutto di Amflora si è intrecciato con lo scandalo provocato da un’altra patata gm, Amadea, coltivata sul suolo dell’Unione pur non essendo autorizzata. Per effetto della contaminazione causata dalla patata illegale, 16 dei 120 ettari di Amflora coltivati in Svezia sono stati distrutti. Sorte non migliore è toccata ai 15 ettari coltivati in Germania, anch’essi sequestrati per il rischio contaminazione e assicurati in un magazzino del governo federale fino a nuovo ordine.
Anche l’industria europea dell’amido ha voltato le spalle ad Amflora, per evitare problemi di contaminazione e non incorrere nel rifiuto dei consumatori. Del resto, esistono già sul mercato patate tradizionali dotate dello stesso contenuto di amido, a ulteriore conferma del fatto che metterne in circolazione una geneticamente modificata pericolosa per la salute umana fosse del tutto innecessario.
04/11/10 – Unione europea: per l’EFSA anche il mais “Smartstax” OGM, è sicuro
Fonte: Testbiotech
L’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha emesso parere favorevole sul mais “Smartstax”, geneticamente modificato per produrre sei proteine Bt insetticide e resistere all’azione di due erbicidi.
Il mais “Smartstax” delle società Monsanto e Dow-Agroscience risulta dall’incrocio di più piante transgeniche, è stato autorizzato negli Stati Uniti e in Canada per la coltivazione e potrebbe essere a breve autorizzato in Europa per l’alimentazione umana e animale.
Nel valutare i possibili rischi sanitari del prodotto, tuttavia, l’EFSA non ha analizzato gli effetti risultanti dalla combinazione delle diverse sequenze geniche introdotte nella pianta, ma ha preso in considerazione le sole sperimentazioni preesistenti per le diverse “linee vegetali” componenti lo “Smartstax”.
Secondo la Ong tedesca Testbiotech tale modo di procedere è inaccettabile. E’ noto, infatti, che le proteine insetticide Bt presentano livelli di tossicità più elevati se combinate tra loro o quando entrino in contatto con altri fattori. Nel caso del mais “Smartstax” occorre valutare non soltanto gli effetti provocati dalla combinazione delle sei proteine insetticide, ma anche quelli che possono scaturire dai residui dei due erbicidi “abbinati” alla pianta gm. Dichiara Cristoph Tehn di Testbiotech: “In Europa si coltivano sempre frequentemente piante in cui sono inserite tecnicamente più funzioni genetiche. L’EFSA tende ad autorizzarne la commercializzazione senza analizzare i rischi derivanti dalla combinazione dei diversi geni. Il mercato europeo rischia così di essere inondato di piante geneticamente modificate i cui rischi sanitari non sono stati di fatto mai valutati”.
01/11/2010 – Giappone: approvato un protocollo internazionale contro i rischi posti dagli OGM
Fonte: Clarissa, di G. Sinatti
Un nuovo protocollo sulla responsabilità ed il risarcimento in caso di danni causati dagli spostamenti transfrontalieri di organismi viventi geneticamente modificati (LMO) è stato adottato lo scorso 15 ottobre nel quadro della Convenzione sulla Biodiversità (CBD), approvata il 22 maggio del 1992 e sottoscritta ad oggi da 188 Paesi.
Ci sono voluti ben sei anni di negoziati per giungere a questo “protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur” che rende operativo l’articolo 27 del cosiddetto Protocollo di Cartagena sulla Bio-sicurezza, del 29 gennaio 2000, un accordo internazionale sviluppato nel quadro della CBD, il cui scopo è di definire a livello internazionale misure rivolte a proteggere la diversità biologica dai rischi potenziali posti dagli organismi geneticamente ingegnerizzati dalle moderne biotecnologie: il citato articolo 27 prevede appunto l’elaborazione di regole e procedure internazionali per la responsabilità ed il risarcimento in caso di danni alla biodiversità causati dalla movimentazione di organismi viventi geneticamente modificati.
Il documento approvato il 16 ottobre scorso stabilisce infatti che tutti gli operatori (commerciali, produttori, esportatori, importatori, trasportatori) saranno ritenuti responsabili anche dal punto di vista finanziario della movimentazione di questo tipo di organismi fra Stati diversi e degli eventuali danni conseguenti.
Il nuovo accordo sarà disponibile per ulteriori adesioni presso la sede delle Nazioni Unite dal 7 marzo 2011 al 6 marzo 2012 ed entrerà in vigore novanta giorni dopo essere stato ratificato da almeno 40 Paesi che aderiscono al Protocollo di Cartagena sulla Biodiversità.
14/10/2010 – Brasile: esperto mondiale di genomica ammette: siamo stati ingenui
Fonte: Folha de Sao Paolo
Il direttore dell’Istituto nazionale di ricerca sul genoma umano (USA), Eric Green, esperto mondiale di genomica, ha fatto nel corso di un viaggio in Brasile un mea culpa per le promesse non mantenute del genoma umano. A dieci anni dalla presentazione del sequenziamento del genoma, Green ha riconosciuto che analizzare i dati ottenuti dalle ricerche e mettere i geni in relazione con le diverse malattie si è rivelato più difficile del previsto.
“Molti di noi pensarono allora”, ha dichiarato al quotidiano Folha, “che in breve tempo sarebbe stato possibile capire la relazione tra genoma e malattie, e che ciò avrebbe rapidamente mutato il volto della medicina. Oggi sappiamo che il cammino è ancora lungo e che c’è ancora molto lavoro da fare. Promettere il rapido avvento di progressi in campo medico è stato forse ingenuo da parte nostra”.
Secondo Green occorre riformulare il discorso pronunciato dal collega Francis Collins nel 2000, in occasione della presentazione delle ricerche sul genoma. All’epoca Francis dichiarò che nel giro di dieci anni test genetici avrebbero consentito di diagnosticare il cancro, il diabete e l’Alzheimer, ma ciò non è avvenuto.
Promesse, promesse …
Commento tratto dal blog “Em Pratos Limpos” (http://pratoslimpos.org.br/)
Resta in piedi anche questa volta il moribondo dogma centrale della biologia, anche noto come determinismo genetico, che vede i geni direttamente responsabili della conformazione e delle caratteristiche degli organismi viventi. L’epigenetica contesta da tempo il riduzionismo insito in tale approccio e cerca di studiare non i geni separatamente, ma il modo in cui questi interagiscono tra loro, con l’ambiente circostante e viceversa, dando luogo a una complessa rete metabolica.
Espressioni come “DNA spazzatura” discendono da questa ricerca di una mappatura dei geni e sono state utilizzate per dare un nome a ciò di cui si ignorava la funzione. Oggi appare sempre più chiaro che il cosiddetto “DNA spazzatura” non è affatto tale. Discende dalla stessa impostazione di fondo l’idea di poter tagliare, incollare, programmare, legare e slegare i geni tra loro. Un’impostazione che ha rafforzato l’idea che queste molecole siano “cose”. Può essere stata ingenuità scientifica per alcuni, come mostra il reportage riportato sopra, ma per molti è stato soprattutto un affare redditizio, basato sulla promessa di diagnosi e cura delle malattie di origine genetica. Lo stesso vale per i brevetti sui geni, resi possibili proprio dall’idea che i geni siano cose, oggetti a tenuta stagna, manipolabili e responsabili dell’espressione di caratteristiche specifiche e di interesse commerciale. Su questa concezione (scientificamente fragile) è stata edificata l’industria dei transgenici, auto-denominatasi “scienza della vita”.
13/09/10 – Stati Uniti: Fondazione Gates investe nella Monsanto
Fonte: Via Campesina e Community Alliance for Global Justice
Nel secondo quadrimestre del 2010 la “Fondazione Bill and Melinda Gates” ha acquistato 500.000 azioni della Monsanto investendo oltre 23 milioni di dollari nella multinazionale. Lo ha reso noto un sito web di finanza suscitando un’ondata di indignazione tra le organizzazioni di agricoltori e della società civile di tutto il mondo. La “Fondazione Gates” è stata costituita nel 1994 dal fondatore della Microsoft Bill Gates e oggi esercita un’influenza egemone sulla politica globale per lo sviluppo agricolo, riversando centinaia di milioni di dollari su progetti che incoraggiano gli agricoltori dei paesi poveri a utilizzare sementi OGM e fitofarmaci della Monsanto. La recente acquisizione delle azioni della multinazionale, però, dimostra che tale attività di promozione è motivata più dalla ricerca di profitti che dalla filantropia.
Lo stretto legame con la Monsanto e altre multinazionali biotech, tuttavia, non è l’unica stigmate dei progetti e delle iniziative multimiliardarie che fanno capo alla “Fondazione Gates” (AGRA, GAFSP, “Feed the Future Initiative”, ecc …).
Un rapporto del 2008 commissionato dalla Banca Mondiale e dalle Nazioni Unite (International Assessment of Agricultural Knowledge Science and Technology for Development – IAASTD) promuove soluzioni alternative ai problemi della fame e della povertà, evidenziandone l’origine sociale ed economica. Secondo il rapporto, l’agricoltura agro-ecologica su base familiare risponde meglio di quanto non faccia il modello industriale esportato dalla Fondazione Gates alle necessità dei paesi poveri ed è in grado di produrre cibo continuando a rispettare il pianeta.
Nelle parole di un’esponente di “Via Campesina”, inoltre: “Nessuna fondazione – quand’anche ben intenzionata – può arrogarsi il diritto di definire le politiche agricole e alimentari di una nazione. La democrazia richiede la partecipazione informata della società civile, affinché questa valuti ciò che è nel migliore interesse della gente”.
Tratto da: centro benessere olistico kundalini