L’associazione ADUC lancia l’allarme e Vademecun per riconoscere OGM
L’inchiesta mette a nudo tutte le incertezze che ancora contraddistinguono la ricerca sugli alimenti transgenici. Nonostante la sicumera ostentata dalle società produttrici di sementi e di cibi geneticamente modificati, una buona parte della comunità scientifica, prove alla mano, lancia un unico grido d’allarme: più e meno fretta.
In un campo di mais modificato geneticamente il tecnico Monsanto mostra una pannocchia, che al contrario di quella naturale non dovrebbe essere attaccata dagli insetti; la spezza e …sorpresa: la pannocchia modificata contiene la priralide (l’insetto dalla quale la modificazione dovrebbe proteggerla).
Dalle paure e retromarce della FDA di Washington ai campi di barbabietole transgeniche attaccate dai militanti in Inghilterra, l’inchiesta racconta anche tutte le leggerezze italiane sulle normative che dovrebbero tutelare la salute dei cittadini.
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Aduc lancia l’allarme
Coldiretti propone un vademecum per riconoscere i cibi biotech (OGM) sugli scaffali.
Dal 18 aprile prossimo sarà obbligatoria l’etichettatura con l’indicazione del contenuto degli OGM su circa 30mila prodotti alimentari e sui mangimi, qualora la concentrazione sia superiore allo 0,9%.
Da oggi, dunque, l’eventuale presenza di organismi transgenici dovrà essere obbligatoriamente indicata nelle etichette degli alimenti e dei mangimi commercializzati in tutta l’Unione Europea grazie ad un sistema di rintracciabilità ed etichettatura “dalla fattoria al supermercato” che dovrà essere garantita da adeguati controlli, per consentire ai consumatori e agli agricoltori di distinguerli da quelli tradizionali.
L’Aduc, l’Associazione per i Diritti degli Utenti e dei Consumatori, fa sapere però che pochi sanno che già ci nutriamo con pasta geneticamente modificata. La mangiamo ogni giorno, e da oltre vent’anni.
A lanciare l’allarme è Primo Mastrantoni, segretario dell’Aduc.
Quella sotto accusa è la pasta che proviene da una varietà di grano duro, il Creso, ottenuto presso il Centro di studi nucleari della Casaccia (Roma). Il grano duro Creso è stato ottenuto da un incrocio tra una varietà messicana, la Cymmit, e una italiana, la Cappelli, la quale è stata precedentemente sottoposta a bombardamento con raggi X.
Insomma Cymmit più il mutante di Cappelli Cp B144. Ovviamente non si ottiene pasta radioattiva, cioè il nostro piatto di pastasciutta non emette radiazioni.
L’informazione che la pasta che compriamo è fatta di grano duro Creso – avverte Mastrantoni – non è scritta su nessuna confezione, obbligo che invece scatta per i prodotti che contengono OGM (organismi geneticamente modificati) in quantità superiore allo 0,9%. Qualcuno vorrà discettare sulla differenza tra organismi geneticamente modificati o mutati: si tratta in ogni caso di cambiamenti nella struttura del DNA dell’organismo preso in considerazione.
Che il consumatore sia informato è diritto inalienabile, e, proprio perché tale, dovrebbe coinvolgere tutti i prodotti che hanno visto modificare la propria originaria struttura genetica.
Altrimenti il tutto sa di soldi, cioè di scontri commerciali nei quali, come è noto, la salute dei consumatori e’ l’ultimo pensiero che passa per la testa dei contendenti.
Dopo l’entrata in vigore della nuova normativa, Coldiretti ha stilato un utile vademecum per insegnare ai consumatori come riconoscere i cibi biotech sugli scaffali dei negozi.
La Coldiretti ha elaborato un vademecum per riconoscere i cibi biotech sugli scaffali, in riferimento all’entrata in vigore dei Regolamenti CE 1829/2003 e 1830/2003 relativi alla tracciabilità ed etichettatura degli alimenti e dei mangimi geneticamente modificati.
La nuova normativa sull’etichettatura degli alimenti biotech – precisa la Coldiretti – riguarda attualmente prodotti per alimentazione umana (come gelati, oli, merendine e farine) contenenti o derivate da soia, colza e mais non provenienti dall’Italia, dove resta il divieto di coltivazione. Si tratta – precisa la Coldiretti – di un importante risultato per garantire la libertà di scelta delle imprese e dei consumatori europei che ora hanno un’arma in più per vigilare sui prodotti posti in vendita nei banchi dei supermercati e chiedere il ritiro dal mercato di quelli non rispettosi della nuova normativa di riferimento.
Gli OGM importati o prodotti nell’Unione Europea dovranno infatti essere identificati con un codice che sarà trasmesso dagli operatori lungo tutta la catena alimentare e la loro presenza negli alimenti dovrà essere indicata in etichetta se superiore allo 0,9% (0,5% per quelli in corso di autorizzazione), mentre non è ammesso alcun margine per gli OGM non autorizzati.
La presenza di OGM – precisa la Coldiretti – deve essere indicata su tutti gli alimenti venduti preconfezionati e sfusi e in particolare ingredienti, additivi e atomi prodotti a partire da OGM sono assoggettati all’obbligo di etichettatura OGM che vale anche nelle ipotesi in cui non siano rilevabili tracce di proteine/DNA geneticamente modificato (esempio prodotti raffinati come olio di semi OGM):
– Per gli alimenti preconfezionati senza lista degli ingredienti l’indicazione relativa all’origine OGM deve apparire sull’etichetta attraverso la menzione “geneticamente modificato” o “prodotto da (nome dell’ingrediente) geneticamente modificato” (Esempio:” mais geneticamente modificato” in preparati per polenta);
– Per gli alimenti preconfezionati con elenco degli ingredienti l’indicazione dell’ingrediente deve essere completata dall’informazione sull’origine OGM (Esempio: “sciroppo di glucosio prodotto da mais geneticamente modificato”);
– Per gli alimenti venduti sfusi o imballati in confezioni di superficie inferiore a 10 cm2 l’informazione relativa all’origine OGM dovrà essere resa evidente sull’espositore o sull’imballaggio: (Esempio: “pane con farina di soia prodotta da soia geneticamente modificata”). Il prodotto contenente o costituito da un “OGM” (esempio germogli di soia geneticamente modificati in vendita al reparto verdure o contenuti in un’insalata) deve venire presentato con indicazione apposita (Esempio: “questo prodotto contiene soia geneticamente modificata”).
La nuova normativa – precisa la Coldiretti – offre anche una importante opportunità agli allevatori che decidono di alimentare i propri animali con mangimi tradizionali infatti la presenza di OGM deve essere indicata nelle confezioni anche se purtroppo non è previsto l’obbligo di etichettare latte e carne che derivano da animali nutriti con mangimi biotech.
Nonostante i limiti la nuova regolamentazione è il miglior risultato possibile sul mercato globale e – sottolinea la Coldiretti – pone l’Unione Europea all’avanguardia nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare ed ambientale. Nel mercato globale è ormai chiaro che – continua la Coldiretti – l’affermazione del Made in Italy si gioca sulla capacità di valorizzare la propria identità con alimenti fortemente radicati con il territorio, senza organismi geneticamente modificati, garantiti dal “campo alla tavola” e con informazioni trasparenti in etichetta. E sono proprio queste le ragioni del nostro atteggiamento nei confronti degli OGM che non è frutto di una scelta ideologica – conclude la Coldiretti – ma economica a tutela dell’impresa per una agricoltura che guarda al mercato e risponde alle domande dei cittadini.
VADEMECUM per RICONOSCERE i CIBI BIOTECH sugli SCAFFALI
1) La presenza di OGM deve essere indicata su tutti gli alimenti venduti preconfezionati e sfusi e in particolare, tutti gli ingredienti, additivi e atomi prodotti a partire da OGM, sono assoggettati all’obbligo di etichettatura OGM (*) che vale anche nelle ipotesi in cui non siano rilevabili tracce di proteine/DNA geneticamente modificato (esempio prodotti raffinati come olio di semi OGM):
2) Per gli alimenti preconfezionati senza lista degli ingredienti l’indicazione relativa all’origine OGM deve apparire sull’etichetta attraverso la menzione “geneticamente modificato” o “prodotto da (nome dell’ingrediente) geneticamente modificato” (Esempio:” mais geneticamente modificato” in preparati per polenta);
3) Per gli alimenti preconfezionati con elenco degli ingredienti l’indicazione dell’ingrediente deve essere completata dall’informazione sull’origine OGM (Esempio: “sciroppo di glucosio prodotto da mais geneticamente modificato”);
4) Per gli alimenti venduti sfusi o imballati in confezioni di superficie inferiore a 10 cm2 l’informazione relativa all’origine OGM dovrà essere resa evidente sull’espositore o sull’imballaggio: (Esempio: “pane con farina di soia prodotta da soia geneticamente modificata”). Il prodotto contenente o costituito da un “OGM” (esempio germogli di soia geneticamente modificati in vendita al reparto verdure o contenuti in un’insalata) deve venire presentato con indicazione apposita (Esempio: “questo prodotto contiene soia geneticamente modificata”).
(*) I regolamenti (CE) NN. 1829 e 1830/2003 fissano due soglie entro le quali non si applicano i vincoli di etichettatura OGM purchè “gli operatori dimostrino di avere preso tutte le misure appropriate per evitarne la presenza” :
– ” OGM autorizzati: 09%. Tale soglia è applicabile all’insieme di OGM autorizzati presente in ciascun ingrediente
– ” OGM non autorizzati, ma oggetto di positiva valutazione da parte delle autorità scientifiche competenti
( EFSA – European Food Safety Authority): 0,5% in via transitoria, sino al 19 aprile 2007.
– ” Gli OGM non autorizzati né oggetto di positiva valutazione sono inderogabilmente interdetti.
Tratto da: http://www.italiasalute.it/benessere/alimentazione.asp?id=585
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Spinaci ai Farmaci….FOLLIA delle Multinazionali = Biotech, spinaci OGM anti-Hiv
WASHINGTON (Reuters) Una nuova generazione di prodotti geneticamente modificati, dalla rosa blu agli spinaci per il virus Hiv, in corso di produzione promette grandi benefici per i consumatori, secondo la Pew Initiative on Food and Biotechnology.
Il gruppo, un’azienda no-profit, ha detto di aver analizzato dozzine di prodotti animali e vegetali con geni impiantati e di averli testati in laboratorio per contenere il dibattito pubblico su rischi e benefici delle biotecnologie.
Gli scienziati dell’Università Thomas Jefferson avevano annunciato all’inizio di quest’anno di essere al lavoro a una qualità di spinacisuperproteici in grado di sopprimere l’infezione da Hiv.
I ricercatori hanno introdotto un gene che contiene la proteina, in un virus di una pianta comune e dopo hanno inserito il materiale genetico nella pianta degli spinaci, secondo il rapporto.
“Gli sviluppatori delle tecnologie ritengono che i vaccini commestibili potrebbero offrire importanti contributi ai programmi convenzionali di immunizzazione eliminando sia l’esigenza di ambienti asettici che i rischi connessi con l’iniezione” si legge ancora nel rapporto.
Tratto da: nadirnotizie è un servizio di Nadir Onlus HIV Treatment Group
Commento NdR: ma ormai è noto che non vi è nessun legame fra questo “virus” e l’Aids !