L’Olio di Colza si ricava dai semi di Brassica napus oleifera e di Brassica campestris, della famiglia delle Crucifere.
L’olio che si ottiene contiene una notevole quantità di acido erucico, una sostanza che viene metabolizzata con difficoltà dal nostro organismo umano e che si accumula nei grassi del muscolo cardiaco, causando alterazioni.
La legge impone che nell’olio di semi vari e nelle margarine non sia presente una quantità maggiore al 5% di acido erucico.
Dato che l’acido erucico è di fatto un veleno per il nostro organismo, perché consentirne l’uso anche solo di una piccola percentuale ?
La risposta è di carattere economico: l’olio di colza costa poco e il suo uso è molto diffuso negli oli e grassi utilizzati dalle industrie alimentari.
Olio di colza: mette a rischio la nostra salute e le api
Cosa centrano le api con l’olio di colza ?
Prima di capirlo bisognerà fare un passo indietro e cominciare a chiarire cos’è l’olio di colza, anzi forse sarebbe meglio dire: cos’era !
L’olio di colza è un olio vegetale che si estrae dalla Brassica napus, la colza appunto, una pianta dai fiori gialli che ama i climi nordici (i maggiori produttori sono Canada, Stati Uniti, Regno Unito, India del nord e Pakistan) dai cui semi si estrae quest’olio dai molti usi.
L’olio di colza iniziò a diffondersi nel 1200 quando nei freddi paesi del nord Europa veniva usato per alimentare le lampade ad olio che illuminavano le lunghe e scure notti del nord.
Nel 1800 si pensò di utilizzarlo come carburante (ipotesi oggi tornata in auge), ma poi nel XIX secolo iniziò ad essere considerato come ingrediente della nascente industria alimentare.
Alcune ricerche, in seguito boicottate e contestate, lo categorizzavano però come un olio di bassissimo livello e potenzialmente dannoso per la salute umana e così è.
L’olio di colza, come l’olio di palma, è assolutamente stracolmo di acidi grassi saturi, quelli, scientificamente e indiscutibilmente riconosciuti come fattore di rischio per l’apparato cardiovascolare e in particolar modo di acido erucico. Quest’ultimo è tossico e per questo l’olio vegetale di colza è soggetto a limiti e restrizioni, che però non valgono a molto considerando la grande quantità di alimenti in cui è presente: biscotti, brodi e zuppe, dolciumi, creme spalmabili, torte, grissini, brioche e alcuni piatti pronti surgelati, conserve di tonno, sardine, funghi, carciofini, melanzane, pomodori, alimenti fritti.
L’uso alimentare dell’olio di colza – a differenza dell’olio di oliva, dalle molte proprietà nutrizionali – è stato da sempre un argomento dibattuto e questo, probabilmente, anche per via del suo passato nell’illuminazione stradale europea e anche del suo utilizzo come carburante “ecologico”, negli anni ’60. Nonostante ciò, l’olio di colza è ritenuto commestibile dalla metà del XIX secolo, pur non mettendo d’accordo i risultati degli studi condotti in merito.
A essere messi sotto accusa – come per quanto riguarda anche l’olio di palma, dalle molte controindicazioni – sono gli acidi grassi saturi e, in special modo, l’acido erucico: questo lipide tossico pare, infatti, che abbia effetti negativi sulla crescita, oltre a rappresentare un pericoloso fattore di rischio per la salute dell’apparato cardiovascolare e per quella del fegato. Alcuni studiosi sono, ad ogni modo, riusciti a mettere a punto un tipo di olio di colza a basso contenuto di acido erucico: questa nuova varietà prende il nome di “olio di canola” ma – anche in questo caso – si tratta di un olio raffinato ritenuto di basso livello e, quindi, potenzialmente dannoso per la salute. Inoltre, come se tutto ciò non bastasse, l’olio di colza proviene soprattutto dalle tanto discusse produzioni OGM, che pare stiano pericolosamente causando anche la morte delle api.
In quali cibi si trova ?
Nonostante l’olio di colza sia un alimento soggetto a delle restrizioni, occorre prestare molta attenzione per evitare di consumarlo senza volerlo: si può, infatti, trovare in margarine, zuppe, dolciumi vari, biscotti, torte, creme, brioche, grissini, prodotti surgelati, conserve di pesce e verdure e, più in generale, negli alimenti fritti, nei cibi confezionati e nei prodotti da forno di scarsa qualità. Infine, occhio alla spesa fatta nei discount e ai pasti in bar, ristoranti, pub e simili, che potrebbero utilizzarlo.
Nonostante questo però, l’olio di colza è presente spesso come ingrediente dei cibi confezionati, generalmente, essendo il più economico tra gli oli vegetali, si trova nei prodotti da discount e simili.
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In un archivio creato nel 1973 esiste gia’ un documento dal titolo “scandalo olio di colza”
Semi di colza, scandalo da contaminazione OGM in Germania, anche nel 09/2007
Le autorità tedesche hanno trovato semi di colza geneticamente modificati in raccolti convenzionali. Un portavoce del Ministero per l’Ambiente del Nord Reno-Westfalia ha affermato che alcuni carichi provenienti dalla compagnia Deutsche Saatgutveredlung contenevano semi geneticamente modificati per resistere all’erbicida glufosinato.
Il glufosinato è venduto dalla compagnia tedesca Bayer CropScience con i marchi Liberty e Basta. Circa 1500 ettari sono già stati seminati con sementi geneticamente modificate. Jan Pehrke della Coalizione contro i pericoli derivanti dalla Bayer commenta: «Né i commercianti di semi né gli agricoltori sono responsabili di questo pasticcio. La Bayer deve assumersi la responsabilità per gli organismi da lei creati e deve pagare i danni».
La Bayer è il leader mondiale sul mercato dei pesticidi.
La compagnia vende una intera gamma di semi resistenti al glufosinato, tra cui riso, cotone, granoturco e soia. Secondo Pehrke: «L’incidente dimostra che i rischi legati ai semi geneticamente modificati non sono controllabili a lungo termine.
Chiediamo una applicazione rigorosa del principio di precauzione. La contaminazione continuerà a espandersi se non saranno applicati criteri di controllo stringenti e la norma accettata non diventerà quella della contaminazione zero».
Nel marzo del 2007 l’Unione Europea ha approvato l’importazione di semi di colza resistenti al glufosinato, ma nel 2004 fu respinta, per motivi ambientali, una richiesta di coltivazione di colza per la produzione di olio di semi di colza.
La Bayer ha anche chiesto un permesso di importare riso e soia geneticamente modificati.
Similmente al recente caso di contaminazione di riso a chicco lungo americano, il presente caso di contaminazione è da ricondurre probabilmente agli esperimenti su campo condotti alla fine degli anni ’90.
Dal momento che la coltivazione di colza geneticamente modificate è proibita in Europa, le autorità tedesche hanno deciso l’immediata distruzione delle piante. Poichè, molto probabilmente, la contaminazione è continuata inosservata per anni, è altamente probabile che altre aree siano state colpite.
Fonte: Green Planet
A voi le considerazioni finali.
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Olio di girasole ritirato, è allarme – il caso Madrid blocca partite contaminate giunte dall’Ucraina. In Italia l’Aduc chiede controlli
– 27/04/2008
Madrid. Il ministero della Sanità spagnolo ha bloccato la vendita e sconsigliato il consumo dell’olio di semi di girasole, dopo l’allarme lanciato dalla Commissione Europea su partite provenienti dall’Ucraina contaminate da oli minerali. L’allerta sanitaria riguarda, oltre alla Spagna, anche l’Italia, la Francia, l’Olanda e il Regno Unito, dove è stato riscontrato l’olio con una concentrazione eccessiva di idrocarburi alifatici, la cui importazione è stata bloccata alle frontiere dei 27 Paesi Ue. Le partite del prodotto contaminato sono uscite dall’Ucraina lo scorso 23 febbraio, secondo quanto ha accertato la Commissione Europea, che ha chiesto ai ministeri della Sanità di verificare e indicare in quali marche è presente l’olio sotto accusa.
In Italia l’associazione dei consumatori Aduc sottolinea che «non ci sarebbero veri rischi per la salute, giacché la raffinazione impedisce la concentrazione eccessiva di idrocarburi alfatici», ma la cautela è d’obbligo. Soprattutto in presenza dell’immediata reazione delle autorità sanitarie spagnole, che hanno ritirato tutto l’olio di girasole dal mercato. Giampiero Catone (Pdl) ha chiesto al ministro Livia Turco di fornire informazioni sulla presenza in Italia di olio contaminato e chiede «se in via precauzionale non sia opportuno, anche in Italia, un intervento simile, almeno fino a quando non si saprà quali marche sono coinvolte».
Fabio Rainieri, leader dei Cobas del latte e neo eletto parlamentare con la Lega Nord, avverte: «Non possiamo permettere che sulle nostre tavole finiscano sostanze potenzialmente nocive. La salute della nostra gente viene prima di tutto».
Tornando alla Spagna, il ministro della Sanità, Bernat Soria, ha assicurato che la situazione «è sotto controllo» e che presto sarà revocata la «raccomandazione di non consumare olio di girasole».
Ma il provvedimento ha suscitato preoccupazione e sconcerto fra le associazioni dei consumatori, che chiedono chiarezza, e le proteste dei produttori, che difendono l’olio di produzione nazionale. La reazione immediata delle autorità di Madrid si spiega col fatto che l’allarme di Bruxelles ha fatto rivivere l’incubo dello scandalo dell’olio alterato con la colza che, negli anni Ottanta, avvelenò 25.000 persone e provocò 600 morti.
Produttori senza scrupoli impiegarono l’olio di colza, denaturalizzato con aniline per usi industriali, nella produzione di oli alimentari. All’inizio si pensò si trattasse di un’epidemia di “polmonite atipica”, ribattezzata “sindrome tossica” dalle autorità sanitarie, che infine scoprirono che le morti erano state provocate da avvelenamento. Solo nel 1997 si è concluso il processo nel quale 13 produttori sono stati condannati a pene fra i sei mesi e i 20 anni di reclusione, e lo Stato ha pagato finora 2.374 milioni di euro in risarcimenti.
Esperti e governo da ieri ripetono che la possibile alterazione dell’olio di girasole non è assolutamente comparabile con quella crisi. Tuttavia, la federazione dei consumatori Facua ha raccomandato di non consumare l’olio sotto accusa fino a nuove indicazioni.
Da parte sua, il presidente dell’Agenzia di Sicurezza Alimentare, Felix Lobo, ha spiegato che, con i dati attuali, «la probabilità che qualcuno si ammali» e i rischi per la salute sono bassissimi. L
e marche con partite contaminate saranno rese note all’inizio della prossima settimana. Intanto, imprese come Borges o Coosur hanno assicurato che non importano olio ucraino e che tutto quello commercializzato «risponde assolutamente a tutti i requisiti per essere consumato senza alcun rischio per la salute».
La presenza di oli minerali in quello di girasole, secondo il cattedratico di chimica organica dell’Università di Granada, Andrés Garcia Granados, può essere dovuta «a una piccola contaminazione, provocata dal fatto che magari è stato trasportato in cisterne che avevano contenuto idrocarburi o a un’alterazione, a seconda della proporzione».
Granados assicura che solo «una grande concentrazione di questo composto rende l’olio altamente tossico: almeno due centimetri cubici per ogni litro di prodotto». Quantità inferiori, secondo l’esperto, «possono però provocare malesseri gastrici, danni reversibili al fegato, alla milza, ai reni e al sistema nervoso centrale».
By Paola Del Vecchio
Spagna allertata con i nomi delle marche inquinate che non sono stati resi noti. Negli anni Ottanta l’olio di colza avvelenò 25 mila persone – 27/04/2008
MOZZARELLA-CHOC 27/04/2008 e nel 2010
VINI SOTTO ACCUSA …sui vini adulterati e sospetti anche sul Brunello Doppio brutto colpo d’immagine per il vino … …fuori norma, con uve Sauvignon, al rinomato Brunello di Montalcino . Inchieste sui vini adulterati e sospetti anche sul Brunello Doppio brutto colpo d’immagine per il vino italiano a inizio aprile: l’Espresso svela le indagini di due procure su vini a basso costo fatti con acqua, sostanze chimiche, concimi, fertilizzanti e persino una spruzzata di acido muriatico. Siena indaga invece su “tagli” fuori norma, con uve Sauvignon, al rinomato Brunello di Montalcino
MOZZARELLA CHOC
La “bufala”della mozzarella pochi i campioni alla diossina Tracce di diossina nella mozzarella di bufala campana hanno fatto scattare l’allarme nel marzo scorso, con tanto di blocco dell’import in Giappone e Corea e conseguenze negative per il made in Italy. I controlli effettuati su oltre 900 caseifici hanno poi dimostrato che i casi di sforamento dei limiti di legge sono stati pochi e non pericolosi.
IL FALSO ORO VERDE
L’olio”extravergine”di soia destinato ad Usa eGermania È del 21 aprile l’operazione dei Nas di Bari che hanno arrestato 39 persone, sequestrato sette oleifici e 25 mila litri di olio spacciato per extravergine di oliva,ma in realtà realizzato con olio di semi di soia, anche ogm, e/o di girasole, con betacarotene e clorofilla industriale. Bloccato anche un tentativo di export in Usa e Germania. L’Italia è il secondo produttore Ue dopo la Spagna.
Tratto da europass.parma.it