TROPPI PESTICIDI (Tossici) in FRUTTA e VERDURA
Troppi fitofarmaci nel piatto degli italiani:
I prodotti fitofarmaci sono tutti quei prodotti, di sintesi chimica o naturali, che vengono utilizzati per tentare di combattere le principali avversità delle piante (malattie infettive, fisiopatie, parassiti e fitofagi animali, piante infestanti), quelli di sintesi chimica sono pericolosi per la salute animale ed umana, oltre che a creare un danno all’ambiente, essi possono provocare nell’uomo tossicità acuta o tossicità cronica.
Le mele e l’uva sono le regine dei frutti più contaminati. C’è una maggiore attenzione nei controlli (13% in più rispetto al 2005) e sui principi attivi ricercati, ma c’è chi, come il Molise, conquista la maglia nera registrando una assenza totale di analisi nella Regione.
E se l’84% delle verdure analizzate risulta regolare e privo di residui chimici, desta forti preoccupazioni il fenomeno della moria delle api a causa della diffusione in agricoltura di alcuni fitofarmaci sistemici.
Sono questi, in sintesi, i numeri e le storie contenuti nel dossier «Pesticidi nel piatto 2007», l’annuale rapporto di Legambiente, presentato a Roma, sulla presenza di residui chimici sull’ortofrutta, realizzato sulla base dei dati forniti dai laboratori pubblici provinciali e regionali relativi alle analisi condotte nel corso del 2006.
Su 253 campioni di uva analizzati, infatti, ben 117 (pari al 46,2%) risultano contaminati da più di un residuo chimico, 53 rilevano la presenza di un solo residuo (21%) e 3 (1,2) risultano pienamente irregolari, cioè fuori legge per superamento dei limiti di concentrazione di residuo chimico o per uso di pesticidi non autorizzati. Solo il 31, 6% sono campioni di uva regolari, senza cioè la presenza di alcun fitofarmaco. Eclatante è poi il caso delle mele, frutto tradizionalmente associato alla salute della persona, di cui solo il 39% risulta essere esente da pesticidi: il 30% dei campioni analizzati presenta più di un principio attivo e addirittura il 3,6% risulta irregolare. Anche il 20% dei prodotti derivati risulta contaminato da uno o più principi attivi: dato significativo se si considera come tra questi compaiano l’olio e il vino, prodotti tipici del made in Italy.
Scorrendo le pagine del rapporto, emerge che la percentuale dei campioni irregolari di prodotti ortofrutticoli rimane pressoché invariata rispetto allo scorso anno (1,3%), mentre i campioni con più di un residuo diminuiscono leggermente, con un calo stimato dell’1,7 per cento. Salta agli occhi il dato sulle analisi della provincia di Bolzano, località a tradizionale vocazione produttiva di mele, che evidenziano 5 mele di provenienza locale con 5 residui. Anche il Dipartimento provinciale di Roma ha rilevato 5 residui in un campione di mele proveniente da Napoli, mentre l’uva è il genere alimentare che più preoccupa, secondo le analisi condotte in Puglia, con 5 e 6 residui chimici rilevati contemporaneamente. Stesso trend per le analisi condotte in Lombardia.
Il rapporto registra comunque un lento, ma graduale miglioramento, a testimonianza, sottolineano da Legambiente, della maggior attenzione da parte degli operatori agricoli alla salubrità dei cibi e alle richieste dei consumatori, sempre più orientati, nelle scelte, ai prodotti provenienti da un’agricoltura di qualità. «Il costante anche se lento miglioramento dei dati – evidenzia Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente – conferma la validità delle nostre battaglie a favore di un’agricoltura di qualità, il più possibile sana, stagionale e legata al territorio».
Sul versante dei controlli (10.493 in tutto), inoltre, il rapporto rileva come a fronte di un aumento del 13% delle analisi sui campioni di prodotti ortofrutticoli e derivati, siano ancora molto esigue le analisi condotte sui prodotti derivati da agricoltura biologica. Nel Belpaese, infatti, si rilevano solo 394 campioni bio analizzati, un dato poco significativo se paragonato agli oltre 10.500 campioni di agricoltura tradizionale.
Il captano è il principio attivo più spesso riscontrato nelle analisi. Seguono, il carbofuran, il chlorpirifos e il cyprodinil. Nella frutta presenti anche il procimidone e la propargite.
I pesticidi sono killer per l’organismo umano: alcuni principi attivi, infatti, presenti nei pesticidi, sono fra le possibili cause dell’endometriosi e dell’infertilità. Non solo. Il rapporto di Legambiente ricorda che la diffusione di alcuni fitofarmaci sistemici in agricoltura sta determinando una significativa moria delle api. Legambiente e l’Unione nazionale associazioni apicoltori italiani hanno scritto ai ministri della Salute Livia Turco e delle Politiche agricole Paolo De Castro perché si attivino per contrastare efficacemente il preoccupante fenomeno. Ricordando che secondo Albert Einstein, «se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita».
Tratto da: Legambiente.it
vedi: Le API boicottano i campi coltivati con OGM e muoiono con i pesticidi + API, Cellulari ed ELETTROSMOG + Alimenti Contaminati + Acidosi=riordino del pH + FRUTTA e VERDURA + Tracciabilità dei Cibi
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LEGAMBIENTE e Pesticidi – Roma, 31 ott. 2012
La Legambiente ha presentato il suo rapporto “Pesticidi nel Piatto 2012” e i dati della ricerca, pur segnando un lievissimo miglioramento rispetto al passato, non sono tranquillizzanti. Campioni fuorilegge fermi allo 0,6%; stabili i contaminati da un solo residuo (18,3%), e in calo di un 1% i campioni contaminati da più residui (al 17,1% rispetto al 18,5% del 2011).
Il rapporto però nota che insieme all’aumento in percentuale dei campioni in regola, aumenta anche – in molti casi – il numero delle diverse sostanze chimiche presenti contemporaneamente su uno stesso campione, per il quale le analisi di ogni molecola presa singolarmente hanno stabilito la regolarità. Una lettura più attenta dei risultati delle analisi condotte dai laboratori regionali ed elaborati da Legambiente in questo studio – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – mostra una situazione tutt’altro che rassicurante, con numerosi casi di prodotti ortofrutticoli e derivati contaminati da 7, 8 e addirittura 9 principi attivi differenti, in un composto che nessuno ha mai studiato e analizzato e che potenzialmente potrebbe essere molto dannoso per la salute dei consumatori e per l’ambiente”.
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Alimentazione: pesticidi nei succhi di frutta, Mancano regole
Spagna, Madrid 19/12/2008 – Carbendazim, tiabendazolo, imazalil e malatione sono solo alcuni antiparassitari trovati nei succhi di frutta: in quantità in media 300 volte superiore al livello di residuo massimo fissato dall’Ue per l’acqua potabile.
Uno studio dell’Università di Jaèn, Spagna, è il primo a riportare dati sulla concentrazione di pesticidi in bevande analcoliche a base di frutta. I ricercatori hanno analizzato oltre cento campioni di marchi a distribuzione mondiale di quindici diversi Paesi. L’Unione europea ha stabilito limiti molto severi per la concentrazione di pesticidi nell’acqua e nei prodotti freschi, ma non per le bevande imbottigliate a base di ortaggi. I peggiori sono risultati i succhi di frutta inglesi, i più ricchi di pesticidi, seguiti da quelli spagnoli. In Italia i succhi sono migliori di quelli francesi, svizzeri e tedeschi, ma peggiori di quelli statunitensi e russi.
Lo studio è pubblicato su Journal of Analytical Chemistry. Secondo i ricercatori, tecniche più adeguate nella lavorazione industriale basterebbero a ridurre i rischi di tossicità delle bevande. (Agr)
Altri pesticidi nell’uva – 27/04/2010
L’uso del pesticida clormequat sulle uve non e’ consentito nella Ue. Eppure, ci sono uve che lo contengono, per esempio quelle provenienti dall’India. A seguito di informazioni fornite dagli operatori del settore alimentare, relative a uve da tavola contenenti residui del pesticida clormequat, la Commissione europea ha chiesto con urgenza un parere scientifico dell’EFSA sugli eventuali rischi per la salute pubblica. Sono stati gia’ effettuati studi scientifici che determinano i limiti di tossicita’ del pesticida: la dose giornaliera ammissibile (DGA) e’ di 0,031 mg per kg peso corporeo. E’ di tutta evidenza che questa dose se riferita ad un bambino e non ad un adulto produce, comunque, effetti nocivi per la salute. I sintomi acuti sono irritazione alla bocca o alla gola, vomito, nausea, dolori addominali e mal di testa.
Consigli per i consumatori ? Acquistare e mangiare l’uva nel suo naturale periodo di maturazione, mediamente da luglio a settembre. Il suggerimento lo estendiamo a tutti i prodotti ortofrutticoli – Fonte Aduc salute
Commento NdR: utilizzate solo prodotti di origine controllata e biodinamici !
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Così Pesticidi e inquinanti restano nell’Organismo !
RISULTATI di un’INDAGINE – Lo studio su un campione di italiani rivela che DDT e Policlorobifenili sono presenti nel sangue anche a distanza di anni.
Possono rimanere nell’organismo per alcuni decenni, anche se a dosi molto basse, e colpire il sistema riproduttivo e la tiroide, il sistema nervoso e immunitario gli inquinanti ambientali: per esempio i pesticidi e i policlorobifenili (Pcb).
Ma qual è la soglia di concentrazione oltre la quale si possono manifestare effetti sulla salute ?
È un argomento su cui si sa ancora poco. Qualche risultato in più viene ora da uno studio italiano, che ha voluto verificare se questi microinquinanti siano presenti, e in quali quantità, nel sangue di una parte della popolazione. Soprattutto, la ricerca è la prima estesa ad un numero così ampio di sostanze: 31 quelle esaminate.
A svolgerla è stato un gruppo di ricercatori coordinati da Claudio Minoia, presidente della Società italiana di tossicologia della riproduzione e direttore del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri di Pavia.
Lo studio si è concentrato sulla categoria dei Pops, ossia i microinquinanti organici persistenti, come i pesticidi antiparassitari organo-clorurati tra cui il Ddt, e i Pcb.
Sono chiamati persistenti perché, essendo lipo-solubili, si accumulano nei tessuto grasso e permangono a lungo nell’organismo. Anche quando, come nel caso dei Ddt, non sono più utilizzati da anni.
I ricercatori hanno esaminato un campione della popolazione un centinaio di persone divise in due gruppi: il primo residente in provincia di Pavia, l’altro a Novafeltria, in provincia di Pesaro. Vale a dire una zona più industriale e una più rurale.
Alcuni risultati non sono tranquillizzanti.
Primo: dei 31 principi ricercati, 19, quasi due terzi, sono risultati presenti, alcuni come l’esaclorobenzene nel totale dei campioni analizzati. Idem per alcuni Pcb, tra cui il 153 e il 180; assente invece il 126, considerato il composto più tossico, paragonabile alla diossina.
Secondo: si è visto che il paraprimo Dde, principale metabolita del Ddt, si trova in concentrazioni superiori nel sangue di chi abita a Novafeltria piuttosto che in provincia di Pavia, dunque più nell’area rurale che industriale. «Probabilmente a Novafeltria, in passato, se ne faceva un uso maggiore, con evidenti riflessi sull’alimentazione» afferma Minoia. «Nel complesso non vogliamo dare un segnale dì allarme. Diciamo piuttosto che questo studio rappresenta un punto di partenza».
L’indagine verrà presentata al convegno «Prevenzione, alimentazione, nutrizione. La salute vien mangiando… dalla nascita», organizzato il 9 novembre dall’Associazione nazionale Giuseppe Dossetti. «Il nostro prossimo passo sarà comparare i risultati con quelli di popolazioni che hanno subito maggiori esposizioni, per poi confrontarli con dati clinici, per esempio quelli sulla funzionalità tiroidea; e capire se c’è un legame con le differenti esposizioni» conclude Minoia. «Tutti indicatori utili per arrivare, con il tempo, a stabilire la soglia di sorveglianza».
Grazie a un lavoro parallelo condotto in collaborazione con l’Istituto di medicina del lavoro dell’Università dì Milano, il primo paragone sarà con l’India, nazione dove i Ddt sono ancora permessi.
By Donatella Marino – Tratto da Panorama n° 43, 25/10/2007
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Allarme frutta e verdura al veleno
Dal primo settembre 2008, i limiti legali massimi ammessi per i pesticidi nei cibi europei stanno subendo una sostanziosa impennata. Il cambiamento c’è stato in ragione dell’entrata in vigore della nuova legislazione comunitaria in materia (regolamento 149/2008) realizzata con l’intento di armonizzare i limiti di tolleranza a livello europeo.
Legambiente in “Pesticidi nel Piatto 2008” (scaricabile dal sito www.legambiente.eu) nella primavera scorsa aveva già lanciato l’allarme per la presenza di multiresidui chimici sull’ortofrutta e un’analisi di Greenpeace e della ONG austriaca Global 2000 evidenzia come i limiti per i residui dei pesticidi siano troppo elevati per garantire la sicurezza alimentare.
Secondo questo studio pubblicato a fine agosto circa 700 dei limiti massimi di residui di pesticidi legalmente ammessi su frutta e verdura in Europa sono troppo alti. La contaminazione permessa su mele, pere, uva, pomodori e peperoni in particolare è spesso così elevata da poter recare danni acuti e cronici alla salute, particolarmente nei bambini. In 570 casi presi in esame tali limiti stabiliti per frutta e verdura oltrepassano, infatti, la dose acuta di riferimento ammessa dalla stessa EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare). Tra i rischi possibili anche quello per la salute a lungo termine, dal momento che 94 dei nuovi limiti ammessi dall’UE superano la dose giornaliera ammissibile e quindi aumenta la possibilità di subire danni cronici come il cancro o disturbi all’apparato riproduttore ed endocrino.
“Il criterio seguito dalla Commissione europea è pericolosissimo: si è individuato il paese europeo che aveva il limite più permissivo per ogni pesticida e si è esteso questo alto livello a tutti i paesi membri – ha spiegato Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura di Legambiente -.
I consumatori europei adesso avranno una ben minore protezione rispetto alla loro quotidiana esposizione alimentare alle migliaia di pesticidi presenti sul mercato. E’ una logica inaccettabile: almeno i bambini dovrebbero essere sicuri quando mangiano frutta e verdura e dovrebbero poterne mangiare quanta ne vogliono. L’UE deve rivedere questi limiti immediatamente”.
Per questa ragione PAN Europe, Pesticide Action Network Europe, l’organizzazione che raggruppa le associazioni europee a difesa della salute e dell’ambiente contro i pesticidi di cui Legambiente fa parte e la ONG olandese Natuur en Mileiu hanno presentato insieme un ricorso alla Corte di Giustizia Europea.
“L’Ue con questa legislazione ha tradito l’impegno di portare i limiti al minimo livello tecnicamente raggiungibile, previsto nel regolamento 369 sui pesticidi del 2005, ed a tutti gli effetti vincolante” – ha commentato Elliott Cannell coordinatore del PAN Europe. “In Italia – ha dichiarato Rina Guadagnini biologa di Legambiente – rimane ancora alta, al 47,4% la percentuale di campioni di frutta contaminati da uno o più residui chimici e molto significativi sono anche i numeri relativi alla presenza di pesticidi nei prodotti elaborati come vino e olio, con una percentuale di 18,3% dei campioni contaminati da uno o più principi attivi. Una normativa efficace e moderna dovrebbe invece considerare la questione del multiresiduo, cioè la presenza contemporanea, anche entro i limiti di legge, di più principi attivi su uno stesso prodotto. Fenomeno non abbastanza studiato e del quale non conosciamo ancora i potenziali effetti sull’organismo umano. E per questo la decisione della UE di aumentare i limiti è francamente allarmante”.
Tratto da: Lega Ambiente – 05.09.2008 – E’ evidente che la UE e’ purtroppo “serva” delle multinazionali della chimica !
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Pesticidi, ecco la lista nera – Al bando i 22 principi attivi ritenuti più pericolosi. Ma restano i dubbi sull’aumento delle dosi massime consentite e sull’azione congiunta delle diverse sostanze
L’Ue stringe la morsa sui pesticidi, mettendo al bando le 22 sostanze ritenute più pericolose per la salute e per l’ambiente.
Dopo tre anni di trattative, il 13 gennaio il Parlamento europeo ha finalmente trovato un accordo per il cosiddetto “pacchetto pesticidi”. Le norme più importanti riguardano il nuovo sistema di autorizzazione delle sostanze attive: quelle altamente tossiche – in particolare quelle cancerogene, mutagene e che danneggiano i sistemi riproduttivi – non potranno più essere autorizzate. Questo, però, non vuol dire che quelle attualmente commercializzate verranno immediatamente ritirate.
Primo perché i provvedimenti entreranno in vigore a due anni dalla pubblicazione sulla gazzetta europea, quindi nel 2011; secondo perché la licenza dei pesticidi in commercio vale dieci anni: questo significa che un prodotto approvato nel 2003 potrà essere venduto fino al 2013, anche se si trova nella lista nera.
Un colpo al cerchio e uno alla botte: la direzione intrapresa dall’Ue è comunque quella auspicata dalla Pesticide Action Network Europe (Pan Europe, organizzazione che riunisce le associazioni ambientaliste). Le nuove norme, infatti, promuovono metodi non chimici di controllo delle colture, vietano l’uso dei fitosanitari nei pressi di parchi, aree urbane e riserve naturali, e il ricorso agli erogatori aerei per i campi di cereali (a meno di specifiche autorizzazioni).
Le sostanze altamente persistenti e bioaccumulabili (mPmB) sono bandite, e i pesticidi ritenuti pericolosi per le api potranno essere vietati, come già accade in Italia (Vedi Galileo, Stop ai neonicoticoidi). Sono previste inoltre, zone cuscinetto e l’adozione di misure atte a tutelare le fonti di approvvigionamento di acqua potabile. Buone notizie anche sul fronte della sperimentazione animale: laddove i dati siano già a disposizione o esistano metodologie alternative, le domande di autorizzazione non dovranno essere accompagnate dai risultati di nuovi test.
Veniamo alle critiche. Primo: da un elenco iniziale di 400, l’accordo è stato raggiunto solo per una ventina di sostanze.
“La neurotossicità andava inclusa tra i criteri di esclusione, soprattutto considerando l’evidenza scientifica sugli effetti che tali sostanze possono avere sullo sviluppo del cervello nel periodo pre-natale e nell’infanzia, e la loro correlazione con malattie come il Parkison”, dice a Galileo Monica Guarinoni, vicedirettrice dell’Health and Environment Alliance (Heal), organizzazione internazionale che riunisce circa sessanta network ambientalisti europei. “Per esempio, avremmo voluto vedere ritirato dal mercato il Chlorpyrifos (presente negli insetticidi Lorsban e Dursban, ndr.): si sospetta infatti che l’esposizione a questa sostanza durante la gravidanza possa provocare ritardi nello sviluppo cerebrale dei neonati”, spiega Guarinoni.
Per il momento, invece, questa e altre sostanze saranno incluse, insieme a quelle immunotossiche, solo tra le ‘candidate alla sostituzione’, cioè quelle per cui gli stati membri sono tenuti a valutare prodotti alternativi disponibili sul mercato.
La seconda critica riguarda invece la cosiddetta “armonizzazione” degli stati membri che, da settembre, permette agli agricoltori di aumentare le dosi di pesticidi. L’Ue ha infatti deciso di uniformare tutti gli stati e tarare il limite dei residui massimi per frutta e verdura su quelli dello stato più permissivo. Conseguenze? Su 124 campioni analizzati lo scorso ottobre in cinque paesi europei da Pesticide Action Network (e da Legambiente in Italia), tre sono risultati fuori legge per la direttiva attuale, ma sarebbero stati 37 prima dell’armonizzazione dei limiti (qui il link per i risultati dell’indagine).
E il problema non sta solo nella dose massima consentita per il singolo pesticida, quanto piuttosto nell’azione congiunta di più principi attivi. In Italia – dove l’indagine è stata effettuata su 24 campioni venduti dalle catene Coop, Esselunga, Metro, Lidl e Carrefour in sette regioni (Lombardia, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania) – sono stati trovati 31 principi attivi diversi, con una media di oltre 6 per ogni campione. “Questo, a nostro avviso, è l’aspetto più preoccupante”, commenta Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura di Legambiente: “Nessuno sa cosa provochi l’insieme dei diversi pesticidi, eppure l’Ue non si esprime su questo argomento.” Nessuno dei 24 campioni, per onor di cronaca, si è meritato l’etichetta di “consigliabile”.
Ultima critica, e non per importanza: “Delle sostanze incluse nella lista, molte sono già state abbandonate nella pratica comune”, sottolinea Ferrante, per il quale si sarebbe potuto fare uno sforzo in più per la tutela dei consumatori. Invece l’ago della bilancia continua a pendere dalla parte delle organizzazioni agricole come Agropharma e Copa.
La direzione è quella giusta, vero. Ma ci si muove a piccoli passi.
By Tiziana Moriconi – Tratto da: galileonet.it
Come eliminare in modo naturale i pesticidi sulla buccia della frutta e verdura
– lavare molto bene con acqua corrente
– Limone e aceto bianco: in una bottiglietta spray mettete il succo di un limone, due cucchiai di aceto bianco e riempite con acqua. Agitate e spruzzate la soluzione sulla frutta e sui vegetali prima di consumare.
– Bicarbonato di sodio: lavare frutta e verdura con abbondante acqua, poi diluire un cucchiaio di bicarbonato in 1 litro d’acqua, ed immergici frutta e verdura per qualche minuto.
– Aceto di mele e sale: mettere dell’acqua in un recipiente ed aggiungere ½ tazza di aceto di mele e 3 cucchiai di sale. Fate diluire bene ed immergeteci frutta e verdura per circa 20 minuti.