Un tempo i minatori inglesi utilizzavano un uccellino tenuto in gabbia (quasi sempre un canarino) come segnale per eventuali fuoriuscite di metano o etilene, l’accasciamento del volatile era segno della presenza nell’aria di gas mortale e occorreva quindi abbandonare rapidamente il luogo di lavoro. Oggigiorno si assiste ad una crescente diminuzione sul Pianeta di molteplici specie di uccelli messe in pericolo dalle attività umane che distruggono o danneggiano gli ecosistemi.
Perché non interpretare tutto questo come un avvertimento al pari del canarino delle miniere di carbone ?
Gli uccelli sono organismi molto resistenti, sappiamo che la loro permanenza sulla terra è centinaia di volte superiore a quella umana. Essi hanno sviluppato una vasta gamma di strategie per sopravvivere attraverso adattamenti alle diverse situazioni, sono capaci, infatti, di migrazioni incredibili grazie ad una notevole efficienza energetica e respiratoria (l’oca indiana riesce a volare fino a 10 mila metri d’altezza).
Le strategie da mettere in atto per la difesa dell’avifauna sono per lo più le stesse che gli esperti hanno identificato come fondamentali per un ambiente sostenibile adatto all’uomo. Sul pianeta vivono più di 9.800 specie di uccelli dalle dimensioni variabili che vanno dai 3 metri di altezza dello struzzo africano ai 6 centimetri del colibrì di Cuba.
L’esistenza umana è legata a quella di questi animali, essi svolgono compiti naturali essenziali quali: l’impollinazione, la distribuzione dei semi, il controllo di roditori ed insetti, l’eliminazioni dei corpi degli animali morti.
Senza dimenticare la loro bellezza, la suggestività del loro canto e del volo. I pericoli per i volatili sono diversi e complessi: in Africa lo struzzo (Struthio camelus), per esempio, rischia l’estinzione a causa della caccia e del commercio delle sue uova (le più grandi al mondo) nonché per la scomparsa del suo ambiente naturale.
In America del Nord le monoculture hanno preso il sopravvento sulle praterie destinando alla scomparsa di due gallinacci: il Tympanuchus phasianellus e il Tympanuchus pollidicinctus. In Eurasia quattro specie di otarde, per la cattiva situazione in cui versano steppe, praterie e terreni di pascolo in genere, sono in crisi così come la Pterocles alchata in Francia e Spagna. Nel corso degli ultimi due secoli si sono estinte 103 specie di uccelli, nel prossimo secolo si prevede l’estinzione di 1.186 specie, queste le preoccupanti previsioni dello studio “Threatened Birds of the Word” pubblicato nel 2002 a cura del “BirdLife International”. E’ stato inoltre calcolato che sono circa 6 mila le specie in declino.
Le ragioni di questo stato di cose sono da ricercarsi soprattutto nella scomparsa e nel degrado dell’habitat naturale dovuto al taglio di legname a fini commerciali, allo sviluppo urbano e industriale ma anche alla coltivazione intensiva ed al pascolo. A tal proposito secondo il rapporto “State of the World’ Forests” della Fao, ogni anno spariscono 9,4 milioni di ettari di foreste.
E’ vero che sono stati messi in atto, da parte di molti paesi, programmi di rimboschimento ma si è privilegiato più la rapidità di crescita per la produzione di legno che la protezione della biodiversità. Si preferiscono piantare alberi a crescita rapida come conifere ed eucalipti al posto di quelli nativi, cosicché le coltura poco diversificate riescono a costituire un habitat originario soltanto per poche specie di uccelli.
Le zone umide, che costituiscono la culla della vita di moltissime specie, sono spesso assediate dall’inquinamento industriale ed agricolo, penalizzate da interramenti, drenaggi e captazione delle acque. Anche la chimica è sotto accusa.
La richiesta di petrolio a livello mondiale è elevata, i mari e gli estuari sono attraversati da enormi e a volte “fragili” navi-cisterna, gli incidenti determinano catastrofi ambientali.
Talvolta i pericoli arrivano dai luoghi di estrazione del greggio. I pesticidi poi danneggiano e uccidono milioni di uccelli sulla terra e in acqua. C’è ancora da fare i conti con il micidiale Ddt persistente in terra ed in acqua dopo 30 anni dalla sua messa al bando, il divieto purtroppo non riguarda ancora tutti i Paesi. La caccia ha la sua incidenza (minore che in passato) sia per le pallottole arrivate a segno, sia per quelle disperse nell’ambiente, ingerite provocano avvelenamenti da piombo. Negli ultimi decenni milioni di esseri umani viaggiano per lavoro o per diletto da un capo all’altro della Terra, manufatti e cibo fanno lo stesso assieme a micro-organismi, piante ed animali.
Questi spostamenti provocano un’ulteriore serie di pericoli (effetti esotici) per gli uccelli di altri ecosistemi.
La cattura di volatili per il mercato degli animali da compagnia mette alcune specie in serio rischio, soprattutto alcune famiglie di pappagalli.
Molti uccelli marini rimangono impigliati nelle reti per la cattura del pesce. Gli stessi elettrodotti e antenne
costituiscono trappole mortali. Sotto accusa anche il surriscaldamento della Terra, per le anomalie metereologiche, come l’anticipo nelle fioriture e nell’arrivo delle farfalle, la precoce migrazione e deposizione delle uova degli uccelli europei e nord americani, dalle oche alle rondini e conseguenti spostamenti degli areali.
Gli habitat cambiano troppo rapidamente e non sono possibili gli adattamenti. Quali le strategie di conservazione? Secondo gli esperti occorre concentrare l’attenzione sulle aree più importanti dal punto di vista biologico, cioè sulle zone più “calde” dove c’è un elevato numero di uccelli a rischio.
Sono circa 20 mila le “Important Bird Areas”, cruciali per la riproduzione e la migrazione degli uccelli, 218 sono quelle definite “Endemie Bird Areas” caratterizzate da una presenza di specie uniche, o endemiche. I due gruppi raccolgono quasi il 70% delle specie a rischio nel mondo.
Questa classificazione è un ottimo strumento di conoscenza per impostare un lavoro di tutela basato sulle priorità. Basilare è occuparsi delle necessità della popolazione, della flora e fauna selvatica dei sistemi naturali locali dalle quali l’una e le altre dipendono. Molti Paesi hanno adottato leggi per la protezione degli uccelli e di altre forme di vita selvatica, ma non sempre vengono applicate. Lo stato di povertà non consente spesso alle popolazioni di accettare sacrifici in favore della tutela ambientale. Quest’ultima contrariamente a quanto comunemente si crede non è in antitesi con lo sviluppo e il progresso economico.
Una corretta gestione del territorio è attenta sia alla conservazione che alle necessità dell’uomo e tiene conto anche di un giusto profitto economico. Sottovalutare la gravità del problema della diminuzione degli uccelli ad ogni latitudine significa non avere a cuore il nostro stesso futuro. In conclusione vogliamo ricordare l’aspetto poetico e simbolico legato a questi animali. Cosa c’è di più bello del canto di un uccello e di più spettacolare del volo di un rapace ?
Il cielo e la terra hanno bisogno di “ali”. E l’uomo no ?
By Michele Migliozzi
India, echi di una strage (suicidi degli agricoltori, le cause) – 23/09/2016
http://temi.repubblica.it/micromega-online/india-echi-di-una-strage/
vedi: Muoiono tutte le Pecore Vaccinate + Danni dei VACCINI + Tubercolosi Bovina + Gli animali VACCINATI si ammalano sempre e muoiono in modo prematuro