Il concime – vedi: Compostaggio
La parola deriva da “conciare”, nel senso di preparare, con il suffisso ME = latino Men indicante il mezzo, qualunque terreno, per fornirgli quei principi, sostanze, idee, di cui manca e che sono necessari, nel caso dei terreni agricoli, a all’alimentazione, nutrizione delle piante per renderle rigogliose e capaci di generare semi, fiori, frutta, ortaggi, erbe salubri, belle e saporite.
I fertilizzanti sono quelle sostanze utilizzate in agricoltura e giardinaggio che permettono di creare, ricostituire o aumentare la fertilità del terreno. A seconda del tipo di miglioramento che vanno ad apportare al suolo i fertilizzanti si suddividono in:
- Concimi
- Ammendanti
- Correttivi
Le piante traggono il loro nutrimento dall’aria, dall’acqua ed in via prevalente dal terreno, nel quale hanno le proprie radici.
E’ evidente che ripetute colture su una stessa zolla o comunque la stessa pianta, soprattutto se questa non ha radici profonde (arbusti ed erbacee) alla lunga impoverisce il terreno di tutte le sostanze nutritive di cui ha bisogno per sopravvivere le principali sono: sono Azoto (N), Potassio (K), Fosforo (P).
Ecco il motivo per cui si usa concimare tutti i terreni coltivati.
Il concime puo’ essere di due tipi: naturale o chimico; il primo e’ assolutamente preferibile in quanto l’origine aiuta sicuramente e non solo l’ambiente; esso puo’ avere origini disparate (resti animali e botanici, pelli, ossa, sangue, piume, letame, liquami di stalla, resti di alimenti, terre speciali, per citare i principali).
Quello chimico ormai sappiamo tutti che e’ dannatamente pericoloso, per il terreno perche’ lo ammala (intossica) ed alla lunga il terreno diviene ARIDO, specie nei paesi caldi, ed anche perche’ il prodotto chimico di sintesi passa dal vegetale, nella catena alimentare (con le nanoparticelle) di chi se ne nutre, intossicando gli organismi che si alimentano con i vegetali che sono stati coltivati con quei prodotti malsani, oltre ad inquinare le falde acquifere, per cui e’ assoluta FOLLIA utilizzare quei prodotti, tanto reclamizzati dalle multinazionali della chimica…e della farmaceutica !
Quando si immette del concime, le piantine e/o le piante SANNO e si informano fra di loro, su cosa assumere ed a seconda del loro fabbisogno se ne alimentano; quindi SOLO il concime naturale e’ la giusta alimentazione del terreno e quella dei vegetali, specie per quelli destinati ad uso alimentare.
Sintesi sull’agricoltura Biologica/Biodinamica
In agricoltura biologica non si utilizzano sostanze chimiche di sintesi (concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi, pesticidi in genere). Alla difesa delle colture si provvede innanzitutto in via preventiva, selezionando specie resistenti alle malattie e intervenendo con tecniche di coltivazione appropriate, come, per esempio:
la rotazione delle colture: non coltivando consecutivamente sullo stesso terreno la stessa pianta, da un lato si ostacola l’ambientarsi dei parassiti e dall’altro si sfruttano in modo più razionale e meno intensivo le sostanze nutrienti del terreno;
la piantumazione di siepi ed alberi che, oltre a ricreare il paesaggio, danno ospitalità ai predatori naturali dei parassiti e fungono da barriera fisica a possibili inquinamenti esterni;
la consociazione: coltivando in parallelo piante sgradite l’una ai parassiti dell’altra.
In agricoltura biologica si usano fertilizzanti naturali come il letame opportunamente compostato ed altre sostanze organiche compostate (sfalci, ecc.) e sovesci, cioè incorporazioni nel terreno di piante appositamente seminate, come trifoglio o senape.
In caso di necessità, per la difesa delle colture si interviene con sostanze naturali vegetali, animali o minerali: estratti di piante, insetti utili che predano i parassiti, farina di roccia o minerali naturali per correggere struttura e caratteristiche chimiche del terreno e per difendere le coltivazioni dalle crittogame.
Il ricorso a tecniche di coltivazione biologiche ricostruisce l’equilibrio nelle aziende agricole; qualora, comunque, si rendesse necessario intervenire per la difesa delle coltivazioni da parassiti e altre avversità, l’agricoltore può fare ricorso esclusivamente alle sostanze di origine naturale espressamente autorizzate e dettagliate dal Regolamento europeo (con il criterio della cosiddetta “lista positiva”). Tratto da: aiab.it
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I concimi sono quei fertilizzanti che apportano al terreno gli elementi nutritivi direttamente utilizzabili dalla pianta.
Gli elementi
Sono 13 gli elementi indispensabili allo sviluppo della pianta ed al compimento del suo ciclo vitale in modo ottimale. Essi si possono suddividere in macroelementi e microelementi, a seconda che essi siano necessari alla pianta in dosi elevate o in quantità minime. Ciò non significa che i microelementi siano meno importanti, tanto è vero che in caso di assenza o scarsità di questi la pianta può giungere sino alla morte.
Macroelementi
I macroelementi sono suddivisi in elementi principali della fertilità (o semplicemente macroelementi) e in elementi secondari (o mesoelementi).
Gli elementi principali della fertilità sono gli elementi necessari alla pianta, affinché essa abbia un accrescimento armonioso e privo di sintomatologie da carenza minerale, in quantità più elevate. Almeno storicamente, oppure, oggi, in agricoltura biologica, sono quelli più limitanti le rese.
– Azoto
– Fosforo
– Potassio
I mesoelementi solitamente sono già presenti nel terreno in quantità non limitanti.
– Calcio
– Magnesio
– Zolfo
– Sodio
In realtà il sodio non è un elemento indispensabile allo sviluppo della pianta, lo si può anzi considerare dannoso. In Europa settentrionale, dove questo elemento scarseggia nel suolo, gli si attribuisce però grande importanza, soprattutto nella concimazione dei pascoli, per arricchire la dieta del bestiame. Il calcio può essere scarso in zone equatoriali soggette a forti dilavamenti.
L’azoto
Per le piante l’azoto è un elemento essenziale. È presente nei tessuti giovani in percentuali attorno al 5-6%, nei tessuti maturi attorno all’1-3%. Convenzionalmente per stimare il contenuto proteico di un prodotto si moltiplica l’azoto totale per 6,25. Ciò significa che mediamente più di un sesto delle proteine è costituito da azoto. È inoltre presente nella clorofilla, negli acidi nucleici, nei glucosidi e negli alcaloidi.
Il livello produttivo della coltura è primariamente condizionato dalla disponibilità d’azoto nel suolo. Esso stimola l’accrescimento delle piante e determina una presenza abbondante di clorofilla nelle foglie.
Viene assorbito prevalentemente in forma nitrica. I concimi azotati possono invece contenere l’azoto in forma nitrica o ammoniacale. Nella forma nitrica viene assorbito velocemente dalle piante, e i risultati sono visibili a breve termine. Purtroppo ha il grave difetto di presentare un’elevata dilavabilità, raggiunge cioè molto velocemente gli starti più profondi del terreno, diventando inutilizzabile ed andando ad inquinare la falda acquifera. Nella forma ammoniacale si ha un rilascio del nutriente più graduale, dato che per venire trasformato in azoto nitrico necessita di un certo periodo di tempo. Se ne ha così un migliore utilizzo, con minori perdite. Questo è dovuto inoltre al fatto che gli ioni NH4+ si legano più facilmente ai colloidi del terreno. Di conseguenza i concimi nitrici sono indicati per bisogni immediati, quelli ammoniacali per bisogni più diluiti nel tempo (ad esempio alla semina).
La carenza d’azoto può significare: un accorciamento del ciclo biologico della pianta; una colorazione giallognola del terreno; clorosi fogliare con conseguente necrotizzazione dei tessuti; crescita lenta. L’eccesso d’azoto ha come effetti: squilibri nel ciclo biologico della pianta; una mancata lignificazione dei tessuti, che rende soggette le piante agli agenti meteorici e ai parassiti; foglie di maggiori dimensioni e molto verdi; accumulo di nitrati soprattutto nelle foglie; oltre, come accenato precedentemente, ad aumentare i rischi d’inquinamento delle falde acquifere.
Calcola la giusta dose di azoto da distribuire ai cereali autunno-vernini
Il fosforo
Il fosforo è un elemento di cui la pianta non necessita in grande quantità, ma la sua mancanza può provocare gravi problemi alla pianta: esso è estremamente importante al momento della fioritura. Si concentra nelle zone giovanili della pianta, è importante per il metabolismo energetico e nelle reazioni di sintesi, demolizione e trasformazione. Inoltre aumenta la velocità di maturazione del prodotto finale, e ne rende migliore la qualità esteriore. Favorisce anche la radicazione. Il fosforo è caratterizzato da una scarsa mobilità: una volta distribuito nel terreno è bene che si proceda ad un aratura che ne faciliti l’assorbimento da parte delle piante.
Una carenza di fosforo avrà come conseguenze piante esili, a portamento eretto e con una crescita stentata. Generalmente gli effetti sono molto simili alla carenza d’azoto. È difficile riscontrare casi di eccesso di fosforo.
Il potassio
Il potassio è un elemento che la pianta assorbe facilmente e in gran quantità. L’assorbimento però può essere limitato dalla presenza di altri cationi, come il calcio. Nella pianta è presente soprattutto nelle parti giovanili, e rimane libero nei succhi cellulari sottoforma di sali diversi. Adeguate dosi di potassio fanno sì che la pianta assorba l’acqua con più facilità, aumenti la resistenza al gelo e venga favorita la sintesi proteica, aumentando la produzione di ATP.
Il primo effetto della carenza di potassio è la diminuzione del turgore cellulare delle piante colpite, foglie esili e decolorazione centrale. Di conseguenza, una necrosi generalizzata delle foglie che fa assumere alla pianta uno stato di appassimento. Rari i casi di eccesso potassico.
Microelementi
I microelementi agiscono in quantità limitatissime, svolgendo però un ruolo fondamentale dato che entrano nella costituzione deglienzimi.
– Boro
– Manganese
– Rame
– Zinco
– Molibdeno
– Cobalto
– Ferro
La carenza di ferro si manifesta molto vistosamente, determinando un ingiallimento fogliare che prende il nome di clorosi. Il nome fa riferimento alla causa della decolorazione, l’assenza di clorofilla nelle cellule fogliari.
La depigmentazione dei tessuti fotosintetizzanti porta, nei casi più gravi, ad una morte per denutrizione.
Titolo
I concimi vengono classificati in base al titolo: una serie di numeri che indica, come percentuale sulla massa, la quantità di elemento, o elementi, nutritivi presenti nel concime.
Al fine di movimentare e conservare in magazzino meno materiale, è opportuno che il titolo del concime sia alto. Il titolo alto permette inoltre di aumentare l’autonomia dello spandiconcime. Spesso è però la stechiometria a determinare il titolo del prodotto. Ad esempio, la formula bruta di urea-46 (ovvero un concime, l’urea, che ha il 46% di N, uno dei titoli d’azoto più alti) è NH2-CO-H2N. I pesi atomicidei singoli elementi contenuti nella molecola sono: H=1; N=14; C=12; O=16. Sono presenti 4 atomi di H, 2 di N, 1 di C e uno di O. Il peso molecolare dell’urea risulta dunque essere:
4 * 1 + 2 * 14 + 1 * 12 + 1 * 16 = 4 + 28 + 12 + 16 = 60
Il peso totale dell’azoto presente nella molecola d’urea risulta essere
N = 2 * 14 = 28
La seguente proporzione permette di calcolare il titolo del concime:
x:100 = 28:60
da cui si ottiene x = 28 / 60 * 100 = 46,6%.
Il titolo permette di calcolare quanto concime apportare a seconda delle necessità, dividendo la quantità di nutriente da apportare per il titolo. Ad esempio, dovendo fornire ad un terreno 150 kg ha-1 di N e volendo distribuire urea-46, bisognerà dare al terreno 150/0,46 = 326 kg di urea per ettaro.
Classificazione dei concimi
Un concime può contenere un solo elemento (concime semplice) o più di uno (concime complesso). A seconda che contengano o meno carbonio, i concimi si distingono in concimi organici e concimi minerali.
I concimi possono presentarsi in forma liquida o solida. Quelli in forma liquida possono essere gas liquefatti, soluzioni o sospensioni. Quelli in forma solida possono essere granulari o polverulenti. A seconda della formulazione i concimi solidi possono essere a lenta cessione.
Concimi semplici e concimi composti
I concimi semplici sono quei concimi in cui è presente un solo elemento (o azoto, o fosforo , o potassio). Ad esempio il nitrato del Cile è un concime semplice, infatti è presente unicamente azoto. I concimi composti (o complessi) sono quei concimi in cui sono presenti due o più elementi. La combinazione tra gli elementi può essere ottenuta per miscelazione di concimi semplici o per combinazione chimica. I concimi complessi sono definiti concimi binari quando sono presenti due degli elementi principali della fertilità; sono definiti ternari quando sono presenti tutti e tre. Sono concimi binari quelli fosfo-potassici (PK), quelli nitro-potassici (NK) e quelli fosfo-azotati (NP). Il titolo di un concime ternario è contrassegnato da tre numeri separati da un trattino. Il primo numero indica la percentuale in peso di azoto espresso come N, il secondo il fosforo espresso come P2O5 e il terzo il potassio espresso come K2O. Ad esempio un concime tipo 30-20-25 possiede il 30% di N, il 20% di P2O5 e il 25% di K2O.
Concimi minerali
I concimi minerali, detti anche chimici, sono concimi che non contengono carbonio. A seconda che contengano azoto, fosforo o potassio vengono definiti rispettivamente concimi azotati, fosforici o potassici.
Concimi organici
Sono concimi che contengono carbonio. Possono essere naturali o di sintesi (es: urea).
Metodi di concimazione
Le concimazioni sono distinte in:
- Concimazione di fondo – Viene effettuata con elementi che si fissano particolarmente nel terreno,come il fosforo. Consiste nel concimare prima della semina, arando immediatamente dopo lo spargimento dei concimi, in modo da facilitarne la disponibilità.
- Concimazione di presemina – Come quella di fondo, ma senza l’aratura. Effettuata in terreni con scarsità colloidali.
- Concimazione di copertura – E’ effettuata con la coltura in atto. Un tipo molto avanzato di concimazione di copertura è la fertirrigazione che si attua soprattutto su colture arboree o orticole irrigate con impianti d’irrigazione localizzati o a goccia.Come formulare un piano di fertirrigazione
Ammendanti
Sono quei fertilizzanti che migliorano le caratteristiche fisiche del suolo. In un terreno sciolto l’apporto di sostanza organica (s.o.), fornita con una letamazione, con un sovescio o interrando i residui della coltura precedente, permette di ridurne i difetti quali la scarsa ritenzione di acqua e nutrienti. Anche le argille presenti in sospensione nelle acque torbide possono fungere da ammendanti; per utilizzarle occorre farle precipitare, fermando le acque dopo che queste abbiano sommerso l’appezzamento. Nel caso si utilizzino ammendanti in un terreno pesante, compatto, essi vanno a migliorare la struttura. Il prodotto ideale risulta essere il letame mediamente maturo. L’aggiunta di sabbia è estremamente onerosa, a causa delle ingenti quantità necessarie a permettere di osservare un apprezzabile miglioramento. Risulta praticabile unicamente in orticoltura di pregio e nella preparazione dei tappeti erbosi, più che altro negli stadi.
Anche una calcitazione, nel caso che il terreno sia carente di calcio, può avere un effetto ammendante, grazie alla coagulazione dei colloidi argillosi che essa provoca.
L’effetto è però apprezzabile solo dopo 2-3 anni.
L’obiettivo deve essere quello di riportare il pH a 7. – vedi Bioelettronica
Esistono sul mercato ammendanti sintetici che vanno a simulare l’azione dei polimeri organici, presentando però una maggiore resistenza agli attacchi da parte dei microrganismi. Tra questi si possono citare il Krilium, il VAMA (acido vinilacetatomaleico), il BMA. Funzionano bene, ma sono eccessivamente costosi. Il Flotal, a base di sali ferrici, è costoso e ne occorrono dosi elevate.
Correttivi
Sono quei fertilizzanti che vanno a modificare la reazione del terreno, ovvero il pH.
La cenere come fertilizzante
Utilizzare la cenere come fertilizzante è senz’altro un ottimo modo per valorizzare un prodotto che altrimenti sarebbe da smaltire, con relativi costi (anche ambientali).
La composizione delle ceneri e la disponibilità dei nutrienti varia abbastanza a seconda della specie arborea da cui provengono, dell’età della pianta, dell’ambiente in cui è cresciuta e della parte utilizzata.
La cenere di legna possiede un’altissima quantità di potassio (mediamente 10-11% in K2O), dunque può essere valorizzata ulteriormente somministrandola prima della semina di piante con un alto fabbisogno di questo elemento (es: patate). Contiene anche un buon titolo di fosforo (2-5% in P2O5) e una quantità piuttosto limitata di microelementi (ferro, rame, boro, ecc.). Ha reazione (pH) alcalina a causa della presenza massiccia di calcio (anche più del 40% in CaO). Tutti questi elementi sono presenti in forme fortemente ossidate e dunque sono messe a disposizione delle colture con una certa lentezza.
Un dosaggio di 200 g/m2 = 2 t/ha è sufficiente per i fabbisogni minerali di qualsiasi coltura, tranne che per l’azoto e lo zolfo, che essendo volatili non sono presenti nelle ceneri. Per ottenere un concime minerale completo è sufficiente aggiungere 40-60 g/m2 di solfato ammonico-20. Evitare di somministrare ceneri con reazione alcalina (pH > 7) e stare comunque sotto i 250 g/m2 su tutti i terreni, altrimenti si rischia di innalzare troppo il pH.
La distribuzione si può effettuare al momento in cui si spargono i concimi organici (letame e compost maturi), ovvero prima delle lavorazioni di fondo (vangare o aratura). Nel caso di piante arboree (frutteti, siepi, piante ornamentali), distribuire nell’area della proiezione della chioma, ove sono situate la maggior parte delle radici.
La distribuzione può comunque essere effettuata anche con largo anticipo, dato che gli elementi presenti sono poco solubili e per niente volatili, dunque non si incorre in rischi di inquinamento o di riduzione delle proprietà fertilizzanti. Ad esempio si possono distribuire, man mano che vengono prodotte, sui terreni che si vangheranno a primavera.
Un’ottima idea è quella di utilizzare le ceneri nella produzione del compost o nel letame, alle dosi indicative di 3-4 kg/m3 di materiale. La cenere difatti assorbe l’umidità in eccesso, migliorando l’aerazione della massa in fermentazione; neutralizza l’acidità provocata dalle fermentazioni; i microrganismi possono utilizzare i minerali nel loro metabolismo, inserendoli così nella sostanza organica. I minerali organiati risultano così molto più biodisponibili per le piante. Sugli appezzamenti dove si distribuisce il compost arricchito di ceneri solitamente non si vanno a distribuire altre ceneri.
Evitare la somministrazione su piante acidofile, che non amano il calcio, come azalee, rododendri, camelie, eriche, ortensie, orchidee, mirtilli.
La cenere utilizzata deve essere prodotta dalla combustione unicamente di legna vergine, dunque non deve aver subito alcun trattamento. La legna trattata con composti clorurati organici (plastiche, vernici, solventi, disinfettanti, ecc.) può difatti liberare diossine. Tra l’altro la legge vieta espressamente di bruciare nei generatori termici domestici (stufe, camini, caldaie) qualsiasi prodotto che non sia biomassa vergine; è vietata anche la combustione della carta, che rilascia molte sostanze tossiche nei fumi.
E’ possibile usare le ceneri del carbone di legna (carbonella), che presentano caratteristiche analoghe alla cenere di legna. Le ceneri di carbon fossile è invece da smaltire in discarica, data la presenza, a volte elevata, di metalli indesiderabili (piombo, cromo, nichel, cadmio, alluminio, ecc.) e la presenza di elementi utili come boro e manganese in dosi eccessive per le piante e dunque fitotossiche.
La distribuzione di cenere nell’orto attorno alle piante, in strisce di 6-7 cm di larghezza e alte 2 cm, è molto efficace contro limacce e chiocciole, poiché si vanno a creare delle barriere insormontabili dai molluschi, innocue per gli animali superiori e i bambini e ad impatto ambientale sicuramente inferiore che utilizzando lumachicidi.
La cenere risulta efficace però solo fintanto è asciutta, quindi in caso di pioggia o dopo un’irrigazione è necessario creare delle nuove barriere. C’è chi sparge cenere finemente setacciata su alcuni ortaggi (zucchini, sedano, insalata, patate, ecc.), poiché le sostanze polverulente creano problemi all’apparato respiratorio degli insetti e creano lacerazioni sulla cute con conseguente disidradazione e morte del parassita (è una tecnica insetticida nota sin dall’antichità e abbastanza efficace).
L’uso della cenere è consentito in agricoltura biologica (Reg. Cee 2092/91) se deriva da legname non trattato chimicamente dopo l’abbattimento, condizione comunque obbligatoria per qualunque tipo di agricoltura.
Per ottenere un fertilizzante completo è necessario utilizzare prodotti ammessi dal regolamento, ad esempio 200-300 g/m2 di letame essiccato o pollina, oppure 800-1200 g/m2 di letame o Compos maturo anche se, come si è visto, è meglio aggiungere la cenere direttamente nella massa durante la fermentazione.
Tratto da: it.wikipedia.org
Commento NdR: Tutto cio’ che necessita alla pianta, e che e’ stato ben evidenziato anche se in modo incompleto nell’articolo qui sopra, per nascere, crescere e fornire i suoi frutti salubri a chi se ne ciba, lo si trova nel Compost biodinamico.
vedi: Compostaggio + http://www.eticamente.net/40442/guida-per-lorto-sinergico-come-realizzare-lorto-piu-naturale-assoluto.html
Eccovi una e.mail ricevuta, su questo argomento, alla quale abbiamo cosi’ risposto:
—– Original Message —–
From: praefectusix
To: info@mednat.org
Sent: Monday, August 08, 2011 12:06 AM
Subject: Concime chimico
Al seguente link vengono fatte delle affermazioni esplicite circa la pericolosità per l’ambiente e la salute umana derivante dall’uso dei concimi chimici (o minerali, che dir si voglia):
http://www.mednat.org/agri/concime_naturale.htm
Si dice che intossica il terreno (non si capisce allora come facciano le piante a crescere e svilupparsi nutrendosi con tali concimi), che è dannoso per la salute dei consumatori, che è molto inquinante per l’ambiente e che il suo uso rappresenta perciò follia.
Risposta:
I prodotti minerali estratti e preparati con processi chimici, per l’agricoltura chimica e non biodinamica, sono tossici per i terreni agricoli e per i prodotti che crescono in tali terreni e quindi anche per coloro che se ne nutrono, in quanto quegli agricoltori disinformati dalle multinazionali che vendono fitofarmaci, antiparassitari, diserbanti, e prodotti chimici per l’agricoltura, aggiungono prodotti che non passano, per la loro preparazione, mediante processi naturali, tipo Compost, che alle volte impiegano mesi od anni per formarsi.
Il Compost, al contrario di quei prodotti chimici dell’agricoltura che rendono i terreni alterati per la loro mono implementazione, e’ un prodotto naturalmente preparato con i processi di fermentazione e maturazione generati dalla flora batterica, fungina e da parte dei vermi del terreno stesso e quindi e’ un vero e proprio “composto” multimineral-vitaminico, ripieno di flora batterica autoformatasi nel processo di maturazione di mesi e soprattutto molto salubre per le radici e le piante stesse, contenendo antiparassitari (la flora autoctona) ed antibiotici naturali che proteggono radice e piante dall’invasivita’ delle tossine del terreno stesso e/o quelle prodotte dai parassiti e/o dall’alterazione del terreno prima dell’aggiunta del compost, oltre ad ottenere un miglior riordino del pH + rH + ro’ del terreno stesso..
Le piantine ed i prodotti seminati e coltivati sui terreni a Compost hanno un sapore molto piu’ fragante e sono nutrizionalmente sono molto piu’ salubri di quelli che sono coltivati sui terreni trattati con i prodotti chimici.
Ora, sarebbe legittimo chiedere quali siano le fonti di queste affermazioni così allarmanti ?
E’ legittimo chiedere che asserzioni tanto gravi siano corredate di fonti autorevoli all’interno dei singoli articoli ?
Le opinioni e i convincimenti personali, non supportati da fonti, non dovrebbero essere inclusi nei trattati di ambito scientifico, perchè questi ultimi richiedono dati concreti, fatti documentati, non ideologie ambientalistiche o presunte tali.
Inseriremo documentazioni e referes, appena possibile, per ora si rivolga a questo tecnico (vedi qui sotto) per tutte le info che desidera.
grazie per averci scritto
saluti
dr. GPaolo Vanoli – Giornalista Investigativo, specializzato in Sanita’ da 40 anni (Albo speciale) – Consulente in Scienza della Nutrizione e Medicine Naturali e di: www.mednat.org
Prof. Giuseppe Altieri
STUDIO AGERNOVA – Servizi Avanzati per l’Agroecologia e la Ricerca
Loc. Viepri Centro 15, 06056 Massa Martana (PG) – tel 075-8947433, Cell 347-4259872 – P. IVA 02322010543 – Email: agernova@libero.it – http://www.agernova.it
vedi: http://blog.ilgiornale.it/locati/2011/07/28/vi-spiego-perche-mangiamo-pesticidi/
Ecco la mia intervista sul Giornale.it, che ha ricevuto moltissimi contatti e diversi commenti, cui ho risposto in forma sintetica
Molta gente finalmente informata a dovere dichiara, come potete leggere sul blog, che da oggi si rivolgerà ai prodotti biologici…
Dobbiamo combattere OGM e pesticidi con le giuste armi del diritto e della scienza comunicata ai politici e giuristi e individuare varietà italiane con cui affermare il Made in Italy, come 100% coltivato in Italia, unico e inimitabile 100% biologico e 100% OGM free.
Si aprano negozi biologici dappertutto per rispondere alle esigenze dei cittadini informati… che vendano prodotti italiani e non di importazione. Credo che sostenerci sia nell’interesse prioritario del settore biologico italiano e più generale di tutti i cittadini italiani
Muoviamoci subito per non perdere l’occasione…è già molto tardi… ma ancora non troppo i prossimi due anni di PSR regionali e nazionale saranno decisivi per il futuro agricolo italiano.
saluti
Prof. G Altieri
Agricoltura Integrata Obbligatoria: BANDITO il GLIFOSATE in DANIMARCA e Sri Lanka
Il 15 Settembre 2003, il Ministro Christian Schmidt ha imposto il divieto in Danimarca, sulla base di studi del Istituto Geological Survey Danimarca e la Groenlandia (DGGRI). Ed ha affermato in quel momento che …”i danesi dovrebbero essere in grado di fare il caffè la mattina senza preoccuparsi di pesticidi…. Forse in Argentina non si preoccupano perché si bevono il mate, accettare la mia ironia per tale follia…”, …questa notizia dimostra che la scienza e la salute, sanno molto bene di avvelenare la gente. Pochi giorni dopo El Salvador collega direttamente i disseccanti Roundup a malattia renale e lo Sri Lanka lo bandisce….
Cosa aspettiamo a BANDIRE immediatamente i disseccanti in Italia ?
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Dai Vulcani e dalla Lava, carica di Silicio, si trae un ottimo concime per l’agricoltura; le piante (di qualsiasi tipo) divengono piu’ sane, cioe’ non vengono facilmente attaccate dalle malattie, sono piu’ belle, ed i loro frutti piu’ odorosi e saporiti ! questo e’ cio’ che la natura ha messo a nostra disposizione e che le multinazionali della chimica e dei farmaci e vaccini, hanno nascosto per vendere i loro veleni pericolosi per l’uomo, il regno animale e quello vegetale.
Il Registro Italiano dei fertilizzanti per l’Agricoltura Biologica: http://www.coldiretti.it/anagribios/registro_fertilizzanti.htm
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Attacco all’agricoltura biologica: il caso dei finti fertilizzanti a base di “matrina” – Sequestrate 65 tonnellate di un pesticida tossico comprato all’estero e spacciato per concime “naturale”. E’ la colossale frode ai danni dei produttori bio scoperta dalla Guardia di Finanza fra Sardegna e Puglia. Che evidenzia una ‘falla’ nei controlli – 20/07/2014
ROMA – “Naturale” non è sempre sinonimo di “sano” o di “sicuro”. Anzi: dietro le parole “naturale” e “organico” possono nascondersi veri e propri veleni. Come nel caso della “matrina”, sostanza sì di origine vegetale, ma altamente tossica per l’uomo, per l’ambiente e per gli animali, venduta come fertilizzante naturale agli agricoltori. Ed è bastata la semplice dicitura “organico” sull’etichetta a permettere a questa sostanza pericolosa di saltare una complessa rete di controlli. Una frode in piena regola che vede tra le sue vittime soprattutto l’agricoltura biologica, un settore strategico per l’agroalimentare italiano.
Ad accendere i riflettori sulla truffa l’operazione “Mela Stregata” condotta, a seguito di una segnalazione di FederBio, da Icqrf (Ispettorato centro della tutela della qualità e repressione frodi agro-alimentari) e Guardia di Finanza, che ha portato di recente al sequestro di 65 tonnellate di prodotti spacciati per “fertilizzanti”, destinati principalmente all’agricoltura biologica con la definizione di “naturale”, ma in realtà contenenti matrina, sostanza non commercializzabile in Europa perché neurotossica quanto i più pericolosi e dannosi fitofarmaci quali i carbammati, i fosforganici e i cloro derivati come il Ddt. Le 65 tonnellate sequestrate fra Puglia e Sardegna, se immesse sul mercato, avrebbero fruttato 3,5 milioni di euro ai disonesti commercianti.
I prodotti sequestrati (provenienti soprattutto dalla Cina e dall’India e stoccati dalla ditta Icas di Milano), sarebbero stati smerciati come corroboranti e fertilizzanti organici in molte regioni dell’Italia. “Non solo Puglia e Sardegna dove sono stati effettuati i sequestri – spiega Luciano Atzori, consigliere e segretario dell’Ordine nazionale dei biologi esperto in sicurezza degli alimenti e tutela della salute – non si tratta di un fatto isolato, quelle merci erano destinate a mezza Italia”.
L’attività investigativa, cominciata già da alcuni mesi, aveva portato nel mese di giugno alla denuncia di un uomo sardo e al sequestro di oltre 10.000 chilogrammi di prodotti nocivi stoccati in un’azienda nella provincia di Cagliari. Recentemente le indagini si sono estese in Puglia dove, nel deposito di un importatore, sono stati sequestrati 30.500 litri e 25.000 chilogrammi di prodotti spacciati per “fertilizzanti”, ma in realtà contenenti matrina.
Nota anche con i termini matrinium, matrines, vegard, la matrina è un alcaloide molto diffuso in Cina e India che si estrae dalle radici di una leguminosa, la Sophora Flavescens. “Costa poco e si ricava da una pianta molto comune – continua Atzori – ma è altamente tossica e infatti viene utilizzata in pochi Paesi orientali e anche lì classificata come pesticida, senza alcun potere concimante”. Le proprietà fertilizzanti, dunque, sono del tutto inventate.
In questo caso ad essere frodati sono gli agricoltori stessi, rassicurati dalla parola “naturale”, “ma il fatto che si ricavi da una radice non significa che sia innocua, basta pensare ai funghi: sono naturali, questo sì, ma questo non li rende meno pericolosi. Ricordiamoci che i più grandi veleni sono ricavati proprio dai vegetali”, aggiunge Atzori. “Sempre più persone si avvicinano ai prodotti bio e/o naturali senza però conoscerli davvero”, osserva il biologo. “Anche gli agricoltori spesso, in quanto non adeguatamente formati, cadono nella trappola di avidi e poco onesti commercianti, i quali gli propinano prodotti naturali (cioè non di sintesi) che frequentemente hanno effetti nocivi per l’ambiente, per l’uomo e per gli animali”.
La matrina “è un composto fitofarmaco con specifici effetti fitoiatrici (ossia un’azione neurotossica), che inibisce l’attività della colinesterasi provocando la sindrome da avvelenamento con tremori, scordinamento dei movimenti, scarso equilibrio, disturbi intestinali e la morte per blocco della respirazione – mette in guardia Atzori – Oltre a questi sintomi acuti i composti neurotossici possono determinare fenomeni di bio-accumulo nei tessuti lipidici provocando nel tempo fenomeni di tossicità cronica”.
Per ingannare gli agricoltori spesso i prodotti illegali a base di matrina vengono etichettati e immessi sul mercato, oltre che come fertilizzanti organici (con l’indicazione di “estratti di origine vegetale”), anche come preparazioni biodinamiche o come “corroboranti e/o potenziatori della resistenza delle piante”, conclude Atzori, che possono essere introdotti sul mercato solo a tre condizioni: se il loro uso non provoca effetti nocivi sulla salute umana, di animali e sull’ambiente; se iscritti nella lista di corroboranti redatta e periodicamente aggiornata dal ministero delle Politiche Agricole; e infine se nell’etichetta sono riportate tutte le informazioni, dalla composizione allo stabilimento di produzione alla destinazione d’uso”.
Ma come difendersi da frodi come questa?
“Purtroppo il consumatore finale non può fare niente, bisognerebbe invece agire in maniera capillare sugli agricoltori, spesso poco informati e formati direttamente da chi vende loro i prodotti – spiega Atzori – e scardinare l’idea che ‘naturale’ sia automaticamente innocuo o salutare”.
Proprio su quest’ultimo aspetto si sono mossi i consumatori statunitensi: la Consumer Reports americana ha infatti avviato una petizione online per eliminare il termine “organic” (cioè naturale) dalle etichette dei prodotti alimentari perché considerato fuorviante. Nonostante la ‘matrina’, rassicura Atzori, l’Italia è uno degli stati Ue con minor presenza di residui tossici nei prodotti orto-frutticoli. Nel 2014 sono state effettuate analisi su circa 79mila campioni da 647 diversi tipi di alimenti e oltre il 97% ha evidenziato il rispetto dei limiti di legge dei residui. Merito del diffondersi dell’agricoltura biologica, del rispetto da parte delle aziende agricole delle procedure imposte dalla normativa vigente e dell’intensa attività degli organi preposti al controllo.
FederBio, la principale associazione italiana che riunisce i produttori biologici e biodinamici, dal 2013 ha attivato un gruppo di lavoro specifico per i mezzi tecnici ammessi nel biologico e ha fra i propri soci Ibna Italia-Assometab (associazione di imprese che producono prodotti per la difesa, coadiuvanti, fertilizzanti e corroboranti utilizzabili in agricoltura biologica). E ha avuto un ruolo attivo nel dare avvio all’operazione “Mela Stregata”, come spiega il presidente Paolo Carnemolla: “Le indagini coordinate dalla Procura di Cagliari hanno preso avvio dal coordinamento attuato con l’ufficio di Cagliari dell’Icqrf al quale FederBio ha fornito il carteggio avviato già a luglio 2013 con i ministeri delle Politiche agricole e della Salute su questi prodotti, al tempo venduti come preparati biodinamici, e tutto il materiale raccolto dalla propria organizzazione territoriale”.
Già un anno fa infatti l’associazione aveva diramato un’allerta anche a tutti gli organismi di certificazione associati e alle organizzazioni dei produttori socie di Upbio, l’Unione nazionale dei produttori biologici e biodinamici, affinché si evitasse l’impiego di questi preparati e fosse impedita la certificazione dei prodotti eventualmente trattati. “L’allerta è stata poi reiterata anche a inizio 2014, nonostante le minacce di querela e i tentativi di contatto da parte della ditta Icas e la trasformazione delle etichette dei prodotti, diventati fertilizzanti – continua Carnemolla – Da segnalare tuttavia che l’impiego di questi prodotti ha riguardato massicciamente anche l’agricoltura cosiddetta ‘integrata’, nelle quali non c’è un sistema di certificazione come quello del biologico in grado di monitorare l’effettivo impiego di questi prodotti”.
Senza l’azione congiunta dell’Icqrf Sardegna e della GdF oggi in Italia molti agricoltori avrebbero adoperato la matrina causando gravi danni alla salute di tanta gente e compromettendo la fiducia nel biologico: stando a una ricerca dell’Università di Newcastle, pubblicata sul British Journal of Nutrition, l’orto-frutta e i cereali coltivati biologici contengono circa il 17% in più di antiossidanti (e in alcuni prodotti il 69% in più di flavanoni) rispetto agli stessi prodotti da agricoltura tradizionale.
By Monica Rubino – Tratto da: repubblica.it
Molti allevatori stanno iniziando ad alimentare i loro animali con questi vegetali coltivati con questi concimi naturali, ed hanno dimostrato che i loro animali sono molto piu’ sani (non utilizzano farmaci nei loro allevamenti), piu’ vivaci e piu’ belli ed a minore tenore di grassi nell’organismo (-4%).
vedi: Appello agli Allevatori + Ortopertutti + Le Piante Aromatiche