AIDS e le SUE BUGIE – AIDS and LIES
L’HIV E’ LA CAUSA DELL’AIDS ? – Un’intervista con Eleni Papadopulos. Eleopulos
By Christine Johnson* Continuum Autunno 1997 – vedi: Bugie sull’aids + L’altra storia dell’Aids + Hiv virus inventato
La dottoressa Eleni Papadopulos è una biofisica e leader di un gruppo di ricercatori nel campo dello HIV/AIDS che si trovano a Perth in Australia Occidentale. Per più di dieci anni, lei ed i suoi colleghi hanno pubblicato molti lavori scientifici che mettono in dubbio l’ipotesi HIV/AIDS.
Questa intervista di Christine Johnson esamina questo lavoro e specialmente il punto di vista del suo gruppo sul virus dell’AIDS stesso:
CJ: L’AIDS è causato dall’HIV ?
EPE: Non c’è la prova che l’HIV causi l’AIDS.
CJ: Perché no ?
EPE: Per molte ragioni, ma principalmente perché non c’è nessuna prova che l’HIV esista.
CJ: Questa sembra un’asserzione piuttosto azzardata ed incredibile.
EPE: Suppongo che sia così, ma ciononostante è là che la mia ricerca mi porta.
CJ: Non furono Montagnier e Gallo ad isolare l’HIV ? Nei primi anni ’80 ?
EPE: No. Nei lavori pubblicati sulla rivista Science da quei due gruppi di ricerca non vi è nessuna prova dell’isolamento di un retrovirus da pazienti con AIDS. (1,2)
CJ: Loro sostengono di aver isolato un virus.
EPE: La nostra interpretazione dei dati differisce. (3-5)
CJ: Forse Lei dovrebbe spiegare cosa La porta a questo punto di vista piuttosto radicale.
EPE: Io penso che il modo più semplice sia quello di cominciare ponendo la domanda,
“Cos’è un virus” ?. La risposta è piuttosto semplice. Un virus è una particella microscopica (non un microorganismo) che riproduce sé stesso in una cellula…
CJ: Non è quello che fanno i batteri ?
EPE: Loro possono farlo, ma c’è una differenza molto importante. I batteri non sono obbligati a replicarsi in una cellula. I virus devono. Vede, quanto i batteri prendono cibo ed energia da una cellula o da una fonte inanimata tutto è utilizzato nella successiva generazione di batteri nell’interno della cellula batterica stessa. E’ così che anche le nostre stessee cellule si replicano. Ma i virus non possono farlo.
La particella del virus in realtà non è niente di più che alcune proteine legate intorno ad un pezzo di RNA o DNA, ma senza l’apparato necessario per replicarsi.
CJ: Così mentre una cellula è una fabbrica, un virus è un progetto che, per essere realizzato, deve derubare una fabbrica ?
EPE: Non potrei trovare migliore analogia.
CJ: Come si replica un virus ?
EPE: Deve entrare nella cellula. Per fare questo l’involucro protettivo della particella virale si fonde con la membrana della cellula e poi la particella passa all’interno. Una volta dentro, usando l’apparato metabolico cellulare, la particella del virus si disassembla. Poi, usando lo stesso apparato, vengono sintetizzati pezzi separati di nuovo virus . Alla fine si mettono assieme tutti i componenti virali ed vengono fuori le nuove particelle di virus.
CJ: Fuori da dove ?
EPE: Il virus o distrugge la cellula o nel caso di retrovirus le particelle del virus hanno un’uscita più ordinata sporgendo fuori dalla membrana della cellula. Ma questo non è quello che accade con l’HIV. A differenza dei retrovirus, si dice che l’HIV distrugga le cellule.
CJ: Bene, e per quanto riguarda le particelle dell’HIV? Sta forse suggerendo che non sono virus ?
EPE: Per verificare l’esistenza di un virus bisogna fare tre cose. Primo, coltivare delle cellule e trovare una particella che si pensa possa essere un virus. Evidentemente, come minimo, quella particella dovrebbe assomigliare ad un virus. Secondo, si deve concepire un metodo per ottenere quella esatta particella così si può separarla nei suoi componenti ed analizzare precisamente quello che la costituisce. E’ necessario poi verificare che la particella possa fare copie fedeli di sé stessa. In altre parole che possa replicarsi.
CJ: Non si può guardare semplicemente in un microscopio e dire che c’è un virus nelle colture ?
EPE: No, non si può. Questo è il punto centrale di porre la questione del virus. Non tutte le particelle che sembrano virus sono virus. Si deve verificare che quella particella di cui si sta parlando può fare davvero copie di sé stessa. Nessuna riproduzione, nessun virus. Spiacente ma questo è un punto estremamente importante. Nessuno, specialmente i virologi possono permettersi di ignorarlo.
CJ: Quello che dice sembra molto sensato. Ritengo che sarebbe difficile ammalarsi infettandosi con una particella che non può fare delle copie di sé stessa.
EPE: Precisamente.
CJ: Perciò in che cosa ha sbagliato la ricerca sull’AIDS ?
EPE: Sapere dove la ricerca ha sbagliato non è la questione più importante . Quella principale è che cosa si è tralasciato. Per alcuni motivi sconosciuti, non è stato seguito il metodo di isolamento retrovirale, vecchio di decenni (6,7) e sviluppato per studiare retrovirus animali .
CJ: E’ meglio che spieghi meglio cosa sono i retrovirus prima di continuare.
EPE: Lo faccio. Come Lei probabilmente sa, l’HIV è considerato un retrovirus. I retrovirus sono particelle incredibilmente piccole, quasi sferiche che…
CJ: Quanto piccole ?
EPE: Cento nanometri di diametro.
CJ: A quanto corrisponde ?
EPE: A un decimillesimo di millimetro. Milioni starebbero comodamente bene sulla capocchia di uno spillo.
CJ: Come si può vedere realmente qualcosa di così piccolo ?
EPE: E’ necessario un microscopio elettronico. E’ così che noi conosciamo la grandezza e la forma delle particelle retrovirali. Che sono quasi rotonde ed hanno un involucro esterno coperto da estroflessioni ed un core interno consistente in alcune proteine ed RNA.
CJ: Così, se esiste, l’HIV è un virus a RNA ?
EPE: Sì. Un altro punto importante è che i retrovirus non usano direttamente il loro programma di RNA per fare più virus. Quello che li distingue da quasi tutti gli altri virus è che, secondo i retrovirologi, i retrovirus fanno prima una copia di DNA dal loro RNA. Questo DNA passa poi al nucleo della cellula dove diviene parte integrante del DNA cellulare. Questo filamento di DNA viene chiamato provirus e là resta, ibernato, forse per anni, fino a che qualche cosa attiva la cella.
CJ: Cosa accade poi ?
EPE: Il DNA provirale viene copiato all’indietro in RNA ed è questo RNA, non l’RNA originale, che istruisce la produzione delle proteine necessarie a fare delle nuove particelle del virus.
CJ: Perché vengono chiamate retrovirus ?
EPE: Perché i biologi hanno creduto a lungo che la direzione del flusso delle informazioni nelle cellule di tutti gli organismi viventi fosse da DNA a RNA, e pertanto alle proteine la cui sintesi è guidata dall’RNA. Se noi diciamo che questa direzione è “in avanti” allora quello che i retrovirus fanno per prima cosa è copiare le loro informazioni all’ “indietro.”
CJ: Capito.
EPE: C’è un’altra cosa. Una delle proteine all’interno di una particella retrovirale è un enzima che catalizza questo processo. Non sorprendentemente, è chiamata transcriptasi inversa.
CJ: E cioè ?
EPE: Be’ , è per questo motivo che vengono chiamati retrovirus.
CJ: Lei ha menzionato il metodo di isolamento dei retrovirus – vecchio di decenni.
Di quanti decenni stiamo parlando ?
EPE: Dagli anni ’40 fino alla fine degli anni ’70. Vede, i retrovirus erano fra i primi virus scoperti.
Il Dott. Peyton Rous al Rockefeller Center di New York li incontrò originalmente quando stava facendo esperimenti su tumori maligni del muscolo dei polli.(8) Non che lui potesse vederli davvero.
Questo avveniva nel 1911. Fu necessario arrivare all’invenzione del microscopio elettronico ed alla centrifuga ad alta velocità perché le cose cominciassero a venire fuo
CJ: Cosa venne fuori in realtà ?
EPE: Furono questi che portarono al metodo di identificazione e di purificazione delle particelle retrovirali.
CJ: È lo stesso come isolarli?
EPE: Sì. Per purificare delle particelle di qualsiasi genere uno scienziato deve sviluppare un metodo per separare le particelle che lui desidera studiare da tutto il resto.
CJ: In che modo i microscopi elettronici e le centrifughe ad alta velocità hanno reso possibile la purificazione dei retrovirus ?
EPE: Il microscopio elettronico ha fatto sì che particelle di queste piccole dimensioni fossero visibili. L’altra parte l’ha fatta la centrifuga ad alta velocità e fu una cosa estremamente importante.
Si scoprì che le particelle retrovirali hanno una proprietà fisica che le rende capaci di separarsi da altro materiale in culture cellulari. Detta proprietà è la loro “galleggiabilità” e ciò venne utilizzato per purificare le particelle con un processo chiamato centrifugazione in gradiente di densità.
CJ: Sembra complicato.
EPE: La tecnologia è complicata, ma il concetto è estremamente semplice. Si prepara una provetta che contiene una soluzione di saccarosio, ordinario zucchero da tavola. Ma si fa in modo che la soluzione sia più leggera sopra, ma gradualmente diventi più pesante, o più densa, verso il fondo.
Nel frattempo si coltiva qualsiasi tipo di cellula che si pensa possa contenere retrovirus e se si è fatto in modo giusto, le particelle retrovirali si libereranno dalle cellule e passeranno nel liquido di coltura. Quando si ritiene che tutto sia pronto, si travasa un campione di fluido di coltura e con delicatezza se ne preleva una goccia e la si pone nella provetta sopra la soluzione di zucchero. Poi si fa ruotare la provetta ad altissima velocità. Ciò genera delle forze tremende e le particelle presenti in quella goccia di fluido vengono forzate attraverso la soluzione di zucchero finché raggiungono un punto dove la loro galleggiabilità impedisce loro di penetrare più in giù.
In altre parole, scivolano giù lungo il gradiente di densità fino a che raggiungono un punto in cui la loro densità è uguale a quella della soluzione di zucchero in quello stesso punto. Quando arrivano là si fermano, tutte insieme, o per usare il gergo virologico, è là che si separano in una banda.
In seguito si può estrarre quella banda selettivamente e fotografarla con un microscopio elettronico.
CJ: E le particelle retrovirali si separano ad un livello caratteristico ?
EPE: Sì. Nelle soluzioni di saccarosio si separano in un punto dove la densità è di 1.16gm/ml.
CJ: Così, l’esame col microscopio elettronico Le dice che pesce ha preso ?
EPE: Non solo quello. È l’unico modo per sapere se si è preso un pesce. O non si è preso niente.
CJ: Vero. Montagnier e Gallo non l’hanno fatto ?
EPE: Questo è uno dei molti problemi. Montagnier e Gallo hanno usato il gradiente di densità, ma per ragioni ignote non hanno pubblicato nessuna fotografia al microscopio elettronico del materiale sedimentato a 1,16 gm/ml che loro – e tutti da quel momento in poi – chiamano “HIV puro.”
Questo è proprio strano perché nel 1973 l’Istituto Pasteur ospitò una riunione frequentata da scienziati, alcuni dei quali sono attualmente tra i più importanti esperti nel campo dell’HIV.
Durante quella riunione venne discusso in modo approfondito il metodo di isolamento retrovirale e venne considerato assolutamente essenziale il fotografare del materiale separato alla banda 1,16 del gradiente di densità.
CJ: Ma Montagnier e Gallo hanno pubblicato delle fotografie di particelle del virus.
EPE: No. Montagnier e Gallo hanno pubblicato delle micrografie elettroniche di alcune particelle che loro dichiararono appartenere ad un retrovirus, anzi all’HIV.
Ma le fotografie non provano che delle particelle sono un virus e non si è verificata l’esistenza dell’HIV usando il metodo presentato alla Conferenza del 1973.
CJ: E qual era questo metodo ?
EPE: Tutti i passaggi che Le ho appena menzionato. L’unico metodo scientifico che esiste. Si coltivano delle cellule, si trova una particella, si isola la particella, la si divide nei suoi componenti, si scopre quello che c’è dentro, si prova che quelle particelle sono capaci di farne delle altre uguali con gli stessi costituenti quando vengono aggiunte a colture cellulari non infette.
CJ: Così prima che l’AIDS facesse la sua comparsa c’era un metodo ben sperimentato per provare l’esistenza di un retrovirus, ma Montagnier e Gallo non hanno seguito questo metodo ?
EPE: Loro hanno usato alcune delle tecniche, ma non hanno eseguito ciascun passaggio compresa la prova di quali particelle sono presenti nella banda a 1,16 gm/ml del gradiente di densità, la densità che definisce le particelle retrovirali.
CJ: Ma cosa dire delle loro fotografie ?
EPE: Le micrografie di Montagnier e Gallo ed ogni altra fotografia al microscopio elettronico pubblicate fino al marzo di quest’anno (1997) sono di colture cellulari non purificate. Non del gradiente.
Prima del marzo di quest’anno nessuno aveva mai pubblicato una fotografia di un gradiente di densità.
CJ: E’ questo quello che si deve fare per provare l’isolamento di particelle retrovirali ?
EPE: Sì.
CJ: La banda a 1,16 può contenere materiale diverso da particelle retrovirali ?
EPE: Sì. Quella è un’ altra ragione per cui si ha bisogno di una fotografia. Per vedere tutto quello che sta succedendo. Già molto tempo prima dell’era dell’AIDS era noto che le particelle simil-retrovirali non sono il solo materiale che può trovare la propria strada in questa parte del gradiente di densità.
Piccoli frammenti cellulari, alcuni riconoscibili come strutture interne delle cellule, o solamente frammenti cellulari, possono sedimentare a 1,16 gm/ml. Ed una parte di questo materiale può includere acidi nucleici e può assumere l’aspetto di particelle retrovirali.
CJ: Cosa sono gli acidi nucleici ?
EPE: il DNA e l’RNA.
CJ: Allora sicuramente, se le particelle retrovirali si liberano dalle cellule senza distruggere le cellule, deve essere possibile evitare la contaminazione cellulare ?
EPE: Be’, è così e non è così. I retrovirologi animali erano certamente consapevoli di questo problema e raccomandarono vivamente di maneggiare le colture con delicatezza e di riempirle fino all’orlo con sostanze nutrienti per mantenere le cellule vive. Così non si disintegrano. Ma nel caso dell’HIV ci sono dei problemi aggiuntivi. Abbiamo detto che l’HIV è citopatico il che significa che distrugge le cellule.
Così si potrebbe difficilmente affermare che le particelle putative del virus siano le sole cose verosimilmente a galleggiare attorno nei fluidi di coltura oppure a 1,16 gm/ml. L’altro fatto che confonde è che in molti esperimenti di HIV le cellule vengono deliberatamente fatte a pezzi dallo sperimentatore come parte dell’esperimento. Sapendo tutto ciò, è un mistero sul perché qualsiasi ricercatore dell’HIV potrebbe aver tralasciato il passo cruciale di prendere una microscopia elettronica di un gradiente di densità.
CJ: E’ forse perché la microscopia elettronica è altamente specializzata e costosa ?
EPE: Avrebbe potuto esserlo i primi giorni, ma non oltre. Negli ultimi vent’anni la microscopia elettronica è stata usata almeno giornalmente in molti ospedali per diagnosticare qualsiasi tipo di malattia. Vi è inoltre una grande quantità di microscopie elettroniche delle colture di HIV. E’ solo che fino a quest’anno, per delle ragioni sconosciute , non ce ne è stata nessuna del gradiente di densità.
CJ: Va bene. Parliamo delle fotografie del gradiente di densità pubblicate quest’anno. Che cosa ci vediamo ?
EPE: Due gruppi, uno franco/tedesco (9) ed uno dell’Istituto Nazionale dei Tumori statunitense(10), hanno pubblicato delle fotografie dei gradienti di densità. Nello studio franco/tedesco le fotografie provengono dalla banda da 1,16 gm/ml. E’ impossibile dire da quale densità siano prese le fotografie nello studio americano, ma supponiamo che sia le giusta densità per le particelle retrovirali da 1,16.
La prima cosa da dire è che gli autori di questi studi ammettono che le loro fotografie rivelano che la maggior parte del materiale nel gradiente di densità è cellulare. Gli autori descrivono tutto questo materiale come “non virale”, oppure come “finto” virus o “microvescicole”.
CJ: Che cosa sono le microvescicole ?
EPE: Frammenti cellulari incapsulati.
CJ: Ci sono delle particelle virali in queste fotografie ?
EPE: Ci sono poche particelle che i ricercatori affermano essere particelle retrovirali, Infatti sostengono che queste sono particelle dell’HIV, ma non forniscono la prova del perché.
CJ: Queste particelle dell’HIV sono in grande quantità ?
EPE: No. La banda dovrebbe contenerne bilioni e quando si prende una micrografia elettronica dovrebbero riempire l’intera fotografia.
CJ: Così il materiale in bande contiene solo poche particelle di HIV e dal punto di vista delle particelle dell’HIV è piuttosto impuro ?
EPE: Si
CJ Come commentano gli esperti questo fatto ?
EPE: Dicono che il materiale cellulare si “co-purifica” con le particelle dell’HIV.
CJ: Mi dica, le poche particelle che loro dicono appartenere all’HIV, hanno l’aspetto di un retrovirus ?
EPE: Assomigliano solo molto vagamente a delle particelle retrovirali: Per certo assomigliano di più a delle particelle retrovirali che a tutte le altre particelle ed al materiale, ma anche se sembrassero identiche a delle particelle retrovirali non si potrebbe dire che sono un retrovirus.
Anche Gallo ammette l’esistenza di particelle che si separano in bande a 1,16 gm/ml e che hanno l’aspetto e le proprietà biochimiche dei retrovirus, ma che non sono retrovirus poiché sono incapaci di riprodursi.(11)
CJ: Va bene, ma a parte questo, qual è la differenza fra queste particelle ed una vera particella retrovirale ?
EPE: Gallo e tutti gli altri retrovirologi, come pure Hans Gelderblom che ha effettuato molti studi dell’HIV con micrografie elettroniche, concordano che le particelle retrovirali sono quasi sferiche nella forma, hanno un diametro di 100-120 nanometri e sono coperte da estroflessioni.(12,13)
Le particelle che i due gruppi affermano essere dell’HIV non sono sferiche, nessun diametro è inferiore a 120 nM, infatti molte di esse hanno diametri significativi che sono due volte più grandi di quanto sia permesso per un retrovirus.
E nessuna di esse sembra avere delle estroflessioni.
CJ: Ma la dimensione può essere un punto critico ? Molte cose in Biologia hanno una scala di misurazione.
Che cosa dire degli esseri umani ? Vi ‘è una grande quantità di esseri umani due volte la taglia di altri esseri umani. Sono sempre degli esseri umani.
EPE: Ciò che è valido per gli esseri umani non lo è per i retrovirus, Per cominciare, i retrovirus non devono crescere. Sono nati adulti. Perciò il giusto paragone è fra esseri umani adulti.
Non ci sono molti esseri umani di oltre tre metri. Infatti l’uomo più alto mai registrato 2,71 metri.
Ma qui non si tratta solo di altezza.
CJ: Che altro c’è ?
EPE: Se supponiamo che sia il gruppo franco/tedesco che quello statunitense abbiano visto delle particelle alla giusta densità retrovirale, allora le particelle trovate da ambedue i gruppi hanno la stessa densità, 1,16 gm/ml. Se si misurano i diametri maggiore e minore delle particelle nelle EM, loro sostengono che sono dell’HIV e prendono i diametri medi e per il gusto di discutere, presumono che siano tutte sferiche, allora le particelle franco/tedesche sono più larghe di 1,14 volte delle vere particelle retrovirali e quelle statunitensi lo sono di 1,96 volte. Ora per tradurre ciò in volumi, dobbiamo elevare al cubo i rapporti dei diametri.
Perciò se prendiamo i 120 nM come il limite più alto per il diametro di una particella retrovirale e facciamo le somme, le particelle franco/tedesche hanno un volume superiore del 50% rispetto alle particelle retrovirali e le particelle statunitensi hanno un volume superiore del 750%.
E le particelle statunitensi sono cinque volte più voluminose di quelle franco/tedesche.
CJ: E questo cosa ci dice ?
EPE: Ci dice che le particelle franco/tedesche e quelle statunitensi contengono una massa superiore del 50% oppure del 750% rispetto alle particelle retrovirali.
CJ: Perché questo ?
EPE: Perché la densità è il rapporto fra massa ed il volume. Se il volume sale di una data quantità, per mantenere la stessa densità, la massa deve salire della stessa quantità.
CJ: OK, ma qual è la Sua opinione ?
EPE: Il punto è che qualsiasi vera particella retrovirale contiene una quantità stabilita di RNA e proteina. Non di più, né di meno. In questo caso allora dette particelle si compongono di molto più materiale rispetto al vero retrovirus. il che significa che se queste particelle di dimensioni diverse sono veramente dell’HIV, allora l’HIV non può essere un retrovirus. La sola altra spiegazione possibile è che le micrografie elettroniche non siano prese dalla banda da 1,16 gm/ml. In questo caso allora non abbiamo altra scelta se non quella di ridefinire i retrovirus e, cosa più importante, di non considerare la banda da 1,16 come HIV. Ma se lo facciamo, allora non si può usare tutta la ricerca fatta sull’HIV impiegando questa banda poiché questo è quello che tutti usano come HIV purificato.
Ciò significherebbe per esempio che non si può usare detta banda per ottenere proteine e RNA da usare come agenti diagnostici per provare l’infezione da HIV.
CJ: Lei ha accennato al fatto che le particelle hanno perso le estroflessioni. Quanto può essere seria questa carenza ?
EPE: Tutti gli esperti in AIDS concordano sul fatto che le estroflessioni sono assolutamente necessarie perché la particella dell’HIV si agganci ad una cellula. Come primo passo nell’infettare quella cellula. Perciò, nessun aggancio, nessuna infezione. Tutti gli esperti sostengono che le estroflessioni contengono una proteina chiamata gp120 che è il gancio nelle estroflessioni, che tenta di far presa sulla superficie della cellula che sta per infettare(14). Se le particelle dell’ HIV non hanno delle estroflessioni, l’HIV come può replicarsi ?
CJ: Lei vuol dire che non può impadronirsi della cellula per penetrarvi ?
EPE: Precisamente. E se non può replicarsi, l’HIV non è una particella infettiva.
CJ: Ho l’impressione che questo sia un problema serio. Come replicano gli esperti ?
EPE: Lo evitano. Ed il problema delle estroflessioni non è cosa nuova. Il gruppo tedesco vi pose attenzione nei lontani anni ’80 ed ancora nel 1992 (15,16). Appena una particella dell’HIV si libera da una cellula tutte le estroflessioni scompaiono. Questo singolo fatto ha numerose ramificazioni.
Per esempio, tre quarti di tutti gli emofiliaci testati risultano positivi agli anticorpi dell’HIV. E si afferma che gli emofiliaci hanno acquisito detti anticorpi come risultato dell’essersi infettati con l’HIV da infusioni di fattore VIII contaminato di cui hanno bisogno per curare la loro mancanza di coagulazione. Il problema è che il fattore VIII è prodotto da plasma. Cioè il sangue con tutte le cellule viene rimosso il che vuol dire che se vi sono delle particelle di HIV presenti nel fattore VIII le stesse devono galleggiare libere nella soluzione. Ma se l’HIV libero da cellule non ha delle estroflessioni detti HIV non hanno alcun modo di penetrare nelle cellule fresche per infettarle.
CJ: E allora come spiegano gli anticorpi dell’HIV e l’AIDS negli emofiliaci ?
EPE: I miei colleghi ed io abbiamo pubblicato diverse relazioni che dibattono spiegazioni alternative compresa un’analisi dettagliata dell’emofilia in uno studio indotto nella speciale edizione di Genetica nel 1995(17) dedicato alla controversia HIV/AIDS.
CJ: Devo confessare che trovo molto difficile accettare il fatto che gli emofiliaci non siano stati infettati tramite concentrati coagulanti contaminati e scommetto che è così anche per gli emofiliaci.
EPE: Sfortunatamente è vero, ma forse posso persuaderLa con una spiegazione semplice e veloce.
Se qualche positivo all’HIV si taglia e sanguina per quanto tempo il sangue rimane infetto ? Fuori dal corpo ?
CJ: Secondo quanto ho letto, solo per poche ore al massimo.
EPE: E perché succede questo ?
CJ: Perché l’HIV si secca completamente e muore. Questo è certamente quello che dice il CDC.(18)
EPE: OK. Le faccio una domanda. Come si produce il fattore VIII ?
CJ: Da sangue donato.
EPE: Giusto. Ha mai visto una fiala di fattore VIII ?
CJ: No
EPE: Bene. Glielo dico io. Diventa una polvere secca, squamata, giallastra e nel tempo viene usata dopo almeno un paio di mesi. Riesce a vedere il problema ?
CJ: Lo vedo. Se è vecchia e secca qualsiasi HIV in essa dovrebbe essere morto da molto tempo.
EPE: Esattamente. Perciò come fa il fattore VIII a causare l’infezione da HIV e l’AIDS negli emofiliaci ?
CJ: Non lo so ma penso di cominciare a capire come mai il Suo gruppo non è il più festeggiato della città.
Forse faremmo meglio a non lasciarci sviare in una discussione sull’emofilia. Perché ritiene che fino ad ora la maggior parte degli esperti in HIV si siano accontentati di considerare il materiale alla densità di 1,16 come HIV puro ?
EPE: Penso che sia prematuro affermare che queste fotografie abbiano cambiato le idee di qualcuno riguardo alla porzione da 1,16gm/ml del gradiente di densità nell’essere qualsiasi cosa tranne HIV puro.
CJ: Bene, come risponde il Suo gruppo a queste fotografie ?
EPE: Sulla prova fornita da queste fotografie non vi è alcuna ragione di affermare che questo materiale è puro o che contiene particelle simil-retrovirali tantomeno un retrovirus o, cosa più importante, un retrovirus specifico, l’HIV. E questo rivendica la posizione che abbiamo sempre mantenuto sin dall’inizio.
Ed una posizione che tempo fa abbiamo pubblicato, cioè che non esiste alcuna prova che dimostri l’isolamento di un retrovirus da pazienti AIDS o da quelli a rischio di AIDS.
CJ: OK. Lasciamo da parte le fotografie di Marzo e parliamo di che cosa potremmo dedurre da ciò che era conosciuto in precedenza. Quanto è solida la prova precedente a Marzo che l’HIV esiste ?
EPE: Riferendoci alle particelle tutte le prove provengono dalle micrografie elettroniche di colture cellulari complete. Non dei gradienti di densità. Da tale prova di può dire che le colture cellulari contengono una grande varietà di particelle alcune delle quali si afferma che assomiglino a delle particelle retrovirali.
Questo è tutto. Non sono stati presi ulteriori dati delle particelle. Nessuna purificazione, nessuna analisi e nessuna prova di riproduzione. In tali colture molti gruppi di ricerca, compreso Hans Gelderblom e soci dell’Istituto Koch di Berlino, che è specializzato in questo campo, hanno riportato non solo un tipo di particella, ma un assortimento sbalorditivo di particelle.(13,19,20) La qual cosa solleva molti interrogativi.
Se una di queste particelle è veramente un retrovirus che gli esperti chiamano HIV, che cosa sono tutte le altre ? Quale di queste particelle si separa in bande a 1,16 gm/ml ? Se le particelle dell’HIV causano l’AIDS perché una o molte delle altre particelle non causano anche l’AIDS ? Perché non tutte le particelle causano l’AIDS ?
Oppure perché l’AIDS o le colture non provocano la comparsa delle particelle ?
E per quanto riguarda l’HIV, gli esperti di HIV non possono nemmeno essere d’accordo su che cos’è la particella dell’HIV.
Vi sono tre sottofamiglie di retrovirus e l’HIV è stato classificato da gruppi di ricerca differenti sotto due di queste sottofamiglie come pure tre specie diverse.
CJ: Dove ci porta questo ?
EPE: Noi non sappiamo ancora che cosa siano alcune particelle. Non abbiamo una particella definita che si sia dimostrato essere un retrovirus dal quale estrarre le proteine e l’RNA da usare nei test per l’infezione nella popolazione, oppure fare esperimenti per cercare di capire che cosa succede se vi è veramente un virus che causa l’AIDS.
CJ: Va bene. Supponiamo di avere davvero una fotografia di un gradiente di densità e che non contenga nient’altro se non migliaia di particelle della giusta forma e dimensione, e con estroflessioni, in modo che si possano chiamare particelle retrovirali. Procediamo su che cosa si dovrebbe fare in seguito.
EPE: I passi successivi sono quelli di frammentare le particelle, trovare quali proteine e RNA sono contenuti in esse, provare che una delle proteine è un enzima che trasforma l’RNA in DNA ed alla fine, prendere la maggior parte del grandiente di densità e dimostrare che quando delle particelle PURE vengono immesse in una coltura cellulare vergine appaiono esattamente le stesse particelle composte dei medesimi costituenti.
CJ: Ed è stato fatto questo ?
EPE: No, ma forse parlare di quello che è stato fatto può spiegare le cose più chiaramente, alcuni degli esperimenti di Gallo dal 1984.
CJ: Il 1984 non è un po’ lontano ?
EPE: No perché è la data in cui si è fatta la migliore ricerca sull’HIV. Questi esperimenti sono di vitale importanza poiché tutto quello che si è creduto e si è detto sull’HIV è fondato su quanto è accaduto prima di allora.
CJ: Tutto ?
EPE: Sì, ogni singola cosa. Se è stata isolata una particella dell’HIV e pertanto se alcuni affermano che essa esiste. Le proteine dell’HIV impiegate nei test sugli anticorpi. L’RNA usato specialmente per diagnosticare bambini infettati con l’HIV ed ora usati per misurare la cosiddetta carica virale. E di più. Ma la domanda è se sono abbastanza buoni.
CJ: Abbastanza buoni ?
EPE: Abbastanza buoni per affermare l’esistenza di un unico retrovirus chiamato HIV e che questo causa l’AIDS.
CJ: Ci parli degli esperimenti di Gallo. Perché era in qualche modo interessato all’AIDS ?
EPE: Nel 1984 Gallo aveva già passato più di una decina d’anni nella ricerca dei retrovirus e del cancro.
Era uno dei molti virologi coinvolti nel decennio della guerra contro il cancro del Presidente Nixon.
Verso la metà degli anni ’70 Gallo affermò di aver scoperto il primo retrovirus umano in pazienti affetti da leucemia. Affermava che i suoi dati provavano l’esistenza di un retrovirus che egli chiamò HL23V (11,21).
Ora, proprio come avrebbe fatto più tardi per l’HIV, Gallo usò le reazioni agli anticorpi per “provare” quali proteine nelle colture erano proteine virali. E non molto tempo dopo altri proclamarono di aver trovato gli stessi anticorpi in molte persone che non avevano la leucemia.
Comunque, pochi anni dopo si dimostrò che questi anticorpi capitavano in modo naturale ed erano diretti contro molte sostanze che non avevano niente a che fare con i retrovirus.(22,30) Allora ci si rese conto che l’HL23V era un grosso errore. Non vi era alcun retrovirus dell’HL23V.
Così i dati di Gallo diventarono motivo di imbarazzo ed ora l’HL23V è scomparso.
Quello che ci sembra interessante è sapere che la dimostrazione usata per affermare l’esistenza dell’HL23V è lo stesso tipo di dimostrazione data per provare l’esistenza dell’HIV.
In effetti la prova dell’HL23V era migliore di quella dell’HIV.
CJ: Migliore in che modo ?
EPE: Bene, a differenza dell’HIV, Gallo trovò transcriptasi inversa in tessuto fresco. Senza dover fare delle colture. Ed ha pubblicato una micrografia elettronica del materiale del gradiente di densità presente a 1,16 gm/ml.
CJ: Ma si è dimostrato ancora un falso allarme ?
EPE: Gallo non parla più dell’HL23V. Ma nel 1980 disse di aver scoperto un altro retrovirus.
Erano ancora dati dello stesso tipo, derivati da pazienti affetti da leucemia e questa volta lo chiamò HTLV-1 ed affermò che causava una particolare forma rara che Gallo ora chiama leucemia adulta di cellule T4, ATL.
Infatti vi sono alcuni paralleli e paradossi molto interessanti tra l’HIV e l’HTLV-1.
CJ: Quali sono ?
EPE: Si dice che infettino le stesse cellule e si propaghino nello stesso modo. Invece a differenza dell’HIV, l’HTLV-1 non è andato al di là del luogo in cui è stato scoperto.
La prevalenza di HTLV-1 si è riportata in Africa e nel Giappone del Sud ed è là che è rimasta.
E’ più a lungo di quanto lo sia stato per l’AIDS e non dimenticate che sebbene si dica che questo virus causi la leucemia, meno dell’1% delle persone risultate positive al test hanno mai sviluppato la leucemia; anche dopo quarant’anni. Ma sto andando fuori tema. Quello che stavo dicendo era che molti dei primi pazienti AIDS avevano un cancro conosciuto come sarcoma di Kaposi, come pure un basso numero delle stesse cellule T4 che sono presenti in quantità eccessiva nell’ATL.
Si venne a conoscenza di questo fatto in quanto la nuova tecnologia per contare le diverse classi di linfociti sopraggiunse circa nello stesso periodo in cui apparve l’AIDS.
CJ: Si ipotizzò che l’HIV potesse uccidere le cellule T4 ?
EPE: Be’, era troppo presto per l’HIV, ma si ipotizzò che qualcosa stesse distruggendole. Più tardi ci fu effettivamente uno stadio in cui Gallo pensò che l’HTLV-1 potesse essere il colpevole, ma quella teoria fu un problema poiché l’HTLV-1 presumibilmente causa la leucemia che consiste nella produzione eccessiva di cellule T4. Inoltre, malgrado l’alta prevalenza di anticorpi all’HTLV-1 nel Giappone del Sud, non vi erano casi di AIDS.
Comunque, poiché gli omosessuali avevano una così alta incidenza del tumore chiamato sarcoma di Kaposi e dal momento che sembrava che qualcosa colpisse i loro linfociti T4, Gallo andò avanti nel cercare di trovare un retrovirus per spiegare il tutto.
CJ: Che cosa accadde in seguito ?
EPE: Gallo ed i suoi colleghi fecero una grande quantità di esperimenti che culminarono in quattro relazioni consecutive pubblicate in Science nel Maggio del 1984. Il che avvenne un anno dopo che anche i francesi avevano pubblicato il loro saggio in Science. Il gruppo di Gallo cominciò a mettere a coltura linfociti da pazienti AIDS, ma apparentemente nessuna delle colture produceva abbastanza transcriptasi inversa da convincere Gallo che un retrovirus era presente.
In quel periodo Gallo aveva un ricercatore cecoslovacco chiamato Mikulas Popovic che lavorava per lui e così Popovic e Gallo furono d’accordo nel mescolare fluidi di coltura provenienti da 10 pazienti AIDS e di aggiungere questo ad una coltura di cellule leucemiche.
Le cellule leucemiche che usarono in questa coltura erano state ottenute anni addietro da un paziente con ATL. Fatto questo, si produsse abbastanza transcriptasi inversa da convincere Gallo e Popovic che ora avevano proprio un retrovirus.
CJ: Lei vuol dire che un retrovirus non si svilupperebbe in colture individuali provenienti da pazienti AIDS, ma lo farebbe nel caso in cui i campioni fossero mescolati e messi a coltura ?
EPE: Sì. (By Eleni Papadopulos)
NON è solo la Papadopulos a fare queste dichiarazioni; fin dal 1987 in tutti gli ambienti scientifici, si sono accumulati dati che contraddicono la singola eziologia virale (Hiv) dell’aids, con il risultato di formare dei gruppi comprendenti scienziati di tutto il mondo (vedi: The Group for the Scientific Reapprasail of the HIV-AIDS Hipothesis), totalmente dissenzienti rispetto alle dichiarazioni di quella parte di “scienza imperante ed ufficializzata” con a capofila R. Gallo e L. Montagnier, con lo scopo di portare avanti una indagine imparziale del dubbio considerato nel 1984: è realmente il virus HIV la causa dell’aids ?
Ecco i punti salienti che questi scienziati e ricercatori hanno indicato:
1) I retrovirus tipicamente non uccidono le loro cellule ospiti, al contrario essi dipendono dalla continua replicazione dell’ospitante per la loro sopravvivenza (Weiss et al., Mol. Biol. of RNA tumor viruses, 1985, Cold Spring Harbor Press NY).
E’ quindi assai improbabile che sia apparso un retrovirus che uccide il suo unico ospitante naturale con una efficienza vicina al 100% e che inoltre sia trasmesso orizzontalmente in maniera così inefficiente come l’HIV ed ancora più improbabile che si siano evoluti simultaneamente due di questi virus, HIV 1 e 2 (trovati da ricercatori anche nei midolli spinali dei malati di Stanchezza Cronica, non ammalati di aids) che differiscono per quasi il 50% nella loro sequenza di nucleotidi.
2) I virus detti patogeni (ci dicono i medici allopati, noi non siamo d’accordo) generalmente causano la malattia come conseguenza dell’infettare, del riprodursi dentro le cellule ospiti e dell’uccidere queste stesse cellule in un numero maggiore di quante l’ospitante ne possa rigenerare!
Il provirus completo HIV è stato dimostrato e riscontrato soltanto in una cellula su diverse migliaia nei linfociti del sangue periferico (sia nei casi asintomatici che nei casi conclamati) e l’RNA virale è rintracciabile SOLO in 1 su 10.000; 1/ 100.000 di queste cellule (Simmonds et al. J. Virol. 64:864, 1990).
Inoltre nelle 36 ore max, che il virus HIV impiega per replicarsi, il 5 % dei Linfociti T del nostro organismo viene rigenerato (pertanto vengono rigenerate da 500 a 5000 volte più cellule di quante l’HIV né potrebbe comunque distruggere, sempre ammesso che sia in grado di farlo; come è quindi possibile che esso possa annientare i Linfociti T ? lo HIV è uno dei tanti retrovirus innocui presenti in natura, assolutamente incapaci di provocare una patologia tanto grave.
I virus detti patogeni (ci dicono sempre quei soliti medici) generalmente causano la malattia poco dopo l’infezione, prima che il Sistema Immunitario dell’ospitante (la cellula) possa rispondere.
NON esistono altri esempi di un qualche virus patogeno che causi la malattia primaria solo dopo un lungo ed imprevedibile periodo di latenza, solo in presenza di anticorpi neutralizzanti ed in una virtuale assenza dell’espressione genica come farebbe invece l’HIV.
3) La teoria dello HIV è in disaccordo con un numero sempre più alto di osservazioni:
A) L’immunità antivirale all’HIV è sufficiente per far sì che i virioni non siano reperibili nel siero fino agli stadi finali dell’aids, quando viene persa l’immunità dei linfociti B e l’HIV insieme ad altri virus cronicamente latenti viene qualche volta riattivato (Ho et al. Nejm 321:1621, 1989).
Noi cultori delle Medicine Biologiche sosteniamo che tutti questi studi, non tengono conto anche delle trasformazioni, che i sistemi vivi hanno all’interno di loro stessi, per via delle mutazioni microbiche e delle trasmutazioni atomiche a bassa temperatura, che possono moltiplicare, trasformare e/o creare qualsiasi sostanza, anche virus, prioni, parassiti, ecc., per cui le sinergie che i liquidi del corpo “il terreno”, sono in grado di offrire, sono esse stesse fonte delle molteplici variabili che NON si possono riscontrare nelle colture “statiche” di laboratorio.
B) Studi accurati sulla struttura genetica e sulle funzioni dell’HIV non hanno MAI identificato qualsiasi determinante specifico di patogenicità, né hanno dimostrato che esso sia significativamente differente dai molti altri retrovirus, che non sono in grado di causare malattie degenerative (Duesberg PNAS 86:755, 1989).
Molti scimpanzé sono stati infettati con l’HIV con successo, cioè hanno sviluppato anticorpi specifici ed a tutt’oggi sono rimasti perfettamente sani (cioè dopo 7 anni dall’infezione) (Weiss and Jaffe, Nature 345: 659, 1990).
C) Il virus HIV viene definito come un virus trasmissibile sessualmente, benché esso sia assai raramente rintracciabile nello sperma di malati di aids (Van Voorthiss et al. Fertil. and Steril. 55:588, 1991).
Questo NON si deve far sapere alle popolazioni, altrimenti come si possono imporre con la paura del contagio, i preservativi? che servono comunque ad evitare le malattie veneree od al controllo delle nascite, oppure per poter imporre o consigliare i test sull’aids ?
Questa tecnica di imposizione fraudolenta propagandata nel mondo intero, è stata utile anche per cercare di imporre anche alla Chiesa Cattolica che ne è contraria, l’uso di preservativi ai suoi fedeli.
Il numero di sieropositivi negli USA è rimasto costante ad 1.000.000 all’anno fin dal 1985 anno in cui i test sugli anticorpi all’HIV furono introdotti su larga scala, (vedi Institute of Medicine Confronting Aids 1986 Nat. Acad. Press Wash DC e Vermundn J.NIH Re. 3:77, 1991); mentre un virus “nuovo” si diffonde esponenzialmente in una popolazione suscettibile (Freeman Burrows Texbook of Microbiology 1979, WB Saunders Phil.); se ne può dedurre quindi che il virus HIV non sia affatto “nuovo”; infatti in campioni di sangue del 1940, analizzati con il test sull’aids, sono stati trovati HIV positivi.
L’aids è rimasto “confinato” agli stessi gruppi a rischio da quando è stato identificato come una “nuova sindrome” e si sono verificati molto meno casi di quelli previsti.
Le previsioni sulla diffusione dell’aids continuano ad essere smentite con una sola eccezione cioè il modello pubblicato da: Bregman e Langmuir “Farr’s Law applied to Aids projections” Jama 263:1522, 1990.
Questo modello prediceva un picco nell’epidemia di Aids nel 1988-1989 con successivo declino a livelli endemici; la conferma ci viene dal Center of Didease Control (USA).
Circa il 75 % degli emofiliaci americani ci dicono, sono stati infettati dalle trasfusioni, da oltre 10 anni (Confronting Aids op.cit).
Secondo l’ipotesi HIV = aids almeno il 50% dovrebbe essere già morto di aids, mentre in realtà la mortalità fra gli emofiliaci non è affatto aumentata (Koerper, in Aids Pathogenesis and Treatment, Levy 1989, NY) e solo il 2 % degli stessi HIV positivi, sviluppa malattie indicatrici di aids ogni anno (CDC HIVAIDS Surveillance 1986-1991 USA Department of Health and Human Service Atlanta, GA).
Un inciso: quello che non si vuole dire da parte delle sanità imperante, è che nel caso degli emofiliaci malati di aids, quasi sicuramente non è il virus HIV (che come abbiamo detto è normalmente innocuo) che scatena in loro la malattia, ma è il sangue stesso ricevuto con le informazioni patologiche del DNA dei donatori (malati delle più disparate patologie) e le reazioni di rigetto che intervengono sempre dopo una trasfusione, magari curate con farmaci inibitori del Sistema Immunitario che scatenano l’aids, oppure l’uso di potenti antibiotici per tentare di “debellare” certe infezioni generate dal sangue trasfuso o da reazioni di rigetto al sangue iniettato; oppure l’utilizzo dell’interferone, questo però non deve essere né detto né provato, perché altrimenti cade il mito che…. “le trasfusioni di sangue salvano la vita e la salute delle persone ”.
Le stesse malattie si riscontrano con frequenze simili nei tossicodipendenti sieropositivi e sieronegativi e la mortalità globale nei due gruppi è la stessa. (Stonebumer et al. Science 242:916, 1988).
Recenti affermazioni di Luc Montagnier (Istituto Pasteur, Francia, produttore anche di vaccini) confermano che il virus HIV non è il responsabile della morte cellulare perché le cellule muoiono senza la presenza del virus ! (Berlino, Conferenza Internazionale sull’Aids 1993), egli afferma: “Secondo le nostre esperienze nei pazienti affetti da HIV, si mette in moto un processo di auto distruzione di alcuni linfociti per effetto indiretto senza una penetrazione del virus nella cellula”.
Per poter aggirare le incongruenze riscontrate, si suppone ora da parte dei fautori dell’ipotesi HIV =AIDS, che vi sia un particolare ceppo del virus molto più virulento (lo hanno chiamato “SI” da Sincizio Inducente), …poveretti questi medici ignoranti, sono sempre alla caccia del “capro espiatorio”.
A dispetto di queste e molte altre incongruenze, da qualche anno si parla molto di aids anche se è noto che questo sintomo esiste da sempre, prima lo si chiamava immuno deficienza; oggi si tenta di capire, da parte della classe medica imperante le sue possibili cause, ma malgrado gli sforzi compiuti fino ad ora e le enormi somme di denaro spese per questo motivo, non si è approdati a nulla e non si è avuta nessuna riduzione dell’indice di mortalità, anzi ogni anno assisteremo ad una crescita di morti per aids.
E’ ovvio che sia così in quanto anche questa malattia risponde alle Leggi di tutte le altre patologie che come abbiamo visto, iniziano con gli errori Etici e Comportamentali (vedi Conflitti Spirituali) i quali finiscono per modificare il “terreno” corporeo (i liquidi del corpo) alterando immediatamente i giusti valori di pH del terreno e quelli Termico/Nutrizionali, quello dell’ambiente circostante e ciò in ogni essere con tali comportamenti, intossicando (parassiti e tossine), moltiplicando, creando, mutando i funghi, microbi e virus simbiotici in patogeni, prioni, ecc.
Strano caso: in Europa, l’Italia e la Francia detengono il primato dei casi di Aids e quello dei sieropositivi, questo perché solo questi paesi hanno l’obbligo di pluri vaccinare la popolazione.
I nuovi casi di aids stanno calando nella fascia dei tossicodipendenti e stanno invece aumentando nella fascia dei “normali”, sopra tutto fra i pluri vaccinati (16 vaccinazioni (4 vaccini x 4 richiami) in Italia e 14 (3×4) in Francia).
La rilevazione dei dati sull’Aids (per ammissione dell’Istituto Sup. di Sanità Italiano), segue un ritardo di 10 anni la rilevazione dei malati nel paese e questo è ovvio perché molti non sanno di esserlo.
In recenti ricerche di immunologia effettuate all’University of Southern California USA, si sono trovati per esempio dei virus, della famiglia degli HIV (HIV 2 parente stretto, di quello trovato nel 60 % dei malati di aids) nel midollo spinale di malati di stanchezza cronica.
Neurologi, psichiatri, reumatologi non riuscivano a capire i disturbi psiconeurologici di cui soffrivano i loro pazienti (vertigini, depressioni, senso di vuoto alla testa, incapacità alla concentrazione, difficoltà di movimento, mali di testa, dolori articolari, muscolari, febbriciattola, linfonodi dolenti od ingrossati, mal di gola ricorrenti, stanchezza, nevralgie, nevrastenie, ecc.); questi “specialisti” una volta scoperto il virus, hanno iniziato ad avere il serio dubbio che sia la stanchezza, l’infiammazione neuronica e quella della mucosa intestinale, di conseguenza il calo delle difese immunitarie, la causa della nascita del virus, che poi nel midollo spinale viene trovato e non l’immissione dall’esterno del virus nel corpo che scatena la stanchezza cronica; finalmente qualcuno inizia a riflettere seriamente.
Ovviamente noi sosteniamo la tesi dell’auto produzione dei virus -proteine tossiche- (essi vengono creati od introdotti, e le cellule li replicano) e dei batteri (difficilmente avviene l’immissione di batteri o virus dannosi non conosciuti, dall’esterno nell’organismo, salvo con l’immissione attraverso vaccinazioni, trasfusioni di sangue, trapianto di organi, alimenti degradati, acque infette); auto producendo quasi tutti i tipi di microbi, virus, prioni, parassiti, ecc., l’organismo è in grado di riconoscere ogni corpo estraneo introdotto, ma ha difficoltà quando si introducono spore, parassiti, microbi e virus di altre specie viventi dell’ambiente esterno, come nel caso delle vaccinazioni.
E’ la variazione bio elettronico chimica del terreno, i liquidi del corpo che una volta intossicato, permette la manifestazione, trasformazione, duplicazione, moltiplicazione, clonazione, mutazione ecc., in parassiti, funghi, microbi, batteri, virus, prioni, tossine, ecc.
L’Aids, che corrisponde ad una caduta delle difese immunitarie, è una malattia digestiva.
Vedi l’Unione Biologica Internazionale (U.B.I.) che rappresenta un’associazione informale composta da universitari, professori in mecina, epistemiologi, medici, ricercatori.
L’U. B. I. è anche una banca dati nel campo della biologia, della medicina, dell’etnologia, dell’epidemiologia e delle scienze umane, etnomedicina, antropologia medicale, ecc.
Internet: http://www.mapn.org/italien.htm
Ci confermano, i medici che credono al virus HIV: “La vagina non può essere colpita dal virus se presenta un terreno acido. I virus non possono essere presenti in un terreno acido”, (i funghi si !).
La malattia non può svilupparsi durante il mestruo o in un momento di erosione della mucosa vaginale.
Al contrario, l’ano e il retto, che presentano un terreno alcalino, sono delle zone privilegiate per la presenza dei virus sempre legati in proteine.
Nel 1952, riunione a porte chiuse ad Ottawa, sui retrovirus, a cui partecipano ricercatori USA, Canada, Inglesi.
Nel 1959 l’ONU denuncia i pericoli presentati dall’utilizzo di vaccini prodotti a partire da materiale biologico derivante dalle scimmie.
Le origini dell’Aids, sintesi in italiano del testo in inglese qui sotto:
Errori di laboratorio diffusero il virus dell’hiv! Nel libro “the river” di Edward Hooper tutta la verità, mai raccontata, sui primissimi casi di AIDS.
Il libro dell’inglese Edward Hooper, ex corrispondente della BBC in Africa equatoriale, prova ha sollevare una teoria, già seguita in passato, sui presunti errori di laboratorio che diffusero il virus dell’hiv.
“The river”, questo il nome del libro di oltre mille pagine di Hooper, sta dividendo su fronti opposti i maggiori esperti della biologia contemporanea.
Il 24 aprile del 1958, in quello che era il Congo Belga 215 mila persone, soprattutto bambini, furono vaccinati con un prodotto sperimentale per debellare la poliomielite, il flagello di quel momento.
Il vaccino non superò la fase di sperimentazione, ma quei bambini potrebbero essere stati il principale incubatore dell’epidemia.
Questo sostiene Hooper, ma Tom Curtis con un’inchiesta pubblicata su Rolling Stone nel 1992 già sosteneva l’ipotesi del vaccino contaminato nel centro Africa.
David Ho, massimo esperto di AIDS, con un comunicato alla stampa mondiale, definisce le supposizioni di Curtis improbabili. Il vaccino era stato somministrato per via orale, e in questo modo difficilmente avviene la trasmissione del virus dell’hiv. Poi c’era un precedente: un marinaio di Manchester morto di AIDS nel 1959 avrebbe contratto la malattia ben prima che iniziasse la campagna di vaccinazione nel Congo.
Ma secondo Hooper non sono solo supposizioni. Dopo l’inchiesta pubblicata da Rolling Stone comincia ad indagare. Viaggia da un continente all’altro raccogliendo informazioni.
L’Africa è la culla di questo terribile virus, concordano gli studiosi di mezzo mondo, ma Hooper ha scoperto anche che i primi casi di AIDS avvennero in quei luoghi dove si era sperimentato il vaccino. Inoltre, ciliegina sulla torta, ha scoperto che il marinaio colpito di AIDS aveva contratto la malattia per una contaminazione di laboratorio.
Gli sconvolgenti documenti ufficiali, alcuni dei quali totalmente inediti in Italia, che provano la truffa dell’Hiv-Aids.
Fatti a me ben noti, da giornalista investigativo e dati per scontati gia’ nel 1983….
Frutto di 3 anni di ricerca intesa e ostacolata di un dottore italiano che, minacciato di morte, è emigrato all’estero. Facciamo girare e diffondiamo il più possibile per favore. Grazie a tutte/i.
http://www.scribd.com/doc/135713547/Hiv-La-Frode-Scientifica-Del-Secolo-documenti-Ufficiali
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Lessons Sought in the Origin of AIDS:
Writer says the disease may have jumped from chimps to humans via an experimental polio vaccine and he warns that cross-species transplants could likewise backfire. But the man who led the African inoculation research calls the theory outrageous, and the scientific community has expressed little interest.
Marlene Cimons, Times Staff Writer Los Angeles Times, Thursday, December 23, 1999
http://www.aegis.com/news/lt/1999/LT991210.html
WASHINGTON – In the mid-19th century, Londoners were dying by the hundreds from cholera, then a mysterious disease whose origins were unknown. British physician John Snow correctly deduced that the source was the water supply. In one simple action removing the handle from the Broad Street water pump so residents could not obtain the tainted water he contained the deadly epidemic.
This lesson, one of the earliest examples of medical detective work, haunts British writer Edward Hooper.
The author of a new book on AIDS, Hooper is on a campaign to persuade the medical world that the deadly HIV virus may have been unleashed more than 30 years ago by well-meaning Western doctors giving experimental polio vaccines to African children.
In “The River,” a 1,100-page examination of the history of AIDS that took him nine years to research and write, Hooper says an oral vaccine given to about a million people in central Africa from 1957 to 1960 was cultured from the cells of primates.
Scientists have concluded in recent years that AIDS originated in a primate: the chimpanzee.
Most scientists believe that the transfer from chimps to people came from slaughtering and eating butchered chimps. Hooper argues instead that cells from infected chimpanzees could have been part of the polio vaccine.
He reasons that although Africans have been killing and eating the meat of primates for centuries, the earliest known sample of the human AIDS virus is from 1959–after the polio vaccine had been administered.
He writes that areas in which the polio vaccine was administered later became the epicenter of the African AIDS epidemic. And he says the researchers giving out the polio vaccine were also engaged in medical experiments on several hundred chimps in an African camp.
“It is, in short, not unreasonable to propose that some of the [vaccine] batches fed in Central Africa between 1957 and 1960 could have been prepared in chimp tissue, and that some of this tissue may have been infected with the . . . precursor of HIV,” he writes.
If that is true, Hooper’s case history on AIDS could serve as a cautionary tale for researchers today, a warning that the crossing from animals to humans is fraught with peril.
Within the next few years, scientists are expected to accelerate research using cells and organs transplanted from animals into human beings. Pigs are being bred for their genetic parts.
Companies in Britain and the United States are competing to perfect the procedures that will prevent humans from rejecting the organs. Given long waiting lists for human organs, many recipients might well have no choice but to risk getting a baboon’s heart or a pig’s liver if it would prolong life.
Hooper is trying to raise a red flag, concerned that using animal cells, tissues and organs in humans could spread the same kind of deadly infectious agent that led to the AIDS epidemic. He thinks the medical community should take note.
“If the genesis of AIDS involved avoidable events, or human error, then perhaps we can . . . avoid similar disasters in the future,” he said in an interview in Washington, where he stopped to do some book interviews before returning to his home in Somerset, a rural area in the west of England. “When the stakes are as high as this, scientists need to exercise extreme caution before introducing procedures we may regret for generations to come.”
The Cold Shoulder
Despite the book’s favorable reviews in prominent scientific journals, few in the scientific world have shown much interest. Disdain would be more like it.
“He does the field a service by raising the question,” said David Ho, a leading AIDS researcher who directs the Aaron Diamond AIDS Research Center in New York. “But we all have more pressing things to attend to.”
“It is enough trying to keep the research effort going and providing patient care [without spending] any time on this,” agreed Dr. Robert T. Schooley, head of infectious diseases at the University of Colorado Health Sciences Center. “Life is short. This is not the way I want to spend mine.”
Hooper is baffled by the collective cold shoulder, but he persists. “People don’t want to know about this, that it could be a physician-caused catastrophe,” said Hooper, a former BBC correspondent in Africa and one of the first to cover the AIDS epidemic there. “But I don’t think this thing is going to go away.”
Not everyone is dismissive.
Texas author Tom Curtis first aired the polio vaccine theory in a Rolling Stone article in 1992. Now an editor at the University of Texas Medical Branch in Galveston, he applauds Hooper’s efforts and echoes his warning that the unleashing of AIDS could be a harbinger of even worse occurrences.
“Wherever AIDS came from, we know we had a species jump,” Curtis said. “There is no reason to think this could not happen again with another virus we know nothing about. We put these cells into people, suppress their immune systems to prevent rejection, and turn them into human petri dishes” for other unknown viruses.
The main target of Hooper’s suspicions, Dr. Hilary Koprowski, who led the experiment, is now in his 80s and living in Philadelphia, where he still conducts medical research.
A Polish emigre who came to America in 1940, Koprowski dismissed the book in an interview as “outrageous,” saying Hooper “got a preconceived notion that is simply not based on facts. I lived through it–and Hooper only imagines what happened.”
Koprowski admitted that scientists at the Wistar Institute, a Philadelphia facility, used cultures from primates, but he denied that any of those animals were chimpanzees. Mostly he remembered the pressure to do something about the scourge known as polio.
During the late 1950s, Koprowski and other researchers were desperately trying to put an end to that disease, which crippled or killed many of its victims and terrified the world.
They administered an experimental live-virus polio vaccine known as CHAT throughout a region that is now Rwanda, Burundi and Congo areas that ultimately became a hotbed of AIDS.
Hooper suggests that kidneys from chimpanzees may have been used as a medium in which to grow some batches of the live-virus vaccine. Cells from animal organs are now and were in the 1950s often used in this way.
To be sure, Koprowski was involved in the establishment of a large chimpanzee colony near Stanleyville called Camp Lindi, where the animals were used for various medical experiments. Stanleyville, now named Kisangani, was in what was then the Belgian Congo. Hooper believes that among the experiments that may have used chimpanzee cells was that involving the polio vaccine.
But even Hooper admits that there are no available records, and much secrecy surrounded the camp when it was operating.
As for Koprowski, while acknowledging the existence of the chimpanzee colony, he insists that only Asian monkeys were the basis for his experimental polio vaccine. Chimpanzees “were never used,” he said.
“I used only Asian monkeys. Not even monkeys from Africa.”
Hooper says that last summer too late to be included in the book–he met with an African who worked at Camp Lindi between 1956 and 1959. The man described to him how Koprowski’s Belgian medical colleagues would come to the camp, anesthetize the chimps and extract their organs, taking them away.
“It was a routine procedure, which supports my contention that the major reason for the camp was to provide chimpanzee kidneys,” Hooper said.
“Starter” samples of the vaccine are still stored in a locked freezer at the Wistar Institute, where they have been for more than 40 years. Hooper and others including a scientific panel that investigated after the Rolling Stone article appeared say the samples should be tested for the presence of simian immunodeficiency virus, which in chimps is similar to HIV in humans although no one knows whether this material was used to develop the same stocks administered in Africa.
“Wistar looked for competent and objective labs to do the work,” said Ho, who served on the panel that investigated. “There was little enthusiasm. Since no one was pressuring the situation, they simply dropped the issue after some time.”
Dr. Clayton Buck, Wistar’s chief administrative officer, said the institute is willing to make the samples available for testing, although he said there is little impetus from outside scientific bodies to do so.
“We aren’t going to learn anything that will shed any light on the disease itself, but serious questions have been raised, and we have a credibility problem,” Buck said. “We owe something to the public and to science.”
‘The Case Is Not Proven’
Most of those involved in the African experiments have died. Koprowski is still doing research, now with Thomas Jefferson University in Philadelphia. He fears that resurrecting this controversy “will make people afraid of polio vaccines and hurt the global eradication effort.”
He sued Curtis and Rolling Stone after the 1992 article appeared a suit that was settled for $1 with a published “clarification” saying the scientific panel that investigated concluded that the polio scenario was unlikely.
Koprowski does not appear as quick to sue Hooper as he was Rolling Stone. “I have left it in the hands of my lawyers to decide what, if anything, to do,” he said.
Even Hooper acknowledges that “the case is not proven.” Yet he hopes to attract the best scientific minds to convene a meeting–perhaps in London to discuss some of the issues he raises.
“There is no concrete physical evidence, as yet, to prove the theory, even if the anecdotal and circumstantial evidence is highly persuasive,” Hooper said. “What I hope is that the scientific establishment, and in particular its AIDS researchers many of whom have, until now, shown an unseemly desire to brush the theory under the carpet will now be encouraged to initiate an independent investigation.”
Hooper says it is not enough to pursue new advances in AIDS therapy–that now is the moment to pause and take a long look back. “It’s the appropriate time to return once more to that vital question about origin, and see where the answers lead us,” he said. 991223 – LT991210
Always watch for outdated information. This article first appeared in 1999. This material is designed to support, not replace, the relationship that exists between you and your doctor.
Copyright © 1999 – Los Angeles Times. All rights reserved.
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Tratto da: http://www.latimes.com
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Nel 1960 l’OMS denuncia la presenza nei vaccini di virus inattesi ed indesiderabili.
Negli anni 1960 i ricercatori della Litton Bionetics diretti dal dott. Robert Gallo (USA, quello dell’aids) come pure quelli del National Cancer Institute, erano molto esperti nel prendere virus di scimmie e ricombinarli con cose come il virus della leucemia felina che provocava una lunga lista si sintomi virtualmente identici a quelli di cui soffrono oggi i malati di aids.
Nel 1960 si identifica la presenza del virus SV40 nei vaccini antipolio Sabin, ma nel frattempo si sono vaccinati 400 milioni di persone ! lo SV40 è un virus responsabile, ci dicono, nello scatenare tumori polmonari.
Anni 1970, nelle nazioni del Centro Africa (5) si vaccina la popolazione di antiVaiolosa; nel 1981 “scoppia” l’aids in quelle stesse nazioni mentre nelle nazioni attigue non vaccinate, non esiste l’aids; la notizia fa il giro del mondo, la chiamano: “la peste del 2000”, grande paura, ma nessuno parla seriamente del chiaro nesso fra vaccinazione di quelle popolazioni e comparsa entro 10 anni dell’aids in forma endemica.
E la storia continua……………..
Nel 1992 il biochimico ed immunologo, docente in fisiologia delll’Università del Michigan, USA, afferma: “Nonostante dieci anni di ricerca intensa e costosa, ci rendiamo conto di quanto poco sappiamo ancora sull’aids; l’aspetto più inquietante di questa constatazione è la possibilità che la nostra ignoranza dipenda in gran parte dall’eccessiva fede accordata alla teoria dello HIV e dall’insufficiente attenzione prestata alla sua critica.
Inoltre ogni anno aumentano coloro che proclamano che questo virus da solo NON può provocare l’aids, e che di conseguenza, il controllo della sindrome non deve contare sul vaccino, i farmaci e le politiche pubbliche concentrate sullo HIV”.
Qui di seguito forniamo il testo di uno scambio di lettere abbastanza recente, fra i ricercatori dott. Turner e dott. Weiss.
Ecco la replica di Turner a Weiss, questo è un “pezzo” che dovrebbe essere valutato attentamente da chi è esperto in virologia e biologia molecolare e nutre una sana curiosità sul tema aids:
“Caro Professor Weiss,
Grazie per il tempo dedicato per rispondere alla mia lettera concernente l’intervista di Montagnier, l’ho letta al nostro meeting clinico settimanale. I miei colleghi, che sono tutti medici d’emergenza e che lavorano in un grande ospedale tecnologicamente avanzato, erano stupefatti.
Ci domandiamo se non si tratti per caso di una specie di barzelletta ??.
Un collega tra questi è stato punto accidentalmente, ha preso AZT per 6 settimane e 18 mesi dopo ha sviluppato un cancro.
Io non sto chiedendo di “parlare per Montagnier”. Sto chiedendo di sostanziare la Sua pretesa, pubblicata sulla rivista Nature che Montagnier (e Barré –Sinoussi) ed i suoi colleghi scoprirono il virus dell’AIDS, l’HIV.
Lei affermò: “…….egli ha ragione a dire che non si trattava di virus purificato”.
Egli continua dicendo: “Se è così, allora:
1. Perché, in 1986, Lei ed i Suoi colleghi scriveste: “Un isolato di un così chiamato virus dell’AIDS fu prima riportato nel 1983 da Montagnier ed i suoi colleghi che chiamarono il materiale LAV-1”. Insomma, Montagnier ha isolato e purificato un retrovirus, o no ?
2. Se non lo ha fatto, perché Lei ha scritto che l’ha fatto ? Se Lei era ben cosciente che non l’aveva fatto, e questa era la ragione per cui Lei ha usato l’espressione “materiale” per descrivere quanto Montagnier aveva ritrovato, perché Lei, ben conosciuto e rispettato retrovirologo, non attirò l’attenzione del resto della comunità scientifica sul fatto, specialmente se uno considera le conseguenze estremamente importanti ?
3. Nel 1983, quando B-S et al pubblicarono il loro lavoro intitolato, “Isolamento di retrovirus T linfotropo da un paziente con AIDS” e chiamò la banda 1.16g/ml “virus puro garantito”, secondo Lei non imbrogliarono la comunità scientifica ?
4. Poiché è generalmente accettato, ed è di comune buon senso che l’esistenza di un nuovo retrovirus può essere provato solo isolandolo (entrambi B-S e Gallo vantarono di aver provato l’esistenza dell’HIV isolandolo) qual’e la Sua base scientifica per la Sua (di Weiss) conferma che B-S et al scoprirono un nuovo retrovirus ?
5. Voi affermate: “Quando voi avete l’evidenza dell’infezione in coltura, la purificazione non è particolarmente importante”. Questi ricercatori non sapevano a priori che le loro colture erano infette. Questo era quello che essi stavano cercando di dimostrare.
E’ sicuro che Lei non sostiene che sono prova d’infezione le microfotografie elettroniche di alcune forme sporgenti sulla superficie delle cellule (e che non hanno nemmeno tutte le caratteristiche morfologiche dei retrovirus) ?? Vorrebbe Lei forse sostenere che, senza isolamento, ovvero purificazione, uno scienziato può ottenere proteine e RNA dello “HIV”?
6. A parer Suo, è scientificamente valido dire da una parte – come fece Montagnier – che il “materiale“ della banda 1.16g/ml non aveva nemmeno particelle con “la morfologia tipica dei retrovirus”, mentre, dall’altra parte, affermare che le proteine e l’RNA erano quelle di un retrovirus, l’ HIV ?
Quale possibile giustificazione può esserci per:
a) usare queste proteine come antigene e test anticorpali per provare l’infezione di milioni di persone da parte di un virus mortale ?
b) per usare questo RNA non solamente l’infezione ma anche per quantificare il “carico virale”?
In qualità di clinico che lavora in un Dipartimento d’Emergenza, vedere pazienti con punture accidentali d’ago è un’evenienza quasi quotidiana. L’intera vita di questi pazienti si focalizza attorno al test anticorpale, che Lei ed isuoi numerosi colleghi sostengono provare l’infezione con un virus mortale.
Senza una risposta scientifica soddisfacente alle domande che sorgono dall’intervista di Montagnier io mi trovo profondamente in difficoltà nell’ordinare tali test, oppure solo spiegare ai pazienti il loro significato.
In qualità di uno scienziato le cui affermazioni direttamente interessano le vite di tante persone, Lei è obbligato moralmente ed eticamente a risolvere questo problema. Con speciale considerazione per chi fa ricerca di laboratorio nel mondo dei pazienti ed i loro famigliari.
Yours sincerely, VF Turner MD”.
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Questo scambio di corrispondenza dimostra come agiscono certi personaggi “famosi e potenti” della “comunità scientifica” !
Nel 1998, l’ultima campagna “medico sanitaria mondiale” sull’Aids, alla quale hanno partecipato le “massime autorità mondiali” in campo medicale, (in materia di “malattie” succede da sempre così), ha confermato (e cioè ha anche dimostrato il pressappochismo delle teorie della classe medica imperante, la loro indicazione è stata, lo ricordiamo tutti: usate i preservativi !), che la teoria che il virus HIV sia la causa dell’aids (fra parentesi, virus che non è MAI stato fotografato) inizia ad essere sempre più discussa e sempre meno condivisa, ma per decenni è stata propagandata come verità assoluta e milioni di individui uccisi con terapie invalidanti seguendo quel modello teorico falso.
Un ricercatore italiano (Dott. Elio Rossi, Patologo Clinico) interrogato sul tema della “causa HIV=Aids”, ha affermato:
“Se prendiamo una goccia d’acqua stagnante: la mettiamo su un vetrino, vi poniamo sopra un altro vetrino più piccolo e sottile e l’osserviamo al microscopio, vedremo uno spettacolo meraviglioso: i protozoi che si muovono spontaneamente, i miceti, i batteri. Di virus nemmeno l’ombra, non è che non ci sono, ma per evidenziarli occorrono tecniche particolari. Già per distinguere i germi Gram positivi da quelli Gram negativi o per dimostrare la presenza di un bacillo c’è bisogno di metodiche relativamente complesse. Immaginiamo poi per l’HIV.
La famosa “banda” è cosa diversa, riguarda tecniche di ultra centrifugazione. Nel caso particolare dell’HIV, al gradiente di densità di 1,16 g/ml di saccarosio sono stati osservati dei corpuscoli, riferibili a particelle virali.
Che siano proprio quelle responsabili dell’AIDS, è cosa estremamente controversa.
C’è anche il fatto che spesso vengono pubblicati articoli fuorvianti, come quello di A. Farkas (Corriere della Sera del 19 giugno 1998): “Fotografato il virus dell’AIDS”.
Non era vero nulla, era stata sintetizzata in forma cristallina la gp120, una glicoproteina di discussa pertinenza virale, e fotografata mentre si aggancia ai recettori di un linfocito. Tutto qui.
Sono state fatte numerose fotografie della proteina (non del DNA del virus) al microscopio elettronico di strutture di vario genere, ma manca anche l’aggancio causa-effetto.
E’ stato isolato l’HTLV-III da Gallo (USA) ed il LAV da Montagnier (Istituto Pasteur – Parigi).
Per metterli d’accordo, il nome è stato cambiato in HIV. Ma nessuno è riuscito finora a stabilire un rapporto di causa ed effetto tra HIV ed AIDS (siamo ormai nel 2010). Vorrei che qualcuno citasse un solo lavoro sperimentale in cui tale nesso di causalità venga dimostrato in maniera esaustiva; lo stesso quesito se l’era già posto Mullis anni addietro, ma non ha avuto finora alcuna risposta”.
Boston Globe Online (22/11/99) P. C5, di Stephen Reucroft, John Swain
Lo scienziato Bryan Cullen dell’Howard Hughes Medical Institute, presso la Duke University e colleghi, hanno trovato nel DNA umano frammenti che appaiono simili all’HIV.
Questa sorprendente scoperta indica che il virus, battezzato retrovirus endogeno umano K, potrebbe essere stato trasmesso agli uomini nel corso dell’evoluzione. Sepolto nel programma genetico di ogni uomo, c’è un piccolo frammento di DNA che ricorda una sequenza di geni del virus dell’immunodeficienza umana (HIV).
Secondo i ricercatori dell’Howard Hughes Medical Institute (HHMI), presso la Duke University, gli uomini hanno trasportato questo indesiderato bagaglio genetico per più di 30 milioni di anni.
Il gruppo di Cullen ha riportato queste scoperte nel numero del 9 novembre 1999 dei “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
Cullen e il suo gruppo, hanno stabilito che la proteina virale (altra dimostrazione che il virus non è stato MAI isolato dalla proteina e quindi mai fotografato) del retrovirus endogeno umano K (HERVK) denominata K-Rev funziona in modo simile alla proteina Rev dell’HIV.
La Rev, una proteina prodotta, oltre che dall’HIV, dei virus umani della leucemia delle cellule T, fa passare l’RNA messaggero virale dal nucleo di una cellula ospite al suo citoplasma, dove questo ordina alla cellula di produrre i blocchi costitutivi di nuovi virus. La Rev realizza questo trasporto controllando una proteina umana nota come Crm1. Senza questo binomio Rev-Crm1, l’RNA messaggero virale rimarrebbe intrappolato all’interno del nucleo dell’ospite e il virus non sarebbe in grado di riprodursi.
Finora, gli scienziati avevano ritenuto che questa attività fosse specifica dell’HIV e dei virus umani della leucemia delle cellule T, ma Cullen e colleghi non sono d’accordo.
Benché la K-Rev appaia strutturalmente piuttosto diversa dalla Rev dell’HIV, Cullen e colleghi hanno dimostrato che anche la K-Rev dirotta la Crm1 per farle trasportare l’mRNA dal nucleo di una cellula al suo citoplasma.
L’HIV sarebbe dunque un discendente di un virus che gli uomini hanno portato con sé per milioni di anni ? “Probabilmente no”, ha detto Cullen. “E’ molto più probabile che HERV-K e HIV discendano da uno stesso virus ancestrale che utilizzava la Rev o che i due virus abbiano scambiato materiale genetico in qualche punto della loro storia evolutiva creando l’attività della Rev.
Fonte Internet: http://www.aegis.com/news/hhmi/1999/hh991101.html
Commento NdR: quindi non è detto, ne’ dimostrato, che il “virus” HIV, sia il vero responsabile della serie di 30 malattie, cancellate e rinominate, sull’annuario delle malattie dell’OMS…. dagli anni ‘80 ………con la parola Aids !
Per chi volesse aggiornarsi e documentarsi, si consiglia anche di leggere: “La Mafia della Sanità” – ediz. AMRITA.
Tutta la campagna mondiale sull’aids è improntata su di una enorme BUGIA !
Durante il convegno mondiale sull’Aids i giornali e le tv hanno dato pochissimo spazio al discorso inaugurale del presidente del Sud Africa, Thabo Mbeki, tenuto in uno stadio davanti a 5000 persone. Mbeki ha negato che ci sia un nesso tra Aids e virus HIV, accusando le case farmaceutiche e i governi “occidentali” di aver organizzato una gigantesca truffa.
Il convegno è stato concluso da Nelson Mandela e, dalle cronache dei giornali, sembrava che Mandela avesse sbugiardato Mbeki dandogli del cretino. Insospettiti siamo andati a cercare il discorso dell’eroe della lotta all’apartheid e lo abbiamo tradotto.
Comincia così: “Il presidente del nostro stato è un uomo di grande intelletto che prende le cose scientifiche molto seriamente, guida un governo che conosco combinando i principi di scienza e ragione”.
E va avanti così. Mandela chiede al suo popolo di appoggiare il suo presidente Thabo Mbeki nella sua ricerca scientifica. E poi inizia a coprire di merda con la pala i paesi del primo mondo; denuncia lo stato di miseria del Popolo Nero dell’Africa e afferma che questa è la causa dell’epidemia. Non una volta nomina l’HIV.
Se questo è un discorso di critica a Mbeki.……. Chi abbia ancora dubbi può andarsi a vedere il discorso di Mandela l’11 maggio a New York, davanti a un gruppo di giovani. Ha ripetuto esattamente la sua convinzione che la storia della connessione tra HIV e Aids sia una truffa e la sua adesione al programma di lotta all’Aids proposto da Mbeki.
Continua in: Pag. 1 – Pag. 3 – Pag. 4 – Pag. 5
“Il paziente malato di Aids NON muore a causa del virus dell’HIV ma per alterazioni dell’assorbimento intestinale e quindi per ipoalimentazione (malNutrizione), dovuta a una grave micosi.” (By Dott. Gerhard Orth, Leuthkirch)
vedi: Aids its the Bacteria stupid – PDF + Aids its really caused by a virus ?