AIDS e le SUE BUGIE – AIDS and LIES
La parola AIDS o SIDA (Francais) genera oggi grandi paure in tutti coloro che non lo conoscono
Studiando la stessa parola AIDS, si evince che essa è l’insieme delle iniziali di 4 parole (acronimo) che compongono un insieme di significati, vedi dizionario: Sindrome, significa : “In medicina complesso di sintomi che possono essere provocati dalle cause più diverse”; Immuno, significa in medicina, referentesi al Sistema Immunitario), Deficienza, mancanza di qualche cosa, insufficienza; Acquisita (ottenuta, conquistata, acquistata, accorpata).
Ma quando o come si acquisisce ?
Nel nome stesso vi è la Verità: l’AIDS è l’insieme di cofattori che riducono quasi a zero le reazioni a pro della vita, del Sistema Immunitario per la sopravvivenza del soggetto, quindi egli tende a somatizzare qualsiasi sintomo=”malattia” fino a morirne; non è come ci vogliono far credere per “fede” i medici, una malattia derivante da un presunto virus, lo HIV !
La malattia (quindi anche il cosiddetto Aids), come abbiamo già più volte affermato, sono la conseguenza dei Conflitti Spirituali(Errori Etici) che “scendono dal cielo dello Spirito” (il cielo del Pensiero) nella ”terra fisiologica” (il corpo fisico) e quando trovano il “Terreno” adatto – vedi:Bio elettronica, proliferano generando il corpo del conflitto, la malattia. Ciò significa che ogni Conflitto irrisolto quindi, tende a scendere nel corpo fisico ed a fissarsi nell’organo bersaglio collegato all’archetipo conflittuale.
Questo perche’ gli errori Spirituali fanno compiere al soggetto azioni sbagliate, che alterano SEMPRE l’autoregolazione ormonale ed il potere acido/basico (pH) ossido/riducente (rH) e quello dielettrico (rò) di tessuti e cellule, quindi i processi omeostatici si alterano e anche la Termica corporea, producendo moria della flora batterica intestinale (con proliferazione abnorme della candida), alterazioni enzimatiche e nutrizionali e quindi intossicazione di tutti i liquidi corporei, il Terreno. e successivamente infiammazione nei tessuticolpiti generando i vari sintomi, che vengono impropriamente chiamati malattie !
vedi anche: Germi sono patogeni ? (PDF in English) + la teoria dei Germi e’ Falsa ! + L’Aids NON e’ una malattia infettiva + L’altra storia dell’Aids + Hiv virus inventato + Le Grandi bugie sull’HIV-Aids !
L’AIDS è generato quindi dagli errori del soggetto stesso ed è in seguito l’insieme di numerosi sintomi fisiologici presenti, concause concomitanti, di malattie diverse, che hanno in comune una deficienza profonda del Sistema Immunitario, le cui cause sono state prodotte in periodi diversi dell’esistenza e con specifici comportamenti soppressivi della propria vita; quindi pensare che l’Aids derivi solo da un virus, è stravolgere la verità per fini speculativi di potere e finanziari.
“Il paziente malato di Aids NON muore a causa del virus dell’HIV ma per alterazioni dell’assorbimento intestinale e quindi per ipoalimentazione (malNutrizione), dovuta a una grave micosi.” (By Dott. Gerhard Orth, Leuthkirch)
vedi: Aids its the Bacteria stupid – PDF + Aids its really caused by a virus ?
Visionare questa pagina che riassume tutto su:
La FRODE SCIENTIFICA del SECOLO: HIV=AIDS – DOCUMENTI GOVERNATIVI UFFICIALI
Reportage e documenti aggiornati anno 2015: http://www.vacciniinforma.it/?p=2061
HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV
“Hiv” e la farsa mondiale del 1 dicembre di ogni anno: Giornata mondiale del virus inesistente
Gallo US, uno dei 2 “scopritori del virus HIV, l’altro e’ il francese Luc Montagier, smentisce se stesso in tribunale in Australia…confermando tutte le affermazioni di altri eminenti ricercatori che affermano che il virus non crea-produce l’aids, anche perche’ non e’ stato mai fotografato….vedi qui i documenti: http://www.vacciniinforma.it/?p=3686
HIV e la FRODE SCIENTIFICA del NOSTRO SECOLO – DOCUMENTI GOVERNATIVI UFFICIALI.
ESTRATTO della TESI di LAUREA in MEDICINA e CHIRURGIA del Dott. DANIELE MANDRIOLI,
(UNIVERSITÀ degli STUDI di BOLOGNA, VOTAZIONE 110/110 E LODE, REPERIBILE in FORMATO VIDEO su YOUTUBE)
LEGISLAZIONI NAZIONALI ed INTERNAZIONALI CHE SI CONTRADDICONO da SOLE e INCOERENZE DIAGNOSTICHE e CLINICHE.
PER INFORMAZIONI ed APPROFONDIMENTI CONSULTARE su WWW.YOUTUBE.COM:
Intervista al Dottor Pisani (in due parti):
– https://www.youtube.com/watch?v=WLuyxIx2Tfk
– https://www.youtube.com/watch?v=hCNgBJP1oXw-
-“House of Numbers Epidemiologia e Aids”
– https://www.youtube.com/watch?v=BwgmzbnckII
-“HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV”
– https://www.youtube.com/watch?v=hHcm3KUcM8o
-“L’Altro lato dell’Aids”
– https://www.youtube.com/watch?v=PBYmlXGxI94
-“The Emperor’s New Virus ?”
– https://www.youtube.com/watch?v=PQFxratWh7E
-“La scienza del panico”
– https://www.youtube.com/watch?v=0fu-qy4X-WI
– HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero
– https://www.youtube.com/watch?v=2VCeQyaV3Bw
– Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS?”.
– https://www.youtube.com/watch?v=kzeD8Bbu-zk
vedi: Aids base + E se fosse un’imbroglio ? + False foto del virus HIV
Gli sconvolgenti documenti ufficiali, alcuni dei quali totalmente inediti in Italia, che provano la truffa dell’Hiv-Aids.
Fatti a me ben noti, da giornalista investigativo e dati per scontati gia’ nel 1983….
Frutto di 3 anni di ricerca intesa e ostacolata di un dottore italiano che, minacciato di morte, è emigrato all’estero. Facciamo girare e diffondiamo il più possibile per favore. Grazie a tutte/i.
http://www.scribd.com/doc/135713547/Hiv-La-Frode-Scientifica-Del-Secolo-documenti-Ufficiali
Diventano sempre più numerosi gli scienziati che escono fuori dal coro e sostengono che l’AIDS sia un’enorme invenzione e costituisca semplicemente il prodotto di un indebolimento di tutte le strutture immunitarie del corpo, dovute essenzialmente a sostanze tossiche iniettate con i vaccini o a normali infezioni. Alcuni esempi illustri: il Dr. Rubin, dell’Università della California, l’epidemiologo inglese Stewart, il dottor Gilbert, virologo Premio Nobel, il dottor Sabin, inventore del vaccino della polio, il dottor Root-Bernstein, dell’Università del Michigan, il dottor Duesberg, biologo molecolare di fama mondiale, esperto in retrovirus; gli italiani Luigi De Marchi e Fabio Franchi, autori del libro: “AIDS: la grande truffa”. A fare più scalpore di tutti i suoi colleghi fu probabilmente Kary Mullis, se non altro per essersi guadagnato un Premio Nobel per la Chimica nel 1993, il quale stilò la prefazione al libro di Duesberg “Aids. Il virus inventato”…
vedi: HIV e’ uno pseudovirus + L’Aids e’ realmente causato da un virus ? + HIV Virus inventato ? + Bibliografia su Aids + La dott.essa Papadopoulos e l’aids + l’aids e’ stato inventato in USA ? + I Postulati di Koch + L’altra storia dell’Aids + PDF di Luc Montagnier su AIDS ed HIV… + PDF di Gallo e lo HIV…
L’Aids e’ la malattia chiamata Sindrome Di Immunodeficienza Acquisita, ma con che cosa ?
Con le vaccinazioni effettuate negli anni 1970 nelle nazioni del Centro Africa, si sono indebolite immunitariamente milioni di persone che successivamente negli anni 1980 si sono ammalate di Aids !!
Forse questa guerra batteriologica e’ stata studiata a tavolino, per mantenere i neri sotto il dominio delle multinazionali di Farmaci e Vaccini – Nel 2006 ormai nel mondo vi sono quasi 50 milioni di individui ammalati (dati OMS) ed il 75% e’ in Africa……
È possibile che la pandemia di AIDS + altre successive, vedi ebola, siano state causata da vaccini per la polio contaminati anche con un virus delle scimmie, e utilizzati anche in Africa alla fine degli anni ’50 ? Ebbene purtroppo SI !!
Le Dr Robert Gallo, travaillant à l’Institut National de la Santé des USA, et qui avait commencé par annoncer la prétendue découverte du premier rétrovirus humain (HTLV-1) découverte qui ne fut jamais confirmée, a donné une tristement célèbre conférence de presse, le 23 avril 1984, en présence du Secrétaire d’État à la Santé, pour déclarer que la science américaine venait de découvrir un rétrovirus comme cause probable du sida.
Aucune publication scientifique ne permettait de soutenir cette hypothèse !
Dès le lendemain, la presse a laissé tomber le mot “probable”… et depuis, la recherche sur le sida a sombré dans le domaine de la science-fiction.
Sans aucune base scientifique, le dogme VIH = SIDA = MORT fut mondialement accepté.
Très rapidement, sous la pression du monde “anti-gay” américain, le nom même de la maladie qui était Gay Related Immune Deficiency (G.R.I.D) fut changé pour enlever un signe discriminatoire intolérable.
Un lobbying frénétique et insensé s’est développé pour produire en un temps record un traitement pour le Acquired Immuno Deficiency Syndrome (AIDS).
Sites francais: http://www.sidasante.com/science/top_100_incoherences_sida.htm
http://www.sidasante.com/science/sciindex.htm
http://membres.lycos.fr/intoxsida/
L’AIDS è di fatto un’insieme di numerose malattie che in occidente è contratto solo da persone a rischio, quali: drogati, omosessuali, emotrasfusi, utilizzatori di AZT, cortisone, interferone, antibiotici potenti, chemioterapie in genere, radioterapie, ma e sopra tutto da coloro che sono pluri vaccinati, malnutrizione e da inquinamento dei cibi, dell’acqua e dell’aria che riducono sempre le difese immunitarie.
NON è assolutamente una malattia infettiva a trasmissione sessuale, come invece viene fatto credere alla popolazione mondiale, per poter vendere test ed i preservativi che servono comunque questi ultimi, per evitare figli o contatti con malati di malattie veneree.
Quindi LIBERATEVI da questa PAURA ! Prevenite per evitare di dover curare.
Il punto fondamentale della questione è un altro: a tutt’oggi NON è stato ancora documentato, studi e ricerche fatte e pubblicate,sul rapporto causa-effetto fra l’HIV ed AIDS, NON ne esistono in tutto il mondo.
vedi Tribunale tedesco e HIV + Cosa e’ un Virus
Riassumendo: vi sono “vari fattori che causano la debolezza delle difese immunitarie e che rendono l’organismo incapace a difendersi……….. fino alla comparsa di varie malattie (circa 30), oggi chiamate AIDS, malattie che sono state cancellate (per far quadrare i conti…) dal prontuario delle patologie esistenti nell’Uomo.
Quindi cio’ che vogliamo far capire e’ che modificando i comportamenti che causano la caduta delle difese del Sistema Immunitario, si previene o si guarisce l’Aids.
Le autorità sanitarie per imporre le loro terapie inefficaci e micidiali ed i loro test inutili, hanno effettuato disinformazioneinserendo nella mente degli uomini il concetto errato del “virus HIV”, cioè che: HIV + AIDS = MORTE, che in seguito è stato ancora modificato in: HIV = AIDS = MORTE ! questa BUGIA è stata voluta e gestita dalla mafia sanitaria, per generare PAURA e quindi iniziare a immuno sopprimere il sistema immunitario di coloro che temono disgraziatamente questa inutile “Paura” e quindi creare il mercato dei malati da poter gestire con richiesta di finanziamenti per la ricerca fasulla e per inventare nuove terapie e nuovi farmaci molto costosi, tutto ciò con la connivenza di politici indottrinati o corrotti.
L’inizio di questa “farsa” o BUGIA sull’AIDS, è del 1981, quando negli USA, i Center for Diseases Control (CDC), affermarono di aver identificato 5 casi di ciò che allora sembrò una nuova malattia che chiamarono così:
AIDS (Sindrome Immuno Deficienza Acquisita – SIDA/AIDS).
IMPORTANTE: In uno studio effettuato da R. Gallo (scopritore del cosiddetto Hiv), si e’ riscontrato che su 119 malati di AIDS, 48 sono risultati positivi all’HIV (e non si sono tenuti conto dei falsi positivi) e 71 no, significa che rispetto ai 71 senza l’HIV, l’AIDS è stata causata da altri fattori, ma rispetto ai 48 invece, l’AIDS sarebbe stata causata dall’HIV ?…..se l’Aids nasce da altri fattori e’ quasi certo che anche in questi casi le cause siano le stesse dei 71 casi non s+.
Quindi per essere corretti, bisognerebbe evitare di parlare di relazioni di causa-effetto poiché i dati non dicono questo.
Tesi di Laurea sull’aids…:
https://youtu.be/7YUoU4EQYAY
“Possiamo prendere l’Hiv tutte le volte che vogliamo, tanto un buon sistema immunitario ERADICHERA’ IL VIRUS HIV IN POCHE SETTIMANE. Sto dicendo cose ben diverse da quelle che siete abituati a sentire, non è vero ?”.
Già, lo ha detto Montagnier ad un giovane, brillante e stupito giornalista, “lo psicologo canadese Brent Leung, nella sua celebre intervista in “House of Numbers”.
Un’intervista e delle parole che sulla comunità (anti)scientifica di cui anche Agnoletto si vanta di far parte quando gli conviene, è suonata come il più spaventoso degli anatemi. Eh sì, Montagnier non ha retto e ha confessato tutto.
Già il vecchio Luc, il più grande esperto mondiale di “Hiv” ha vuotato il sacco. Come deve ridersela Sigmund Freud.
PER INFORMAZIONI E APPROFONDIMENTI :
Intervista al Dottor Pisani (in due parti): https://youtu.be/WLuyxIx2Tfk
https://www.youtube.com/watch?v=hCNgBJP1oXw-
-“House of Numbers Epidemiologia e Aids”: https://youtu.be/BwgmzbnckII
– “HIV-AIDS 2014: Ricercatore smaschera e rende pubblica la truffa dell’HIV”: https://youtu.be/hHcm3KUcM8o
– “L’Altro lato dell’Aids”: https://youtu.be/PBYmlXGxI94
– “The Emperor’s New Virus ?”: https://youtu.be/PQFxratWh7E
– “La scienza del panico”: https://youtu.be/0fu-qy4X-WI
– HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero: https://www.youtube.com/watch?v=2VCeQyaV3Bw
– Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS ?”: https://www.youtube.com/watch?v=kzeD8Bbu-zk
CORRELATI
http://annals.org/article.aspx?articleid=699983
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/17325620
http://www.annals.org/content/103/4/545.abstract
http://mbe.oxfordjournals.org/content/2/6/455.full.pdf
La prestigiosa rivista Science, pubblicò un articolo storico che dimostra come il famoso “virus” hiv non uccida i linfociti T nelle colture di laboratorio.
http://www.sciencemag.org/content/229/4720/1400.abstract
La prestigiosa rivista Annals of Internal Medicine afferma che svariate patologie AIDS-correlate appaiono poco dopo aver iniziato la terapia antiretrovirale. Ma per molti sono farmaci “salvavita”.
http://www.annals.org/content/133/6/447.abstract
Il CDC (Centro di Controllo per le Malattie) affermò, prima di sfruttare l’idea infondata di un virus che “l’esposizione ad alcune sostanze tossiche e droghe (piuttosto che un agente infettivo) può condurre all’ immunodeficienza un gruppo di omosessuali maschi che condivide un particolare stile di vita”.
http://www.cdc.gov/mmwr/preview/mmwrhtml/00001114.htm
Secondo questo studio, pubblicato proprio da Gallo e Gonda, il presunto virus HTLV-3/HIV si trova nella saliva. E, sebbene esistano test salivari per la rilevazione dei presunti anticorpi HIV (se ci sono anticorpi in un fluido organico, deve esserci anche il virus), da decenni viene detto che il virus non si trasmette con starnuti, colpi di tosse, etc… La foto, secondo gli autori, rappresenterebbe una micrografia elettronica del virus nella saliva.
http://www.sciencemag.org/content/226/4673/447.abstract
In questo articolo dell’American Journal of Reproduction and Immunology si dimostra come le presunte “proteine hiv” siano presenti nella placenta umana. Ricordiamo che nei loro esperimenti all’inizio degli anni 80 sia Gallo che Montagnier aggiunsero nelle colture cellulari in cui affermarono di aver trovato il nuovo retrovirus hiv proprio della placenta umana.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1930645
Come infatti si può notare nella micrografia seguente, confrontando le particelle isolate da Montagnier con le particelle presenti nella placenta umana, non vi è alcuna differenza:
Articolo che dimostra la presenza della “carica virale” in soggetti sieronegativi.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9890848
Il più grande studio mai effettuato sulla presunta trasmissione del “virus hiv” con lo scambio di siringhe infette dimostra che tra la persone che usavano gli aghi sterili distribuiti dalle associazioni di prevenzione il livello di sieroconversione era molto superiore rispetto a chi si scambiava aghi potenzialmente infetti:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9420522
Articolo sull’epatotossicità dei farmaci antiretrovirali. Il collasso epatico è la prima causa di morte nei sieropositivi e non fa parte delle presunte patologie hiv-correlate:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11830344
Articolo che dimostra come pazienti confermati sieropositivi siano ritornati sieronegativi:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/9863108
Studio pubblicato su Lancet: le donne sieropositive che allattano al seno i bambini NON trasmettono il “virus”.
I bambini che bevono latte non materno…diventano sieropositivi… Ma alle donne sieropositive e ai loro nascituri viene somministrato il chemioterapico tossico AZT per “prevenire” in contagio madre-figlio.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10465172
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In Africa gia’ negli anni 1960 (dopo campagne vaccinali intensive degli anni 1955-1960), si riscontravano dei casi di soggetti gia’ con malnutrizione e scarsa igiene, che dimagrivano e poi morivano inspiegabilmente; le successive campagne vaccinali degli anni 1970, hanno aggravato e diffuso il problema dell’immunodeficienza da vaccino in quel continente, infatti esso e’ comparso SOLO negli stati del Centro Africa, stati nei quali si sono condotte le campagne vaccinali propagandate e gestite dall’OMS !
Negli USA, già negli anni 1980, un ricercatore, il dott. Michael Gottlieb della University of California, prese ad indirizzare le sue ricerche sul sistema immunitario dell’uomo iniziando a controllare le cartelle cliniche dei pazienti ricoverati negli ospedali locali.
L’attenzione posta sulle cartelle sanitarie di quei pazienti era quella di trovarne qualcuno con deficit immunitario.
Ne trovò uno di circa 30 anni, che richiamò particolarmente la sua attenzione in quanto era malato di una rara forma di polmonite ed aveva anche un’infiammazione alla gola.
Egli pensò che il batterio Pneumocystis carinii, provocasse tale tipo di polmonite; per informazione, tale microbo è piuttosto diffuso nella popolazione umana e normalmente in un individuo sano e con normali risposte immunitarie NON può provocare assolutamente nulla.
Solo individui con basse risorse immunitarie (esempio con Candidosi e malnutrizione) posso essere in balia di ogni possibile malattia.
Egli proseguendo le sue indagini, trovò altri quattro pazienti; tutti e cinque presentavano una colonizzazione fungina (candidosi) equella rara forma di polmonite (che oggi chiamano Sars, altra malattia inventata); tutti abitavano nella zona di Los Angeles in California ed erano attivi omosesssuali e non si erano mai frequentati fra di loro.
Gli anni 80 erano anni nei quali si sperimentavano nuove tecnologie (test) che permettevano il computo dei linfociti T (globuli bianchi facenti parte del sistema immunitario); nessuno in quegli anni conosceva esattamente e con certezza il livello “normale” di linfociti T nel sangue presenti in individui sani.
Il dott. M. Gottlieb controllò i cinque pazienti, con un test fra quelli in protocollo, dal quale risultò che la quantità dei globuli bianchi (linfociti T) secondo lui era piuttosto bassa, per cui affermare che quei soggetti erano al disotto della norma fù comunque un’ipotesi per lo meno azzardata.
Nell’anno 1981 il dott. Gottlieb cerco in ogni modo di far conoscere i suoi studi, contattando anche il “New England Journal Of Medicine” affermando che la sua scoperta era davvero eccezionale, ma la redazione scientifica di quel giornale si rifiutò di pubblicare i suoi studi, per cui egli si rivolse al CDC fiducioso che quest’ultimo fosse molto interessato alla pubblicazione, che avvenne nel mese di Giugno, scritta in modo da far credere che i 5 casi fossero parte di una grave e nuova sindrome, ma nessuno dei cinque pazienti aveva mai avuto contatto fra di loro eppure l’articolista, il dott. Gottlieb affermava che “poteva trattarsi” di malattia presa per contatti sessuali.
Nel lavoro “scientifico” pubblicato, non si inseriva il concetto che il “fattore di rischio” comune, era la droga (unico fatto che legava tutti e cinque i soggetti) ed in particolare “poppers” ovvero nitriti inalanti ed i vaccini che tutti quanti avevano subito.
Solo qualche anno dopo, l’eminente virologo dott. Peter Duesberg dirà : “Il sesso, pratica vecchia di tre miliardi di anni, non è specifico di un solo gruppo ed è difficilmente plausibile come causa di malattia nuova”.
vedi anche: Ricercatori dissidenti
Il CDC raccolse altre segnalazioni di malati, alcuni dei quali con un raro tipo di tumore dei vasi sanguigni (sarcoma di Kaposi).
Fu costituito un gruppo di azione chiamato KSOI ovvero sarcoma di Kaposi e infezioni opportunistiche (Kaposi’s Sarcoma and Opportunistic Infections) per cercare di scoprire la causa di questa “sindrome”.
I malati segnalati e contatati ammisero tutti di aver fatto uso di “poppers”, droghe inalanti che si trovavano facilmente nei locali gay in quanto queste droghe pare abbiano la capacità di far durare a lungo l’erezione del pene e quindi facilitare le penetrazioni anali.
Tutti conoscevano le tossicità di quei nitriti, ma nessuno pensava né parlava dell’ipotesi che l’uso prolungato di tali droghe potesse far insorgere l’immunodeficienza, per cui quell’ipotesi fu semplicemente ignorata.
Quella comunità medicale prese in considerazione solo la teorica possibilità di una partita inquinata di “poppers” (che non fu’ maitrovata) o come “alternativa più probabile” ma non dimostrata, quella dell’infezione e del contagio fra gli individui malati, che però non si erano mai incontrati fra di loro.
Le prime descrizioni cliniche di infezione risalgono al 1981, quando vennero segnalati alcuni casi di una rara forma di polmonite, la PCP (Polmonite da Pneumocystis carinii), in omosessuali maschi di Los Angeles. Successive osservazioni portarono a stabilire che queste polmoniti interessavano soggetti con immunodepressione, e che si manifestavano prevalentemente in chi aveva avuto trasfusioni di sangue, vaccinazioni plurime, o comportamenti sessuali a rischio.
Le immunodepressioni avvengono nelle persone non per un virus innocuo ma per malnutrizione, insonnia e, soprattutto in Usa ed Europa, per uso di droghe “ricreative” e per i vaccini.
I pazienti che per primi erano stati colpiti in Usa negli anni ’80 erano tutti tossicodipendenti, gay e quasi tutti uomini.
Che legame c’è tra questi due gruppi ? La droga.
Si sa che già in quel periodo gli omosessuali facevano grande uso di “poppers” (droghe a basi di nitrati che avevano due funzioni: migliorare l’erezione e facilitare il rapporto anale).
All’inizio qualcuno cominciò a far qualche ricerca sul legame con la droga.
Ma tutto questo finì quasi subito, visto che nel 1984 Robert Gallo disse che l’ AIDS è una malattia infettiva e chi la provoca è l’ HIV.
Da allora tutti gli sforzi che furono fatti per combattere la malattia erano nel binario dell’ HIV. I dissidenti furono messi a tacere con minacce oppure non finanziando le loro ricerche alternative. La stampa ovviamente fu imbavagliata. L’ipotesi della droga è anche sostenibile se si fa un rapido
ragionamento: Il periodo in cui nella popolazione occidentale si cominciò a fare un uso massiccio di droghe pesanti era introno al ’68 e la prima comparsa di un caso di AIDS è avvenuta nel ’81. Circa una decina d’anni.
Esattamente il “periodo di latenza” che incorrerebbe tra la teorica “infezione” da HIV e il manifestarsi dell’AIDS. Ora tutti sanno che è da mo’ che si predica per l’utilizzo dei preservativi. E così molti pensano che questo sia sufficiente per “non ammalarsi di AIDS”. Assolvendo così le vere cause, secondo autorevoli autori, delle immunodeficenze: abuso di sostanze come fumo, alcol, droghe pesanti e, soprattutto, “poppers”. Si tratta di cosiddette “droghe ricreative”, e cioè nitrito d’amile (amilico), nitrito di butile (butilico) o di isobutile (isobutilico), che vengono impiegati in medicina come vasodilatatori. Che a tutt’oggi vengono anche “spacciati” anche sui siti di annunci su internet.
Approfondimenti qui: http://www.univ.trieste.it/~etica/1999_2/franchimarrone.html
e qui: http://pandemia.blog.tiscali.it/
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La SIEROPOSITIVITA’ NON INDICA un’INFEZIONE
L’idea che un test Hiv positivo indichi un’infezione cronica, progressiva e mortale è sicuramente la più radicata nell’immaginario psichico sociale a causa dell’abile e diabolico battage mediatico perpetuato per decenni da scienziati governativi statunitensi e, sorprendentemente, da star hollywoodiane improvvisamente divenute specialiste (profumatamente pagate) in materie sanitarie. Parafrasando Jules Romain e il suo dr. Knock: “ogni uomo sano è un malato inconsapevole”
CENNI STORICI di VIROLOGIA
In tutta la storia della virologia, l’isolamento di un virus e la dimostrazione di un suo legame causale con una determinata patologia furono spesso il risultato di esperimenti effettuati in laboratorio su colture cellulari. Non vennero mai effettuati degli isolamenti diretti a partire dai malati con una prova diretta della malattia e della contagiosità.
Bisogna infatti risalire alle origini della virologia più antica per trovare degli esempi di isolamento diretto, come per esempio nel caso del vaiolo.
Nel mentre vennero effettuati alcuni esempi di trasmissione tramite filtrati ultracellulari, grazie all’utilizzo di speciali filtri che permettevano chiaramente di scartare l’ipotesi secondo la quale la trasmissione di una malattia fosse dovuta a cellule o batteri, poiché le cellule viventi e i batteri sono infatti troppo voluminosi per passare attraverso i filtri.
Questi esempi sono in effetti all’origine delle prime scoperte virologiche. I metodi di filtrazione (chiamati spesso “ultrafiltrazione”) erano sufficientemente raffinati per permettere una valutazione approssimativa della dimensione delle particelle “virali” che erano gli agenti di trasmissione dell’infezione, agenti chiamati “principi filtranti”, semplicemente per sottolineare il fatto che queste particelle erano abbastanza piccole da passare attraverso i filtri utilizzati in laboratorio.
Queste indicazioni approssimative sulle dimensioni dei virus suggerivano che la maggior parte di essi misurava probabilmente 0,1 o 0,2 micron, talmente piccoli da non poter essere osservati al microscopio ottico.
Bisogna quindi attendere la scoperta del microscopio elettronico, dotato di una risoluzione cento volte più elevata rispetto a quello ottico, per riuscire a visualizzare direttamente i virus e potere quindi misurare in modo preciso il loro diametro.
Ma tutto ciò non impedì a Peyton Rous di dimostrare, nel 1911 all’Istituto Rockfeller di New York, tramite semplici e dirette tecniche di ultrafiltrazione, la trasmissione per “ultrafiltrazione acellulare” di un cancro del pollo. Egli arrivò quindi a postulare, senza mai averlo visto, ma con eccellenti motivazioni scientifiche, l’esistenza e il potere cancerogeno del virus che porta il suo nome.
Quarant’anni più tardi, Charlotte Friend utilizzò la stessa tecnologia di ultrafiltrazione per dimostrare l’esistenza di un altro virus che causa la leucemia in certi tipi di topi. Due anni più tardi la tecnologia del microscopio elettronico permise a Etienne de Harven di visualizzare il virus della leucemia dei topi, il “virus Friend”.
Questa premessa è essenziale in riferimento al tema dell’Hiv, poiché sia il virus di Rous che quello di Friend sono entrambi retrovirus, esattamente come il presunto Hiv, che però è invisibile al microscopio elettronico. Nella virologia moderna la base delle tecniche di isolamento si fonda su tecniche di colture cellulari eseguite in laboratorio; il microscopio elettronico permette in seguito di:
1) Caratterizzare la struttura e le dimensioni esatte dei virus;
2) La loro classificazione nel quadro generale della virologia.
Non sorprende quindi che presso l’Istituto Pasteur nel 1983, il presunto annuncio dell’isolamento dell’Hiv dipendeva essenzialmente da una magistrale combinazione di metodi di coltura cellulare e di microscopio elettronico.
E’ proprio a partire da colture cellulari molto complesse e iperstimolate (con aggiunta di sostanze mitogene quali l’idrocortisone la PHA, già da sole in grado di indurre la Transcriptasi inversa e il fenomeno di “budding” cellulare”) che l’équipe dell’Istituto Pasteur ha creduto di poter annunciare la scoperta di un agente virale che “potrebbe essere implicato nella causa dell’Aids”; ed è sempre a partire da queste colture cellulari, definite da Luc Montagnier stesso come delle vere “zuppe diretrovirus”, che si iniziarono a definire delle proteine che vennero poi attribuite a questo virus in modo del tutto arbitrario.
In effetti, poiché all’epoca (e nemmeno in seguito) il presunto Hiv venne mai isolato né tantomeno purificato, non esiste motivazione ragionevole per attribuirgli queste proteine trovate nelle colture cellulari utilizzate per questa pseudo-scoperta.
Esistono diversi tipi di test per la diagnosi di un’infezione virale:
– i test indiretti, che non identificano il virus ma la presenza nel corpo del paziente di anticorpi specifici prodotti dal suo sistema immunitario in reazione alla presenza del virus. Tali anticorpi vengono rilevati per mezzo delle tecniche immuno-enzimatiche (metodica ELISA/EIA), come quelle usate nella medicina di laboratorio dell’Aids sotto il nome di “test di sieropositività”;
– i test diretti, che permettono di evidenziare il virus o i suoi componenti (antigeni, genoma) tramite osservazione diretta al microscopio elettronico;
– i test basati sull’infezione di certe colture cellulari (in laboratorio).
ANTIGENI ed ANTICORPI
Gli antigeni costituiscono l’insieme delle molecole estranee al corpo che permettono la produzione degli anticorpi. Sotto questo termine generico sono raggruppati elementi organici e chimici diversi per misura e dimensione (batteri, virus, cellule, pollini, proteine varie…).
Fabbricati dai linfociti B, gli anticorpi sono proteine la cui funzione è quella di agganciarsi agli antigeni per marcarli, per permettere così alle cellule del sistema immunitario specializzate nell’eliminazione di questi antigeni di identificarli prima di distruggerli.
“Per ogni anticorpo il suo antigene” era una regola data per certa fino a quando ci si rese conto che gli anticorpi potevano spesso mancare il bersaglio e marcare degli antigeni ai quali non erano destinati.
Lo stesso anticorpo può dunque marcare diversi tipi di antigene, ma lo stesso antigene può a sua volta essere marcato da diverse varietà di anticorpi. Questa viene chiamata “reazione incrociata”.
Tutta l’immunologia si basa su questi concetti di antigene e anticorpo.
Il problema maggiore è che queste due parole hanno delle definizioni reciproche:
– non si può definire un antigene senza parlare di anticorpo e viceversa.
Il problema dell’immunologia è quindi proprio quello di basarsi su due termini che si definiscono reciprocamente e che non sono quasi mai reciprocamente esatti, precisi.
Un esempio importante che dovrebbe far riflettere, soprattutto i medici allopati:
Le PROTEINE VIRALI
Per caratterizzare un virus, i virologi di oggi utilizzano le metodiche di ingegneria genetica e biologia molecolare, inclusi i cosiddetti “markers biochimici”. Il controllo indispensabile e diretto al microscopio elettronico è sempre più trascurato, cosa assai disdicevole.
Questi markers costituiscono, teoricamente, la “carta d’identità” molecolare del virus. Poiché i differenti gruppi di ricerca non sono mai riusciti a trovare le stesse proteine antigeniche nelle loro colture cellulari, ci sono voluti anni affinchè si trovasse uno pseudo-consenso forzato e si decidesse senza alcun evidenza scientifica che circa una decina di proteine fossero tipiche e caratteristiche, un esempio quelle dell’Hiv.
La presenza di tali proteine è stata tra l’altro valutata solo ed esclusiva mente nelle colture cellulari e mai direttamente nel corpo umano.
Che ne è dunque della loro presunta specificità ?
Basandosi sull’evidenza dei fatti, questa specificità semplicemente non esiste. Non essendo mai stato purificato il cosiddetto virus dell’Hiv, la natura virale delle proteine è una semplice utopia. Al contrario, alcune di queste proteine corrispondono a degli elementi che non hanno nulla a che vedere con un virus.
Per esempio, la proteina chiamata p24 corrisponde al peso molecolare della miosina; la p41 a quello dell’actina. Sia l’actina che la miosina sono proteine essenziali delle cellule muscolari che si trovano naturalmente nel corpo.
Nel 1990 venne inoltre pubblicato su Cancer Research uno studio in cui si dimostrava che la metà di 144 cani testati presentavano anticorpi contro uno o più degli antigeni attribuiti all’Hiv. I cani sviluppano per caso l’Aids ?
Commento NdR: quindi significa che tutta la teoria antigeni-anticorpi e’ da rivedere….!
L’AFFIDABILITA’ dei TEST DIAGNOSTICI.
I test siero diagnostici sono destinati ad individuare la presenza di anticorpi nei liquidi biologici, generalmente nel siero del sangue in cui questi anticorpi sono distribuiti. Le tecniche utilizzate, anche se differenti, partono tutte dallo stesso principio: individuare una reazione tra gli antigeni del microbo e gli anticorpi del paziente diretti contro questi antigeni. Le persone che desiderano conoscere il proprio stato sierologico vengono sottoposte in primis ad un test di “valutazione” tra i quali l’Elisa è il più diffuso.
Semplice e poco costoso, è ritenuto di eccellente sensibilità, ovvero capace di individuare con precisione la presenza di anticorpi nelle persone “infette”.
Se questo primo test è positivo, viene ripetuto una seconda volta. Se anche il secondo è positivo, verrà effettuato un altro test detto “di conferma”, generalmente di tipo Western Blot (elettroforesi sugel), che dovrebbe avere una elevata specificità, ovvero dovrebbe riuscire a individuare con precisione l’assenza di anticorpi in soggetti “non infetti”.
Prima di essere immessi sul mercato, anche questi test vengono testati. E qui si presenta il problema principale poiché questi test sono stati valutati in condizioni alquanto bizzarre, ovvero l’assenza di un gold standard :
-come abbiamo appena detto infatti, non esiste alcuna prova che le proteine antigeniche selezionate provengano da un virus chiamato Hiv;
-inoltre, il fenomeno delle reazioni crociate non permette di affermare che gli anticorpi che reagiscono siano specifici per gli antigeni presenti nel test;
-infine, gli studi realizzati dalle ditte produttrici per validare i loro test non sono scientificamente accettabili.
In effetti, per poter pretendere di annunciare la sensibilità di un “test Hiv”, questo andrebbe valutato su una popolazione quanto più vasta possibile di soggetti di cui si abbia la certezza che siano portatori del virus. Ora, essendo l’Hiv non rilevabile anche nei malati di Aids conclamati, queste prove non sono ovviamente mai state fornite.
E ancora: la ricerca della specificità si effettua a partire da una popolazione di cui si abbia certezza,con le prove alla mano, che non abbia mai incontrato il virus. Per la stessa ragione di cui sopra, tale prova non è mai stata fornita né pubblicata.
Il test Western Blot comprende 10 bande antigeniche corrispondenti alle 10 proteine ritenute specifiche e uniche dell’Hiv.
Sorvolando sul fatto che il numero di bande richiesto per confermare la sieropositività varia non solo da paese a paese ma anche da un’azienda produttrice del test all’altra, bisogna chiedersi, data la presunta specificità per l’Hiv di queste 10 proteine:
1) Come mai sono necessarie almeno da due a quattro bande quando una sola (visto che tutte le10 proteine sono spacciate come uniche e specifiche di Hiv) dovrebbe essere sufficiente per permettere di diagnosticare la presenza del virus ?
2) Come mai solo due o quattro bande sono necessarie, visto che la presenza del virus dovrebbe necessariamente implicare la presenza di tutte le 10 proteine che gli vengono attribuite, e quindi la reazione di tutte le 10 bande del test ?
LA “CARICA VIRALE”
Il concetto di “carica virale” è stato introdotto negli USA dal dottor David Ho, tra l’altro promotore della terapia combinata (o “cocktail”), che sperava così di fornire una spiegazione al fatto misterioso che nessuno riuscisse a trovare l’Hiv direttamente nel corpo di un paziente.
Questo bizzarro personaggio mediatico (eletto “uomo dell’anno” dalla rivista Time) propose quindi che il virus fosse in grado di rendersi “invisibile” ma che si poteva tuttavia trovarne traccia grazie alla tecnica PCR (reazione a catena della polimerasi), che è una procedura di moltiplicazione (e non di identificazione) del DNA.
Nel 1997, David Ho e i suoi collaboratori trattarono un gruppo di 20 pazienti con una biterapia che associava l’AZT con un inibitore delle proteasi. Dall’inizio della terapia, la “carica virale” di questi pazienti calò ad un livello “non rilevabile”. Questo risultato venne presentato come evidenza che tale terapia combinata fosse efficace.
Secondo gli scienziati ortodossi stessi, almeno il 99,8% delle particelle misurate dal test di carica virale non è infettivo.
E allora da dove arrivano queste particelle ? E’ evidente che, non essendo l’Hiv mai stato osservato al microscopio elettronico, la quantità di
DNA/RNA rilevato nei test di carica virale proviene da numerosi detriti cellulari presenti nel sangue e non da un virus che nessuno al mondo ha mai visto. Questo spiega anche il fatto, scientificamente aberrante, che non esista un codice genetico attribuito ad Hiv che sia lo stesso non solo da un paziente all’altro, ma addirittura nello stesso paziente in momenti diversi.
Questo è facilmente spiegabile poiché i detriti cellulari variano in continuazione e non hanno di conseguenza sempre lo stesso codice genetico, misurato con la tecnica PCR.
E’ scientificamente stabilito che il genoma umano contiene circa il 2% di sequenze di origine retrovirale.
La presenza di frammenti di cromosomi cellulari nei campioni spiega dunque facilmente la presunta “carica virale”, senza che ciò abbia alcun rapporto con l’ipotetica presenza di particelle di “Hiv” nel sangue. Se una persona fosse veramente infettata non ci sarebbe bisogno di ricorrere alla PCR per vedere il virus: sarebbe sufficiente il microscopio elettronico per osservarlo in grande quantità.
Per esempio, per trovare traccia del cosiddetto Hiv nel latte materno vengono effettuati 45 cicli consecutivi di PCR, il che significa un’amplificazione di 35 milioni di volte. Solo quando la purificazione virale è correttamente ottenuta e confermata al microscopio elettronico, è in seguito possibile isolarne a livello biochimico le molecole (proteine, enzimi, acidi nucleici) la cui natura virale è garantita dalla purificazione originale.
Solo ed unicamente in questo caso l’identificazione di un “marker molecolare” virale diviene sinonimo dell’identificazione del virus stesso. Senza purificazione, tutto ciò non è scientificamente sostenibile.
Luc Montagnier ha ammesso nel 1997 di non avere mai purificato il virus, proprio nello stesso anno in cui sulla prestigiosa rivista Virology due gruppi di ricerca tentarono per la prima volta di purificare l’introvabile Hiv: anche questo primo, unico e ultimo tentativo (tra l’altro come sempre effettuato su colture cellulari e non su un paziente) fu vano.
Quando a Montagnier venne chiesto quale fosse lo scopo della purificazione virale egli rispose “che la purificazione serve per essere sicuri che ci si trovi davanti un vero virus”.
Per concludere, lo stesso inventore della tecnica PCR, il Premio Nobel per la chimica Kary Mullis, ha sempre messo in guardia la comunità scientifica dall’utilizzare la sua tecnica per identificare l’Hiv. Mullis ne parlò anche nel suo discorso durante la cerimonia di premiazione in cui gli venne assegnato il Premio: tale discorso è il primo e unico a non esser mai stato pubblicato nella storia dei Nobel…
Il tentativo di purificazione del presunto Hiv ha portato, secondo gli autori stessi, solo all’osservazione di “vescicole cellulari”, ovvero detriti cellulari che non hanno nulla a che fare con un virus.
L’HIV NON ESISTE – CENNI di ISOLAMENTO e PURIFICAZIONE RETROVIRALE
Quando si cerca la verità, il miglior metodo di indagine è senza dubbio quello utilizzato dagli investigatori, ovvero cercare le prove e attenersi ad esse:
1 – E’ fondamentale non lasciarsi ingannare dalle apparenze, che sono spesso fuorvianti.
2 – Non fidarsi delle testimonianze di persone implicate più o meno da vicino nella questione, soprattutto se ci sono interessi economici o emotivi che rendono soggettiva la valutazione di qualcosa che deve rimanere oggettivo.
3 – Cercare chi trae vantaggio dal crimine.
4 – Verificare gli alibi delle persone coinvolte.
5 – E soprattutto controllare punto per punto la presunta veridicità dei fatti. Come verrà mostrato in questo articolo, applicando questo metodo per andare alla ricerca del “criminale misterioso” battezzato Hiv, le sorprese non mancano certo.
Le APPARENZE INGANNANO
La miriade di scienziati che lavorano quotidianamente sull’Hiv, così come le migliaia di articoli scientifici pubblicati sull’argomento, hanno portato la reale prova dell’esistenza del virus ?
La risposta è: NO !
In effetti, se si dedica il tempo necessario (e ne serve davvero molto) per consultare la letteratura scientifica relativa al virus propriamente detto, si rimane sorpresi dal fatto che nessuna di queste ricerche sia mai riuscita a mettere direttamente in evidenza la presenza anche solo di una minima particella virale, e in particolar modo retrovirale, in un malato di Aids.
Tuttavia le tecniche necessarie a tal fine sono classiche e semplici e sono state messe a punto molto prima delle tecniche di biologia o di genetica molecolare. Queste tecniche comportano l’isolamento diretto a partire dal malato e l’infezione delle cellule coltivate in laboratorio che sono suscettibili di essere infettate da un particolare virus.
La concentrazione dei virus tramite centrifugazione ad alta velocità, l’eliminazione dei batteri e dei detriti cellulari tramite ultrafiltrazione, e l’osservazione diretta delle particelle virali al microscopio elettronico sono alla base della virologia classica e della dimostrazione dell’origine virale di numerose malattie.
Visti al microscopio elettronico, tutti i virus sono uno diverso dall’altro. Le loro differenti famiglie (vaiolo, herpes, influenza, polio, ecc…) hanno tutte morfologie proprie e specifiche. La classificazione delle differenti famiglie di virus è infatti basata principalmente sulla morfologia delle particelle virali. Per contro, in una stessa famiglia di virus, le particelle virali hanno dimensioni e morfologia stabile e che quindi non lascia spazio ad alcun dubbio né ad alcuna confusione. Al microscopio elettronico è impossibile confondere un virus dell’herpes con quello del vaiolo, ad esempio. i retrovirus sono stati isolati, purificati e fotografati al microscopio elettronico con estrema facilità fin dagli anni 60. Com’è possibile, dunque, che tali prove non esistano per quanto concerne il presunto Hiv ?
La SCOPERTA del VIRUS
E’ un’équipe dell’Istituto Pasteur diretta da Luc Montagnier la prima ad aver annunciato la scoperta di un’attività virale, nel 1983, a partire da prelievi effettuati su un malato di Aids.
L’anno successivo, l’équipe di Robert Gallo negli USA fece un annuncio simile. Si scoprirà inseguito che Gallo aveva utilizzato un campione di colture cellulari ricevute da Luc Montagnier mesi prima. Stranamente la stessa cosa è successa a Robin Weiss, il grande specialista dell’Aids britannico, che fu obbligato ad ammettere che anche lui aveva usato un campione delle colture cellulari di Montagnier. Possiamo quindi constatare che da una parte all’altra dell’Oceano, le tre équipe più specializzate sul tema, dopo più di due anni di ricerca, non sono riuscite ad annunciare nient’altro che una vaga supposizione a partire da colture cellulari derivanti da uno stesso paziente.
Attenendosi ai dati oggettivi, nessuna di queste équipe ha mai annunciato di aver isolato un nuovo virus causa dell’Aids.
Non esiste in tutta la letteratura mondiale un solo articolo che concluda che un tale retrovirus sia stato isolato e che questo sia la causa dell’Aids.
La TRANSCRIPTASI INVERSA
Nel 1970, Howard-Martin Temin e David Baltimore annunciarono (contemporaneamente ed indipendentemente) la scoperta di un nuovo enzima: la transcriptasi inversa. Gli verrà assegnato il premio Nobel per la medicina nel 1975 per questa scoperta.
Che cos’ha questo nuovo enzima di rivoluzionario ? Bisogna ricordare che il nucleo delle cellule contiene un messaggio genetico dell’individuo, un doppio filamento chiamato DNA (acidodesossiribonucleico).
Per poter fabbricare un tipo particolare di proteina, il DNA fa una copia di unadelle sue numerose sequenze tramite un enzima: la transcriptasi. Questa copia, destinata ad effettuare la trasmissione del messaggio, è chimicamente differente. E’ infatti composta di RNA (acido ribonucleico), una variante del DNA.
Il dogma scientifico iniziale riteneva che fosse possibile solo la trascrizione da DNA in RNA grazie all’azione della transcriptasi inversa. Ma tuttavia la transcriptasi inversa si rivelò capace di sintetizzare DNA a partire da un modello di RNA e questo capovolse l’ipotesi a senso unico imposta fino ad allora.
L’enzima che rendeva questo fenomeno possibile venne quindi chiamato “transcriptasi inversa”.
Senza aspettare i risultati di numerosi esperimenti di controllo che questa scoperta rivoluzionaria implicava, si iniziò a descrivere l’attività di questo enzima in alcuni campioni ipoteticamente purificati di virus associati a certi tipi di leucemia e cancro nei topi e nei polli.
Questa tipologia di virus venne ribattezzata con il nome di “retrovirus”.
Il problema principale è che Temin e Baltimore non verificarono mai la purezza dei campioni virali nei quali avevano identificato l’attività enzimatica in questione. Tuttavia, poco tempo dopo la loro pubblicazione del 1970, divenne evidente come la transcriptasi inversa fosse un fenomeno estremamente diffuso in biologia. Dal 1971 apparve chiaro che la transcriptasi inversa era comune a moltissime cellule animali e anche ai batteri.
Di conseguenza, si sarebbe reso necessario, prima di considerare tale enzima come un “marker retrovirale”, ripetere gli esperimenti di Temin e Baltimore al fine verificare il grado di purificazione nei campioni, al fine di escludere la presenza di detriti cellulari che potevano da soli spiegare la presenza di un’attività di transcriptasi inversa.
Questi controlli non sono mai stati effettuati e l’enzima è considerato da più di trent’anni come il marker principale dei retrovirus.
La BANDA 1.16
Due metodi sono utilizzati con successo per purificare i virus, ovvero per isolarli dal resto della preparazione. Uno è basato sull’ultrafiltrazione, l’altro sull’ultracentrifugazione.
Il primo metodo consiste nel filtrare una preparazione in filtri di porosità estremamente fine, bloccando così le particelle al di sopra di una certa dimensione.
Il secondo metodo utilizza la centrifugazione a grande velocità che permette la sedimentazione del preparato in diversi gradienti che dipendono dalla densità degli elementi che li compongono.
Così come la densità dell’acqua pura è di un grammo per millilitro (o di un kilogrammo per litro), la banda di densità di sedimentazione in una soluzione di saccarosio dei retrovirus è di 1.16 grammi per millilitro. Il problema di questo metodo dei gradienti di densità, ampiamente utilizzato nei laboratori di ricerca, è che i retrovirus non sono i soli ad occupare questa banda di 1,16g/ml. I detriti cellulari,come quelli che vengono chiamati “microvescicole”, sedimentano allo stesso livello nello stesso gradiente.
Identificare del materiale in questo gradiente non è dunque assolutamente sufficiente per proclamare l’isolamento di un retrovirus.
La necessità di controllare l’assenza di detriti cellulari tramite il microscopio elettronico è dunque una necessità assoluta, cosa che venne chiaramente sottolineata nel 1973 proprio all’Istituto Pasteur in occasione di una importante conferenza che si occupò esclusivamente dei metodi di purificazione dei retrovirus.
L’ISOLAMENTO del VIRUS
Nell’articolo storico pubblicato nel 1983 da Françoise Barré-Sinoussi, Jean-Cluade Chermann, LucMontagnier e i loro collaboratori (“Isolation of a T -lymphotropic retrovirus from a patient at risk for acquired immune deficiency syndrome [AIDS]”- Science, volume 220 del 20 maggio 1983, pagg. 868-871), in cui venne annunciato l’isolamento di un retrovirus, l’identificazione dell’attività enzimatica della transcriptasi inversa in una frazione che sedimentava a 1,16g/ml fu proprio la chiave di dimostrazione della presenza di un retrovirus.
Ma ormai è ben noto che la transcriptasi inversa non è un marker specifico dei retrovirus così come è ben noto da molto tempo che le frazioni di 1,16g/ml contengono un’abbondanza di detriti cellulari che spiega da sola la presenza di tale attività enzimatica.
In questo articolo storico è anche presente un’immagine eseguita con il microscopio elettronico che mostra dei retrovirus sulla superficie di un linfocita.
L’immagine è stata interpretata come la prova dell’infezione delle cellule della coltura estratta originariamente da un paziente. Ma ciò che questo articolo omette di considerare è che le colture sono state mescolate con dei linfociti provenienti da sangue di cordone ombelicale e che la placenta umana è nota da anni per essere un tessuto incredibilmente ricco di retrovirus endogeni (prodotti dalle cellule).
In breve, l’articolo considerato dal mondo intero come la referenza scientifica di base sull’isolamento dell’Hiv, ha le sue fondamenta su tre errori metodologici:
1. Non aver verificato la presenza di detriti cellulari nei campioni analizzati.
2. Avere ignorato l’attività enzimatica di questi stessi detriti cellulari.
3. Aver ignorato la presenza di retrovirus endogeni nelle cellule di origine placentare che erano state aggiunte alle colture.
Questo studio può quindi essere considerato come la dimostrazione della presenza di un retrovirus di verosimile natura endogena nella colture cellulari utilizzate, ma non può essere presentato come la prova dell’isolamento di un retrovirus proveniente da un paziente affetto da Aids.
Soltanto quindici anni più tardi (1997) vennero effettuati degli esperimenti di controllo in due laboratori, uno negli USA e l’altro in Francia.
Questi due laboratori hanno pubblicato in maniera congiunta, sulla rivista Virology, i risultati dei loro studi al microscopio elettronico dei gradienti ottenuti da colture cellulari che si ritenevano produttive di Hiv. In entrambi i casi, gli autori hanno osservato una abbondanza di detriti cellulari senza alcuna evidenza accettabile di particelle retrovirali. Il virus purificato semplicemente non è stato rilevato. Quasi nello stesso momento, Luc Montagnier venne intervistato dal giornalista Djamel Tahi e finì con l’ammettere che in effetti il presunto Hiv non venne mai purificato nel suo laboratorio.
E’ interessante notare che l’articolo dell’Istituto Pasteur del 1973 che abbiamo citato in precedenza affermava chiaramente che una attività di transcriptasi inversa era presente nei detriti cellulari. Per quanto ciò possa sembrare incredibile, è proprio all’Istituto Pasteur che, dieci anni più tardi, nel1983, il ruolo dei detriti cellulari sia stato ignorato, mettendo la ricerca sull’Aids su una strada errata che continua da trent’anni.
Le FOTO del VIRUS
Sulle riviste di tutto il mondo sono apparse immagini grandiose e variopinte del presunto Hiv, immagini totalmente artificiali e ritoccate al computer.
A livello psicosociale, esibire tali immagini al mondo intero, sia agli scienziati che alla gente comune, equivale ad inviare un messaggio apparentemente limpido e chiaro:
l’Hiv è stato effettivamente isolato poiché è possibile vederlo al microscopio elettronico. E questa è una enorme menzogna.
Tutte queste immagini provengono da colture cellulari. Non una sola di esse proviene direttamente da un malato di Aids, nemmeno da quelli ai quali si attribuisce l’assurda etichetta di avere una“carica virale” elevata.
Tutto porta a credere che nell’articolo di Montagnier del 1983 i retrovirus endogeni del linfocita proveniente dal sangue del cordone ombelicale siano stati attivati dalle condizioni particolari della coltura. Tutte queste colture sono state iperstimolate con sostanze mitogene e stimolanti come lafitoemagglutinina (PHA), il fattore di crescita dei linfociti (TCGF), INTERLEUCHINA 2 e inoltre i corticosteroidi. Ora, tutte queste sostanze sono conosciute come attivanti dell’espressione di retrovirus endogeni presenti in ognuno di noi.
Un PROTOCOLLO NON RISPETTATO
Per poter arrogarsi il diritto di aver dimostrato l’esistenza di un retrovirus specifico bisogna assolutamente rispettare quanto segue:
1 – A partire da un prelievo effettuato da un paziente, bisogna ottenere un campione purificato,ovvero ripulito da tutti gli elementi non-retrovirali. Questo campione non deve contenere quindi altro che retrovirus.
2 – Analizzare il campione al fine di dimostrare da un lato la presenza di RNA (e non di DNA) e dall’altro la presenza di proteine di origine retrovirale.
3 – Il campione va quindi messo in coltura per verificare il fatto che i retrovirus che esso contiene penetrino nelle cellule della coltura (ovvero che avvenga l’infezione).
4 – Mettere in evidenza che le cellule infettate inizino a loro volta a produrre altri retrovirus.
5 – Verificare che questi nuovi retrovirus così prodotti possiedano le stesse identiche caratteristiche (RNA e proteine) del campione di partenza.
Bene, in tutti gli articoli e le ricerche pubblicate in trent’anni, non esiste una sola équipe di ricerca che abbia lavorato su un campione purificato, il che significa che la prima e indispensabile regola del protocollo non è mai stata rispettata.
L’AIDS NON E’ una MALATTIA SESSUALMENTE TRASMISSIBILE
EVIDENZE SCIENTIFICHE
Tutte le malattie veneree (sifilide, blenorragia, herpes genitale o anale, etc…), essendo sessualmente trasmissibili, provocano un’infezione i cui sintomi sono visibili e evidenti nel giro di qualche giorno, e ciò accade senza distinzione tra gli individui.
Per contro, il presunto retrovirus Hiv provocherebbe una reazione immunitaria(“sieroconversione”) dopo diverse settimane o mesi e colpirebbe di preferenza certe categorie di individui secondo una schema variabile anche in base alla geografia. In un’infezione classica, è possibile inoltre mettere in evidenza l’agente patogeno specifico mentre nel caso dell’Hiv, come ormai è noto, il virus è invisibile se non si ricorre ai presunti markers molecolari, totalmente inattendibili.
L’AIDS negli OMOSESSUALI
I primi cinque casi di Aids vennero osservati e descritti a Los Angeles nel 1981. L’autore del primo report su questi cinque casi iniziali, Michael Gottlieb, aveva indicato chiaramente che questi cinque pazienti erano tutti omosessuali e facevano tutti uso di nitriti inalanti (“poppers”).
Inoltre, Gottlieb sottolineò che questi cinque uomini non si erano mai incontrati e quindi la possibilità di un contagio era impossibile.
Cosa ha potuto quindi far pensare a Gottlieb di trovarsi davanti ad una nuova malattia infettiva ?
Non esiste giustificazione logica per tale forzatura deduttiva, e la domanda rimane quindi senza risposta.
Un esempio aiuterà forse a comprendere meglio l’importanza della questione: immaginiamo un medico che deve occuparsi delle condizioni di salute di un gruppo di operai che lavora in una fabbrica di amianto. E’ una fabbrica vecchia, mal ventilata, in cui si maneggia abbondantemente polvere di amianto. Dopo qualche anno, il medico inizia a rilevare una decina di casi di asbestosi polmonare e mesotelioma pleurico tra gli operai.
Questo porterebbe forse il medico a pensare che l’asbestosi polmonare e il mesotelioma siano malattie contagiose poiché i casi rilevati lavorano tutti nella stessa fabbrica ? O forse arriverebbe alla conclusione che i suoi pazienti sono tutti stati esposti al medesimo rischio tossico e conseguentemente hanno sviluppato la stessa malattia ?
La risposta è alquanto evidente.
Come spiegare quindi il fatto che il dr. Gottlieb non abbia ragionato nello stesso modo e non abbia immediatamente compreso che i suoi cinque pazienti erano tutti stati esposti alle stesse droghe tossiche e di conseguenza avevano sviluppato la stessa malattia ?
Un altro aspetto avrebbe inoltre dovuto far dubitare fin dall’inizio dell’ipotesi contagiosa dell’Aids:
il fatto che il 95% dei casi totali di Aids riportati nei primi anni era composto da individui di sesso maschile. Nessuna domanda su questa anomalia ? Avete mai visto un’epidemia influenzale colpire principalmente soggetti di sesso maschile, omosessuali e nella stessa fascia di età ?
Ma queste domande nessuno se le pose, e l’ipotesi della contagiosità dell’Aids continuò a prendere piede e andava salvata a tutti i costi, anche al punto di sorvolare sul fatto che il presunto Hiv sembrava infettare solo i maschi.
La ricerca sull’Hiv divenne all’istante un business enorme in USA. Ma poiché i malati erano solo maschi omosessuali, il numero dei casi non apparve sufficiente per giustificare i finanziamenti monumentali che erano stati subito messi a disposizione degli scienziati. Come ha fatto giustamente notare la giornalista Celia Farber in un articolo del 1992, divenne urgente far terrorizzare ed ingannare quanta più gente possibile (ovvero al mondo intero).
Da qui nacque l’idea dell’Aids eterosessuale….
L’AIDS negli ETEROSESSUALI
Durante l’estate del 1987 iniziò una colossale campagna di intossicazione psicologica mediatica volta a creare il panico nella popolazione eterosessuale. “Nobody is safe from Aids” era il messaggio inviato al mondo dalle autorità sanitarie statunitensi, messaggio diffuso con rara servilità da parte dei mass-media di tutto il pianeta. Questo creo’ un vero assalto ai centri diagnostici per l’Hiv. I test positivi come è facile comprendere vista la loro totale inaffidabilità, cominciarono ad essere migliaia anche in persone con uno stile di vita assolutamente normale.”Ve lo avevamo detto!”, rispondevano fiere e con superbia le autorità di sanità pubblica che avevano annunciato questo flagello capace di colpire tutto il il mondo.
Ma come aveva potuto il virus “migrare” dai gruppi a rischio e diffondersi alla popolazione generale ? Semplice: per colpa degli uomini bisessuali.
Il solo modo per salvarsi da questa epidemia era l’astinenza sessuale, al massimo, l’uso del preservativo (con altre mille precauzioni).
Fino ad allora si era affermato che l’Hiv si poteva trasmettere tramite il sangue. Non venivano indicati pericoli per quanto riguarda lo sperma, la saliva, le secrezioni vaginali e il sudore. Ma la fobia dell’infezione fu tale che la gente iniziava a guardarsi con sospetto.
Tutte le persone con un test positivo diventarono degli intoccabili, esclusi dalla vita sociale, rifiutati ovunque, spesso anche dalla propria famiglia. Addirittura alcuni bambini non vennero ammessi a scuola. Addirittura qualcuno arrivò a dire che l’Aids era una punizione divina per i peccatori.
A tanto arrivò la psicosi sociale, con tratti chiaramente deliranti che rimandano ad una epidemia di follia collettiva.
Per dimostrare la non contagiosità dell’Aids, analizzeremo ora tutti i differenti vettori di contagio ipoteticamente responsabili della trasmissione della malattia.
La TRASMISSIONE TRAMITE SPERMA
Se ci si attiene alla ricerca ortodossa, la dimostrazione della trasmissibilità dell’Aids tramite il liquido seminale e tutt’altro che solida.
Nel 1991, uno studio pubblicato sulla rivista medica Fertilityand Sterility ha dimostrato che su 28 soggetti maschi sieropositivi, solo quattro avevano traccia dell’Hiv nel loro sperma (in realtà, traccia dell’attività enzimatica non specifica attribuita ad un retrovirus).
In uno studio precedente, la proporzione era di uno soggetto su dodici. Tutti gli studi effettuati non hanno mai dimostrato più di un 28-30% di campioni di sperma “contaminati” e bisogna anche sottolineare che gli autori hanno rilevato la presenza di un virus su milioni spermatozoi.
Gli specialisti ortodossi stessi sono concordi nell’affermare che una tale quantità non è sufficiente per il contagio. Ma tuttavia si continua a far credere che lo sperma sia un vettore di contagio.
L’AIDS nei CARCERATI e nelle PROSTITUTE
Si è fatto credere che l’Aids fosse particolarmente diffusa nelle carceri a causa della promiscuità sessuale diffusa in questi luoghi a causa dell’assenza di sesso femminile. Ma anche in questo caso i casi di sieropositività si rilevano praticamente solo nei carcerati tossico dipendenti. Analizzando la letteratura si scopre che il tasso di sieropositività nelle carceri del sud Africa è del 2,3% ed è logico aspettarsi quindi che tale tasso sia nettamente inferiore nella popolazione generale. E, invece, le stime “ufficiali” fornite dalle organizzazioni mondiali di salute pubblica comunicano un tasso di sieropositività pari al 20% in tutta la popolazione sud-africana….
Le prostitute vennero considerate fin dall’inizio il gruppo più a rischio di esposizione alle malattie veneree e vennero da subito considerate un grave problema per la sanità pubblica. Ma, stranamente, l’Aids è praticamente introvabile in questo gruppo “a rischio”, e le prostitute sieropositive sono esclusivamente quelle che sono anche tossicodipendenti.
L’Aids non ha nessuna caratteristica tipica delle malattie sessualmente trasmissibili reali che si contraggono rapidamente (in qualche giorno), senza distinzione di razza o di sesso maschile o femminile, e con una enorme presenza del microbo rilevabile con facilità nel soggetto infetto.
Gli ortodossi si guardano bene dal commentare queste evidenze e continuano a diffondere l’idea secondo la quale l’Aids si trasmetta per via eterosessuale, soprattutto a causa dei rapporti sessuali con le prostitute. Anche in questo caso, gli studi scientifici condotti fin dall’inizio della presunta epidemia di Aids dimostrano esattamente il contrario.
Uno studio condotto in New Jersey (uno degli Stati in cui si fa maggior uso di droghe) su 62 prostitute diagnosticate sieropositive ha dimostrato che 47 di esse (il76%) erano tossicomani endovenose. Sulle restanti 15, gli autori hanno ipotizzato che queste avessero mentito riguardo all’uso di droghe e che alcune di esse avessero mostrato di recente altre infezioni sessualmente trasmissibili (causa di falsi positivi).
Un altro studio realizzato in Nevada su 535 prostitute che lavoravano nelle case chiuse non ha rilevato un solo caso di sieropositività.
Per contro, nelle prigioni del Nevada venne riscontrato un tasso di sieropositività nelle prostitute detenute pari al 6%. Tutte loro erano tossicomani.
Altri studi simili sono stati condotti a Parigi: su 56 prostitute testate, nemmeno un caso di sieropositività;
– a Londra: nemmeno un caso di sieropositività su 50 prostitute testate in una clinica specializzata in malattie veneree;
– a Nuremberg: nessun caso di sieropositività sulle 339 prostitute testate;
– in Italia: solo le prostitute tossicomani si sono rivelate sieropositive.
La TRASMISSIONE MADRE-FIGLIO
La scienza ortodossa afferma che il contagio madre-figlio avvenga in 3 modi: durante la vita fetale, durante il parto e tramite allattamento.
Bisogna sapere che gli anticorpi del neonato sono gli stessi della madre. Il bambino inizierà a produrre suoi anticorpi nel giro di qualche mese.
E’ dunque logico che dei test anticorpali che siano risultati postivi nella madre possano produrre un risultato identico nel bambino.
In assenza di alcun trattamento, il bambino ritorna naturalmente sieronegativo nella maggior parte dei casi. Sebbene questo sia ben noto alla comunità scientifica, si continua a consigliare, o meglio ad imporre, il trattamento con antiretrovirali a dei neonati, con risultati devastanti su un bambino in fase di sviluppo.
Tutto ciò indica chiaramente che l’Aids, la cui realtà clinica rimane comunque indiscutibile, non ha alcuna caratteristica tipica delle malattie sessualmente trasmissibili e nessuna prova scientifica è mai stata fornita a sostegno di questa assurda tesi.
UNA “MARCIA INDIETRO” ?
Il 4 gennaio 2010 il governo statunitense ha preso una decisione alquanto bizzarra, e ancora più bizzarro è il fatto che nessun telegiornale o rivista ne abbia fatto cenno (questa volta Sharon Stone,Bono, Elton John etc.. non erano disponibili ?):
l’Hiv è stato rimosso dalle malattie sessualmente trasmissibili di interesse per la salute pubblica perchè, come ha sottoscritto Hillary Clinton “non rappresenta un rischio significativo”.
Ecco un estratto dal documento originale del CDC (Center for Deseases Control):
“HHS/CDC is removing HIV infection from the definition of communicable disease of public health significance contained in 42 CFR 34.2(b) and scope of examination, 42 CFR 34.3 because HIV infection does not represent a communicable disease that is a significant threat to the general U.S. population”. (per chi volesse consultare il sito del CDC questo è il link:
http://www.cdc.gov/immigrantrefugeehealth/laws-regs/hiv-ban-removal/final-rule-technical-qa.html)
La più grave minaccia nella storia dell’umanità è inspiegabilmente diventata nel silenzio dei mass-media una “malattia” meno preoccupante della gonorrea, che è invece rimasta nell’elenco delle malattie sessualmente trasmissibili di interesse pubblico.
Ancora una volta, appare evidente come la psicologia del terrore (tra l’altro di bassa caratura agli occhi di uno specialista del settore) utilizzata dalle fonti governative si basi sulla iper-diffusione di notizie false al fine creare sentimenti di panico nel mondo e sul silenzio più totale riguardo alla verità scientifica e oggettiva che viene sottoscritta dopo decenni dalle stesse menti che hanno inventato questa squallida menzogna. La più grave nella storia della scienza.
Per APPROFONDIMENTI:
www.youtube.com:
“House of Numbers Epidemiologia e Aids”;
Dott. Alessio Pisani (AIDS) Radio Ies Ouverture Parte 1 e 2
“L’Altro lato dell’Aids”;“The Emperor’s New Virus?”“La scienza del panico”;“
HIV INFORMA: Intervento Prof. Marco Ruggiero
Daniele Mandrioli “DOES HIV CAUSE AIDS?”
http://www.scribd.com/doc/135815902/Il-Virus-Hiv-Non-Esiste-VIROLOGIA-EPIDEMIOLOGIA-E-LOGICA-SULLA-MENZOGNA-DEL-SECOLO
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ZT, DDI, 3TC, inibitori della proteasi: questi sono i nomi dei farmaci più noti per la lotta all’AIDS. Sono tutti nati qui, negli Stati Uniti d’America, e ad essi è aggrappata la speranza di centinaia di migliaia di ammalati.
Ma da tempo un gruppo di autorevoli ricercatori sostiene che l’approvazione di questi farmaci è passata attraverso test incompleti e pressioni di ogni tipo.
Il tutto per nascondere al pubblico che gli effetti a lungo termine degli inibitori della proteasi sono sconosciuti e che l’AZT sarebbe inefficace o, addirittura, che avrebbe accelerato la morte di migliaia di ammalati.
Quest’ultima accusa è particolarmente scioccante e viene estesa anche alla classe medica ma, soprattutto, alla casa farmaceutica produttrice dell’AZT che, secondo alcuni ricercatori, sarebbe sempre stata a conoscenza della pericolosità di questo medicinale.
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HIV INFORMA: ” La Scienza del Panico ” – Quello che non ti hanno detto sull’aids
Nel 1982 il CDC (USA) cercò fra i drogati di eroina quelli che avevano ricevuto trasfusioni di sangue, oltre agli emofiliaci, per trovare soggetti con sintomi simili al gruppo dei cinque omosessuali.
Il tentativo era quello di dimostrare che quella “epidemia” si stava diffondendo anche fra la popolazione in generale e non fosse specifica di un gruppo a rischio.
Dopo qualche mese fu trovato un emofiliaco ed alcuni drogati che avevano sintomi simili al gruppo dei cinque.
Questi soffriva di emorragie interne e aveva anche quel tipo di polmonite, fatto che attirò particolarmente e subito l’attenzione del CDC. La polmonite di quel malato (che e’ stata poi chiamata Sars) e le patologie dei drogati successivamente trovati furono subito ri-diagnosticate per farle entrare nella nuova “epidemia” di immunodeficienza.
Comunque anche quei successivi malati non avevano mai avuto contatti fra di loro, quindi NON poteva essere una epidemia !
Soggetti malnutriti (Haitiani) furono controllati dal CDC e anche le loro malattie furono immediatamente ridiagnosticate e riclassificate per farle rientrare nella casistica dell’epidemia (chiamata AIDS). vedi: Cosa e’ un Virus
Dopo questi “esperimenti scientifici” e “scrupolosi controlli” si decise che tutte quelle malattie (circa 30) facevano parte di un’unica e pericolosa “sindrome contagiosa” ed il CDC coinvolse nella nuova “idea” le più importanti istituzioni medico sanitarie e politiche del paese.
Tutte le associazioni Gay degli Stati Uniti fecero pressione perché non si evidenziasse la discriminazione nei loro confronti e quindi il nome doveva essere “anonimo”.
Fin da subito, si ipotizzarono numerose cause, una delle quali anche quella che fosse di origine virale; i virus erano però già conosciuti e nel 1983 all’Istituto Pasteur di Parigi, (produttore di vaccini) Luc Montagnier fece un’ipotesi che la causa potesse identificarsi in un retrovirus, mai riscontrato precedentemente, i cui anticorpi venivano trovati nel sangue di una percentuale del 60% nei soggetti a rischio.
A questo punto occorreva inventare un nome semplice da ricordare per quella “epidemia”…..
Tutta la popolazione avrebbe dovuto sentirsi coinvolta e potenzialmente vittime del “contagio”.
….. e cosi’ l’AIDS “nacque”….. come nome esso e’ stato inventato di sana pianta ! anche se la malattia immunodeficienza e’ da sempre esistita.
Vi è anche uno sparuto drappello di studiosi che non condividono gli orientamenti “ufficiali”, che affermano che l’HIV quale modello teorico di struttura virale, è stato “costruito” a tavolino con l’aiuto del computer, allo scopo di dare spiegazione ad alcune evidenze cliniche e di laboratorio che si riscontrano nella sindrome da immunodeficienza acquisita.
Nel luglio del 1982 si scelse (il CdC) il nome di AIDS (acronimo) derivante dalle iniziali di: Acquired Immune Deficiency Syndrome,ovvero sindrome da immunodeficienza.
Tutti i media furono informati per ottenere la pubblicità alla cosa, le pressioni sull’apparato sanitario furono attivate al fine dicostruire tutte le parti mancanti….. dell’Aids.
Verso la fine dell’anno apparvero su tutti i quotidiano nazionali decine di articoli che diventarono centinaia nel primo semestre del 1983.
Le copertine di tutti i “magazine” furono dedicate alla “epidemia” misteriosa sottolineando il pericolo per tutti in generale,generando grande e diffusa angoscia nella popolazione.
vedi Terrorismo Mediatico
Infatti il giornale “Newsweek” dell’11 aprile 1983 ha definito l’aids “La più grossa minaccia del secolo alla salute umana”.
Così facendo si costruì l’interesse di tutta la classe medica per cercare……. la “causa”…….un virus da “distruggere”, confarmaci già sul mercato o con altri da ricercare.
È interessante considerare retrospettivamente le reazioni delle diverse componenti sociali e sopra tutto delle autorità mediche e sanitarie, davanti all’aumento di casi di Aids.
L’atteggiamento del pubblico, colpito e spaventato dagli esagerati e ben gestiti allarmi lanciati attraverso tutti i mezzi di comunicazione, Radio TV, Giornali, è oscillato da atteggiamenti di condanna e paura a quelli di solidarietà verso gli “infetti”.
Il grandissimo impatto sociale provocato dalla commistione esplosiva, (amore, sesso e rischio mortale), ha portato non solo a sopravvalutare enormemente il problema, ma anche a una scarsa disposizione critica della classe dei ricercatori e di quella medica, nei confronti di quella che molti scienziati, fra i quali Duesberg (virologo di fama mondiale), Rubin e persino Montagnier (Istituto Pasteur) hanno definito come la nuova religione del secolo XX:
la “Scienza”.
In questo contesto sociale di confusione, ben gestito dai poteri forti ma e sopra tutto dalla sanità mondiale e dall’OMS, è venuto largamente meno quell’atteggiamento “critico e spregiudicato” e ciò in tutti i settori della ricerca, che la pratica scientifica dovrebbe favorire e incentivare come costume intellettuale da percorrere in ogni situazione.
Infine il virus dopo essere stato concepito…..nacque……..e si chiamò….STLV…..HI……infine HIV; una volta partorito, si trattò di inventare anche un test “per dimostrarne l’esistenza” e diffondere ulteriormente la paura e la possibilità di conoscere se si era “contagiati” facendo il test.
Fin da subito, si ipotizzarono numerose cause, una delle quali anche quella che fosse di origine virale; i virus erano però già conosciuti e nel 1983 all’Istituto Pasteur di Parigi, (produttore di vaccini) Luc Montagnier fece un’ipotesi che la causa potesse identificarsi in un retrovirus, mai riscontrato precedentemente, i cui anticorpi venivano trovati nel sangue di una percentuale del 60% nei soggetti a rischio.
Nell’Aprile del 1984 negli USA, il Segretario del “U.S. Health and Human Service”, con il dr. R. Gallo, annunciarono al mondo di aver “accertato” che l’aids era una malattia causata da un retrovirus perciò infettiva, ereditaria e che si trasmetteva per via sessuale.
Gallo e Montagnier dichiararono nel 1984 di aver scoperto un nuovo virus: Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), responsabile della sindrome di immunodeficienza acquisita (AIDS), è stato identificato dal gruppo di Luc Montagnier dell’Istituto Pasteur nel 1983.
Questa scoperta fu confermata nello stesso anno da Robert Gallo del National Cancer Institute di Bethesda, il quale a sua volta fu in grado di isolare lo stesso virus dal sangue di alcuni malati di AIDS.
(NdR: Questo e’ quanto affermano le autorita’ ufficiali ! )
Ma la verita’ e’ che quello che fecero e’ riassumibile nei punti seguenti:
1) trovarono segni di attività transcriptasica in colture cellulari.
2) mostrarono fotografie di particelle simil-virali senza prova che fossero virus.
3) ritrovarono alterazioni cellulari nelle stesse colture, alterazioni che
si potevano ritrovare anche in colture cellulari “non infette”.
Quanto sopra lo attribuirono in via ipotetica al virus ipotetico che proposero come responsabile ipotetico dell’AIDS.
Il gruppo di Gallo, infatti, non portò nessuna prova che l’attività transcriptasica né le alterazioni cellulari rilevate fossero causate dal virus che non aveva isolato. Inoltre i suoi lavori furono completati con frodi e macroscopiche alterazioni dei dati.
Nei lavori iniziali, il gruppo di Montagnier mantiene la prudente conclusione che: “Il ruolo del virus nell’eziologia dell’AIDS deve essere determinato”. Ciò tuttavia non li trattenne di annunciare al mondo intero (il famoso 23 aprile 1984) ed i giorni seguenti di aver trovato la probabile causa dell’AIDS. Come è noto, comunque, anche quell’ultima cautela, l’aggettivo “probabile” si dissolse rapidamente nel nulla, lasciando il posto all’incrollabile, rocciosa certezza che a tutti è stata inculcata.
Da allora di anni ne sono passati molti, eppure nessuna fotografia di una particella virale isolata né delle sue proteine e dei suoi acidi nucleici è stata pubblicata.
Tutto ebbe inizio nel 1984 – dice Kary Mulis, premio Nobel per la chimica nel 1993 – quando uno scienziato molto ambizioso, Robert Gallo, che non riusciva a trovare nessun cancro causato dal suo virus favorito e si sentiva per questo estremamente frustrato, ricevette una comunicazione dal suo collega Montagnier (Ist. Pasteur di Parigi, produttore di Vaccini): aveva trovato l’Hiv in un paziente omosessuale malato di Aids. Il passo successivo fu quello di fare un test per trovare questo retrovirus in tutti gli ammalati di Aids. Fatto il test e incamerati anche un sacco di soldi. Videro che il virus era presente effettivamente nella maggioranza dei pazienti.
Ma in qualunque malato di Aids si trovano una montagna di virus che possiamo caratterizzare, e la maggioranza di questi sono assolutamente innocui. A quel tempo era presidente Ronald Reagan, sotto pressione dell’opinione pubblica perché si trovasse qualcosa alla svelta per fermare questo nuova malattia». Successivamente intorno allo studio di questa patologia si addensarono interessi leciti e illeciti. Si provocò una sorta di disattenzione nei confronti di altre malattie mortali come il cancro, la tubercolosi, la lebbra. In 20 anni l’Aids è stata sviscerata nei minimi dettagli tranne che per la cura.
Quanto alla paternità della scoperta se la litigarono Gallo e Montaigner, ma soltanto per usufruire dei milioni di dollari per il brevetto del test. Eppure, secondo l’Oms “soltanto due centesimi su ogni dollaro che viene speso per la ricerca riguarda la diffusione di questa malattia nei Paesi del Terzo mondo, che sono di gran lunga i più colpiti”.
La ricerca, inoltre, viene portata avanti in una sola direzione, cioè per lo studio di un vaccino contro l’Hiv, dando per scontata la tesi di Gallo. Non c’è spazio e non ci sono fondi per chi cerca di seguire altre strade.
Nel corso della conferenza stampa, si affermò che la diffusione della infezione virale e quindi dell’aids, si sarebbe espansa a macchia d’olio dai gruppi a rischio, alla popolazione in genere, (questo per lanciare sul mercato del commercio il testsull’aids) e che entro il 1986 avrebbero messo a punto un vaccino per l’ Aids che avrebbe bloccato l’epidemia.
Limitiamoci a dire che la famosa semi-seria conferenza stampa di Robert Gallo del 1984 in cui si dichiarava al mondo la scoperta dell’agente che provocava l’AIDS taceva sul fatto che il virus che sarebbe poi stato chiamato HIV non obbediva ai “postulati di Koch“.
Robert Koch fu il primo ad adottare sperimentalmente alcuni criteri, già in precedenza formulati da J. Henle, che altro non sono se non quattro regole generali per stabilire se un certo microorganismo è o meno la causa di una certa malattia.
I postulati sono i seguenti:
1. il presunto agente responsabile della malattia in esame deve essere presente in tutti i casi riscontrati di quella malattia.
2. deve essere possibile isolare il microorganismo dall’ospite malato e farlo crescere in coltura pura
3. ogni volta che una coltura pura del microorganismo viene inoculata in un ospite sano (ma suscettibile alla malattia), si riproduce la malattia.
4. il microorganismo deve poter essere isolato nuovamente dall’ospite infettato sperimentalmente.
Duesberg, vedi ad esempio la sua nuova teoria sul cancro:
http://abeonaforum.wordpress.com/2007/06/27/an-alternative-controversial-theory-of-cancer/
Gallo e Montagnier dichiararono nel 1984 di aver scoperto un nuovo virus: Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV), responsabile della sindrome di immunodeficienza acquisita (AIDS), è stato identificato dal gruppo di Luc Montagnier dell’Istituto Pasteur nel 1983.
Questa scoperta fu confermata nello stesso anno da Robert Gallo del National Cancer Institute di Bethesda, il quale a sua volta fu in grado di isolare lo stesso virus dal sangue di alcuni malati di AIDS. (NdR: Questo e’ quanto affermano le autorita’ ufficiali ! )
Ma la verita’ e’ che quello che fecero e’ riassumibile nei punti seguenti:
1) trovarono segni di attività transcriptasica in colture cellulari.
2) mostrarono fotografie di particelle simil-virali senza prova che fossero virus.
3) ritrovarono alterazioni cellulari nelle stesse colture, alterazioni che si potevano ritrovare anche in colture cellulari “non infette”.
Quanto sopra lo attribuirono in via ipotetica al virus ipotetico che proposero come responsabile ipotetico dell’AIDS.
Il gruppo di Gallo, infatti, non portò nessuna prova che l’attività transcriptasica né le alterazioni cellulari rilevate fossero causate dal virus che non aveva isolato. Inoltre i suoi lavori furono completati con frodi e macroscopiche alterazioni dei dati.
Nei lavori iniziali, il gruppo di Montagnier mantiene la prudente conclusione che: “Il ruolo del virus nell’eziologia dell’AIDS deve essere determinato”. Ciò tuttavia non li trattenne di annunciare al mondo intero (il famoso 23 aprile 1984) ed i giorni seguenti di aver trovato la probabile causa dell’AIDS. Come è noto, comunque, anche quell’ultima cautela, l’aggettivo “probabile” si dissolse rapidamente nel nulla, lasciando il posto all’incrollabile, rocciosa certezza che a tutti è stata inculcata.
Da allora di anni ne sono passati molti, eppure nessuna fotografia di una particella virale isolata né delle sue proteine e dei suoi acidi nucleici è stata pubblicata.
Queste affermazioni effettuate in assenza di seri studi e dimostrazioni scientifiche con opportuni test in doppio cieco, che debbono anche essere pubblicate sulla stampa specializzata, fu accettata come vera senza controllo dalla comunità scientifica mondiale e senza ulteriori conferme, fu lanciato un programma di ricerca in tal senso e fu iniziata la richiesta ai vari governi delle nazioni occidentali del mondo, delle somme di denaro per la “ricerca” della possibile cura e dell’eventuale vaccino.
Comunque fino ad oggi, quasi 3 decenni, dopo e migliaia di miliardi di $$ spesi invano, NON è stata trovata nessuna cura, nessun “vaccino” malgrado il denaro, milioni di dollari, speso nella “ricerca” che e’ dichiaratamente fasulla !
A questo punto, nel 1984, si inserisce la denuncia di Luc Montagnier, che richiedeva la “paternità” della scoperta dell’origine virale, per il fatto che egli aveva inviato un anno prima a Gallo, parte proprio di quel retrovirus e per il fatto che Montagnier non era assolutamente sicuro che l’origine dell’aids fosse quella dichiarata da Gallo.
Egli dopo aver depositato il brevetto per il test diagnostico dell’HIV, messo alle strette, ha ritrattato salvandosi in corner con il “freezer accident”, secondo il quale il virus isolato in Francia dal gruppo di Montagnier dell’Istituto Pasteur era particolarmente colonizzatore, per cui vi era stata una contaminazione nel/del laboratorio di Gallo.
Montagnier e Gallo hanno a lungo polemizzato attribuendosi la paternità della scoperta, accusandosi a vicenda di aver agito fuori etica medica, dandosi a vicenda dell’imbroglione; essi si sono infine accordati (dietro le pressioni politiche) nel suddividersi i proventi del test ! (5 milioni di dollari, di utili all’anno, nel 1984…..).
Una successiva commissione accertò l’origine fraudolenta del lavoro di Gallo e dopo una grossa diatriba fra i governi Americano e Francese, l’accordo fu raggiunto sulla suddivisione degli utili derivanti dal brevetto del test HIV, al 50 %, fra i due, il Francese e lo Statunitense (Montagnier e Gallo); che fosse o meno il retrovirus HIV la causa dell’aids, non si discusse nemmeno, ci si accordò solo sui guadagni derivanti; infatti nel 1987 il Ministro Chirac (Francia) ed il Presidente Ronald Reagan (Stati Uniti) firmarono un “patto” ovvero un accordo commerciale per la gestione comune dei test per l’AIDS.
A questo “patto” è allegata, come fondamento giuridico, la “cronologia dell’AIDS” convenuta dalle parti durante gli accordi preliminari.
Quella “cronologia” è un grossolano falso e ciò quindi significa che il vero scopo dell’accordo era diverso da quello dichiarato e non doveva essere reso noto al pubblico.
Tutti i “lavori scientifici” di quel tempo, sono basati sui lavori fraudolenti di quei ricercatori e sulla loro “scoperta fasulla”.
Le previsioni di Gallo NON si sono avverate ed oggi vi sono nel mondo circa 200 ricercatori, capeggiati dal dott. Peter Duesberg(USA), eminente studioso biologo molecolare, ricercatore dell’Università di Berkeley in California e Membro dell’Accademia delle Scienze, che denunciano le evidenti scorrettezze della teoria “ufficiale ed imperante”, cioè l’assoluta inattendibilità del relativo e tanto propagandato test ed anche la pericolosità del costoso farmaco AZT, che purtroppo è in grado di provocare direttamente l’aids, per via delle sue evidenti proprietà immuno soppressive.
Per aver diffuso queste informazioni (in contrasto totale con quelle di Gallo/Montagnier), ha perso i fondi per la ricerca e gli è costato il discredito professionale.
Il programma di “ricerca” dei ricercatori intruppati, era basato sull’ipotesi che la causa fosse un retrovirus, che recentemente è stato chiamato HIV (prima STLV ed altri nomi HTLV 1 – 2 ecc.).
Ecco quanto affermano alcuni Dissidenti
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IL VIRUS HIV
Secondo il biologo, virologo e genetista tedesco Dr. Stefan Lanka, non sono state compiute le condizioni scientifiche necessarie per dimostrare che è stato isolato il «virus HIV». Questo mette in dubbio la sua stessa esistenza.
Il Dr. Lanka è uno dei pochi virologhi del mondo che è riuscito a isolare un nuovo virus. È il Ectocarpus Siliculosus Virus (EsV), il primo trovato in un’alga marina eucariota. Egli ha denunciato ad un Tribunale tedesco l’apparato sanitario per Truffa e la sentenza ha confermato che l’apparato medico-sanitario NON e’ stato capace di confermare con prove scientifiche la presenza del virus quale causa dell’Aids ! vedi: Cosa e’ un Virus
Per isolare un virus bisogna presentare quattro foto: del virus che infetta le cellule, del virus solo, delle proteine del suo involucro, e del suo acido nucleico. Dopo bisogna stabilire quali aminoacidi compongono le sue proteine, e quali lettere genetiche il suo acido nucleico, in che ordine sono disposti, cioè bisogna poterli sequenziare. Bisogna anche effettuare gli esperimenti di controllo, cioè bisogna lavorare in parallelo con lo stesso tipo di cellule, ma senza infettare. Ciò significa che bisogna fare esattamente le stesse operazioni con gli stessi prodotti, nelle stesse concentrazioni, durante lo stesso tempo, alla stessa temperatura, cioè esattamente nelle stesse condizioni tecniche. Il risultato dev’essere che non si trovi nulla che coincida con le foto del virus.
Finalmente, a misura che la ricerca prosegue, si devono pubblicare le conclusioni in riviste scientifiche adatte, allo scopo che quanto si è fatto possa essere riprodotto in altri laboratori e si possano raggiungere gli stessi risultati.
Per denunciare che non si è compiuta nessuna di queste fasi nel caso del HIV, la rivista dei sopravvissuti dell’AIDS Continuum di Londra, offre, a partire da dicembre 1995 un premio di 1000 Sterline a chi produca le prove inequivocabili della sua esistenza.
Altre associazioni a livello internazionale si sono unite a questa iniziativa ed, attualmente, il premio offerto supera già i 50.000 Euri. Finora nessuno è riuscito a vincere questi premi.
vedi: Hiv inventato + Test fraudolenti
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Negli USA, un volume-shock sull’Aids
“Il mondo senza Aids”, la Credence Pubblications sta per editare negli USA questo libro a cura di due studiosi, Steven Ransom e Phillip Day, che per 10 anni hanno raccolto notizie e dati sulla scottante questione della sempre più fragile teoria secondo cui virus HIV accuserebbe “AIDS.
Il libro è frutto di 10 anni di ricerche che hanno approfondito gli aspetti della multi milionaria in $, storia che sta dietro lo HIV, (virus che hanno inventati) una storia di interessi loschi, atroci condotte corporative, di progetti inumani e vergognosi legalizzati dai livelli politici più alti.
Nel libro si legge di persone ritenute positive allo HIV che hanno scoperto la verità sull’aids e l’ipotetico virus, che hanno rifiutato farmaci tossici e che sono vive a tutt’oggi e libere dall’aids.
Ecco cosa ha scritto del libro il giornalista Alex Russel, di Continuum Magazine: “Ransom e Day sono gli Woodward e Bernstein dell’AIDS Gates esposto alla corruzione, alla frode e alle bugie su cui l’industria multi bilionaria in $ dell’AIDS, è basata”.
Scrive il Dr. Stefan Lanka di Regimed: “Il mondo senza AIDS” è una lettura perfetta per tutti per capire cosa veramente accade dietro le quinte nel campo dell’AIDS. Sia da un punto di vista scientifico che politico, in nessun altro lavoro l’AIDS è stato meglio spiegato. Un capolavoro”.
Scrive un intervistato sieropositivo Michele M.: “Quando risultai sieropositivo nel 1988 mi dissero che avevo tre anni di vita. Dodici anni più tardi sto abbastanza bene. Spero che la gente mi ascolti e che cambi l’opinione sull’AIDS. L’ignoranza è la vera epidemia”.
Scrive ancora Erik D.: “Risultai sieropositivo nel 1990 e nove anni dopo sono sano e non ho preso alcun farmaco. Ho tre raccomandazioni da fare a tutti coloro che risultano sieropositivi: informatevi, informatevi e informatevi su tutti gli aspetti e i punti di vista dell’HIV e dell’AIDS”.
E ancora Simon H. :”Quando ho letto il libro sono rimasto scioccato di aver potuto credere per tanto tempo a cose non vere. Non esiterò a darne copia a tutti coloro che pensano di fare il test dell’HIV o che hanno avuto la diagnosi di AIDS”.
Bibliografia
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- John Lauritsen, ‘Poison by Prescription; The AZT story’ Asklepios Press USA 1990, ISBN 0-943742-06-4.
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Bibliografia su AIDS e medicine Complementari:
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TUTTO QUELLO CHE NON VI HANNO DETTO SULL’AIDS
Dopo che per anni siamo stati terrorizzati dallo spettro terrificante dell’AIDS, oggi non se ne parla quasi. Forse per questo è venuto il momento di riscrivere la storia di questa misteriosa sindrome, che colpisce selettivamente omosessuali e drogati.
C’è chi sostiene che questa terribile malattia è stata creata in laboratorio come arma di sterminio controllato (1).
In vero, assistiamo al propagarsi di nuovi razzismi, culminanti in “programmi di controllo” che celano genocidi e stermini accuratamente programmati in ambienti militari e asettici laboratori, dove si studiano nuovi tipi di morte. In certi ambienti scientifici, si svolgono esperimenti, capaci di suscitare veri e propri flagelli. La nostra, in fondo, è un’Era di pericolosi angeli sterminatori o, se preferite, anticristi.
Un documento del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, gli Atti del 91° Congresso – Sottocomitato del Dipartimento della Difesa, 1 Luglio 1969, dice testualmente: “Gli studi sulla biologia molecolare progrediscono con straordinaria velocità. (…). Entro cinque o dieci anni sarebbe possibile produrre un nuovo agente biologico che non esiste in natura, e contro cui non è stata acquisita nessuna immunizzazione naturale”. Nel periodo di tempo previsto, “cinque o dieci anni”, scoppia l’epidemia denominata AIDS.
La storia dell’AIDS, dunque, sarebbe molto diversa da come fino ad ora è stata raccontata. La verità sarebbe ben altra e nel mio libro (2) documento cosa si nasconderebbe dietro la cosiddetta “peste del XX secolo”.
Nel 1981, presso il “Centers for Disease Control” di Atlanta, in Georgia, si cominciò a parlare di una nuova malattia molto contagiosa denominata: “Sindrome di immunodeficienza acquisita” provocata, a quanto dicevano e dicono, da un virus. Robert C. Gallo e Luc Montagnier, gli scopritori spiegarono che l’AIDS è: “…una malattia devastante causata da una classe di agenti infettivi – i retrovirus – che erano stati individuati per la prima volta in esseri umani solo qualche anno prima. …fu isolato un nuovo virus – il virus dell’immunodeficienza acquisita dell’uomo (HIV, da human immunodeficiency virus) – e si dimostrò che esso era la causa della malattia…” (3). E solo nel 1984, l’allora Ministro della Sanità statunitense Margaret Heckler ed il virologo Robert Gallo, dell’Istituto Superiore di Sanità, annunciarono al mondo, nel corso di una conferenza stampa, che era stata individuata una nuova malattia virale, trasmessa attraverso il sangue o i rapporti sessuali.
Si disse e ancora si dice che esso opera sulla cellula a livello genetico in maniera tale che il DNA delle cellule infettate riceve “comandi” direttamente dall’RNA virale, differentemente di come solitamente avviene nelle cellule, dove i “comandi” sono trasmessi dal DNA, mentre l’RNA si comporta soltanto da messaggero. Questo modus operandi gli deriva da un particolare enzima, la trascrittasi inversa, che costruisce una coppia di DNA a partire dall’RNA virale, che poi va ad integrarsi nel patrimonio genetico (DNA) della cellula ospite. Il “virus dell’immunodeficienza acquisita” infetterebbe i linfociti T (helper), adibiti alla produzione di anticorpi da parte del sistema immunitario.
Diversi scienziati sono convinti che non sia, com’è sancito dall’ortodossia medica, il virus HIV a causare l’AIDS e, tra questi, il famoso scienziato Peter Duesberg (http://www.duesberg.com/), esperto, a livello mondiale, di retrovirus e professore di biologia molecolare alla University of California di Berkeley, scopritore, nel 1970, del primo gene collegato al cancro, che, tra l’altro, afferma: “Il virus di Gallo non è la causa dell’AIDS perché non rispetta i postulati di Koch e Henle di malattia contagiosa e perché non rispetta sei regole cardinali della virologia” (4). In sostanza Koch ha affermato che si può parlare di malattia contagiosa solo quando l’agente infettante, oltre a causare la stessa affezione in tutti quegli individui coi quali viene a contatto, è anche sempre presente in ogni stadio della malattia.
Con l’AIDS tutto ciò non avviene, infatti, “ci sono molti casi di persone con tutti i sintomi dell’AIDS ma che non presentano alcuna infezione da Hiv, così come ci sono soggetti che sono stati infettati dall’Hiv da oltre 10 anni e che non mostrano alcun segno di malattia” (5).
E’ da sottolineare, invece, che il modello dell’HIV (nome attuale del virus di Robert Gallo deciso da un apposito comitato scientifico al posto dei nomi LAV e HTLV-III) sta miseramente fallendo ad ogni test scientifico.
La ricerca basata su di esso non è stata in grado di fornire non soltanto una cura efficace o un vaccino, ma neanche una spiegazione teorica per il meccanismo che causa lo stato patologico. Che l’HIV non sia la causa dell’AIDS sono ormai diversi scienziati a crederlo, tra i quali, oltre al prof. Duesberg, i premi Nobel Walter Gilbert e Kary B. Mullis, ecc..
Quest’ultimo è stato insignito del prestigioso riconoscimento per la Chimica nel 1993, per aver scoperto la Polimerase Chain Reaction (PCR), metodo per amplificare il DNA applicato pure nello studio dell’HIV. Neppure Eleni Papadopulos-Eleopulos ci crede.
Gli scienziati, sulla causa dell’Immunodeficenza acquisita (AIDS), propendono per spiegazioni diverse, che possono essere suddivise in due correnti: la prima attesta che l’HIV è necessario ma insufficiente, perché asserisce che devono essere presenti altri cofattori per far esplodere la malattia. La seconda corrente, invece, attesta che questo virus sarebbe niente più che il segno di una immunodeficienza già preesistente, provocata da agenti non per forza di cose infettivi, che potrebbero essere anche chimici, comportamentali e/o ambientali. Il prof. Duesberg ha precisato inoltre: “promuovo le mie idee per integrità scientifica, perché quando scopri che una strada non funziona è giusto cercarne altre”, aggiungendo che “chi sostiene che l’Aids è provocato dal virus Hiv spinge migliaia di persone a prendere una medicina dannosa come l’Azt e convince i sieropositivi che la loro vita è di fatto finita, terrorizza il mondo intero riguardo ai rapporti sessuali, e specula sull’esistenza di persone malate”.
Ci stanno ancora altre teorie, molto inquietanti, sull’Aids e chi le diffonde viene tacciato di cospirazionismo, di paranoia e ridicolizzato. Alcune di queste gravi accuse meritano, per lo meno, di essere conosciute dall’opinione pubblica, visto che non trovano spazi sui mass media che diffondono soltanto le teorie “ufficiali”. Ecco di seguito un breve sunto di queste gravissime accuse. Taluni studiosi hanno sostenuto che questa terribile malattia è stata creata in laboratorio come arma di sterminio controllato.
Sorprende, inoltre, sapere che il virus responsabile dell’immunodeficienza acquisita è stato scoperto da Gallo, addirittura, un anno prima che si manifestasse la malattia! “Nessun altro ricercatore, mai, nella storia della medicina, è riuscito a scoprire l’agente patogeno di una epidemia l’anno prima che l’epidemia scoppiasse. Solo Robert C. Gallo c’è riuscito”(6), hanno denunciato i giornalisti Francesco Romano e Elizabeth Vogel. Come si spiega questo anacronismo? La storia “ufficiale” dell’AIDS racconta che il dott. Robert Gallo ipotizzò un virus come causa dell’Immunodeficienza acquisita, a febbraio 1983, tuttavia, Jerome Groopman, sulla rivista “Nature”, già cinque mesi prima, a settembre dell’82, aveva scritto: “Robert Gallo del National Cancer Institute sta studiando i pazienti di AIDS in funzione del virus HTLV perché il virus HTLV ha una simpatia per i T-linfociti, e perché è endemico dei Caraibi” (“Nature”, 9 settembre 1982).
La storia della “sindrome di immunodeficienza acquisita” è del resto un vero e proprio maledetto puzzle con risvolti e sorprese, così inquietanti, da sembrare incredibili e guai a chi denuncia il misfatto. Ci ha provato il professor Duesberg pubblicando assieme a Bryan Ellison il libro: “Why We Will Never Win the on AIDS”, ebbene, una Corte Federale Di New York, il 29 dicembre del 1995, ha ordinato che tutte le copie del libro venissero ritirate e distrutte. Una precedente ordinanza dello stesso giudice vietava la distribuzione del libro ovunque in America, anche gratuitamente (7). Come interpretare questa congiura del silenzio?
E se davvero Duesberg avesse ragione a sostenere che l’Hiv non è la causa dell’AIDS? Allora sarebbe davvero tremendo per l’ortodossia sull’AIDS, perché: “dal 1987 sta prescrivendo a più di 200.000 sieropositivi, non importa se colpiti o meno dall’AIDS, una micidiale accozzaglia di farmaci venefici, come la pentamidina e i chemioterapici (tipo l’AZT, il ddl e il ddc); …sta infliggendo mortifere prognosi di AIDS a centinaia di migliaia di persone risultate sieropositive al test dell’HIV” (8).
Ma, se non è l’HIV, cos’è?
Il “Sunday Express” (26 ottobre 1986), scrisse che, secondo tre studiosi, “l’AIDS, la patologia mortale apparsa nel 1979 negli USA e che miete vittime in tutti i continenti, è stata ‘inventata’ in laboratorio”. Nel frattempo si levano, da più parti, accuse gravissime mentre le bugie dette sull’AIDS “…ancora oggi si ripetono per coprire lo sterminio dei negri, dei drogati e degli omosessuali…” (9).
E’, infatti, ormai evidente che ben lontana “dal minacciare la popolazione eterosessuale in generale, l’AIDS resta confinato, principalmente, ai tossicodipendenti ed agli omosessuali maschi di particolari zone urbane” (10).
Cosa si cela dietro l’AIDS?
C’è chi ha parlato di sterminio, di congiura contro una parte dell’umanità. La popolazione nera degli Stati Uniti crede che “l’unico dato in comune tra le vittime dell’AIDS… non è né il sesso né la droga, ma sono le manipolazioni dell’uomo bianco.
Secondo queste storie ai drogati viene fornita eroina opportunamente tagliata con sostanze che danneggiano il sistema immunitario, mentre gli omosessuali e gli africani vengono infettati mediante vaccinazioni di massa, col pretesto di proteggerli da altre malattie. Oppure accusano il governo di praticare la guerra batteriologica contro i propri cittadini omosessuali mettendo in giro un virus (!) che contagia a preferenza gli omosessuali” (11).
Leggiamo ancora, nel dossier inchiesta di Romano e Vogel, che “la rivista gay New York Native, nell’83 pubblicò la lettera di un dipendente del laboratorio di guerra biologica di Fort Detrick il quale assicurava di aver partecipato all’operazione, che era iniziata nel ‘78. La lettera era anonima ma è stata pubblicata anche in Unione Sovietica dalla Literaturnaya Gazeta (il 30.10.85 secondo Covert Action)…
Secondo un articolo apparso con rilievo nel Times di Londra l’epidemia di AIDS in Africa ed in Sud America segue la vaccinazione in massa contro il vaiolo, effettuata nei primi anni ‘80. Per estirpare il vaiolo dalla faccia della terra l’OMS avrebbe vaccinato almeno 70 milioni di negri dell’Africa Centrale” (12).
La gravissima accusa fu pubblicata prima da un giornale di New Delhi “The Patriot” (ottobre 1985), e poi ripresa e stigmatizzata dalla sovietica “Literaturnaya Gazeta” il 30 ottobre dello stesso anno. In Brasile, la notizia che il virus dell’AIDS era un prodotto dell’ingegneria genetica, messo appunto come terribile arma biologica, fu pubblicata dal giornale “L’Estado de Sao Paulo”. In Inghilterra, il 26 ottobre 1986, il quotidiano londinese “Sunday Express” ripubblicò la terribile accusa.
La “Pravda”, nell’ex Unione Sovietica, il 31 ottobre 1986, corredò una vignetta, che raffigurava un militare che dava un pacchetto di dollari ad un medico che aveva una provetta con dentro il mortale virus con una didascalia che ribadiva l’accusa della creazione del virus nei laboratori del Pentagono. La rivista francese “Eléments” (n. 63, 1988) rilanciò l’accusa con un articolo titolato “AIDS, il Pentagono sotto accusa”. Tutto ciò sembra essere però passato sotto silenzio.
E se l’AIDS fosse, davvero, una vera e propria strage programmata di omosessuali, drogati, gente di colore e poveri del mondo?
Proviamo a prendere sul serio queste gravissime accuse. Non c’è dubbio che un certo razzismo considera i gay e i drogati delle minoranze moleste, di cui se ne potrebbe benissimo fare a meno. Quanto alle sterminate masse di poveri del Terzo Mondo, che non producono e coi loro bisogni pongono problemi alle nazioni più ricche, un loro sterminio si concilierebbe molto bene con il modello di una società basata sul mercato, la produzione e il consumo. Secondo una filosofia alquanto cinica, occorre qualcosa che sostituisca le guerre e le grandi epidemie che in passato avevano la funzione di calmierare e selezionare la popolazione del pianeta.
E’ atroce pensare che scienziati e studiosi possano mettersi al servizio di un tale disegno, ma d’altra parte non si può negare che in certi santuari della scienza medica si agisca contravvenendo al giuramento di Ippocrate e, invece, si sacrifichino vittime umane per teoremi di morte. Lo ha denunciato il dott. Robert Newman, presidente di un grande ospedale di New York, il “Beth Israel Medical Center”. Parlando dei tossicodipendenti ha dichiarato: “Nessuno lo ha ancora detto apertamente, ma sono sicuro che molti sono d’accordo che dovremmo lasciarli morire tutti” (13).
Questa logica di morte è confermata anche dalle parole di Julian Huxley, fondatore della Società Eugenetica Britannica, il quale ha asserito che: “L’intelligenza di un nero è differente da quella di un bianco, come lo è il corpo (…). Del resto è sufficiente vedere il comportamento religioso dei negri per comprendere le differenze: urlano, danzano, si abbandonano alle emozioni più violente (…). Negri e bianchi presentano differenze organiche inarmonizzabili”.
E’ in base a queste convinzioni che l’uomo arriva a sterminare i propri simili. Ma poi, dovremmo forse stupirci che si possano organizzare simili crudeli stermini al termine di un secolo segnato dal nazismo e dallo stalinismo ?
Questo abominio, d’altronde, è stato denunciato, soprattutto nei primi anni ’80, da alcuni studiosi e ricercatori che la pensano proprio cosi e, a supporto delle loro gravissime accuse, indicano alcuni documenti del governo degli Stati Uniti.
Tra questi, il Memorandum 200 per la Sicurezza nazionale è uno dei primi e forse il più importante. Fu “redatto nell’aprile del 1974 dall’allora Consigliere americano per la Sicurezza nazionale, Henry Kissinger. Il documento, a lungo tenuto segreto, fu reso di dominio pubblico nel 1990 grazie alla legge per la libertà d’informazione, e collocato negli Archivi nazionali americani. Si tratta di un documento agghiacciante, che denota il cinismo di un governo quando afferma: “Lo spopolamento, dovrebbe essere la principale priorità della politica estera americana verso i Paesi del Terzo mondo” (14).
Un altro documento terribile è il “Global 2000 Report to the President” presentato dal Dipartimento di Stato americano. Il giornalista Rogelio Maduro nel suo libro “The Ozone Scare” scrive: “Questo dossier fu elaborato dal Consiglio della Casa Bianca per l’Ambiente e dal Dipartimento di Stato a partire dai primi giorni della presidenza Carter.
Decine di alti funzionari e centinaia di consulenti hanno lavorato a questo rapporto che proponeva di fare del ‘controllo demografico’ la pietra angolare delle politiche di tutti i futuri presidenti americani. Nel rapporto e nei documenti che lo accompagnano, si trovano tutta una serie di profezie terrorizzanti: crisi delle risorse idriche, penuria di energia, carenza di materie prime strategiche.
La causa di tutto ciò? La crescita demografica. (…). E’ dunque necessario, concludeva il documento, che il governo faccia convergere politica estera ed interna con l’obiettivo di eliminare questi uomini di troppo. (…). Dal momento in cui questo documento è stato reso di pubblico dominio, sezioni intere del governo americano non lavorano che per mettere in pratica le sue raccomandazioni: il genocidio” (15).
Questo programma non è condiviso solo dagli americani. Il celebre documentarista Jacques Cousteau, che fu un accanito propugnatore del programma xenofobo in Francia, scrisse: “Noi vogliamo eliminare le sofferenze, le malattie? L’idea è bella ma non può rivelarsi positiva nel lungo termine. C’è da temere di compromettere così l’avvenire della nostra specie. E’ terribile da dirsi. E’ necessario che la popolazione mondiale si stabilizzi e perciò è necessario eliminare 350 mila uomini al giorno” (16). E Filippo duca di Edimburgo, marito della Regina Elisabetta II presidente del WWF internazionale, affermò: “Nel caso che io rinasca, mi piacerebbe essere un virus letale così da contribuire a risolvere il problema della sovrappopolazione”. (Deutsche Press Agentur, DPA, 8 agosto 1988).
Ecco un altro esempio del disprezzo verso le popolazioni del Terzo mondo. Il patologo dr. Cornelius Rhoades, che qualche anno dopo avrebbe diretto il reparto di patologia del Rockefeller Institute, nel 1932, diede inizio ad una vasta ricerca sul cancro. In definitiva effettuava orribili esperimenti, tra cui far insorgere deliberatamente delle infezioni sui malati. Trenta portoricani, morirono a causa di questi orribili esperimenti.
Rhoades come giustificazione sostenne che: “I portoricani sono la più sporca, la più fannullona, degenerata e ladra razza sulla faccia della terra… e che perciò tutti i medici potevano deliziarsi nell’abuso e nella tortura di questi sciagurati”.
Alla luce di considerazioni così sinistre non è più fantascienza credere a quanto sostengono alcuni scienziati, e cioè che “l’AIDS fu in effetti il risultato di un programma di ricerca a lungo termine”. Qualcuno afferma addirittura di averne le prove, come il russo Jakob Segal, docente di biologia all’Università di Humboldt, nella ex Germania orientale.
Il professor Segal è certo che l’AIDS è stato messo a punto nel laboratorio di Fort Detrick, nel Maryland, un centro di ricerca su armi chimiche e biologiche. Segal per dimostrare la gravissima accusa pubblicò tutti i dati, che aveva raccolto nel 1986, in un libro dal titolo: “AIDS: una malattia prodotta in America”.
In esso lo studioso sostiene che: “il virus della immunodeficienza (Hiv), che molti scienziati ritengono evolva in AIDS, è quasi identico ad altri due virus: il Visna, una malattia mortale che colpisce le pecore, il BVL (Bovine Leukemia Virus), ma non l’uomo, e il virus della leucemia delle cellule T: Htlv-1 (Human T Cell Leukemia Virus).
Il Laboratorio di alta sicurezza di Fort Detrick realizzò l’unione dei virus Visna e Htlv-1. Il risultato fu l’Hiv messo a punto tra la fine del 1977 e la primavera del 1978. Il ‘cocktail’ di Fort Detrick venne testato su carcerati che decidevano volontariamente di partecipare all’esperimento in cambio della libertà anticipata. Siccome i sintomi non si manifestano prima di 6 mesi, i test furono giudicati fallimentari e i carcerati vennero rilasciati”.
“Alcuni di loro erano omosessuali, – continua Segal – e una volta arrivati a New York, ignari delle loro condizioni, cominciarono a trasmettere il contagio a persone del giro dei gay newyorckesi. E qui, nel 1979, si manifestò il primo caso conclamato di AIDS, e la malattia cominciò a diffondersi rapidamente”.
Un altro ricercatore Robert Strecker, confermò le accuse fatte da Segal. Egli affermò: “Quando si studia la natura del virus dell’AIDS si scopre qualcosa di estremamente interessante. I geni del virus dell’AIDS non esistono nei primati o nell’uomo. Se si prende il materiale genetico di primati, scimpanzé, esseri umani e lo si riordina, non si può ottenere l’AIDS”. Per Segal l’AIDS si sarebbe diffuso a causa di un incidente; per Strecker, invece, sarebbe stato iniettato volutamente ai membri della comunità omosessuale americana durante il programma per la vaccinazione contro l’epatite B.
Nel frattempo si continua a morire di AIDS specialmente tra le categorie a rischio (omosessuali e drogati) e nel Terzo mondo. Tra i Paesi dove vi sono più persone colpite dall’AIDS vi è l’India “che conta già quattro milioni di abitanti sieropositivi e rischia di diventare il Paese più colpito dall’epidemia dell’AIDS. Lo ha denunciato a Manila il ministro della sanità indiano, signora Renu Ka Chowdury…”(Rai-Televideo del 26 ottobre 1997). Dopo quanto esposto il fatto che segue fa venire la pelle d’oca. Il 19 gennaio 1989 “‘Nature’ esce con una serie di articoli sconcertanti sull’India. “Saranno sterilizzate tutte le mucche improduttive” scrive ‘Nature’.
Poi c’è la notizia che riguarda direttamente la nostra storia: “entro il ‘92, dice ‘Nature’, tutti i bambini indiani saranno vaccinati contro una serie di malattie”. (…). Tutti i bambini indiani dovranno essere immunizzati entro il 1992.
“Chiaramente qualcosa non funziona nella redazione di ‘Nature’. In India ci sono più di 200.000.000 di bambini, e il 92 inteso come anno non è una scadenza realistica. (…). Alla fine del 1988 in India si contavano 9 casi di AIDS”(17).
Traete da soli le conclusioni. Sulla base di questi fatti esposti c’è da chiedersi con inquietudine che cosa ci riserva il futuro. Che sia davvero in atto una mortale congiura? Come si è visto non sono in pochi a crederlo. Alcune delle tesi riportate in questo studio ricevono, oggi, numerose conferme, anche molto autorevoli.
Un altro fatto, alquanto enigmatico, fa notare “Nexus. New Time” (edizione italiana, anno IV, n. 29, 2000) è quanto scrisse, il 30 aprile scorso, il Washington Post che, tra l’altro: annunciava un’iniziativa della National Security Agency (NSA) volta a collocare lo studio dell’Aids e tutti gli istituti pubblici della sanità, che lo stanno conducendo, sotto il controllo della Central Intelligence Agency (CIA)… Il Presidente Clinton, consigliato dal National Intelligence Council (NIC) di dichiare formalmente l’epidemia globale di AidS una ‘minaccia alla sicurezza nazionale’ degli Stati Uniti, ha trasformato questa politica in legge.
L’azione prefigura la probabile persecuzione, se non l’incarcerazione o l’assassinio, degli scienziati ‘dissidenti’ che si occupano dell’AIDS… (Fonte: dr. Leonard Horowitz, Idaho Observer, USA, luglio 2000)”.
Curiosità.
Il Ministro della salute del Burkina Faso, ha diffuso una teoria – da alcuni ricercatori già portata avanti – sull’origine dell’ HIV.
Manto Tshabalala-Msimang afferma che il virus fu introdotto in Africa da una cospirazione mondiale, in particolare da un gruppo occulto denominato ILLUMINATI che avrebbe introdotto l’AIDS attraverso il vaccino per il vaiolo nel 1978. Malgrado se ne conosca la cura, questa verrebbe tenuta segreta per un oscuro programma finalizzato alla riduzione della popolazione africana. La teoria è riportata nel libro “Behold, a pale horse”, scritto da William Cooper (www.stargatemagazine.com)
By Giuseppe Cosco
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- Francesco Romano e Elizabeth Vogel, Le carte dell’AIDS, Cesco Ciapanna Editore, Roma, marzo 1989, pag. 118.
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- Francesco Romano e Elizabeth Vogel, Le carte dell’AIDS, cit., pag. 153.
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Il grande inganno della bufala dell’AIDS – 24 Gen. 2012
Oggi il movimento del dissenso raccoglie oltre 700 firme tra virologi, infettivologi, epidemiologi ed altri specialisti di 23 nazioni tra cui 3 premi Nobel, tutti indignati dalla colossale mistificazione e speculazione imbastita intorno all’AIDS.
Sono passati oltre 12 anni da quando le autorità sanitarie hanno cominciato ad annunciare al mondo intero che l’umanità era minacciata da una nuova terribile peste, la cosiddetta “peste del 2000” che nell’arco di pochi anni avrebbe colpito decine e decine di milioni di persone continuando ad espandersi a macchia d’olio fino a diventare veramente il flagello del secolo che sta per finire e di quello che sta per cominciare.
Nonostante questi allarmi spaventosi, però, l’AIDS continua a restare una epidemia molto più piccola di quel che si vuol far credere, confinata in Occidente ad alcuni gruppi a rischio ben precisi; ed in Africa gonfiata da una definizione artificiosa, capace di riunire sotto il suo largo ombrello malattie antiche cambiandone il nome.
La teoria ufficiale non è tuttora in grado di spiegare in quale modo il virus HIV possa provocare le malattie che gli vengono imputate. Tale teoria descrive l’AIDS come una malattia infettiva provocata dal virus HIV che distrugge pian piano le cellule del sistema immunitario, lasciando l’organismo indifeso di fronte a malattie “opportunistiche”. Il virus penetra nell’organismo di un dato soggetto attraverso un contatto con sangue o sperma infetto. Questa infezione virale provoca una reazione anticorpale inefficace, utile solo ad essere registrata con i cosiddetti test dell’AIDS (o anti-HIV). La sieropositività costituirebbe il segnale di una malattia subdola, progressiva, inesorabile nella gran parte dei casi.
Dunque AIDS è un termine calderone che raccoglie condizioni eterogenee e disparate. Si tratta di condizioni che vengono tra loro associate solo quando il risultato del test dell’AIDS è positivo. Se il risultato è negativo, le stesse malattie vengono chiamate con il loro vecchio nome.
1) Assenza di correlazione tra risultati del test e malattia:
Una peculiarità delle malattie infettive virali è che hanno una causa unica (il virus), e ovviamente non possono verificarsi in sua assenza. Così non c’è varicella senza il virus della varicella, non c’è morbillo senza il virus del morbillo e così via. La letteratura medica ha registrato migliaia di casi di AIDS sieronegativi (cioè presentavano i sintomi ma il test era negativo), e sieropositività (test positivo) in assenza di AIDS. La reazione al test, evidentemente capricciosa, può legarsi alla salute come alla malattia, è spesso associata ad un aumento aspecifico delle immunoglobuline, il che si verifica in molte situazioni, come nel corso di malattie autoimmuni, di infezioni croniche, di malaria, di parassitosi, talvolta anche per motivi banali come una vaccinazione antinfluenzale.
2) L’AIDS non si comporta come una malattia infettiva contagiosa:
Nonostante l’allarmismo, l’AIDS è rimasto confinato a gruppi in cui sono presenti fattori di rischio ben precisi:
a) tossicodipendenti: (circa il 32% dei malati in USA e il 60% in Italia) si tratta di individui che oltre a subire gli effetti negativi dell’eroina, della cocaina, dell’alcool, delle anfetamine e di altre sostanze psicotrope, si alimentano in maniera scorretta ed insufficiente e sono colpiti in modo più o meno continuo da infezioni multiple. In queste condizioni di immunodepressione (molte droghe hanno effetto depressivo sul sistema immunitario). Anche i figli di madri tossicodipendenti ricevendo per via uterina tossine dalla madre possono presentare una sieropositività alla nascita.
b) omosessuali: (circa il 62% in USA e il 48% in Europa) il problema riguarda gli utilizzatori sistematici di droghe multiple, cocaina, extasy, alcool, nitriti assunti per via inalatoria a forti dosi (i nitriti sono sostanze molto reattive, causano immunodepressione, e vengono utilizzati per il loro effetto afrodisiaco e rilassante per la muscolatura sfinterica).
c) emofiliaci (circa l’1% in USA e il 3% in Europa). I carichi di proteine estranee sono essi stessi immunodepressivi sia in emofiliaci sieropositivi che sieronegativi.
3) Non esistono studi che dimostrino che l’AIDS è causato dall’HIV:
Kary Mullis Premio Nobel per la chimica nel 1993 per aver inventato la PCR (Reazione Polimerasica a Catena) interpellò svariati virologi ed epidemiologi su dove trovare il riferimento bibliografico che spiegasse come l’HIV provochi l’AIDS. Ma nessuno dei colleghi fu in grado di precisarlo.
4) La definizione della malattia:
Essa comprende un alto numero di malattie già conosciute, attualmente esse sono ben 29! Queste malattie non sono affatto associate sempre ad immunodeficienza, sono definite AIDS se associate ad un test positivo. Se una persona ha la tubercolosi e risulta sieropositiva allora “ha l’AIDS”. Se invece ha la tubercolosi ed il test è negativo, allora ha “soltanto la tubercolosi”.
5) Incubazione misteriosa:
Tutte le malattie infettive virali, salvo rare eccezioni, hanno una incubazione breve, di pochi giorni o settimane. L’incubazione del virus dell’AIDS è stata calcolata inizialmente attorno ai 18 mesi, per aumentare poi di anno in anno, fino a raggiungere nel 1992, i 10/14 anni. A questo super-virus viene attribuito di tutto. Di volta in volta può essere furbissimo, tanto da sfuggire ad ogni tentativo di controllo da parte dei ricercatori, o viceversa, completamente “scemo”.
6) L’allarme prostitute:
Le prostitute non potevano non diventare le vittime designate delle campagne propagandistiche dei tutori della nostra salute fisica e morale. Sennonché, via via che passavano i mesi, si è visto che il tasso di sieropositività era estremamente basso tra le prostitute. Al 31 Marzo 1995, su 27.043 casi solo 22 riguardavano prostitute non tossicodipendenti (non dipende dalla maggior protezione, perché quelle stesse prostitute presentavano un alto tasso di infezioni sessuali).
7) La terapia con AZT(*):
Sintetizzato nel 1964 come farmaco antitumorale. Rimase inutilizzato per 20 anni, poiché si constatò sperimentalmente che i topi leucemici trattati morivano in numero maggiore di quelli non trattati. Ma perché questo farmaco così tossico, cancerogeno e privo di effetti benefici continua ad essere somministrato? La Wellcome (casa farmaceutica produttrice) ha venduto 0.9 tonnellate nel 1987, ed è passata a 44.7 tonnellate nel 1992. Il costo dell’AZT per malato è di circa 450.000 lire al mese. Il profitto lordo per la Wellcome nel 1993 è stato di 586 miliardi di lire l’anno.
Da tempo i settori più reazionari del mondo politico e religioso occidentale erano alla ricerca di pretesti scientifici cui ancorare le loro offensive puritane e restauratrici. Un primo tentativo fu compiuto alla fine degli anni ’70, con una raffica di informazioni più o meno terroristiche sulle malattie veneree. Ma l’AIDS sembrò l’occasione d’oro. Qui si delineava una malattia non solo sessuale ma mortale e invulnerabile agli arsenali medici esistenti. Insomma una malattia inventata su misura per i sessuofobi di ogni stampo e di ogni paese.
Kary B. Mullis (Premio Nobel per la Chimica): Il mistero che circonda quel dannato virus è il frutto inevitabile di quei due miliardi di dollari che ci spendono sopra ogni anno. Se prendessimo un qualsiasi altro virus e spendessimo due miliardi di dollari ogni anno per studiarlo, state certi che anche quel virus produrrebbe misteri a bizzeffe.
Tratto da: “AIDS la grande truffa” di Luigi De Marchi e Franco Franchi . NEXUS NEW TIME edizione italiana n°5.
AZT(*) – L’AZT, sostanza contenuta nello sperma delle aringhe.
Data la sua elevatissima tossicità è impiegato come base per il veleno per topi.
Quindi, per anni, la medicina ha sperimentato sugli esseri umani un potentissimo topicida, e continua a farlo tuttora.
Non staremo qui a scendere nel “tecnico” su come agisce (per chi volesse saperne di più: “AIDS Gate” http://aliveandwell-eugene.dreamhost.com/aidsgate/ INDIRIZZO RIMOSSO), comunque l’AZT era stato utilizzato in medicina per distruggere le cellule malate, cancerose, ed impedirne la riproduzione. Fu un fiasco clamoroso.
Innanzi tutto si scoprì subito che causava altri cancri, e successivamente che tutti i pazienti trattati con AZT morivano molto prima rispetto a quelli che non avevano ricevuto il trattamento (infatti, ripetiamo, si tratta di VELENO PER TOPI). Anzi, impediva anche di studiare l’evoluzione dei tumori, perché i pazienti morivano precocemente di avvelenamento da AZT.
E la ragione è proprio abbastanza semplice: l’AZT non è come i moderni missili “intelligenti” americani, che lanciati contro obiettivi militari, vanno a colpire infallibilmente gli asili e gli ospedali iracheni. Esso non sa quali sono le cellule buone e quelle cattive, le attacca tutte quante e basta. Ovviamente la spiegazione scientifica è ben più complessa e articolata, ma più o meno questo è quello che succede con l’AZT.
Si disse allora che era una questione di dosaggi. Alte dosi uccidevano in breve tempo, ma dosaggi più bassi erano presumibilmente “benefici”. Così vennero fatte altre sperimentazioni su svariate patologie, fra cui soprattutto psoriasi e malattie della pelle. Roba da matti. Inutile dire che fu ben presto accantonato.
Va detto che le case farmaceutiche, siccome ricevono parecchi finanziamenti anche in denaro pubblico per le ricerche, spendono ogni anno montagne di soldi nella ricerca e creazione di nuovi farmaci. Ma molti di questi sono puramente speculativi. Il composto chimico magari funziona, produce alterazioni a vari livelli, e viene anche sperimentato su uomini (carcerati, malati di mente …) e animali, ma non ha malattie specifiche da curare, non si sa a cosa possa servire, così viene messo nel cassetto, in attesa che salti fuori la malattia o la scusa buona per tirarlo fuori.
Così è stato per l’AZT.
Vent’anni dopo, con l’avvento di una malattia così “mortifera e terrificante” come l’AIDS, la Wellcome rimise prontamente mano alla sua mirabile invenzione, affermando teorie folli, per cui l’AZT, prima di ammazzare le cellule, ammazzava i virus, ed essendo la recentissima scoperta di Gallo causata da un virus (l’HIV), terapie brevi e mirate sarebbero state efficacissime.
La FDA (Food and Drug Administration, l’ente statunitense che verifica l’efficacia dei farmaci) lo approvò ufficialmente solo nel 1987, ma ne consentì l’uso in via sperimentale fin dalla “scoperta” dell’HIV (1984), anche in associazione con altri farmaci, come del resto, aveva già fatto in precedenza autorizzandone l’uso per altre patologie (cancri, ecc.), sin dal 1964.
Ricomincia la storia. La gente trattata con AZT sebbene in alcuni casi sembri avere un temporaneo, brevissimo miglioramento, si ammala definitivamente e muore.
Ma invece di sospenderne l’uso, arriva la teoria più demenziale: non bisogna usarlo da solo, ma associato ad altri farmaci che ne limitino i danni e ne integrino l’azione.
Chissà quanti malcapitati si sono ritrovati a dover prendere dosi incredibili di farmaci di ogni genere, fra cui l’AZT, nella speranza di curare una malattia che neanche esiste nei termini in cui viene presentata, morendo di intossicazione da farmaci.
L’AZT è stato usato indiscriminatamente su soggetti già debilitati, donne in gravidanza, neonati.
Moltissimi sono i casi di persone che accortesi del rapido peggioramento con l’AZT, hanno smesso di prendere ogni farmaco, salvandosi dalla morte, e creando quella casistica che la medicina ufficiale non sa spiegare, di soggetti che pur essendo sieropositivi non si ammalano e non muoiono.
Come cresce la voce del dissenso e l’informazione (controinformazione), sempre di più sono le persone che si salvano da una morte imminente annunciata come inevitabile.
A Londra, i superstiti pubblicano la rivista “Continuum”. In Olanda collaborano con la Fondazione per la Ricerca Alternativa sull’AIDS (SAAO), in Svizzera da anni sono attivi gruppi di auto aiuto e controinformazione sull’AIDS che hanno preso piede un po’ in tutta Europa.
La maggioranza delle persone colpite dall’AIDS che sono sopravvissute alla malattia lo hanno fatto grazie a grandi dosi di volontà e di senso critico, assumendo costumi di vita coscienti e responsabili, e perché no, anche antagonisti.
Il famoso campione Earvin “Magic” Johnson, risultato sieropositivo nel 1991, pare abbia assunto AZT per pochi giorni, risultandone debilitato, e che abbia subito smesso.
La sua salute migliorò subito, tanto che vinse alle Olimpiadi del 1992. In una recente conferenza stampa Magic ha dichiarato di non essere più malato di AIDS.
Link correlato all’articolo: ilvirusinventato.it
Un altro dei tanti misteri dell’AIDS.
Fonte AZT: http://digilander.iol.it/anok4u/Doc/aidsmm.htm (CONTENUTO RIMOSSO) – Fonte: disinformazione.it
vedi anche: Germi sono patogeni ? (PDF in English) + la teoria dei Germi e’ Falsa ! + L’Aids NON e’ una malattia infettiva