TRASFUSIONI di SANGUE e AIDS e VACCINI
L’identità dell’Essere è UNICA ed irripetibile, essa “scrive” anche nel sangue ogni situazione vissuta; il sangue fin dall’antichità è sempre stato considerato come l’anima dell’uomo, non perché esso contenesse la sua Entità Spirituale, ma si voleva dire che nella sua più profonda essenza il sangue, veniva inserita, scritta tutta l’informazione della vita dell’essere stesso.
Il sangue deve essere considerato come un nastro magnetico nel quale sono impresse TUTTE le esperienze della vita, ma sopra tutto si “vedono” facilmente le esperienze negative, cioè le trasgressioni, matrici di ogni malattia.
Ecco perché siamo molto contrari alle trasfusioni di sangue (non siamo Testimoni di Geova) che non siano quelle dell’auto trasfusione o quelle dell’uso di prodotti (in Italia vietati) che fanno riprodurre velocemente le cellule sanguigne, come usano fare negli ospedali in America per i Testimoni di Geova, che non accettano le trasfusioni di sangue.
Ricordiamo che le catene proteiche sanguigne “contengono” l’Ego/IO della persona stessa; esse sono UNICHE ed individualizzano l’essere. Quindi pensare di non inserire anche la personalità dell’essere donatore con tutto il suo bagaglio di malattie ed attributi spirituali è solo utopia.
Ritorniamo alle considerazioni di tipo fisiologico, per continuare il discorso che illustra meglio come la malattia si propaga nell’organismo.
Per una chirurgia senza trasfusioni di sangue: http://www.med.unipi.it/patchir/bloodl/bmr-it.htm
Le TRASFUSIONI di SANGUE POSSONO ANCHE UCCIDERE INVECE di SALVARE……
Il prof. Labin di New York afferma (come la Medicina Biologica ha sempre affermato) che il sangue (non proprio) trasfuso fa MALE, infatti nel trasfuso si “iniettano” anche TUTTE le malattie del donatore.
Egli è il chirurgo dei ”Testimoni di Geova” Americani e pur non essendo Testimone di Geova, per accontentarli nelle loro credenze religiose ha messo a punto tecniche “alternative” alle trasfusioni di sangue, con notevole successo ha operato con tecniche avveniristiche su migliaia di pazienti, senza che essi abbiano risentito nel tempo nessun disturbo. Sentite le sue affermazioni: “Le trasfusioni di sangue sono un veicolo di MORTE ! Come quando si sostituisce un rene, un cuore, un fegato, anche sostituire il sangue crea delle crisi di RIGETTO. Questo rigetto NON si manifesta immediatamente ma dopo un certo tempo e non tutti collegano le cause della morte del paziente con la trasfusione di sangue effettuata tempo addietro; invece la colpa della morte sta proprio nella trasfusione di sangue non suo”.
Egli ha operato 9000 pazienti senza ricorrere alla trasfusione di sangue e non tutti erano Testimoni di Geova ed ha ottenuto ottimi risultati, lasciando la maggior quantità di sangue nell’interno del corpo del paziente durante l’intervento. Se vi sono delle perdite di volume del sangue, egli lo reintegra con i perfluorocarburi (che in Italia sono vietati); egli comunque opera con un bisturi elettronico, per cui il sangue non lo vede nemmeno ed afferma anche che ognuno ha il SUO sangue personalizzato; è per questo che è insostituibile, se lo si cambia qualche cosa succede sempre.
Se poi lo analizzassimo con apparecchiature Bio elettroniche vedremmo la realtà di quel sangue usato per le trasfusioni: sarebbe da buttare nella spazzatura ! infatti migliaia di persone hanno contratto l’aids anche attraverso le trasfusioni di sangue e sono in seguito morte.
Generalmente le trasfusioni hanno per conseguenza quasi in ogni caso, di rendere il terreno, le acque corporee, alcaline ed in ogni caso di ossidare (caricare elettronicamente) e di aumentare la pressione osmotica (la tensione) o di diminuire la resistività. Sempre Labin Afferma: Una trasfusione su 1000 provoca nel tempo la morte prematura e nel 25% dei casi chi ha ricevuto sangue non suo, presenta lesioni irreversibili al fegato.
Uno studio di Mitsuhiro Osame, del dipartimento di medicina interna dell’università di Kagoshima, in Giappone, dice: su 85 malati di “paresi” (paralisi), 1 su 5 era stato sottoposto precedentemente a trasfusione di sangue da 6 mesi ad 8 anni prima !
La terapia medica è valida solamente quando i suoi elementi hanno la capacità di conseguire obiettivi legittimi salutari e non sanitari.
Fra gli obiettivi non sanitari dobbiamo accettare anche il modo di vivere, di vedere o pensare diverso da quello dei medici e sanitari aggressori, cioè quel modo di fare “medicina” che vuole imporre ad un individuo la volontà del medico.
Nella realtà questo avviene tutti i giorni, le pressioni psicologiche per fare questo intervento terapeutico o chirurgico sono molto forti sui pazienti che tendono a delegare tutte le scelte al loro medico; e così la norma diviene “legge”; i teoremi anche se sbagliati divengono verità, perché li ha “detti” il medico, il professore tale o tal altro.
Per le trasfusioni, fino a quando non si è visto che esse sono state dispensatrici di morte, la guerra a coloro che non volevano fare le trasfusioni è stata feroce fino ad imprigionare delle persone.
Tutti i medici qualche anno fa e quasi all’unanimità in Italia, erano favorevoli alle trasfusioni di sangue e dileggiavano coloro che si esprimevano in contrasto con loro (Naturisti e Testimoni di Geova) e malgrado la maggioranza dei chirurghi affermasse di somministrare sangue solo quando era necessario, dopo il diffondersi dell’aids (per mezzo del sangue ed ovviamente della droga) le trasfusioni sono molto diminuite e sono stati fatti molti più controlli.
Nella medicina di urgenza, dove vengono così spesso usate le trasfusioni e dove c’è infatti il
maggior abuso, esse non servono a niente in quanto il sangue trasfuso non ha la capacità di trasportare ossigeno in tempi brevi.
Invece esistono altre tecniche me potenziare il trasporto dell’ossigeno senza usare sangue ma
dei plasma expander. Purtroppo è una questione di sottocultura della maggioranza dei medici qui in Italia, ma basterebbe andare negli Stati Uniti per vedere negli ospedali, come stanno le cose.
Parliamo del sangue:
L’emoglobina presente nei globuli rossi trasporta anche l’ossigeno necessario all’organismo; se un individuo ha perso del sangue sembrerebbe logico reintegrarglielo.
Normalmente il livello di emoglobina è di circa 14/15 gr. per ogni 100 cm3 di sangue.
La “norma” in chirurgia, dice che il paziente deve avere un livello di emoglobina pari a 10 g/dl (ematocrito 30%) e se non è così, non si può operare.
La domanda sorge spontanea: quale ricerca di laboratorio, statistica, prova clinica, o sperimentale ha provato che quel livello è assolutamente invalicabile ?
Risposta: NESSUNA ricerca è stata fatta in nessuna nazione del mondo per dimostrare questa affermazione.
Pensate a quante migliaia di pazienti sono stati trasfusi seguendo questa “affermazione” senza prove scientifiche.
Recenti studi su pazienti anemici hanno provato che essi possono normalmente lavorare anche quando hanno un livello di emoglobina paria a 7 g/dl ; altri hanno accusato solo una moderata riduzione funzionale.
E per i bambini ? Salvo poche eccezioni i neonati prematuri hanno un calo dell’emoglobina nei primi uno/tre mesi; in realtà molti bambini possono e sembrano tollerare livelli di emoglobina notevolmente bassi senza apparenti difficoltà cliniche.
Tutto ciò però può non significare nulla quando dopo un incidente un soggetto ha perso molto sangue.
Quello che occorre è sopra tutto fermare l’emorragia e ripristinare il “volume” della massa sanguigna circolante, questo per evitare lo shock e mantenere in circolo i rimanenti globuli rossi e gli altri componenti del sangue; il volume circolante si può reintegrare senza ricorrere al sangue intero od a plasma sanguigno.
Esistono vari liquidi non ematici che sono efficaci per questo tipo di intervento. Il più semplice è una “soluzione salina” (che ha il vantaggio di costare poco) e compatibile con il nostro sangue; i liquidi chiamati “destrani” (Emagel e Ringer lattato), ottima è l’urina del soggetto fatta bere; in certi casi può essere iniettata per via sottocutanea.
L’amido idrossietilico (Hetastarch o HES) che può essere raccomandato per i pazienti con gravi ustioni.
Questi prodotti hanno grossi vantaggi, oltre a non contenere le informazioni delle malattie dei donatori, essi possono essere conservati a temperatura ambiente e trasportati senza problemi e non richiedono prove di compatibilità, oltre ad essere poco costosi.
Se vi è una perdita di sangue il volume dello stesso può essere ricostituito con questi prodotti ed immediatamente la natura farà il resto per compensazione.
Questi prodotti inoltre aiutano e alleviano il lavoro della pompa, il cuore, e facilitano il flusso ed il riflusso del sangue anche nei capillari più piccoli, con la conseguenza di portare più ossigeno alle cellule; questi naturali e meravigliosi adattamenti sono così efficaci, che con la metà del quantitativo del globuli rossi, l’apporto di ossigeno può ancora ammontare a circa il 75% del normale ed un paziente a riposo utilizza solo il 25% di ossigeno disponibile nel suo sangue e la maggioranza delle droghe utilizzate per l’anestesia generale riduce ancor più il fabbisogno di ossigeno da parte dell’organismo. Se il medico poi aiuta il paziente con la somministrazione di ossigeno concentrato, il meccanismo è quasi perfetto.
In un ospedale Inglese si è effettuata questa pratica su di una paziente con un’emoglobina pari a 1,8 g/dl (vedi “Anaestesia” Gennaio 1987).
Vi sono anche altre tecniche che possono essere sostitutive o integratici di quanto esposto, ma non vogliamo fare un trattato sulle trasfusioni; desideriamo solo porre l’accento che la vera medicina deve salvaguardare l’interesse del soggetto nel suo complesso anche rispettando il suo modo di vivere e di pensare; per cui ogni medico dovrebbe aggiornarsi, informarsi ed educarsi su TUTTE le tecniche medico sanitarie possibili, per qualsiasi problema.
Nei paesi civili (in Italia questo NON avviene anche per le vaccinazioni e per altre metodologie terapeutiche: Omeopatiche, Ayurvediche, Naturali, ecc.) è riconosciuto al paziente l’inviolabile diritto di decidere a quali trattamenti sanitari sottoporsi,
vedi Informed Consent-Legal Tehory and Clinical Practice, NY 1987 p. 190, che afferma:
“La legge sul consenso informato si fonda su due presupposti: primo che il paziente ha il diritto di ricevere informazioni sufficienti a fare una scelta informata o rifiutare la proposta del medico …a meno che non si riconosca ai pazienti il diritto di dire di no, oltre che di sì o anche di acconsentire ma solo a certe condizioni, gran parte della “ratio legis” del consenso informato viene vanificata”.
Alla luce di questi fatti è ovvio che anche tutte le pratiche trasfusionali vanno riviste completamente; anche in Italia comunque è stata messa a punto una macchina che permette a tutti coloro che non desiderano trasfondersi sangue altrui, di utilizzare il proprio sangue preventivamente estratto prima di una eventuale operazione, per riaverlo quando necessita.
Istanza al Presidente della Repubblica
Firenze, 13 dicembre 1999 Raccomandata a. r. Oggetto: Risarcimento danni da emotrasfusione.
Istanza di intervento legislativo.
Ecc.mo Sign. Presidente, i sottoscritti Avv.ti Marcello STANCA e Francesco Achille ROSSI assistono numerosi cittadini che hanno visto danneggiati se stessi ovvero i propri figli da trasfusioni di sangue infetto ed hanno contratto gravi patologie.
I sottoscritti hanno già patrocinato le cause che hanno portato alla pronuncia delle sentenze nr. 118 del 1996 e 27 del 1998 che hanno dichiarato, rispettivamente, la retrodatazione fin dal momento del fatto del diritto all’indennizzo previsto della legge 210/92, e l’estensione dell’indennizzo anche ai cittadini danneggiati da vaccinazione antipolio non obbligatoria fin dall’anno 1959.
I sottoscritti hanno raccolto le proteste di numerosi danneggiati che lamentano la mancata previsione di un indennizzo adeguato al danno subito, così come stabilito dal Tribunale di Roma con sentenza del 7 luglio 1999 a favore di oltre trecento emotrasfusi.
In particolare i sottoscritti si sono fatti promotori dell’invio alle Camere di numerosissime petizioni che sono state formalmente allegate al Disegno di legge nr. AC 5402, petizioni inviate fin dal luglio 98.
Purtroppo gli organi legislativi hanno disatteso le aspettative dei cittadini espresse con le petizioni ed hanno “stralciato” le petizioni stesse al momento della votazione della legge nr. 362 del 14 ottobre 1999. Inoltre il Governo non ha assunto alcuna iniziativa favorevole alla riapertura dei termini per la presentazione delle domande di indennizzo da parte dei cittadini danneggiati da trasfusione che non abbiano potuto presentare domanda di indennizzo entro il marzo 1995, (per la scarsa pubblicità che è stata data alla legge 210 da parte degli organismi preposti) nonostante l’impegno formale assunto dal Governo in Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati con ordine del giorno del 2 luglio 1997.
Parimenti nessuna iniziativa ha assunto il Governo per adeguare gli indennizzi all’entità del danno patito dai cittadini a causa del contagio da trasfusione. Cio’ premesso ci permettiamo di rivolgere un appello alla S.V. Illustrissima affinché voglia intervenire presso le Camere con gli strumenti della Sua autorità per invitare gli organi costituzionali all’assunzione di un impegno concreto, da realizzare in tempi brevissimi, anche con lo strumento della legge finanziaria, poiché in caso contrario, la risposta al silenzio ed alla politica del rinvio da parte del Parlamento sarà una serie di decise azioni giudiziarie del valore complessivo superiore alle decine di miliardi, estremamente dispendiose per lo Stato. Ci permettiamo di allegarLe copia di alcune delle procure ad agire ricevute dai nostri clienti affinché Lei possa verificare e valutare l’entità del problema. Confidando nel Suo intervento restiamo in attesa di un cortese riscontro alla presente e porgiamo rispettosi saluti.
By Avv. Marcello STANCA Avv. Francesco Achille ROSSI Allegati nr. 55 procure ad agire
Ebbene oggi sappiamo che l’aids è stato propagato anche con le trasfusioni di sangue, per cui quei genitori che si opponevano pur con motivazioni religiose anche se non convincenti, lo facevano con il giusto e vero istinto sapienziale e questo anni prima, sapendo che quella tecnica era pericolosa per il loro figlio, mentre i tribunali avevano torto nel comportarsi come hanno fatto; anche se in quel caso vi era veramente pericolo o grave pregiudizio per la vita del minore.
E’ ben vero che le autorità sanitarie, come ha ribadito la Corte Costituzionale con sentenza n. 258 del giugno 1994, sarebbero tenute ad “accertamenti preventivi idonei, se non a eliminare, a ridurre il rischio di gravi complicanze da vaccino” e dunque sarebbero tenute a esonerare il bambino, ma è indubbio che tali rigorosi e preventivi accertamenti non vengono effettuati mai o quasi mai. Poiché, secondo alcune fonti, è attendibile ritenere che gli esoneri precauzionali dovrebbero riguardare il 10-15% e quelli permanenti il 3-5% di tutti i bambini, risulta del tutto comprensibile il timore di molti genitori nei confronti delle vaccinazioni.
Ma ciò che è agevolmente comprensibile da un normale cittadino sfugge allo Stato che, in questi casi, manda a prelevare coattivamente il minore affinché si “provveda alla somministrazione delle vaccinazioni obbligatorie”.
Anzi, fa di più e talvolta dispone “l’affievolimento della potestà” dei genitori.
E’ quanto è successo a due coniugi di Milano, ai quali il tribunale per i minori ha notificato un provvedimento così formulato, ma anche a tanti genitori che si vedono prima convocare in tribunale (senza che nella citazione sia esplicitato il motivo) e poi, in caso di “non ottemperanza alla prescrizione impartita”, si vedono prelevare il figlio per la vaccinazione forzata e “affievolire” le proprie prerogative giuridiche di genitori. O anche si trovano condannati a pagare multe, come nel caso di P.M. e R.A., ai quali, fortunatamente, la prima sezione della Corte di Cassazione, poche ore fa, ha dato ragione annullando la condanna loro inflitta dal pretore di Tirano.
Al di là del fastidioso “burocratese”, la filosofia che ispira tali disposizioni è evidente: tenere sotto tutela i cittadini, limitandone la libertà di scelta, persino quando da tali imposizioni possano derivare gravi danni alla salute.
Che questo rischio esista nel caso di alcuni vaccini è del tutto pacifico, tanto che il legislatore ha dovuto fare un’apposita legge, la n. 210 del 1992, “in materia di indennizzi ai soggetti danneggiati
da vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni ed emoderivati”. Ma, fatta la legge, si è trovato prontamente l’inganno: l’indennizzo non è retroattivo, così, a fronte di 30 mila domande presentate, i casi di applicazione risultano poche centinaia.
Nell’aprile 1996 una sentenza della Consulta ha censurato la non retroattività e il decreto-legge n. 92 dell’aprile 1997 ha corretto sul punto la norma del 1992. Tuttavia, pochi giorni fa, il decreto è decaduto.
Quindi, siamo da capo in materia di indennizzi ma anche, più in generale, nella battaglia di libertà e civiltà che coinvolge ormai decine di migliaia di cittadini e di famiglie, molte delle quali si sono associate nel “Coordinamento del movimento italiano per la libertà di vaccinazione”.
Le cronache di questi giorni ci riferiscono che in Australia, per trent’ anni, centinaia di orfani sono stati usati come cavie per sperimentare alcuni vaccini. Naturalmente, e giustamente, la notizia ci ha indignati.
Allo stesso modo dovremmo decisamente indignarci anche per quei bambini italiani vaccinati contro la volontà dei familiari. Anch’essi orfani, non di genitori ma di libertà di scelta.
(Articolo di Luigi Manconi, su Il Foglio del 13 Giugno 1997)
Colui che produce anticorpi specifici, è un individuo nel quale le difese sono certamente deboli ma comunque non disastrose.
In quest’ultimo caso invece se l’organismo è debilitato (i rapporti microbici, minerale/vitaminici e quelli dei fattori vitali, sono fortemente compromessi), questi si ammala facilmente di qualsiasi malattia ed è certamente portatore di malattie dette “croniche”, mediamente gravi.
Questi è un individuo che usa facilmente farmaci chimici perché spaventato dall’idea di essere continuamente malato di qualche cosa, ma quello che è certo è che questo essere è sicuramente vaccinato (di quale vaccino non ha nessuna importanza), qualcheduno ha subito trasfusioni di sangue, il suo Sistema Immunitario è ormai compromesso ed in più i rapporti microbici, minerale/vitaminici sono seriamente compromessi.
L’ospedalizzazione è facile in queste condizioni e gravi patologie entrano a far parte della sua esperienza di vita; infine se le condizioni peggiorano, la morte sopraggiunge.
La stragrande maggioranza degli esseri umani vive purtroppo in queste pessime condizioni.
Occorre aiutare in modo particolare questi essere umani che soffrono la loro psico dipendenza da farmaci, vaccini, che sono stati loro consigliati purtroppo da medici non seri (perché non si informano) quindi poco istruiti su tutte le possibili tecniche della medicina Olistica (totale).
Mantenere un corpo sano, ben nutrito, con buone digestioni ed assimilazioni, diviene il fattore di ricerca e di attuazione principale.
La buona digestione inizia in bocca; mediante la masticazione tutti i cibi ingeriti vengono ridotti e decomposti in particelle più piccole ed insalivati per poter essere trasformati dagli enzimi e dalla flora batterica in energia utile al corpo.
Molta importanza riveste quindi la masticazione dei cibi e la relativa insalivazione per ottenere buone digestioni. Avere una buona dentatura e delle perfette occlusioni dentali, diviene indispensabile per ottenere buone digestioni.
Oltre a questo occorre ottimizzare le digestioni stomacali ed intestinali mantenendo o ripristinando i giusti rapporti della micro flora batterica simbiotica viscerale – vedi Protocollo della Salute
Secondo le attuali conoscenze mediche, sappiamo di avere bisogno di 27 elementi biochimici per vivere; la maggior parte di questi è abbastanza nota ed include l’ossigeno, l’idrogeno, il carbonio; il calcio, il sodio, il magnesio, il potassio, ecc.; gli oligo elementi sono quelle sostanze inorganiche che abbiamo bisogno di consumare come tutti gli altri elementi biochimici, ma in dosi minime, ci occorrono solo come “elementi traccia” ma non dimeno essi sono essenziali per la buona salute; quelli importanti sono: rame, cobalto, arsenico, cromo, fluoro, iodio, ferro, manganese, molibdeno, piombo, selenio, stagno, silicio, nichel, vanadio, zinco; comunque ciò che sappiamo su di essi è ancora insufficiente.
Nell’assunzione di minerali e vitamine è opportuno ricordare che essi debbono essere utilizzati solo in forma colloidale e se possibile ionizzata.
Mangiate seguendo giuste diete indicate nel presente trattato; sopra tutto molti alimenti freschi e crudi, non cotti e di stagione; alimenti integrali (non raffinati, non elaborati) e se possibile biologici; molto cruscame è indispensabile, assieme alle parti esterne delle verdure e della frutta purché siano ben lavate, se non provengono da colture biologiche.
Le TOSSINE:
I citostatici, pesticidi, diserbanti, radiazioni, il calore (cibi industriali non biologici, cottura dei cibi e calore abnorme nell’intestino) sono responsabili dell’avvelenamento chimico e della modifica dei giusti rapporti endo cellulari che vengono alterati e l’elemento che viene colpito immediatamente è l’enzima ed il potassio che ne è correlato, inibendo anche l’effetto Kevran della membrana cellulare.
In questo processo possono intervenire come fattori secondari o concomitanti ad esempio la creazione di virus (informazioni) la loro virulenza, la duplicazione, la trasformazione da parte dell’organismo vivente di virus latenti, oppure l’introduzione di virus con le vaccinazioni o con trasfusioni di sangue, donazioni di organi, con la produzione anche di parassiti, tossine, con forti stress, con irradiazioni e variazioni di energia di natura fisica e biologica, la mutazione delle colonie fungo microbiche endogene.
Per l’AIDS, anche senza ricorrere a speciali test e medicinali, è comunque possibile stabilire una relazione fra l’insorgere della malattia e l’importante strapazzo fisico (forte stress psico/fisico) al quale sono esposti anche per i processi di grave malnutrizionecellulare in loro presenti, per esempio i tossicodipendenti per uso di droghe iniettate non e/o droghe da fiutare (Poppers) contenenti nitrito, gli emofiliaci sottoposti cronicamente a trasfusioni con pericolosi prodotti ematici, coloro che subiscono trasfusioni anche occasionali, l’uso di chemio – antibiotici, gli omosessuali che sempre hanno problemi intestinali nella zona anale, nonché l’alimentazione errata, e/o contaminata e quindi carente di sostanze vitali e pessime condizioni igieniche, e in particolar modo – per quanto riguarda l’AIDS in Africa – il forte inquinamento dell’acqua potabile con nitriti e nitrati.
Chi ha interesse a deviare l’attenzione da queste evidenti correlazioni di causa ?
…..e ad insistere, nonostante l’evidenza, sull’esistenza di agenti patogeni mai isolati ?
Non hanno interesse sicuramente gli uomini comuni, ma le multinazionali dei vaccini e dei farmaci ….SI.
http://www.med.unipi.it/patchir/bloodl/bmr-it.htm per una chirurgia senza trasfusioni di sangue.
Ricordiamo che le catene proteiche sanguigne “contengono” l’Ego/IO della persona stessa; esse sono UNICHE ed individualizzano l’essere. Quindi pensare di non inserire anche la personalità dell’essere donatore con tutto il suo bagaglio di malattie ed attributi spirituali è solo utopia.
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Ritorniamo alle considerazioni di tipo fisiologico, per continuare il discorso che illustra meglio come la malattia si propaga nell’organismo.
Già negli anni 1980, in USA, un ricercatore, il dott. Michael Gottlieb della University of California, prese ad indirizzare le sue ricerche sul sistema immunitario dell’uomo iniziando a controllare le cartelle cliniche dei pazienti ricoverati negli ospedali locali.
L’attenzione posta sulle cartelle sanitarie di quei pazienti era quella di trovarne qualcuno con deficit immunitario.
Ne trovò uno di circa 30 anni, che richiamò particolarmente la sua attenzione in quanto era malato di una rara forma di polmonite ed aveva anche un’infiammazione alla gola.
Egli pensò che il batterio Pneumocystis carinii, provocasse tale tipo di polmonite; per informazione, tale microbo è piuttosto diffuso nella popolazione umana e normalmente in un individuo sano e con normali risposte immunitarie non può provocare assolutamente nulla.
Solo individui con basse risorse immunitarie (esempio con candidosi e malnutrizione) posso essere in balia di ogni possibile malattia.
Egli proseguendo le sue indagini, trovò altri quattro pazienti; tutti e cinque presentavano una colonizzazione fungina (candidosi) e quella rara forma di polmonite; tutti abitavano nella zona di Los Angeles in California ed erano attivi omosessuali e non si erano mai frequentati fra di loro.
Gli anni 80 erano anni nei quali si sperimentavano nuove tecnologie (test) che permettevano il computo dei linfociti T (globuli bianchi facenti parte del sistema immunitario); nessuno in quegli anni conosceva esattamente e con certezza il livello “normale” di linfociti T nel sangue presenti in individui sani.
Il dott. M. Gottlieb controllò i cinque pazienti, con un test fra quelli in protocollo, dal quale risultò che la quantità dei globuli bianchi (linfociti T) secondo lui era piuttosto bassa, per cui affermare che quei soggetti erano al disotto della norma fù comunque un’ipotesi per lo meno azzardata.
Nell’anno 1981 il dott. Gottlieb cerco in ogni modo di far conoscere i suoi studi, contattando anche il “New England Journal Of Medicine” affermando che la sua scoperta era davvero eccezionale, ma la redazione scientifica di quel giornale si rifiutò di pubblicare i suoi studi, per cui egli si rivolse al CDC fiducioso che quest’ultimo fosse molto interessato alla pubblicazione, che avvenne nel mese di Giugno, scritta in modo da far credere che i 5 casi fossero parte di una grave e nuova sindrome, ma nessuno dei cinque pazienti aveva mai avuto contatto fra di loro eppure l’articolista, il dott. Gottlieb affermava che “poteva trattarsi” di malattia presa per contatti sessuali.
Nel lavoro “scientifico” pubblicato, non si inseriva il concetto che il “fattore di rischio” comune, era la droga (unico fatto che legava tutti e cinque i soggetti) ed in particolare “poppers” ovvero nitriti inalanti.
Solo qualche anno dopo, l’eminente virologo dott. Peter Duesberg dirà : “Il sesso, pratica vecchia di tre miliardi di anni, non è specifico di un solo gruppo ed è difficilmente plausibile come causa di malattia nuova”.
Il CDC raccolse altre segnalazioni di malati, alcuni dei quali con un raro tipo di tumore dei vasi sanguigni (sarcoma di Kaposi). Fu costituito un gruppo di azione chiamato KSOI ovvero sarcoma di Kaposi e infezioni opportunistiche (Kaposi’s Sarcoma and Opportunistic Infections) per cercare di scoprire la causa di questa “sindrome”.
I malati segnalati e contatati ammisero tutti di aver fatto uso di “poppers”, droghe inalanti che si trovavano facilmente nei locali gay in quanto queste droghe pare abbiano la capacità di far durare a lungo l’erezione del pene e quindi facilitare le penetrazioni anali.
Tutti conoscevano le tossicità di quei nitriti, ma nessuno pensava né parlava dell’ipotesi che l’uso prolungato di tali droghe potesse far insorgere l’immunodeficienza, per cui quell’ipotesi fu semplicemente ignorata.
Quella comunità medicale prese in considerazione solo la teorica possibilità di una partita inquinata di “poppers” (che non fu mai trovata) o come “alternativa più probabile” ma non dimostrata, quella dell’infezione e del contagio fra gli individui malati, che però non si erano mai incontrati fra di loro.
Nel 1982 il CDC cercò fra i drogati di eroina quelli che avevano ricevuto trasfusioni di sangue, oltre agli emofiliaci, per trovare soggetti con sintomi simili al gruppo dei cinque omosessuali.
Il tentativo era quello di dimostrare che quella “epidemia” si stava diffondendo anche fra la popolazione in generale e non fosse specifica di un gruppo a rischio.
Dopo qualche mese fu trovato un emofiliaco ed alcuni drogati che avevano sintomi simili al gruppo dei cinque.
Questi soffriva di emorragie interne e aveva anche quel tipo di polmonite, fatto che attirò particolarmente e subito l’attenzione del CDC. La polmonite di quel malato e le patgologie dei drogati successivamente trovati furono subito ridiagnosticate per farle entrare nella nuova “epidemia” di immunodeficienza.
Comunque anche quei successivi malati non avevano mai avuto contatti fra di loro, quindi NON poteva essere una epidemia !
Soggetti malnutriti (Haitiani) furono controllati dal CDC e anche le loro malattie furono immediatamente ridiagnosticate e riclassificate per farle rientrare nella casistica dell’epidemia.
Dopo questi “esperimenti scientifici” e “scrupolosi controlli” si decise che tutte quelle malattie (circa 40) facevano parte di un’unica e pericolosa “sindrome contagiosa” ed il CDC coinvolse nella nuova “idea” le più importanti istituzioni medico sanitarie e politiche del paese. Tutte le associazioni Gay degli Stati Uniti fecero pressione perché non si evidenziasse la discriminazione nei loro confronti e quindi il nome doveva essere “anonimo”.
Fin da subito, si ipotizzarono numerose cause, una delle quali anche quella che fosse di origine virale; i virus erano però già conosciuti e nel 1983 all’Istituto Pasteur di Parigi, (produttore di vaccini) Luc Montagnier fece un’ipotesi che la causa potesse identificarsi in un retrovirus, mai riscontrato precedentemente, i cui anticorpi venivano trovati nel sangue di una percentuale del 60% nei soggetti a rischio.
A questo punto occorreva inventare un nome semplice da ricordare per quella “epidemia”…..
Tutta la popolazione avrebbe dovuto sentirsi coinvolta e potenzialmente vittime del “contagio”.
Vi è anche uno sparuto drappello di studiosi che non condividono gli orientamenti “ufficiali”, che affermano che l’HIV quale modello teorico di struttura virale, è stato “costruito” a tavolino con l’aiuto del computer, allo scopo di dare spiegazione ad alcune evidenze cliniche e di laboratorio che si riscontrano nella sindrome da immunodeficienza acquisita.
Nel luglio del 1982 si scelse (il CdC) il nome di AIDS derivante dalle iniziali di: Acquired Immune Deficiency Syndrome, ovvero sindrome da immunodeficienza.
Tutti i media furono informati per ottenere la pubblicità alla cosa , le pressioni sull’apparato sanitario furono attivate al fine di costruire tutte le parti mancanti….. dell’aids.
Verso la fine dell’anno apparvero su tutti i quotidiano nazionali decine di articoli che diventarono centinaia nel primo semestre del 1983.
Le copertine di tutti i “magazine” furono dedicate alla “epidemia” misteriosa sottolineando il pericolo per tutti in generale, generando grande e diffusa angoscia nella popolazione.
“Newsweek” dell’11 aprile 1983 ha definito l’aids “La più grossa minaccia del secolo alla salute umana”.
Così facendo si costruì l’interesse di tutta la classe medica per cercare……. la “causa”…….un virus da “distruggere”, con farmaci già sul mercato o con altri da ricercare.
È interessante considerare retrospettivamente le reazioni delle diverse componenti sociali e sopra tutto delle autorità mediche e sanitarie, davanti all’aumento di casi di Aids.
L’atteggiamento del pubblico, colpito e spaventato dagli esagerati e ben gestiti allarmi lanciati attraverso tutti i mezzi di comunicazione, Radio TV, Giornali, è oscillato da atteggiamenti di condanna e paura a quelli di solidarietà verso gli “infetti”.
Il grandissimo impatto sociale provocato dalla commistione esplosiva, (amore, sesso e rischio mortale), ha portato non solo a sopravvalutare enormemente il problema, ma anche a una scarsa disposizione critica della classe dei ricercatori e di quella medica, nei confronti di quella che molti scienziati, fra i quali Duesberg (virologo di fama mondiale), Rubin e persino Montagner (Istituto Pasteur) hanno definito come la nuova religione del secolo XX: la “Scienza”.
In questo contesto sociale di confusione, ben gestito dai poteri forti ma e sopra tutto dalla sanità mondiale e dall’OMS, è venuto largamente meno quell’atteggiamento “critico e spregiudicato” e ciò in tutti i settori della ricerca, che la pratica scientifica dovrebbe favorire e incentivare come costume intellettuale da percorrere in ogni situazione.
Infine il virus dopo essere stato concepito…..nacque……..e si chiamò….STLV…..HI……HIV; una volta partorito, si trattò di inventare anche un test “per dimostrarne l’esistenza” e diffondere ulteriormente la paura e la possibilità di conoscere se si era “contagiati” facendo il test.
Fin da subito, si ipotizzarono numerose cause, una delle quali anche quella che fosse di origine virale; i virus erano però già conosciuti e nel 1983 all’Istituto Pasteur di Parigi, (produttore di vaccini) Luc Montagner fece un’ipotesi che la causa potesse identificarsi in un retrovirus, mai riscontrato precedentemente, i cui anticorpi venivano trovati nel sangue di una percentuale del 60% nei soggetti a rischio.
Nell’Aprile del 1984 negli USA, il Segretario del “U.S. Health and Human Service”, con il dr. R. Gallo, annunciarono al mondo di aver “accertato” che l’aids era una malattia causata da un retrovirus perciò infettiva, ereditaria e che si trasmetteva per via sessuale.
Nel corso della conferenza stampa, si affermò che la diffusione della infezione virale e quindi dell’aids, si sarebbe espansa a macchia d’olio dai gruppi a rischio, alla popolazione in genere, (questo per lanciare commercialmente il test sull’aids) e che entro il 1986 avrebbero messo a punto un vaccino anti aids che avrebbe bloccato l’epidemia.
Queste affermazioni effettuate in assenza di seri studi e dimostrazioni scientifiche con opportuni test in doppio cieco, che debbono anche essere pubblicate sulla stampa specializzata, fu accettata come vera senza controllo dalla comunità scientifica mondiale e senza ulteriori conferme, fu lanciato un programma di ricerca in tal senso e fu iniziata la richiesta ai vari governi delle nazioni occidentali del mondo, delle somme di denaro per la “ricerca” della possibile cura e dell’eventuale vaccino.
Comunque fino ad oggi, 25 anni dopo e migliaia di miliardi spesi invano, NON è stata trovata nessuna cura, nessun “vaccino” malgrado il denaro, milioni di dollari, speso nella “ricerca”.
A questo punto, nel 1984, si inserisce la denuncia di Luc Montagnier, che richiedeva la “paternità” della scoperta dell’origine virale, per il fatto che egli aveva inviato un anno prima a Gallo, parte proprio di quel retrovirus e per il fatto che Montagnier non era assolutamente sicuro che l’origine dell’aids fosse quella dichiarata da Gallo. Egli dopo aver depositato il brevetto per il test diagnostico dell’HIV, messo alle strette, ha ritrattato salvandosi in corner con il “freezer accident”, secondo il quale il virus isolato in Francia dal gruppo di Montagnier dell’Istituto Pasteur era particolarmente colonizzatore, per cui vi era stata una contaminazione nel/del laboratorio di Gallo.
Montagnier e Gallo hanno a lungo polemizzato attribuendosi la paternità della scoperta, accusandosi a vicenda di aver agito fuori etica medica, dandosi a vicenda dell’imbroglione; essi si sono infine accordati (dietro le pressioni politiche) nel suddividersi i proventi del test ! (5 milioni di dollari, di utili all’anno).
Una successiva commissione accertò l’origine fraudolenta del lavoro di Gallo e dopo una grossa diatriba fra i governi Americano e Francese, l’accordo fu raggiunto sulla suddivisione degli utili derivanti dal brevetto del test HIV, al 50 %, fra i due, il Francese e lo Statunitense (Montagnier e Gallo); che fosse o meno il retrovirus HIV la causa dell’aids, non si discusse nemmeno, ci si accordò solo sui guadagni derivanti; infatti nel 1987 il Ministro Chirac (Francia) ed il Presidente Ronald Reagan (Stati Uniti) firmarono un “patto” ovvero un accordo commerciale per la gestione comune dell’AIDS.
A questo “patto” è allegata, come fondamento giuridico, la “cronologia dell’AIDS” convenuta dalle parti durante gli accordi preliminari.
Quella “cronologia” è un grossolano falso e ciò quindi significa che il vero scopo dell’accordo era diverso da quello dichiarato e non doveva essere reso noto al pubblico.
Tutti i “lavori scientifici” di quel tempo, sono basati sui lavori fraudolenti di quei ricercatori e sulla loro “scoperta fasulla”.
Circa il 75 % degli emofiliaci americani ci dicono, sono stati infettati dalle trasfusioni, da oltre 10 anni (Confronting Aids op.cit).
Secondo l’ipotesi HIV = aids almeno il 50% dovrebbe essere già morto di aids, mentre in realtà la mortalità fra gli emofiliaci non è affatto aumentata (Koerper, in Aids Pathogenesis and Treatment, Levy 1989, NY) e solo il 2 % degli stessi HIV positivi, sviluppa malattie indicatrici di aids ogni anno (CDC HIVAIDS Surveillance 1986-1991 USA Department of Health and Human Service Atlanta, GA).
Un inciso: quello che non si vuole dire da parte delle sanità imperante, è che nel caso degli emofiliaci malati di aids, quasi sicuramente non è il virus HIV (che come abbiamo detto è normalmente innocuo) che scatena in loro la malattia, ma è il sangue stesso ricevuto con le informazioni patologiche del DNA dei donatori (malati delle più disparate patologie) e le reazioni di rigetto che intervengono sempre dopo una trasfusione, magari curate con farmaci inibitori del Sistema Immunitario che scatenano l’aids, oppure l’uso di potenti antibiotici per tentare di “debellare” certe infezioni generate dal sangue trasfuso o da reazioni di rigetto al sangue iniettato; oppure l’utilizzo dell’interferone, questo però non deve essere né detto né provato, perché altrimenti cade il mito che…. “le trasfusioni di sangue salvano la vita e la salute delle persone ”.
Le stesse malattie si riscontrano con frequenze simili nei tossicodipendenti sieropositivi e sieronegativi e la mortalità globale nei due gruppi è la stessa. (Stonebumer et al. Science 242:916, 1988).
L’Aids, che corrisponde ad una caduta delle difese immunitarie, è una malattia digestiva.
Vedi l’Unione Biologica Internazionale (U.B.I.) che rappresenta un’associazione informale composta da universitari, professori in medicina, epistemiologi, medici, ricercatori.
L’U. B. I. è anche una banca dati nel campo della biologia, della medicina, dell’etnologia, dell’epidemiologia e delle scienze umane, etnomedicina, antropologia medicale, ecc.
Internet: http://www.mapn.org/italien.htm
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Ci confermano, i medici che credono al virus HIV: “La vagina non può essere colpita dal virus se presenta un terreno acido. I virus non possono essere presenti in un terreno acido”, (i funghi si !).
La malattia non può svilupparsi durante il mestruo o in un momento di erosione della mucosa vaginale.
Al contrario, l’ano e il retto, che presentano un terreno alcalino, sono delle zone privilegiate per la presenza dei virus sempre legati in proteine.
Nel 1986 il WHO cambiò radicalmente la definizione di AIDS.
Secondo il CDC il criterio per l’AIDS dal 1981 è stato: “patologia che c’è senza precedenti patologie immunosoppressive e/o terapie”. Questa definizione venne scartata . Dal 1986 gli effetti collaterali dell’AZT sono divenuti in sé malattie che definirono l’AIDS !
Se il CDC accettò questa nuova definizione di AIDS. Fino al 1986 non un solo caso di AIDS conforme alla prima (1982) definizione del CDC era stata descritta e pubblicata scientificamente.
Negli ultimi anni ci sono state abbondanti prove che le varie autorità sanitarie in molti paesi sanno che le affermazioni in merito all’AIDS sono mere speculazioni, e che non solo in Germania e USA, ma anche in Austria, Grecia, Spagna, Svezia, Inghilterra, Sud Africa e molti altri.
Alla luce dell’assenza di qualsiasi prova scientifica per l’esistenza del virus HIV e, quindi, per la validità dei test, l’attacco contro il Presidente Mbeki da parte degli scienziati che firmarono “la dichiarazione di Durban” deve essere considerato come un approvazione della correttezza della “teoria di Mbeki”.
Dortmund & Stuttgard, 13 luglio 2000 – Karl Krafeld and Dr. Stefano Lanka.
Il presidente del Sud Africa Thabo Mbeki ha rifiutato di aderire alle direttive internazionali sull’aids, e in particolare non ha accettato di rendere disponibile l’AZT giudicato una delle cause principali delle morti per aids.
Il premier sudafricano ha adottato le tesi di Peter Duesberg, il più grande retrovirologo americano, che sostiene che non vi è nessun rapporto tra la sieropositività all’Hiv e l’aids. Il male non avrebbe origini virali ma sarebbe scatenato da un cocktail di fattori come l’igiene, l’iper promisquità, inquinamento, cibi ad alto contenuto chimico, trasfusioni e uso di droghe pesanti. Secondo Thabo in Africa le cause sarebbero invece la denutrizione e le cattive condizioni igieniche. Dov’è che questa notizia fa ridere?
Pensate alla faccia dei manager delle case farmaceutiche e dei baroni della medicina quando potremo fare loro causa per aver rovinato la vita a milioni di persone. (By Jacopo Fo)
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Tratto dalla puntata su AIDS ? – mercoledì 22 ottobre 1997 ore 23:00 – Rai 3 – Report
AZT, DDI, 3TC, inibitori della proteasi: questi sono i nomi dei farmaci più noti per la lotta all’AIDS. Sono tutti nati qui, negli Stati Uniti d’America, e ad essi è aggrappata la speranza di centinaia di migliaia di ammalati.
Ma da tempo un gruppo di autorevoli ricercatori sostiene che l’approvazione di questi farmaci è passata attraverso test incompleti e pressioni di ogni tipo. Il tutto per nascondere al pubblico che gli effetti a lungo termine degli inibitori della proteasi sono sconosciuti e che l’AZT sarebbe inefficace o, addirittura, che avrebbe accelerato la morte di migliaia di ammalati.
Quest’ultima accusa è particolarmente scioccante e viene estesa anche alla classe medica ma, soprattutto, alla casa farmaceutica produttrice dell’AZT che, secondo alcuni ricercatori, sarebbe sempre stata a conoscenza della presunta pericolosità di questo medicinale.
È pertanto importante sapere che in Inghilterra ed in Galles il test Western Blot è proibito dal 1992, perché il Centro di Riferimento di Londra lo considerò poco affidabile e si utilizza soltanto l’ELISA.
Sarebbe quindi logico supporre che in proporzione ci siano molti più sieropositivi in Inghilterra, per esempio, che nello stato spagnolo. Ma questo non è vero: si pensa che ci siano circa 30.000 sieropositivi inglesi contro i 150.000 sieropositivi spagnoli (sebbene non si sappia la cifra esatta).
La causa di questo è che si può variare la soglia dei «test del HIV» al di sopra della quale si viene considerati positivi e al di sotto negativi. Pertanto il numero di persone trovate “sieropositive” dipenderà da dove si metta questa soglia.
Per illustrare questo fatto basti ricordare che quando il Dr. Robert Gallo offrì nel 1984 il suo primo test del HIV all’industria del sangue per controllare le trasfusioni, si vide che il 30% dei donanti risultò positivo, per cui questo fu respinto immediatamente dato che una percentuale così alta avrebbe rovinato questa redditizia attività.
Allora il Dr. Gallo decise di spostare verso l’alto la soglia di reazione del test fino a dare una percentuale di “positivi” sufficientemente piccola, un 3%, perché questo fosse accettabile per gli imprenditori.
A quanto pare, più avanti si fece ancora salire questo limite fino ad avere dei risultati attorno allo 0,3%.
La rivista americana Zenger’s, della California, in settembre 1996 pubblicò una lista di 64 articoli apparsi in diverse riviste scientifiche, dove si avvertiva che i cosiddetti “test del HIV” reagiscono con risultato positivo in più di 70 malattie (come l’emofilia, l’epatite, la tubercolosi, l’influenza, la malaria) o situazioni (come le gravidanze multiple, il sesso anale ricettivo, il ricevere trasfusioni di sangue o trapianti di organi, l’essere vaccinati contro l’epatite, l’influenza, il tetano,…) che non hanno nulla a che vedere con il HIV.
È quello che viene chiamato “reazioni incrociate”.
Lo ha deciso la Corte costituzionale che – con la sentenza 423 del 9 ottobre 2000 – ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art.1, comma 1, della legge 210 del ’92 (norma che regola l’indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati).
A sollevare la questione dinanzi alla Consulta è stato il Tribunale di Sanremo in relazione al caso di un uomo che, vaccinatosi perché convivente con una persona affetta da epatite B acuta e cronica, aveva contratto la malattia proprio per effetto della vaccinazione.
Infatti noi sosteniamo che la nuova peste del secolo ventesimo, l’Aids è dovuta alle cadute del sistema immunitario del pianeta Terra, che coincidono con quelle degli organismi viventi, piante, animali e uomini, continuamente aggrediti da ambiente non salubre, cibi, aria, acqua inquinati e per gli uomini in particolare, oltre ai precedenti soppressori anche all’uso di vaccinazioni, farmaci, antibiotici; malnutrizione da troppo o poco benessere, trasfusioni di sangue, uso di droghe in genere anche quelle psicoattive, l’alimentazione industrializzata che conduce alle inevitabili infezioni intestinali (candida) ormai presenti nella quasi totalità degli esseri umani; tutto ciò porta inevitabilmente ad una enorme povertà delle difese immunitarie che sono alla base di questa brutta malattia:
l’Aids; altro che difendersi da esso con il preservativo !!! o colpevolizzare alcune categorie di persone !!!
Qui bisogna rifare tutto il sistema sanitario mondiale o moriremo facilmente di Aids o di nuove malattie scatenate dalle plurivaccinazioni
I VACCINI DEBILITANO il SISTEMA IMMUNITARIO
Traduzione dell’articolo originale: Do Vaccines Disable the Immune System ? ©1996 Randall Neustaedter, O.M.D.
– sito internet: http://www.healthy.net/library/articles/neustaedter/immune.htm
“Il paziente malato di Aids NON muore a causa del virus dell’HIV ma per alterazioni dell’assorbimento intestinale e quindi per ipoalimentazione (malNutrizione), dovuta a una grave micosi.” (By Dott. Gerhard Orth, Leuthkirch) + L’altra storia dell’Aids + Hiv