La FLORA INTESTINALE, si altera soprattutto con AMALGAMI dentali e VACCINI
Sindrome della permeabilita’ intestinale ed autismo
Il Thimerosal dei vaccini distrugge e/o altera la flora intestinale essendo una sostanza altamente tossica
Ecco il recente studio che ha coinvolto più di 17.000 bambini fino a 19 anni
Questo studio-indagine attualmente in corso è stato avviato dall’omeopata Andreas Bachmair.
Se siete stati Vaccinati e/o avete otturazioni dentali di Amalgama, siete esposti cronicamente al rilascio di basse dosi di mercurio, il quale distruggendo la flora intestinale (microbioma) permette direttamente alla Candida Albicans, un lievito sempre presente nell’intestino, ma che muta nella forma virulenta per le quantita’, non avendo antagonisti autoctoni e si estende ad altri tessuti non appena le circostanze gli sono favorevoli, perche’ prospera per mezzo metalli pesanti, che distruggono i suoi antagonisti.
La presenza di otturazioni dentali di amalgama produce, inoltre, una immunosoppressione, una minore capacità di difesa dei linfociti e macrofagi, e questa è la condizione in cui la candida può estendersi più facilmente ai diversi tessuti dell’organismo, dal cavo orale ai piedi, alle unghia.
Secondo un numero crescente di specialisti, la presenza di otturazioni di amalgama pregiudica ogni tentativo di risolvere il problema della candidosi sistemica.
Metalli tossici dei vaccini = Autismo vedi: PDF – dott. M. Proietti
Ecco cosa dice il dott. Dietrich Klinghart, docente di neuralterapia negli USA:
“Quando i metalli pesanti sono rimossi e chelati dall’organismo, c’è un ridimensionamento dei lieviti”.
I funghi e i lieviti sono noti per le capacità di legare metalli pesanti: per questo vengono impiegati, sia a livello industriale che nelle miniere, in modo da legare argento, oro e altri metalli ed ottenere una buona estrazione.
Continuando la citazione di Klinghardt: “È stato accertato che il corpo è in grado di usare il lievito per combinare i metalli pesanti e renderli inattivi. L’organismo preferisce la candida ai metalli pesanti”.
“L’organismo”, dice il dr Robert Johnson, “aumenta la popolazione di lievito per proteggersi da pericolose tossine. In pratica l‘organismo sopporta meglio i lieviti che non i metalli pesanti”.
Alla luce di ciò, se ne deduce che uno sforzo troppo vigoroso di uccidere la candida, eliminarla con farmaci specifici, può essere un’idea non troppo buona per persone con otturazioni di amalgama.
La candida subisce generalmente uno spontaneo ridimensionamento circa un mese dopo il completamento della rimozione amalgama. Contemporaneamente nel periodo pre e post- rimozione risulta utile:
1. identificare e evitare le intolleranze alimentari. La Candida intrappola gli allergeni ed aumenta la permeabilità della mucosa intestinale. Ciò non aiuta a ricostruire un sano ambiente intestinale che argini la proliferazione della Candida e allo stesso tempo ne magnifica gli effetti tossici su tutto l’organismo.
2. Bisogna ricostituire una adeguata flora batterica intestinale usando fermenti lattici o fitofermenti “amici”, che vadano cioè a sottrarre terreno in maniera antagonista alla Candida albicans.
3. Bisogna limitare il processo fermentativo della Candida Albicans. È perciò vietato lo zucchero raffinato o integrale. Limitare la proliferazione della Candida significa anche evitare uova, lievito di birra e qualsiasi altra forma di lievito alimentare. Evitare tutti i prodotti fermentati (vino, birra ed altre bevande alcoliche). La candida converte lo zucchero in alcool, dandovi gli stessi effetti negativi che avreste se beveste.
4. Alcalinizzare l’organismo, sia con quotidiane centrifughe di ortaggi, verdure, frutta crudi (carote, sedano, etc.) sia con supplementi di minerali.
5. Fornire le vitamine, soprattutto del gruppo B, perché una crescita sproporzionata della candida nell’intestino ne impedisce la normale sintesi da parte dell’organismo.
6. È importante bere molta acqua, ma anche cercare di recuperare i sali che elevate quantità di acqua portano via.
La migliore prevenzione consiste nel seguire un regime salutare che mantenga il buon funzionamento dello stomaco, fegato, pancreas e cistifellea. In tali condizioni Candida albicans rimarrà sotto controllo nell’intestino crasso, che è il luogo da dove proviene e dove deve restare.
La terapia, almeno nella prima fase, non dovrebbe avere come obiettivo quello di uccidere il fungo, ma quello di arginarlo, rafforzando le difese appropriate e trasformandolo così nella sua forma meno patogena. Un attacco farmacologico diretto verso un’infestazione micotica porta all’uccisione del fungo e, con ciò, alla distruzione della protezione naturale nei confronti di un’intossicazione da metalli pesanti. Vengono immediatamente liberate tossine, nonché prodotti di degradazione dei funghi come micotossine e complessi organici del mercurio velenosissimi. Cioè vincere una battaglia in questo modo (oltre a non contribuire alla vittoria della guerra) può ritorcersi contro l’organismo stesso.
Recentemente sono stati sviluppati microscopi ad elevato ingrandimento che mostrano gemme di Candida Albicans nel sangue di quasi tutte le persone, che aspettano di affermarsi in caso di alterazioni delle condizioni fisiologiche, uso eccessivo di farmaci (antibiotici, contraccettivi orali, steroidi), acidificazione eccessiva, alimentazione incorretta, abbassamento delle difese immunitarie, mercurio rilasciato dall’amalgama dentale.
Lindvall (1988) ha dimostrato che la presenza a livello cellulare del mercurio deprimeva l’attività dei linfociti nei casi di infezioni croniche di Epstein-Barr. Secondo le sue osservazioni di laboratorio l’azione immunodepressiva del mercurio era il fattore più importante nello sviluppo di queste infezioni croniche.
Gli intossicati da amalgama dentale hanno una storia clinica di immuno-soppressione con infezioni ricorrenti ed incapacità a riprendersi (Zamm 1991, Siblerud 1990).
Omura (1995) ha dimostrato che i siti di diversi tipi di infezioni (Chylamydia trachomatis, herpes simplex I e II, Cytomegalovirus ed altri microrganismi) coincidevano con accumuli di metalli pesanti come Hg e Pb. Le infezioni ritornavano a fiorire anche dopo cure prolungate di antibiotici.
La disintossicazione con agenti chelanti specifici portava alla contemporanea rimozione degli accumuli di metalli pesanti e delle infezioni associate. In pratica, si concludeva in questo studio c’è un meccanismo per cui i microrganismi patogeni, usando Hg e Pb, si difendono da antibiotici che altrimenti sarebbero efficaci, e comunque i depositi di metalli pesanti in qualche modo rendono gli antibiotici inefficaci.
Christensen (1996) esaminò il corso dell’infezione con e senza esposizione al mercurio ha rivelato un aumento della replicazione e disseminazione del virus durante i primi giorni dell’infezione, indicazione questa che i primi meccanismi di difesa non specifici erano colpiti.
Una singola dose di 20 microgrammi di mercurio aggravavano l’infezione, e anche ripetere la stessa dose o usare dosi più elevate non intensificava l’infezione.
Commento NdR: ma cio’ vale, non solo per i metalli tossici delle amalgami dentali, ma anche per quelli dei vaccini !
Sindrome infiammatoria chiamata “Asia” scatenata dai vaccini !
ASIA_Sindrome infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
… ed e’ noto che… le infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo di sintomi, che i medici impreparati allopati chiamano erroneamente “malattie“….e se questa infiammazione raggiunge le meningi, si chiama meningite, se raggiunge la pelle, si chiama morbillo, e se raggiunge il cervello ed i neuroni si chiama autismo oppure SIDS…ecc. a seconda di dove va l’infiammazione la cosiddetta “malattia” cambia nome, ma e’ sempre la stessa…i vari nomi servono per spaventare i popoli che ignorano i fatti, per farli vaccinare !
Neuroinfiammazione con i Vaccini (ASIA,Sjögren’s Syndrome: SS)
Importante e bello studio del prof. Katsunari Nishihara
In sostanza questo ricercatore mette in correlazione una cronica infezione da virus, batteri (qualsiasi, quindi anche vaccinali) e patogeni di varia natura anche di origine intestinale, che influirebbero negativamente sul sistema mitocondriale dei neuroni e provocherebbero psicosi e problemi sensopercettivi tipici anche e non solo dell’autismo.
Le RICERCHE MOSTRANO un NESSO fra MICROBIOMA Intestinale (intestino) e CERVELLO – 09/01/2015
Chiamate collettivamente microbioma, le migliaia di miliardi di microbi che abitano il corpo umano vivono principalmente nell’intestino, dove ci aiutano a digerire il cibo, a sintetizzare le vitamine e a difenderci dalle infezioni. Ora, recenti ricerche sul microbioma hanno dimostrato che la sua influenza si estende ben oltre l’intestino, fino ad arrivare al cervello. Negli ultimi 10 anni, vari studi hanno collegato il microbioma intestinale a una serie di comportamenti complessi, come umori ed emozioni, appetito e ansia.
Il microbioma intestinale sembra contribuire al mantenimento della funzionalità cerebrale, ma non solo: potrebbe anche incidere sul rischio di disturbi psichiatrici e neurologici, fra cui ansia, depressione e autismo. Una delle modalità più sorprendenti con cui il microbioma influisce sul cervello è durante lo sviluppo.
“Esistono delle finestre evolutive critiche in cui il cervello è più vulnerabile poiché si sta preparando a rispondere al mondo circostante”, spiega Tracy Baie, docente di neuroscienze presso la facoltà di veterinaria dell’Università della Pennsylvania. “Così, se l’ecosistema microbico della madre si modifica – per esempio a causa di infezioni, stress o diete – ciò cambierà il micro bioma intestinale del neonato, e gli effetti possono durare tutta la vita.”
Altri ricercatori stanno esplorando la possibilità che il microbioma abbia un ruolo nelle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Fonte: MedicalXpress.com : http://tinyurl.com/kaa2j36
Uno studio della Columbia University ha trovato nei bambini una relazione tra avversità vissute nella prima fase della vita e aumento di sintomi gastrointestinali (la vitamina K1 ed i successivi Vaccini sono traumi molto gravi per il neonato), che a loro volta possono avere delle conseguenze sul cervello e sul comportamento durante l’età adulta.
Lo studio è stato pubblicato online il 28 marzo (2019) nella rivista Development and Psychopathology.
“Una ragione frequente per cui I bambini finiscono dal dottore, è quella di disturbi intestinali”, ha detto Nim Tottenham, un professore di psicologia alla Columbia e primo autore dello studio: “Le nostre scoperte indicano che i sintomi gastrointestinali nei bambini potrebbero essere un semaforo rosso per futuri problemi emozionali collegati alla salute”.
Gli scienziati hanno da tempo notato il forte collegamento esistente tra le viscere e il cervello.
Una precedente ricerca ha dimostrato che nel 50% degli adulti con la sindrome del colon irritabile, veniva riscontrata una storia di trauma o abuso, con il doppio della prevalenza rispetto a quelli senza.
“Quale ruolo il trauma abbia avuto nella crescente vulnerabilità sia a sintomi gastrointestinali che di salute mentale, si nota bene negli adulti, ma questo è raramente studiato nei bambini “, ha detto l’autrice capo dello studio Bridget Callaghan, che ha un ruolo di ricerca post dottorato nel dipartimento di psicologia della Columbia
In aggiunta, ha detto la dottoressa, degli studi sugli animali hanno dimostrato che i cambiamenti indotti da avversità, nel microbiota dell’intestino – ovvero la comunità dei batteri nel corpo che regola tutto dalla digestione alla funzione del sistema immunitario – influenzano lo sviluppo neurologico, ma su questo non si sono fatti degli studi sugli umani.
“Il nostro studio è tra i primi che collegano la perturbazione del microbiota gastrointestinale del bambino, all’attività cerebrale in regioni associate alla salute mentale, questo quando il trauma sia stato attivato da una avversità vissuta nei primissimi tempi di vita“, ha detto Callaghan.
I ricercatori si sono concentrati sullo sviluppo in bambini che hanno vissuto estrema privazione psicosociale, causata da assistenza istituzionale prima della adozione internazionale. La separazione di un bambino da un genitore è noto che negli umani sia un potente fattore che predice problematiche sulla salute mentale.
Quella esperienza, quando viene rimodellata su roditori, induce paura e ansia, blocca lo sviluppo neuronale ed altera le comunità microbiche per tutta la vita.
I ricercatori hanno attinto dai dati di 115 bambini adottati da orfanotrofi o case accoglienza all’età di ca due anni e da quelli di 229 bambini cresciuti da genitori biologici
I bambini con disagi in precedenti accudimenti, hanno mostrato maggiori livelli di sintomi che riguardano: mal di stomaco, costipazione, vomito e nausea.
Dal campione degli adottati, i ricercatori hanno quindi selezionato 8 partecipanti dai 7 ai 13 anni, dal gruppo relativo a coloro con avversità ed altri 8 dal gruppo relativo a genitori biologici.
Tottenham e Callaghan hanno poi raccolto informazioni sul comportamento, campioni di feci ed immagini del cervello di tutti i bambini. Hanno usato la sequenza genetica per identificare i microbi presenti nei campioni di feci ed esaminato l’abbondanza e diversità di batteri in ogni sostanza fecale del partecipante.
I bambini con una storia di disfunzioni di accudimento nei primi anni di vita, avevano molto distintamente microbioti intestinali diversi rispetto a quelli cresciuti dalla nascita da genitori biologici. Scansioni del cervello dei bambini, hanno anche mostrato che gli schemi dell’attività cerebrale erano correlati a certi batteri. Per esempio, i bambini cresciuti dai genitori avevano una crescente diversità del microbiota intestinale e questo è collegato alla corteccia prefrontale , una regione del cervello che aiuta a regolare le emozioni.
“E’ troppo presto per dire qualcosa di conclusivo, ma il nostro studio indica che i cambiamenti nel microbiota intestinale, associati ad avversità, sono in relazione alla funzione cerebrale, incluse differenze nelle regioni del cervello associate con il processo emotivo”, ha detto Tottenham, che è un esperto sullo sviluppo emozionale. E’ necessaria piu’ ricerca, ma Tottenham e Callaghan credono che il loro studio aiuti a colmare una lacuna importante nella letteratura.
“Studi sugli animali ci dicono che gli interventi dietetici e i probiotici, possono manipolare il microbiota intestinale e migliorare gli effetti sul sistema nervoso centrale, effetti causati dalle avversità, specialmente durante i primi anni di vita quando il cervello in sviluppo e il microbiota sono piu’ plastici. “ ha detto Callaghan.
“E’ possibile che questo tipo di ricerca ci aiuti a conoscere come e se intervenire al meglio negli esseri umani e quando”
Callaghan e Tottenham attualmente stanno lavorando su uno studio a scala maggiore di 60 bambini a New York City, per vedere se le loro scoperte possono essere replicate.
Fonte:
Reference: Callaghan, B.L., Fields, A., Gee, D. G., Gabard-Durnam, L., Caldera, C., Humphreys, K. L., Tottenham, N. (undefined/ed). Mind and gut:
Associations between mood and gastrointestinal distress in children exposed to adversity.
Development and Psychopathology, 1–20. https://doi.org/10.1017/S0954579419000087
Prima di continuare, vi invito a leggere con attenzione questa pagina che spiega e cita il sistema immunitario in situazione di Anergia, sotto la pagina: Immunità
L’importanza dei ritmi circadiani della flora intestinale – 01/12/2016
Anche la flora batterica intestinale segue dei propri ritmi circadiani che non solo influenzano quelli dell’ospite, ma anche la capacità del fegato di metabolizzare i farmaci e degradare sostanze potenzialmente tossiche. La scoperta potrebbe aiutare a pianificare meglio la somministrazione dei farmaci e a contrastare problemi come l’obesità e la sindrome metabolica, spesso connessi a un’alterazione dei ritmi sonno-veglia.
L’attività metabolica e i movimenti della flora batterica intestinale seguono anch’essi dei ritmi circadiani, che influenzano quelli dell’ospite. Eventuali anomalie in questi ritmi batterici possono alterare la capacità metaboliche dell’organismo ospite, e in particolare quella di metabolizzare i farmaci e di degradare sostanze potenzialmente tossiche. La scoperta è di un gruppo di ricercatori del Weizmann Institute of Science a Rehovot, in Israele, che firmano un articolo su “Cell”.
I ricercatori hanno scoperto che la flora batterica intestinale, o microbioma, si sposta ritmicamente, passando dal contatto con la superficie della mucosa intestinale al centro della cavità dell’intestino o viceversa, a seconda che sia giorno o notte e della specie batterica. Di conseguenza, nei diversi momenti della giornata le cellule della mucosa intestinale sono esposte a batteri differenti, e ai loro differenti prodotti metabolici.
Le oscillazioni giornaliere nella localizzazione della flora batterica e nella produzione di metaboliti nell’intestino ha un grande impatto sull’espressione dei geni nei tessuti dell’ospite (Cortesia Thaiss et al/Cell 2016)L’aspetto più rilevante della scoperta però è che questi cambiamenti del microbioma intestinale, oltre a influenzare i ritmi circadiani dell’ospite, hanno effetti profondi sulla sua fisiologia: effetti che non si limitano all’intestino ma raggiungono anche tessuti distanti, come quello del fegato, le cui cellule variano i livelli di espressione dei loro geni in sincronia con i ritmi della flora intestinale.
“Di conseguenza – dice Eran Elinav, coautore dello studio – un’alterazione dei ritmi del microbioma può compromettere funzioni epatiche diurne vitali, come il metabolismo dei farmaci e la disintossicazione.”
Queste scoperte hanno implicazioni importanti: dato che i farmaci sono metabolizzati dal fegato, la comprensione dei ritmi circadiani della nostra microflora (e la loro eventuale manipolazione) potrebbe permettere di pianificarne la somministrazione in modo da migliorarne l’efficacia terapeutica e/o diminuirne gli effetti tossici.
Inoltre, una migliore comprensione del rapporto fra flora intestinale e ospite potrebbe aiutare a intervenire su problemi come l’obesità e la sindrome metabolica, che sono più comuni nelle persone i cui ritmi circadiani sono spesso disturbati a causa del lavoro su turni o del jet lag.
Tratto da: lescienze.it
I nanobatteri: una nuova forma di vita ?
http://www.lescienze.it/news/2004/05/23/news/i_nanobatteri_una_nuova_forma_di_vita_-586531/
I batteri giusti per vivere (più di) cent’anni – 13/05/2016
Uno studio guidato da ricercatori dell’Alma Mater con il contributo del Cnr ha analizzato la popolazione batterica intestinale di 24 soggetti di età compresa tra i 105 e i 110 anni per cercare di individuare il segreto della loro longevità. I risultati sono pubblicati su Current Biology La composizione del microbiota intestinale – l’insieme di microrganismi simbionti che a migliaia di miliardi abitano il nostro intestino – come chiave per capire il segreto della longevità.
È la scommessa da cui è partita una nuova ricerca Unibo e Cnr, che con questo obiettivo ha analizzato la popolazione batterica intestinale di 24 semi-supercentenari (ovvero soggetti di età compresa tra i 105 e i 110 anni) della provincia di Bologna, confrontandola con quella di centenari (99-104 anni), anziani (65-75 anni) e adulti (20-50 anni) arruolati nella stessa area geografica per limitare le differenze dovute alle abitudini alimentari e allo stile di vita.
Lo studio – promosso dal gruppo di Ecologia microbica della salute del Dipartimento di farmacia e biotecnologie e dal gruppo di ricerca per gli studi sull’invecchiamento e la longevità del Dipartimento di medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’Università di Bologna, e con la partnership dell’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-CNR) di Milano – è stato appena pubblicato sulla rivista internazionale Current Biology (Cell Press) ed è il primo al mondo a studiare il microbiota di soggetti così eccezionalmente longevi, consentendo di gettare nuova luce sul ruolo dei batteri intestinali nella longevità.
“La longevità – spiega la ricercatrice Unibo, Elena Biagi – è un tratto complesso in cui giocano un ruolo chiave la genetica, l’ambiente e il caso. Influenzando molteplici aspetti della fisiologia umana, come il corretto funzionamento del sistema immunitario e del metabolismo energetico, il microbiota intestinale può rappresentare un tassello importante nel definire come e quanto un essere umano può invecchiare mantenendosi in buona salute”.
Dalla ricerca effettuata, infatti, è emersa l’esistenza di un ‘core microbiota’ (una sorta di porzione ‘fissa’ dell’ecosistema in termini di composizione), costituito principalmente da specie simbionti (prevalentemente appartenenti alle famiglie Ruminococcaceae, Lachnospiraceae e Bacteroidaceae) generalmente associate ad uno stato di salute e produttrici di molecole estremamente importanti per il nostro organismo come gli acidi grassi a corta catena.
L’abbondanza cumulativa di queste specie all’interno del microbiota intestinale diminuisce però con l’avanzare dell’età, favorendo la progressiva proliferazione di specie sub-dominanti e opportunisti pro-infiammatori, presenti in bassa percentuale nei giovani adulti.
L’invecchiamento è caratterizzato, inoltre, da cambiamenti nei rapporti di co-occorrenza tra le specie microbiche non appartenenti al ‘core’, cioè nella frequenza con cui due specie appaiono insieme nel microbiota intestinale di un individuo.
“Queste caratteristiche”, continua Marco Severgnini, ricercatore dell’Itb-Cnr, “tipiche di un ecosistema associato ad un organismo che invecchia, si mantengono nel microbiota intestinale di individui longevi ed estremamente longevi. Allo stesso tempo però, il microbiota intestinale dei semi-supercentenari mostra i segni di una parallela proliferazione di microrganismi antinfiammatori, immunomodulanti e promotori della salute dell’epitelio intestinale, come Bifidobacterium e Akkermansia”.
È stato inoltre rilevato nei semi-supercentenari, un aumento nell’abbondanza di batteri appartenenti alla famiglia Christensenellaceae, un gruppo batterico recentemente salito all’attenzione della ricerca nel campo del microbiota intestinale, in quanto associato ad uno stato di salute e identificato come la componente del microbiota maggiormente influenzata dal patrimonio genetico dell’ospite.
In assenza di studi longitudinali – estremamente difficili da realizzare nel campo della ricerca sulla longevità umana – non è possibile sapere se queste particolari caratteristiche del microbiota intestinale di individui così eccezionalmente longevi sono legate al loro passato stile di vita e, soprattutto, se erano già presenti in giovane età o se, al contrario, sono un tratto acquisito durante l’invecchiamento soltanto dai soggetti che riescono a vivere più a lungo degli altri.
Si può però ipotizzare che la maggiore abbondanza di Christensenellaceae, associata all’osservato aumento di bifidobatteri e Akkermansia, costituisca una sorta di ‘firma’, da ricercare nel microbiota intestinale di persone particolarmente longeve, e che questa rappresenti un adattamento dell’ecosistema ai cambiamenti fisiologici che avvengono con l’avanzare dell’età, in grado di promuovere la salute e contribuire al raggiungimento dei limiti estremi dell’aspettativa di vita umana.
Tratto da: lescienze.it
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UNIVERSITA’ degli STUDI di Roma: “La Sapienza” – Istituto di Clinica Pediatrica, Servizio di Gastroenterologia Pediatrica
By dr. Formisano Maria
Riassunto
La microflora intestinale rappresenta un “insieme di microrganismi presenti nel lume intestinale, i quali se convivono in un determinato equilibrio contribuiscono allo stato di salute dell’ospite”.
La microflora intestinale svolge, quindi, funzioni necessarie al mantenimento della salute dell’ospite; l’alterazione di qualsiasi funzione può determinare condizioni patologiche di varia entità.
Alcuni fattori possono influenzare la microflora: l’età, la dieta, le infezioni, l’uso di preparati microbiologici e l’uso di farmaci che possono determinare un rallentato assorbimento di carboidrati e fibre.
Recentemente sono stati rivalutati gli effetti dei probiotici che rappresentano dei microrganismi in grado di esercitare un “effetto benefico sull’ospite”.
Maggiore attenzione è stata rivolta al Lactobacillus R (LGG) che è in grado di produrre una sostanza antimicrobica che è attiva contro vari batteri della microflora intestinale; è in grado di sopprimere la capacità enzimatica dei batteri e risulta valido nel trattamento nella diarrea da Rotavirus, nella diarrea del viaggiatore e nella diarrea da Clostridium difficile.
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Estratto
La microflora intestinale può essere considerata come “un insieme di microrganismi presenti nel lume intestinale i quali, se convivono in un determinato equilibrio contribuiscono allo stato di salute dell’ospite”.
La microflora intestinale origina nel neonato, quando quest’ultimo viene a contatto con i microbi provenienti dal tratto genitourinario della madre. I micro organismi cominciano ad apparire nelle feci sin dai primi giorni di vita e sono usualmente anaerobi ed aerobi : lattobacilli e streptococchi (1,2).
Altri batteri, quali l’Escherichia Coli e gli enterococchi sono spesso isolati nel meconio, specialmente al momento della rottura prematura delle membrane (3).
Altri ancora come i bacteroidi e i bifidobatteri colonizzano l’intestino sin dai primi giorni di vita (4,5).
Dalla nascita la microflora del tratto gastrointestinale sviluppa un complesso ecosistema costituito da diverse specie di microrganismi aerobi ed anaerobi (4). La concentrazione massima di tali microrganismi viene raggiunta entro i primi quattro anni di vita e, permane nella vita adulta (2,6,7).
Si calcolano circa 200-500 specie batteriche diverse. Tra gli aerobi si riscontrano lattobacilli, streptococchi, stafilococchi e coliformi. Tra gli anaerobi troviamo lattobacilli, batteroidi, eubatteri, pepto-streptococchi, bifidobatteri e clostridi.
L’intestino superiore (stomaco, duodeno e digiuno) ha una scarsa microflora (105). Nello stomaco con il decrescere del pH la concentrazione dei microrganismi arriva a 103. Nell’ileo la concentrazione aumenta arrivando nel colon a 1011-1012 (8) (Tab.1).
Varie specie facoltative di organismi anaerobi possono essere presenti nel colon e rappresentano il 30-50%del volume del contenuto del colon stesso (9).
La convivenza di tutti questi microrganismi con diverso metabolismo, è assicurata da rapporti intermicrobici presenti in vari livelli del lume intestinale.
Tutto ciò avviene grazie al controllo che ciascuna specie esercita sullo sviluppo dell’altra (10) garantendo le funzioni essenziali per l’ospite.
Tabella 1 – Composizione della microflora intestinale umana.
Microorganismi Microorganismi, n (CFU/ml or CFU/g)
Stomaco Tenue Ileo Colon
Conta Totale 0-10^3 0-10^5 10^3-10^9 10^10-10^12
Bacteroides – 0-10^3 0-10^3 10^3-10^7
Bifidobacterium – 0-10^4 10^3-10^9 10^8-10^11
Lactobacilli 0-10^3 0-10^3 10^2-10^5 10^4-10^9
Streptococci (anaerobic) – 0-10^3 10^2-10^6 10^10-10^12
Clostridia – – 10^2-10^4 10^6-10^11
Eubacteria – – – 10^9-10^12
Enterobacterium 0-10^2 0-10^3 10^2-10^7 10^4-10^9
Streptococci (aerobic) 0-10^3 0-10^4 10^2-10^5 10^4-10^9
Yeasts 0-10^2 0-10^2 10^2-10^4 10^4-10^6
– = Rare o non rilevate
Un microrganismo per poter colonizzare una superficie epiteliale deve possedere due proprietà importanti: capacità di aderenza e di sopravvivenza (11).
Fimbrie, meccanismi di adesione di diversa natura, proteine di membrana cooperano per attuare la colonizzazione; produzione di enzimi, di tossine, capacità di catturare il ferro sono tutti elementi che assicurano al batterio la sopravvivenza.
Questi fattori sono mezzi di aggressione messi in atto dai germi nei confronti dell’ospite che, a sua volta, possiede una serie di armi difensive.
Soltanto quei germi che riescono ad adattarsi all’ambiente possono attuare la colonizzazione utilizzando il materiale nutritivo per la loro sopravvivenza e moltiplicazione.
L’adesività batterica risente del cosiddetto tropismo attraverso il quale i batteri si legano ai recettori delle cellule ospiti (12).
Da ciò si deduce che alcuni siti anatomici del tratto gastro-enterico, a causa delle condizioni ambientali più o meno favorevoli e per la specificità dei processi adesivi, vengono colonizzati da alcuni gruppi di microrganismi ma non da altri.
Ciò è quello che si verifica in età neonatale e in età adulta durante l’acquisizione della microflora intestinale nei vari tratti gastroenterici.
La complessità della microflora intestinale è stata descritta anche da altri Autori (13,14).
Un numero di fattori influenzano la microflora: l’età, la dieta, le infezioni. l’uso di preparati microbiologici e l’uso di farmaci che possono portare ad un rallentato assorbimento dei carboidrati e di fibre (15,16,17).
In alcuni studi è stato dimostrato come nei neonati l’uso di antibiotici ha condotto a infezioni settiche da anaerobi gram-negativi (18,19).
I neonati allattati al seno presentano una microflora intestinale composta per l’85% da bifidobatteri e presentano minor frequenza di infezioni intestinali, rispetto ai neonati allattati artificialmente nei quali sono presenti diversi microrganismi quali, bifidobatteri, batteroidi, fusobatteri e cocchi (20,21).
Altri fattori che possono influenzare la composizione della microflora intestinale includono l’acidità gastrica, la motilità intestinale e lo stato immunitario dell’ospite.
La peristalsi intestinale permettendo la propulsione del contenuto intestinale limita la crescita batterica e consente, quindi, una efficace barriera all’eccessiva crescita delle specie batteriche, mentre la stasi intestinale può modificare qualitativamente e quantitativamente la microflora intestinale (22).
Importanza è data al ruolo del sistema immunitario dell’apparato gastrointestinale che ha la funzione di evitare che batteri intestinali possano attraversare la mucosa ed arrivare ai tessuti.
La risposta immunitaria ai micro organismi è a livello delle Placche di Peyer dove i linfociti migrano e maturano e si diffondono in tutto l’organismo, in particolare nel tratto gastrointestinale.
Qui i linfociti producono sia le IgA secretorie presenti sulla superficie della mucosa (23),sia le IgG ed IgM presenti nel lume intestinale (24,25).
Il ruolo delle IgA è stato descritto da altri AA (26) che hanno evidenziato come le IgA siano resistenti alla proteolisi intraluminale determinando un’esclusione locale di antigeni stranieri. Altri studi hanno dimostrato come l’introduzione locale di lattobacilli nel tratto gastrointestinale ha comportato l’accrescimento delle IgA nei topi e negli uomini (27,28).
Altri fattori connessi con l’immunostimolazione sono rappresentati dall’attivazione di difese non specifiche dell’ospite come l’attività aumentata di fagociti e di linfociti (29,30). Tale miglioramento del sistema immunitario può essere dovuto a sostanze prodotte da lattobacilli durante il processo di fermentazione, poiché una maggiore risposta autoimmunitaria avviene indipendentemente dalla presenza di questi batteri.
Un altro fattore esogeno importante è rappresentato dalla terapia antimicrobica, quest’ultima non solo distrugge i microrganismi presenti ma, favorisce la colonizzazione intestinale di microrganismi resistenti mediante l’inibizione di germi sensibili (31).
In animali germ-free la flora batterica non è essenziale, poiché essi possano sopravvivere e riprodursi in assenza di colonizzazione batterica. I batteri fermentano i carboidrati con produzione di acidi grassi che rappresentano una fonte energetica e nutrizionale della mucosa colica (32). Inoltre, abbassano il pH, creando un ambiente poco favorevole alla crescita delle specie batteriche patogene.
è importante il ruolo dei batteri intestinali nella sintesi e nell’utilizzo delle vitamine (33). Le vitamine sintetizzate vengono utilizzate sia dagli stessi batteri autoctoni e sia dall’ospite, il quale le utilizza insieme a quelle assunte con la dieta per il proprio fabbisogno.
è ciò che accade con le vitamine B1, B2, B6, B12, PP, H, ac. pantotenico ed ac.folico.
La vitamina K prodotta nell’intestino è sufficiente per l’intero fabbisogno dell’ospite e viene sintetizzata dall’Eucobacterium lentum come accettrice di elettroni nella deidrogenazione degli steroidi a livello intestinale (34).
Inoltre, la microflora intestinale svolge l’azione di deconiugazione degli acidi biliari (35).
Gli acidi biliari derivano dal metabolismo del colesterolo nel fegato, dal quale vengono coniugati con glicina ed eliminati con la bile.
A livello intestinale, dopo la deconiugazione si formano acidi biliari primari e secondari (36) che, vengono in minima parte metabolizzati ed eliminati con le feci, mentre la maggior parte ritorna a livello epatico dove viene riconiugata ed eliminata attraverso la bile. Tutto ciò avviene attraverso un meccanismo di feed-back, nel quale è fondamentale il ruolo svolto dalla microflora intestinale.
Il metabolismo degli ormoni steroidei (androgeni, estrogeni e corticosteroidi) avviene nel lume intestinale attraverso processi di deconiugazione, ossidoriduzione, deidrossilazione, desolfatazione e deidrogenazione (36,37). Gli ormoni steroidei vengono deidrogenati a livello del fegato ed escreti con la bile.
Nell’intestino verranno deconiugati e sottoposti alle modificazioni enzimatiche per poi ritornare al fegato attraverso la vena porta.
Microflora e danno della mucosa intestinale
La microflora intestinale svolge numerose funzioni necessarie al mantenimento della salute dell’ospite, l’alterazione di qualsiasi funzione può determinare condizioni patologiche di varia entità. I fattori che possono determinare una patologia sono: disequilibrio fra capacità difensiva dell’ospite e quella aggressiva del saprofita; alterazione dell’ambiente intestinale causate da interventi terapeutici o traumatici di altra natura.
I batteri della microflora intestinale producono molecole che attivano le cellule infiammatorie e stimolano la secrezione di una varietà di mediatori solubili dell’infiammazione. Le molecole principali sono oligopeptidi formulati dotati di attività chemiotattica come il F-met-len-phe (FMLP), polimeri della membrana cellulare come il LPS e i complessi peptidoglicani-polisaccaridi (PG-PS).
Queste sostanze attivano i neutrofili e i macrofagi con produzione di citochinine, di metaboliti di acido arachidonico, di metaboliti reattivi dell’O2, di ossido nitrico e di proteasi. Attivano il sistema del complemento e stimolano i linfociti T e B (38).
I prodotti batterici attraversano la barriera della mucosa intestinale, attivano le cellule effettrici della lamina propria e provocano un aumento dell’infiammazione. Questi fenomeni porterebbero ad una risposta infiammatoria favorita dai prodotti batterici esposti che provengono dal lume intestinale (39).
Esiste una possibile relazione tra microflora intestinale e sindrome dell’intestino irritabile (SII).
Si possono determinare delle alterazioni a carico del tenue e del colon che possono portare ad una maggiore aggressione dei microrganismi, che normalmente innocui possono condurre a varie forme morbose. I sintomi che ne conseguono possono essere: alitosi, meteorismo, flatulenza, e dolori addominali, stipsi e diarrea.
Fattori eziologici chiamati in causa sono lo stress, la sedentarietà, l’alimentazione povera di fibre, l’aspetto psicologico (40, 41).
Inoltre, negli ultimi 50 anni con la moderna tecnologia si è modificato il metodo di conservazione dei cibi, con riduzione dei processi fermentativi ed alterazione dei complessi meccanismi dell’ecosistema intestinale.
Accanto a questi fattori la SII può essere coinvolta anche nell’aumento delle malattie allergiche, immunitarie, degenerative, infiammatorie e neoplastiche (42).
Alterazioni significative della MI sono state descritte nella diarrea. Il ruolo della MI, specialmente quella anaerobica batterica, non è stata completamente valutata (43).
Alcuni studi indicano che durante la diarrea acuta si determinano elevato pH, diminuzione di batteri anaerobi e di acidi grassi soprattutto in pazienti con colera (43) e in pazienti con gastroenterite (44). Altre trasformazioni sono date dalla diminuzione del numero dei lattobacilli fecali, batteroidi e bifidobatteri (45,46). Quindi, la microflora è radicalmente trasformata durante la diarrea acuta con un aumento del numero dei patogeni in causa. I batteri più comuni chiamati riconosciuti nell’eziopatogenesi delle infezioni intestinali sono rappresentati da Escherichia Coli, il quale determina episodi di gastroenteriti con specifiche caratteristiche che sono tipiche della sua patogenicità. I principali tipi patogeni di E.Coli sono i seguenti: enteropatogeni, enterotoxigenici ed enteroinvasivi (47,48). La Salmonella tiphy e paratiphi può infettare varie parti del tratto gastrointestinale con aspetti clinici differenti. La Shigella può produrre una citotossina che determina diarrea mucosanguinolenta (22).
Agenti antimicrobici possono produrre rapidi cambiamenti nella MI .Un certo numero di studi indica che alcuni antibiotici possono determinare crampi intestinali, meteorismo e diarrea. La diarrea è usualmente transitoria. Ciò si verifica perché l’uso di alcuni tipi di antibiotici può portare a coliti pseudomembranose che sono principalmente dovute al sovraccarico di tossine che producono il Clostridium difficile.
Il Clostridium difficile che fa normalmente parte della microflora intestinale è stato anche connesso con le malattie infiammatorie dell’intestino e può essere rilevato nelle feci di pazienti con malattia di Chron poco trattata (49).
L’infezione da Helicobacter pylori determina una gastrite superficiale che può evolvere in seguito in una gastrite cronica attiva, nel 100% dei casi in ulcera duodenale e nel 75% dei casi in ulcera gastrica e, a quanto sembra, in un ristretto numero di casi, in un carcinoma o in un linfoma gastrico (49,50).
L’evoluzione verso tali patologie è legata probabilmente a fattori patogeni propri dell’Helicobacter pylori, oltre che a fattori dell’ospite.
Inoltre è stato supposto che ceppi batterici specifici sarebbero in grado di produrre carcinogeni a partire dai grassi della dieta. Alcune specie batteriche quali Enterococcus e Clostridium potrebbero alterare delle attività enzimatiche che faciliterebbero la formazione dei composti carcinogeni.
L’incidenza del CA del colon è variabile in diverse aree geografiche (50): nei paesi occidentali l’alta incidenza è da attribuire all’eccessivo consumo di carne bovina e di zuccheri raffinati con un consumo ridotto di fibre.
Terapia medica a base di probiotici-prebiotici
Recentemente sono stati rivalutati gli effetti dei probiotici che rappresentano microrganismi in grado di esercitare un “effetto benefico” sull’ospite, mentre i prebiotici sono componenti non digeribili dell’alimentazione che stimolano la crescita o l’attivazione di specie batteriche coliche ad effetto benefico sull’intestino. Gli effetti benefici dei prebiotici sono ancora da dimostrare, si suppone che producano un aumento della resistenza ai batteri patogeni, una riduzione dei lipidi circolanti, modificazioni ormonali e una stimolazione immunologica e che possiedono proprietà anticancerogene (51). I probiotici insieme ai prebiotici formano i simbiotici, la loro somministrazione migliora la sopravvivenza dei microrganismi probiotici, quindi aumenta l’effetto benefico del probiotico (51,52).
Nel 1992 Fuller definì il termine probiotico come un supplemento alimentare microbiologico che porta benefici all’animale ospite migliorando il suo bilancio microbiologico (53). In seguito quando i probiotici sono stati più conosciuti è emersa una definizione più generale: microrganismi viventi che digeriti in certe quantità esercitano benefici sulla salute oltre che, sulla nutrizione generale (54). Alcuni AA hanno studiato gli effetti benefici dei probiotici nella prevenzione e nel trattamento di varie forme di diarrea (55).
Maggiore attenzione è stata rivolta al Lactobacillus R ceppo GG (LGG). L’LGG ha mostrato potenti proprietà adesive: usando cellule differenziate Caco 2 in vitro, Channere et al. trovarono che tra i lattobacilli aderenti umani, soltanto i ceppi del Lactobacillus acidophilus (LB) e l’LGG avevano un’alta capacità di raggruppamento indipendentemente dal calcio (56).
Letho e Salminen dimostrarono che l’adesione di soltanto 4 ceppi di lattobacillo era significativamente superiore all’adesione di controlli negativi di E.Coli e che nessuna delle differenze tra i 4 ceppi era significativa (57). Perciò, sebbene altri ceppi di lattobacillo possono avere un’adesione comparabile alle cellule Caco-2, nessuna è significativamente migliore dell’LGG. La maggior parte dei lattobacilli testati sembrano essere meno aderenti dell’LGG(57). L’LGG è stato mostrato produrre una sostanza antimicrobica che è attiva contro vari batteri trovati nella microflora intestinale. I ceppi batterici inibiti dalla sostanza antimicrobica prodotta dall’LGG includono E.Coli, lo streptococco, il Clostridium, il Bacteroides fragilis e la Salmonella (58).
Inoltre, l’LGG è in grado di sopprimere la capacità enzimatica dei batteri, è stato riportato una diminuzione della glucoronidasi, beta glucossidasi, ureasi, idrolasi, glucolica fecale, nitroreduttasi (59,60).
L’LGG sposta ed elimina certi componenti della normale flora colonica, risultando valido nel trattamento della diarrea da Rotavirus, nella diarrea del viaggiatore e nella diarrea da Clostridium difficile in numerosi studi controllati con placebo.
Isolauri et al. hanno dimostrato che l’LGG produce una riduzione maggiore della durata della diarrea da Rotavirus (55). In uno studio eseguito su 245 soggetti viaggiatori per un periodo di 1-3 settimane si è osservato che il rischio di sviluppare diarrea per ogni giorno di viaggio era del 7,4% nel gruppo trattato con placebo ed era del 3,9% nel gruppo trattato con l’LGG, con un rapporto di protezione del 47% (61).
In un esperimento che ha coinvolto 32 pazienti con diarrea da Clostridium difficile nei quali è stata eseguita terapia con LGG, tutti i soggetti migliorarono sintomaticamente (61).
Queste scoperte possono essere utili per i bambini con allergia alimentare, in quanto una infezione intestinale può produrre una aumento della quantità di antigeni che attraversano la barriera mucosale favorendo processi di sensibilizzazione (62,63).
Un gruppo di ricercatori sta conducendo una ricerca volta allo studio dei meccanismi d’azione di LGG che inducono una diminuzione della permeabilità intestinale e una immunostimolazione (aumento della produzione di IgA secretorie, dell’attività dei macrofagi e delle cellule T), una riduzione della risposta immunitaria (tolleranza) poiché l’antigene alimentare è idrolisato dalle proteasi dei probiotici (55,64).
La Word Health Organization (WHO) ha raccomandato una drastica riduzione nell’uso di antibiotici (65,66).
I probiotici, per esempio, Lactobacillus rhamnosus e Lactobacillus plantarum sembrano essere più validi, secondo la direttiva WHO, per una terapia ad interferenza microbiologica.
Nel 1986 alcuni AA osservarono 81 pazienti resecati al fegato, ai quali vennero somministrati antibiotici per parecchi giorni in connessione con l’intervento chirurgico associando probiotici (67). Il 70% dei pazienti assunsero ampicillina o, cefalosporine o, tetracicline, il 30% non furono trattati con antibiotici. I risultati ottenuti indicarono che i pazienti del II gruppo trattati soltanto con probiotici non manifestarono infezioni sistemiche (67).
Comunque, i L.rhamnosus e L.plantarum sono oggi definiti come batteri intestinali protettivi(68).
Essi sono interessati nella produzione della mucosa essenziale: acidi grassi a catena corta, aminoacidi, arginine, cisteine e glutammine, in questo modo prevenendo così l’incremento dei batteri patogeni intestinali e stimolando il sistema di difesa immunologico intestinale (68).
E’ stato dimostrato che i probiotici possono eliminare le tossine e le sostanze non necessarie alla MI, così come la loro produzione di steroidi dal colesterolo riduce l’ammontare globale del colesterolo circolante.
I probiotici possono partecipare alla regolazione delle funzioni intestinali così come la secrezione, l’assorbimento dei nutrienti e la motilità gastrointestinale (68).
I probiotici per indurre beneficio debbono possedere alcune proprietà: avere origine umana, avere la capacità di aderire alle cellule intestinali umane e avere la capacità di colonizzare l’intestino(69).
Isolauri et al. hanno descritto la capacità dei lattobacilli ad aderire alla mucosa intestinale:
il L.rhamnosus e il L.plantarum tollerano un più basso pH rispetto ad altri batteri, questa proprietà li rende più efficaci (64).
Recentemente anche altri Autori (70) hanno studiato gli effetti benefici sulla salute di alcuni batteri probiotici incorporati nei cibi giornalieri. L’uso di contenitori impermeabili all’ossigeno, la fermentazione, la microincapsulazione, l’adattamento allo stress, l’incorporazione di micronutrienti come peptidi ed aminoacidi hanno permesso di stimare la vitalità dei batteri probiotici.
Tre potenziali batteri probiotici: Lactobacillus rhamnousus HN001, Lactobacillus acidophilus HN017 e il Bifidobacterium Lactis HN019 sono stati recentemente identificati e caratterizzati (71). Tali studi hanno dimostrato che essi non sono patogeni ed appaiono sicuri per il consumo umano. I probiotici sono, dunque, microrganismi che hanno una influenza favorevole sui processi fisiologici e patologici dell’ospite attraverso il loro effetto sulla flora intestinale (72).
Bambini con infezione da HIV possono avere episodi di diarrea e frequente malassorbimento che determinano anormalità nella crescita. è stato valutato se la somministrazione orale del Lactobacillus plantarum (299V) poteva migliorare lo stato nutrizionale e promuovere la crescita in bambini esposti dalla nascita ad infezione HIV; i risultati sono stati confortanti dimostrando una riduzione degli episodi diarroici e, suggerendo che i probiotici possono essere dati in maniera sicura a pazienti immunosoppressi con apparenti benefici terapeutici (73).
Recenti studi (74) hanno, inoltre, dimostrato come i batteri probiotici esercitino una influenza sui microrganismi attraverso la produzione di acido lattico ed acido butirrico.
L’acido lattico inibisce la crescita dei batteri patogeni, l’acido butirrico influenza il ricambio degli enterociti e neutralizza l’attività dei carcinogeni nella dieta come le nitrosamine che sono generate dall’attività metabolica dei batteri intestinali. Perciò, la presenza di batteri probiotici nei prodotti giornalieri fermentati migliora lo stato di salute dell’organismo.
Dai dati della letteratura sembrerebbe quindi che, l’uso dei lattobacilli è importante per la prevenzione dei disturbi gastrointestinali. Essi, infatti, esplicherebbero la loro azione attraverso una modifica della MI, una riduzione dei difetti di permeabilità, la prevenzione e il trattamento di diarree infettive od associate ad antibiotici e il miglioramento dell’immunità intestinale.
Necessitano comunque ulteriori studi per confermare questi dati e chiarire meglio il meccanismo di azione di questi microrganismi.
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Candida albicans: la diagnosi
La presenza di Candida albicans può rappresentare un ostacolo alla disintossicazione e quindi bisogna conoscerne bene i meccanismi. Sono pochi i test in grado di rivelare una Candida.
Il metodo diagnostico migliore è quello dell’analisi in campo oscuro, cioè un ingrandimento del sangue vivo fino a poter vedere linfociti e parassiti.
Le analisi delle feci sono spesso inutili: numerose osservazioni hanno dimostrato come in pazienti nei quali era stata diagnosticata inequivocabilmente un’infestazione da candida, le colture delle feci possano risultare negative all’esame.
Questo si spiega con il fatto che le colture di Candida si estinguono facilmente nonostante tutte le precauzioni.
La candidosi sistemica è una condizione molto grave che di solito interessa molte locazioni nell’organismo: raggiunge il tratto genito–urinario ed è trasportata attraverso il sangue a polmoni, cervello o altre membrane mucose umide. Può passare direttamente attraverso le pareti intestinali, se esse diventano porose abbastanza (a causa dell’infiammazione). Questa porosità porta ad allergie. La candidosi può essere rivelata da un ricoprimento bianco o giallo della lingua.
Chiazze cremose bianche o giallognole possono apparire nella bocca o nella gola, con il rivestimento che viene via facilmente e lascia sotto un’area grezza (moniliasi). Intensi pruriti, gonfiori, bruciori, urinazione dolorosa, fenditure negli angoli della bocca, crescita anormale delle papille della lingua sono altri possibili sintomi. Nelle donne la candidosi può manifestarsi con fuoriuscite vaginali di fluido filante bianco.
Il primo sintomo della candidosi sistemica è uno stato di affaticamento anormale con concomitanza di irritabilità. Il secondo sintomo è uno stato distaccato della mente nel quale una persona può osservare cosa gli sta avvenendo, ma non può far niente per risolvere la situazione.
L’individuo ha una grande difficoltà a concentrarsi su qualsiasi cosa; ci sono grossi problemi di memoria; prendere decisioni diventa un problema gigantesco. Il terzo sintomo è la comparsa in età adulta di allergie. All’inizio ci sono limitate allergie al cibo, poi queste diventano più intense e più numerose. L’individuo non è più in grado di tollerare alcun tipo di odore chimico.
Questa condizione può arrivare ad un deterioramento mentale con concomitanza di idee fisse, depressione, tendenze maniache ed eventualmente comportamento violento.
Altri sintomi comuni sono: gonfiore ai legamenti, prurito alla pelle, acne, occhi che bruciano e che lacrimano, infezioni ricorrenti e congestione nasale.
La terapia farmacologica della candidosi prevede l’impiego di sostanze quali Nistatina e Nizoral.
La Nistatina colpisce la candidosi intestinale e quella direttamente alimentata da questa. Il fungo sistemico non viene però distrutto dal farmaco, anche se spesso si assiste ad un sollievo temporaneo dei sintomi derivanti dall’elevata attività patogena della popolazione micotica.
Nizoral è efficace contro la candidosi sistemica ma, a lungo termine, c’è il rischio di danno irreversibile al fegato o di una reazione fatale. Usare Nistatina o Nizoral è come cercare di vincere una battaglia, sapendo che ciò non ci farà certamente vincere la guerra.
A meno non siano affrontate le disfunzioni immunologiche che accompagnano e spesso causano la candidosi, nonché i livelli di tossicità nell’organismo, i pazienti non possono aspettarsi di eliminare dalla propria vita problemi intermittenti derivanti dalla infestazione sistemica (Zamm, 1991).
Anche quando si usano sostanze non farmaceutiche per diminuire la crescita eccessiva di candida nell’intestino (tisane di Pau D’arco, aglio, goldenseal, acido caprilico, magnesio perossido) è utile usare un lassativo per rimuovere la porzione di candida che si stacca morta, altrimenti questa diventa cibo per i suoi simili più resistenti.
L’Aglio + il Fior di zolfo (questo ultimo prodotto e’ da utilizzare con parsimonia) sono ottimi rimedi e possono aiutare lo stomaco a produrre più HCl. Può anche prevenire uno squilibrio dei dannosi batteri nell’intestino, prevenire la formazione e l’assorbimento di tossine dannose nel sistema e calmare tutto il tratto digestivo, tanto da arrestare la diarrea.
Aiutano le secrezioni del fegato e della cistifellea, migliorano l’appetito e difendono da tutte le malattie anche polio, polmonite, difterite, tifo e tubercolosi, nonché infezioni respiratorie. L’aglio distrugge vermi di tutti i tipi ed aiuta ad abbassare e normalizzare la pressione sanguigna. Molti di questi effetti sono probabilmente il risultato delle sue proprietà antibatteriche paragonabili alla penicillina, senza naturalmente avere le controindicazioni della stessa.
L’aglio fornisce anche lo zolfo necessario alla dieta.
Fonti bibliografiche
1. Christensen MM, Ellermann-Eriksen S, Rungby J, Mogensen SC, “Influence of mercuric chloride on resistance to generalized infection with herpes simplex virus type 2 in mice”, Toxicology 1996 Nov 15;114(1):57-66
2. Lindvall A, “Abnormal immune response to Epstein-Barr virus infection and evidence of toxic events at a cellular level”. presented at Int. Congress Infect Dis, Rio de Janeiro, april 1988
3. Omura Y, Beckman SL, “Ruolo del mercurio in infezioni resistenti ed efficace trattamento di infezioni virali delle famiglie di chlamydia trachomatis ed herpes per mezzo della rimozione localizzata di depositi di Hg con chinese parsley”, Acupunct Electrother Res, 20(3-4):195-229, 1995
Commento NdR: anche questi altri studi dimostrano e confermano cio’ che insegniamo da decenni e cioe’ che i Vacciniproducono nei soggetti sottoposti a quelle infauste pratiche in-sanitarie, spacciate per tecniche preventive, Malnutrizione con perdita di fattori vitali essenziali alla vita sana, alterazione e perdita di: enzimi, flora batterica autoctona, vitamine, minerali, proteine virali), oltre alle mutazioni genetiche occulte, immunodepressioni, intossicazioni, infiammazioni e contaminazioni da virus e/o batteri pericolosi che nel tempo possono produrre malattie le piu’ disparate !
vedi Statistiche Istat sui vaccini + Contenuto dei vaccini + Big Pharma ringrazia