DENTI e Gengive, CURATELI BENE
MAPPA dei DENTI
ELIMINAZIONE effetti bioelettrici delle AMALGAMI e Protesi DENTALI
PROTESI SALUBRI
Qual è la migliore prodotto per pulire i denti ?
Miscele uguali di Sale e Bicarbonato di Sodio (da non utilizzare puri, ma sciolti in acqua) … nulla di meglio
Alcuni rimedi naturali:
Il timo e’ un ottimo rimedio per la cura delle carie dentali; l’Urina e/o l’estratto di aglio per x curare il mal di denti e le gengive.
Continua in: Denti e Gengive (utilizzate i fermenti lattici, specie Bifidus, se volete avere belle e sane gengive)
E’ morto a causa di un mal di denti trascurato un bambino di dodici anni del Maryland, che non era stato portato dal dentista da sua madre perché non era coperto da assicurazione medica. Una tragica storia, raccontata oggi dal Washington Post, che riporta in primo piano il tema della copertura sanitaria per i minori negli Stati Uniti.
La morte di Deamonte Driver avrebbe potuto essere evitata con una semplice estrazione del dente cariato, un intervento del costo di 80 dollari.
Invece, mentre i giorni passavano senza che il bambino venisse visitato da un dentista, l’ascesso che aveva nelle gengive si è diffuso fino al cervello.
Quando il dolore, alla fine, si è fatto insopportabile, era ormai troppo tardi, e a nulla sono valsi i due interventi chirurgici ai quali il giovane è stato sottoposto. La famiglia Driver aveva recentemente perso la copertura del Medicaid, il programma federale che garantisce le cure mediche alle famiglie al di sotto della soglia di povertà.
Ma in molti Stati, nota il quotidiano, la copertura sanitaria statale non include in ogni caso le cure dentistiche.
E anche chi ne è provvisto deve sudare sette camicie (e viaggiare per chilometri) per trovare un dentista convenzionato disposto a curarli e a farsi carico delle complicate procedure burocratiche che il sistema sanitario nazionale comporta.
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Il video qui sotto è un piccolo ripasso che spiega in maniera succinta perché stare lontani da dentifrici al fluoro, acque e farmaci contenenti fluoruri.
http://www.youtube.com/watch?v=Z58y_Pb–Yo&feature=youtu.be
Ma vorremmo parlarvi anche di come ci si dovrebbe lavare correttamente i denti, secondo quanto riferito da una persona che per lavoro esegue la pulizia dei denti in uno studio dentistico.
I denti NON SI LAVANO spazzolando da destra a sinistra e poi dal basso in alto con movimento ritmico, perché in tal modo la sporcizia presente sui denti non fa che infilarsi nello spazio tra dente e gengiva: il classico metodo per lavarsi i denti raccomandato tanto dalla madre premurosa quanto dall’esperto televisivo è assolutamente controproducente.
A quanto pare dietro alle menzogne sulla pulizia dei denti c’è una sorta di complotto, che serve ad alimentare un grande business: se alla gente venisse spiegato come ci si lava i denti per evitare carie ed altre affezioni (come la piorrea) i tanti specialisti che lavorano sul nostro apparato masticatorio avrebbero sicuramente molto meno lavoro, e lo stesso ovviamente vale per tutto l’indotto.
Finalmente abbiamo capito perché da piccolo nei periodi in cui ci lavavamo i denti con grande regolarità e costanza ci si cariavano sempre i denti ! Il movimento era sbagliato e magari usavamo il dentifricio al fluoro !
Beh, in realtà c’erano sicuramente anche altri motivi: da piccoli si mangiava lo zucchero, che fa decisamente male ai denti (ma non solo).
Come ci si lava i denti allora secondo le informazioni ricevute da questa persona ?
Con un buono spazzolino, un pochino appena di dentifricio ed un movimento che spinge fuori la sporcizia, un movimento che va dalla base del dente alla punta, sia all’interno che all’esterno del dente, sia per l’arcata inferiore che per quella superiore.
Si consiglia ovviamente un dentifricio senza fluoro, possibilmente non conservato in un tubetto di alluminio, anche se da quando userete questo nuovo metodo di pulizia, farete del tutto a meno del dentifricio.
Lavarsi bene i denti seguendo questo metodo è un po’ più lungo e faticoso, ma se lo fate per bene potrebbe bastare anche una sola pulizia al giorno purché accurata. E’ positivo abituarsi ad utilizzare anche il filo interdentale e/o lo scovolino ed è importante soprattutto lavarsi bene i denti la sera prima di andare a dormire. Denti e gengive ve ne daranno grati.
Si sa ormai da tempo (notizie ovviamente censurate dai mass media) che il fluoruro di sodio silicico (scarto della raffinazione delle rocce di fosfato) contenuto nei dentifrici (descritto brevemente come fluoro) non previene la carie ed ha effetti tossici sull’organismo umano, persino cancerogeni (fra l’altro indebolisce l’attività dei globuli bianchi).
Una prova di questa affermazione, che potrebbe sembrare così assurda, è che il governo olandese ha revocato il programma di fluorizzazione delle acque potabili (addizione di fluoruro all’acqua corrente delle abitazioni) dopo aver osservato gli effetti negativi di un tale provvedimento
Per ulteriori notizie sulla storia del fluoro e sulle prove della sua tossicità consigliamo la lettura del libro di: Lorenzo Acerra: “Fluoro, pericolo per i denti, veleno per l’organismo” Macro edizioni.
Utilizzate sciacqui di olio di girasole, come ben descritto QUI per disintossicarsi
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Dentifrici: contro la carie, ma alcuni contengono composti potenzialmente cancerogeni.
Mattina, mezzogiorno e sera. I dentisti consigliano di pulire i denti tre volte al giorno, meglio ancora se si usano lo spazzolino
elettrico, il filo dentale e il collutorio. Un’igiene senz’altro salutare per la bocca, ma non e’ detto che vada bene per tutto l’organismo. Secondo un servizio della rivista Oeko-Test, ci sono dei dentifrici che contengono sostanze allergenizzanti e cancerogene. Il test ha dimostrato che solo 14 dei 36 articoli analizzati sono raccomandabili senza riserve. Ed i piu’ costosi e pubblicizzati non sono necessariamente i migliori.
Al contrario, tra i dentifrici che hanno ottenuto “molto bene” ci sono solo tre dei piu’ cari e conosciuti (Elmex, Lavera, EL-Ce med brillant 40 Vital), mentre se lo meritano 11 dei 14 marchi dei negozi discount. I tanto reclamizzati Odol med 3 40 Plus e Dentagard alle erbe naturali sono approdati in fondo alla lista con voto “insufficiente” a causa del battericida Triclosan, che puo’ indurre alla resistenza agli antibiotici. Altri contengono composti alogeno organici, sospetti cancerogeni.
Un’altra sostanza che non dovrebbe esserci, invece c’e’ in diversi dentifrici, e’ Tensid Natriumlaurysulfat, che irrita le mucose.
By ADUC – Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori.
IMPORTANTE: DENTI DEVITALIZZATI e CANCRO
Collegamento scioccante: il 97% di tutti i pazienti oncologici terminali, aveva fatto in precedenza una procedura dentale (denti devitalizzati)
vedere su:
http://humansarefree.com/2014/02/shocking-connection-97-of-all-terminal.html?m=0#sthash.YzBWXGrm.dpuf
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Denti e risultati sportivi sono intimamente legati – Pensiero Scientifico – Lun 23 Giu.
Per ottenere buoni risultati nello sport “stringere i denti” non basta: è necessario che l’arcata superiore e quella inferiore coincidano in modo perfetto, per evitare prestazioni al di sotto delle proprie possibilità e disturbi muscolari. Del rapporto tra occlusione e prestazioni atletiche se ne parlava già da tempo, ma solo adesso la medicina scientifica ha risultati che cominciano a confermarlo.
L’odontoiatra milanese Alessandro Beraldi, perfezionato in Posturologia e Gnatologia clinica e consulente del reparto di Posturologia Sportiva dell’Università Bicocca, ha presentato i risultati di uno studio condotto su cinque atlete del Basket Carugate, squadra che milita nella serie A2 femminile, durante il 1° congresso nazionale di medicina osteopatica “La clinica incontra l’osteopatia: verso una medicina sistemica” organizzato dalla Fondazione L.U.Me.N.Oli.S. (Libera Università di Medicina Naturale ed Olistico-Sistemica) in collaborazione con AIROP (Associazione Italiana per la Rieducazione Occluso-Posturale).
La ricerca, realizzata in collaborazione con l’Università Bicocca di Milano e il centro Isokinetc, ha avuto come risultato finale la dimostrazione che esiste un rapporto tra occlusione dentale e prestazioni atletiche, pur essendo necessario valutare una casistica ben più ampia: rispetto all’occlusione normale, l’utilizzo di bite – una placca, normalmente in resina, che viene posta tra le due arcate dentarie per ottimizzare l’intercuspidazione dei denti e la posizione della mandibola nello spazio porta a un miglioramento del 4,6 per cento della forza massima e del 6,6 per cento del lavoro, cioè della forza espressa durante tutto il movimento.
“Rispetto alla situazione “normale”, l’uso di bite universali ha portato ad un aumento del 2,4 per cento medio della forza massima e una diminuzione dell’1,2 per cento del lavoro; con i bite personalizzati, il picco di forza massima aumentava del 4,6 per cento e il lavoro del 6,6 per cento”. I primi risultati sono incoraggianti, anche se il campione non è numericamente elevato: l’Università Milano Bicocca sta lavorando proprio per avere una casistica sufficientemente ampia in modo da mettere un punto fermo sulla relazione tra bilanciamento occlusale e prestazioni sportive.
Tra le atlete che si sono sottoposte ai test, anche Angela Arcangeli, campionessa italiana della pallacanestro femminile. Arcangeli, olimpionica nel 1992, vanta tre scudetti e quattro coppe dei Campioni, oltre a 99 presenze in Nazionale (quattro i campionati europei ai quali ha partecipato, più i mondiali d’Australia). L’atleta, che oggi milita nella Liomatic Umbertide neopromossa in A1, ha potuto notare dei significativi miglioramenti. “Con l’utilizzo del bite sono venuti meno quei fastidi alla schiena e al tendine di Achille che in alcune occasioni mi hanno addirittura bloccato”, spiega Arcangeli. “Star bene fisicamente è la base per una buona prestazione tecnica in campo». E i risultati sul parquet sono migliorati. Arcangeli porta il bite in allenamento e durante le partite. “All’inizio era un po’ fastidioso, ma si è trattato solamente di farci l’abitudine: adesso, che lo uso in modo costante, posso vederne i benefici”.
Fonte: Ufficio Stampa Eo Ipso 2008.
Commento NdR: quindi cio’ significa che malattia e Salute sono strettamente legate ai denti e quindi i denti sono in grado di segnalare le malfunzioni organiche e sistemiche dell’organismo.
vedi: Materiali Dentari e denti tossici
Il paziente olistico, il dentista e le “monconizzazioni” facili
C’è un aspetto della vita lavorativa del dentista che cercherò di chiarire, infatti: più preciso e conservativo vuole essere e più diventa difficile operare in bocca. Per spiegarmi meglio parlerò dei denti monconizzati, cioè dello sparti-acqua tra il dente otturato/limato, ma vivo, ed il dente devitalizzato.
Da dati statistici ufficiali, l’operazione di monconizzazione dei denti, è compiuta 8 milioni di volte in un anno sull’insieme delle persone che si recano negli studi odontoiatrici italiani.
Dovendo coprire un dente ogni dentista, olistico o allopatico che sia, sceglie l’opzione della capsula e che fa? Lo “prepara”.
La “preparazione” per l’incapsulamento è veramente qualcosa di shockante per il dente, cui è letteralmente “tagliata la testa” per abbassarlo. In seguito gli è anche asportato lo strato protettivo di smalto che lo ricopre sino alla gengiva. Questa è un’operazione cruenta, che comporta la distruzione della corona anatomica naturale del dente (che spesso è sanissima) ma è purtroppo necessaria allo scopo di avere un’adeguata struttura portante per lo spessore della capsula: bisogna limare accuratamente e delicatamente il dente fino al colletto e, spesso, anche sotto l’orlo della gengiva, fino a renderne la superficie molto sottile.
Quanto sopra, vale per i denti che si desiderano tenere vitali ma, una pratica comune in odontoiatria allopatica, è quella di devitalizzare i denti che necessitano di una maggiore limatura. Infatti, nel momento in cui sono stati monconizzati, potrebbero far male e, comunque, si potrebbero auto-devitalizzerare in seguito.
L’alternativa alla monconizzazione è la ricostruzione. La ricostruzione ha i vantaggi che:
– non richiede la devitalizzazione
– non richiede l’abbassare ed il limare parti non compromesse del dente
– porta ad una spesa sostanzialmente inferiore per il paziente.
Tuttavia, non sempre è possibile ricostruire ma bisogna, alcune volte, monconizzare comunque.
La differenza tra “capsula su moncone” e “ricostruzione del dente” è la sua realizzazione tecnica: per fare una buona ricostruzione è richiesta attenzione, pazienza e, soprattutto, molto tempo. In ogni caso, bisogna sapere che, la vita naturale dei denti può essere compromessa e “deviata” artificialmente, dalla comune pratica odontoiatrica.
D’altra parte, se non esistesse differenza nell’impegno per la realizzazione, probabilmente a nessuno verrebbe in mente che, per coprire un dente sano, questo debba necessariamente essere ridotto a radice e, per far questo, magari anche devitalizzato. Infatti, si eseguirebbero solo ricostruzioni quali: intarsi in composito poli-ceramico, ma anche in ceramica, o ricostruzioni in composito tradizionale.
Limare il dente, abbassarlo, prepararlo con il trapano, non ha mai realmente senso se solo vi fossero delle alternative più conservative ! Se esiste ancora del tessuto dentale, anche pochissimo, questo potrebbe e dovrebbe essere mantenuto e “ristrutturato” eseguendo una sapiente ricostruzione.
Pertanto, la capsula che ricopre il dente, dal punto di vista della conservazione del materiale biologico sano, ha senso SOLO quando esso è già ridotto ad una radice. Ribadisco che, in ogni altro caso, se esiste ancora del tessuto dentale, anche pochissimo, questo dovrebbe essere mantenuto e conservato il più possibile!
Alcuni sfortunati possessori di denti monconizzati sanno benissimo il perché di una serie di visite dal dentista: se i bordi della corona sono posizionati sotto gengiva, questa può gonfiarsi o ritrarsi; così aumenta la possibilità di infiltrazione del cibo, il consolidamento della placca e, quindi, un maggior pericolo di carie e malattie gengivali. Per di più, devitalizzare sempre e comunque era la prassi di un tempo. Oggi si è scoperto che, una volta devitalizzato, il dente si sgretola molto più rapidamente rispetto ad un dente sano, per cui la vitalità del dente è un patrimonio da salvaguardare assolutamente.
Ma come riuscire ad impedire che il vostro dentista riduca inutilmente qualcuno dei vostri denti a moncone ?
Semplice, basta chiedere le alternative (che certamente conosce) e farle applicare alla vostra bocca. Normalmente, la scelta terapeutica compiuta del dentista per il vostro caso avviene senza che voi sappiate nulla, perché non conoscete le scelte possibili e le varie “scuole di pensiero”: ma basta chiederle !
Un esempio pratico e discriminante è: il vostro dentista conosce e, fa uso, dei sistemi di ingrandimento quali: microscopio, occhialini, telecamera, maxi-schermo, ecc ?. Sappiate che, occhi di falco a parte, se il dentista vede meglio ed ingrandito, ha un maggior controllo e può salvaguardare più tessuto sano.
Denti sani come appoggio per ponti ?
Ecco un esempio classico in odontoiatria: manca il dente 6° inferiore (il 1° molare è considerato la “chiave di volta” della bocca), spesso perso in età giovanile e, l’elemento mancante, è in mezzo a due denti sani. Che fare ora, se si intende ripristinare la masticazione per problemi di statica mandibolare e/o scheletrica ?
E’ evidente che l’utilizzo della ceramica su metallo ed anche di quella integrale e/o dello zirconio, conduce ad una consistente riduzione, con la fresa, dei due denti sani adiacenti. Tanto più si vorrà usare la ceramica integrale, con o senza basi metalliche, quanto più sarà necessario effettuare una “preparazione adeguata”. Nella terminologia odontoiatrica, “preparazione adeguata”, significa ridurre di molto la forma naturale del dente e magari devitalizzarlo! Se, dopo avervelo spiegato, voi rifiutate l’intervento di preparazione, il dentista allora esordirà: “Deciditi, preferisci fare l’implantologia, o vuoi rovinare i denti sani a fianco ?”
Dalla padella nella brace !
Dovendo eseguire un ponte, con la priorità di non compromettere gravemente i denti sani, le opzioni sono le seguenti: i ponti “california”, i ponti “maryland” metallici e le protesi metal-free in composito poli-ceramico strutturato che richiedono, entrambi, pochissima abrasione dello smalto del dente a fianco (anzi, lo smalto deve assolutamente rimanere per garantire l’adesione del manufatto al dente).
Quali metalli è possibile utilizzare per l’esecuzione di un california/maryland-bridge ? Vi sono: il nichel-cromo, che è da escludere per i problemi legati all’uso di nichel, poi il cromo-cobalto che è altrettanto da evitare per il cromo che è risultato un metallo aggressivo o sensibilizzante, oppure l’oro galvanico. A questo punto il dentista, veramente spazientito, solleciterà più o meno così la vostra decisione: “Allora, deciditi: vuoi evitare i metalli o preservare materiale dentale sano ?” ù
Ardua scelta, vero ?
E’ necessario sapere che per eseguire un ponte, la scelta possibile è solo tra le seguenti tecniche:
1. intervento poco invasivo: si utilizzano i ponti “maryland” o “california”. Dei micro-intarsi sono alloggiati nei solchi e nello spessore dello smalto. L’adesione è costituita da composito adesivo e di oro galvanico, rivestito esternamente. Il rischio è la tenuta a lunga distanza in quanto, sono solo “incollati” al dente;
2. intervento quasi sempre poco invasivo e compromesso ideale, per la tenuta e la durata è: il composito poli-ceramico strutturato, senza alcuna base metallica. E’ incollato tramite l’adesione di composito fluido;
3. se i denti a fianco sono sani, l’intervento più invasivo è la preparazione, non troppo marcata, dei denti per alloggiarci un ponte in metallo-ceramica o anche in ceramica integrale (senza struttura in metallo).
Le tecniche sono state elencate in ordine crescente in quanto a riduzione del dente sano: il massimo di preparazione devastante è necessaria per piazzare la ceramica integrale senza metallo ed, in alcuni casi, anche con il “california bridge” comunque, secondo i casi, il minimo di riduzione si ottiene con il composito.
Metalli in bocca: quali problemi possono causare ?
Forse non tutti lo sanno ma, alcuni persone, hanno particolari necessità: sono allergici ai metalli, anche all’oro giallo che, a volte si può usare a volte no, al nichel e ad altri metalli non nobili, compreso il titanio, che perciò sono assolutamente da escludere. Queste persone, che sono coscienti del problema avendolo vissuto dolorosamente sulla propria pelle, sono in grado di spiegare perfettamente ai dentisti quali e quanti problemi di salute hanno avuto in corrispondenza di precedenti trattamenti odontoiatrici e che, vorrebbero non incorrere in altri “incidenti” legati all’uso dei metalli in bocca.
Spesso, i dentisti poco informati, li rassicurano dicendo che non c’è nessun problema in quanto usano metalli che non danno alcun tipo di reazione. Rassicurati, i pazienti iniziano i trattamenti odontoiatrici: i dentisti fissano ai denti residui tutta una serie di manufatti e ponti che, a loro dire, oltre alla ceramica contengono solo oro e nessun altro metallo.
Passa qualche anno, a seguito di una visita per continui malesseri, l’omeopata fa notare a qualche paziente che i numerosi metalli delle protesi fisse causano una attività galvanica ed intolleranza verso questi materiali.
Allora, i pazienti tornano sconfortati dal loro dentista e gli descrivono la visita dall’omeopata, illustrando i loro problemi di salute e, dopo notevoli insistenze, riescono ad avere le fotocopie dei “bugiardini” (le schede tecniche che dovrebbero essere consegnate insieme con le protesi), dei materiali usati dai dentisti; con loro sorpresa apprendono che c’era veramente di tutto nelle leghe che hanno in bocca:
– le basi metalliche per ponti, di solito, sono costituite da: alluminio (15%), stagno (12%), cromo (1%), nichel (1%), vanadio, manganese, zinco; oro (39%), palladio (35%), argento (19.5%), stagno (5%), platino (1%), iridio (1%), rutenio (1%), indio (0.5%);
palladio (25%), argento (70%), rame (1%), stagno (1%), iridio (1%), indio (2.8%), zinco (1.4%)
– gli “scheletri” metallici degli apparecchi mobili, di solito, sono costituiti da: palladio (63.5%), cromo (28%), molibdeno (6.5%), manganese (0.6%)
In realtà, il termine “manufatto in oro-ceramica”, che è riportato nel foglietto del consenso informato e nel certificato di conformità alle norme europee, destinati appositamente al paziente e previsti dalla legge, serve per spacciare qualsiasi cosa: infatti, non è detto che il lavoro dentale non possa contenere; rame, cadmio, palladio, cromo, ecc. ecc., spesso, ad insaputa anche del dentista!!!
Questi metalli, altamente allergizzanti, sono sempre contenuti nelle basi per ponti e nei perni cosiddetti aurei.
Attenzione: se il dentista nel consenso informato e/o nel certificato di conformità CEE, scrive: “protesi in oro-ceramica” e non vi consegna il bugiardino, è quasi sicuro che la lega d’oro che ha utilizzato per voi è mescolato ad altri metalli, così come lo è il 99% dei prodotti odontoiatrici simili presenti oggi sul mercato.
Riflettete: se il dentista stesse usando l’oro puro al 99%, cioè “oro galvanico”, questa scritta apparirebbe in “bella evidenza” nei documenti ufficiali in quanto, quelli che lo usano veramente, lo mostrano con vanto!
Dal momento che si possono ottenere manufatti protesici con una durezza superiore, solo mischiando il 40% di oro ad altri metalli, sono sempre più diffuse le leghe che contengono di “tutto”. Sentirete citarle anche dal dentista quali, leghe: “platinate”, “palladiate”, oppure “non nobili” e/o semi-preziose (se contengono in elevate percentuali rame, cromo e altri metalli dal potenziale elettrico positivo).
C’è da osservare che, all’avvento dell’odontoiatria moderna, vi erano solo le leghe platinate. Poi s’intravide l’opportunità di sottrarre del platino (costosissimo) e di sostituirlo con il palladio (a basso costo). Maggiore era la percentuale di sostituzione del platino con il palladio, più si risparmiava sul materiale di partenza.
Purtroppo, il palladio ha, notoriamente, l’elevata potenzialità di inibire gli enzimi inoltre, ha la capacità di indurre sensibilizzazioni nel tempo.
I tedeschi ci avvertono da anni degli effetti nocivi del palladio. La Svizzera, qualche anno fa, bandì il palladio dalle protesi (ancora prima che l’amalgama per le otturazioni).
Oggi, molti omeopati anche in Italia, essendo a conoscenza della spinosa questione, iniziano a testare il palladio, trovando sempre dei problemi generati da esso.
Se proprio il vostro dentista vuole usare dell’oro, oppure anche dell’oro platinato fate attenzione che, almeno, non vi sia del palladio nella lega (fatevelo scrivere !).
Il plurimetallismo
Di seguito parlerò dei problemi legati all’uso di leghe metalliche in bocca e di un nuovo e straordinario materiale bio-compatibile utilizzato da alcuni dentisti olistici: il PEX.
Consentitemi una premessa di metallurgia, magari un po’ noiosa, ma necessaria per capire la problematica.
Un metallo, immerso nella soluzione del suo sale, assume un potenziale ben definito (detto standard, perché misurato per tutti i metalli nella stessa cella elettrolitica in rispetto all’elettrodo di riferimento ad idrogeno).
La differenza di potenziale (DDP) è la “forza motrice” della corrosione; ma, la bocca, non dovrebbe diventare, a causa dei metalli ivi inseriti, una “cella elettrolitica di riferimento”. Tuttavia è abbastanza comune che, proprio in bocca, si formino delle differenze di potenziale (persino tra amalgama ed amalgama, se si tratta di amalgama di diverso tipo o di diversa età). Dall’anodo (cioè dal metallo meno nobile) si staccano numerosi atomi dalla superficie della lega, che entrano in soluzione sotto forma di ioni metallici e che saranno in grado di migrare nell’organismo e di produrre, qua e là, qualche guaio.
I metalli “nobili” sono “inerti” solo in una “cella elettrolitica” immaginaria (cioè solo sperimentale), ma non quando sono accoppiati con un elettrodo diverso: infatti, gli elevati potenziali elettro-positivi dei metalli nobili, proprio perché lontani dai potenziali elettro-negativi di tutti gli altri metalli, quando sono accoppiati con un qualsiasi elettrodo diverso, producono differenze di potenziale tra le più elevate.
Inoltre, alcuni metalli non nobili, usati in odontoiatria, hanno una forza motrice intrinseca che conduce all’auto-ossidazione come, ad esempio, il cromo, la cui reattività naturale crea spontaneamente un ossido. Dal momento che, i metalli non nobili, producono quasi sempre uno strato superficiale di ossido, si verificano in loro varie fasi di neutralità elettrochimica o meno, garantite dall’ossidazione, che previene anche il logoramento e lo spostamento lento del potenziale, per effetto degli ioni dell’ambiente esterno.
Sfortunatamente, l’ambiente orale per via della saliva, che è un ottimo conduttore, rappresenta un’efficace “cella galvanica biologica”. I metalli presenti nelle leghe, delle quali sono costituite le varie tipologie di protesi, creano differenze di potenziale in ambiente orale, che spazia da 200 milliVolts sino a 1000 milliVolts.
Purtroppo, il 99% dei dentisti non sa cos’è un micro-amperometro/voltmetro e non possiede neppure un multimetro digitale per valutare i valori di tensione/corrente che si scaricano, in una data unità di tempo, in bocca. Potrebbero assistere e misurare delle vere e proprie “scariche di corrente” simili a microscopici fulmini!
L’effetto negativo della corrente/tensione orale è duplice:
1. crea un micro-amperaggio continuo, installato permanentemente in una forma biologica di vita;
2. aumenta la corrosione e la migrazione di pericolosi ed aggressivi ioni metallici nel corpo.
Tutti i dentisti, olistici o allopatici che siano, dovrebbero iniziare subito ad usare, di routine nella pratica quotidiana, un micro-amperometro per le misurazione delle correnti endo-orali. Ben presto rileveranno dei valori sospetti, cioè dai 6 microAmpere in su e, quando questi valori sospetti sono associati a dei sintomi clinici, dovrebbero cominciare ad intervenire per ridurre e/o eliminare la corrente presente in bocca.
Vi riferisco brevemente di una ricerca effettuata in una clinica dentale tedesca su 99 pazienti: essi hanno accettato la bonifica delle amalgami coinvolte nel bimetallismo. Tutti loro avevano sintomatologie che si erano dimostrate resistenti ai vari tentativi terapeutici effettuati fino ad allora da cliniche e specialisti vari.
Tuttavia, tali sintomi sono spariti completamente con la sola eliminazione delle correnti endo-orali, quali: mal di testa (57 casi), vertigini (20 casi), nausea e vomito (6), emicrania (6), svenimenti (4), fibrillazioni oculari (3), ronzio auricolare (1), gusto sgradevole (1), dolore alla mandibola (1).
La vera natura dei sintomi di questi pazienti non potrà mai essere diagnosticata da quei medici e da quei dentisti che ne ignorano la reale causa e complessità, ovvero: l’esistenza dell’elettro-galvanismo endo-orale e dei suoi effetti negativi sull’organismo.
Persino nelle università di oggi, gli studenti di medicina e di odontoiatria, non hanno purtroppo l’opportunità di studiare ed apprendere alcunché circa le conseguenze della formazione di correnti intra-orali.
Nella pratica comune della medicina, attualmente, l’effetto batteria all’interno della bocca è largamente trascurato, se non addirittura sconosciuto !
Tuttavia, ciò mi appare veramente singolare, in quanto: sin dal 1879 (Dr. H.S. CHASE), si pubblicano regolarmente comunicazioni che provano l’insorgere di turbe dovute al poli-metallismo delle ricostruzioni dentarie. Inoltre, sono veramente innumerevoli i ricercatori che hanno pubblicato studi su sintomatologie trattate con l’eliminazione del galvanismo orale: la bibliografia sarebbe troppo lunga da citare in questa sede, seppure solo scrivendo il nome degli autori che hanno pubblicato una ricerca in tale direzione!
Non sono in grado di riferire quali siano le ragioni per le quali, medici e dentisti, siano portati a non voler riconoscere queste scoperte. Forse, i pazienti affetti dagli “strani” sintomi causati dal galvanismo orale, non consultano i loro dentisti ma si rivolgono ai loro medici generici o a specialisti che, purtroppo, in assenza di esperienza in merito, cureranno la malattia ignorandone la causa !
Sempre di più si assiste a diagnosi errate o diagnosi “facili” appartenenti, spesso, al quadro delle malattie neurologiche, per sintomi quali: mal di testa, emicranie, distonia vegetativa, false depressioni ecc.. Spesso sono anche prescritti molti farmaci, perfettamente inutili. Alcuni possono solo attenuare i sintomi. Quello che dispiace maggiormente è che, questi pazienti, sono insensibilmente considerati ipocondriaci e/o nevrotici.
Sono convinto assertore che, la misurazione delle correnti orali, dovrebbe divenire una procedura di routine, nella pratica di tutti i medici e, specialmente, dei dentisti.
Un consiglio gratuito: chiedete sempre al vostro dentista, anche e soprattutto a quello olistico, se ha un micro-amperometro-voltmetro in studio e, soprattutto, se lo utilizza di routine !
I vantaggi di un monomero bio-compatibile: il PEX
Il PEX è un nuovo materiale perfettamente bio-compatibile. Si tratta di una matrice polimerica semicristallina bimodale, derivante dall’ortopedia, che consente una elevata resistenza ai manufatti protesici, anche a ridotti spessori, che finalmente si possono così realizzare senza la struttura metallica.
I vantaggi del PEX sono essenziali per l’odontoiatria olistica: elevata purezza di grado medicale, morfologia molecolare micro-cristallina, adeguata durezza, macro-rigidità e micro-elasticità (simile a quella dello smalto del dente naturale, conferiti dalla sua particolare struttura molecolare ad alto grado di cristallinità: 80% cioè assolutamente simile a quella del diamante), capacità di assorbire naturalmente gli shock (termici, meccanici, chimici, elettrici, ecc.).
L’ultimo vantaggio, è chiaramente dimostrato dall’alta resistenza dimostrata clinicamente:
– alle tre forze vettoriali (tensile, compressione, sfaldamento);
– alla tensione diametrale (flessione);
– alla frattura.
Il PEX possiede quindi tre caratteristiche molto interessanti ed uniche nel suo utilizzo: l’enorme capacità di assorbire gli shock di ogni genere, accoppiata alla grande resistenza alla fatica clinica ed alla perfetta bio-compatibilità!
Altri vantaggi sono: avere un grado di abrasione e di durezza simile allo smalto del dente, per ottenere una naturale resistenza all’abrasione ed un’occlusione più “gentile” verso i denti antagonisti naturali ed un eccezionale effetto “camaleontico”, con indice di rifrazione della luce simile a quella dello smalto naturale.
I compositi comuni (metacrilato amorfo, Bis-GMA, UDMA, ecc.), contengono residui di prodotti tipo:
– ossidi metallici (ferro, rame, nickel, alluminio, ecc.);
– alcali (litio, sodio, potassio, ecc.).
Questi componenti, erroneamente definiti “inerti”, contribuiscono alla degradazione del materiale protesico e da restauro, causata dall’auto-ossidazione (generando: fragilità, solubilità, decolorazione, abrasione, ecc.) ed, in più, migrando nell’organismo, incrementano la reattività in soggetti sensibili.
Una completa linea di prodotti dentali bio-compatibili, da poco apparsa sul mercato, è costituita da un esclusivo nano-riempitivo di tipo poli-ceramico di grado medicale, assolutamente privo di qualsiasi impurità. Questa metodica garantisce un’ottima performance, al fine di ottenere le più elevate qualità bio-meccaniche, estetiche ed una bio-compatibilità assoluta.
In questo composito, il riempitivo PEX, costituisce il 74% del volume e l’80% del peso. E’ un composito di tipo multi-modale, cioè composto da ben 9 tipi diversi di ceramica, ognuno atto a esplicitare una specifica funzione. Questo particolarissimo sistema di riempitivo bio-compatibile, garantisce un’ottimale: consistenza, durezza, lucidabilità ed estetica, nonché una fluorescenza ed una opalescenza pressoché simili a quelle del dente naturale.
Vari test di bio-compatibilità e di citotossicità, dimostrano che tale composito poli-ceramico ha un indice di reattività uguale a zero (su di una scala di valutazione da 0 a 5, ove 5 indica il valore più alto di citotossicità e di non-bio-compatibilità), a garanzia di un’eccellente salute dei tessuti paradontali e dell’intero organismo.
Questo innovativo materiale protesico e ricostruttivo, è rivolto ad una odontoiatria moderna, ove i concetti di bio-compatibilità, funzionalità ed estetica, rappresentano aspetti essenziali, nonché la concreta applicazione dei concetti olistici ed è dedicato a pazienti attenti al proprio benessere globale.
By Umberto Galbiati – Tratto da: naturaland.it
Importante da sapere: quando i denti si ammalano per le infiammazioni corporee e gengivali, che nascono sempre e soprattutto nell’intestino, anche se curati dal dentista, possono trasmettere le loro infiammazioni anche al nervo trigemino, nervo stato acustico e l’interno delle orecchie (orecchio medio, interno e labirinto) fino a infiammare gli occhi e/o nervo ottico e l’apparato muscolare degli occhi, oltre ad interessare anche la postura e l’assetto delle vertebre cervicali
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DENTI RICRESCONO GRAZIE a TRAPIANTI di STAMINALI – ASCA – Roma, 19 Ago 2009
Dentiere e protesi addio. Ceramica e piombo non serviranno piu’: per sostituire i denti perduti si useranno le cellule staminali.
La promessa arriva dal Giappone, dove un gruppo di ricercatori dell’Universita’ di Tokyo, secondo quanto riferisce il quotidiano britannico Daily Telegraph, ha messo a punto una tecnica in gradi di trasformare pochi frammenti di cellule in un molare o in un canino nuovi di zecca.
Il ”trapianto” di staminali, gia’ in fase avanzata per altri tessuti ossei, e’ stato sperimentato con successo sui topi. Gli ormoni hanno reagito efficacemente, stimolando la ricrescita naturale dei denti mancanti.”Questo studio ha validato una tecnica che potrebbe portare allo sviluppo di trapianti di organi bioingegnerizzati, in grado di ricrescere ed essere completamente funzionali”, ha detto Takashi Tsuji, che ha guidato lo studio pubblicato sulla rivista Pnas.
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KINESIOLOGIA MEDICA ODONTOIATRICA – By dott. Gian Mario Esposito – Medico Chirurgo Dentista
Se pensate che non esista una soluzione efficace e durevole dei problemi di salute, questo capitolo non fa per voi.
Se pensate che possa esistere la pillola magica che, magari presa una sola volta, vi tolga di mezzo per sempre il dolore, il bruciore, l’allergia, la stanchezza, l’insonnia o qualsiasi altro disturbo, vi prego di non proseguire nella lettura.
Se pensate che la guarigione dipenda sempre e solo dagli altri, non perdete tempo a leggere.
Se pensate diversamente, forse appartenete a quella categoria di terapeuti o di pazienti che credono che per provocare un sintomo e una malattia sia indispensabile una causa.
Infatti esiste sempre una causa per ogni malattia, ma non sempre la cerchiamo. A volte troviamo la causa (es.: intolleranza al latte e derivati) ma non ci garba la soluzione (es.: rinunciare ad una cosa che ci piace).
Ma questo è un altro problema; io ritengo che ciascuno dovrebbe conoscere la causa della sua malattia.
Nell’esempio dell’intolleranza al latte, perlomeno il paziente potrebbe scegliere se vale più la pena continuare a soffrire ma senza rinunce, abusando di farmaci antidolorifici o antinfiammatori, oppure rinunciare a qualcosa che piace per stare bene definitivamente.
Un altro esempio sono le possibili conseguenze dei problemi dentali nei confronti del corpo intero: difetti posturali, dolori muscolari, nevralgie, cefalea, vertigini, riduzione dell’udito, difetti visivi, disturbi neuro-vegetativi, stanchezza.
Anche in questo caso il paziente dovrebbe essere informato di queste correlazioni in modo da poter valutare fino a che punto vale la pena spendere dei quattrini per guadagnare in salute.
Durante il corso di laurea in medicina si insegna che, affinché si instauri una malattia, servono due cose: la causa o agente patogeno (ad es. un microbo virulento) ed un terreno favorevole (ad es. un sistema immunitario debole), ovvero che il nostro corpo sia particolarmente vulnerabile in quel momento tanto da permettere alla causa di manifestarsi, ovvero di provocare dei sintomi e danni anatomici.
Dunque mantenendo il terreno (cioè tutti i sistemi difensivi del nostro corpo) in condizioni ottimali, si potrebbero prevenire molte malattie, perché in presenza di una causa (traumi o microbi) il corpo sarebbe più forte !
Questo spiegherebbe perché quando arriva un’epidemia (la peste a Milano ai tempi dei promessi sposi, l’influenza, la SARS, lamucca pazza, l’influenza suina, ecc.) non tutti si ammalano e non tutti quelli che si ammalano muoiono.
Non che sia facile trovare la causa di tutte le malattie, però ci possiamo provare.
Spesso si usano aggettivi come idiopatica, essenziale, primitiva o virale per nascondere il fatto che non sappiamo come si instaurano le malattie alle quali attribuiamo i suddetti aggettivi.
La Kinesiologica Medica Odontoiatrica è uno strumento diagnostico estremamente utile nella ricerca delle cause di malattia.
Con questa metodica si possono analizzare le differenti categorie di problemi (biomeccanici, biochimici, psicoemozionali, ambientali, etc.) e stabilire con precisione a quale categoria appartiene la causa che determina la sintomatologia del paziente.
I problemi provocano stress e lo stress aumenta la produzione di radicali liberi (tossine), responsabili dell’invecchiamento, dell’inefficienza del sistema immunitario, della carenza di energia (stanchezza cronica).
Con la Kinesiologica Medica Odontoiatrica possiamo anche valutare l’RBT, Range di Tolleranza Biologica, ovvero il terreno, cioè la capacità del corpo di reagire efficacemente nei confronti di qualsiasi problema, contrastandolo o neutralizzandolo.
Una volta trovata la causa, si possono testare le varie soluzioni e identificare la più efficace, sia per risolvere il problema, sia per potenziare il terreno. Ne deriva una diagnosi eziopatogenetica mirata ed un piano di trattamento personalizzato, caratteristico per ogni paziente. In questo modo è possibile pensare che, trovata e risolta la causa e potenziando il terreno, si potrebbe anche guarire !
Tratto da: bioenergyresearch.com