ERRORI dei MEDICI e della …..Sanità
In Italia: Sanità, ‘boom’ di denunce per errori medici: + 184%, in meno di 10 anni, dal 1994 al 2002.
A quando anche gli altri medici al servizio della sanità saranno OBBLIGATI al RISULTATO come i dentisti ?
perché questa differenza ? che vi sia dietro, nel non obbligare anche gli altri tipi di medici, la lunga mano delle case farmaceutiche…..
Rapporto Flexner e Dichiarazione di Alma Ata = Sindacato Rockefeller = Dittatura sanitaria
La descrizione del meccanismo che nel secolo scorso permise ai grossi capitali finanziari di impadronirsi dell’intero sistema medico americano e non solo, attraverso il controllo dell’insegnamento universitario, i Rockefeller amavano chiamarla “filantropia efficiente”, è qui in questa pagina, ben descritto.
“Se non mettiamo la Libertà delle Cure mediche nella Costituzione, verrà il tempo in cui la medicina si organizzerà, piano piano e senza farsene accorgere, in una Dittatura nascosta.
E il tentativo di limitare l’arte della medicina solo ad una classe di persone e la negazione di uguali privilegi alle altre “arti”, rappresenterà la Bastiglia della scienza medica“.
(By Benjamin Rush, firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza USA – 17 Sett. 1787)
Leggete QUI come gli “Enti” internazionali a “tutela della Salute” (OMS + CDC + FDA, ecc.) sono chiaramente collusi con l’Industria Farmaceutica
Da settembre 2013, in tutta l’UE (Unione Europea), sul foglietto illustrativo (bugiardino) di determinati medicinali farà la sua apparizione un triangolo capovolto.
Un contrassegno che segnala a pazienti ed operatori sanitari quei farmaci per i quali i consumatori sono caldamente invitati a segnalare agli operatori nazionali, eventuali effetti collaterali inattesi.
In gergo tecnico, le medicine sottoposte a monitoraggio addizionale.
Si tratta di tutte le confezioni autorizzate dopo il 1° gennaio 2011 che contengono una nuova sostanza attiva; vaccini o prodotti derivati dal plasma di origine biologica; i medicamenti per i quali sono necessarie determinate informazioni supplementari nella fase successiva alla messa in commercio, o la cui autorizzazione è subordinata al rispetto di determinate condizioni o restrizioni per un impiego sicuro ed efficace.- vedi: PDF del comunicato stampa Commissione Europea
In ENORME crescita gli errori medici, secondo il rapporto PIT Salute 2010 presentato nei giorni scorsi al Senato da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. Nel 2009, infatti, il 74% delle segnalazioni ricevute dai pazienti riguarda presenti errori sanitari, di terapia o di diagnosi e in particolare spiccano le troppe diagnosi errate di forme tumorali.
Secondo i dati diffusi, in particolare, quasi la metà dei presunti errori (49,5%) riguarda le terapie, soprattutto in campo ortopedico (24,3%), seguito poi dall’oncologia (10,7%) e dall’odontoiatria (9%).
Per quanto riguarda i presunti errori diagnostici, il triste primato spetta proprio alle diagnosi di tumori, con il 38,6% di segnalazioni, un dato in crescita rispetto al passato (un aumento del 5,8% rispetto al 2008, e un +13,8% sulla media dei 14 anni precedenti).
“Il trend in crescita potrebbe dipendere dalla accresciuta sensibilità dei cittadini che ci chiamano” spiega Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del Malato. “Ma temiamo sia determinata anche dalle difficoltà di accedere in tempi utili ad accertamenti diagnostici, dai macchinari vecchi, da tempi di lavoro e di organizzazione inadeguati e dalla mancanza di una adeguata formazione degli operatori, specie per quanto attiene alla lettura delle immagini”.
Una situazione che non va presa sottogamba, considerata l’importanza della diagnosi precoce in tutti gli ambiti della medicina ma indubbiamente in modo particolare proprio nella branca oncologica, perché spesso molte neoplasie sono curabili solo grazie a una diagnosi corretta in tempi brevi.
Il rapporto dell’associazione, per altro, sottolinea anche molti altri problemi sanitari: dalle liste di attesa troppo lunghe, al fenomeno del le infezioni contratte in ospedale, che non accenna a diminuire, ma anzi registra un andamento in crescita costante. Una fotografia dei servizi sanitari italiani dal punto di vista dei cittadini non certo rosea.
Tratto da: tantasalute.it
Ecco cosa afferma il dott. F. Franchi:
“Il più grande ostacolo al progresso della scienza è il monopolio che ne fanno gli esperti, tra i quali si crea una rete (il cosiddetto establishment) che controlla i fondi per la ricerca, le pubblicazioni, gli incarichi accademici, le royalities per i test ed i farmaci, e mira a mantenere la sua posizione dominante di successo evitando per quanto possibile che altre idee, altre soluzioni, altre teorie possano filtrare scalzando le loro.
La censura c’è, e mentre una volta i “dissidenti” venivano fisicamente eliminati, oggigiorno lo stesso effetto viene ottenuto escludendoli dal circuito scientifico e mediatico che conta. Viene incoraggiata la raccolta di dati, una massa di dati sempre crescente, mentre scoraggiata è la loro elaborazione critica”.
Tratto da: http://www.dissensomedico.it
La maggior parte delle case farmaceutiche è stata fondata a meta-fine ottocento o primi del novecento. Inizialmente le nazioni trainanti in questo settore furono Svizzera, Germania ed Italia.
Nel novecento il concetto di scoperta scientifica si è fuso con quello di bene di consumo di massa, per cui la aziende farmaceutiche hanno imposto un nuovo modo di fare medicina pratica.
Legami segreti tra organizzazioni di pazienti e compagnie farmaceutiche:
Fonte: Inchiesta del Philadelphia Inquirer, il quotidiano statunitense The Philadelphia Inquirer ha pubblicato un’inchiesta sui legami quasi mai dichiarati di sei organizzazioni non-profit, che affermano di agire nell’interesse dei pazienti di altrettante malattie, e le compagnie farmaceutiche.
Le sei organizzazioni, che lo scorso anno hanno ricevuto complessivamente 29 milioni di dollari in donazioni dalle industrie farmaceutiche.
EMEA (oggi EMA) ha legami con l’Industria Farmaceutica
Roma, 09 giu. 2006 – “Nessuno ha ricordato una cosa: l’Emea, l’agenzia europea del farmaco, non dipende dall’amministrazione comunitaria della sanità ma da quella dell’industria. Un distinzione che dovrebbe far riflettere. A Bruxelles la forza delle lobbies è grandissima”. L’osservazione è di Luca Poma, portavoce di “Giu’ le mani dai bambini“, Comitato sui disagi dell’infanzia che raggruppa quasi cento associazioni di volontariato e promozione sociale. “Continuano a trattare i bambini come fossero, dal punto di vista metabolico, degli adulti”, protesta Poma: è “assurdo somministrare ai bambini farmaci pensati per gli adulti.
Soprattutto il Prozac, psicofarmaco molto forte, che richiede prudenza nella somministrazione anche negli adulti”.
Prudenza che “sarebbe stato naturale attendersi, soprattutto dopo drammatici fatti di cronaca avvenuti negli Stati uniti – come le straginelle scuole causate da ragazzi in cura antidepressiva – ma che non è stata usata”.
Fonte: DIRE
Italy: Risponde del delitto di omicidio colposo il medico (anche i vaccini sono farmaci) il quale prescriva dei farmaci capaci di incidere sul normale metabolismo, senza sottoporre il paziente ad adeguati esami ematochimici prima e durante la somministrazione, se l’assunzione dei farmaci suddetti abbia causato la morte del paziente.
Cassazione Penale, sez. IV, 28 maggio 2003, n. 35603
23 febbraio 2001 Reggio E. – il Resto del Carlino Reggio Emilia
Sindrome infiammatoria chiamata “Asia” scatenata dai vaccini !
ASIA_Sindrome infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
… ed è noto che… le infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo di sintomi, che i medici impreparati allopati chiamano erroneamente “malattie“….
COME si INVENTANO le MALATTIE (ovvero come i sintomi sono promossi a malattie) + Malattie Inventate
Errori dei medici – 15 Gen. 2009
Provocano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori.
In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o causati dalla cattiva organizzazione dei servizi sanitari sono da bollettino di guerra: tra 14 mila (secondo l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri) e i 50 mila decessi all’anno, secondo Assinform. Il che significa circa 80-90 morti al giorno (il 50% dei quali evitabile), 320 mila le persone danneggiate.
E con costi pari all’1% del pil: 10 miliardi di euro l’anno. A fornire le cifre è l’Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom).
RICERCA DEVIATA ai MEDICINALI che MANTENGONO la MALATTIA CRONICA.
INTERVISTA al PREMIO NOBEL per la MEDICINA: RICHARD J. ROBERTS. – MEDITATE e CONDIVIDETE !
Il vincitore del Premio Nobel per la Medicina, Richard J.Roberts, denuncia il modo in cui operano le grandi industrie farmaceutiche nel sistema capitalistico, anteponendo i benefici economici alla salute e rallentando lo sviluppo scientifico nella cura delle malattie perché guarire non è fruttuoso come la cronicità.
vedi: MEDICI, una MINACCIA per la Salute + Errori dei pediatri + Caduceo + MEDICI IMPREPARATI + FARMACI e CONTROINDICAZIONI + Medici una minaccia alla salute ? + Terrorismo con i Farmaci + Falsificazioni degli Studi Scientifici + Ricerca Scientifica + Falsità della medicina ufficiale + Pubblico Credulone + Industria della Malattia
BARONIE, Università e MEDICI + Dittatura Sanitaria + Medici pagati da case farmaceutiche + Comparaggio farmaceutico +Conflitto di Interesse
Visionate questo video, parla un’informatore farmaceutico, sul Business dei Farmaci e Vaccini
http://ildocumento.it/farmaci/il-business-farmaceutico-current.html
http://www.instablog.org/ultime/2264.html – Quanti saranno i casi di malasanità non denunciati ?
I numeri dell’Ania, l’associazione delle assicurazioni Risarcito un malato su tre- Dal ’96 in Italia le denunce dei cittadini sono aumentate del 66%: http://www.repubblica.it/2008/09/sezioni/cronaca/errori-medici/errori-medici/errori-medici.html
Come vengono “assolti” i medici: http://it.youtube.com/watch?v=L0ya4KOHfz0
Mercato salute: PDF che segnala, dal punto di vista della medicina ufficiale, i vari ed inutili test, se non addirittura pericolosi, come ad esempio le mammografie, dette falsamente “preventive”, perché non prevengono nulla…anzi…!
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ESAMI INUTILI e/o PERICOLOSI
– Pap test: presenta tanti falsi negativi..
– Amniocentesi: pericolosa per il nascituro…
– Cancro alla prostata: non è così grave come vogliono farci credere…
– Campionamento del Villo Corionico: molto più pericoloso dell’amniocentesi…
– Mammografia: l’eccessivo screening mammografico non giustifica…
Pap-test: E’ detto dal nome del dott. Papanicolaou che per primo lo utilizzò lo diffuse. Nel 1941 il medico pubblicò uno studio che dimostrava che i cambiamenti maligni della cervice potevano essere diagnosticati esaminando le cellule della vagina.
Questo test semplice ed indolore implica il prelevamento di un piccolo campione di tessuto dal collo della vagina, che viene inviato su un vetrino a un laboratorio di analisi per vedere se ci sono delle cellule anomale. Nonostante sia stata adottata una politica governativa nazionale nel Regno Unito fino a non molto tempo fa, la maggior parte dei dottori britannici considera l’esame per il cancro alla cervice come uno dei test della buona prassi, e raccomanda che tutte le donne in età tra 20 e 65 anni ripetano il test ogni 3 o 5 anni. I dottori britannici ottengono dei bonus solo se più del 50% delle loro pazienti donne si sottopone al test, e triplicano il loro bonus se la percentuale raggiunge l’80%.
Ma questo test funziona ? Il problema è che non esiste nessuna prova convincente che induca a pensare che funzioni. Il Prof. James McCormick del Dipartimento di Sanità Pubblica del Trinity College di Dublino, un esperto dei test di campionatura di massa dice: “Non c’è alcuna prova concreta che questi test portino dei benefici ed effettivamente potrebbero fare più male che bene”.
Il cancro alla cervice non è quel killer di massa che spesso viene dipinto. Nonostante 2000 donne circa muoiano di cancro alla cervice ogni anno nel Regno Unito, esse rappresentano meno di un sesto del numero di donne che contraggono il cancro al seno.
Un ampio studio ufficiale conferma che il Pap test non dà alcun risultato dato che i tassi di mortalità per il cancro alla cervice non sono variati in due decenni, a dispetto di un programma di prevenzione quasi universale.
Molte migliaia di donne vengono sottoposte a inutili trattamenti in seguito a risultati falsamente positivi e a volte rischiano di rimanere sterili o di subire altri terribili effetti collaterali.
Durante ogni campagna ad ampio raggio nell’area di Bristol, 15.000 donne sono state informate di essere a rischio cancro, e più di 5500 sono state esaminate e sottoposte a terapie in seguito a lievi anormalità che non si sarebbero mai trasformate in cancro.
Praticamente una donna su 15 risulta anormale dal punta di vista del test.
Il livello di risultati erroneamente positivi dimostra a quale livello il pap test della cervice provochi delle preoccupazioni inutili in donne sane.
Uno studio del 1988 indicò che quasi la metà delle anormalità rilevate dai pap test si convertiva poi alla normalità nel giro di due anni.
Mentre uno studio canadese recente indica che la semplice infiammazione della cervice potrebbe provocare risultati anormali in un pap test.
Si può concludere che il pap test è talmente poco accurato da essere praticamente inutile. Gli autori di uno studio, ammettono percentuali di test erroneamente negativi tra il 7 e il 60%
Amniocentesi: E’ il test preferito per individuare la sindrome di Down e per altre anormalità genetiche. Il procedimento implica un ago che viene inserito nell’addome e nell’utero per estrarre del liquido amniotico. Le cellule estratte vengono allora coltivate per due o tre settimane e ne vengono studiati i cromosomi, il che spiega l’attesa di tre settimane tra il test e i risultati. I rischi di aborto spontaneo sono circa di 1 – 1.5 su 100, soprattutto a causa del danno provocato dall’ago introdotto o dalla possibilità di introdurre delle infezioni nel grembo. il Consiglio per la Ricerca Medica (MRC) riportò una crescita del 3% di stress respiratorio neonatale e una crescita del 2.4% di dislocazioni congenite dell’anca e piede deforme. L’alta percentuale di aborti spontanei non è da sottovalutare se si è aspettato fino ai trentacinque anni per avere un figlio e lo si desidera veramente.
Dato lo spettro di un aborto a tardo termine in caso di amniocentesi positiva, le donne optano per un’amniocentesi all’inizio della gravidanza. Tuttavia le ultime ricerche riportano che un’amniocentesi dopo poche settimane aumenta il rischio di aborto spontaneo. E’ inoltre più probabile che provochi la deformazione del piede rispetto al CVC (Campionamento del Villo Corionico), secondo la ricerca svolta dalla Scuola Medica del King’s College di Londra.
L’amniocentesi condotta all’inizio della gravidanza si è rivelata così pericolosa che i ricercatori olandesi probabilmente abbandoneranno i loro esperimenti perché non ne considerano eticamente giustificato il proseguimento.
Mentre scrivo, otto donne hanno avuto un aborto spontaneo dopo aver subito un’amniocentesi all’inizio della gravidanza, lo stesso è capitato in un altro gruppo di 120 donne a cui era stato fatto il test, da quando gli olandesi hanno iniziato la loro ricerca.
Il Dott. F. Vandenbusche e i suoi colleghi del Leiden University Hospital hanno comunicato ai loro colleghi che “pare che non si sia alcuna giustificazione per continuare l’amniocentesi all’inizio della gravidanza sulla base di credenze e di osservazioni non verificate”.
Un altro studio ha indicato che i bambini le cui madri si sottopongono ad amniocentesi, riportano livelli “significativamente maggiori” di malattie emolitiche.
Vi sono poi molti casi in cui gli esami risultano erroneamente positivi, anche questo tipo di test che viene considerato molto accurato (c’erano più risultati errati nell’amniocentesi che nel test CVC nello studio condotto dall’MRC).
CVC: Campionamento del Villo Corionico Il CVC pareva essere la risposta alla preghiera di ogni madre avanti con gli anni. Nonostante l’amniocentesi sia un test ben noto per scoprire la sindrome di Down, per poterlo fare bisogna aspettare fino alla 16 settimana di gravidanza, poi attendere ancora due o tre settimane prima che i risultati siano disponibili. Se il test indica un’anormalità e voi non volete continuare la gravidanza, dovete sottoporvi a un aborto nel secondo trimestre, che implica effettivamente di dare alla luce un feto morto di 20 settimane, con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche del caso.
Agli inizi degli anni ’70 alcuni dottori svedesi e dell’estremo oriente capirono che si poteva prelevare un piccolo campione dei “villi” con un ago inserito attraverso l’addome o la vagina. I villi sono le proiezioni simili ai capelli del corione (il sacco che contiene l’embrione nell’utero, che diventa placenta) tra la 9 e la 12 settimana di gravidanza e che ci avrebbero permesso di individuare il tipo genetico del feto.
Sarebbe stato possibile quindi scoprire nel feto la Sindrome di Down, l’anemia a cellule falciformi, la distrofia muscolare e anormalità di tipo sessuale.
Ultimamente, studi compiuti su larga scala, hanno finalmente confermato alcune preoccupazioni concernenti il campionamento del villo. L’ultimo di questi studi, condotto dal Consiglio per la Ricerca
Medica, ha esaminato più di 3000 risultati di gravidanze di donne che si erano sottoposte a questo test, confrontandoli con quelli di donne che avevano fatto l’amniocentesi.
Rispetto alle donne che avevano subito l’amniocentesi, quelle sottoposte al CVC avevano più probabilità di perdere il bambino. Solo l’86% delle donne nel gruppo CVC avevano avuto una gravidanza normale, rispetto al 91% del gruppo dell’amniocentesi. Questo era dovuto a un numero maggiore di morti fetali prima delle 28 settimane, un numero maggiore di terminazioni di anormalità supposte, e un numero di morti neonatali dovute soprattutto a un alto numero di bambini prematuri nati prima di 32 settimane.
Il CVC, secondo l’Università Erasmus di Bilthoven in Olanda, può causare una perdita massiccia di sangue nel grembo, che può portare alla morte del feto. “I risultati di questa prova suggeriscono che la politica del campionamento del villo corionico nel primo trimestre riduce del 4,6% le possibilità di portare a termine una gravidanza con successo” ha concluso il rapporto dell’MRC.
Lo studio non era in grado di dire con certezza quanti dei test CVC fossero falsamente positivi perché non tutti i feti abortiti sono stati testati. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto tre falsi positivi, uno nel campione CVC e due nel gruppo amniocentesi. falsi positivi e negativi sono potenzialmente comuni perché il materiale genetico che si trova nel villo corionico potrebbe non essere identico a quello del feto. Nello studio del MRC e in altri campioni del villo corionico contenevano cromosomi anormali, mentre i bambini nati erano normali.
Dai dati è emerso che il rischio di deformità si verificava nelle madri sottoposte a CVC in un qualsiasi momento della gravidanza in un caso su 200, rispetto a un rischio ordinario di uno su 3100 nella
popolazione in generale.
Lontano dall’essere meno invasivo, questo test, prima viene fatto, più gravi sono le anormalità che provoca.
Data l’accuratezza dubbia del CVC ci si potrebbe trovare a fare un’amniocentesi per confermare i risultati, sottoponendo il bambino a due grandi pericoli e moltiplicando il rischio di aborto spontaneo. Il rischio di perdere il bambino con il CVC è di circa del 5%. Quando si aggiunge l’amniocentesi, il rischio di aborto spontaneo è piuttosto alto e si aggira attorno a un caso su sei.
Cancro alla prostata:
– Nuova Medicina: cause conflittuali del cancro..
– Screening prostatico:La forma più diffusa di cancro per gli uomini sopra i 40 anni riguarda la prostata, la ghiandola che si trova sotto la base della vescica e produce una parte del fluido seminale. Dato che si trova così vicina alla vescica e all’uretra, i problemi in quest’aerea provocano invariabilmente dei problemi di urinazione.
Nonostante l’incidenza del cancro alla prostata non sia aumentata, quella dei trattamenti aggressivi come la radioterapia e la chirurgia è aumentata del 36%.
Nove registri dei casi di cancro in tutta l’America, più i dati compilati dal Centro Nazionale per le Statistiche Sanitarie, hanno dimostrato una crescita modesta nel cancro alla prostata tra il 1983 e il 1989 (dovuto soprattutto a sempre maggiori tentativi di scoprire le malattie in uno stadio precoce). Non c’è stato aumento nei tipi di cancro che si diffonde e può essere fatale. Tuttavia, i tassi di prostatectomia (rimozione chirurgica della ghiandola prostatica) sono aumentati circa del 35% all’anno, e sono variati ampiamente da zona a zona. Però tutti questi tagli aggressivi non paiono fare la benché minima differenza sui tassi di sopravvivenza. Ci sono prove evidenti che il trattamento conservativo del cancro alla prostata scoperto presto, cioè mantenendo un atteggiamento attento, del tipo aspettiamo e vediamo, e usando altre forme di terapia come il trattamento ormonale piuttosto che lanciarsi sulla chirurgia, potrebbe essere la decisione migliore, in particolare per gli uomini di una certa età. In particolare gli uomini con più di 70 anni, hanno più probabilità di morire con il cancro alla prostata che per causa di esso.
Nella maggior parte dei casi il cancro alla prostata non si diffonde.
In due studi, durati un decennio di osservazioni, i tumori erano cresciuti solo localmente e non si erano diffusi ad altri organi nei due terzi dei pazienti per i quali il trattamento ormonale aveva generalmente successo. Tra gli uomini sopra i 70 anni, la prostatectomia non solo non è migliore dell’attesa con monitoraggio, ma può essere addirittura dannosa. Trenta giorni dopo l’operazione, quasi il 2% degli uomini sopra i 75 anni muoiono. I tassi di sopravvivenza possono essere più alti nei gruppi per i quali non viene fatto niente, rispetto ai gruppi che si sottopongono alla chirurgia.
Molti pazienti che si sottopongono alla chirurgia muoiono di malattie collegate a complicazioni cardiache nel giro di un mese dopo l’intervento.
Oltre a non migliorare i tassi di sopravvivenza, qualsiasi tipo di trattamento medico, sia con farmaci che con operazioni chirurgiche, influenza negativamente la qualità della vita. I pazienti ai quali
vengono somministrati farmaci o che si sottopongono ad operazioni pare che poi stiano molto peggio in termini di funzioni sessuali, urinarie e intestinali rispetto alle persone i cui progressi vengono semplicemente monitorati con attenzione. Ma il punto importante è che la chirurgia radiale è indicata solo in un numero molto limitato di casi: quelli con un cancro scoperto molto presto (al primo stadio), confinato alla ghiandola stessa e non alla capsula che la contiene o a qualsiasi linfonodo. E’ inoltre efficace solo se i margini attorno alla ghiandola non sono stati attaccati dal cancro.
Se una persona ha 70 anni e il cancro viene scoperto in tempo, la decisione è semplice: attendere mantenendosi controllati. Tuttavia se si è più giovani, molto dipende dallo stadio del cancro e se ci sono le condizioni per affrontare un’operazione. tuttavia la maggior parte delle prove nuove dimostrano che un trattamento conservativo potrebbe essere una scelta ragionevole per gli uomini di tutte le età con una malattia al primo e/o secondo stadio.
Oltre la fatto che la chirurgia alla prostata non pare migliorare la sopravvivenza, l’intervento radiale e lo screening potrebbero semplicemente portare alla luce molti casi di cancro che rimarrebbero altrimenti dormienti e innocui se non scoperti.
Mammografia:
La mammografia senza ombra di dubbio rappresenta l’esame medico-preventivo più diffuso nel mondo occidentale tra le donne oltre i cinquant’anni !
Per i pochi che ignorano il significato di tale esame, la mammografia prende il nome proprio dall’oggetto della visita: le mammelle, e consiste in una radiografia con lo scopo di individuare tumori maligni all’inizio della loro formazione. Assieme alle radiazioni ionizzanti per completare il quadro fisiologico e biochimico si possono associare anche esami quali: palpazione, biopsia, ecografia, ecc.
Come è potuto accadere che questi delicatissimi organi ispiratori di sogni proibiti sia nel poppante che nell’adulto, si trovano nel mirino degli esperti della salute da almeno trent’anni ?
Il motivo è che il cancro alla mammella ha un triste primato, quello di collocarsi tra i primi posti in ordine di incidenza e mortalità tra la popolazione femminile nei paesi industrializzati: per essere più precisi la neoplasia colpisce circa 200 mila donne ogni anno in Europa e circa 31 mila in Italia, provocando in quest’ultima 11 mila vittime.
Queste cifre spaventose vengono usate come cavallo da battaglia dalla scienza medica per portare avanti ricerche e programmi preventivi di massa. Programmi di protezione universalmente noti come screening, il cui obiettivo come dicevamo prima è di prevenire le malattie cancerose o se già iniziate di scoprirle in tempo per poter intervenire.
Il primo studio sullo screening mammografico è stato l’Health Insurance Plan (HIP) iniziato a New York nel 1963 e da allora in successione, chi prima e chi dopo, ha attuato il piano di controllo nazionale imperniato nella sensibilizzazione del mondo femminile al gravoso problema. Campagne informative spingono anche oggi tutte le donne sopra una certa età considerata a rischio, quaranta o cinquant’anni a seconda dello Stato, a fare una radiografia al seno anche se non presentano alcun disturbo e/o sintomo fisico e senza neppure la prescrizione medica.
Nonostante tutti questi enormi sforzi di prevenzione e gli altrettanti fondi messi a disposizione per la ricerca negli ultimi trent’anni il trend di crescita del tumore al seno invece di calare è aumentato.
Com’è che cinque anni fa i casi ufficiali erano 27 mila e oggi sono 31 mila ? E perché gli studi condotti finora non hanno rilevato alcuna riduzione della mortalità generale associata allo screening mammografico ?
Le dichiarazioni ufficiali tendono a dimostrare che le mammografie di massa salvano ogni anno migliaia di donne – e nessuno mette in discussione questo – i dati oggettivi però sono che nel XXI secolo il cancro al seno rimane uno dei tumori che causa più morti.
Se è vero come è vero allora che tale neoplasia cavalca la stessa onda dei programmi preventivi, perché a nessuno viene il dubbio che forse questi screening non hanno quell’affidabilità che gli viene tanto accreditata? O al contrario, un eccesso di esami non potrebbe mettere in serio pericolo la stabilità emotiva della donna provocando ansia e preoccupazioni gratuite?
Qualche giorno fa, precisamente il 20 ottobre, Richard Horton, il direttore di una delle più prestigiose riviste mediche del mondo: The Lancet, ha pubblicamente dichiarato: “…non ci sono in letteratura prove affidabili a favore dei programmi di screening mammografico”.
Una voce autorevole fuori dal coro che dimostra come anche nel mondo scientifico esistono ricercatori seri e consapevoli che non si lasciano abbagliare da falsi miti e che, dati alla mano, non esitano a mettere in discussione ricerche mediche le cui aspettative alle volte vengono sopravalutate.
La sentenza lapidaria di Horton dovrebbe far riflettere le autorità sanitarie sulla facilità con cui i medici prescrivono determinati esami, ma soprattutto le donne che spesso e volentieri (e la storia ne è testimone) sono cavie inconsapevoli di un sistema freddo e distaccato; un sistema dove alle volte conta più una statistica all’interno di una tabella che la salute di un essere umano.
Nessuno ha la presunzione, non è questa la sede, di affermare ciò che è bene e ciò che è male, quello che va fatto e quello che non va fatto; il punto fondamentale è che ogni anno migliaia di donne muoiono lasciando un vuoto incolmabile nelle famiglie che abbandonano e nella vera ricerca della salute e della sua salvaguardia.
Nessuno punta il dito contro lo screening mammografico, sarebbe troppo facile e non porterebbe alcun risultato utile; il dito semmai dovrebbe essere puntato contro quella ricerca investigativa e massificata, dove la lente di Sherlock Holmes viene sostituta dai raggi X, che non va a scavare solo nel seno di una donna, ma per ovvie conseguenze emotive, va molto più in profondità: nell’animo e nella psiche.
Ricordiamo che in qualsiasi test scientifico di laboratorio e non, a causa della trasduzione e interpretazione dei dati, alle volte i risultati possono essere involontariamente falsati o errati, infatti anche la mammografia presenta spesso falsi positivi, cioè dalle analisi sembra un tumore e invece non lo è. “Per oltre mille donne tra i 40 e i 50 anni che potrebbero fare il controllo periodico, salveremmo una vita, ma circa 400 verrebbero invitate per un ulteriore accertamento, col risultato di provocare ansia e paura”
Naturalmente una singola vita salvata non ha prezzo, però nessuno pensa a quelle donne costrette a convivere per anni e anni con l’ansia e la paura di sviluppare il tremendo male del secolo?
Ogni piccolo dolore o gonfiore del seno farebbe scattare immediatamente il piano ics: lotta per la sopravvivenza e/o paura di morire.
Le conseguenze di tutto ciò ? Be’, certamente vivere in continuo “allarme rosso” non fa bene all’organismo; come anche pensare continuamente ad un problema senza riuscire a risolverlo: oltre a disperdere inutilmente energia vitale il cervello potrebbe anche decidere di materializzarlo veramente (la psiconeuroimmunoendocrinologia insegna).
Le donne hanno il diritto di decidere il meglio per la propria salute e conoscere effettivamente il rapporto rischio/beneficio di una terapia preventiva.
Pretendere informazioni e spiegazioni dettagliate, non limitarsi ad accettare per buono e legittimo tutto quello che ci viene detto, perché salute è informazione!
Quando si ha l’informazione corretta e la libertà di scelta terapeutica allora e solo allora saremo i veri padroni e artefici della nostra salute e del nostro destino.
Tratto da: naturopatiaoggi.splinder.com
Verso la fine del 1999 ricercatori svedesi hanno riesaminato 10 anni di programmi di screening concludendo che la mortalità per tumore della mammella non si è significativamente ridotta rispetto alle donne che non si sono sottoposte al programma preventivo.
Questi Enti, sono contro e non la sostengono
American College of Physician
US Preventive Services Task Force
American Academy of Family Practice
Canadian Task Force on the periodic health examination
Tratto anche da: Ciò che i dottori non dicono: la verità sui pericoli della medicina moderna Lynne McTaggart ed. Macro.
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La commissione parlamentare per gli ERRORI sanitari pubblica un rapporto choc – Ott. 2010
In un anno 242 errori sanitari. In 163 casi sono costati la vita al paziente
Rapporto choc della commissione parlamentare sugli errori sanitari: in poco più di un anno, da fine aprile 2009 fino a metà settembre 2010 i casi di malasanità in Italia sarebbero stati 242. Di questi 163 si sono conclusi con il decesso del paziente. Praticamente nel lasso di tempo preso in considerazione è morta una persona ogni tre giorni per l’inefficienza del sistema sanitario.
La regione con il bilancio peggiore è la Calabria, con 64 casi, seguita dalla Sicilia, che ne registra 52. A seguire ci sono il Lazio, con 24 casi e 14 decessi, e poi Puglia, Campania e Lombardia con 15 casi, ma un diverso numero di morti: 4 nella regione governata da Formigoni, 9 in quella di Vendola e 12 in quella rappresentata da Caldoro.
In fondo alla classifica, e dunque con meno casi di malasanità, ci sono Umbria, Marche, Basilicata e Trentino Alto Adige con 1 caso ciascuna, che non si e’ concluso con la morte del paziente solo nelle Marche.
Fonte: http://tg24.sky.it/tg24/cronaca/2010/10/27/malasanita_commissione_parlamentare_calabria_sicilia.html
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Provocano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori – 15 Gen. 2009
In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o causati dalla cattiva organizzazione dei servizi sanitari sono da bollettino di guerra: tra 14 mila (secondo l’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri) e i 50 mila decessi all’anno, secondo Assinform.
Il che significa circa 80-90 morti al giorno (il 50% dei quali evitabile), 320 mila le persone danneggiate.
E con costi pari all’1% del pil: 10 miliardi di euro l’anno. A fornire le cifre è l’Associazione italiana di Oncologia medica (Aiom).
Italy – Errori medici: 6 cause al giorno…Fonte: Corriere della Sera Milano, 2 Apr. 2008
Secondo l’ultimo dossier dell’assessorato alla Sanità presentato ai risk manager della Lombardia, nel 2007 gli ospedali hanno registrato mediamente 6 denunce al giorno. Il 15% delle richieste di risarcimento è stata avanzata contro gli ortopedici e a seguire contro medici di Pronto Soccorso e specialisti di chirurgia generale. Servono circa 18 mesi perchè 1 paziente su 3 ottenga un risarcimento medio di 48.400 euro.
Gli errori medici uccidono più degli incidenti stradali – Fonte: La Repubblica, 27 Giu. 2007
Giuseppe Remuzzi, Direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Bergamo, ha spiegato che ‘gli errori medici in USA hanno ucciso, nel 2005, 90.000 pazienti; nello stesso anno i morti per incidenti stradali sono stati 45.000’. In Italia ogni anno sono circa 15.000 i medici che affrontano cause di risarcimento. Il 42,3% degli errori si verifica per sovraccarico di lavoro, il 16,6% per l’organizzazione dei turni ed il 9,5% per problemi di comunicazione.
“Il boom degli errori in corsia” – Fonte: La Repubblica, 23 Sett. 2008
In Italia in 10 anni le denunce dei cittadini contro medici ed ospedali sono cresciute del 66%. Lo afferma ANIA, Associazione Nazionale delle Imprese Assicurative. Si è passati da 17.000 casi segnalati nel 1996 a 28.000 nel 2006. Per fronteggiare tutte le richieste, le Regioni stipulano polizze per la responsabilità civile in campo sanitario per un totale di circa 500 mln di euro l’anno.
“L’ortopedia guida il contenzioso sulle cure” – Fonte: Il Sole 24 Ore, 17 Mar. 2008
Sono oltre 4.000 i presunti ‘errori medici’ segnalati nel 2007 a Cittadinanzattiva-Tribunale dei Diritti del Malato, che domani presenta a Roma il rapporto ‘Pit Salute 2007’. Il documento contiene 22.380 segnalazioni di disagio dei cittadini alle prese con l’assistenza sanitaria. Il 69% delle lamentele riguarda gli errori in ospedale, il 91% il tempo del ricovero, il 66% gli interventi chirurgici ed il 28% il momento della diagnosi. Il 18% del totale dei reclami viene da ortopedia, seguita da oncologia (12%) e chirurgia generale (9,5%). Cresce così il prezzo delle polizze assicurative accettate dal singolo professionista che svolge attività in proprio contro il rischio di errori e scendono quelle stipulate dagli ospedali.
Malasanità: 320.000 casi l’anno – Fonte: Il Messaggero, 6 Febb. 2005
Da un’indagine firmata dalla Commissione tecnica sul rischio clinico, nata all’interno della Programmazione generale del Ministero della Salute, emerge che in Italia ogni anno si verificano circa 320.000 morti a causa di errori ospedalieri. In media muoiono circa 90 pazienti al giorno; almeno il 50% dei decessi sarebbe evitabile. Il 70% degli incidenti nasce da problemi organizzativi, il restante 27-30% è dovuto all’errore umano. Il sovradosaggio di farmaci e lo scambio di pazienti risultano essere le ‘distrazioni’ più diffuse.
Questi dati ed i successivi che inevitabilmente vi saranno, sono impressionanti di quanto accada in ambiente sanitario.
Non si vogliono qui aizzare i pazienti contro i medici, ma obiettivamente, se ci sono errori è giusto che anche in questo ambiente si risponda. Inoltre l’impunità garantisce la degenerazione di qualsiasi sistema. E’ quindi un interesse collettivo, e del sistema sanitario stesso, che ci sia una competizione di interessi in grado di selezionare e stimolare l’efficienza.
In passato non si tentava neppure di avere un risarcimento almeno economico, per la convinzione di non ottenere nulla in quanto si pensava che i medici “si coprissero a vicenda”, oppure che in tribunale le cause sono lunghe, costosissime e bisogna anticipare per molti anni cifre notevoli oltre a dover fronteggiare i migliori avvocati che i medici ed ancora più “le istituzioni”, possono pagarsi.
Infine quando si cercava di iniziare una difesa dei propri diritti ci si impantana effettivamente nella infruttuosa ricerca di un professionista che si pronunci contro un altro.
Oggi le cose stanno cambiando, sia per una perdita di potere di questi ambienti sia per la possibilità di appoggiarsi ad associazioni o studi legali specializzati ed organizzati in questo senso, dove tra l’altro quasi non ci sono anticipi di spesa, se lo studio valuta una sufficiente possibilità di successo.
Su Interenet si trovano i siti di questo tipo.
Segnaliamo ad esempio www.obiettivorisarcimento.it
By A. Marco
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Covid19 – I dati sono impressionanti – (Marzo 2020)
Solo l’1% risulterebbe “affetta” da Covid19, il restante 99% dai 17-18 ceppi della classica influenza stagionale.
Qui di seguito trovate il link del CDC che spiega che il Covid19 esiste dal lontano 1960, non passato dagli animali all’uomo ma creato in laboratorio, quindi ingegnerizzato!! (Vedasi brevetto).
Sars, influenze stagionali, Covid19, Orthomixovirus e moltissime altre influenze, SONO DOTATE di un BREVETTO
Non vi è NIENTE di naturale in queste infezioni.
– https://www.cdc.gov/coronavirus/types.html
– https://patents.google.com/patent/US10130701B2/en
– https://patents.google.com/patent/WO2009056628A1/en
I pazienti vanno in rianimazione per tromboembolia venosa generalizzata, soprattutto polmonare.
Se così fosse, non servono a niente le rianimazioni e le intubazioni perché innanzitutto devi sciogliere, anzi prevenire queste tromboembolie.
Se ventili un polmone dove il sangue non arriva, non serve ! Infatti sono morti 9 su 10.
Perché il problema è cardiovascolare, non respiratorio ! Sono le microtrombosi venose, non la polmonite a determinare la fatalità ! E perché si formano trombi ? Perche l’infiammazione come da testo scolastico, induce trombosi attraverso un meccanismo fisiopatologico complesso ma ben noto.
Allora ? Contrariamente a quello che la letteratura scientifica, soprattutto cinese, diceva fino a metà marzo era che non bisognava usare antinfiammatori, ma curare la causa dell’infiammazione.
Ora in Italia si usano antinfiammatori e antibiotici (come nelle influenze) e il numero dei ricoverati crolla.
Molti morti, anche di 40 anni, avevano una storia di febbre alta per 10-15 giorni non curata adeguatamente. Qui l’impreparazione dei medici con l’infiammazione malcurata, ha distrutto tutto e preparato il terreno alla formazione dei trombi.
Perché il problema principale non è il virus (che non è mai stato sequenziato e certificato con precisione, ma la reazione immunitaria che distrugge le cellule dove vi è l’infiammazione. Infatti nei reparti COVID non sono mai entrati malati di artrite reumatoide ! Perché fanno il cortisone, un potente antinfiammatorio !
Pertanto, in Italia le ospedalizzazioni si sono ridotte ed è ritornata una malattia che si cura a casa.
Curandola bene a casa eviti non solo ospedalizzazione, ma anche il rischio trombotico.
Non era facile capirlo perché i segni della microembolia sono sfumati, anche all’ecocardio.
LEGGI ANCHE: La pandémie ou le rapport prémonitoire de la CIA
https://www.egaliteetreconciliation.fr/La-pandemie-ou-le-rapport-premonitoire-de-la-CIA-58847.html
Un altro rapporto della CIA, più vecchio del 2005 evocava già la possibilità di una pandemia mondiale dovuta ai coronavirusm – La Rédaction d’E&R –
Nel 2009, Il giornalista storico Alessandre Adler partecipava ad un’opera premonitoria. Nel nuovo rapporto della CIA – Come sarà il mondo nel 2025 (ediz. Robert Laffont) formulava l’ipotesi di una pandemia, che viene descritta con dettagli che annunciavano la crisi sanitaria attuale.
Ha destato molto interesse la testimonianza del giovane manager italiano di una fra le più grandi banche d’affari mondiali dalla quale, nel 2005, si è licenziato perché si è rifiutato di vendere derivati che scommettevano sulle morti di aviaria.
In questo link l’intervista rilasciata alla TV La7 trasmissione “Otto e mezzo” del 15-3-2012: (a 14,40′ dall’inizio: “derivati” su aviaria), come quelli che sono stati emessi e venduti nei quali si scommetteva sulla pandemia 2019, così puntualmente avvenuta con la dichiarazione verbale di un dirigente dell’OMS (non scritta) due giorni prima della scadenza dei titoli, così coloro che li avevano acquistati….si sono arricchiti……con quella scommessa sulla pandemia 2019….tutti preparato a tavolino per speculare finanziariamente con titoli emessi appositamente per quella speculazione…..
Bill Gates afferma:
dice testualmente: «Lavorando bene, con i servizi sanitari, la contraccezione e i vaccini potremmo forse ridurre la popolazione del 10-15%».
Ma come? La sanità e i vaccini servono per diminuire la popolazione? Avrete capito male? … No, no, l’ha proprio detto, c’è il video su youtube che lo documenta !
Vedi anche: Epidemie inventate – 1 + Epidemie inventate – 2 + Cosa sono i virus ?
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La corporazione medica è diventata una grave minaccia per la salute.
L’effetto inabilitante prodotto dalla gestione professionale della medicina ha raggiunto le proporzioni di una epidemia.
La sofferenza, le disfunzioni, l’invalidità e l’angoscia conseguenti all’intervento della tecnica medica, fanno della medicina una delle epidemie più dilaganti del nostro tempo.
La mia tesi è che il profano e non il medico ha potere effettivo per arrestare l’epidemia da medicinali e cure mediche.
Solo un programma politico diretto a limitare la gestione professionale della sanità, può permettere alla gente di recuperare la propria capacità di salvaguardarsi la salute, e che tale programma è parte integrante di una critica e limitazione sociale del modo di produzione industriale.
By Ivan Illich – “Nemesi Medica” – Re-Macro edizioni, Como
In molti paesi del terzo monto il 10% dei bambini vaccinati per la rosolia, muore per effetto del vaccino !
By Milton Silverman, Philip Lee e Mia Lydecker, in “Prescriptions for death. The drugging of the third world”
– Tratto da L’Europeo n. 48 del 25/11/1988
Gli errori in corsia uccidono più degli incidenti stradali, del cancro al seno e dell’Aids. Almeno negli Stati Uniti, dove “nel 2005 le persone morte per errore medico sono state 90mila, contro le 43mila vittime dell’asfalto, le 42mila del tumore alla mammella e le 16mila dell’Aids”. E “non c’e’ ragione di pensare che la situazione non sia la stessa anche in Italia”. Lo ha affermato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto farmacologico Mario Negri di Bergamo, intervenuto oggi a Milano al convegno (2008) ‘Il contenzioso medico-paziente, un crescente problema culturale, etico ed economico”.
Gen. 2008 – 5000 MORTI OGNI ANNO per ERRORI COGNITIVI dei MEDICI
E’ stato presentato al CNR di Roma il volume curato dalla Fondazione Smith Kline “La dimensione cognitiva dell’errore in medicina” realizzato nel contesto di un più ampio progetto che la Fondazione Smith Kline dedica al tema delle decisioni in medicina e sanità e che comprenderà altre iniziative editoriali e programmi formativi universitari e di educazione. Trentaduemila casi ogni anno : sono questi i numeri indicativi, messi in evidenza, delle morti in ospedale causate da errori medici: il 2,5% circa del totale dei decessi in Italia, secondo i dati Istat. Più dei morti per incidenti stradali. Si tratta di una stima rozza, certo, ma comunque rivelatrice di una situazione cui è necessario far fronte. Soprattutto se si considera che a questa cifra vanno aggiunti 300mila casi di danni alla salute, più o meno gravi (circa il 4% del totale dei ricoveri); che il danno economico provocato dagli errori si aggira intorno ai 260 milioni di euro all’anno solo per il prolungamento dei tempi di degenza e che molti errori, non avendo conseguenze manifeste e riconoscibili, non vengono individuati.
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Negli Stati Uniti d’America, la prima causa di morte sono le malattie cardiovascolari, la seconda i tumori e la terza sono gli errori dei medici (prescrivono farmaci tossici, sbagliano le diagnosi, operazioni chirurgiche, ecc.).
Secondo il prestigioso Journal of the American Medical Association (JAMA, nr. 284 del 26 luglio 2000), “gli interventi chirurgici non necessari, gli errori medici, gli effetti collaterali dei farmaci, ecc. causano lo stesso numero di morti delle cardiopatie e dei tumori ! “.
Oltre 250.000 persone muoiono ogni anno per l’operato sbagliato di medici impreparati.
Ma chi li istruisce cosi male ? Le Università, le quali insegnano ideologie errate ai futuri medici, perché sono le lunghe mani…delle industrie farmaceutiche…che le controllano attraverso i “baroni” della medicina, i ricercatori al loro soldo, ed la connivenza degli Stati, Istituti di ricerca, ordini dei medici da esse controllati, per mezzo dei “loro uomini” inseriti in quegli enti.
Qui si parla solo di morti, senza contare le menomazioni permanenti, le lesioni o le patologie più gravi che insorgono per effetto di farmaci o interventi di chirurgia. Il numero di persone che sviluppano disabilità, disturbi seri e cronici o malattie correlate a farmaci e interventi chirurgici potrebbe superare i 3 milioni all’anno”: – leggere: “Vogliono farvi ammalare”, Kevin Trudeau, ediz. Mondadori.
Ecco le classifica delle prime tre cause di morte negli STATI UNITIi:
1) Malattie cardiovascolari: 869.724 morti : American Heart Association, “Cardiovascular disease”,
www.americanheart.org/presenter.jhtml?identifier=4478
2) Tumori: 559.000 morti : American Cancer Society, anno 2007, www.cancer.org
3) Medici: 250.000 morti : JAMA, 26 luglio 2000
La popolazione americana è di circa 300 milioni di persone, mentre quella italiana raggiunge a mala pena i 60 milioni. Il che significa che l’America ha 6 volte il numero degli abitanti italiani.
Ma le prime tre cause di morte da noi non sono un quinto di quelle d’oltreoceano..
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“Operazioni sbagliate, errori nella somministrazione dei farmaci, diagnosi mancate:
in dieci anni in Italia le denunce dei cittadini contro i medici e gli ospedali sono aumentate del 66%. Secondo l’Ania, l’associazione nazionale delle imprese assicuratrici, si e’ passati da 17mila danni segnalati nel 1996 a 28mila nel 2006″.
“Per reggere l’urto delle richieste dei cittadini le Regioni stipulano polizze per la responsabilita’ civile in campo sanitario per un totale di circa 500 milioni di euro l’anno. Dietro al boom – continua il quotidiano – ci sono vari motivi, spesso non classificabili come malasanita’ “.
Lo dice -scrive- lo stesso organismo autore dello studio, indicando tra l’altro ‘una maggior consapevolezza dei propri diritti da parte dei malati che li spingerebbe ad una conflittualita’ piu’ marcata.
Denuncia inoltre non vuol dire automaticamente colpa: restano una minoranza i casi in cui si arriva ad un risarcimento.
Secondo il Simpas, sistema informativo ministeriale sulle polizze assicurative in sanita’, i soldi vengono riconosciuti in un terzo dei casi.
E arrivano tardi, anche a causa della lentezza dei processi”.
“Sempre secondo Ania -prosegue- nel 2006 era stato liquidato solo il 68% del valore dei sinistri provocati per errore medico dieci anni prima. La media dei rimborsi e’ tra i 25 e i 30mila euro”. Cosi’ “mentre il ministro alla pubblica amministrazione Renato Brunetta parla con una certa frequenza di ‘macellai’ tra i chirurghi, -aggiunge ancora- le Regioni e il governo si organizzano per disporre di un sistema di “risk management”, cioe’ di controllo dell’errore in corsia”.
Fonte : TG5 – Ott. 2008
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ERRORI in MEDICINA – Napoli (Italy)
Si e’ concluso nel mese di Dicembre 2007 il congresso nazionale “L’errore in medicina: prevenzione e gestione della conseguenze”, organizzato dall’Azienda Ospedaliera Universitaria “Federico II” e dalla Viras International Insurance Broker SpA, che ha preso il 5 dicembre, nell’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli.
Dopo i saluti dell’autorità, ha avuto inizio la discussione con la partecipazione dei professori della “Federico II” Giuseppe Lissa, ordinario di Filosofia Morale; Vincenzo Patalano, ordinario di Diritto Penale; Claudio Buccelli, ordinario di Medicina Legale e presidente del convegno; Maria Triassi, ordinario di Oncologia medica e del dott. Tonino Aceti, responsabile nazionale “Studio e Documentazione” del Tribunale dei Diritti del Malato.
I dati che sono emersi fanno pensare ad una vera e propria emergenza.
Infatti, secondo le proiezioni internazionali applicate alla situazione italiana si prevede che dato il numero di 8 milioni di ricoveri l’anno, ci potrebbero essere 320 mila danni o malattie da errori di terapia o disservizi ospedalieri e bene 30/35 mila decessi (secondo i dati relativi all’anno 2006). Le branche specialistiche coinvolte sono ostetricia e ginecologia per il 16,0 %; chirurgia generale per il 13,7%; ortopedia e traumatologia per il 12,4%; medicina generale per il 6,0% e anestesia e rianimazione per il 5,2%. Questi danni sono causati per il 48,3% da errore umano; per il 33% da difetti della struttura sanitaria e per il 5,5 da ritardo di trattamento corretto.
Secondo il Tribunale dei Diritti del Malato 1 cittadino su 5 denuncia un errore, di cui il 72% in interventi chirurgici; il 22% per errata diagnosi e il 4% per errata terapia. I dati sul Medical Malpractice sono contraddittori, a volte allarmanti.
Quello che manca ancora è un regime di governo dei rischi condiviso, cioè un sistema di norme, valori, risorse, informazioni, procedure e comportamenti codificati che coinvolga ed impegni tutti: istituzioni, medici e cittadini.
Per superare questo impasse è indispensabile, dunque, dotarsi di un sistema strutturato, avere una politica, una strategia e, soprattutto, le giuste risorse umane che sappiano operare in staff, diffondere informazioni e fare formazione. È stata espressa anche l’esigenza di favorire linee guida, percorsi di cura, audit clinici, ecc., nonché di saper gestire l’evento avverso, analizzando l’errore (root cause analysis) ed effettuando eventuali iniziative di “aggiustamento” dell’organizzazione assistenziale dopo l’analisi. Ieri pomeriggio e questa mattina continua il convegno con la presentazione di esperienze di prevenzione e fattive prospettive di soluzione in chiave di Risk Management.
x info: Dott.ssa Loreta Somma – http://www.korazym.org/news1.asp?Id=26587
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90 MORTI AL GIORNO, META’ EVITABILI. NASCE L’OSSERVATORIO SUI RISCHI
Il 23 Sett 2004 ad Ostia la I° Consensus Conference sul Risk Management in Sanità
Roma, 17 settembre 2004 – Causano più vittime degli incidenti stradali, dell’infarto e di molti tumori.
In Italia le cifre degli errori commessi dai medici o provocati dalla cattiva organizzazione dei servizi sono da bollettino di guerra: tra 14 e 50mila i decessi ogni anno, di cui il 50% evitabile, 320.000 le persone danneggiate, con costi pari all’1% del PIL, 10 miliardi di euro l’anno.
Le fonti sono spesso discordi su questi numeri; per ottenere dati certi e uniformi – ma soprattutto per individuare interventi di riduzione del rischio – Occorre costituire l’Osservatorio sui rischi sanitari e il database nazionale degli errori medici, oggi mancanti nel nostro Paese. “Gli interventi di contenimento del rischi in sanità – afferma il sen. Cesare Cursi, sottosegretario alla Salute, nella conferenza stampa di presentazione della Consensus – devono interessare tutte le aree in cui l’errore si può manifestare durante il percorso clinico di diagnosi, cura e assistenza al paziente.
A questo scopo nel 2003, presso la Direzione Generale della Programmazione sanitaria, abbiamo istituito una Commissione tecnica sul rischio clinico che nel marzo 2004 ha elaborato un primo rapporto. Questa consensus rappresenta un ulteriore momento di approfondimento di un tema di grande attualità”.
I dati nazionali disponibili sugli errori in sanità provengono da varie fonti (Anestesisti Ospedalieri, Assinform, Tribunale dei Diritti del Malato e altre) oppure sono proiezioni dalla letteratura internazionale (a partire dal rapporto Usa del 2000 ‘To err is human’) o ancora si riferiscono a studi e sperimentazioni condotti in grandi e piccoli centri di cura italiani. Queste ultime ricerche si concentrano però essenzialmente sul problema della tracciabilità e dell’erogazione di farmaci e dispositivi per evitare il tipico scambio di confezioni o la non applicazione dei protocolli, fattori che in oncologia – seconda area medica dove si registrano più eventi avversi dopo ortopedia – rappresentano il 40% degli errori secondo una recente indagine dell’Asl Roma C. “Quelli relativi al farmaco e alla corretta esecuzione dei protocolli terapeutici sono fra gli errori più frequenti in oncologia – spiega il prof. Francesco Cognetti, direttore scientifico dell’Istituto Regina Elena di Roma –.
Dagli ultimi studi internazionali risulta però che in oncologia le controversie per errori medici sono in diminuzione. Ciò però non deve sollevare in alcun modo il clinico dai propri doveri e responsabilità: una maggiore chiarezza nel comunicare i limiti della medicina e gli eventuali errori non può che giovare al rapporto col paziente. Per evitare gli eventi avversi è necessario, come in ogni settore, imparare da essi.
In questo senso, l’aderenza alle linee guida evidence-based, diventate largamente disponibili in oncologia, è la salvaguardia migliore contro ogni errore”. “Negli ultimi anni si sta assistendo a un incremento delle cause intentate contro i medici – aggiunge Giorgio Carlo Monti, Segretario Nazionale della Società Italiana di Medicina Generale – al punto da spingere alcuni di loro a rifiutare ricoveri ‘estremi’, quelli cioè che possono generare successive cause legali intentate da familiari o pazienti che si sentono danneggiati.
Negli anni passati queste controversie per ‘malpractice’ o per errori professionali venivano sollevate quasi esclusivamente nei confronti di specialisti.
Ma negli ultimi anni si registra un trend al rialzo anche per le cause contro i medici di famiglia”.
Al termine della Consensus – organizzata da Altis, agenzia specializzata nel risk management – verrà steso un documento programmatico per la tutela del cittadino.
Subito dopo queste notizie, sono apparse le smentite……non sarebbero 90.000 ma “solo” qualche decina di migliaia, ma non si sa con precisione quanti morti….
Commento NdR:……e non hanno conteggiato i morti per l’utilizzo di farmaci tossici (cioè tutti i farmaci di sintesi) che vengono somministrati ai pazienti da ricette di medici ospedalieri e non ! per cui i morti sono molto ma molto di più !
Solo in campo Oncologico con le terapie ufficiali di 385.000 nuovo casi all’anno di cancro il 50% muore nel corso del primo anno dopo le cure chemio/radio ! del rimanente 50% il 70% muore nel corsi dei successivi 5 anni ed il resto in 10-15 anni !
E’ tutta la medicina terapeutica (e quindi occorre la rieducazione di TUTTI i medici su tutte le tecniche sanitarie possibili, non solo quelle farmacologiche) che DEVE essere rifondata su basi di salubrità, cosa che oggi i FATTI ci dimostrano che così NON è !
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Percentuali di Errori dei medici:
Nella particolare classifica delle specialità in cui si commettono più errori, stilata dal Tribunale dei diritti del Malato, l’Oncologia, con un 13% si colloca al secondo posto, preceduta dall’Ortopedia con il
16,5% di errori, seguita dall’Ostetricia (10,8%) e dalla Chirurgia (10,6%). Gli errori più frequenti vengono fatti in sala operatoria (32%), poi nei reparti di degenza (28%), nei dipartimenti di urgenza (22%) e negli ambulatori (18%).
Ma quali sono gli errori più frequenti ?
L’ordine di somministrazione di un farmaco può dunque essere equivocato, soprattutto se non vi è il controllo anche al letto del paziente.
Anche l’ambiente in cui si lavora influisce: perché un conto è scrivere la cartella clinica in un ambiente tranquillo, seduti a una scrivania, altro è farlo, coma talvolta capita, in corridoio, nella confusione generale.
Altri errori sono dovuti al sistema che, a causa delle lunghe liste d’attesa (per visite ed esami diagnostici) è causa diretta delle diagnosi tardive, che arrivano quando ormai il danno è irrecuperabile.
Altri errori sono dovuti ai farmaci somministrati ai pazienti dall’incompetenza di certi medici e/o dalla tossicità dei farmaci.
I dati forniti oggi dall’Aiom confermano infatti l’urgenza di affrontare il fenomeno degli errori in medicina e la necessità di garantire la massima sicurezza possibile ai cittadini che ogni giorno si rivolgono alle strutture sanitarie del nostro Paese.
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La medicina allopatica è utile o dannosa ?
Durante lo sciopero dei medici in California nel 1976, il tasso di mortalità declinò sensibilmente
http://www.trinity.edu/~mkearl/deathmed.html .
A Los Angeles ad esempio, il tasso di mortalità settimanale declinò da 19.8 a 16,2 morti per 100.000 durante lo sciopero e risalì a 20,4 dopo la sua conclusione. La riduzione del tasso di mortalità durante lo sciopero fu del 18%.
In Israele nel 1973, i medici ridussero i loro contatti giornalieri con i pazienti da 65.000 a 7.000 in uno sciopero che durò un mese. Secondo la Società Onoranze Funebri di Gerusalemme, il tasso di mortalità degli israeliani cadde in quel mese del 50%
http://www.soveriegn.freeservers.com/physicia.htm. Non c’era stata una così profonda decrescita in mortalità dopo l’ultimo sciopero dei dottori 20 anni prima !
Semplici coincidenze ? Nel 1976, a Bogotà in Colombia, uno sciopero dei medici continuò per 52 giorni e il tasso di mortalità cadde del 35% http://yarchive.net/med/doctor_strikes.html
La parola alle statistiche.
Nel 2000, in USA, una Task-force presidenziale etichettò gli errori medici come un “problema nazionale di proporzioni epidemiche”.
I membri del comitato stimarono che “il costo associato con questi errori in perdita di reddito, invalidità, e costi sanitari ammonta a 29 miliardi di dollari
annualmente” http://www.iatrogenic.org/index.html.
Lo stesso anno (2000) l’Istitute of Medicine diffuse uno storico rapporto: “Errare è umano: costruire un sistema sanitario più sicuro”.
Gli autori del rapporto conclusero che da 44.000 a 98.000 persone muoiano ogni anno come risultato di errori durante la degenza.
Essi precisano che “anche se si usa la stima più bassa, le morti dovute a errori medici superano il numero di quelle attribuibili alla causa di morte all’ottavo posto in ordine d’importanza.”
Come notano gli autori, i dati degli ospedali “offrono solo una stima molto modesta della dimensione del problema, poiché i pazienti ospedalieri rappresentano solo una piccola porzione della popolazione totale a rischio e i costi ospedalieri diretti sono solo una frazione dei costi totali”.
Bibliografia
1. To err is human. Building a safer health system. 2000; The Institute of
Medicine NATIONAL ACADEMY PRESS Washington, D.C. 1999
2. Manuel de Carvalho Medical errors in hospitalized patients J Pediatr
(Rio J). 2002 Jul-Aug;78(4):261-8
3. Weinger MB, Ancoli-Israel S. Sleep deprivation and clinical performance.
JAMA 2002; 287:955-7.
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Su Corriere Salute di domenica 2 febbraio, 2003
Qui sotto la sintesi di prima pagina a caratteri cubitali. Due pagine di orrori all’interno.
Troppi errori, dottore…..
Operazioni all’occhio sbagliato, pinze dimenticate nell’addome, referti di esami scambiati.
12 MILA Cause giudiziarie all’anno (in Italia) come negli USA, CONTRO i medici !
in Italia 320.000 malati all’anno subiscono danni evitabili in seguito alle “cure mediche”, pari al 4% dei ricoverati negli ospedali.
I morti per errori medici sono circa 35.000 !
Eppure non si fa quasi nulla, o quasi, perché non accada più.
Commento NdR:…….e poi parlano di “preparazione universitaria dei medici“……certo, ma essi NON sono preparati sulle cause VERE delle malattie, altrimenti non starebbero in questo “buco nero”….. di incompetenza professionale, infatti NON conoscono tutte le tecniche sanitarie possibili…della medicina naturale !!!
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Anatomia dell’errore: errore personale o errore di sistema ? – By Marco Rapellino, Direttore Struttura complessa Qualità e Risk Management, Ospedale S. Giovanni Battista, Torino
To err is human (Errare è umano) è il titolo di una monografia della National Academy of Sciences Statunitense, pubblicata nel 2000, il cui scopo era un approccio globale all’errore medico, cercando in primo luogo di ridurlo quantitativamente e successivamente di ridurre i danni per il paziente e i danni economici e soprattutto morali per il medico. L’affermazione della ineluttabilità dell’errore umano sembra in Italia possa essere applicata a tutte le categorie professionali, eccetto forse ai medici.
Le richieste di risarcimento erano nel 2001 12.000, dati successivi parlano di 15.000 richieste di risarcimento l’anno, con un aumento negli anni di cause penali. Le cause di questo progressivo aumento del contenzioso sono molteplici: l’ineluttabilità della morte è messa in discussione ogni giorno a livello dei media, con notizie eclatanti su miracolistiche scoperte, che forse tra 10-15 anni e solo nel 30% dei casi avranno un’applicazione pratica; la Magistratura è sempre più attenta (forse giustamente) ai problemi legati ad errori medici, ma d’altra parte spesso vi è un riconoscimento della responsabilità del sanitario in via probabilistica e basato su interpretazioni più o meno personali; è sempre più presente una cultura del risarcimento, che porta a denunce penali, a volte indotte, che divengono una sorta di grimaldello legale per ottenere un vantaggio da un qualsiasi problema sanitario.
Questo ha provocato da una parte una difficile assicurabilita’ delle strutture sanitarie, dall’altra un atteggiamento dei medici caratterizzato da uno stato di iperreattivia’ notevole, che ha portato ad un comportamento di tipo difensivo sia a livello relazionale, sia a livello di approccio diagnostico-terapeutico al paziente.
Pare ovvio che si debba intervenire in qualche modo per rompere questo circolo vizioso, che mina in maniera drammatica il rapporto medico-paziente, non più basato sull’accordo comune per un ristabilimento delle condizioni di salute, ma su una base di diffidenza reciproca e di assenza di una comunicazione leale.
Con una legislazione come quella italiana, se è possibile trasferire alle assicurazioni il compito risarcitivo, non è invece possibile per il medico evitare il peso morale della denuncia penale, che è in molti casi destruente.
E’ quindi indispensabile intervenire sulla prevenzione del cosiddetto rischio medico, cioè tentare di ridurre in qualche maniera il pericolo di sbagliare o meglio di avere un comportamento che possa essere giudicato a posteriori gravato da imperizia, negligenza , omissione.
E’ indispensabile valutare attentamente i vari tipi di errore sanitario e di evento avverso a livello delle proprie ASO e ASL, con una ricerca attenta degli eventi sentinella e della incidenza nelle varie specialità e aree omogenee.
Questo è il primum movens di una ricerca dei fattori favorenti il rischio.
James Reason è il teorico di un modello secondo il quale l’accadere di un evento avverso è possibile per un active failure (azione od omissione) che supera le barriere difensive della prevenzione e dell’attenzione, ma che è provocato soprattutto dalle condizioni (latent failure) in cui si svolgono le azioni stesse.
Le latent failure sono identificabili in errori di programmazione, di organizzazione, di gestione, che tendono a rendere debole il sistema e ad esporlo a possibili errori; soprattutto sono molto più difficilmente rilevabili degli errori attivi, che invece sono sotto gli occhi di tutti.
Per una buona gestione del rischio a livello Ospedaliero e anche della Medicina sul territorio, è necessario quindi riflettere sulle condizioni generali del lavoro, dal punto vista organizzativo, strutturale, fino a giungere all’aspetto di gratificazione e soddisfazione dell’operatore.
E’ sicuramente utile, oltre ai fattori di rischio generali, ricercare, con la collaborazione degli specialisti, i fattori di rischio che caratterizzano le varie aree funzionali. Infatti è ovvio che il rischio di subire eventi avversi non è uguale per ogni paziente.
Sono anche estremamente diversi i fattori di rischio, che sono legati ovviamente alla situazione (emergenza), al percorso diagnostico terapeutico, all’uso di particolari tecnologie e, in ambito ospedaliero, come si diceva, all’area specialistica.
Tratto da: http://web.infinito.it/utenti/f/fappto/errore_medico_2005/rapellino_ab.html
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Fotografare l’errore in Medicina
Non c’è due senza tre. Così dopo “Fotografare il rischio” e “Fotografare la ricerca”, il Bollettino d’Informazione sui Farmaci (BIF) non poteva non rispondere all’entusiasmo con cui è stato accolto il secondo concorso fotografico con un terzo concorso: “Fotografare l’errore”.
Il tema dell’errore in medicina è sempre di estrema attualità ed interesse.
“Errare humanum est, sed perseverare diabolicum. “La saggezza dei vecchi proverbi sintetizza bene gli aspetti essenziali della realtà; anche in questo caso il detto sottolinea l’inevitabilità dell’errore quale conseguenza della condizione umana, ma anche ammonisce sullo sforzo che ciascuno di noi deve compiere per non ripeterlo una seconda volta”, scrive Luciano Vettore presentando sull’ultimo numero del BIF il nuovo concorso (“Il valore dell’errore in medicina“, BIF 2007; 3: 132-4).
“Questo ammonimento ha una valenza etica e in qualche misura sembra distinguere l’errore – come evento inevitabile – dallo sbaglio, il quale richiama la responsabilità soggettiva del non aver fatto tesoro degli errori precedenti, cioè del non aver posto una sufficiente attenzione nelle proprie azioni. Va detto tuttavia che di questa differenza non si tiene generalmente conto, sia in ambito educativo che professionale: ogni errore, qualunque sia la sua natura, tende a venire colpevolizzato, quasi che ci fosse una stretta parentela tra errore e peccato, richiedendo così per ogni errore una punizione. Senza voler essere giustificazionisti, non si può tuttavia disconoscere come questo atteggiamento, più moralistico che etico, abbia sottratto all’errore la sua forte valenza educativa perché – sempre per restare ai proverbi – in fondo ‘errando s’impara’ purché… non si perseveri nell’errore”.
Tratto da: http://www.pensiero.it
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Varata Legge per istituzione Commissione inchiesta su errori medici e della Sanita’ – Italy, Roma Apr. 2009
L’aula della Camera ha votato e approvato questa mattina in via definitiva la proposta di legge che istituisce la Commissione di inchiesta parlamentare sugli errori medici e le cause del disavanzo economico delle Regioni. E’ quanto ha reso noto il presidente della Commissione Affari Sociali, Giuseppe Palumbo (Pdl).
La proposta, nata dall’unificazione di testi di maggioranza e opposizione, è stata approvata quasi all’unanimità: 466 i voti favorevoli e uno contrario. La Commissione aveva già ricevuto nelle scorse settimane il voto favorevole della Commissione Affari sociali della Camera e i pareri della commissione Affari costituzionali e Bilancio. Il presidente della Commissione verrà nominato dal presidente della Camera e saranno 21 i componenti.
“Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione bipartisan della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario, proposta dal Pd”, è stato il commento di Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera. Per l’ex ministro della Salute, la Commissione “rappresenta uno strumento fondamentale per migliorare il servizio ai cittadini in un settore importante e delicato come quello della sanità”. In tal modo, continua la Turco, “finalmente sarà possibile fare una indagine sulla situazione delle strutture sanitarie, migliorare l’organizzazione degli ospedali e la formazione del personale e approfondire le cause del disavanzo sanitario delle Regioni”. E conclude affermando che tale strumento “permetterà un governo sereno della sanità nell’interesse degli italiani”.
Anche Nunzio Testa (Udc), membro della Commissione Affari Sociali, si è congratulato con il governo e l’opposizione per la nascita della Commissione sulla malasanità. Ricordando che “gli errori sanitari costano milioni di euro l’anno e gli sprechi sanitari incidono dal 60 all’80% sulle spese regionali”, ha auspicato che la Commissione d’inchiesta diventi “una cartina tornasole dello stato di salute della nostra sanità, pubblica e privata per affrontare il problema dei grossi disavanzi e della mala organizzazione sanitaria”.
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Troppi errori medici veri e presunti, ma a rimetterci è la Sanità italiana – 26/07/2012
Il numero di contenziosi è cresciuto rapidamente. Le richieste di risarcimento sono lievitate del 250 per cento in 15 anni e i contenziosi sono del 30% l’anno, ma vengono quasi sempre archiviati.
Secondo un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta il 98,8% dei procedimenti per casi di lesione colposa e il 99,1% di quelli per omicidio colposo si concludono con l’archiviazione, mentre su 357 procedimenti le condanne sono state solo due.
E’ come se alle spalle di un chirurgo in sala operatoria ci fosse un avvocato pronto a intervenire in caso di errore. Qualcuno potrebbe giudicarla un’immagine forte ma non lo è se a parlare sono i numeri.
Ogni anno, infatti, partono dai tavoli dei legali 34.000 denunce contro i medici dopo un ricovero in ospedale o un intervento.
E i contenziosi sono cresciuti rapidamente tant’è che le richieste di risarcimento sono lievitate del 250 per cento in 15 anni. Sempre più spesso i pazienti, vittime di presunti casi di malpractice, scendono in campo per far valere i loro diritti, anche se alla fine poche, anzi pochissime, sono le condanne per responsabilità in sede penale.
Ma il tutto pesa sulle casse del Sistema Sanitario Nazionale e su quelle delle strutture private diversi milioni l’anno.
Secondo l’Aiba, l’Associazione italiana dei broker di assicurazioni e riassicurazioni, il costo dei risarcimenti per malasanità oscilla tra 850 e 1400 milioni di euro. Una vera emergenza, tanto da essere uno dei nodi del decretone sanità che dovrebbe contenere nuove regole sulla responsabilità professionale dei camici bianchi. Decretone che è ancora al palo però.
Intanto i contenziosi lievitano del 30 per cento l’anno, ma i più vengono però archiviati. Secondo un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, è difficile che un professionista debba affrontare una condanna penale: il 98,8% dei procedimenti per casi di lesione colposa e il 99,1% di quelli per omicidio colposo si concludono con l’archiviazione, mentre su 357 procedimenti le condanne sono state solo due. “Si arriva all’archiviazione o perché la notizia di reato è infondata, quando, ad esempio, la perizia tecnica rivela che il medico ha agito in modo corretto, oppure quando la persona offesa viene risarcita prima della conclusione delle indagini preliminari – spiega Giuseppe Losappio, avvocato, professore di Diritto penale all’Università di Bari e consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari – . In questi casi è quasi sempre perché il professionista decide di pagare subito. Le assicurazioni intervengono raramente prima di una sentenza di condanna in primo grado”.
Resta comunque difficile per la vittima di un presunto errore sanitario dimostrare di avere ragione. Anche perché “Il cittadino che vuole giustizia in sede penale deve dimostrare ‘al di la di ogni ragionevole dubbio’ la colpa del medico. In sede civile, l’onere di dimostrare che l’evento dannoso è dipeso da fattori non prevedibili grava sul medico – spiega l’avvocato Francesco Lauri dell’Osservatorio di Sanità – . Questo si traduce in molte assoluzioni nelle cause penali, dove la responsabilità è personale. Mentre in sede civile le condanne arrivano al 60%: ma in questa sede il cittadino può citare in giudizio la sola struttura sanitaria”.
In sede civile le richieste di risarcimento sono in crescita, non per un’impennata di imperizia da parte dei camici bianchi, ma per una maggiore sensibilizzazione sul tema. Secondo l’Ufficio del massimario della Suprema Corte, i fascicoli relativi a malpractice arrivati sul tavolo della Cassazione sono aumentati del 200% negli ultimi dieci anni. Si fa causa più facilmente, ma alla fine si aspetta anni per ottenere giustizia. “La conflittualità in ambito sanitario è cresciuta molto in questi anni – spiega Francesca Moccia, responsabile del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva -, ma noi scoraggiamo le cause inutili, che fanno perdere tempo e denaro, con un sistema di giustizia lento come il nostro. Puntiamo invece a sostenere i cittadini nelle azioni di autotutela e mettendo in mora le strutture sanitarie inadempienti oppure segnaliamo le violazioni dei diritti dei malati come, ad esempio, nel caso di infezioni contratte in ospedale”.
E i fronti su la questione giustizia si dividono.
I tempi lunghi dei processi sono uno smacco secondo le famiglie e pazienti che accusano la lobby dei medici di essere troppo forte e perdono fiducia nella giustizia. Dall’altra parte i camici bianchi lamentano di essere ostaggio di “avvocati senza scrupoli” e polizze assicurative costose. Un fenomeno che metterebbe a rischio non solo il medico, ma anche la salute del malato.
Tanto otto chirurghi su 10 ammettono infatti di evitare interventi, andando oltre la normale prudenza, per paura di una causa, secondo un indagine dell’Ordine dei medici di Roma e dell’Università Federico II di Napoli.
Un problema che cerca di arginare l’accordo di qualche giorno fa fra sindacati e governo che punta a fissare i limiti del risk managment, ovvero la gestione del rischio.
Secondo Medmal Claims Italia nel giro di un anno, c’è stato un aumento dell’8% del tasso di rischio clinico ogni 100 medici, mentre il costo assicurativo medio per medico è salito del 23,86% per un totale di 4.569 euro a professionista: quasi mille euro in più in soli 12 mesi. In Ostetricia, dove il posto letto in termini di Rc vale la cifra record di 6.739 euro, la copertura assicurativa per ogni singolo nato ha pesato 196,30 euro sulle casse della struttura (31,36% in più).
E per chi lavora in Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia, Chirurgia, diventa sempre più difficile assicurarsi.
“Si sta spostando la colpa sull’operato dei colleghi, dimenticando quali sono i veri problemi della Sanità: i posti letto diminuiti, le risorse scarse e mal distribuite, i pronto soccorso pieni di chirurghi sottopagati – dice Marco d’Imporzano, presidente del Società scientifica ortopedia e presidente del collegio italiano chirurghi (Siot) – .
La commissione Affari sociali sta lavorando a una legge e sarà obbligatorio avere una polizza.
Ma il problema è che l’assicurazione deve essere calmierata. Il governo dovrebbe imporre delle tariffe all’Ania. Non è possibile pagare 7.000 euro l’anno o molto di più. Come può un giovane assistente guadagnare 2.000 euro al mese e pagarne 5.000 l’anno di assicurazione ?”.
Intanto diminuisce il numero di professionisti in alcuni settori della sanità. Ed esistono interventi ad alto rischio dove diventa sempre più difficile trovare un medico pronto a metterci le mani. Su questo punto l’accordo sindacati-governo raccoglie una serie di proposte e la richiesta di specifiche norme in materia, per ridefinire la responsabilità professionale dei medici e dei sanitari. Fra i punti sul tavolo c’è anche l’introduzione di una norma che preveda la responsabilità del legale rappresentante dell’ente per le aziende che non rispettano le norme contrattuali sulla copertura assicurativa e sul patrocinio legale e la predisposizione di un contratto unico di assicurazione, valido su tutto il territorio nazionale.
Ogni anno il costo dei risarcimenti per malasanità oscilla tra 850 a 1400 milioni di euro.
La conseguente crescita esponenziale delle cause legali porta a un incremento dei risarcimenti che “pesano” una media di 25-40 mila euro ciascuno.
I premi assicurativi, a carico dei professionisti e delle strutture sanitarie, diventano insostenibili, ma contemporaneamente si assiste a un abbandono, da parte delle compagnie assicurative che considerano non redditizio il settore.
Fin qui i problemi dei medici e delle assicurazioni, ma resta comunque quello delle tante famiglie vittime di presunta malpractice.
Ad aiutarle c’è da tempo il Tribunale del malato e numerose associazioni che difendono i diritti dei pazienti. “Il problema non è che gli errori medici non vengono accertati e quindi risarciti nel caso di condanna del medico o della struttura di appartenenza – conclude Losappio.
Il fatto è che i giudizi, obiettivamente complessi, sono molto lunghi, soprattutto, nelle ipotesi frequenti in cui gli imputati sono numerosi, come nei casi di colpa di un’intera équipe”.
Tratto da: inchieste.repubblica.it
Commento Importante NdR: intanto occorrerebbe rieducare i medici a fare meglio il loro lavoro come qui indicato.
: ….pur segnalando le gravi anomalie (anche criminali) della Sanita’ Mondiale gestita dalle Lobbies farmaceutiche e dei loro “agenti-rappresentanti” inseriti a tutti i livelli, Politici e Sanitari nel Mondo intero, vogliamo anche ricordare e spendere per Giustizia delle parole per gratificare e ringraziare quei centinaia di migliaia di medici (quelli in buona fede) che, malgrado le interferenze degli interessi di quelle Lobbies, incessantemente si prodigano ogni giorno aiutare i malati che a loro si rivolgono e che con i progressi delle apparecchiature tecnologiche per la diagnostica e delle tecniche interventive, stanno facendo notevoli progressi e raggiungono per essi risultati ed effetti benefici, che fino a qualche anno fa erano impensabili.
Vediamo ogni giorno progressi in tal senso, ma la terapeutica indicata dalla direzione della Sanità ufficiale Mondiale = OMS (che è legata alle linee guida di dette Lobbies), non segue, salvo rari casi, quella curva progressiva di benessere per i malati.
Se questi bravi medici che operano giornalmente sul campo, conoscessero anche la Medicina Naturale, potrebbero migliorare e di molto le loro tecniche terapeutiche, con grande beneficio per tutti i malati.