SIMEC la NUOVA MONETA che ci SALVERA’ dal FALLIMENTO
Progetto GrifonDor
Un’esperienza di moneta alternativa italiana: il SIMEC a Guardiagrele (Abruzzo)
Per spiegare come funziona la moneta SIMEC devo parlarvi delle cosiddette ” monete locali ” tipo le HOURS per intenderci. Per una completa illustrazione delle hours vi rimanderei al loro sito: visitatelo e leggetelo attentamente, ne vale la pena. La caratteristica basilare di queste monete e che non essendo di emissione bancaria (cioè non sono emesse da una banca centrale) sono distribuite, a coloro che accettano di partecipare alla convenzione, in modo del tutto gratuito.
Le banche centrali (tutte) invece emettono moneta in un solo modo: prestandola. E prestare è una prerogativa del proprietario. Quindi le banche centrali si arrogano la proprietà della moneta lucrando sull’intero valore nominale e non si fermano qui. Oltre a questo prestando indebitano l’intero mercato di una somma pari a tutta la moneta emessa.
E’ come su un ladro dopo averci rubato tutto il denaro venisse da noi per prestarcelo. Come giustamente il Prof. Auriti afferma: la banca centrale carica il costo del denaro del 200%. Attenzione. Vi pregherei di riflettere bene su queste poghe righe. In esse troviamo la ragione del più grande problema che affligge l’umanità da quando si è sostituita alla moneta merce la moneta nominale bancaria: la carta moneta. Torniamo alle monete locali. Come dicevo al contrario esse sono distribuite GRATUITAMENTE cioè senza corrispettivo. Sul perché questo sia giusto e dovuto, se volete, ci ritorneremo.
Quindi il problema della creazione e distribuzione della moneta locale consiste nel fatto di farla accettare da un più alto numero di persone. In Ithaca Paul Glover (l’inventore delle Hours) ha invitato le persone ad accettare in pagamento per beni o servizi le Hours ed in cambio dà loro 2 Hours la prima volta e successivamente ogni volta che stabiliscono una nuova emissione (mi sembra ogni tre mesi) a coloro che continuano nella loro adesione dà 1 Hour. Spero di essere stato chiaro.
Ora questo processo di lenta emissione indubbiamente non crea molti rischi però ci vogliono anni per creare una soma circolante di una certa entità. Il prof. Auriti invece ha ideato un modo diverso per creare la circolazione. E come si è visto ha dato dei risultati incredibili: in pochi mesi si sono creati SIMEC per centinaia di milioni. Il prof. Auriti ha pensato di dare immediatamente al SIMEC un cambio con la Lira. Come se si trattasse di una moneta estera.
Un SIMEC = Due Lire. Quindi 1000 SIMEC hanno un potere di acquisto (presso i negozi aderenti) pari a 2000 Lire.
Come innescare la circolazione? Creando un borsino. Un luogo dove si poteva cambiare le LIRE con i SIMEC: alla pari. Il cittadino si recava al borsino e versando Lire 10.000 gli veniva dato 10.000 Simec. Quando lui li spendeva nei negozi convenzioanti valevano il doppio, cioè acquistavano beni per un valore di 20.000 Lire. In quel momento nasceva nel mercato una valore pari a 10.000 Lire (5.000 Simec) esenti da debito verso qualsiasi entità: banca o stato che sia.
Era un valore nuovo che nasceva nel mercato grazie alla convenzione alla quale aderivano tutti cittadini e commercianti (anche i commercianti sono a loro volta consumatori). Rimaneva il problema dei commercianti che acquistando le merci in Lire non potevano più rifornirsi. A questo si pose rimedio consentendo ai commercianti di cambiare una certa percentuale di SIMEC da loro posseduti in Lire, presso il borsino ad un cambio doppio cioè per lo stesso valore per il quale lo avevano accettato. Versando 50.000 SIMEC ottenevano 100.000 Lire.
E’ naturale che il borsino non poteva contemporaneamente cambiare tutti i SIMEC posseduti dai commercianti al doppio del loro valore, come subito una nutrita schiera di economisti improvvisati e da strapazzo si misero a starnazzare.
Il valore mancante, per così dire, non mancava per niente ma era nei SIMEC in circolazione. Il Prof. Auriti aveva raddoppiato i soldi in tasca ai cittadini.
Ma non perché fosse un mago, ma perché aveva capito che bastava la convenzione, cioè l’accordo di tutti i cittadini, per creare una nuovo valore nato nel mercato e libero da DEBITO. Come lo sono le Hours di Ithaca. Spero di essere stato chiaro. La materia, riconosco, non è facile.
Secoli di condizionamento ci hanno indotto a concepire la moneta solo come compenso di lavoro o in cambio di beni. Solo in pochi sapevano che non era così ed hanno realizzato la più grande forma di sfruttamento dell’umanità. Noi in questo momento stiamo discutendo della moneta, come solo se ne parla nelle esclusivissime scuole per banchieri.
Nota: testo di Simec dalla mailing-list Monetalibera ottobre 2001
Anche in Italia (Sardegna) si fanno esperimenti positivi sulle monete locali: vedi PDF 1 + PDF 2
Una verità che scotta
Dal periodico “l’Informazione del Collezionista” n.16 Giugno-Agosto – 2000
di Augusto Ferrara
Nella silenziosa calura del post-ferragosto di questo anno giubilare, il titolo potrebbe dare adito a varie interpretazioni: il caldo, conseguenza del solleone, i piromani nei boschi, i drammi quotidiani dei giovani e meno giovani sulle strade che amareggiano il più; intenso e lungo periodo vacanziero dell’anno.
Niente di tutto questo: si tratta di una rivoluzione monetaria che parte verso la metàdel luglio 2000 da Guardiagrele, in Provincia di Chieti, una delle cittàpiù; interessanti d’Abruzzo, abitata da circa 10.000 guardiesi, ricca di storia, arte ed artigianato, distesa su un colle ai piedi della Maiella e sede dell’omonimo Parco Nazionale.
La piazza centrale è dominata dal più; importante monumento cittadino, il Duomo di S. Maria Maggiore, e delimitata dall’antico palazzo della illustre famiglia degli Auriti, oggi rappresentata dal settantasettenne prof. Giacinto, che, pur autodefinendosi “contadino”è stato docente di ben quattro cattedre di Giurisprudenza ed autore di pubblicazioni scientifiche di contenuto giuridico e sociale.
Presidente del Comitato locale antitrust, il prof. Auriti è stato promotore nel 1993 di una proposta di legge “Per ripartire tra i cittadini il reddito monetario del capitale amministrato dallo Stato in attuazione del secondo comma dell’art. 42 della Costituzione”.
Quale Segretario del Sindacato Pro Loco Comitato Antiusura Auriti fa presente che l’8 marzo 1993 denunciò per truffa, falso in bilancio, associazione a delinquere ed usura l’allora Governatore e firmatario dei biglietti di banca d’Italia, Carlo Azelio Ciampi e, successivamente, il Governatore Fazio.
Oggi, venerdi diciotto agosto, alle ore 11 circa, godiamo della ospitalità del prof. Auriti, al primo piano dell’omonimo palazzo, così pieno di ricordi e testimonianze di varie generazioni. Ci viene ricordato un evento storico, quando, nel 1897, suo nonno cedette la carica di Onorevole al Parlamento del Regno d’Italia al già celebre Poeta pescarese Gabriele D’Annunzio.
Il prof. Auriti, deus ex machina, ideatore e realizzatore della “moneta del popolo”, mostra pagine di giornali in varie lingue sul significato del “valore indotto” e sulla recente esperienza monetaria del Simec, attualmente sospesa per il blitz della Magistratura davanti alla quale è sub iudice (28 agosto 2000).
L’interesse della stampa inglese, statunitense, svizzera, giapponese, è dimostrato da corrispondenti delle più; importanti agenzie giornalistiche in lista d’attesa, tanto che, trattandosi di varie ore di laboriosi colloqui, il professore ha in animo di quantificare ogni appuntamento, stavolta in lire e non in Simec.
Al fine di diffondere la verità sulla ultima possibilità di difesa dell’Italia e dei Paesi interessati alla imminente circolazione-capestro dell’Euro, don Giacinto (come amorevolmente viene chiamato dai concittadini), ha già aperto un sito di più; pagine su Internet; tutti comprenderanno la differenza base tra un biglietto di banca e un Simec: il primo è addebitato al portatore, mentre il Simec viene accreditato al cittadino.
Prima del commiato con l’autorevole interlocutore, poniamo due domande al prof. Auriti:
1 – Qual è il Suo parere sull’Euro, a pochi mesi dalla entrata in circolazione?
Nessuna norma del Trattato di Maastricht stabilisce di chi è la proprietà dell’ Euro; questa lacuna normativa deve essere colmata nel senso che la proprietà va attribuita ai singoli popoli europei. Diversamente, ogni cittadino dell’ Euro, compresa la nostra generazione, si troverà indebitato nei confronti del dollaro, fino alle estreme conseguenze del suicidio.
2 – Quale potrebbe essere la soluzione ?
Ogni Nazione e popolo europeo dovrà essere accreditato, e quindi responsabilizzato con precise leggi finanziarie a difesa del cittadino; il Simec potrebbe costituire la moneta provvisoria per tamponare l’ emergenza.
Breve storia della moneta moderna – suggerita dal prof. Giacinto Auriti
1694 – Viene costituita a Londra la Banca d’Inghilterra, che diviene proprietaria di circa tre quarti del pianeta Terra.
1795 – La Rivoluzione francese trasferisce al popolo la gerarchia politica ma non quella finanziaria.
1865 – Guerra di Secessione: Abramo Lincoln, primo Presidente degli Stati Uniti d’America, abolisce la schiavitù. Viene creato il dollaro della Secessione, e quindi la Federal Reserve di Forte Knox.
1999 – Con il Trattato di Maastricht nasce l’Euro. Non aderisce la Banca d’Inghilterra legata al dollaro.
2001 – Il primo settembre, le banconote e monete metalliche Euro entreranno in distribuzione presso Banche, Uffici cambio e distributori automatici.
Breve storia del Simec – Guardiagrele Anno 2000
Aprile/maggio – Preparativi, sperimentazione scientifica e costituzione del Comitato Sindacale Antiusura per la creazione della carta-moneta di proprietàdel cittadino: responsabile unico, il Segretario Generale Giacinto Auriti.
Giugno/luglio – Vengono stampati, in diecine di migliaia di esemplari, sette tagli diversi (lo stesso numero degli Euro), bicolori, con relativi numeri di serie ad inizio della lettera A: 500 – 1.000 – 2.000 – 5.000 – 10.000 – 50.000 – 100.000 per un importo complessivo di 168.500. Nel dritto è riportato, sulla sinistra, il contrassegno rappresentato dal Simbolo Econometrico Di Valore Indotto con la clausola: marchio registrato – riproduzione vietata. Sulla destra, superiormente alla cifra, il relativo numero romano ad eccezione del taglio da 500 che, nell’esagono riporta l’intera cifra. Al centro, con scritta in nero, la proprietà della moneta e la specifica dell’emissione firmata dal Segretario Generale del Sindacato Antiusura Giacinto Auriti.
Al retro, identica per tutti i tagli, l’immagine di un focolare acceso sormontato da una croce, il valore in lettere e, in un rettangolo sottostante, il richiamo del simbolo accettato dai vari Comuni convenzionati con i tre articoli della Costituzione italiana. Per la seconda volta (dopo la sterlina inglese) in una moneta, un ulteriore elemento di garanzia: in aggiunta alla filigrana, contro eventuali falsari, è rappresentato dalla soprastampa a caldo, in argento, dello stemma-simbolo con il recente sistema dell’ologramma. Infine, nella bordatura colorata inferiore, la scritta latina NON BENE PRO TOTO LIBERTAS VENDITUR AURO (non è bene vendere la libertà per tutto l’oro del mondo).
Martedì 11 luglio – Un primo quantitativo di Simec viene ritirato dall’Istituto tipografico e mostrato ai soci del Sindacato. Si concretizzano gli accordi con la distribuzione delle vetrofanie per gli operatori che aderiscono alla vendita.
Fine luglio – Il passaparola popolare e la stampa locale si impadroniscono della operazione commerciale; il potere di acquisto rispetto alla lira raddoppia. Il successo prende alla sprovvista gli stessi autori e Guardiagrele si anima all’inverosimile. La Magistratura prende atto del fenomeno, ma non interviene. La Guardia di Finanza effettua un controllo da cui risulta tutto regolare.
Domenica 6 agosto – Festa del Patrono e Mostra dell’Artigianato. Dall’intero Abruzzo e dall’Estero si moltiplicano le presenze. Dalle 39 attività commerciali di luglio si giunge alle oltre 70 con il coinvolgimento delle due Province di Chieti e L’Aquila. Alcuni tagli della “moneta del popolo” vengono esauriti. Inizia l’emergenza ed in Piazza S. Maria Maggiore, alla cassa di “Casa Auriti” si alternano giovani volenterosi che accettano prenotazioni di ulteriori tagli al momento mancanti. La Guardia di Finanza torna a fare dei controlli. Tutto regolare.
Giovedì 10 agosto – Il sole tramonta alle ore 19 e 19 ed il professore, don Giacinto per i guardiesi, attorniato dai compaesani, concede interviste sulla operazione finanziaria. Le sue frasi ricorrenti sono: finalmente il denaro è del cittadino, e non di chi lo stampa – il suo valore è dato da chi lo usa e non da chi lo mette in circolazione – e per concludere, con l’Arte l’Italia può vendere il Bello.
La richiesta numismatica di collezionisti, da varie parti d’Italia e dall’Estero, aumenta a vista d’occhio.
Dopo il ferragosto guardiese – Da alcune regioni d’Italia giungono rappresentanti comunali e di categorie commerciali interessati alla esperienza monetaria. Lettera aperta del prof. Auriti con le firme di oltre 1000 cittadini per il dissequestro della “moneta auritana”. Iniziano contatti politici per una interpellanza parlamentare alla riapertura delle Camere. Lettera aperta al Clero (diretta a Vescovi e Cardinali) in difesa della “MONETA DEI POVERI” perché diventi la “MONETA DEL GIUBILEO” che così conclude: Quando la moneta era d’oro, non era possibile attribuirla gratuitamente all’atto dell’emissione per l’alto costo dell’oro. Oggi, con i simboli di costo nullo, non solo è possibile, ma doveroso, per sollevare l’umanità dal signoraggio della grande usura. Siamo certi che la moneta emessa dalla Chiesa sarebbe certamente conforme al grande evento del Giubileo.
E saranno favorevoli anche tutte le religioni notoriamente schierate contro l’usura, in una visione sostanzialmente ecumenica.
Tratto da http://www.laleva.cc/economia/verita_auriti.html
La teoria della moneta della “Scuola di Teramo”
Martedì 13 febbraio, presso il Ristorante “Il Carpaccio”, organizzato dal Lions Club e dal Panathlon Club, si è tenuto un interessante meeting interclub sul seguente tema: “Proprietà popolare della moneta. La moneta come strumento di diritto sociale.” Il tema è stato trattato dal principale esponente e fondatore della “Scuola di Teramo” di diritto monetario il Prof. Giacinto Auriti.
Il prof. Auriti ha iniziato la conversazione illustrando la principale caratteristica d’ogni moneta, caratteristica peraltro già evidenziata nell’antica Grecia, e cioè quella di misura del valore. Ha poi aggiunto che, con la circolazione, poiché accettata da tutti i cittadini o dalla loro maggioranza tale misura acquista un proprio valore e tale valore diventa il valore della misura.
Ha poi rilevato che la principale differenza tra la moneta aurea e la moneta cartacea risulta la proprietà della stessa.
Infatti, mentre nel primo caso proprietario della moneta è il detentore della stessa, nel secondo caso il proprietario risulta l’emittente cioè le varie banche centrali. Da questa sua interpretazione deriva che il cittadino al momento in cui riceve la moneta diventa debitore della stessa nei confronti dello Stato che a sua volta risulta debitore nei confronti delle banche centrali. Lo Stato riscuote il suo credito, a fronte del quale non ha fornito servizi e che risulta pertanto in massima parte illegittimo, con gli strumenti fiscali.
Da queste sue considerazioni è nata l’idea di creare una nuova moneta, non legata a nessuna riserva aurea, di proprietà del popolo. L’idea è stata realizzata, in via sperimentale con l’aiuto di un professore di sociologia economica nel Comune di Guardiagrele.
La nuova moneta, che si chiama SIMEC, è emessa a fronte o della ricevuta del pagamento delle imposte e tasse (per un totale pari al 10%) o per pagare le stesse. Il valore di cambio con la lira e di due ad uno.
L’esperimento ha suscitato accese polemiche e l’intervento della magistratura che, successivamente, con sentenza di primo grado ha riconosciuto legittima l’emissione. Il dibattito, svoltosi dopo la consueta conviviale, ha messo in evidenza le caratteristiche del SIMEC con la possibilità di presentare alcuni esempi pratici di circolazione; ha consentito, inoltre, al prof. Auriti di illustrare la simbologia stampata sulla moneta e di spiegare come mai chi ha molta moneta e quindi molti debiti non ama liberarsene facilmente.
S I M E C – LA MONETA CHE VALE IL DOPPIO
La notizia è partita in agosto ed ha suscitato scalpore per la sua particolarità. Ne ha parlato il telegiornale di Rai Uno e quindi Oliviero Bea alla radio nella famosa trasmissione “Radio a colori”, poi la notizia è stata ripresa da altre fonti. Su internet siamo forse i primi a trattare l’argomento dettagliatamente. Infatti le nostre ricerche sul Web hanno dato scarsi risultati, così abbiamo rintracciato un collaboratore del prof.Auriti ed ecco quanto abbiamo scoperto.
In un piccolo paese in provincia di Chieti (Abruzzo), Guardiagrele, (10.000 abitanti) c’è stata una scoperta rivoluzionaria: il prof.Giacinto Auriti, docente all’Università di Teramo e Presidente dell’Associazione Anti usura, ha inventato e coniato una nuova moneta: il SIMEC, che rispetto alla lira ha un valore doppio. In pratica ha un potere d’acquisto doppio rispetto alla lira. La moneta è coniata e cambiata dall’Associazione.
La Magistratura l’ha sequestrata, quindi è stato presentato appello e il prof.Auriti ne ha ottenuto il dissequestro.
Ora si attende la motivazione del dissequestro da parte della Procura, poi il Simec continuerà a circolare.
Trattandosi di MONETA LOCALE, paragonabile alle famose palline colorate che circolano nei Club Med, chiunque può coniarla e utilizzarla, e ad essa viene dato un valore convenzionale.
Spiega il prof.Auriti: “Invece che dimezzare i prezzi, abbiamo raddoppiato i soldi in tasca ai consumatori. Inoltre il Simec libera dalla morsa dell’usura.” Egli è anche il Presidente dell’Associazione anti usura SAUS.
Gli abitanti di Guardiagrele ammettono soddisfatti di aver tratto grandissimi vantaggi dall’uso del Simec, e ora anche Crotone vuole emularli, prevedendo di adottare questa moneta entro breve tempo. E non è escluso che molte altre città potrebbero seguire l’esempio di Guardiagrele, non appena sarà chiaro il concetto del vantaggio.
Chiunque può coniare una moneta purché abbia un valore convenzionale e sia d’uso locale.
I negozianti sono soddisfatti perché hanno incrementato le loro vendite, i clienti perché possono comprare tutto a metà prezzo. E’ ancora in atto la ricerca di negozianti che vogliano aderire all’iniziativa.
Con il Simec la collettività si riappropria della moneta, anziché la Banca centrale o lo Stato.
La questione è seria e se dovesse prendere piede ed espandersi, cambierebbe il valore delle transazioni economiche, a sicuro vantaggio dei cittadini.
By: monetaalpopolo@tin.it
Convegno su “Giustizia monetaria – Proprietà popolare della moneta”
11.9.2000 – Un importante convegno su “Giustizia monetaria – Proprietà popolare della moneta” si è tenuto venerdì 13 Settembre ’02, presso il Palazzo Comunale di Guardiagrele, in provincia di Chieti. Organizzato dal Sindacato Antiusura SAUS, di cui è Segretario Generale il prof. Giacinto Auriti – con il patrocinio dei Comuni di Arcore e Guardiagrele – il Convegno era dedicato ad Ezra Pound, di cui quest’anno ricorre il trentennale della morte. E’ stata presente alla manifestazione guardiese la figlia del Poeta, la signora Mary de Rachewiltz.
Sul problema della “Giustizia monetaria” è stato per l’occasione elaborato un “manifesto” in cui si afferma che “per garantire la moneta come strumento di diritto sociale vanno rispettati i seguenti principi:
- 1. Moneta proprietà del portatore
- 2. Senza riserva
- 3. Rarità monetaria controllata e finalizzata agli interessi sociali e non a quelli dell’usura
- 4. Reddito monetario di cittadinanza
- 5. Codice dei redditi sociali
- 6. Trattenuta all’origine dei fondi per esigenze fiscali di pubblica utilità
- 7. La moratoria dei debiti (ed eventuale sciopero dei debitori) in attesa dell’accertamento della proprietà dei valori monetari e della relativa compensazione di dare-avere
- 8. Costituzione di un dicastero per il risarcimento dei danni da usura (analogo al risarcimento dei danni di guerra)
- 9. Divieto di signoraggio: tutti possono prestare moneta tranne chi la emette
Ai temi proposti dal “manifesto” sono stati finalizzati i seguenti interventi dei relatori.
Coordinato dal dott. Paolo Rullo: Saluto dei Sindaci di Guardiagrele ed Arcore; intervento di Mary de Rachewiltz; Prof. Giacinto Auriti; Prof. Luigi Panzone (Ordinario di tecnica bancaria dell’Università di Pescara); Prof. Ezio Sciarra (Sociologo ordinario Università di Chieti); Prof. Agostino Sanfratello (Filosofia del diritto Università di Teramo); S. E. Bruno Tarquini (Procuratore Generale On. Di Cassazione); Prof. Antonio Pantano (Esperto in studi Poundiani); Avv. Franco Stilo; Ing. Pierluigi Brivio (Università del Lavoro – Internazionale fraternità); Avv. Antonio Pimpini.
Nel corso del Convegno è stato presentato il libro del prof. Giacinto Auriti, “Il Paese dell’Utopia – La risposte alle cinque domande di Ezra Pound” (Ed. Tabula Fati – Chieti).
Tratto da: http://digilander.libero.it/afimo/convegno.htm
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L’articolo di Giacinto Auriti (AbruzzoPress di venerdì 31 maggio) è conferma delle previsioni di Orsini (FIAT voluntas tua) di due settimane fa, nonché della necessità delle proposte AFIMO (Associazione fiscalità monetaria) anche in merito a tutte le possibili proteste del futuro circa le varie spade di Damocle che anche sul nostro paese pericolosamente incombono
Le strategie monetarie nella crisi della FIAT
di Giacinto AURITI
Umberto Agnelli, a proposito della crisi della FIAT, ha parlato della partecipazione di una “quota strategica”. E’ stata questa la provocazione che mi ha indotto a scrivere questa breve nota.
Le scelte strategiche hanno la qualità essenziale di essere semplici. La strategia è una scienza in cui vale la logica dei bambini. Per capire il vero perché della crisi di Torino va innanzitutto evidenziato che la FIAT è in crisi per mancanza di soldi. L’insolvenza dei debiti è infatti causata dalla impossibilità di pagarli.
A prima vista questa potrebbe sembrare una battuta di spirito. E invece no: questo è il vero nodo del problema.
Quando la moneta era d’oro, la rarità della moneta era rigida ed incontrollabile perché basata sulla “legge fisica” della esistenza e disponibilità del metallo. Con l’avvento della moneta nominale e con l’abolizione della “riserva d’oro”, la rarità è arbitrariamente programmata con la feroce parsimonia dei grandi usurai dietro gli sportelli delle banche centrali.
La FIAT non ha avuto mai problemi di liquidità quando controllava il sindacato della maggioranza del pacchetto azionario (c.d. partecipanti) della Banca d’Italia.
Con l’avvento dell’Euro è diventata una goccia nel mare degli azionisti della BCE. E poiché, con la globalizzazione, si è storicamente verificato il proverbio “tutto il mondo è paese”, perché il mondo è diventato tale, il conglomerato delle banche centrali è stato sostanzialmente unificato nelle stesse mani dei veri padroni, secondo la magistrale e profetica definizione di Marx (Il Capitale, Libro I, cap.24, par.6, Ed. Riunite, Roma 1974, pp. 817-818): “Fin dalla nascita le grandi banche, agghindate di denominazioni nazionali, non sono state che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai privilegi ottenuti, erano in grado di prestare loro denaro”. Ciò significa che la distinzione tra le banche centrali non va desunta dalle “denominazioni nazionali” ma da quelle degli “speculatori” che le controllano.
Le “S.p.A.”, soggettività strumentali in cui le banche centrali si costituiscono, sono i paraventi delle grandi mangiatoie perché consentono ai grandi usurai di rubare di nascosto nell’anonimato (da cui l’esatta qualifica di “società anonime”) trasformando i popoli da proprietari in debitori del proprio denaro.
Su queste premesse si spiega perché la crisi della FIAT è stata la conseguenza di quella Argentina dove importanti banche italiane sono state dissanguate per decisione della Federal Reserve Bank che ha chiesto il pagamento dei debiti non dovuti instaurati all’atto dell’emissione dei dollari.
Tutti i popoli del mondo sono sottoposti alle spade dei “Damocle pro tempore” padroni delle banche centrali. Anche l’Europa è nella medesima condizione.
Sembra opportuno pertanto chiudere questa breve nota con le parole ricordate da Ezra Pound : “Dire che uno stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri.”
Note aggiunte da Luciano Orsini martedì 2 giugno 2002
A questo arbitrio del programma bancario occorrerebbe dare una volta per tutte un nome realistico e questo nome si chiama politica monetaria, accettata dai governatori di tutto il mondo, ed accolta in linea di massima da tutti i governi del mondo con grande riverenza. La politica monetaria consente agli “esperti economici” di decidere, in base alla conta della base monetaria, quale sia l’andamento economico nell’immediato futuro. Da qui provengono le emissioni monetarie verso (o il ritiro della moneta dal) mercato finanziario. All’interno di questa condizione “legale” è possibile – oltretutto – che si sviluppino operazioni illegittime, così come accade in qualsiasi settore della società ove manchino chiarezza e capacità operativa.
Credo che la gente debba essere informata correttamente su questi fatti. Evidenziare il motivo per cui uno Stato accetti di essere fortemente penalizzato dalla “politica-motetaria-opinione” degli economisti dovrebbe essere un dovere, superiore a quello di arrivare a pagare un debito pubblico con i soldi dei cittadini.
E dal momento che qui non si tratta di una prerogativa di parte, qualsiasi governo ne dovrebbe essere coinvolto.
Quindi coloro che si trovano all’interno di questi fenomeni o li conoscono tanto da denunciarli, dovrebbero produrre prove o denuncie tali da scuotere l’opinione pubblica e politica. Perché non si possono indicare attraverso internet i fatti documentali ed incontestabili che dimostrino questo andamento della pubblica amministrazione e dell’iter bancario? E’ un invito che faccio a tutti i lettori di attivarsi in questa direzione e chiedo in particolare al Prof. Auriti, al di là dei contenuti dei suoi libri – che ognuno di noi legge ed approfondisce – di esprimersi nei suoi articoli in modo che non appaia sempre e soltanto la denuncia (sacrosanta) di tale scandalo, ma anche e soprattutto la chiara denuncia di tali eventi con prove documentali di quanto afferma e che personalmente conosce, in modo che la conoscenza dei fatti reali sia alla portata di tutti.
Tutto ciò è vero. Si dovrebbe aggiungere che forse la Fiat – oltre ad essere sempre sostenuta dai governi italiani tanto che ancor oggi questo accade – ha ricevuto in passato dei prestiti non con moneta in deposito, ma derivante da emissioni ad hoc, o forse non ha pagato gli interessi dei prestiti, o forse ha ricevuto in prestito i risparmi dei propri impiegati ed operai.
O forse l’azienda funzionava meglio di ora. Quella denunciata è l’unica verità e quindi l’unica causa della crisi della Fiat ?
Perché non viene mai detto che le banche – come ogni società – hanno un capitale sociale che viene prestato o che garantisce i crediti erogati con i soldi dei loro clienti? Che nel sistema di politica monetaria si commettano illeciti, come prestare denaro virtuale non presente in deposito o che la Banca Centrale tragga vantaggio in cambio del Signoraggio, non è in discussione. Occorre però dire che tale politica monetaria, da tutti accettata, consente legittimamente all’arbitrio dei Governatori di emettere e far circolare moneta senza valore, soltanto per provocare “scientificamente” un’inflazione monetaria da cui dovrebbero derivare vantaggi economici.
Si dovrebbe spiegare alla gente che la crisi Argentina – oltre che da eventuali illecite speculazioni dei governi – è stata provocata – secondo i principi della scienza monetarista – da eccessive somme di moneta messe in circolazione per stimolare la crescita economica, e che invece hanno provocato soltanto inflazione. In situazioni come queste non serve agitare soltanto il proprio vessillo contro la banca centrale senza denunciare l’errore del metodo monetario. Il resto (del disastro) può essere stato determinato dalla disonestà politica e dall’incapacità imprenditoriale. Se però queste due circostanze non fossero presenti, l’Argentina dovrebbe ricevere in dono il denaro (risparmio) del mondo (o, se questo è difficile da comprendere per ora: da un “piano Marchall” del mondo).
In termini assoluti, uno Stato (quello che è rappresentato dai cittadini) non dovrebbe mai trovarsi senza la moneta necessaria per i propri progetti economici dal momento che la moneta accompagna sempre il processo economico. Quindi questa moneta non può che derivare concretamente dal processo economico e quindi dal risparmio (prestito) dei cittadini o da un risparmio (dono) monetario. In nessun modo può essere sana, secondo il processo economico, una moneta emessa senza tener conto esclusivamente del valore di quella già in circolazione, vale a dire di quella che è già passata attraverso il processo economico, acquistando da quest’ultimo il proprio valore. Qualsiasi moneta emessa senza queste premesse è arbitraria e non sana anche se, come spesso si è detto, potrebbe valere ugualmente in una comunità in cui tutti l’accettino senza condizioni (Simec/Monopoli) in cambio di merci e servizi, rispondendo delle conseguenze economiche che ne deriverebbero nei rapporti con coloro che non appartengono ad una simile comunità.
Infine, se nelle parole di Ezra Pound si vuole intendere lo Stato come esclusivo apparato giuridico-politico, senza i cittadini, nel caso in cui questo Stato voglia realizzare i propri progetti economici o di welfare non gli resta che l’ausilio del Signoraggio; quello appunto che si vuole denunciare. Non vi sono pertanto alternative (ovviamente se si prescinde da quella della fiscalità monetaria.
Tratto da http://digilander.libero.it/afimo/voluntas.htm
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La “sentenza di assoluzione” del SIMEC del Tribunale di Chieti
Pubblichiamo con piacere il dispositivo di dissequestro del SIMEC, la prima moneta locale italiana. Dal documento si evince chiaramente come il blocco dell’esperimento monetario fosse basato su ipotesi di reato prive di ogni fondamento. Un passo importante verso la libertà monetaria nel nostro paese.
(documento gentilmente inviato da Luciano Marrocco)
Tribunale di Chieti
Il Tribunale del riesame, riunito in Camera di Consiglio con l’intervento dei Signori Magistrati:
dr. Antonio Gagliardi – Presidente
dr. Giro Marsella – Giudice relatore
dr. Angelo Zaccagnini- Giudice
Letti gli atti ed i documenti presenti nel fascicolo del PM nonchè quelli prodotti a corredo dell’istanza di riesame dalla difesa
uditi in Camera di Consiglio il Relatore, nonché, per la Procura della Repubblica, la dr.ssa Rosangela Di Stefano e, per la difesa, l’avv Antonio Pimpini,
a scioglimento della riserva assunta nell’ udienza del 30/8/2000.
OSSERVA
Il GIP presso il Tribunale di Chieti con decreto depositato in Cancelleria il 9/8/2000 ed eseguito il 10-11/8/2000, ha accolto la richiesta di sequestro dei Simec – Simboli Econometrici di Valore Indotto – avanzata ex art. 321 cpp dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Chieti con istanza dell’ 8/8/2000, ponendo a fondamento del “fumus” dell’istanza la verosimile violazione del disposto di cui agli artt 11. 106. 130 e 132 D L vo 385/93 (cd Testo Unico in materia bancaria).
Avverso la predetta determinazione cautelare e insorto il prof Giacinto Auriti, ideatore dell’iniziativa Simec, sollevando motivi sia di rito che di merito e sostanzialmente ribadendo l’esclusivo rilievo civilistico della vicenda nonché l‘assoluta insussistenza di ipotesi di reato nella vicenda inerente alla circolazione dei Simec medesimi. L’Auriti sottolineava, altresì, l’importanza scientifica dell’iniziativa, sviluppatasi inizialmente, sul piano teorico, presso la Cattedra di Teoria Generale del Diritto e proseguita, in via attuatìva, in quella di Sociologia del Diritto.
In buona sostanza, la fattispecie sottoposta al vaglio del Tribunale del riesame – prescindendo dai principi teorici posti a fondamento delI’iniziativa – è sintetizzabile nel seguente modo:
1- Il prof. Auriti, nelle vesti di Segretario Nazionale del Sindacato Antiusura, diretta espressione dell’Associazione Culturale Aspp, ha concordato con un gruppo di commercianti principalmente localizzati nel territorio di Guardiagrele, l’emissione di un documento cartaceo denominato Simec, posto in vendita ad un valore nominale pari alla lira ma accettato dalla base associativa dei commercianti ad un valore doppio rispetto alla stessa, con la possibilità degli stessi di riconvertire i Simec sempre al valore doppio di quello iniziale di acquisto.
2- Il gruppo di commercianti ha aderito liberamente e pienamente all’iniziativa, accettando il sistema ed accollandosi anche il rischio del suo eventuale fallimento, conoscendo preventivamente che l’importo convertibile era comunque unicamente quello derivante dalla vendita dei Simec.
3- I fondamenti dell’iniziativa varino individuati a) da un lato, sul principio dell’accettazione nella dinamica commerciale e, quindi. nell’esercizio della libertà d’impresa e contrattuale, di un documento
– il Simec suddetto – la cui composizione merceologica risulta del tutto indifferente ai fini del decidere, accettato da una base associativa più o meno estesa – configurandosi in tal guisa, un contratto aperto per adesione -‘ all’interno della quale il Simec medesimo viene accettato ad un valore nominale doppio rispetto alla lira, b) dall’altro, sulla cd. velocità di circolazione del documento e sulla progressiva riduzione delle richieste di conversione, collegate alla sempre maggiore fiducia degli aderenti nel buon fine dell’esperimento. di per sé sufficiente ad escludere una conversione di massa. –
Su tale situazione, in essere in Guardiagrele sino al 9/8/2000, si è inserita la Procura della Repubblica ravvisando nei fatti come innanzi compendiati la violazione degli artt 11, 106, 130, e 132 D L vo 385/93. rilevando una raccolta illecita del risparmio e l’esercizio abusivo dell’attività di finanziamento, così da essere indotta a richiedere l’emissione del decreto di sequestro preventivo dei Simec ex art. 321 cpp, accolto dal GIP.
In sostanza, il GIP ha condiviso la tesi accusatoria, per cui la condotta tenuta dal prof. Auriti viene ritenuta in contrasto con i precetti normativi innanzi indicati, ha evidenziato il rischio di mancata riconversione del Simec, ha fatto proprie “le preoccupazioni nutrite dall’accusa su incongruenze contabili”, infine ha adombrato pericoli di “riciclaggio di denaro proveniente da delitti”.
A parere del Collegio non sussistono nè il “fumus” né il “periculum” necessari per l’emanazione della misura cautelare “de qua”. Infatti, sia che si voglia condividere l’indirizzo giurisprudenziale che afferma l‘autorizzabilità del sequestro solo per l’ipotesi di gravi indizi di colpevolezza ovvero l’altro indirizzo che richiede l’astratta configurabilità dell ipotesi di reato. nella vicenda in esame emerge evidente l’assenza del presupposto primario ed indefettibile rappresentato dalla necessaria commissione di un fatto dì reato, giacché il principio di legalità non può non condizionare l’applicabilità delle misure cautelari e delle altre misure strumentali al giudizio penale (cfr Cass Pen 25/3/1993, Crispo CP 1994. 1610).
Osserva, invero, il Collegio che i disposti normativi di cui agli artt 11. 106, 130 e 132 D L vo 385/13 non appaiono violati dal prof. Auriti, atteso l’assoluto, esclusivo ed evidente rilievo civilistico dell’iniziativa, espressione legittima dell’autonomia negoziale ed attuazione del principio della libertà di contrarre riservata a chiunque, non comprimibile se non in presenza di una illiceità penale, allo stato non ravvisabile.
Infatti – a parte il sospetto d’incostituzionalità dell’ipotesi incriminatrice prevista dal combinato disposto di cui all’art 11 comma 1° e 130 D. L vo 385/93. nella parte in cui individua, genericamente e in violazione del principio di tassatività in qualsiasi veste giuridica (id est “sotto altra forma”) la condotta illecita – nessuna acquisizione di fondi con obbligo di rimborso viene attuata dal prof. Auriti.
L’indagato, invero – come niconosciuto dallo stesso GIP – pone in essere un atto di compravendita al momento dell’emissione dei cd Simec. in esecuzione del quale iI compratore acquista, versando lire, un quantitativo di identico valore di Simec. Dal ché, trattandosi di un atto inquadrabile nell’ambito degli artt. 1470 e ss cc. non può ipotizzarsi alcuni obbligo di rimborso sia in senso stretto che in senso lato.
Successivamente, il simbolo denominato Sìmec diviene – come reca la stessa dicitura inserita nel predetto documento – ” di proprietà del portatore ” così che nella dinamica negoziale lo stesso non è pagabile ma convertibile. E’, invero, proprio il portatore del documento che gli conferisce il valore, accettandolo ad un valore doppio; documento che, allo stesso modo e nei medesimi termini, viene accettato dagli esercizi convenzionati associati, alla stregua di un’ iniziativa promozionale. Il commerciante aderente al sistema, infatti dopo averlo accettato può riporlo in circolazione nel sistema, ovvero convertirlo ad un corrispettivo determinabile secondo i livelli di liquidità presenti nello stesso sistema. Trattasi, in questo caso, di un atto di retrovendita, ammissibile e meritevole di tutela cx art. 1322, comma 2° c.c.
E’ evidente, pertanto, che le some utilizzate dai consumatori per l’acquisto dei Simec e, di poi, riversate nel sistema associativo mediante acquisto dei beni presso gli esercizi convenzionati, attesa la destinazione diretta ed immediata all’ acquisto di beni di consumo spesso voluttuari, non possono affatto essere ricondotte nel cd
risparmio personale o familiare.
Infatti – ed al contrario di quanto avviene nel caso che ci occupa –nell’ ipotesi suddetta la liquidità viene provvisoriamente, per un periodo più o meno lungo, sottratta alle esigenze immediate di consumo per accedere a quelle tipiche del risparmio presupponenti la stasi di quelle o comunque l’indisponibilità da parte del soggetto depositante, nella certezza di ottenere il rimborso ed i frutti civili, che incentivano la propensione alla parsimonia.
Orbene, tutto ciò nella vicenda sottoposta all’ esame del Collegio non si verifica, l’indagato non acquisisce fondi provenienti dal risparmio, ma – per così dire- favorisce il consumo. L’ insussistenza di alcun obbligo di restituzione a carico dell’Auriti anche nei confronti degli stessi commercianti – poiché la convertibilità, come tale, esclude una struttura negoziale di tal fatta -consente di ritenere che nella fattispecie vi sia un mero esercizio della libertà negoziale e della iniziativa economica sotto forma associativa. Ciò posto, tutti e tre i dedotti momenti – libertà negoziale, d’iniziativa privata e di associarsi – rivestono rilievo costituzionale e non possono subire compressioni ingiustificate.
Aggiunge il Collegio che, d’altro canto, la difesa ha dato compiuta spiegazione dei principi posti a fondamento dell’iniziativa – ampiamente dibattuti all’interno del mondo accademico – dai quali può evidenziarsi l’ampia accettazione degli aderenti al sistema dei principi del Simec e, soprattutto la preventiva conoscenza che l’importo eventualmente convertibile è unicamente quello derivante dalla vendita dei Sìmec – secondo quanto risulta dalle dichiarazioni dei commercianti e dalle lettere acquisite agli atti -, per cui la differenza tra valore nominale e di cambio costituisce il rischio d’impresa di cui ognuno di loro si è fatto carico.
Va, altresì, osservato che alla luce dalla stessa definizione contenuta nell’art. 11 TU 385/93 – secondo cui la raccolta dei risparmio è costituita dall’acquisizione di fondi con l’obbligo di rimborso, sia sotto forma di deposito che sotto altra forma “- l’ipotesi accusatoria della Procura risulta inverosimile ove si consideri che, a) l’obbligo di rimborso previsto nel cennato precetto normativo dovrebbe intercorrere tra il depositante e il depositario, mentre nel caso ‘de quo’ si tratta di atto di compravendita di Simec da parte del consumatore, cui segue l’eventuale conversione da parte di un altro soggetto, il commerciante convenzionato, b) le somme destiniate al risparmio – conie già evidenziato sopra – sono per definizione sottratte all’ utilizzo immediato del titolare, posto che il risparmiatore se ne priva e non le destina al soddisfacimento dei bisogni immediati, di prima necessità o più in generale di consumo, mentre, al contrario, quelle utilizzate dai consumatori per l’acquisto dei Simec sono pacificamente destinate all’acquisto di beni e quindi pacificamente estranee ad essere ricondotte a qualsiasi forma di risparmio, c) manca qualsiasi attività di utilizzazione delle somme ottenute dalla compravendita dei Simec da parte dell’emittente – venditore, posto che le stesse restano ‘in toto’ destinate alla conversione in favore dei commercianti aderenti all’iniziativa d) è del tutto assente l’intervallo temporale necessario perché l’attività di risparmio consenta di pervenire a forme di remunerazione e) è assente qualsiasi forma di lucro.
La correttezza dell’interpretazione qui prospettato appare evidente -in ogni caso- dalla considerazione delle assurde conseguenze cui condurrebbe l’adesione alla tesi dell’accusa. Dovrebbe, infatti, ammettersi che chiunque acquisisca fondi o valori ed abbia poi obbligo del loro rimborso – obbligo comunque insussistente, per quanto detto. ‘nel caso de quo – commetta il reato in questione, come – con esemplificazione paradossale – il gestore di un casinò obbligato a restituire il controvalore delle ‘fiches”
Ritiene ancora il Collegio – sotto l’altro profilo rilevante – che neanche la normativa incriminatrice dell’esercizio abusivo di attività finanziaria, disciplinata dal combinato disposto di cui agli artt ‘106 I comma e ‘132 D.Lvo 385/93. sia violata nella fattispecie. in quanto l’Auriti non ha posto in essere alcuna attività di assunzione di partecipazioni. di concessione di finanziamenti, di prestazioni di pagamento e di intermediazioni in cambi, avendo semplicemente compravenduto supporti cartacei denominati Simec, accettati da un numero determinato di esercizi, il cui valore, doppio rispetto alla lira, e stato conferito dagli stessi aderenti al sistema.
Orbene, anche a voler utilizzare la definizione più ampia ed onnicomprensiva data dalla dottrina all’attività di finanziamento come quella concernente tutte le operazioni a seguito delle quali la banca risulti creditrice di una somma di denaro nei confronti del prenditore dì credito, tenuto conto della restituzione delle somme ricevute”, nella fattispecie non pare in alcun modo configurabile l’ipotesi criminosa prevista dal predetto disposto normativo. Infatti, il prof Auriti non pone in essere alcuna delle condotte indicate nell’arI 106 TU legge bancaria. in quanto non attua alcuna forma di finanziamento sotto qualsiasi veste, non assume partecipazioni ne prestazioni di servizi a pagamento. Inoltre allo stato non risulta che la predetta attività sia professionalmente organizzata con modalità e strumenti tali da prevedere e consentire una concessione sistematica di un numero indeterminato di mutui o finanziamenti in via diretta (cfr Cass Penale 6/10/1 995 sez V) Sotto il profilo fattuale Infatti, l’ acquisto dei Simec da parte dell’utente, l’assenza di qualsiasi erogazione di somme da parte dell’Aurìti e l’evidente insussistenza di finalità di lucro sempre da parte dell’emittente, escludono ogni riferibilità della vicenda ‘de qua” all’abusiva attività di finanziamento di cui all’arI 132 D Lvo cit
A ciò aggiungasi l’insussistenza di alcuna condotta di erogazione del credito attraverso una delle azioni indicate dall’arI. 106 D L vo cit. e che, inoltre non vi è, ne è stata prospettata, un’attività professionalmente organizzata tesa a prevedere e consentire la concessione sistematica di un numero indeterminato di mutui finanziamenti” (cfr Cass Reni 8/10/1997 n 5285).
Peraltro, è appena il caso di evidenziare che l’attività di finanziamento – in
ipotesi – avrebbe dovuto attuarsi con moneta avente corso legale e non già con un documento sprovvisto di spendibilità generalizzata, in quanto limitato nello circolazione agli accettanti il Simec.
Infatti, l’attività finanziaria, per essere tale, anche in aderenza al disposto di cui all’art. 106 D.Lvc 1993/385 presuppone che la banca – nella specie non si sa chi, cioè se tale qualifica vada ricondotta al prof Auriti, ai commercianti o ai consumatori – risulti creditrice di una somma di denaro nei confronti del prenditore del finanziamento, il quale ultimo è naturalmente obbligato alla restituzione delle somme ricevute. L’accusa crea, allora, una sorta di inammissibile fungibilità ed interscambio delle condotte dei soggetti interessati, senza considerare che il prof. Auriti non svolge alcuna attività di finanziamento né risulta creditore di somme di denaro, nonché che alcuno risulta obbligato alla restituzione nei suoi confronti.
E’ evidente, inoltre che non sussiste alcuna attività di assunzione di partecipazioni, dì concessione di finanziamenti e di intermediazione, nulla ricevendo il prof. Auriti per la mera emissione del Simec. Né dalla condotta dell’indagato si evince che lo stesso tenda ad equipararsi ad un istituto di credito, ingenerando confusione nella collettività utilizzando termini come ‘banca’ o assimilabili, dai quali possa ritenersi che si stia esercitando il credito ovvero si proceda a raccolta di risparmio.
Rileva, peraltro, il Collegio che il GIP ha ravvisato ulteriori circostanze di rilievo penale non dedotte dall’accusa né dalla stessa ritenute commesse – cosi da doversi dubitare della loro utilizzabilità ai fini del “fumus” dell’istanza cautelare – che appaiono comunque prive di fondamento. Quanto all’ipotesi del rifiuto di conversione dei Simec in denaro, incidendosi su un rapporto interno ad un gruppo ristretto di persone che hanno accettato il meccanismo ed i principi del relativo Sistema, il rilievo che ne deriva è esclusivamente di natura civilistica contrattuale o al più, cartolare, privo comunque di riflessi penalmente i rilevanti.
Quanto, poi alle preoccupazioni sulla verosimile sussistenza di irregolarità contabili – evidentemente ritenute prodromo di violazioni fiscali o tributarie – come emerge dai accertamenti sommari degli organi di P.G. e dalle dichiarazioni rese dai commercianti aderenti al sistema, non paiono aver ragione d’essere posto che i titolari dei singoli esercizi procedono alla registrazione degli importi incamerati in lire e nell’ammontare pari al valore reale della vendita, cosi che nessun rischio di evasione sussiste, ciò oltre all’assorbente e decisiva considerazione dell’estraneità dell’addebito nei confronti dell’Auriti.
Anche il pericolo di riciclaggio appare insussistente nonché – come sottolineato dalla difesa – alquanto contraddittorio nei modi e termini indicati dal GIP, poiché da un lato si ritiene che il sistema sia fatalmente votato all’insuccesso, mentre dall’altro si ravvisa addirittura il rischio di riciclaggio di denaro proveniente da attività illecita, che mal si concilia con l’espressa scarsa fiducia sulla remunerabilità del sistema. Orbene senza voler utilizzare l’esempio eccessivo addotto della difesa, è sicuramente vero che, volendosi condividere l’assunto del GIP ben poche attività d’intrapresa sarebbero esenti dai rischio ed addirittura dal remoto pericolo di riciclaggio.
Osserva da ultimo, il Collegio che all’ assenza del “fumus commissi delicti” si coniuga l’insussistenza del “periculum in mora”, quale ulteriore presupposto per l’adozione del provvedimento di sequestro. Al riguardo, invero, lo stesso GIP utilizza argomentazioni non condivisibili –nel punto 4) del decreto di sequestro preventivo, nella parte denominata “Della progressione degli illeciti e del protrarsi della conseguenze” – in quanto rilevanti solo sotto il profilo civilistico siccome riferite ad eventuali inadempimenti di obbligazioni assunte all’interno del sistema associativo di accettazione dei Simec, ma, ininfluenti ai fini penali “de quibus”.
Peraltro, eventuali incongruenze del sistema porrebbero questioni rilevanti solo fra gli aderenti al medesimo senza alcuna connotazione pubblicistica o di ordine Pubblico.
Aggiungasi che i Simec – siccome non moneta e non avendone le caratteristiche di generalità, universalità e obbligatorietà di accettazione – non hanno spendibilità generalizzata in quanto la circolazione avviene all’interno di un sistema predeterminato e predefinito, sebbene aperto a successive adesioni. Trattandosi, pertanto di fattispecie negoziale riconducibile al contratto per adesione come tale aperto allo futura accettazione di successivi aderenti non può disporsi un’inibitoria cosi gravosa in quanto lesiva di interessi di primario rilievo costituzionale. Sicché appare assente il pericolo che la libera disponibilità della cosa possa aggravare o protrarre le conseguenze di un reato, ovvero agevolare la commissione di altri.
Tanto premesso.
P.Q.M.
Revoca il sequestro di tagliandi di carta filigranata denominanti “SIMEC” disposto dal GIP con decreto in data 8-9/8/2000, nei confronti di Auriti Giacinto ed altri eseguito dalla Guardia di Finanza il giorno 11/8/2000.
Manda allo stesso organo di P.G. che ha proceduto al sequestro per l’esecuzione del presente provvedimento e la restituzione dei “SIMEC” sequestrati alle persone nei confronti delle quali il sequestro è stato eseguito.
Chieti, li 30/8/2000
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LA STERLINA BRIXTONIANA COMPRERA’ UN FUTURO PIU’ LUMINOSO ? – 16/09/2008
Il mese scorso il movimento delle Transition Towns (Città di Transizione) ha lanciato una valuta ideata al fine di promuovere il commercio locale e creare coesione tra le comunità
Ha tutte le caratteristiche di una difficile domanda da pub quiz: cosa hanno in comune il poeta dub Linton Kwesi Johnson, lo scienziato ambientale James Lovelock, l’attivista dei diritti civili dei neri Olive Morris e il comico Chris Morris, con David Bowie, i Clash, Harold Macmillan e Sharon Osborne?
I più perspicaci tra voi avranno capito che questi personaggi hanno vissuto a Brixton nel sud di Londra, ma la risposta più astuta è che sono stati tutti in corsa per comparire su una delle nuove banconote di Brixton, la valuta locale che verrà lanciata ufficialmente domani sera alla Lambeth Town Hall. Durante l’evento saranno rivelati i risultati di un sondaggio online per determinare chi fossero le celebrità locali più popolari, assieme all’aspetto delle banconote da 1, 5, 10 e 20 sterline brixtoniane. Circola voce che i collezionisti siano senza fiato dall’eccitazione.
La sterlina brixtoniana è la più recente valuta locale lanciata nell’ambito della Transition Towns Network, un movimento globale in rapida crescita che sprona le comunità locali a “reagire alle sfide e alle opportunità poste dal picco del petrolio e dai cambiamenti climatici”. Il movimento – essenzialmente una riformulazione della filosofia della permacultura degli anni Settanta, che verte su autosufficienza, sostenibilità e lavoro con la natura – ha avuto inizio a Kinsale nella contea di Cork nel 2005 e da allora si è diffuso in tutto il pianeta, dagli U.S.A. alla Nuova Zelanda, passando per il Cile e l’Italia. Persino Ambridge, il paesino fittizio della soap opera radiofonica The Archers in onda su BBC4, si si è iscritto l’anno scorso.
Lo scopo, a Brixton, è “sostenere le ditte locali incoraggiando il commercio e la produzione”, afferma il team di volontari che ha passato lo scorso anno a preparare l’introduzione della sterlina brixtoniana nell’economia locale. “Si tratta di una valuta complementare che funziona fianco a fianco – e non al posto – della sterlina britannica, da usare nelle attività commerciali indipendenti del luogo”.
Alimentando questo senso di localismo e orgoglio civico caratterizzato da grande visibilità, gli organizzatori sperano di mostrare che per le comunità che fanno affidamento su se stesse non solo è possibile prosperare, ma anche essere meglio preparate di fronte alle incombenti minacce ambientali e alle risultanti pressioni sociali. Tuttavia, una cosa è lanciare una valuta del genere in cittadine benestanti sede di mercato come Totnes in Devon, Lewes in East Sussex e, proprio lo scorso finesettimana, Stroud in Gloucestershire; tutt’altra cosa è tentare una misura tanto audace nel cuore di uno dei più estesi e variegati ambienti urbani del mondo.
Dove iniziano e terminano, a Londra, i confini e le identità locali, sempre che esistano veramente? E come si convince la miriade di comunità e gruppi etnici a partecipare all’idea di una valuta locale, per non parlare delle molto più nobili ambizioni relative al picco dell’olio e al cambiamento climatico?
Tim Nichols, coordinatore del progetto della sterlina brixtoniana, si è trasferito nella zona un anno fa dopo aver portato a termine un master universitario in Svezia sull’adattamento ai cambiamenti climatici. Egli stesso ha dovuto affrontare un certo grado di adattamento e ammette che, come “bianco della classe media”, ha trovato difficile rivolgersi ad alcune delle ditte locali per proporre l’idea della sterlina brixtoniana.
“È necessario stabilire la fiducia con la comunità”, dice Nichols. “È cruciale che siano coinvolti tutti gruppi etnici e tutte le classi sociali; non vogliamo che ci sia un ‘noi’ e un ‘loro’. Ma la valuta è un buon modo per introdurre il concetto di Transition Towns in una comunità. È qualcosa di concreto e facile da capire, un po’ come il far parte di un circo segreto”.
Ma si tratta di rafforzare i legami della comunità e stimolare l’economia locale, oppure di diffondere il messaggio ambientalista? Entrambe le cose, dice Nichols. “Vogliamo che trasmettere l’idea di localismo, che è al cuore dell’idea di Transition Towns. Tutte le altre idee e questioni dovrebbero derivare naturalmente da questa”.
Convincere la comunità brixtoniana dei negozianti e dei venditori nei mercati – che si può dire siano ciò che ha dato a Brixton un’identità così forte – non è sempre stato facile. “Abbiamo davvero faticato per portare a bordo i venditori dei mercati; sono la nostra linea del fronte. Uno dei nostri primi sostenitori ci ha detto che i Giamaicani sono naturalmente scettici, così ci siamo dati da fare per convincerli dei meriti della sterlina brixtoniana, visitando certe ditte fino a quattro volte. Ora hanno aderito esercizi come il Blacker Dread Records, un noto negozio di musica in Coldharbour Lane, ed è stato importante per noi perché il proprietario è molto influente nella comunità locale. Non siamo ancora arrivati ai parrucchieri, però. A Brixton si ha l’impressione che ci sia un negozio di parrucchiere ogni due persone, quindi è cruciale raggiungere questo punto di svolta.
“Una delle principali preoccupazioni dei negozianti è finire col trovarsi con un sacco di banconote in eccesso. Così abbiamo organizzato due punti di cambio a Brixton, uno dei quali sarà Morley’s [un emporio a conduzione familiare]. Lewes e Totnes ci hanno anche consigliato di parlare alle ditte dell’impatto sui libri mastri e sulla contabilità. ‘Non rimanere senza contanti’ è il loro maggiore suggerimento. In un mondo ideale vorremmo vedere i dipendenti pagati almeno in parte in sterline brixtoniane”.
Ecco come funziona il sistema: ogni qualvolta si acquisti un prodotto o un servizio da una ditta che aderisce all’iniziativa, al cliente viene offerta l’opportunità di ricevere il resto in sterline brixtoniane. Questi soldi possono essere spesi presso qualsiasi altro esercizio partecipante in alternativa o in combinazione con sterline britanniche. Rimanendo a Brixton, le banconote in teoria contribuiranno a stimolare il commercio locale e ridurre l’affidamento su economie “esterne”. Alcuni esercizi partecipanti si sono già impegnati ad offrire sconti a chi pagherà in sterline brixtoniane.
Una domanda che sorge spontanea, non solo a Brixton ma in qualsiasi comunità che introduca una propria valuta locale, riguarda le attività criminali: come impedire ai falsari di mandare all’aria l’intero piano? Transition Towns Brixton ha speso 2.000 sterline per il design e la stampa delle banconote, che saranno disponibili in tagli da 1, 5, 10 e 20 sterline. La maggior parte di questo importo è stata pagata da ditte e organizzazioni sostenitrici, come il Lambeth Council e Morley’s in Brixton High Street, che in cambio vedranno il loro nome riportato su alcune delle banconote.
“Abbiamo investito in carta anti-contraffazione”, dice Nichols. “Le nostre banconote sono sicure quanto quelle della Banca d’Inghilterra; le banconote hanno ologrammi e strisce di sicurezza. E abbiamo stampato tantissime banconote da 1 e 5 sterline, perché vogliamo che la valuta sia il più possibile liquida in modo da scoraggiare il crimine”.
‘Le banconote sono già state offerte ai collezionisti su eBay’
Oltre alla minaccia del crimine, Totnes e Lewes hanno riferito problemi di “fuoriuscite” dovute ai soldi trattenuti dai cacciatori di souvenir. “Su eBay, ai collezionisti sono già state offerte le banconote”, dice Nichols. “Per evitare questo fenomeno, abbiamo già previsto un pacchetto di banconote destinate ai collezionisti, per accontentare quel mercato”.
L’idea della sterlina brixtoniana risuona ben al di là di Electric Avenue, Atlantic Road e Brixton Hill, e sarà osservata da vicino da tutti coloro che sono interessati a migliorare la convivenza tra comunità nei centri storici.
“Si è sempre alla ricerca dei legami che uniscono le persone”, dice Harris Beider, professore presso l’Institute of Community Cohesion a Coventry ed ex consulente dell’unità sull’emarginazione sociale del primo ministro. “è importante edificare la base economica e il capitale sociale di tutte le comunità. Se la sterlina di Brixton sarà in grado di contribuire all’integrazione, non può essere che una cosa positiva. E se riuscirà ad ottenere l’effetto moltiplicatore locale [il numero di volte in cui il denaro circola all’interno di una comunità], anche questo sarà positivo”.
Ma Beider mostra anche qualche preoccupazione. “Gli organizzatori devono dimostrare alle diverse comunità di Brixton in che modo l’iniziativa assisterà l’interazione sociale. In iniziative come questa, la comunità nera talvolta percepisce un certo zelo missionario da parte delle comunità bianche. Verranno coinvolte le caffetterie caraibiche, come la leggendaria Negril in Brixton Hill?” [La pagina Facebook di Brixton Pound dice che lo è.]
“La sterlina brixtoniana potrebbe essere il catalizzatore tanto dell’interazione quanto dell’emarginazione. La comunità nera la percepirà come liberali bianchi di classe media che si fanno le loro cose? Se condotta in modo non corretto, potrebbe fare da cuneo tra le comunità. La coesione in una comunità è una questione di creare spazi e valori condivisi. Il piano delle sterline brixtoniante avrà bisogno che la comunità nera vi partecipi, altrimenti sarà visto come un’attività dei bianchi”.
Veduta dal mercato di Brixton di Jon Henley
Brixton Wholefoods in Atlantic Road è, in apparenza, il tipo di posto da cui ci si aspetterebbe un completo sostegno alla sterlina brixtoniana. Vende (come suggerisce il nome) cibi macrobiotici, spezie esotiche, frutta e verdura biologica, oli per l’aromaterapia e candele del commercio equo e solidale, dentifricio al 100% naturale, detergenti ecologici, tutto. E la sua vetrina è di fatto una bacheca per Ie iniziative locali, traboccante di cartoline che pubblicizzano lezioni di terapia alternativa e poster dei Verdi. Quindi è scioccante sentire l’uomo (ovviamente barbuto) dietro al bancone scartare l’intero piano come inutile, provinciale e, peggio ancora, affettato. “Non ne vedo il senso, a parte forse come trovata di marketing”, dice Tony Benest. “Non mi piace il modo in cui promette di fare la differenza per Brixton. E proprio non mi piace il modo in cui gli organizzatori stanno dicendo ai negozianti che porterà benefici alle loro ditte e ai clienti che avranno dei begli sconti. Come funzionerà, esattamente?”
Un po’ oltre sulla stessa strada, al O Talho, negozio portoghese di macelleria e specialità gastronomiche, Manuel Fernandes dice che il piano “sembra una buona idea, tenere il denaro nella comunità. Ma quando ci pensi, diventa complicato. Disorienta troppo. I miei clienti vengono da ogni parte, persino da fuori Londra. Cosa ci guadagnano loro?”
L’uomo dietro al bancone del negozio di pesce Marsh’s non vuole dire il suo nome, ma dice che “in questo periodo è già abbastanza difficile incassare denaro in senso stretto, figuriamoci denaro fittizio”. E dietro alla sua bancarella, Stephen Victor, mercante a Brixton da 20 anni, ritiene che è “semplicemente non realistico”.
A quale scopo, chiede Victor, servirà davvero la sterlina brixtoniana? “Una volta, 15-20 anni fa, la gente veniva a Brixton perché non trovava ciò che voleva da nessun’altra parte. Dovevano venire qui. Adesso puoi trovare quello che ti serve per cucinare caraibico in qualsiasi supermercato, e la gente non viene più a Brixton. Questo posto ha bisogno di una reale rigenerazione, che ci si spenda denaro sul serio, non di una sua valuta”.
L’opinione di Victor trova eco in tutto il mercato: “è denaro di monopolio”, afferma un uomo che dice di chiamarsi Wazobia. “Non voglio averci niente a che fare”. Indica la sua merce in esposizione: yam, platano, patate dolci. “Come pago i miei fornitori con denaro che si può spendere solo a Brixton? Non ci guadagno niente, amico”.
I sostenitori del piano ammettono che i venditori del mercato di Brixton saranno probabilmente gli ultimi a convincersi delle sue virtù. “La loro è un’attività basata sul contante”, dice Maynard Eziashi, direttore del The Lounge Bar and Eaterie, che ha aderito per essere tra le prime ditte ad accettare le nuove banconote. “Ma io cercherò di sicuro di pagare i miei fornitori al marcato in sterline brixtoniane. È per forza una buona idea, per incoraggiare a fare acquisti localmente, e tenere il denaro qui a Brixton. Non è che stiamo rifiutando la sterlina britannica. E se non altro, chi viene da fuori e ha sterline brixtoniane ha maggiore probabilità di tornare a spenderle!”
Secondo Karen Salandy, direttrice del negozio di articoli da regalo e galleria The Diverse, “farà vedere alla comunità locale che noi facciamo davvero affidamento sul fatto che spendano i loro soldi da noi. È un’idea grandiosa; noi di certo useremo le sterline brixtoniane, non c’è dubbio”. Potrebbe anche, spera, “attrarre più negozi di qualità a Brixton. Non ce ne sono abbastanza al momento. Morley’s è a bordo, e questo è davvero un buon inizio”.
Al Brixton Wholefoods, tuttavia, Benest ritiene che Morley’s sia a bordo solo “perché la loro concorrenza è nel West End. Per loro ha senso in un certo modo. Ma questi piani sono stati progettati per piccole comunità rurali che effettivamente producono. Nessuno produce nulla a Brixton. Siamo in un mondo multiculturale e multirazziale. Questo è un negozio ecologista, ma la gente vuole poter comprare succo di frutta brasiliano; così è come stanno le cose. Se al supermercato costa meno, è lì che la gente va”.
La sterlina brixtoniana, ritiene, “è un po’ provinciale. Un po’ affettata. Mi fa pensare alla serie televisiva The League of Gentlemen, hai presente? ‘Non fare la spesa in nessun altro luogo, perché su quella via ci sono i draghi’. Non farà la differenza per niente e per nessuno. Solo più lavoro per i miei dipendenti, che non sono affatto interessati ad essere pagati con essa”.
By Leo Hickman – Fonte: www.guardian.co.uk
Link: http://www.guardian.co.uk/environment/2009/sep/16/will-brixton-pound-work
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Oriana Bonan
Sovranita’ monetaria e Signoraggio bancario – “DEBITO PUBBLICO“
La competenza europea non è più Costituzionale. Possiamo rientrare, persino “legalmente”.
Ciò non toglie che le regole sono state costruite raggirando i popoli, e che quindi in ogni caso i popoli hanno la sovranità necessaria per ribaltare una qualsiasi legge elitaria.
SOLUZIONE:
Dovremmo per risolvere il problema della Sovranita’ monetaria, innanzi tutto nazionalizzare le Banche Centrali (FED + BCE, ecc.), togliendole dalle mani dei privati, cosi come la Banca Italia (NON d’Italia, perche’ anch’essa in mano ai privati), poi stampare carta moneta, come Stati uniti d’Europa (UE), pari al debito “pubblico” delle varie nazioni UE che gli uomini di governo dei vari stati hanno contratto (e’ tutto fatto di carta straccia, che i banchieri,del mondo piazzando i loro uomini negli stati o comprandoseli…hanno fatto si che gli stati si indebitassero con loro….e quindi ci potessero tenere per le palle….ricattandoci con il debito stesso), ed inviare la carta moneta stampata (la parte che li compete) al Fondo monetario internazionale (il FMI e’ di proprieta’ dei banchieri…e’ una loro creatura)contemporaneamente, riscatta-ricompra i titoli statali emessi, che hanno acquistato i privati, gli altri stati e le banche) in modo da eliminare il debito, e cosi’ ci riapproprieremmo degli interessi che ogni anno paghiamo (in Italia c.a. 100 miliardi di euros l’anno) e li potremmo investire nell’industria, nel turismo, nei servizi…e cio’ per i vari stati indebitati…
CMQ ma sara’ una gara dura, perche’ gli USURAI del mondo hanno i loro uomini piazzati ovunque nel mondo e nei posti chiave….che faranno di tutto per impedirci di arrivare a farlo…!
Ma noi ce la possiamo fare !
Altra proposta per la soluzione-annullamento del cosiddetto falso Debito Pubblico:
in circa 30 anni l’Italia ha pagato interessi annui per il debito pubblico per un totale di circa € 3.400.000.000.000 (3 mila quattrocento miliardi), mentre il debito pubblico ammonta al 2014 a c.a. € 2.200.000.000.000 (duemila duecento miliardi) per cui sottraendo dal totale, la somma gia’ pagata, vi e’ una plus valenza di c.a. 1.200.000.000.000, che le banche dovrebbero ridarci…..ma anche se non ce li ridanno, noi possiamo cessare di pagarle immediatamente investendo la stessa cifra annuale di falsi interessi, nella nostra economia….