CORPO di DOLORE (Definizione e che cosa è ?)
Lo Spirito crea attraverso il Verbo che si manifesta attraverso il Suono = Linguaggio
L’acidosi è la base fisiologica del Cancro sulla quale scende lo stress del Conflitto Spirituale Irrisolto, che ne è la Causa primaria attivando il sintomo chiamato “Tumore” nell’organo bersaglio dell’archetipo conflittuale.
Cancro = Combattere l’acidità per sconfiggerlo – Le ultime ricerche
Universo Intelligente + Universo Elettrico + SOVRANITA’ INDIVIDUALE (autoDichiarazione di autoDeterminazione)
CORPO di DOLORE – Definizione – esso e’ rappresentato nella iconografia religiosa cristiana con il “Cristo sofferente“.
La medicina naturale insegna da sempre che: “ciò che non si esprime, si imprime sul corpo“.
vedi: Conscio ed Inconscio + Cimatica applicata nella Riabilitazione + PsicoNeuroEndocrinoImmunologia
Le ferite dell’anima che nella psicoanalisi sono chiamate vissuti arcaici, si ripresentano alla coscienza qualora delle cause secondarie le riportino a galla. Nello Yoga sono chiamate Vasanas.
E’ il corpo di dolore di cui parla anche Tolle.
Se per esempio litighiamo con una persona cara è possibile che una Vasanas stia venendo a galla.
Questo è un momento cruciale per sviluppare la pratica, per purificarci per sempre da quella impronta di sofferenza.
E’ solo guarendo (accettando e perdonando) in profondità il cuore umano o anima, che noi accediamo ad una dimensione spirituale più profonda, autentica.
Ci sono molte trappole sul sentiero spirituale. Una via senza cuore non è una via autentica.
Quando siamo in preda di quel dolore possiamo dissolverlo in un oceano di pace, un oceano di Amore.
E’ sufficiente fermarsi e osservare le emozioni che stanno causando la nostra sofferenza.
E’ la compassione e l’accettazione totale dell’esperienza che ci fa guarire ed essa scaturisce dal profondo del nostro cuore.
E’ Amore per quell’essere che noi siamo e per tutti gli esseri, e’ visione dei meccanismi della mente, che mente, del pensiero autoreferenziale, della sofferenza che si viene a creare nel conflitto.
“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” – vedi nella Bibbia, Matteo 11,25-30.
Il “cristo sofferente” è il simbolo grafico che vuole indicare il Corpo di Dolore che è presente in TUTTI gli esseri viventi, e rappresenta la “Fatica” di ognuno di noi che viene espressa nel vivere ogni giorno nel vissuto; molte volte questo corpo di DOLORE se lo si alimenta, con i nostri errori comportamentali e quindi esso ci tiranneggia, ci controlla; perché si nutre di sofferenza sia vissuta, sia quella degli altri…!
NON BISOGNA alimentarlo altrimenti ci rende sempre più schiavi !
Vi è il corpo di dolore personale ed anche quello collettivo. Trasmutare la sofferenza fisica, psichica ed emozionale è l’UNICA strada per vivere con gioia la Vita….che vi auguriamo sia anche per voi Eterna…!
Esso è una parte della mente chiusa su se stessa (engrams)
“Non nutrire il tuo “Corpo di Dolore“
Qualunque cosa decidi, guarda solo una cosa: questa decisione ti elettrizza, senti salire una nuova energia, il tuo cuore inizia a cantare e a ballare, ti senti ispirato e un grande Si o WOW ti nascono dentro ? Se è così, vacci dentro con tutta la tua energia, con tutta la tua totalità. Allora starai nutrendo il tuo “corpo di beatitudine”.
Se non ti senti così, allora è solo una decisione della mente, è solo un’idea, ragionevole, logica, è il programma distruttivo della mente che decide in base a ciò che dà nutrimento al “corpo di dolore”.
Quindi osserva sempre quello che accade in te, segui il cuore ed immediatamente sentirai un’energia di felicità.
La mente è ripetitiva, attaccata al vecchio. Il cuore è un’avventura, ama il nuovo, l’ignoto. Quindi, ogni volta che devi prendere una decisione, guardati dentro, che cosa sta succedendo in te e decidi sempre per la gioia, il gioco, l’avventura, l’estasi e la tua vita si trasformerà in un continuo WOW, una canzone di gratitudine, una sorgente di gioia estatica, una beatitudine silenziosa, una danza oltre le stelle”.
Tratto da: buddhahill.splinder.com
Le esperienze a cui siamo sottoposti rilasciano segni chimici sul DNA di un individuo, permettendone la trasmissione ai discendenti.
I ricercatori della McGill University hanno mostrato che esperienze maturate nell’arco della vita, come alcolismo, mal nutrizione o l’esposizione alla violenza, possono provocare dei mutamenti a livello epigenetico. Esistono, infatti, gruppi di molecole deputati all’attivazione dei geni, che stanno appunto “sopra” il DNA (dal gr. epì). Sottoposti allo stress delle esperienze che viviamo, queste molecole cambiano posizione, provocando un cambiamento dei geni attivati, senza che avvenga nessuna mutazione del DNA, se l’esperienza contro natura non diviene cronica, cioè continua a ripetersi.
Uno dei principi della Medicina Naturale è questo: “Ciò che NON si Esprime, si Imprime sull’organismo” !..significa che una volta impresso nel fisico il Conflitto Spirituale va risolto, contemporaneamente al riordino delle funzioni metaboliche cellulare nei tessuti colpiti dal Conflitto Spiritual-Biologico.
Il Conflitto Spirituale Irrisolto blocca l’entrata e l’uscita delle energie Universali (informazioni) dai 7 Ciakra, e da e per il DNA, quindi la vera Terapia e’ l’eliminazione del blocco risolvendo il Conflitto e quindi riattivando l’entrata e l’uscita (la comunicazione dell’informazione e quindi la respirazione energetica) dell’organismo per mezzo dei Ciakra.
La malattia e la sofferenza, come abbiamo già affermato, sono la conseguenza dei Conflitti Spirituali irrisolti, che “scendono dal cielo dello Spirito” nella ”terra fisiologica” e quando trovano il Terreno adatto (la matrice), proliferano generando il corpo del conflitto, la malattia, in altre parole l’azione del male, cioè dell’ignoranza. Ciò significa che ogni conflitto irrisolto quindi, tende a scendere nel corpo fisico ed a fissarsi nell’organo bersaglio collegato all’archetipo conflittuale.
Come riconoscere, confrontare ed utilizzare il Corpo di Dolore – vedi: Cervello
Le Pratiche spirituali che coinvolgono il corpo fisico, come il tai chi, il qigong e lo yoga ed altre tecniche simili, hanno oggi, per fortuna, uno sviluppo notevole nel mondo occidentale.
Queste pratiche e/o tecniche tendono a creare una unità fra corpo e pensiero=Spirito e Io Sono e sono importanti nell’indebolire e nel rendersi consapevoli dell’esistenza del Corpo di Dolore. Esse giocano un ruolo primario nel risveglio globale, cioè nell’arrivare all’unione interiore fra Io/Ego ed il presente, il qui ora, riconoscendo la mente come “muscolo” dell’Io Sono, cioè della sua reale funzione di aiuto all’Io Sono nel distinguersi dagli altri Io Sono e nel permettere all’Io Sono il suo manifestarsi, l’apparire e l’assumere informazioni dallo spazio/tempo nel quale l’Io Sono ha decido si “entrare” per esperimentare, comunicare, accumulare informazioni per elaborarle, goderle ed infine ridarle all’Infinito del quale l’Io Sono è un “punto” di osservazione.
vedi: Vuotoquantomeccanico + Sintesi + Conclusioni + Il senso della Vita + Progetto Vita + Chi siamo + Filosofia + Religioni
– vedi anche: Modelli mentali
Ciò che trovate qui di seguito sono brani tratti da un libro di Eckhart Tolle dal titolo: “Un Nuovo Mondo – Riconosci il vero Senso della tua Vita” – edizione italiana tradotta da Stella e Marina Borruso per le edizioni Mondadori – tratto dall’originale in inglese: “A New Earth – Awakening to Your Life’s Purpose”, libro che vi consigliamo di leggere con attenzione, sul quale però vi consigliamo di fare attenzione alla parola Ego, che è stata dall’autore originale, non ben definita e quindi gli sono state attribuite delle “qualità o demeriti” NON propri.
vedi: Definizione dell’ Io/Ego
Quando in quel libro o nei brani qui sottostanti, incontrate la parola “Ego”, leggetela come “parte della mente”.
vedi: Definizione di “mente”
Il Corpo di Dolore nelle nazioni, tribù, gruppi sociali, famiglie – Esempio:
Il corpo di dolore collettivo razziale è molto presente ad esempio negli ebrei. È altrettanto forte, e non c’è da stupirsi, nei nativi americani, che sono stati decimati e hanno visto la loro cultura distrutta dai coloni europei. Anche nei neri americani il corpo di dolore è forte. I loro antenati, sradicati violentemente, percossi e sottomessi, sono stati venduti come schiavi. La prosperità economica americana ha alla base, in origine, il lavoro di quattro/cinque milioni di schiavi neri. Infatti, la sofferenza inflitta ai nativi e ai neri americani non è rimasta confinata a queste due razze, ma è diventata parte del corpo di dolore collettivo americano.
Succede sempre così, che la vittima e il carnefice soffrono entrambi le conseguenze di ogni atto di violenza, di oppressione o di brutalità. Perché quello che fate agli altri lo fate a voi stessi.
In realtà non ha importanza la quantità del corpo di dolore che appartiene alla nazione o alla razza e quella che è personale.
In ogni caso, potete andare oltre, solo prendendovi la responsabilità per il vostro stato interiore, adesso.
Anche se il biasimo sembra più che giustificato, fino a che biasimate gli altri state continuando a nutrire il corpo di dolore con i vostri pensieri e così rimanete intrappolati nel vostro ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa)
L’inconsapevolezza umana (NdR: l’Ignoranza e’ la peggiore malattia dell’uomo e dell’Umanità stessa) è la sola responsabile del male sul pianeta. Questa comprensione è il vero perdono.
Con il perdono, la vostra identità di vittima si dissolve e il vostro vero potere viene alla luce, il potere della Presenza. Invece di biasimare il buio, portateci la luce.
L’inizio della liberazione dal corpo di dolore sta prima di tutto nel rendersi conto del fatto che avete un corpo di dolore. Poi, ancora più importante, consiste nell’abilità di mantenersi così presenti e così vigili da notare la piena di emozioni negative che il corpo di dolore porta con sé quando si attiva. Quando riuscite a riconoscere questo, il corpo di dolore non può fingere più a lungo di essere voi, né può vivere attingendo forza e nutrimento da voi.
È la vostra Presenza consapevole che interrompe l’identificazione con il corpo di dolore. Quando si pone termine a questa identificazione, il corpo di dolore non può più a lungo controllare il vostro pensiero e quindi rafforzarsi traendo nutrimento da lì.
Nella maggior parte dei casi il corpo di dolore non si dissolve immediatamente ma, nel momento in cui recidete il collegamento tra questo e il vostro pensiero, inizia a perdere energia. Il pensiero cessa di essere offuscato dalle emozioni e le percezioni del presente non vengono più distorte dal passato. Allora l’energia che era fino a quel momento nel corpo di dolore, cambia di frequenza e viene trasmutata in Presenza. In questo modo, il corpo di dolore diventa carburante per la coscienza. Ecco perché molti degli uomini e delle donne più saggi e illuminati di questo pianeta hanno avuto in passato un corpo di dolore molto pesante.
Al di là di quello che potete dire o fare o mostrare al mondo come vostra immagine, non potete tenere nascosto il vostro stato mentale-emozionale.
Ogni essere umano emana uno specifico campo energetico corrispondente al proprio stato interiore e la maggior parte delle persone può percepirlo, magari solo a un livello subliminale.
In altre parole: nonostante costoro non si rendano conto di quello che stanno percependo, questa percezione influenza grandemente i loro sentimenti e le loro reazioni verso la persona con cui vengono in contatto.
Molta gente ha una chiara consapevolezza di ciò quando fa la conoscenza di qualcuno, ancora prima di qualunque scambio verbale. Poco dopo, tuttavia, le parole prendono il sopravvento nella relazione e così fanno i ruoli che la maggior parte delle persone interpreta. Allora l’attenzione si sposta a livello della mente e questo determina una gran diminuzione dell’abilità di percepire il campo energetico dell’altro. Nondimeno, a un livello inconsapevole questo campo energetico continua a essere percepito.
Nel momento in cui vi rendete conto che inconsciamente i corpi di dolore cercano altro dolore, ovvero che vogliono che accada qualcosa di male, potete anche capire come molti incidenti stradali siano provocati da guidatori il cui corpo di dolore in quel momento era attivo.
Quando due guidatori con un corpo di dolore attivo giungono contemporaneamente a un incrocio, la probabilità di un incidente è molto più alta che in circostanze normali. In modo inconsapevole, entrambi vogliono che accada. Il ruolo dei corpi di dolore negli incidenti d’auto è particolarmente evidente nel caso di gente che, durante la guida, assume atteggiamenti violenti all’indirizzo di qualcuno che, per esempio, è accusato di andare troppo piano.
Molti atti di violenza sono commessi da persone “normali” diventate temporaneamente folli.
Nei procedimenti giudiziari in tutto il mondo si possono sentire gli avvocati difensori dire: “Questo comportamento è del tutto estraneo alla personalità del mio cliente” e la persona accusata: “Non capisco cosa mi sia successo”.
Per quello che ne so io, finora, nessun difensore ha mai detto al giudice (anche se ciò potrebbe succedere in un tempo non lontano): “Siamo di fronte a un caso di responsabilità limitata. Il corpo di dolore del mio cliente era attivo e lui non era cosciente di quello che stava facendo. Di fatto, non è stato lui a farlo, ma il suo corpo di dolore”.
Questo significa forse che le persone non possono essere ritenute responsabili di ciò che fanno quando sono possedute dal corpo di dolore ? La mia risposta è: e in che modo possono esserlo ? Come potete essere responsabili quando siete inconsapevoli, quando non vi rendete conto di quello che state facendo ? Nonostante ciò, all’interno di un disegno più ampio gli esseri umani sono destinati a diventare esseri coscienti e quelli che non vorranno ciò dovranno sopportare le conseguenze della loro inconsapevolezza. Queste persone sono infatti non allineate con la spinta evolutiva universale.
Ma anche questo è vero fino a un certo punto. Se vediamo le cose da una prospettiva più alta, non è realmente possibile essere non allineati rispetto all’evoluzione dell’UniVerso, e anche l’inconsapevolezza umana e la sofferenza che ne consegue fanno parte di questa evoluzione. Quando non siete più in grado di sostenere l’interminabile ciclo di sofferenze, inizia il vostro risveglio.
Nella prospettiva di questo disegno più ampio, anche il corpo di dolore occupa un posto necessario.
NdR: il corpo di Dolore creato, mantenuto “vivo”, gestito ed alimentato dalle informazioni fornite e percepite dalla mente è una “funzione” della mente stessa ed è quindi parte della mente, quando essa è attiva al di fuori delle leggi cosmiche naturali..
La Presenza
(NdR: Essa è il risultato dell’unione fra Io Sono, mente e corpo nel ”qui ora”, lasciando alle spalle il passato e non pensando al futuro, che come un nuovo presente per continuare ad assaporare quindi la Presenza nel qui ed ora).
Una volta venne da me una donna fra i trenta e i quarant’anni. Fin dal primo momento, mentre mi salutava, potei percepire il dolore dietro il suo sorriso educato e superficiale. Iniziò raccontandomi la sua storia e nel giro di un secondo il suo sorriso si trasformò in una smorfia di dolore. Allora, incominciò a singhiozzare senza controllo. Mi disse che si sentiva sola e insoddisfatta. In lei c’erano una gran rabbia e tristezza. Da bambina era stata vittima di abusi da parte di un padre fisicamente violento.
Mi resi conto rapidamente che il suo dolore non era causato dalla sua attuale situazione di vita, ma piuttosto da un corpo di dolore estremamente pesante. Questo corpo di dolore era diventato il filtro attraverso il quale lei vedeva la sua situazione di vita. Non era ancora in grado di cogliere il legame tra il dolore emozionale e i propri pensieri, dal momento che era completamente identificata con entrambi. Non era ancora in grado di vedere che stava nutrendo il corpo di dolore con i propri pensieri. In altre parole stava vivendo con il peso di un sé molto infelice, anche se in qualche modo doveva avere intuito che questo dolore nasceva al suo interno, che lei era un fardello per se stessa. Era pronta per risvegliarsi e per questo era venuta.
Guidai la sua attenzione verso ciò che stava sentendo all’interno del suo corpo e le chiesi di sentire direttamente questa emozione, invece che attraverso il filtro dei suoi pensieri infelici, della sua storia infelice. Mi disse che era venuta da me perché le mostrassi come uscire dalla propria infelicità e non come entrarvi. Solo a malincuore accettò di fare come le chiedevo.
Le lacrime le scorrevano sul volto, mentre tutto il corpo era scosso da brividi. “In questo momento, questo è quello che senti” dissi. “Non puoi fare niente rispetto al fatto che questo è ciò che senti in questo momento. Quindi, invece di volere che questo momento sia diverso da quello che è, cosa che accrescerebbe il dolore già presente, sarebbe possibile per te accettare completamente che questo è ciò che senti in questo momento? “
Per un momento si quietò, ma improvvisamente divenne impaziente, come se stesse per alzarsi, e disse rabbiosamente:
“No, non lo voglio accettare”.
“Chi dice questo ?” le chiesi. “Tu o l’infelicità che ti porti dentro ? Riesci a vedere come l’infelicità che ti deriva dall’essere infelice crei in te un nuovo strato di infelicità ?” Si quietò di nuovo. “Non ti sto chiedendo di fare niente. Quello che ti chiedo è di scoprire se per te è possibile permettere che quei sentimenti ci siano. In altre parole, ti farò una domanda che potrà sembrarti strana e cioè: cosa ne sarebbe della tua infelicità se non ti importasse di averla ? Non vuoi scoprirlo ?”
Mi guardò perplessa per un istante e rimase seduta in silenzio più o meno per un minuto, dopo di ché improvvisamente avvertii un significativo cambiamento nel suo campo energetico. Disse: “E strano. Sono sempre infelice, ma ora intorno a questa infelicità c’è dello spazio. Sembra che la cosa sia meno importante”.
Fu la prima volta che udii qualcuno esprimersi in questo modo: c’è più spazio intorno alla mia infelicità. Ovviamente, quello spazio si crea quando c’è un’accettazione interiore di quello che si sta sperimentando nel momento presente.
Non dissi molto di più, in modo da permetterle di stare nell’esperienza. Più tardi arrivò a capire che nel momento in cui aveva smesso di identificarsi con quel sentimento, con quella vecchia emozione di dolore che viveva in lei, ponendo invece la propria attenzione direttamente su tale sentimento senza resistergli, il sentimento stesso aveva perso il potere di controllare il suo pensiero e così di mescolarsi con una storia costruita dalla sua mente, chiamata “Il me infelice”.
Nella sua vita era entrata un’altra dimensione, una dimensione che trascendeva il suo passato personale, la dimensione della Presenza. Poiché non si può essere infelici senza una storia infelice, questa fu la fine della sua infelicità. E fu anche l’inizio della fine del suo corpo di dolore. L’emozione in se stessa non è infelicità. Infelicità è solo l’emozione insieme a una storia infelice.
Dopo la conclusione della sessione, per me fu molto bello rendermi conto che ero stato testimone dell’emergere della Presenza in un altro essere umano. La vera ragione per la quale esistiamo in questa forma umana è di portare questa dimensione di coscienza nel mondo. Ero stato anche testimone di una diminuzione del corpo di dolore, non attraverso una lotta, ma portandovi la luce della coscienza.
Qualche minuto dopo la partenza della mia visitatrice, arrivò un’amica per lasciare qualcosa. Appena all’interno della stanza, disse: “Cos’è successo qui ? L’energia sembra grave e densa. Mi fa quasi sentire male. Devi aprire le finestre e bruciare dell’incenso”. Le spiegai che avevo appena assistito a una straordinaria liberazione di energia in qualcuno che aveva un corpo di dolore molto denso e che quello che sentiva doveva essere appunto l’energia liberata nel corso della sessione. A ogni modo, la mia amica non volle starmi ad ascoltare e se ne andò appena possibile.
Aprii le finestre e uscii a pranzare in un piccolo ristorante indiano nelle vicinanze, dove successe qualcosa che fu una chiara, ulteriore conferma di quanto già sapevo: che a un qualche livello, tutti i corpi di dolore, che sembrano individuali, sono in realtà connessi tra loro. Tuttavia, questa conferma assunse una forma piuttosto scioccante.
Il ritorno del corpo di dolore
Mi sedetti e ordinai da mangiare. C’erano pochi altri ospiti. A un tavolo molto vicino c’era un signore di mezza età in una sedia a rotelle, che aveva appena finito il suo pranzo. Mi lanciò uno sguardo breve ma intenso. Passarono alcuni minuti. All’improvviso l’uomo divenne inquieto, agitato e il suo corpo iniziò a contrarsi.
Il cameriere venne a ritirare il suo piatto. L’uomo iniziò a discutere con lui. “Il cibo non era buono, era terribile.” “Perché l’ha mangiato allora ?” chiese il cameriere. Questo lo fece letteralmente esplodere. Iniziò a gridare, divenne ingiurioso.
Dalla sua bocca uscivano parole spregevoli, la stanza si riempì di un intenso e violento odio. Si poteva percepire quell’energia entrare nelle cellule del corpo e cercare qualcosa a cui aggrapparsi. Ora l’uomo stava gridando anche all’indirizzo degli altri clienti, ma per qualche strana ragione ignorò completamente me che sedevo in uno stato di intensa Presenza.
Ebbi il sospetto che il corpo di dolore umano universale fosse ritornato per dirmi: “Pensavi di avermi sconfitto. Guarda, sono ancora qui”. Presi anche in considerazione la possibilità che il campo energetico rilasciato nel corso della nostra sessione, mi avesse seguito al ristorante e si fosse attaccato alla sola persona nella quale aveva trovato una frequenza di vibrazione compatibile, e cioè un corpo di dolore pesante.
Il responsabile del ristorante aprì la porta ripetendo: “Se ne vada, se ne vada”. L’uomo si precipitò fuori sulla sua sedia a rotelle, lasciando tutti sbalorditi. Ma un minuto dopo era di ritorno. Il suo corpo di dolore non aveva ancora finito, aveva bisogno di altro. Aprì la porta spingendola con la sedia a rotelle e gridando oscenità. Una cameriera tentò di fermarlo prima che entrasse, ma l’uomo azionò il comando di massima velocità in avanti e la costrinse con le spalle al muro. Altri clienti balzarono su e tentarono di mandarlo via: grida, urla, un pandemonio. Un pò più tardi arrivò un poliziotto; l’uomo si calmò, gli fu chiesto di andarsene e di non tornare. Per fortuna la cameriera non era ferita, a parte dei lividi alle gambe. Quando fu tutto finito, il responsabile venne al mio tavolo e mi chiese, un po’ scherzosamente ma forse avvertendo intuitivamente che c’era qualche connessione: “Lei ha qualcosa a che fare con questo ?”.
Il corpo di dolore nei bambini
Il corpo di dolore nei bambini talvolta si manifesta con il broncio o con la chiusura in loro stessi.
I bambini diventano scontrosi, rifiutano di interagire, magari vanno a sedersi in un angolo abbracciando una bambola o succhiandosi il pollice. Può anche manifestarsi con attacchi dì pianto o crisi di rabbia. Il bambino strilla, si butta a terra o diventa distruttivo. Desideri frustrati possono facilmente scatenare il corpo di dolore, e in un ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) in sviluppo la forza del desiderio può essere intensa. I genitori osservano disorientati, increduli e senza capire, il loro piccolo angelo trasformarsi in pochi secondi in un piccolo mostro. Si chiedono da dove venga tutta quell’infelicità.
Più o meno è la parte che il bambino condivide del corpo di dolore collettivo dell’umanità che risale fino all’origine dell’ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) umano.
Ma il bambino può anche avere già preso su di sé la sofferenza dal corpo di dolore dei propri genitori, e in tal modo i genitori possono vedere nel loro piccolo un riflesso di ciò che è anche in loro stessi. I bambini molto sensibili sono colpiti in modo particolare dai corpi di dolore dei propri genitori. Il dover essere testimoni della follia dei propri genitori produce un dolore emozionale quasi insopportabile, e così questi figli sensibili diventano spesso adulti con corpi di dolore pesanti.
I bambini non si fanno imbrogliare dai genitori che tentano di nascondere il proprio corpo di dolore cercando di non litigare di fronte a loro. Mentre conversano educatamente tra loro, la casa è piena di energia negativa.
I corpi di dolore repressi sono estremamente tossici, anche più di quelli che agiscono apertamente, e questa tossicità psichica è assorbita dai piccoli e contribuisce allo sviluppo del loro corpo di dolore.
Alcuni bambini acquisiscono una conoscenza subliminale dell’ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) e del corpo di dolore semplicemente vivendo con genitori inconsapevoli. Una donna i cui genitori avevano entrambi un ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) forte e un corpo di dolore pesante mi disse che spesso quando i genitori urlavano e strillavano l’uno contro l’altra, lei li guardava e, nonostante li amasse, diceva a se stessa: “Questa gente è matta. Come sono finita qui ?”.
C’era già in lei una consapevolezza della follia del vivere in quel modo. Quella consapevolezza l’aiutò a limitare la quantità di dolore assorbita.
I genitori si chiedono spesso come comportarsi con il corpo di dolore del proprio bambino. La questione fondamentale naturalmente è: si stanno facendo carico del proprio corpo di dolore ? Lo stanno riconoscendo in loro stessi ?
Sono in grado di mantenere una presenza sufficiente quando il corpo di dolore diventa attivo, in modo da essere consapevoli della emozione a livello del sentire, prima che questa abbia avuto la possibilità di trasformarsi in pensiero e di conseguenza di trasformarli in una “persona infelice” ?
Mentre il bambino sta avendo un attacco del corpo di dolore, non potete fare granché tranne che essere presenti in modo da non venire trascinati in una reazione emotiva, che non farebbe che alimentare il corpo di dolore del bambino. I corpi di dolore possono essere estremamente drammatici. Non entrate in quel dramma e non prendetelo troppo sul serio. Se il corpo di dolore è scatenato da un desiderio frustrato, non cedete ora a quel desiderio. Perché se lo fate il bambino ne trarrebbe questa lezione: “Più divento infelice, più alta è la probabilità di ottenere quello che voglio”. Questa sarebbe una ricetta per una disfunzione futura. Il corpo di dolore verrà frustrato dalla vostra non-reazione e potrà anche accentuarsi, prima di calmarsi. Per fortuna, nei bambini questi episodi hanno di solito una durata più breve che negli adulti.
Potete parlare col bambino di ciò che gli è accaduto, dopo che tutto è finito o forse il giorno successivo. Ma non parlategli del corpo di dolore. Fategli invece delle domande.
Per esempio: “Cosa ti è successo ieri quando continuavi a urlare ? Ricordi ? Cosa sentivi ? Era una sensazione buona ?
Si potrebbe dare un nome a quello che ti è successo ? No ? Se avesse un nome, come potremmo chiamarlo ?
Se potessi vederlo, a cosa assomiglierebbe ? Potresti fare un disegno di quello a cui assomigliava ? Cosa gli è successo quando se n’è andato via ? È andato a dormire? Pensi che possa ritornare ?”.
Queste sono solo alcune domande che vi suggerisco. Sono orientate a risvegliare nel bambino la capacità di osservare, cioè la Presenza. Tali domande lo aiuteranno a disidentificarsi dal corpo di dolore. Potete anche decidere di parlare al bambino del vostro corpo di dolore usando la sua terminologia. La prossima volta che il bambino viene posseduto dal corpo di dolore, potete dire: “È tornato, vero ?”.
Quando parlate di questo, servitevi di qualsiasi parola abbia usato il bambino. Dirigete la sua attenzione sulla qualità delle sensazioni. Siate animati da interesse e curiosità piuttosto che esprimere critica o condanna.
È poco probabile che questo impedisca al corpo di dolore di ripresentarsi; può sembrare che il bambino non ascolti, invece nel fondo della sua coscienza rimarrà un qualche tipo di consapevolezza anche quando il corpo di dolore è attivo.
Dopo alcune volte, la consapevolezza diventerà più forte e il corpo di dolore più debole. Il bambino sta crescendo in Presenza.
Un giorno potreste scoprire che vostro figlio è in grado di segnalarvi che il vostro corpo di dolore ha preso il controllo su di voi.
L’infelicità
Non tutta l’infelicità deriva dal corpo di dolore. Una parte è infelicità nuova, che viene creata tutte le volte che non siete allineati con il momento presente, quando in un modo o nell’altro state negando l’Adesso. Quando riconoscete che il momento presente è sempre così com’è ed è perciò inevitabile, potete dirgli interiormente un “sì” senza riserve e in tal modo non solo eviterete di creare ulteriore infelicità, ma avendo lasciato andare la resistenza interna, scoprirete anche tutto il potere che la Vita stessa vi dà.
L’infelicità connessa al corpo di dolore è sempre chiaramente sproporzionata rispetto alla sua causa apparente. In altre parole, si tratta di una reazione esagerata. E questo che consente di riconoscerla, anche se normalmente non da chi ne sta soffrendo, cioè dalla persona posseduta. Chi è portatore di un corpo di dolore pesante trova facilmente delle ragioni per essere sconvolto, arrabbiato, colpito, triste o spaventato. Cose relativamente insignificanti, a cui altri reagirebbero con una scrollata di spalle e un sorriso o che neppure noterebbero, diventano il motivo apparente di un’intensa infelicità.
Queste cose non sono ovviamente la vera causa, ma agiscono piuttosto come un evento scatenante, dando nuova vita all’emozione accumulata in passato. Allora l’emozione si sposta nella testa, amplificando e dando energia alle strutture della mente egoica (NdR: attributo della parte della mente chiusa in su se stessa).
Il corpo di dolore e l’ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) sono parenti stretti: hanno bisogno l’uno dell’altro.
Si interpreta e si reagisce all’evento o alla situazione scatenante attraverso lo schermo di un ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) fortemente emozionale. Come dire che il loro significato intrinseco viene completamente distorto.
Guardate al presente attraverso gli occhi del passato emozionale dentro di voi. In altre parole: voi vedete e sperimentate non qualcosa che è nell’evento o nella situazione, ma qualcosa che è dentro di voi o che, in alcuni casi, può far parte dell’evento o della situazione, ma che voi amplificate attraverso la vostra reazione. Questa reazione, questa amplificazione è ciò che il corpo di dolore vuole, di cui ha bisogno e di cui si alimenta.
Per una persona posseduta da un pesante corpo di dolore, è spesso impossibile tirarsi fuori dalla propria interpretazione distorta, dalla propria pesante “storia” emozionale. Più è negativa l’emozione contenuta, più essa diventa pesante e inestricabile.
In questo modo, la storia non viene riconosciuta come tale ma viene vissuta come realtà. Quando siete completamente intrappolati nel movimento del pensiero e nell’emozione che lo accompagna, tirarsene fuori è impossibile perché non sapete che esiste un fuori. Siete prigionieri nel vostro film o sogno, nel vostro proprio inferno. Per voi tutto questo è realtà e nessun’altra realtà è possibile. E per quanto vi riguarda, la vostra reazione è l’unica possibile.
Rompere l’identificazione con il corpo di dolore
Una persona con un corpo di dolore forte e attivo ha una particolare emanazione energetica che le altre persone percepiscono come estremamente spiacevole. Quando si incontrano queste persone, alcuni vorranno immediatamente allontanarsi o limitare al minimo l’interazione con lui o con lei, perché si sentono respingere dal loro campo energetico; altri sentiranno un’ondata di aggressività, diventeranno sgarbati e attaccheranno lui o lei verbalmente o, in certi casi, anche fisicamente.
Questo significa che dentro queste persone c’è qualcosa che entra in risonanza con il corpo di dolore degli altri. Ciò a cui queste persone reagiscono in modo così forte è anche al loro interno: è il loro proprio corpo di dolore.
Non sorprende che le persone con un corpo di dolore pesante e frequentemente attivo si trovino spesso in situazioni conflittuali. Naturalmente, qualche volta sono loro stessi a provocarle attivamente, ma altre volte invece non fanno proprio nulla.
La negatività che emanano è sufficiente ad attrarre ostilità e a generare conflitti. È necessario un elevato livello di Presenza per evitare di reagire incontrando qualcuno con un corpo di dolore così attivo. Se siete in grado di essere presenti, può talvolta succedere che la vostra Presenza renda possibile all’altra persona di disidentificarsi dal proprio corpo di dolore e di fare così l’esperienza del miracolo di un repentino risveglio. Anche se il risveglio è di breve durata, il processo di risveglio avrà avuto inizio.
Uno dei primi risvegli di questo tipo a cui ho assistito avvenne molti anni fa. Il mio campanello di casa suonò verso le undici di notte e dal citofono giunse la voce carica di ansia della mia vicina Ethel. “Devo parlarti. È importante, ti prego fammi entrare.”
Ethel era una donna di mezza età, intelligente e molto colta. Aveva anche un egocentrismo (NdR: mente chiusa su se stessa) molto forte e un pesante corpo di dolore. Da adolescente era scappata dalla Germania nazista e molti membri della sua famiglia erano morti nei campi di concentramento.
Ethel sedette sul divano agitata e con le mani tremanti. Tirò fuori lettere e documenti da una cartella che aveva portato con sé e li sparpagliò tutto intorno, sul divano e sul pavimento. Immediatamente ebbi una strana sensazione, come se un interruttore si fosse accesso portando l’interno di tutto il mio corpo al livello di massima potenza. Non c’era nient’altro da fare se non rimanere aperto, vigile, intensamente presente, presente con tutte le cellule del corpo.
La guardai senza pensieri né giudizi e ascoltai quietamente senza nessun commento mentale. Dalla sua bocca uscì un fiume di parole: “Oggi mi hanno spedito un’altra lettera che mi ha proprio disturbato. Si stanno vendicando di me. Devi aiutarmi. Noi due dobbiamo affrontarli insieme. I loro loschi avvocati non si fermeranno di fronte a niente. Perderò la casa: stanno minacciando di togliermela”.
Venne fuori che aveva rifiutato di pagare delle spese all’amministrazione della sua casa, sostenendo che alcune riparazioni non erano state effettuate correttamente; in risposta, quelli avevano minacciato di farle causa.
Parlò più o meno per dieci minuti. Io stavo seduto, guardavo e ascoltavo. All’improvviso smise di parlare e guardò le carte tutt’intorno come se si fosse appena svegliata da un sogno. Divenne calma e gentile. Tutto il suo campo energetico cambiò completamente. Quindi mi guardò e disse: “Questa cosa non ha alcuna importanza, non è vero?”. “No, nessuna” risposi.
Rimase tranquillamente seduta ancora per un paio di minuti, quindi raccolse le sue carte e se ne andò. La mattina seguente mi fermò per strada, guardandomi con aria un po’ sospettosa. “Che cosa mi hai fatto ? Stanotte ho dormito bene per la prima volta dopo anni: ho dormito proprio come un bambino.”
Credeva che io le “avessi fatto qualcosa”, mentre io non avevo fatto niente. Invece che chiedere che cosa io le avevo fatto, forse avrebbe dovuto chiedere che cosa io non avevo fatto. Io non avevo reagito, non avevo confermato la realtà della sua storia, non avevo nutrito la sua mente con altri pensieri e il suo corpo di dolore con altra emozione. Le avevo dato il permesso di sperimentare tutto quello che stava sperimentando in quel momento, e il potere di permettere sta nel non interferire, non fare. Essere presente è infinitamente più potente di tutto quello che uno possa dire o fare, anche se qualche volta dall’essere presente possono scaturire parole o azioni.
Ciò che le era successo non era ancora un cambiamento permanente, ma solo un barlume di ciò che è possibile, un barlume di ciò che era già dentro di lei.
Nello Zen, un tale barlume è chiamato satori. Il settori è un momento di Presenza, un breve uscir fuori dalla voce nella testa, dai processi di pensiero e dal loro riflesso nel corpo sotto forma di emozioni. È il sorgere di una spaziosità interiore dove prima c’era un rumore confuso di pensieri e il tumulto delle emozioni.
La mente pensante non può capire la Presenza e quindi spesso la interpreta in modo scorretto. Dirà che non state prestando attenzione, che siete distanti, senza compassione, che non vi relazionate. La verità è che voi siete in relazione, ma a un livello più profondo di quello del pensiero e delle emozioni. In realtà a quel livello c’è un vero incontro, una vera unione che va molto oltre l’essere in relazione. Nella quiete della Presenza, potete avvertire che in voi e nell’altro l’essenza senza forma è Una.
Conoscere “l’essere Uno” di voi stessi con l’altro è vero amore, vera attenzione, vera compassione.
I fattori di attivazione
Alcuni corpi di dolore reagiscono solamente a un tipo particolare di fattori di attivazione o di situazioni, normalmente a quello che entra in risonanza con un certo tipo di dolore emotivo sofferto in passato. Per esempio, se un bambino o una bambina cresce con genitori per i quali le questioni economiche sono spesso causa di drammi e conflitti, può assorbire la loro paura riguardo al denaro e sviluppare un corpo di dolore che si attiva tutte le volte che si ha a che fare con storie economiche.
Da adulto, il bambino potrà provare turbamento o rabbia anche per somme di denaro insignificanti. Dietro il turbamento o la rabbia ci sono storie di sopravvivenza e paura intensa.
Ho visto persone cosiddette “spirituali”, cioè relativamente consapevoli, mettersi a gridare, incolpare e rivolgere accuse, nel momento stesso in cui prendevano in mano il telefono per parlare con i propri consulenti finanziari o immobiliari. Come per gli avvisi di pericolosità per la salute posti su ogni pacchetto di sigarette, dovrebbe forse esserci un monito di questo tipo sopra ogni banconota o estratto conto: “I soldi possono attivare il corpo di dolore e causare una totale inconsapevolezza”.
Qualcuno che nell’infanzia sia stato trascurato o abbandonato da uno o da entrambi i genitori potrebbe facilmente sviluppare un corpo di dolore che si attiva in qualsiasi situazione che entra anche vagamente in risonanza con quell’antico dolore di abbandono. Un amico che arriva a prenderli all’aeroporto con qualche minuto di ritardo o il coniuge che rincasa tardi possono scatenare un forte attacco da parte del corpo di dolore. Se il partner li abbandona o muore, il dolore emotivo provato va molto al di là di quanto sarebbe naturale in una simile situazione. Può esserci intensa angoscia, depressione duratura e paralizzante, o rabbia ossessiva.
Una donna abusata sessualmente durante l’infanzia dal padre può scoprire che il proprio corpo di dolore si attiva facilmente in ogni relazione di intimità con un uomo. In alternativa, l’emozione caratteristica del suo corpo di dolore può spingerla verso un uomo con un corpo di dolore simile a quello del padre. Il suo corpo di dolore può sentire un’attrazione magnetica verso qualcuno percepito come in grado di darle ancora quella medesima qualità di dolore. Talvolta, quel dolore è scambiato per innamoramento.
Un uomo che sia stato un bambino non voluto e non abbia avuto né amore né un minimo di cura e attenzione da parte della propria madre può sviluppare un corpo di dolore pesante e ambivalente, consistente in un incolmabile e intenso desiderio di amore e attenzione da parte della madre, unito a un intenso odio verso di lei per avergli rifiutato ciò di cui aveva disperatamente bisogno. Da adulto, quasi ogni donna potrebbe innescare in lui il bisogno del corpo di dolore, una forma di dolore emozionale che si manifesta come una forma irresistibile di compulsione a “conquistare e a sedurre” tutte le donne che incontra e in tal modo ottenere quel tipo di amore e attenzione femminili, agognati dal suo corpo di dolore. Diventa un vero esperto di seduzione, ma quando le relazioni diventano intime o le sue avance vengono respinte, potrebbe venir fuori la rabbia del corpo di dolore verso la madre, che sabota la relazione.
Quando riconoscete il vostro corpo di dolore al suo sorgere, potete anche rapidamente imparare quali sono i fattori da cui è più frequentemente attivato, nel caso di certe situazioni o di cose che gli altri fanno o dicono. Quando questi fattori si presenteranno, potrete riconoscerli immediatamente per quello che sono ed entrare in uno stato più elevato di vigilanza.
Nel giro di uno o due secondi potete anche notare la reazione emozionale che corrisponde all’attivarsi del corpo di dolore ma, nello stato di Presenza vigile, eviterete di identificarvi, il che significa che il corpo di dolore non potrà impadronirsi di voi e diventare la voce nella vostra testa.
Se in quel momento siete col vostro partner, potete dirgli o dirle: “Quello che hai appena detto, o fatto, ha attivato il mio corpo di dolore”. Stabilite col vostro partner un patto in base al quale tutte le volte che uno di voi dice o fa qualcosa che attiva il corpo di dolore dell’altro, ciò verrà fatto immediatamente notare. In tal modo, il corpo di dolore non potrà più rivitalizzarsi attraverso i drammi della relazione e, in luogo di attirarvi nell’inconsapevolezza, vi aiuterà a diventare pienamente presenti.
Tutte le volte che sarete presenti quando sorge il corpo di dolore un po’ dell’energia emozionale negativa verrà, per così dire, bruciata, e quindi trasmutata in Presenza. Il corpo di dolore rimanente si ritirerà rapidamente, in attesa di un’opportunità più favorevole per ripresentarsi, cioè quando sarete meno consapevoli. Il corpo di dolore può avere una migliore opportunità allorquando perdete la vostra Presenza, magari dopo qualche bicchiere o mentre guardate un film violento.
Perfino la più piccola emozione negativa, come l’essere irritati o ansiosi, può funzionare come porta di accesso per il ritorno del corpo di dolore. Il corpo di dolore ha bisogno della vostra inconsapevolezza. Non può tollerare la luce della Presenza.
Il corpo di dolori come mezzo per risvegliarsi
A prima vista, può sembrare che il corpo di dolore sia il più grande ostacolo alla nascita di una nuova coscienza dell’umanità. S’impossessa della vostra mente, controlla e distorce il vostro pensiero, disgrega le vostre relazioni e as-somiglia a una nuvola scura che occupa per intero il vostro campo energetico; tende a rendervi inconsapevoli in senso spirituale, cioè totalmente identificati con la mente e l’emozione. Vi rende reattivi, vi fa dire e fare cose finalizzate unicamente ad accrescere l’infelicità vostra e del mondo.
Tuttavia, questa crescente infelicità produce una progressiva disgregazione nella vostra vita. Può succedere che il corpo non sia più in grado di reggere lo stress e da ciò derivi una malattia o una disfunzione. Può capitarvi di essere coinvolti in un incidente, in qualche situazione conflittuale o drammatica causati dal desiderio di qualcosa di male da parte del corpo di dolore.
Oppure potete diventare una persona che infligge violenza fisica. A un certo momento tutto questo potrebbe diventare troppo e voi potreste non farcela più a vivere con il vostro “sé infelice”. Ovviamente, il corpo di dolore è parte di quel falso sé.
Tutte le volte che ne diventate preda e non lo riconoscete per quello che è, il corpo di dolore diventa parte del vostro ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa). Tutto ciò con cui vi identificate si trasforma in ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa).
Il corpo di dolore è una delle cose più potenti con cui l’ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) può identificarsi, proprio come il corpo di dolore ha bisogno dell’ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) per trarne nuova vita.
Tuttavia, quest’alleanza sacrilega alla fine si rompe, nei casi in cui il corpo di dolore è così pesante che le strutture egoiche della mente, invece di venirne potenziate, subiscono un progressivo sgretolamento causato dai continui attacchi furibondi del carico energetico del corpo di dolore. E proprio come un congegno elettronico può ricevere carica dalla corrente elettrica, può anche essere distrutto se il voltaggio è troppo alto.
Spesso le persone con un forte corpo di dolore raggiungono un punto in cui sentono che la propria vita sta diventando intollerabile, che non possono caricarsi di altro dolore, di altro dramma. Una persona ha espresso ciò dicendo chiaramente e semplicemente che “era stufa di essere infelice”. Alcuni possono sentire, come è successo a me, che non possono più vivere con se stessi.
La pace interiore diventa quindi la loro priorità. Il loro acuto dolore emozionale li spinge a disentificarsi dal contenuto della loro mente e dalle strutture mentali-emozionali che danno origine e perpetuano il sé infelice (NdR: parte della mente).
Allora capiscono che né la loro storia infelice né l’emozione che sentono è chi essi sono. Si rendono conto che essi sono il conoscere e non ciò che si conosce. Invece di trascinarli nell’inconsapevolezza, il corpo di dolore diventa un fattore decisivo di risveglio che li costringe a uno stato di Presenza.
Tuttavia, a causa del flusso senza precedenti di consapevolezza a cui stiamo attualmente assistendo sul pianeta, molte persone non hanno più bisogno di passare attraverso una profonda e acuta sofferenza per essere in grado di disentificarsi dal corpo di dolore. Ogniqualvolta avvertono di essere scivolati in uno stato disfunzionale, sono in grado di scegliere di uscire dall’identificazione con il pensiero e l’emozione e di entrare nello stato di Presenza. Rinunciano alla resistenza, diventando quieti e vigili, diventando una sola cosa con quello che c’è, dentro e fuori.
Il passo successivo nell’evoluzione umana non è inevitabile ma, per la prima volta nella storia del nostro pianeta, questa può essere una scelta consapevole. Chi sta facendo questa scelta ? Voi ! E voi chi siete ? Coscienza che è diventata cosciente di se stessa.
Liberarsi dal corpo di dolore
Una domanda che le persone pongono frequentemente è: “Quanto tempo è necessario per liberarsi dal corpo di dolore ?”.
La risposta ovvia è che questo dipende sia dalla densità del corpo di dolore della singola persona, sia dall’intensità con cui cresce la sua Presenza. Però, non è tanto il corpo di dolore, quanto piuttosto l’identificazione con questo a causare le sofferenze che voi infliggete a voi stessi e agli altri. Non è il corpo di dolore, ma l’identificazione con esso che vi costringe a rivivere ripetutamente il passato e vi mantiene in uno stato d’inconsapevolezza.
Quindi, una domanda ancora più importante da porre potrebbe essere questa: “Quanto tempo occorre per potersi liberare dall’identificazione con il corpo di dolore ?”.
E la risposta a questa domanda è la seguente: Non è questione di tempo. Quando il corpo di dolore diventa attivo, sappiate che ciò che state sentendo è il corpo di dolore dentro di voi. Il saperlo è tutto quello che serve per rompere la vostra identificazione con esso. E quando cessa questa identificazione, inizia la trasmutazione. Il saperlo impedisce alla vecchia emozione di salirvi alla testa e di impadronirsi non solo dei dialoghi interni, ma anche delle vostre azioni e interazioni con gli altri.
Ciò significa che il corpo di dolore non può più servirsi di voi e rivitalizzarsi attraverso di voi. La vecchia emozione può allora continuare a vivere in voi per un pò e ripresentarsi periodicamente. Di quando in quando può ancora occasionalmente imbrogliarvi, inducendovi nuovamente a identificarvi con essa, oscurando quindi il vostro sapere, ma non a lungo. Il non proiettare la vecchia emozione nelle situazioni significa confrontarla direttamente al vostro stesso interno. Può non essere piacevole, ma questo non vi ucciderà. La vostra Presenza è più che capace di contenere tutto ciò. L’emozione non è chi siete.
Quando sentite il corpo di dolore, non cadete nell’errore di pensare che c’è qualcosa di sbagliato in voi.
All’Ego/IO (NdR: parte della mente chiusa su se stessa = engram) piace trasformarvi in un problema. Il saperlo ha bisogno di essere seguito dall’accettazione. Allora nient’altro potrà più oscurarlo.
Accettare significa che vi date il permesso di sentire qualunque cosa stiate sentendo in quel momento. Questo è parte dell’Essere così come è dell’Adesso. Non potete lottare con ciò che è. O meglio, potete farlo ma, se lo fate, soffrirete. Attraverso il permettere, diventate ciò che siete: ampi, spaziosi. Siate integri.
Ora non siete più un frammento, che è come l’ego (NdR: parte della mente chiusa su se stessa) percepisce se stesso.
Emerge la vostra vera natura, che è una cosa sola con la natura di Dio.
Gesù si riferisce a questo quando dice: “Voi dunque sarete integri come integro è il Padre vostro che è nei Cieli“.
Ma la versione “sarete perfetti” del Nuovo Testamento non è la traduzione esatta. Infatti il termine originale greco significa integro, cioè coerenti con le Leggi della Natura.
Questo per dire che non dovete diventare integri, ma essere ciò che già siete, con o senza il corpo di dolore.
Tratto da: Un Nuovo Mondo – Riconosci il vero Senso della tua Vita
IMPORTANTE
Una delle regole della Medicina Naturale è questa: “una scopata al giorno toglie il medico di torno…”, cioòsignifica che un buon e sano sesso, fatto con gioia nella coppia (meglio se maschio + femmina) e NON di nascosto, scaricando le tensioni emotive-mentali, evita lo stress intenso e quindi la salute ne trae beneficio, il contrario porta comunque facilmente verso la malattia, prima mentale e poi fisica !
Studio finlandese rivela come le Emozioni si manifestano nel corpo modificandolo
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Nimesulide, principio attivo di farmaci antidolorifici: evitare i rischi anche per il fegato – 22/02/2010
Il farmaco antinfiammatorio nimesulide (molto conosciuto con il nome commerciale di Aulin, Mesulid, Sulidamor, tra i tanti) non deve essere mai la prima scelta per il trattamento del dolore acuto, deve essere usato per il minor tempo possibile, e mai prescritta in caso di febbre o sintomi influenzali. Queste sono le nuove restrizioni d’uso stabilite dall’Ema, l’Agenzia europea dei medicinali, per limitare i potenziali danni per il fegato che l’uso della nimesulide può comportare. (NdR: meglio evitare questi farmaci di sintesi ed utilizzare le tecniche della Medicina Naturale)
La relativa sicurezza è periodicamente rivalutata.
Dopo i casi di gravi disturbi per il fegato (insufficienza epatica), alcuni mortali, che avevano portato nel maggio 2007 al ritiro della nimesulide in Irlanda, l’Ema ha aperto una rivalutazione della sua sicurezza, che porta periodicamente a delle nuove raccomandazioni. Sottolineiamo che l’Italia è il maggior consumatore di nimesulide: assorbe da solo il 60 per cento del consumo mondiale di questo principio attivo, che invece è già stato ritirato dal mercato in Finlandia e Spagna.
Nuove controindicazioni e precauzioni
La nimesulide è indicata per il trattamento del dolore acuto, dei sintomi dell’osteoartrite dolorosa e della dismenorrea primaria (disturbo legato alle mestruazioni).
– Dal febbraio 2010, i medici dovranno prescriverla solo come trattamento di seconda linea, vale a dire se gli altri comuni antidolorifici non hanno funzionato, dopo un’attenta valutazione del paziente.
– Il trattamento non dovrà durare più di 15 giorni, e non dovrà essere prescritto a persone con problemi di alcolismo, a pazienti tossicodipendenti.
– Importante avvisare subito il medico nel caso insorgano segni di sofferenza epatica (del fegato), come spossatezza, anoressia, nausea, vomito, ittero.
In caso di febbre o influenza, meglio non usare paracetamolo (tachipirina), ibuprofene o un’aspirina (NdR: la medicina naturale vi indica cosa fare SENZA farmaci, perché risolve le cause alla fonte)
La nimesulide non deve essere utilizzata in caso di febbre o sintomi influenzali.
Nel caso, meglio non assumere antinfiammatori o antidolorifici come il paracetamolo, l’ibuprofene, il naproxene o l’acido acetilsalicilico (noto come aspirina, quest’ultimo va assunto solo dai 16 anni in su).
NdR: tenete presente che non esiste farmaco di sintesi che non abbia controindicazioni, per cui se li assumete lo fate con i rischi relativi ad ogni tipo di farmaco che utilizzate –
Ricordate che la medicina naturale vi permette di NON utilizzare farmaci di nessun tipo, salvo in casi di gravissime condizioni con pericolo di vita).
Solo con ricetta medica
Ricordiamo che la nimesulide richiede una ricetta medica non ripetibile (che il farmacista ritirerà al momento dell’acquisto), proprio perché i suoi effetti collaterali, e in particolare quelli al fegato, sono più pesanti di quelli degli altri antinfiammatori.
Quindi assumetela (NdR: a vostro rischio e pericolo) solo su espressa prescrizione del medico, subito dopo i pasti perché come altri antinfiammatori ha un’azione irritante sulle pareti dello stomaco, evitando il consumo di alcolici e rispettando le dosi consigliate.
Tratto in parte da: Altro consumo.it