MEMI ed Engrams = blocchi mentali/Spirituali
Lo Spirito crea attraverso il Verbo che si manifesta attraverso il Suono = Linguaggio
I MEMI
La Memetica è una nuova scienza ed è la scienza dei Memi, il vero, invisibile DNA della società dell’informazione.
La Memetica fu introdotta da Richard Dawkins, nel suo bestseller The Selfish Gene – 1976 (trad. italiana: Il Gene Egoista, Zanichelli, 1982). A partire dalla pubblicazione, di quei libri, si è sviluppata questa disciplina che si basa sull’applicazione dell’algoritmo evolutivo darwiniano.
vedi: Corpo di Dolore + CONFLITTI SPIRITUALI IRRISOLTI = STRESS = MALATTIA + PsicoNeuroEndocrinoImmunologia
vedi anche: Modelli mentali
Memo = “Virus” della mente, libro tradotto in sette lingue, cult book statunitense, è l’avvincente viaggio nel mondo della memetica di un eclettico e geniale autore:
Richard Brodie, assistente personale di Bill Gates negli anni della folgorante ascesa di Microsoft, poi divenuto uno straordinario, ironico e accattivante comunicatore e studioso di memetica.
La memetica è una disciplina che si inscrive all’interno degli studi sul “contagio sociale”. Essa ci permette di analizzare ogni tipo di pratica sociale da un nuovo punto di vista, ciò attraverso l’attività di replicazione e diffusione da parte del sistema imperante dei memi all’interno della società, per cercare di condizionare gli umani…..
I “memi” su applicati, cioè messi in pratica nella vita quotidiana, siccome contengono errori ben precisi (comportamentali), producono “dolore”, malessere = essi sono immagini mentali e quindi divengono quasi immediatamente (quando vissuti) degli “engrams” (shemi mentali), nella mente di coloro che li accettano cosi’ come sono inviati dalla scuola, università, mass media, radio TV, films, propaganda, ecc.
ENGRAMS (circuiti mentali errati, chiusi su se stessi, che bloccano la mente in situazioni di dolore e di incapacità all’azione della soluzione del problema; sono veri e propri “demoni” della mente)
Quale autore e consulente di questo Portale (non sono Scientologo) li chiamo anch’io cosi’, anche se il nome deriva da una parola coniata ed utilizzata dalla Chiesa di Scientology
La mente reattiva (parte della mente non razionale) non immagazzina ricordi così come noi li conosciamo. Immagazzina particolari tipi d’immagini mentali, detti engram.
Questi ultimi sono registrazioni accurate fin nel minimo dettaglio, di ogni percezione presente in un momento di parziale o totale “incoscienza”.
Ecco un esempio di engram: una donna riceve uno schiaffo e cade a terra “inconscia”. Viene presa a calci su un fianco, le viene detto che è una bugiarda, che è una buona a nulla, che è volubile. Nel frattempo cade una sedia, c’è un rubinetto che perde in cucina e un’auto passa in strada.
L’engram contiene una registrazione senza interruzioni di tutte queste percezioni.
Questa la definizione che Dianetica – Chiesa di Scientology fornisce e che noi accettiamo come utile, per capire e diffondere i vari meccanismi della mente…che alle volte mente…. – vedi Cervello
Possono essere eliminati con particolari tecniche di autiting-confessione effettuati in stato di rilassamento.
Commento NdR: esempio_ “i vaccini fanno bene” – “le Vaccinazioni salvano dalle malattie”, sono MEMI pericolosissimi perchè i Vaccini iniettano nel corpo sostanze tossiche che creano immunodepressioni e mutazioni genetiche più o meno occulte, a TUTTI i vaccinati, e generano il mercato dei malati attraverso il Terrorismo PsicoMediatico.
Promemoria:
Tutti gli organi che ci compongono, (cervello, ghiandole endocrine, muscoli, ecc., sono formati da tessuti (anche il sangue è un tessuto liquido) e quindi da cellule, che debbono essere nutrite con sostanze vitali e nobili.
Quindi è dall’alimentazione, in particolar modo il Crudismo e dalla eventuale supplementazione di ossigeno, di minerali e vitamine, enzimi e flora batterica, che occorre iniziare il riordino dalla “malattia“, in realtà solo sintomi dell’ammalamento od il mantenimento della perfetta salute.
Ma contemporaneamente occorre lavorare su di se con attenzione ai propri comportamenti Etici ed ai propri “engrams” (errori, conflitti spirituali anche dovuti alla disinformazione acquisita) e da quei “fatti ed esperienze di dolore e quindi molto emotivi” memorizzati del passato piu’ o meno remoto, nella mente, questo per eliminare l’emotivita’ in essi racchiusa ed il conseguente corpo di dolore, che impedisce di vivere le situazioni simili in modo leggero e non intenso od addirittura molto sofferto e/o bloccato…. e per fare cio’ la tecnica della “confessione” (non quella dei religiosi cattolici) e’ molto utile……
Le esperienze a cui siamo sottoposti rilasciano segni chimici sul DNA di un individuo, permettendone la trasmissione ai discendenti.
I ricercatori della McGill University hanno mostrato che esperienze maturate nell’arco della vita, come alcolismo, mal nutrizione o l’esposizione alla violenza, possono provocare dei mutamenti a livello epigenetico. Esistono, infatti, gruppi di molecole deputati all’attivazione dei geni, che stanno appunto “sopra” il DNA (dal gr. epì). Sottoposti allo stress delle esperienze che viviamo, queste molecole cambiano posizione, provocando un cambiamento dei geni attivati, senza che avvenga nessuna mutazione del DNA, se l’esperienza contro natura non diviene cronica, cioe’ continua a ripetersi.
Uno dei principi della Medicina Naturale è questo: “Ciò che NON si Esprime, si Imprime sull’organismo” !..significa che una volta impresso nel fisico il Conflitto Spirituale va risolto, contemporaneamente al riordino delle funzioni metaboliche cellulare nei tessuti colpiti dal Conflitto Spiritual-Biologico.
Il Conflitto Spirituale Irrisolto blocca l’entrata e l’uscita delle energie Universali (informazioni) dai 7 Ciakra, e da e per il DNA, quindi la vera Terapia è l’eliminazione del blocco risolvendo il Conflitto e quindi riattivando l’entrata e l’uscita (la ccomunicazione dell’informazione e quindi la respirazione energetica) dell’organismo per mezzo dei Ciakra.
La malattia e la sofferenza, come abbiamo già affermato, sono la conseguenza dei Conflitti Spirituali irrisolti, che “scendono dal cielo dello Spirito” nella ”terra fisiologica”, il corpo e quando trovano il Terreno adatto (la matrice), proliferano generando il corpo del conflitto, la malattia, in altre parole l’azione del male, cioè dell’ignoranza. Ciò significa che ogni conflitto irrisolto quindi, tende a scendere nel corpo fisico ed a fissarsi nell’organo bersaglio collegato all’archetipo conflittuale.
Paure ? Scienziati scoprono come cancellarle – 23 Set. 2012
Le memorie emozionali recenti, come per esempio la paura, possono essere cancellate dal cervello. Un possibile concreto aiuto a chi soffre di fobie, attacchi di panico e stress post-traumatico
Pubblicato su Science è un fantascientifico studio che suggerisce come sia possibile cancellare dal cervello le memorie emozionali recenti come la paura. Una scoperta che potrebbe rappresentare un decisivo passo avanti nella comprensione dei meccanismi sottesi alla memoria e le emozioni.
Thomas Ågren, dottorando presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Uppsala, ha dimostrato in un esperimento come sia possibile cancellare dal cervello le memorie emozionali di nuova formazione. Sotto la supervisione dei professori Mats Fredrikson e Tomas Furmark, il ricercatore si è basato sull’idea che quando si sperimenta o si impara qualcosa di nuovo si attivano delle proteine che vanno a promuovere un processo di consolidamento che, a sua volta, serve per creare la memoria a lungo termine.
Quando cerchiamo di ricordare questo qualcosa, la memoria diviene per un po’ instabile, tuttavia un altro processo di consolidamento la ristabilizza.
Il richiamo successivo di questo ricordo diventa così non il risultato di ciò che è realmente accaduto ma, piuttosto, il ricordo di ciò che abbiamo rammentato l’ultima volta che vi abbiamo pensato.
Il segreto dunque sta proprio qui: interrompendo il processo di riconsolidamento che segue l’atto di ricordare si sarebbe in grado di influenzare il contenuto della memoria.
Per verificare se e come fosse possibile interrompere questo processo di riconsolidamento i ricercatori hanno reclutato un gruppo di volontari che sono stati sottoposti a una serie di esperimenti.
Nel primo esperimento gli autori hanno mostrato ai partecipanti un’immagine neutra accompagnata in contemporanea da una scossa elettrica. Questo abbinamento ha permesso di provocare paura nei partecipanti e, al tempo, di creare un ricordo pauroso.
La seconda fase prevedeva l’attivazione di questo ricordo emozionale di paura. Ciò è stato fatto mostrando di nuovo l’immagine, senza tuttavia l’accompagnamento della scossa. La ripresentazione più volte della stessa immagine, senza la scossa, ha permesso di interrompere il processo di riconsolidamento della memoria in metà dei partecipanti. L’altra metà dei partecipanti invece ha potuto completare il processo di riconsolidamento poiché si è dato loro il tempo che questo avvenisse prima di mostrare nuovamente l’immagine.
I risultati finali hanno permesso ad Ågren di scoprire che nel gruppo cui era stato interrotto il processo di riconsolidamento si era interrotta anche l’associazione paura/immagine, ossia vedendo l’immagine che in un primo momento evocava la paura, dopo non accadeva più e l’immagine, per le sue caratteristiche di neutralità, restava ciò che era senza provocare paura. La stessa memoria, per così dire, restava neutra.
Le reazioni misurate nel gruppo che non mostrava più paura sono state supportate da scansioni a risonanza magnetica (MRs) che hanno mostrato come la memoria emozionale recente fosse scomparsa dall’area del cervello deputata alla memorizzazione di eventi paurosi: l’amigdala nel lobo temporale.
“Questi risultati possono essere un importante passo avanti nella ricerca sulla memoria e la paura. Infine le nuove scoperte potrebbero portare a migliori metodi di trattamento per i milioni di persone nel mondo che soffrono di problemi di ansia come le fobie, lo stress post-traumatico, gli attacchi di panico“, conclude Agren.
Tratto da 3.lastampa.it
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La fabbrica dei memi
Sono particelle di trasmissione culturale: creano mode e precisano strategie. La loro diffusione determina il successo di alcune idee. E non di altre…
Vi è mai capitato di essere in balìa dei vostri pensieri ? Di essere campo aperto per scorribande di idee, flash mentali, inezie e divagazioni di ogni genere che vi tempestano le sinapsi inducendole a lavorare senza un effettivo vantaggio per voi ?
Certo che vi è capitato, come a tutti. E di non riuscire a fermare questo flusso che si autoalimenta, che si infittisce razziando tra tutto quello che durante la giornata vi ha bombardato la vista e l’udito ?
Magari sono cose senza senso, immagini e parole captate senza prestar loro alcuna reale importanza, ma che poi si riaffacciano, tentano di sopravvivere, di assumere un ruolo, una vita più duratura nella mente ?
Soltanto per avere la possibilità prima di insediarsi in voi, poi di farsi comunicare, di duplicarsi, attraverso la vostra voce o il vostro comportamento, un gesto, una ripetizione, un atto che le faccia riemergere in superficie, che le pubblicizzi, che offra loro l’opportunità di espandersi, propagarsi, contagiare gli altri ?
Ebbene, in questi casi avete la diretta percezione di essere infestati dai “memi”, o meglio: da virus della mente che tentano di catturare la vostra attenzione, polarizzandola su di loro, insistentemente, per utilizzarvi come veicoli di trasmissione, casse di risonanza e “untori” verbali a esclusivo vantaggio della loro replicazione in ulteriori “nidi” mentali.
Ma cosa sono questi memi ?
Pensate al Dna, al codice genetico custodito in ogni nostra cellula, la ricetta fondamentale della vita che ha consentito la nostra “fabbricazione” biologica: ecco, il meme non sarebbe altro che l’unità di informazione culturale e mentale analoga al gene che, in milioni di esemplari in continua ricombinazione, costituirebbe la nostra mente, durante il percorso esistenziale che affrontiamo giorno per giorno, anno dopo anno. I memi formerebbero una specie di doppia elica fatta di pura informazione in perfetto stile “digitale”, ovvero una catena di istruzioni per attuare comportamenti, per prendere decisioni, per esprimere convinzioni e credenze, per formulare opinioni, per seguire mode e perfezionare strategie e ideologie di tutte le fogge.
Insomma, i veri protagonisti della scena, gli attori principali del lungometraggio sociale e culturale su questo pianeta. Un vero e proprio groviglio di “parassiti” che non farebbero altro che scorrazzare tra le teste delle persone, ricche e spiantate, colte e analfabete, giovani e attempate, sotto ogni latitudine e in ogni remoto angolo del globo, perfino tra gli aborigeni sperduti e non ancora contaminati dal contatto con il mondo consumista e ipertecnologizzato.
Il termine se l’è inventato trenta anni fa Richard Dawkins – zoologo britannico strenuo difensore della teoria darwiniana – coniandolo su ispirazione dei termini memoria + mimesis (in greco antico “imitazione”) e inserendolo tra le pagine del suo best-seller, Il gene egoista.
Nel saggio del 1976 Dawkins sosteneva come i geni siano i veri fautori dell’evoluzione naturale sul pianeta Terra, molto più di individui e specie, e come la selezione naturale agisca, guarda caso, al loro livello biologico, premiando le configurazioni genetiche che forniscono agli esseri viventi dei tratti particolarmente adatti al contesto ambientale, favorendo così implicitamente la loro corsa senza fine verso l’immortalità.
E il meme in tutto questo discorso fungerebbe da alter ego genetico nel brodo primordiale della cultura. Sì, perché queste particelle senza scopo e senza alcuna volontà antropomorfica, sono istintivamente proiettate verso la sopravvivenza, e farebbero di tutto per invadere una nuova mente proprio attraverso il potere straordinario, così immediato per la nostra specie, dell’imitazione: il desiderio morboso di emulare tutto e tutti, per stare al passo coi tempi, per apparire migliori, per sfruttare idee e comportamenti che negli altri sembrano così vincenti. In tal modo esplodono periodicamente epidemie memetiche di proporzioni globali nei più diversi settori della società: pensate soltanto alle mode estive che imperversano sulle spiagge, non ultima la febbre del Sudoku, che ha tutti i caratteri di un fenomeno squisitamente memetico. E, in pratica, come funziona il meccanismo di diffusione dei memi ?
Perché alcune idee, prodotti, mode si affermano con successo mentre altri non riescono neppure a emergere in superficie? Perché siamo ferocemente contagiati da banalità quotidiane e raramente prestiamo attenzione a fatti e comportamenti che invece potrebbero essere più utili e interessanti ?
Domande senza prezzo, certo, a cui ogni pubblicitario, ogni azienda, vorrebbe oggi rispondere con certezza, con cognizione di causa, ipnotizzando milioni di teste pensanti e sbaragliando ogni tentativo di concorrenza. Ma non crediate che sia poi così difficile rispondervi.
Prima di tutto è importante cambiare prospettiva: accogliere il punto di vista del meme, non pensare più secondo il principio di razionalità, in chiave umana nel preferire qualcosa a qualcos’altro, ma accettare piuttosto il fatto che siamo “pilotati”, meglio ancora, infettati da potenti agenti virali, complessi di memi che, uniti per sopravvivere, contagiano le persone senza che queste ne siano effettivamente consapevoli.
Come si misura poi il tasso di infettività di questi memi? Semplice: in base a quanto essi “spingono” sui nostri atavici tasti biologici che ci portiamo emozionalmente e mentalmente dentro sin dalla nascita, esemplari della specie umana cablati da madre natura in un ben determinato modo, malgrado tutta la complessità culturale che oggi ci circonda. Questi pulsanti ce li abbiamo in testa: sesso, potere e sopravvivenza, grandi bacini di attrazione della nostra vita, la fanno da padroni. Ed è proprio lì che nascono e si alimentano le lusinghe dei memi, per far breccia nel cuore e nella mente di ognuno di noi, riuscendovi il più delle volte, da migliaia di anni.
Seguendo dei trucchetti precisi e sempre validi, come calcare sull’unicità e l’originalità – meglio se non troppo innovativa -, sul valore nostalgico, il coinvolgimento emotivo, le associazioni con altre idee ed eventi positivi, sull’empatia e la personificazione del prodotto o servizio immessi sul mercato. Tutte caratteristiche che, se opportunamente ingegnerizzate in chiave memetica, fanno subito percepire l’azione della selezione culturale: un’opera incessante quanto invisibile, che struttura il nostro universo di significato, ricco di innumerevoli tentazioni di consumo quotidiane che, a loro volta, incarnano miriadi di memi pronti a farsi assumere come “credo” di turno o “modo di essere” contemporaneo. Noi siamo i nostri memi e loro stessi ci costituiscono per quello che siamo, in un perfetto gioco simbiotico, analogamente a quello che accade a livello biologico per le combinazioni di triplette presenti sulla doppia elica dell’acido deossiribonucleico.
La “ricetta” è sempre il punto di partenza di un processo che via via produce un effetto irreversibile, l’individuo, fatto di carne e memi, una macchina da riproduzione a duplice livello: fisico e mentale. E i gruppi di memi che guarda caso meglio si diffondono sono sempre quelli che godono di una “collosità” contagiosa di prim’ordine, che scatenano reazioni di imitazione immediata nei gruppi più ristretti, nelle ormai famose “reti sociali”: quegli umani “small world” (piccoli mondi) che, grazie ai pochi opinion leader che fungono da super-connettori e primi adottatori di nuove mode, permettono con relative facilità e velocità la propagazione di queste colonie di memi egoisti.
Lo stanno ben capendo le multinazionali di tutto il pianeta che ora, più che mai, cominciano ad affidarsi al passaparola digitale tra amici e conoscenti, piuttosto che continuare a bombardare i potenziali clienti con le classiche, quanto ormai inefficaci e anacronistiche campagne pubblicitarie di massa. Individuare quei pochi leader, sintonizzarsi su di loro per convincerli a ospitare i memi giusti, per diffondere la “buona novella” del loro brand. Facendola passare come gioco o divertente video su Internet, che all’apparenza poco o nulla avrebbe a che fare con esplicite manovre di marketing spinto. Ecco uno dei segreti del marketing memetico.
Un esempio per tutti ? Andatevi a vedere
www.subservientchicken.com.
Siamo dunque nell’epoca dei memi.
Un’età in cui la nostra vita ha a che fare ogni giorno con l’informazione a ogni livello della realtà, e in cui stiamo sempre più capendo che è lei, appunto l’informazione, a vivere per noi, con noi e in noi. Arredandoci la mente e permettendoci di essere umani, proprio per replicarla senza posa. Anche con il rischio di vedere le tremende conseguenze di memi nocivi per l’umanità all’opera su aerei dirottati e in vagoni delle metropolitane. *Francesco Ianneo (Roma, 1968) è dottore di ricerca in Filosofia con indirizzo epistemologico. Formatore e consulente aziendale, ha appena pubblicato per Castelvecchi Memetica, un libro sulla teoria delle idee contagiose. I suoi attuali interessi professionali analizzano come si innescano le epidemie di acquisto e la propagazione di mode e tendenze, attraverso strategie mirate di marketing virale. È ideatore di un workshop su Teoria e Pratica Memetica rivolto a privati e ad aziende. http://memetica.interfree.it
By Francesco Ianneo – Tratto da: dweb.repubblica.it
IMPORTANTE
Una delle regole della Medicina Naturale è questa: “una scopata al giorno toglie il medico di torno…”, ciò significa che un buon e sano sesso, fatto con gioia nella coppia (meglio se maschio + femmina) e NON di nascosto, scaricando le tensioni emotive-mentali, evita lo stress intenso e quindi la salute ne trae beneficio, il contrario porta comunque facilmente verso la malattia, prima mentale e poi fisica !
Studio finlandese rivela come le Emozioni si manifestano nel corpo modificandolo
Le RICERCHE MOSTRANO un NESSO fra MICROBIOMA Intestinale (intestino) e CERVELLO – 09/01/2015
Chiamate collettivamente microbioma, le migliaia di miliardi di microbi che abitano il corpo umano vivono principalmente nell’intestino, dove ci aiutano a digerire il cibo, a sintetizzare le vitamine e a difenderci dalle infezioni. Ora, recenti ricerche sul microbioma hanno dimostrato che la sua influenza si estende ben oltre l’intestino, fino ad arrivare al cervello. Negli ultimi 10 anni, vari studi hanno collegato il microbioma intestinale a una serie di comportamenti complessi, come umori ed emozioni, appetito e ansia.
Il microbioma intestinale sembra contribuire al mantenimento della funzionalità cerebrale, ma non solo: potrebbe anche incidere sul rischio di disturbi psichiatrici e neurologici, fra cui ansia, depressione ed autismo. Una delle modalità più sorprendenti con cui il microbioma influisce sul cervello è durante lo sviluppo.
“Esistono delle finestre evolutive critiche in cui il cervello è più vulnerabile poiché si sta preparando a rispondere al mondo circostante”, spiega Tracy Baie, docente di neuroscienze presso la facoltà di veterinaria dell’Università della Pennsylvania. “Così, se l’ecosistema microbico della madre si modifica – per esempio a causa di infezioni, stress o diete – ciò cambierà il micro bioma intestinale del neonato, e gli effetti possono durare tutta la vita.”
Altri ricercatori stanno esplorando la possibilità che il microbioma abbia un ruolo nelle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Fonte: MedicalXpress.com : http://tinyurl.com/kaa2j36
Commento NdR: ma ciò può accadere anche e non solo per i vaccini che il neonato subisce dai due, tre mesi in avanti…e per la Vitamina k1 (tossina sintetica, fatta il giorno della nascita) ma anche se una madre /padre hanno delle amalgami dentali in bocca (contengono mercurio) il neonato potrà subire delle conseguenze anche gravi.
Infine vi sono i Batteri detti “Psicobiotici” – vedi: Spirito
Cosa sono gli psicobiotici ?
Sono probiotici che alterano la mente, e i ricercatori affermano che possono migliorare l’umore, diminuire l’ansia e la depressione e apportano molti altri benefici. I probiotici sono microrganismi vivi che sono simbiotici con i batteri intestinali positivi e che riescono ad arrivare nell’intestino integri. Ad esempio i fermenti dello yogurt non sono considerati probiotici perché muoiono appena entrano in contatto con i succhi gastrici non sopportandone l’acidità.
Fino a qualche anno fa era difficile credere che alterando i batteri nell’intestino, si potesse gestire meglio lo stress, migliorare l’umore, e anche curare ansia o depressione. Eppure ci sono moltissime ricerche scientifiche pubblicate da vari ricercatori in tutto il mondo che riguardano la connessione intestino-cervello e che stanno dimostrando proprio questo.
Ora sappiamo che è possibile modificare i batteri intestinali in modo da influenzare positivamente l’umore e la funzione del cervello. Uno dei principali modi è quello di assumere gli psicobiotici.
Gli psicobiotici sono organismi vivi che, se ingeriti in quantità adeguate, producono un beneficio per la salute nei pazienti affetti da malattie psichiatriche.[1] Questa definizione, coniata nel 2013, è troppo limitante se ci si basa sulla più recente ricerca che dimostra che non c’è bisogno di avere una depressione clinica, un disturbo d’ansia, o qualche altro disturbo psichiatrico affinché gli psicobiotici influenzino positivamente il cervello.[2] Chi soffre di stress cronico, depressione, o di ansia ha il potenziale per beneficiare di questa classe di probiotici.
Come gli psicobiotici agiscono sul cervello
1. Uno dei modi per cui questi probiotici “alterano la mente” è attraverso la loro capacità di produrre vari composti biologicamente attivi, come i neurotrasmettitori. Diverse molecole con funzioni neuroattive come l’acido gamma-amminobutirrico (GABA), la serotonina, le catecolamine e l’acetilcolina possono essere prodotti dai batteri intestinali.[3] Quando questi neurotrasmettitori sono secreti all’interno dell’intestino, possono attivare cellule all’interno del rivestimento epiteliale che a loro volta rilasciano molecole che stimolano la funzionalità cerebrale e influenzano il comportamento.
2. Una seconda modalità attraverso cui gli psicobiotici agiscono sul cervello è esercitando effetti sul sistema di risposta allo stress del corpo, che coinvolge il cervello e le ghiandole surrenali.[4] Questo sistema, noto come asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), diventa disfunzionale in caso di stress cronico o malattia. Quando si verifica una disfunzione dell’asse HPA, la produzione ritmica di cortisolo e di altri ormoni legati allo stress diventa perturbata. Questo potrebbe svolgere un ruolo centrale nel provocare disturbi dell’umore e problemi cognitivi.[5]
3. Un terzo modo per cui gli psicobiotici possono agire sul cervello è attraverso la loro azioni anti-infiammatoria.[6]
I livelli cronicamente elevati di infiammazione in tutto il corpo e nel cervello sono ormai noti essere una delle principali cause della depressione e di altri disturbi dell’umore e cognitivi. Questa infiammazione può derivare dall’intestino, e alcuni psicobiotici apportare i loro effetti benefici nel cervello abbassando l’infiammazione.
Quali probiotici sono psicobiotici ?
La ricerca sta cominciando a identificare quali probiotici abbiano effetti sul sistema nervoso e quali siano questi effetti.
Negli studi effettuati in persone sane, diversi psicobiotici hanno dimostrato di migliorare l’umore e la funzione cognitiva e di diminuire i sintomi di stress e ansia. Alcuni psicobiotici hanno anche dimostrato di curare la depressione, l’ansia, e altri problemi di salute mentale e cognitivi nei pazienti con disturbi psicologici e / o altre condizioni mediche.
Psicobiotici per la depressione e l’ansia
E’ stato effettuato uno studio clinico su pazienti con disturbi depressivi maggiori, in cui alcuni hanno assunto integratori prebiotici, altri un placebo per otto settimane.[7] L’integratore prebiotico era costituito da Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei, Bifidobacterium bifidum (2 miliardi di CFU ciascuno). Dopo otto settimane, i pazienti che hanno ricevuto il probiotico avevano diminuito in modo significativo i punteggi totali sulla Beck Depression Inventory, un test ampiamente utilizzato per misurare la gravità della depressione, rispetto ai pazienti che avevano assunto il placebo. Inoltre, avevano una significativa diminuzione della infiammazione sistemica come misurato dal hs-CRP, i livelli di insulina erano significativamente più bassi, si era ridotta la resistenza all’insulina, e si era verificato un significativo aumento di glutatione, un antiossidante.
Altri psicobiotici hanno conseguenze benefiche sull’umore e sui sintomi di ansia, ma anche in persone senza questi disturbi. In uno studio per analizzare i possibili effetti su ansia, depressione, stress in volontari sani, è stato utilizzato un probiotico che contiene Lactobacillus helveticus r0052 e Bifidobacterium longum R0175 (Probio’Stick®), ed è stato dimostrato che esso aveva alleviato lo stress psicologico, in particolare la depressione, la rabbia, l’ostilità, e l’ansia quando assunto per 30 giorni.[8] I ricercatori hanno concluso che L. helveticus r0052 e B. longum R0175 hanno effetti psicologici benefici nei soggetti sani. Possono contribuire a rafforzare l’umore e alleviare l’ansia nelle persone affette da varie malattie croniche.
Lo stesso probiotico studiato sopra (Lactobacillus casei ceppo Shirota) è stato utilizzato in un altro studio controllato con placebo nei pazienti con sindrome da stanchezza cronica.[9] I pazienti sono stati divisi in gruppi in cui uno ha ricevuto 24 miliardi di unità formanti colonie di Lactobacillus casei, ceppo Shirota e un altro un placebo al giorno per due mesi. Le persone che avevano assunto il probiotico avevano una significativa diminuzione dei sintomi di ansia. Molti psicobiotici supplementari hanno dimostrato di poter curare la depressione e l’ansia in studi su animali. Il Lactobacillus plantarum, ceppo PS128, per esempio, è noto per l’effetto di aumentare la dopamina e la serotonina e di diminuire i comportamenti di depressione nei topi.[10]
Nei topi depressi che sono stati sottoposti a stress precoce, questo stesso psicobiotico diminuisce il cortisolo, normalizza il sistema di risposta allo stress (HPA), e diminuisce la depressione.[11] Sia il Bifidobacterium longum e sia il Bifidobacterium breve riducono l’ansia e migliorano le prestazioni nei test cognitivi nei topi.[12] [13]
Psicobiotici per lo stress
E’ stato anche dimostrato che gli psicobiotici aiutano le persone e gli animali sottoposti a stress. Una bevanda di latte fermentato (kefir) contenente il Lactobacillus casei, ceppo Shirota, ha impedito un aumento di cortisolo ed ha aumentato i livelli di serotonina negli studenti di medicina stressati.[14] Inoltre, la bevanda probiotica ha diminuito i sintomi fisici legati allo stress come dolore addominale e sintomi del raffreddore.
Gli autori dello studio hanno concluso che l’assunzione di Lactobacillus casei, ceppo Shirota “può esercitare effetti benefici per prevenire l’insorgenza di sintomi fisici nei soggetti sani esposti a situazioni di stress.”
Il Lactobacillus helveticus NS8 è stato confrontato con l’SSRI (citalopram) nei ratti con depressione, ansia e disfunzioni cognitive a causa dello stress cronico.[15] Il prebiotico ha funzionato meglio del citalopram nel ridurre l’ansia indotta da stress, depressione e disfunzioni cognitive. Esso ha abbassato il cortisolo e riportato i livelli di serotonina e di altri neurotrasmettitori cerebrali alla normalità.
Altri probiotici contenenti Lactobacillus helveticus hanno anche dimostrato, in studi condotti su animali, di poter ridurre la depressione legata allo stress e all’ansia, influenzando la serotonina, il cortisolo, e altri composti neuroattivi.[16]
Ad esempio, il Lactobacillus helveticus r0052 combinato con il Lactobacillus rhamnosus R0011 ha normalizzato i comportamenti simili all’ansia e le carenze di apprendimento e di memoria nei ratti immuno-deficienti con disfunzioni dell’asse HPA.[17]
Alcuni prebiotici sono anche psicobiotici ?
I prebiotici possono anche agire come importanti regolatori dell’umore e della funzione del cervello. I prebiotici non sono organismi vivi come i probiotici, ma sono sostanze vegetali che stimolano la proliferazione dei batteri positivi intestinali.
In un recente studio è stato dimostrato che essi riducono la secrezione dell’ormone dello stress, il cortisolo, e migliorano l’elaborazione emotiva in volontari sani. I partecipanti hanno ricevuto uno dei due prebiotici (frutto-oligosaccaridi, FOS, o Bimuno-galactooligosaccharides, B-GOS) oppure un placebo (maltodestrine) al giorno per tre settimane. I livelli di cortisolo al mattino erano significativamente più bassi dopo l’assunzione B-GOS rispetto a chi aveva assunto il placebo. I partecipanti che avevano assunto B-GOS hanno anche mostrato aumenti positivi sulla vigilanza e attenzione, che è un’indicazione che il prebiotico ha avuto effetti anti-ansia. Nessun effetto è stato trovato dopo la somministrazione di FOS.[18]
Le persone con l’intestino irritabile spesso hanno l’ansia e / o depressione, condizioni correlate direttamente con la disbiosi e con la diminuzione dell’attività intestinale e della diversità microbica.[19] Uno studio ha trovato che una miscela prebiotica contenente galactooligosaccaride ha dato benefici sull’ansia nella sindrome dell’intestino irritabile.[20] Il trattamento giornaliero con questa miscela per 4 settimane ha ridotto i punteggi di ansia e ha avuto un notevole impatto positivo sulla qualità della vita.
Conclusione
Nel complesso, i risultati di questi studi dimostrano che gli psicobiotici hanno il potenziale di avere un impatto positivo sulla funzionalità del cervello, sul miglioramento dell’umore, sul trattamento della depressione e dell’ansia, e aiutano a gestire lo stress. I migliori psicobiotici ed i relativi dosaggi devono ancora essere determinati. In generale sono raccomandati almeno 10 miliardi di CFU al giorno per la maggior parte dei probiotici, tra cui gli psicobiotici, ma possono anche essere utili apporti superiori o inferiori. Basta fare una prova per almeno un mese prima di decidere se funzionano o meno.
La chiave della salute è nel nostro intestino e gli antichi di ogni tradizione lo sapevano benissimo. Ippocrate, padre della medicina moderna, ha detto 2400 anni fa: “Tutte le malattie hanno origine nell’intestino“.
Commento NdR: anche e pur rispettando gli autori dello studio, precisiamo: non e’ che un singolo batterio influisce sulla psiche, ma e’ l’insieme sinergico di TUTTI i batteri autoctoni della flora intestinale, il microbioma, che permette al soggetto di avere una psiche / mente lucida ed attenta, senza distrazioni dai malesseri causati dalle alterazioni della flora foriera di qualsiasi danni o ammalamento.
Riferimenti
[1] Dinan TG et al. Psychobiotics: a novel class of psychotropic. Biol Psychiatry. 2013 Nov 15;74(10):720-6.
[2] Tillisch K et al. Consumption of fermented milk product with probiotic modulates brain activity. Gastroenterology. 2013 Jun;144(7):1394-401, 1401.e1-4.
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Tratto da dionideam.it