Sesso e le religioni nel mondo.
Le religioni orientano il bisogno di trascendenza, il bisogno di senso dell’animo umano, verso una tradizione storica e culturale consolidata.
La persona si ritrova con i suoi simili che credono e che per secoli hanno creduto le stesse verità di fede. Certamente soddisfano anche il bisogno di riconoscersi in un gruppo di simili. La fede poi, in quanto indicante qualcosa di più grande o di non totalmente conosciuto per esperienza diretta, è un altro aspetto fondamentale della vita umana.
E’ impossibile vivere senza fede, intesa come credere in ciò che non è immediato o visibile.
Non è possibile scindere la dimensione religiosa dalla cultura e dalla storia di un popolo.
Se voglio ad esempio capire la cultura e la storia dell’Occidente non potrò non studiare obiettivamente e senza pregiudizi il Cristianesimo. Se mi interesso della cultura orientale è essenziale che con umiltà io mi metta a studiare almeno gli elementi fondamentali della religione Buddhista, e così via…
Su questa terra nove persone su dieci si dichiarano credenti di una religione tradizionale. (NdR: derivante dalla tradizioni locale) un numero importante è anche quello di coloro che si riconoscono nei “Nuovi Movimenti Religiosi”, un termine che il Cardinale Arinze coniò per sostituirlo all’inquietante termine “Sette”. Sono gruppi che si sono separati da una religione madre tradizionale e dalla sua dottrina classica ponendosi in contrasto con essa, spesso con un leader carismatico.
Quando la rottura è meno accentuata possiamo chiamarli “Nuovi Culti”. Bainbridge ne ha censiti più di 1500 nel mondo.
Ogni religione o culto ha un insieme di valori e di credenze. Delle norme di comportamento basate sulla dottrina religiosa. In una parola: una morale. (Le etiche possono essere laiche, la morale no).
L’uomo si rapporta col divino, che è oltre l’orizzonte umano e materiale. Ecco perché una religione non è un’ideologia.
Si può vivere una fede religiosa senza la sessualità ?
Senza quelle esigenza che abbiamo visto prima ? Ovviamente no.
Le poche che dissociano religiosità e sessualità vivono quella dimensione che preoccupa tanto gli psicoanalisti: l’angelismo, che fa parte della religiosità malata e ipomaniaca che li porta ad
un’eccessiva ambizione morale che tende al rigore e a mete irraggiungibili, al punto da assumere talvolta la parte dell’angelo, considerando cattivi tutti gli istinti naturali.
L’angelismo è la pretesa di combattere ogni istinto o manifestazione sessuale, per vivere una vita esclusivamente spirituale.
Esistono sì persone che si dedicano alla vita spirituale sublimando le pulsioni sessuali, ma per scelta, per vocazione, senza disprezzo della dimensione sessuale come inferiore a quella spirituale. Tutto ha senso solo nella logica dell’amore. Clemente di Alessandria (150-215) parlava di “astinenti senza intelligenza” coloro che rimangono celibi fuori della causa del Regno di Dio.
Alcune religioni possono proporre (non a caso) di rinunziare ad un’attività sessuale o a determinate pratiche sessuali piuttosto che altre, ritenute dannose alla dignità della persona, alle relazioni con gli altri e quindi allo spirito, ma nessuna chiede di rinunziare alla propria attività e sessualità.
Quelle che prevedono la strada del celibato verificano lungamente che sia presente una forte carica vocazionale liberamente accolta dalla persona.
La persona umana non è solo un corpo. Siamo noi, ma non ci sentiamo un corpo, punto e basta. Abbiamo una mente, ma non ci consideriamo un cervello. Siamo persone, ma non siamo un corpo.
Siamo cioè coscienti, liberi e razionali. Esistono persone senza un corpo ? Per certe fedi sì: gli Angeli, Dio e le persone umane nell’aldilà. Ma l’essere umano giunge a Dio mediante un’esperienza terrena di anima incarnata e quindi sessuata. Il corpo è uno strumento del nostro spirito.
Commento NdR: condividiamo quasi tutto ciò che scrive questo articolista, che però è evidentemente, è permeato di religiosità, non comprendendo che la parola “religione” à una sacra parola che significa “rilegare assieme le cose che appaiono opposte”.
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Sesso e fede Cattolica
Le tradizioni religiose orientano la persona al suo bisogno di innato. Alcune prevedono la castità assoluta del celibato come mezzo privilegiato per la strada verso il divino (ma non per tutti i suoi fedeli). Altre, all’estremo opposto, prevedono il sesso come strada di spiritualità (si pensi ad esempio alla scuola tantrica buddhista).
E’ chiaro che qui in Occidente la maggioranza conosce (o ritiene di conoscere) la visione cristiana della sessualità. Una visione che storicamente nel passato ha visto il sesso come un limite per l’ascesi spirituale e proprio per questo la domanda spontanea ancora oggi potrebbe sorgere come “sesso o spirito” ? In antitesi.
Conseguenza del pensiero: il sesso allontana dallo spirito.
Nel terzo secolo il teologo Origene arrivò addirittura a castrarsi a diciott’anni per piacere a Dio.
Si accorse poi in seguito del suo errore e rimase un grande teologo, ma castrato. La chiesa cattolica non approvò mai il suo gesto, anzi lo condannò nel 253. Erano infatti la scuole greche pagane della Stoà e della Gnosi quelle che vedevano soprattutto l’antitesi tra sesso e spirito. Ma molti condivisero nei fatti questa visione: ad esempio S. Agostino, S. Alberto Magno, S. Girolamo, Papa Gregorio I per il quale il piacere non poteva mai essere senza peccato, S. Tommaso d’Aquino il quale riteneva che l’uomo è trascinato al peccato dalla donna e che i vergini ottengono il paradiso al cento per cento mentre gli sposati al trenta. Questa visione non è più ovviamente attuale nel Cristianesimo.
Il Cattolicesimo vede oggi la verginità e il matrimonio come due strade di pari dignità e valore, liberamente scelte, entrambe per un servizio alla società oltre che per la propria realizzazione dei bisogni fondamentali di amore e di trascendenza.
Già S. Agostino riuscì a far prevalere nella dottrina cristiana il principio che il sesso è la fondamentale fonte di peccato, anzi è l’essenza del Peccato Originale (Ex hoc vitio peccatum originale). La carne stessa diventa per Agostino la nostra radice più disgustosa perché, com’egli non si stanca di ricordare, «Inter faeces et urinam nascimur».
Non solo S. Agostino, ma tutta la predicazione patristica precipitò la morale cristiana in una satanizzazione del sesso destinata a cancellare o emarginare le istanze di amore, fratellanza e tolleranza umana che costituiscono l’apporto rivoluzionario del messaggio cristiano alla storia della civiltà. Così, per esempio, S. Gerolamo descrive il suo lancinante desiderio sessuale in una lettera alla vergine Eustochia, sua discepola: «Le mie membra erano ricoperte solo da un sacco lacero. Il mio corpo straziato giaceva sulla nuda terra. Eppure io, che per timore dell’inferno mi ero condannato a quei tormenti e alla compagnia degli scorpioni, mi vedevo in mezzo a donne lascive e il fuoco della lussuria divampava nel mio povero corpo ridotto quasi in fin di vita».
Ed ecco come S. Bernardo tentava di esorcizzare la sua divorante libidine: «Se consideri attentamente quello che fuoresce dalla bocca, dal naso e dagli altri orifizî del corpo umano, ti accorgi di non aver mai visto letamaio più repellente … L’uomo è soltanto sperma fetido, ammasso di sterco, cibo di vermi …». E S. Oddone di Cluny gli faceva eco con disgusto ancor maggiore: «Ma se rifiutiamo di toccare lo sterco o un flemmone anche con la punta del dito, come possiamo desiderare di baciare una donna, creatura di sterco?».
Questo delirio sessuofobico non fu di certo limitato al cristianesimo medievale. Esso attraversa come un filo rosso tutta la storia del cristianesimo, sia quello riformato che quello cattolico, e trova anche nell’era contemporanea espressioni sconvolgenti. Basterà un esempio particolarmente illustre: S. Maria Margherita di Alacoque. Questa “santa”, com’è noto, fu anche l’iniziatrice del culto del Sacro Cuore di Gesù, che le appariva fiammeggiante nelle sue allucinazioni e al quale sono dedicate tutte le Università Cattoliche del mondo. Conforme a una tradizione multisecolare, in un impressionante crescendo di masochismo, Margherita, per fugare le tentazioni, si inflisse penitenze sempre più atroci. Cominciò la sua vita monastica imponendosi di bere soltanto una volta la settimana, ed esclusivamente la risciacquatura dei piatti del convento; poi s’incise sul petto, con un coltello, il nome di Gesù, ribadendo l’atroce tatuaggio, che rischiava di cicatrizzarsi troppo rapidamente, con la fiamma d’una candela; o ancora, dovendo un giorno pulire il vomito d’un malato, avvertì, come ci confessa nel suo Diario (pubblicato nel 1915 con una prefazione del papa dell’epoca, Benedetto XV, che additava in Margherita «un modello per tutti i cristiani») «un impulso irresistibile a raccoglierlo con la lingua»; e infine, trovandosi ad assistere una donna malata di dissenteria e provando un senso di disgusto, s’impose d’inghiottirne le urine e ne avrebbe perfino inghiottito gli escrementi solidi se, come ci ricorda sempre nel Diario, non le fosse apparso il volto di Gesù che amorevolmente l’ammonì e la dissuase, ricordandole che «non era l’ora della refezione».
Molte altre religioni, dall’Islam all’Induismo, hanno avuto manifestazioni analoghe di esasperata sessuofobia, che ha poi lasciato segni profondi anche nel costume delle rispettive società. Ma il problema che si pone alla nostra coscienza moderna è di capire quali siano state le cause di questo diffuso delirio sessuofobico che ha afflitto tanta parte delle religioni, sia primitive che storiche.
Sigmund Freud sostenne che il tabù sessuale era il prezzo che l’umanità doveva pagare per la sua evoluzione culturale e scientifica. A suo parere, solo con la repressione della sessualità naturale era possibile quel processo di sublimazione degli impulsi sessuali da cui scaturivano le varie culture e la possibilità stessa di una convivenza «civile» tra gli umani. Senonché, come vari antropologi hanno poi dimostrato, non è riscontrabile, tra le culture primitive, nessuna arretratezza di quelle sessualmente permissive rispetto a quelle sessualmente restrittive. Anzi. A sua volta Wilhelm Reich, allievo eretico di Freud e profeta d’una radicale rivoluzione sessuale quale premessa d’una autentica rivoluzione comunista della società, vide nel tabù sessuale lo strumento basilare di quella gregarizzazione e fanatizzazione delle masse che sta alla base d’ogni regime dogmatico. Per parte mia, pur riconoscendo che gregarizzazione e fanatizzazione hanno nella repressione sessuale un fattore importante, non considero la sessuofobia il fattore primario della distruttività umana, ma solo una formazione reattiva e secondaria rispetto alla vera, primaria fonte della sofferenza psichica umana: l’angoscia della morte.
Ma i popoli sono molti. Diversa la loro storia. Diversa l’esperienza del divino che hanno fatto. Diversi i loro testi sacri. E nessuna di esse. Nessuna tace sulla sessualità. Nessuna tace sul sesso.
Se i credenti sono oggi 5,5 miliardi ecco, tutti hanno una particolare visione dell’amore e della sessualità in gran parte basata sull’educazione religiosa ricevuta e che i genitori hanno avuto il diritto e dovere di trasmettere loro.
Etiche sessuali (norme morali)
La visione Ebraica considera sacra la sessualità secondo i tre principi biblici di Unione, Procreazione e Identità. Il celibato non esiste. La procreazione e il matrimonio sono un dovere divino. La sessualità deve essere “Kosher” cioè seguire le prescrizioni della legge ebraica. Molte norme sono presenti nei capitoli 18-20 del libro biblico del Levitico.
La religione ebraica appare fin dall’inizio inquinata da tratti sessuofobici. E altrettanto può dirsi del mazdeismo, la religione iranica di Ahuramazda da cui il giudaismo fu sicuramente influenzato. E questo stesso fatto sembra significativo perché, nei confronti delle religioni politeistiche circostanti (dall’egizia all’assiro-babilonese alla cananea), l’ebraismo si è dimostrato impermeabile. Forse non a caso, dunque, il mazdeismo presenta il «quadro clinico» delle dottrine etico-religiose sessuofobiche. Esso praticò un’aspra misoginìa (la donna mestruante era per i mazdei la cosa più impura dell’universo, dopo i cadaveri, ma più degli escrementi), mostrò un’intolleranza fanatica verso le altre religioni, sviluppò ossessivi sensi di colpa e terribili rituali per tacitarli (il poema sacro mazdeo, l’Avesta, prescrive 2.000 colpi di frusta per «espiare» una sola polluzione notturna) e attribuì al denaro un alto valore etico; e troveremo questa «mistica proprietaria» riprodursi puntualmente nelle fasi più arcignamente sessuofobiche del costume cristiano (dal feudalesimo al calvinismo all’epoca vittoriana).
Le tendenze sessuofobiche del giudaismo si accentuarono notevolmente dopo l’esilio babilonese ed egizio. Nel libro biblico dell’Ecclesiaste si leggono apostrofi di una misoginìa senza precedenti: «Più odiosa della morte considero la donna, il cui cuore è irto di trappole e di lacci e le cui mani sono catene: chi vuol piacere a Dio dovrà fuggirla».
La visione Cristiana pone l’accento sul fatto che il corpo è il tempio dello Spirito Santo (1 COR 6,19 ) “La sessualità caratterizza l’uomo e la donna non solo sul piano sico, ma anche su quello psicologico e spirituale, improntando ogni loro espressione”. (Congregazione per l’Educazione Cattolica – Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale, 4 ,1983).
Nei secoli passati ha incontrato l’ostilità di diversi teologi da S.Agostino sino a Tommaso d’Aquino, ma anche in tempi più recenti. Oggi nel cattolicesimo non è più così. Il matrimonio è segno visibile dell’amore di Cristo per la sua Chiesa. Le due strade del celibato consacrato e del matrimonio hanno pari dignità e valore. L’attività sessuale ha senso solo all’interno dell’unione nuziale come segno della reciproca appartenenza per sempre degli sposi e non è necessariamente votata alla procreazione. Le Chiese della Riforma Protestante si discostano in alcuni tratti da questa visione, mentre quella ortodosse si trovano concordi.
La visione Islamica concorda sostanzialmente con quella ebraica. Il celibato non esiste. L’attività sessuale è consentita solo agli sposi. Diverse norme sono contenute nel Corano, altre negli “hadit” del Profeta Muhammed (Maometto).
La visione Indù fa del sesso un simbolo sacrale. Il “linga” e la “yoni”, gli organi sessuali maschile e femminile, vengono onorati e in alcuni rituali anche adorati. L’attività sessuale è consentita solo agli sposi, come espressione di un amore profondo e maturo.
La visione Buddhista classica guarda al sesso con sospetto in quanto qualsiasi cosa che generi desiderio è impura e causa reincarnazioni. In ogni caso è onorato il matrimonio ma ogni espressione sessuale al di fuori di esso è considerata contraria al precetto di non abusare dei sensi.
La visione Confuciana vede la donna in stato di profonda inferiorità rispetto all’uomo, al quale tutto è consentito nell’etica sessuale. Non così per la donna. Un classico è divenuta la frase di Confucio: “Picchia tua moglie una volta al giorno. Tu non sai perché, ma lei sì”.
La visione Shintoista è neutrale su tutti gli aspetti dell’etica sessuale. Anche qui viene reso onore al linga maschile. Uno enorme di legno trova posto nel santuario della fertilità Taga Jinjia, in Giappone.
La visione Taoista è neutrale su tutti gli aspetti dell’etica sessuale.
Tra i nuovi movimenti religiosi (le sette) quella che ha fatto del sesso il suo baluardo sono i “Bambini di Dio” mentre quella che vede al sesso con maggior sospetto e prudenza sono “La Chiesa di Cristo e dei Santi degli Ultimi giorni”: I Mormoni.
Da ultimo il satanismo fa del sesso un segno di appartenenza al maligno in quanto esso viene utilizzato come trasgressione al di fuori di qualsiasi contesto di amore per ridurre l’uomo alla sua animalità senza più la sua immagine e somiglianza spirituale col Creatore.
Questo fa pensare. Alcuni fanno la stessa cosa anche senza essere ucialmente satanisti.
Prof. Giorgio Nadali – Autore del libro “Sessualità, Religioni e Sette. Amore e Sesso nei Culti mondiali”, Armando Editore, Roma, 1999 – Tratto da :
http://guide.supereva.it/sessualit_/a_2_giorgio_nadali/