RUDIMENTI di ELETTRONICA BASILARE
Volt (V) : Unità di misura della Tensione esistente tra due punti in un campo elettrico.
Ampere (A) : Unità di misura dell’Intensità (I) della corrente elettrica; equivale a un flusso/onda di carica in un conduttore pari ad un Coulomb per secondo. La corrente è lo scorrere, il fluire di un onda/vibrazione atomica che viene passata da atomo ad atomo (come in un “domino”, dai vari atomi eccitati dall’onda che passa, dal primo all’ultimo atomo del/nel cavo attivato od utilizzato, e non e’ come si insegna, “un flusso ordinato di elettroni”, i quali rimangono legati agli atomi con i quali sono e rimangono sempre in orbita…..
Ohm (R) : La Resistenza (R) è la FORZA DI NATURA FISICA presente, ove più, ove meno, in tutti i materiali e che si oppone allo scorrimento della corrente.
Se questa opposizione aumenta (cioè se aumenta la resistenza), diminuisce la quantità di corrente che può circolare nel circuito; se questa opposizione diminuisce (cioè se diminuisce la resistenza), aumenta la corrente.
La Corrente (I), la tensione (V) e la resistenza (R) sono direttamente legate tra loro dalla formula della legge di Ohm secondo la quale I = V/R
La Tensione (V) è la FORZA DI NATURA ELETTRICA che è in grado di determinare lo scorrimento della corrente.
Se la forza aumenta, aumenta anche la corrente, se la forza diminuisce, diminuisce anche la corrente.
Vedi: http://www.geocities.com/ResearchTriangle/Lab/8897/impedenza.htm
Anche: http://www.qsl.net/aricr/radiotec/ohm/ohm.htm
Fisica (Dal greco physiké, “studio metodico della natura”), scienza che indaga i molteplici fenomeni che si manifestano in natura (in greco phýsis), con lo scopo di darne una spiegazione razionale. La fisica studia i costituenti fondamentali dell’universo, le forze che essi esercitano l’uno sull’altro e gli effetti prodotti dall’azione di queste forze.
Elettricità: Ramo della Fisica che studia i fenomeni che si manifestano in presenza di cariche elettriche. Una carica ferma in una determinata posizione esercita su una seconda carica posta nelle vicinanze una forza elettrostatica (o genera un campo elettrico), mentre una particella carica in moto accelerato produce anche effetti magnetici, cioè genera un campo magnetico. Come conseguenza di ciò i fenomeni elettrici e magnetici sono correlati e sono entrambi determinati dalla posizione e dal moto relativo di cariche elettriche.
Le particelle di materia possono essere neutre, oppure possono trasportare cariche elettriche positive o negative; le particelle con carica di segno uguale si respingono mentre quelle con carica opposta si attraggono. Così due protoni, o due elettroni, si respingono reciprocamente, mentre un protone e un elettrone interagiscono per mezzo di forze attrattive.
Elettrostatica:
L’elettrostatica è lo studio delle interazioni tra cariche ferme, in una determinata posizione dello spazio. L’intensità della forza esercitata tra due cariche puntiformi q1e q2 è direttamente proporzionale al prodotto delle cariche e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza; questo risultato è espresso dalla legge di Coulomb, dove e dipende dalle proprietà dello spazio in cui sono poste le cariche e prende il nome di costante dielettrica assoluta. Questa legge, che è alla base di tutta l’elettrostatica, venne formulata per via sperimentale dal fisico francese Charles Augustin de Coulomb, in onore del quale l’unità di misura della carica elettrica si chiama coulomb (C).
vedi anche Unità di misura elettriche.
Ogni corpo dotato di carica elettrica genera nello spazio circostante un campo elettrico. In altre parole determina un’alterazione dello spazio che diviene evidente quando si pone all’interno di esso una seconda carica elettrica, usualmente detta carica di prova, o carica spia; per effetto del campo, infatti, la carica di prova risente di una forza attrattiva o repulsiva. In altre parole, il concetto di campo può essere utilizzato per fornire una descrizione, forse più complessa ma in molti casi più conveniente, dell’interazione fra cariche elettriche: anziché affermare che una carica elettrica esercita su una seconda carica posta a una determinata distanza una forza elettrostatica, diciamo che una carica ferma genera un campo elettrico e che per effetto del campo una seconda carica risente di una forza. Il campo elettrico può essere rappresentato graficamente mediante opportune linee, dette linee di forza o di campo, che indicano la direzione delle forze elettriche che agirebbero su un’immaginaria carica di prova positiva posta all’interno di esso.
Per spostare una particella carica da un punto a un altro del campo occorre compiere del lavoro, cioè trasferire energia alla particella stessa. La quantità di energia necessaria nel caso di una particella recante carica unitaria è uguale per definizione alla differenza di potenziale tra i due punti considerati.
Proprietà elettriche dei solidi
Le proprietà elettriche di alcuni materiali vennero osservate già nell’antichità. L’ambra, se viene strofinata con un panno di lana, si carica negativamente (si elettrizza) e attira piccoli oggetti; analogamente una bacchetta di vetro strofinata con un panno di seta acquista una carica positiva. Questo comportamento può essere spiegato sulla base del moto delle cariche all’interno dei diversi materiali.
Nei solidi le cariche positive sono costituite dai protoni che sono confinati in posizioni fisse e il trasporto di cariche elettriche è dovuto al moto delle particelle negative, gli elettroni.
In base alla mobilità delle cariche negative i materiali vengono classificati in conduttori, isolanti e semiconduttori (vedi Conduttore elettrico). Nel primo caso gli elettroni sono liberi di muoversi all’interno di tutto il volume del corpo, permettendo quindi il passaggio di cariche elettriche. In generale i metalli e le leghe sono buoni conduttori di corrente. Nei materiali isolanti o dielettrici, quali il vetro, la gomma e il legno asciutto, gli elettroni sono invece strettamente vincolati agli atomi; come conseguenza di ciò una sostanza isolante non può essere attraversata da un flusso di cariche, ovvero da una corrente elettrica.
Il terzo tipo di materiale comprende le sostanze solide nelle quali solo relativamente pochi elettroni possono liberarsi dagli atomi, lasciando una “buca” nella posizione in cui si trovavano. La buca, che è un’assenza di un elettrone negativo, si comporta come una carica positiva. La presenza di un campo elettrico determina nel materiale un flusso di elettroni (negativi) in un verso e di buche (positive) nel verso opposto, dando luogo a una corrente elettrica.
Un semiconduttore generalmente offre al passaggio di corrente una resistenza intermedia tra quella che caratterizza un buon conduttore, come il rame, e quella di un isolante come il vetro. Se la maggior parte della corrente è trasportata dagli elettroni liberi, il semiconduttore viene detto di tipo n; se invece è dovuta principalmente al moto dalle buche, esso è di tipo p.
La proprietà di un corpo di ostacolare il passaggio di cariche elettriche viene misurata per mezzo di una grandezza detta resistenza elettrica e misurata in Ohm.
Da quanto detto si comprende come un materiale conduttore abbia resistenza relativamente bassa mentre un isolante sia caratterizzato da valori alti di questo parametro.
In natura non esistono né isolanti né conduttori perfetti; i migliori conduttori a temperatura ambiente offrono una resistenza piccola, ma non nulla, al passaggio di corrente; i migliori isolanti offrono una resistenza grandissima, ma non infinita. Alcuni metalli, tuttavia, mostrano un comportamento particolare e perdono la loro resistenza a temperature prossime allo zero assoluto; questo fenomeno prende il nome di superconduttività e il suo studio è uno dei principali settori di ricerca della fisica moderna.
Cariche elettriche
Lo strumento utilizzato per misurare lo stato di elettrizzazione di un corpo è l’elettroscopio. Nella sua forma più semplice è costituito da due sottilissime foglie d’oro (a,a) sospese a un supporto metallico (b) posto all’interno di un recipiente di vetro o di altro materiale non conduttore (c) e da un pomello metallico (d), collegato al supporto, che raccoglie le cariche elettriche. Avvicinando un corpo elettrizzato al pomello si induce una distribuzione di cariche: il pomello metallico acquista una carica opposta a quella del corpo mentre le cariche dello stesso segno di quest’ultimo raggiungono, attraverso il supporto, entrambe le foglie; per effetto delle forze elettrostatiche esse si respingono e dalla loro divergenza angolare è possibile risalire alla carica elettrica depositata sul corpo elettrizzato.
Per elettrizzare un corpo si possono usare tre metodi principali: 1) lo sfregamento con un altro oggetto di materiale diverso (ad esempio ambra e panno di lana); 2) il contatto con un altro corpo elettrizzato; 3) l’induzione elettrostatica.
L’induzione elettrostatica è mostrata in figura 2. Un corpo con carica negativa, A, è posto tra un conduttore neutro, B, e un corpo neutro di materiale isolante, C. Nel conduttore gli elettroni liberi sono respinti verso la regione più lontana da A, mentre le cariche positive sono attratte verso l’estremità vicina. L’intero corpo B è attirato verso A, perché l’attrazione delle cariche opposte prevale rispetto alla repulsione delle cariche di segno uguale, che sono più lontane.
Ciò è facilmente comprensibile se si tiene conto che le forze che si manifestano tra cariche elettriche sono inversamente proporzionali al quadrato della loro distanza. Nel corpo isolante (C) gli elettroni non sono liberi di muoversi, ma gli atomi o le molecole del materiale risentono di una forza che li orienta in modo che i loro elettroni vengano a trovarsi il più possibile lontano da A; pertanto anche C è attirato da A, ma in misura minore del conduttore.
Elettricità in movimento
Se colleghiamo due conduttori con carica uguale e opposta per mezzo di un filo metallico, le cariche si annullano reciprocamente e dopo un intervallo di tempo relativamente breve i due corpi risultano neutri.
La neutralizzazione avviene a seguito di un flusso di elettroni attraverso il filo, dal corpo carico negativamente all’altro.
In generale, in un qualunque sistema continuo di conduttori, gli elettroni fluiscono dal punto a potenziale minore a quello a potenziale più alto. Un flusso di cariche elettriche costituisce una corrente elettrica. Convenzionalmente, benché siano gli elettroni a muoversi all’interno di un conduttore, si assume come segno dell’intensità di corrente quello che avrebbero le cariche positive, cioè quello opposto al moto effettivo degli elettroni. Collegando un filo metallico ai morsetti di un generatore di tensione, ad esempio una pila, si ottiene un semplice esempio di circuito elettrico.
Un tale circuito è caratterizzato da tre grandezze fondamentali: la differenza di potenziale applicata, che viene talvolta chiamata forza elettromotrice (fem) o tensione; l’intensità di corrente, misurata in ampere (1 ampere corrisponde al flusso di circa 6.240.000.000.000.000.000 elettroni al secondo attraverso una qualunque sezione del circuito); la resistenza. Come abbiamo già osservato, in condizioni ordinarie tutte le sostanze, conduttrici o non, si oppongono in una determinata misura al moto delle cariche e questo limita necessariamente l’intensità della corrente.
Vedi anche Legge di Ohm.
Quando in un filo conduttore scorre una corrente elettrica si possono osservare due effetti importanti: cresce la temperatura del filo; un ago magnetico posto nelle vicinanze si orienta, disponendosi perpendicolarmente al filo stesso.
Il primo fenomeno è dovuto al fatto che gli elettroni, entrando in collisione con gli atomi del conduttore, cedono a questi una parte della loro energia, che viene in seguito dissipata sotto forma di calore. La potenza (energia nell’unità di tempo) dissipata in un secondo tra due punti di un circuito è data dalla formula P = V × I o P = I2 × R, dove V rappresenta la differenza di tensione tra i due punti considerati, R è la resistenza del ramo di circuito e I è l’intensità della corrente che lo attraversa.
Elettromagnetismo
Il movimento di un ago magnetico posto in prossimità di un conduttore percorso da corrente indica la presenza di un campo magnetico (vedi Magnetismo); ciò significa che una carica elettrica in moto genera un campo magnetico nello spazio circostante.
Le linee di forza del campo magnetico generato da un filo conduttore rettilineo e di lunghezza indefinita sono circonferenze concentriche, situate nel piano perpendicolare al filo e aventi centro sul filo stesso. Sono molto fitte in prossimità del conduttore e si diradano allontanandosi da questo; inoltre hanno verso antiorario se osservate nella direzione della corrente.
Si verifica anche il fenomeno inverso: una carica elettrica in moto in una regione dello spazio in cui si manifesta un campo magnetico risente di una forza perpendicolare al piano individuato dal campo e dalla velocità della carica stessa. Poiché una corrente elettrica è costituita da un flusso di cariche elettriche, un filo conduttore percorso da corrente e immerso in un campo magnetico è anch’esso sottoposto a una forza.
Due fili conduttori paralleli posti a una determinata distanza si attraggono se sono percorsi da corrente nella stessa direzione e si respingono se le correnti hanno versi opposti.
Ciò può essere spiegato tenendo conto che ciascuno dei due fili è sottoposto a una forza per effetto del campo magnetico generato dall’altro filo.
Più complesso è il fenomeno dell’induzione elettromagnetica che si verifica ogni volta che una corrente elettrica “taglia” le linee di forza di un campo magnetico o più precisamente ogni volta che varia il flusso del campo magnetico concatenato con un circuito.
Muovendo una spira conduttrice all’interno di un campo magnetico si “induce” in essa una corrente elettrica il cui verso è tale da contrastare la variazione di flusso che l’ha prodotta. Ad esempio, se una spira viene estratta dalla regione compresa tra le espansioni polari di un magnete, diminuisce il flusso del campo concatenato e la corrente indotta è tale da generare un campo magnetico che ha la stessa direzione e lo stesso verso di quello prodotto dal magnete.
Conduzione elettrica nei liquidi e nei gas
Quando una corrente elettrica scorre in un filo metallico, il flusso delle cariche avviene in una sola direzione, poiché a muoversi sono i soli elettroni. Nei liquidi e nei gas, invece, il moto di cariche elettriche può avvenire in entrambi i versi poiché se le condizioni sono opportune le molecole di un fluido possono dissociarsi in coppie di ioni (ionizzazione: atomi polarizzati) positivi e negativi, liberi di muoversi. Immergendo due elettrodi in una soluzione liquida, gli ioni positivi (anioni) si muovono verso l’anodo e quelli negativi (cationi) migrano verso il catodo.
Analogamente, nei gas ionizzati si stabilisce una corrente elettrica determinata da un flusso di ioni in entrambi i sensi.
Sorgenti di forza elettromotrice
Per produrre una corrente in un circuito elettrico è necessaria una sorgente di forza elettromotrice o di differenza di potenziale. I principali tipi di sorgenti sono:
1) macchine elettrostatiche come il generatore di Van de Graaff, che funziona per induzione di cariche elettriche con mezzi meccanici;
2) macchine elettromagnetiche, che generano corrente muovendo meccanicamente dei conduttori all’interno di campi magnetici (vedi Motori e generatori elettrici);
3) pile, che generano forza elettromotrice attraverso un processo elettrochimico.
4) dispositivi che producono forza elettromotrice per azione del calore (vedi Cristallo; Termoelettricità).
5) dispositivi che generano forza elettromotrice mediante effetto fotoelettrico.
6) dispositivi che producono forza elettromotrice per effetto piezoelettrico.
Correnti alternate
Quando un conduttore si muove in modo alterno all’interno di un campo magnetico si genera una corrente oscillante detta corrente alternata. Essa presenta diversi vantaggi rispetto alla corrente continua ed è universalmente impiegata per usi domestici e industriali. Per mezzo di un trasformatore, una corrente alternata può essere utilizzata per generare una tensione di qualunque valore: quando essa attraversa una bobina, infatti, si genera un campo elettrico variabile che induce in una seconda bobina una corrente alternata. Regolando opportunamente il numero di spire dei circuiti, è possibile prelevare ai capi del secondario una tensione maggiore di quella fornita al primario.
In Europa, per le applicazioni domestiche e industriali, viene utilizzata una corrente alternata sinusoidale con frequenza di 50 Hz. Ciò permette di ridurre al minimo le perdite di potenza durante la distribuzione di energia elettrica.
Cenni storici
La proprietà dell’ambra strofinata di attirare oggetti leggeri era probabilmente già nota al filosofo greco Talete di Mileto, intorno al 600 a.C. Negli scritti di Teofrasto, che risalgono a tre secoli dopo, vengono citati altri materiali che godono della stessa proprietà.
Il primo studio scientifico dei fenomeni elettrici e magnetici, tuttavia, apparve solo nel 1600 d.C., quando furono pubblicate le ricerche del fisico britannico William Gilbert. Fissata la distinzione elettricità e magnetismo, questi chiamò elettrica (dal greco, elektron, “ambra”) la forza che si esercita tra cariche.
La prima macchina per produrre cariche elettriche fu descritta nel 1672 dal fisico tedesco Otto von Guericke.
Si trattava di una sfera di zolfo, messa in rotazione per mezzo di una manovella, che si elettrizzava quando si appoggiava una mano su di essa.
Lo scienziato francese Charles François de Cisternay du Fay fu il primo a riconoscere l’esistenza di due tipi di cariche elettriche. Nel 1745 fu introdotto il primo condensatore, la bottiglia di Leida, che consisteva in un recipiente di vetro ricoperto all’interno e all’esterno con due fogli di carta stagnola; dopo aver caricato le due armature con una macchina elettrostatica, si produceva una violenta scossa toccandole contemporaneamente.
Nel corso del suo famoso esperimento con l’aquilone, Benjamin Franklin provò che l’elettricità atmosferica, responsabile della formazione dei tuoni e dei fulmini, è identica alla carica elettrostatica di una bottiglia di Leida. Franklin elaborò una teoria secondo cui l’elettricità sarebbe un “fluido” presente in tutta la materia; in questa ipotesi, i due stati di elettrizzazione di un corpo sarebbero dovuti all’eccesso o alla carenza di tale fluido.
La legge secondo cui la forza esercitata tra cariche elettriche è proporzionale all’inverso del quadrato della loro distanza fu provata sperimentalmente intorno al 1766 dal chimico britannico Joseph Priestley. Questi dimostrò inoltre che una carica elettrica si distribuisce uniformemente sulla superficie di una sfera metallica cava e che, in condizioni di equilibrio, il campo elettrico all’interno di un conduttore è sempre nullo. Mediante la sua bilancia di torsione, Coulomb determinò accuratamente la forza che si esercita tra cariche elettriche, confermando le osservazioni di Priestley e mostrando che la forza tra due cariche è proporzionale al loro prodotto. Importanti contributi allo studio dell’elettricità furono dati da Faraday, autore della teoria delle linee di forza.
I primi esperimenti sul comportamento della corrente elettrica vennero eseguiti dagli scienziati italiani Luigi Galvani e Alessandro Volta. Galvani ottenne la contrazione dei muscoli nelle zampe di rana applicando a esse una corrente elettrica e Volta, nel 1800, annunciò l’invenzione della prima pila elettrica. Il fatto che esistesse un campo magnetico attorno a un filo percorso da corrente elettrica venne dimostrato nel 1819 dallo scienziato danese Hans Christian Oersted, e nel 1831 Faraday provò che una corrente che scorre in una bobina può indurre una corrente in una seconda bobina posta in prossimità della prima. Intorno al 1840 James Prescott Joule e Hermann von Helmholtz dimostrarono che i fenomeni elettrici obbediscono alla legge di conservazione dell’energia.
Un importante contributo allo studio dell’elettricità fu l’opera del fisico-matematico britannico James Clerk Maxwell, il quale sviluppò la teoria della luce come radiazione elettromagnetica e formulò le leggi fondamentali dell’elettromagnetismo, oggi note come equazioni di Maxwell. La conferma della validità della sua teoria si ebbe con le ricerche del fisico tedesco Heinrich Hertz, che nel 1886 riuscì a produrre e a rivelare le onde elettromagnetiche nell’atmosfera, e dell’ingegnere italiano Guglielmo Marconi, il quale nel 1896 sfruttò queste onde realizzando il primo sistema pratico di comunicazione radio.
La teoria elettronica, che è la base della moderna teoria dell’elettricità, fu enunciata nel 1892 dal fisico danese Hendrik Antoon Lorentz. La prima misura accurata della carica dell’elettrone fu ottenuta nel 1909 dal fisico statunitense Robert Andrews Millikan.
L’uso generalizzato dell’elettricità come sorgente di energia è dovuto in gran parte al lavoro pionieristico di inventori e tecnologi come Thomas Alva Edison, Nikola Tesla e Charles Proteus Steinmetz.
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MAGNETISMO – Ramo della fisica che studia le interazioni magnetiche tra corpi e le proprietà della materia connesse a tali fenomeni. Forze di carattere magnetico si manifestano tra cariche elettriche in movimento, quindi esiste una stretta relazione tra elettricità e magnetismo. L’apparato concettuale comune a questi due tipi di forze si chiama teoria elettromagnetica.
Storia degli studi sul magnetismo
Le proprietà magnetiche di alcuni materiali erano già note agli antichi greci, ai romani e ai cinesi: presso questi popoli infatti era conosciuta la capacità dell’ossido di ferro chiamato magnetite di attrarre limatura di ferro.
Essi inoltre osservarono che una sbarretta di ferro a contatto con frammenti di magnetite si magnetizza, cioè diventa un magnete naturale: alle estremità si producono un polo nord e un polo sud magnetici. Poli simili si respingono, mentre poli diversi si attraggono.
L’uso della bussola per la navigazione in Occidente e le prime ricerche sul comportamento dell’ago magnetico risalgono pressoché al 1200, ma il primo studio organico dei fenomeni magnetici si trova nell’opera De magnete pubblicata nel 1600 dal fisico William Gilbert.
Lo scienziato, utilizzando un ago magnetico e una calamita di forma sferica, osservò che la Terra stessa si comporta come un’enorme calamita e, attraverso una serie di esperimenti condotti con metodo scientifico, riuscì a sconfessare le nozioni scorrette sul magnetismo fino ad allora ritenute valide.
Nel 1750, il geologo John Michell inventò una bilancia con la quale mostrò che l’intensità della forza attrattiva o repulsiva tra due poli magnetici è inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza.
Successivamente Charles-Augustin de Coulomb, a cui si deve la descrizione completa della forza tra cariche elettriche, verificò e sviluppò le osservazioni di Michell con grande precisione.
Teoria elettromagnetica
A partire dalla fine del XVIII secolo le teorie dell’elettricità e del magnetismo furono portate avanti di pari passo. Nel 1819 Hans Christian Oersted osservò che un filo conduttore percorso da corrente elettrica esercita una forza su un ago magnetico posto nelle vicinanze. Questa scoperta, che portò un’ulteriore prova della relazione tra elettricità e magnetismo, fu seguita dagli studi di André-Marie Ampère sulle forze agenti tra fili percorsi da corrente, e di Dominique-François-Jean Arago, che magnetizzò un pezzo di ferro semplicemente muovendolo in direzione di una corrente elettrica. Nel 1831 Michael Faraday scoprì che una variazione del campo magnetico che investe un conduttore può indurre in esso una corrente elettrica (vedi Induzione elettromagnetica) l’effetto contrario fu poi osservato da Oersted, il quale, sulla base dei suoi precedenti esperimenti, concluse che una corrente elettrica che circola in un filo conduttore genera a sua volta un campo magnetico.
A James Clerk Maxwell si deve la formulazione organica dell’elettromagnetismo sintetizzata nelle famose quattro equazioni che descrivono in modo correlato fenomeni elettrici e magnetici. Egli predisse inoltre l’esistenza delle onde elettromagnetiche e riconobbe la natura elettromagnetica della luce.
Gli studi successivi furono volti a individuare le origini atomiche e molecolari delle proprietà magnetiche della materia. Nel 1905 Paul Langevin diffuse una teoria che giustificava la dipendenza delle proprietà magnetiche di alcune sostanze dalla temperatura. Questa teoria fu uno dei primi esempi di descrizione di fenomeni macroscopici in termini di proprietà atomiche, e quindi microscopiche. In seguito la teoria di Langevin fu ampliata dal fisico francese Pierre-Ernst Weiss, che postulò l’esistenza di una sorta di campo magnetico “molecolare” per spiegare l’origine delle proprietà dei materiali dal comportamento simile a quello del ferro.
Dopo la pubblicazione della teoria di Weiss iniziarono numerosi e dettagliati studi sulle proprietà magnetiche della materia. Con il modello atomico di Niels Bohr si comprese l’origine delle spiccate proprietà magnetiche degli elementi di transizione, come il ferro e gli elementi delle terre rare. I fisici Samuel Abraham Goudsmit e George Eugene Uhlenbeck dimostrarono nel 1925 che l’elettrone è dotato di spin e che il suo comportamento è riconducibile a quello di una barretta magnetica con momento magnetico definito. Va tenuto presente che il momento magnetico di un oggetto è una grandezza vettoriale che fornisce l’intensità e la direzione del suo campo magnetico e descrive il comportamento in un campo magnetico esterno. Il fisico tedesco Werner Heisenberg fornì poi una dettagliata spiegazione della teoria sul campo molecolare di Weiss sulla base dei principi della meccanica quantistica appena sviluppata.
Il campo magnetico
Oggetti magnetizzati o fili percorsi da correnti elettriche interagiscono con forze di natura magnetica.
Queste forze possono essere descritte mediante il concetto di campo magnetico e rappresentate graficamente con un insieme di linee di forza o di campo (vedi Campo di forze). L’andamento delle linee di forza di un campo magnetico dipende dalla forma geometrica e dalle caratteristiche del magnete o del sistema di fili conduttori percorsi da corrente che lo generano; nel caso di un magnete a sbarra, ad esempio, esse emergono da una delle estremità, e poi si incurvano nello spazio circostante fino a raggiungere l’altra estremità e chiudersi all’interno della barra, dove sono vicine parallele.
Alle estremità del magnete le linee di forza sono più fitte, il che corrisponde a una maggiore intensità del campo; sui lati invece il campo è più debole e quindi le linee sono più distanziate.
È possibile evidenziare la direzione e il verso delle linee di forza di qualunque campo magnetico per mezzo di un aghetto magnetico o di un po’ di limatura di ferro. Infatti una bussola, che non è altro che un piccolo magnete libero di ruotare, posta in un campo magnetico tende ad allinearsi con le linee di forza del campo. Sparpagliando invece della limatura di ferro su un foglio di carta tenuto sopra un oggetto magnetizzato, questa tende a distribuirsi sul foglio in corrispondenza delle linee di forza del campo.
Oltre che su materiali magnetici, il campo magnetico agisce su particelle cariche in moto.
Quando una particella si muove attraverso un campo magnetico, è soggetta a una forza, detta forza di Lorentz, diretta perpendicolarmente sia alla direzione del campo, che alla velocità della particella. Per l’azione della forza di Lorentz, la traiettoria di una particella carica all’interno di un campo magnetico viene incurvata e, in assenza di altre forze, risulta circolare. Questa proprietà viene sfruttata negli acceleratori di particelle e negli spettrometri di massa per controllare la traiettoria delle particelle cariche.
Tratto da http://www.geocities.com
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Il magnetismo è quindi una proprietà di natura atomica, data dal fatto che gli atomi di molte sostanze possono subire un particolare orientamento sotto l’azione di campi magnetici esterni, o possono già essere orientati in una stessa direzione anche in assenza di campo magnetico esterno, come nel caso delle sostanze ferromagnetiche.
Quindi un magnete è paragonabile ad un insieme di atomi orientati, ossia di “momenti magnetici elementari” che assumono una particolare orientazione.
Tratto da: http://www2.enel.it/home/enelandia/storia_nj/menu.htm
L’induzione elettromagnetica
Per far sì che in un conduttore si generi una forza elettromotrice indotta, secondo il fenomeno dell’induzione elettromagnetica, occorre che esso sia immerso in un campo magnetico variabile.
La variazione del campo magnetico può essere ottenuta facendo muovere il conduttore entro il campo magnetico stesso, in modo da tagliarne le linee di flusso, o lasciare il conduttore fermo e far variare il campo magnetico.
A sua volta il campo magnetico può essere variato facendolo muovere attorno al conduttore, se è generato da un magnete permanente o variando la corrente se è generato da un elettromagnete.
Dato che in ogni conduttore metallico si trovano degli elettroni liberi, staccati dal loro atomo, se questo conduttore si muove in un campo magnetico, gli elettroni risentono di una forza causata dal loro stesso movimento nel campo magnetico.
Le onde elettriche sono in grado di attivare funzioni o programmi biologici già presenti in ognuno di noi. In caso di blocco dei ritmi fisiologici si andrà incontro ad una crisi del sistema con il coivolgimento dell’insieme del sistema psico-neuro-endocrino-immunologico ed una estrinsecazione clinica del problema.
Il fenomeno dell’induzione elettromagnetica si ha quando un circuito, percorso da corrente, genera una tensione su un circuito vicino senza una connessione fisica, ma solo per via magnetica. Perchè ciò accada dobbiamo trovarci in presenza di due condizioni:
– la corrente è variabile e, di conseguenza, è variabile il campo magnetico generato dal primo circuito;
– il flusso magnetico variabile generato dal primo circuito si concatena, almeno in parte, col secondo.
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RISONANZA – BIORISONANZA
vedi anche: http://www.galileimirandola.it/lezioni/elettro/TERZA/RETIEL/RETIEL31.HTM
Il mondo della medicina è basato sulla biochimica, cioè sulle attività vitali di sostanze formate da molecole.
Il nostro corpo necessita di vitamine, sali, proteine, zuccheri, grassi e acqua per funzionare. L’attività cellulare è favorita da molecole tipiche , gli enzimi, che aiutano le varie reazioni, tutta l’attività infine genera nuove sostanze che devono esser eliminate.
Ma in questa frenetica metropoli industriale esiste un’altra parte molto importante, che troppo spesso viene dimenticata o trascurata: l’energia. Fino ad oggi era difficile studiare le variazioni energetiche tipiche dei sistemi e delle cellule, oggi sappiamo che costituiscono la parte più importante, ma di difficile individuazione.
Invece tutto è energia. Immaginiamo di dovere andare a studiare le correnti marine, è difficile vederle, ma ci sono, eccome. Così nell’organismo, esistono delle correnti energetiche che scorrono nei nostri fluidi e creano l’attività cellulare.
Quando i nostri tessuti si alterano le correnti energetiche trovano difficoltà a scorrere.
La moderna fisica e la cibernetica stanno indagando queste correnti con la biorisonanza, la loro scoperta ha permesso di facilitare molte diagnosi di malattie degenerative iniziali, come l’invecchiamento. ( By Pier Antonio Bacci)
La parola “risonanza” viene dall’acustica: se una corda, o qualunque altra sorgente sonora caratterizzata da una certa frequenza, è investita da un’onda di frequenza nettamente diversa, si comporta come un sistema rigido, o quasi; ma se le due frequenze, quella propria e quella esterna, differiscono poco l’una dall’altra, la sorgente entra in oscillazione raggiungendo in breve tempo notevole ampiezza, e rinforzando quindi il suono. Si dice allora che essa entra in “risonanza”.
Lo stesso termine si usa per la circostanza analoga che si verifica negli altri casi di oscillazioni meccaniche, e si estende poi a quella di molti altri fenomeni periodici.
Nella sue caratteristiche essenziali, infatti, la risonanza è un fatto estremamente generale che si manifesta, in diverse forme, ogni volta che un sistema fisico, di qualunque natura sia, è caratterizzato da una grandezza capace di oscillare liberamente con una frequenza propria e viene sottoposto dall’esterno a una causa che tende a far variare quella grandezza con la stessa frequenza.
Possiamo avere una risonanza meccanica, elettrica, ottica, magnetica, nucleare, delle varie particelle, etc.
Indagando mediante il fenomeno della risonanza gli esseri viventi entriamo nel campo della “biorisonanza”.
Si sa che: nell’atomo gli elettroni occupano nicchie energetiche o zone dello spazio chiamate orbite.
Ogni orbita possiede certe frequenze e caratteristiche energetiche dipendenti dal tipo e dal peso molecolare dell’atomo. Per eccitare e spostare un elettrone nell’orbita superiore è necessario dargli energia di una specifica frequenza; solo un quantum dell’esatto bisogno energetico farà saltare l’elettrone sull’orbita superiore. Questo è conosciuto anche come il principio di risonanza, secondo il quale gli oscillatori accettano soltanto energia di una certa banda di frequenza. Attraverso il processo di risonanza, l’energia della giusta frequenza ecciterà l’elettrone a spostarsi ad un livello o stato energetico superiore nella sua orbita intorno al nucleo.
L’essere umano può essere paragonato agli elettroni, poiché le sue energie si collocano su diversi livelli energetici che possiamo chiamare orbite di salute ed orbite di malattia.
Per l’individuo i cui sistemi energetici sono su un’orbita di malattia, per ritornare ad un’orbita di salute saranno utili solo energie sottili della frequenza adatta.
E’ interessante tener presente la risonanza che si manifesta anche nelle armoniche, analogamente a quanto avviene col pianoforte; quando si percuote un tasto, la corda metallica vibra con una particolare frequenza (su una singola ottava di note). Nello stesso momento in cui la corda vibra, l’energia sonora fa sì che si attivino le vibrazioni corrispondenti della stessa nota, ma su un’altra ottava. In altre parole, percuotendo la nota DO bassa su un piano ne seguirà una vibrazione di risonanza anche delle note DO più alte.
La risonanza biologica è un fenomeno che avviene ovunque in natura: a livello atomico sappiamo che gli elettroni girano intorno al nucleo su orbite energeticamente definite; perché un elettrone passi da un’orbita inferiore ad una superiore deve ricevere energia con caratteristiche frequenziali molto precise. Passando da una superiore ad una inferiore emetterà energia di quella stessa frequenza: tale frequenza è la “frequenza di risonanza”.
Per esempio il cantante che è in grado di frantumare un bicchiere emettendo una sola nota molto alta, lo fa cantando alla esatta frequenza di risonanza del vetro.
Un’altra definizione di risonanza ha a che fare con il fenomeno della comunicazione energetica tra oscillatori accordati: prendiamo come esempio due violini perfettamente accordati messi agli angoli opposti di una piccola stanza; se pizzichiamo la corda MI di un violino, l’osservatore attento noterà che anche la corda MI dell’altro comincerà a vibrare in armonia. La ragione di questo comportamento risiede nel fatto che le corde dei violini sono accuratamente accordate e sono quindi sensibili ad una frequenza particolare; le corde MI possono accettare energie e frequenze MI poiché questa è la loro frequenza di risonanza; sono come gli elettroni dell’atomo: possono vibrare ad un nuovo livello di energia solo se esposti ad energie della loro frequenza di risonanza.
Sebbene il livello energetico dell’uomo vari da momento a momento e da un giorno all’altro, il corpo tende a vibrare sempre ad una particolare frequenza. Anzi per essere più precisi, come afferma il GRIECO, delle cui osservazioni parleremo in seguito, su particolari, determinate e specifiche frequenze.
Lo stato di malattia sarebbe uno squilibrio energetico con presenza di frequenze anomale da rapportare alle influenze delle noxe e fattori vari che hanno determinato la rottura dell’equilibrio armonico frequenziale dello stato di salute.
La capacità personale di difesa ha il suo ruolo importante nell’insorgere di malattie; un fattore chiave che condiziona la capacità dell’individuo di difendersi dagli attacchi degli agenti patogeni è il livello generale di energia e di vitalità.
Una persona che, per qualsiasi ragione, si trova in uno stato di debolezza o di debilitazione si ammalerà più facilmente se esposta agli assalti di fattori esterni negativi.
La vitalità generale di un individuo è conseguenza (in diretta) del livello di funzionamento del sistema immunitario, uno dei più importanti fattori di difesa dell’uomo dalle malattie. Esso è in grado di riconoscere le sue molecole, e distinguere quindi le proteine estranee da quelle provenienti dai suoi tessuti; attraverso il riconoscimento e l’eliminazione delle sostanze non sue, il sistema immunitario esamina ed elimina virus, batteri, funghi e perfino cellule cancerose. Se invece questi è indebolito, il corpo come unità è più vulnerabile all’esposizione a stimoli nocivi; così se il corpo è indebolito da stress, depressione, inedia e malattie croniche, anche il sistema immunitario è impossibilitato a funzionare adeguatamente.
Quando il corpo è in uno stato frequenziale equilibrato, può facilmente espellere una piccola immissione di virus, che invece può provocare una seria patologia virale in un individuo che sia energeticamente sbilanciato e quindi immunologicamente indebolito.
E’ risaputo che depressione, stress, intossicazioni chimiche e deficienze nutritive possono influenzare negativamente le autodifese dell’organismo.
Da un punto di vista energetico il corpo umano, se indebolito o sbilanciato, vibra a frequenza diversa e meno armoniosa di quando è in salute, come riflesso di uno stato di squilibrio energetico generale dell’organismo.
Come un pipistrello si orienta nel suo volo notturno utilizzando gli ultrasuoni, come un radar ci mostra nel buio il campo di osservazione, o il radiotelescopio ci fa evidenziare particolari situazioni stellari, così il GRIECO utilizzando specifici segnali (di natura elettromagnetica, sonora, etc.) con adatte e particolari frequenze mediante il fenomeno della biorisonanza ha potuto riscontrare dopo anni di indagine delle risposte ed osservazioni meritevoli di attenzione.
In un suo articolo del ’95 “Dal peperoncino alla sapienza” leggiamo: “Al sentire mi viene la pelle d’oca”. “Solo a pensarci mi viene il batticuore”. Frasi comuni che ripetiamo forse dall’inizio dei tempi e sulle quali è opportuni meditare bene e cercare di trarne alcune considerazioni.
Alle persone sensibilizzate basta il contatto solo del peperoncino, ad esempio, in bocca che immediatamente si scatena una risposta a livello del plesso emorroidario.
Lo stimolo, in questo caso, non può aver fatto in tempo a viaggiare per via nervosa, data la lentezza del tempo di conduzione, e tanto meno per via ematica, ancora più lenta.
Bisogna pensare a un’altra via di conduzione: le onde specifiche della sostanza sono andate per via elettromagnetica a stimolare il tessuto sensibile che andando in “biorisonanza” ci avverte col bruciore o prurito, ecc. della sua reazione.
Non fenomeni “suggestivi” come sovente si afferma, utilizzando il cestino dei rifiuti della suggestione per quanto non ancora spiegato, a proposito di tali reazioni a determinati alimenti, ma oggettivi di un rapporto causa-effetto dall’IDEA o tutto ciò che risveglia l’”idea” del soggetto in causa (vista, tatto, scrittura, parola) e reazione della periferia sensibilizzata e quindi relativa al messaggio pervenutole.
Il cosiddetto “TEST MENTALE o VERBALE (meglio ancora) riportato a fenomeni di suggestione di chi solo al pensare o sentire una cosa provoca risposta dell’organismo con crisi allergica o dolore o altro è da interpretare come un fenomeno di “biorisonanza”.
Il corpo fisico (cellule, organi, sistema immunitario, ecc.) viene raggiunto dall’onda pensiero, immagine elettromagnetica emessa dal cervello che va ad informare tutto l’organismo e dove trova il bersaglio che va in risonanza si manifesta la risposta.
Alla stessa maniera di un circuito oscillante radio. O ancora più comprensibile la lastra di vetro che vibra ad una determinata nota musicale e la bottiglia o bicchiere che per risonanza, forza fisica, si rompe a distanza mediante l’urto coerente delle onde sonore.
Attraverso la biorisonanza (scrive sempre il Grieco) possiamo solo iniziare a ipotizzare e intuire le probabilità e possibilità creatrici delle energie ai diversi livelli (teoria cosmogenetica dei vari mondi) con nascita dello spazio-tempo attraverso l’OM.
Un insostituibile aiuto gli dà la “biorisonanza” in quella CLINICA ONTOLOGICA che lui pratica da anni .
Convergono nella sua casistica svariati tipi di patologie evoluti favorevolmente con l’aiuto delle tecniche di “biorisonanza” sia per la diagnostica che per la eventuale terapia.
Nell’illustrarcele con parole semplici ci spiega che occorre osservare l’organismo come un’orchestra e l’attività dell’operatore in biorisonanza come l’opera globale del maestro concertatore ,l’accordatore e di quanti lavorano alla messa a punto di tutto il complesso orchestrale.
Il modello UOMO insomma come ha un suo standard morfologico così ad ogni struttura è associata una frequenza ed un timbro specifico: una propria identità vibrazionale. Come una alterazione morfologica di una cellula, un organo, o una struttura ci può evidenziare una patologia, così dall’analisi di un suono si può riconoscere il tipo di strumento e identificare le varie note, egualmente dall’esame, mediante la biorisonanza, della situazione frequenziale possiamo appurare il suo stato di essere se patologico o di salute. E mediante le stesse tecniche appurare anche se la terapia eventuale è la migliore ed opportuna per perseguire la guarigione, tenendo debitamente conto che siamo agli inizi ma la strada intrapresa da Grieco oltre che affascinante merita la nostra attenzione.
Vari sono i suoi articoli ove ci parla della biorisonanza e delle possibilità di comunicazione mediante onde, della nostra antenna parabolica cranica e dell’epifisi quale sensore ,etc.
Citiamo: Salute e malattia. Esistere o non esistere. Psicobioarmonia al riscontro elettronico. Medicina tutto da rifare. Vivere non sopravvivere. Come scoprire le pecche degli avi. La Rebibbia dell’Universo.
Una sua scoperta nel campo delle interazioni elettromagnetiche (campi elettromagnetici ad alta e bassa frequenza) è oggetto di interesse da parte delle autorità scientifiche ed in corso di brevetto.
Oltre varie conferenze ed attività televisiva lo scorso anno è stato invitato a partecipare al I° Congresso sui Campi elettromagnetici tenutosi presso il CNR di Roma e nel dicembre scorso presso
la Facoltà di Farmacologia dell’Università la Sapienza di Roma al Seminario sulla QED (Elettrodinamica quantistica) coerente in Medicina ha tenuto la sua relazione su “QED e pratica medica” in corso di pubblicazione su “LA RIVISTA DI BIOLOGIA”.
Per informazioni: Dr. Umberto Grieco – E-mail: ugrieco@tiscali.it
Bibliografia:
Galileo – Enc. Scienze e tecniche – Sadea Ed. Firenze.
Gerber- Medicina Vibrazionale – Ed.Lampis Zogno (BG).
Bellavite – Biodinamica – Ed. Tecniche Nuove (MI).
Heine – Manuale di Med.Biologica – GUNA Editore (MI).
F.A.Popp – Nuovi orizzonti in medicina – IPSA Ed. (PA).
Ludwig – Medicina vibrazionale – Verlag GMBH
T.Regge – Infinito -A.Mondadori Ed. (MI).
Dopo la determinazione delle frequenze naturali di oscillazione di un sistema fisico (anche diverso dalla corda o dal tubo già studiati in esperimenti precedenti), si tratta di esaminare il comportamento dello stesso sistema sollecitato mediante oscillazioni forzate ad una delle frequenze proprie.
Si possono utilizzare due diapason uguali, oppure un diapason ed una corda (per esempio di chitarra). In questo contesto si può cercare di rompere un bicchiere con il suono opportuno (sarà davvero possibile?) ed esaminare il caso del ponte di Tacoma Narrows.
Vedi anche:
http://hyperphysics.phy-astr.gsu.edu/hbase/sound/rescon.html#c1
Resonance Concepts
http://hyperphysics.phy-astr.gsu.edu/hbase/sound/beat.html#c1
Beat Frequencies
http://www.physicsclassroom.com/Class/sound/U11L4b.html
Resonance and Standing Waves: some classroom demonstrations. (The Physics Classroom)
http://www.physicsclassroom.com/Class/sound/u11l5a.html
Resonance was modeled in class by the demonstration with the famous “singing rod.” (The Physics Classroom)
http://www.physicsclassroom.com/Class/sound/u11l4a.html
Natural Frequency: there were a variety of classroom demonstrations (some of which were phun and some of which were corny) which illustrated the idea of natural frequencies and their modification. (The Physics Classroom)
http://sprott.physics.wisc.edu/demobook/chapter3.htm
Breaking a Beaker with Sound: a glass beaker exposed to a sufficiently intense sound wave at its natural resonant frequency is made to shatter.
http://www.erichusby.com/6Demos.htm
Demo: Breaking a Beaker with Sound
http://physlink.com/Education/AskExperts/ae232.cfm
Can sounds actually break glass ?
http://www.enm.bris.ac.uk/research/nonlinear/tacoma/tacoma.html
Tacoma Narrows Bridge Disaster
On November 7, 1940, at approximately 11:00 AM, the first Tacoma Narrows suspension bridge collapsed due to wind-induced vibrations. Situated on the Tacoma Narrows in Puget Sound, near the city of Tacoma, Washington, the bridge had only been open for traffic a few months.
http://home.fnal.gov/~dorigo/RISONANZ.html
Continua QUI: Biofotoni + Bioelettronica + Cellule
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vedi anche: Medicina Quantistica
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