ALLOSTASI – OMEOSTASI
Il Thimerosal dei vaccini distrugge e/o altera la flora intestinale essendo una sostanza altamente tossica
Capacità di un organismo di mantenere costanti le condizioni chimico-fisiche interne anche al variare delle condizioni ambientali esterne.
Il corpo umano coltiva l’equilibrio, in realtà i giusti rapporti, che in greco veniva chiamato Omeo (simile) Stasi (stabilità); è dotato cioè di meccanismi biochimici che riportano le condizioni interne alle condizioni precedenti, se per qualche motivo se n’era discostato.
Un esempio di omeostasi a livello planetario è il ciclo dell’acqua; se aumenta il calore dal sole, aumenta la evaporazione degli oceani, per cui aumentano le nuvole che producono pioggia, che abbassa la temperatura degli oceani, dato che la pioggia è fredda.
Il concetto di omeostasi quindi spiega la “Costanza dell’Ambiente Interno” e serve da fondamento teorico della fisiologia delle regolazioni corporee.
Omeodinamicità o equilibrio dinamico dei fattori interni ed esterni
Il pensiero medico tradizionale annette grande importanza al concetto di omeostasi, cioè alla capacità dell’organismo di mantenere costanti i più importanti parametri fisici e chimici.
La Medicina Funzionale predilige per contro il concetto di omeodinamicità, cioè la reciproca influenza e quindi l’equilibrio dinamico tra fattori esterni (ambiente, alimentazione, stile di vita, relazioni sociali e relativi stati emozionali ) ed interni (genetici), responsabile del mantenimento dell’individualità biochimica.
L’interazione tra fattori interni ed esterni, e l’equilibrio dinamico che ne consegue, si traduce nella sintesi di un’infinita serie di molecole-messaggero e di mediatori, che a loro volta determinano il susseguirsi di reazioni, di comportamenti e di esperienze che nel loro insieme costituiscono ciò che normalmente chiamiamo “vita”.
Per l’Uomo oggi, si preferisce parlare di Allostasi:
Dal greco ἄλλος (állos → diverso, altro) e στάσις (stásis → stabilità) derivato della radice στα– di ἵστημι (histánai → stare): la capacità di mantenere la stabilità dei sistemi fisiologici per mezzo del cambiamento.
Parola coniata da Sterling e Eyer nel 1988, per descrivere un processo addizionale per ristabilire l’omeostasi, attraverso un processo adattativo che consenta di mantenere attivamente la stabilità attraverso il cambiamento (“Allostasi è un paradigma per spiegare l’insorgenza di una patologia.” ~ Sterling & Eyer, 1988).
L’allostasi si differenzia dal controllo omeostasi, che mira a garantire la costanza dei sistemi, in quanto mira a regolare e modificare i sistemi omeostatici, per adeguarli alle esigenze adattative poste dall’ambiente all’organismo:
– la capacità adattativa allostatica dipende dall’efficienza dell’organismo nel regolare sia la fisiologia sia i meccanismi comportamentali che supportano e modulano la fisiologia stessa: quando l’organismo è sottoposto a sfide ambientali entra in uno stato allostatico, per poter garantire una miglior sopravvivenza. Mentre l’omeostasi rappresenta la capacità dell’organismo di controllare i sistemi che sono essenziali, l’allostasi gestisce quelli che mantengono questi sistemi in equilibrio. Rappresenta la capacità dell’organismo di mantenere la stabilità dinamica in vari complessi fisiologici (SNA, asse HPA, sistema cardiovascolare, sistema metabolico, sistema immunitario), in risposta a richieste interne e esterne: i sistemi corporei sono progettati per operare all’interno di un ampio raggio d’azione, attraverso una costante modificazione dei punti di regolazione.
A differenza dell’omeostasi, dove le risposte fisiologiche assumono un ruolo primario, nell’allostasi il cervello svolge un ruolo primario, incorporando fattori influenti come l’esperienza, i ricordi, l’anticipazione e la rivalutazione delle esigenze del momento, in previsione delle necessità fisiologiche nelle dinamiche del controllo omeostatico, attraverso dinamiche cibernetiche.
Assume perciò un’importanza significativa durante gli eventi imprevisti, nei conflitti delle gerarchie sociali, nella concorrenza per le risorse, nelle calamità naturali o, viceversa, durante gli eventi prevedibili, come ad esempio i cambiamenti stagionali, che attivano la migrazione e la sospensione.
Tratto da: Kinesiopatia.it
“L’Allostasi quindi e per riassumere, è la capacità di mantenere la stabilità dei sistemi fisiologici per mezzo del cambiamento. È un metasistema di regolazione che mantiene la stabilità dei sistemi essenziali per la vita (sistemi omeostatici). La funzione dell’allostasi non è la costanza dei sistemi tramite il controllo omeostatico di alcune variabili, ma piuttosto la fitness del sistema rispetto alle domande poste dall’ambiente all’organismo in regime di selezione naturale. Questa capacità dipende dall’efficienza dell’organismo nel regolare sia la fisiologia sia i meccanismi comportamentaliche supportano e modulano la fisiologia stessa. Un adattamento che coinvolge solo la fisiologia periferica (che modifica cioè solo i parametri finali di un processo complesso) rischia quindi di essere contrastato dai comportamenti e dai meccanismi di compensazione fisiologica che stanno a monte delle modificazioni dei parametri finali. Quando l’organismo è sottoposto a sfide ambientali entra in uno “stato allostatico“.
Lo “stato allostatico” è uno stato di attività fisiologica alterata, sostenuta dai mediatori dell’allostasi che integrano fisiologia e comportamenti associati, in risposta agli stress imposti dalle variazioni dell’ambiente.
Questa alterata attività ha lo scopo di mantenere la fitness dei sistemi fisiologici in risposta al cambiamento della situazione ambientale. Una volta che questa attivazione ha ottenuto un nuovo livello di adattamento, l’organismo esce dallo stato allostatico.
Lo stato allostatico può essere mantenuto per brevi periodi con risultati adattivi (“carico allostatico”) oppure diventare cronico e portare a malattie (“sovraccarico allostatico”). Corrisponde alla fase di allarme di Selye, una fase adattiva nella teoria della sindrome generale di adattamento di Selye(GAS).
Il “carico allostatico” è il risultato cumulativo di uno stato allostatico. Ha un significato funzionale in risposta a modificazioni ambientali. Quando le variazioni eccedono i limiti omeostatici, con conseguente disequilibrio dei mediatori primari, si ha un “sovraccarico allostatico” che porta a conseguenze fisiopatologiche importanti (che nell’uomo possono essere ipertensione cronica, innalzamento cronico delle citochine proinfiammatoriee abbassamento dei livelli di cortisolo in CFS, ritmo piatto del cortisolo in depressione).
Il “sovraccarico allostatico” corrisponde alla fase di esaurimento nella teoria della sindrome generale di adattamento di Selye. Esso si ha quando al carico allostatico si sovrappongono disturbi eccezionali o imprevisti, passando ad un sovraccarico inutile e dannoso”.
Tratto da: it.wikipedia.org + Etica comportamentale
Prima di continuare, vi invito a leggere con attenzione questa pagina che spiega e cita il sistema immunitario in situazione di Anergia
vedi anche Infiammazione + Intossicazione + Stress ossidativo – 1 + Stress ossidativo – 2 + INFORMAZIONE, CAMPO UNIVERSALE e SOSTANZA – Campi MORFOGENETICI + Acido – Base + ReDox (Ossido-Riduzione) + Legge di Guarigione + Osmosi + Ormesi + DIGESTIONE + Mangiare crudo=Crudismo + STRESS e SISTEMA IMMUNITARIO + Omeopatia degli ibridi + Omeopatia degli ibridi (English) + Medicina Funzionale + Bioelettronica
Sindrome infiammatoria chiamata “Asia” scatenata dai Vaccini !
ASIA_Sindrome infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
… ed è noto che… le infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo di sintomi, che i medici impreparati allopati chiamano erroneamente “malattie“….
Un ambiente conservatore:
Sebbene l’ambiente interno (principalmente i liquidi del corpo) sia stato “scoperto” solo un secolo fa, la sua nascita risale all’alba della vita.
La vita, compare in forma rudimentale nell’oceano primordiale:un’immensità salata che in seguito continuerà ad accumulare sempre più sale a mano a mano che le acque dilaveranno la terra emersa. Consideriamo per il momento questa acqua salmastra; essa riunisce l’insieme delle condizioni fisiche e chimiche che rendono possibile la vita.
è l’ambiente appropriato alla vita, ma al tempo stesso ne è anche la prigione: se infatti qualcuna delle sue proprietà si modifica, l’essere vivente è spacciato.
Esso allora per difendersi dalle possibili variazioni, si organizza e delimita il proprio ambiente in modo da poterne controllare direttamente la costanza. L’autonomia nei confronti dell’ambiente esterno che in tal modo l’organismo ha conquistato gli conferisce indipendenza e libertà di evolvere.
In effetti, al contrario dell’ambiente esterno, inerte e sottoposto a cambiamenti incontrollabili, l’ambiente interno è elastico.
Questa elasticità riflette l’esistenza di forze di richiamo messe in azione ogni volta che, sotto l’influenza delle variazione dell’ambiente esterno, una caratteristica dell’ambiente interno tende ad allontanarsi dal suo valore normale: un aumento della temperatura ambiente scatena meccanismi di raffreddamento, ed al contrario il freddo esterno stimola una maggior produzione di calore.
Si potrebbero fare moltissimi esempi di ciò che W. Cannon ha chiamato “omeostasi“.
L’ambiente interno si presenta caratterizzato da un certo numero di grandezze dette “variabili regolate”.
Senza questa regolazione, i cambiamenti dell’ambiente esterno e il funzionamento delle cellule provocherebbero la variazione di queste grandezze, la cui costanza è indispensabile per la sopravvivenza dell’organismo.
La costanza è ottenuta grazie a un sistema regolatore che comprende diversi sottosistemi, ognuno dei quali è sottoposto a meccanismi di controllo ed è responsabile di variabili dette “controllate”.
Una variabile regolata rimane dunque fissa entro limiti ristretti grazie all’intervento delle variabili controllate, le quali invece, possono variare entro un ampio intervallo; le variabili regolate sono dunque costanti grazie alle variazioni delle grandezze controllate.
Le costanti obbediscono ad una gerarchia (nel corpo umano = Ipotalamo + Ipofisi)
Le più importanti devono essere mantenute a qualsiasi costo, qualche volta anche sacrificando una costante subalterna.
In caso di necessità, una variabile regolata può diventare una variabile controllata.
Per esempio, la pressione arteriosa è costante; ma se il tasso di ossigeno, che è una costante prioritaria, diminuisce in modo pericoloso, essa aumenterà per assicurare una maggiore circolazione del gas (ossigeno), e da variabile regolata diventerà variabile controllata.
La vera lezione che ci proviene dall’ambiente interno non è tanto l’idea della perfezione delle funzioni quanto quella che gli esseri viventi sono sempre meno legati passivamente al loro ambiente di vita.
(By Lam)
vedi Pressione osmotica
Il Corpo Umano (cosi come tutti gli esseri Viventi) è ben noto, è un’insieme di cellule e quindi esso segue e sopravvive con i Principi e gli Schemidel funzionamento della Cellula, la quale come è ben evidenziato in questa pagina funziona per mezzo dei Giusti Rapporti fra l’ambiente esterno il liquido extracellulare e quello interno (liquido intracellulare), i quali sono determinati in primis dai rispettivi pH, rH e rò – vedi Bioelettronica – regolati nei loro giusti rapporti dai processi acidi-base extra ed intra cellulare, cioè dalla loro carica ionica – bio elettronica.
Ricordiamo che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo.
vedi anche: Bio Elettronica + Pompa Sodio-Potassio
Il nostro corpo vive perché vengono mantenuti vari giusti rapporti, alterando i quali, e ci si riferisce anche al ruolo dello squilibrio termico, nellanascita dello stato di malattia nel corpo umano.
Quindi il corpo umano si ammala solamente quando questi Giusti Rapporti si alterano (vedi Come e Perché nasce la malattia) e la guarigione DEVE seguire assolutamente ed in primis il riordino di questi.
La malattia è una sola, non esistono malattie, ma solo sintomi dell’UNICA malattia, essa è l’alterazione della funzionalità cellulare e corporea per l’alterazione dei Giusti Rapporti del pH + rH + rò extra ed intracellulare.
Il Corpo umano può vivere solo se resta ad un temperatura costante che può variare fra 36,5° e 36,8 gradi centigradi. Entro questi valori tutte le funzioni cellulari sono ottimali.
Se l’organismo perde la sua capacità anche di equilibrio umorale: con questo termine intende anche l’omeostasi chimica, e quelle che mantiene l’omeostasi termica, la condizione dei tessuti corporei dei vari organi si indebolisce, fino a degenerare prima nella disfunzione e poi nella malattia, questo avviene SEMPRE per tentare di eliminare e riordinare le funzioni alterate, nel cosiddetto processo di autoguarigione – vedi: Legge di guarigione
In altre parole, il sangue e gli altri tessuti devono contenere la giusta quantità di sali minerali ed altre sostanze nutritive, ed una quantità bassa di scorie (tossine), che debbono essere eliminate giornalmente.
Se le tossine sono in eccesso il corpo cerca di ripristinare l’omeostasi chimica innescando uno stato di malattia, per avviare processi depurativi e di riordino. La malattia quindi è sempre un tentativo di ripristinare i giusti rapporti perduti; un processo di omeostasi, appunto, che se non riesce nel suo intento in modo automatico, dovrebbe essere favorito mediante una corretta alimentazione ed adatte pratiche corporali, iniziando con lapulizia intestinale assunzione di succhi freschi ed acqua a pH alcalino.
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I processi vitali della Perfetta Salute (P.S.) dell’organismo hanno luogo SOLO se il pH è stabile e leggermente basico anche nei liquidi del Terreno.
Se il pH è costantemente acido, ciò significa che l’organismo non è più in grado di compensare e compensarsi, con il conseguente accumulo di tossine acide e con perdita di sostanze basiche come il sodio, magnesio, calcio, minerali, fondamentali per il metabolismo corporeo e per mantenere nei giusti rapporti l’omeostasi fisiologica.
Ciò genera il malEssere, la sofferenza che si manifesta con sintomi più o meno gravi, più o meno dolorosi e con la morte prematura; questo riordino può essere risolto abbastanza facilmente con la’limentazione appropriata, con l’apporto di sostanze basiche (sali tampone) tipo i carbonati, bicarbonati, citrati e fosfati ecc. e con il riordino della flora batterica intestinale.
Il giusto rapporto acido/basico e di Red-Ox è di importanza VITALE ed il termine indica il mantenimento omestatico della concentrazione di ioni idrogeno nei liquidi corporei.
Quando questo tipo di stato vitale si altera anche solo lievemente, si creano alterazioni nel normale processo delle reazioni biochimico cellulari enzimatiche che sono alla base della vita e sopra tutto di quella SANA.
Il nostro organismo quando lavora al massimo delle sue possibilità (pH stabile, leggermente basico), pur producendo acidi, mantiene i giusti rapporti acido/basici + Red-Ox attraverso:
– sistemi tampone ematici
– respirazione
– escrezione urinaria
Il compito fondamentale del Rene è il mantenimento dell’omeostasi corporea:
vedi: http://w3.uniroma1.it/fisiofarm/didatt/MedicinaArgomentiLezioni/RENE2/sld002.htm
Esempio: l’Omeostasi del sangue:
Il pH del sangue (quando l’acidità aumenta, il pH diminuisce) è mantenuto costante entro margini stringenti ad un valore (medio) di circa 7.4 +/- 0.02, da un sistema tampone basato sull’equilibrio bicarbonato/CO2, regolato non solo in base alle proprietà chimiche del tampone stesso e secondo l’equazione di Henderson-Hasselbach, ma anche tramite l’intervento del polmone e del rene che pero’ tende invece a ripristinare il sistema tampone in tempi più lunghi – vedi anche: acidi, basi e sistemi tampone
Le variazioni di pH del sangue stimolano anche l’aumento o la diminuzione degli atti respiratori al fine di diminuire od aumentare la pressione parziale di CO2, sicchè il pH possa essere rapidamente riportato al suo valore medio.
L’eccesso di equivalenti acidi nella dieta e nel metabolismo, viene estratto dai reni ed eliminato con urine più acide.
Oggi il pH si dice che è obsoleto, perché ora si ragiona anche e forse meglio, in nanomoli (concentrazione dei protoni H+).
“La cellula è teoricamente immortale, è il fluido nel quale vive che si degrada. Sostituendo questo fluido a intervalli regolari daremo alla cellula ciò che le necessita per nutrirsi e, per quanto ne sappiamo, il pulsare della vita potrà continuare indefinitivamente”.
(dott. Alexis Carrel).
“Tutte le morti sono dovuto ad situazione progressiva di acidità organica” (Dr. Cee W. Crile M.D.).
Quindi il mantenimento di uno stabile giusto rapporto acido-base è una componente vitale dell’omeostasi corporea. Oltre cento diagrammi, normogrammi, equazioni e regole sono state introdotti per rappresentare il rapporto acido-base: lungi dal semplificare le cose, queste diverse rappresentazioni hanno contribuito a complicarle a causa dell’introduzione di diversi nuovi termini e definizioni.
Negli esseri umani, per esempio il pH del sangue deve rimanere costante attorno a pH 7.4, altrimenti la morte può sopraggiungere. Cosi come il pH dei liquidi del corpo (Terreno + Matrice) i quali, per mantenere la buona salute, DEVONO rimanere leggermente basici !
Ricordiamo che la vecchiaia è il risultato anche della cronica perdita di bicarbonati nel sangue e del continuo aumento delle intossicazioni che producono infiammazioni e quindi fenomeni di acidosi locale e/o corporea.
Ma un determinato pH ha enormi variabili di resistività (rò), misurabile in Homs e di carica ionica, ovvero di potenziale elettronico di ossido-riduzione(rH), misurabile in microVolt. Essi sono SEMPRE correlati ed interdipendenti !
Se non si tiene conto di queste variabili è impossibile avere un panorama chiaro, completo e descrittivo (es.:nell’esame del sangue e dei valori reali del suo pH, oppure in quello dell’urina, ecc.) della salute di un essere umano od animale.
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Riflessioni del Dott. Veccia Vito (Medico):
“L’organismo deve poter controllare le proprie funzioni per non perdere la propria individualità e per questo deve essere “stabile”, ma il progressivo apporto di errori parametrici e di altri effetti destabilizzanti che nel tempo tendono a rendere instabile l’organismo biologico (effetti che definiremo d’ora in poi come “disturbi”), fanno si che le condizioni di stabilità mutino continuamente e postulano un continuo “adattamento” delle strutture biologiche alle nuove condizioni di stabilità, pena l’instabilità, che per intendersi, posso significare neoplasia, malattie metaboliche e morte.
Il vantaggio di questo tipo di “progettazione” sta nel poter sempre garantire il massimo delle prestazioni possibili in presenza di un margine di stabilità che sia sempre contenuto in termini accettabili, malgrado il continuo apporto di “disturbi”.
è quindi in questo senso che va inteso il senso di “omeostasi“: è un concetto dinamico di ricerca continua del miglior equilibrio possibile tra prestazioni e stabilità dell’organismo, per quelle condizioni di “integrità” dei sistemi biologici.
L’invecchiamento non è che l’esasperazione naturale di questo processo: quello che vediamo è una progressiva perdita di “prontezza” (Si pensi che nell’invecchiamento i valori basali di pressoché tutti gli ormoni, indici umorali, densità recettoriali, ecc. appaiono sostanzialmente rispettati o poco alterati, a dispetto delle risposte fasiche (transitorio), che appaiono, mano a mano che si invecchia, sempre più lontane da quelle del giovane in termini di prontezza, precisione, guadagno, smorzamento, ecc.
Questa variazione nella risposta dinamica agli stimoli è proprio quello che ci si attenderebbe nel processo di ricerca continua di stabilità, anche a scapito di altri parametri come prontezza, guadagno e precisione, descritta precedentemente come omeostasi.
Ancora, due sono i periodi della vita in cui massimo è il rischio di instabilità:
- a) durante l’accrescimento (nelle prime epoche della vita si richiedono alte prestazioni alle strutture biologiche =elevato guadagno = alto rischio di instabilità)
- b) dopo l’età media: certamente una filosofia di compensazio-ne come quella descritta non prevede l’invecchiamento: infatti essa nasce da un compromesso di fondo legato da un lato alla necessità di massime prestazioni possibili per motivi evoluzionistici (e quindi alla necessità di non sprecare nulla: spreco che si realizzerebbe con valori di compensazione “fissi” che avrebbe reso poco competitivo un organismo biologico ricorso ai sistemi controreazionati per migliorare le proprie prestazioni), e dall’altro, dalla necessità di mantenerle per un periodo sufficientemente lungo, almeno per espletare le funzioni riproduttive in modo efficace.
Col progredire dell’età l’azione cumulativa dei “disturbi” (tra cui le varie malattie, accidenti vari, ecc.) e le variazioni conseguenti delle condizioni di stabilità, favoriscono l’insorgenza di circoli viziosi: se si riduce il guadagno di un sistema si riduce anche la precisione e questo significa che un ulteriore errore parametrico farà sentire maggiormente il suo effetto, con maggior rischi di instabilità relativa, causati dalla maggior “correzione” di stabilità necessaria a correggere un ulteriore errore parametrico di uguale entità ed effetto.
Ancora, tagliando le frequenze per le quali si verificano le condizioni di instabilità a fini di stabilizzazione, si riduce la banda passante e conseguentemente la “prontezza” del sistema, che nel caso dell’organismo biologico significa minor adattabilità agli stimoli esterni.
Ecco quindi il compromesso: massime prestazioni possibili anche a prezzo dell’introduzione di fattori di per sé limitanti la durata della vita oltre l’età riproduttiva: un compromesso valido in un quadro di selezione biologica competitiva.
Il discorso teorico di fattori limitanti la sopravvivenza, cioè di fattori con effetto sempre più marcato mano a mano che si invecchia (nel senso di una aumentata probabilità di instabilità), è in accordo con l’andamento della curva di mortalità generale, specialmente nelle classi di età più avanzate.
La malattia neoplastica e la morte sarebbero quindi aspetti comuni dell’invecchiamento, proprio perché espressione la prima, di una “instabilità locale” tutto sommato ancora compatibile con la sopravvivenza dell’organismo in toto per periodi più o meno lunghi, e la seconda di una instabilità più generale o di funzioni il cui controllo è indispensabile alla sopravvivenza.
CONCLUSIONI
La filosofia del controllo automatico applicata agli organismi biologici porta a sorprendenti conclusioni: l’invecchiamento diventa una esasperazione del processo di omeostasi.
La morte e le neoplasie sarebbero accomunate allo stesso livello patogenetico di “insufficienza omeostatica” ai “disturbi” esterni.
Si ribadisce il concetto scolastico che “si invecchia irreversibilmente dalla nascita”.
Infine, l’invecchiamento, e la patologia ad esso associata, sono una scoperta dei nostri tempi, se si vuole “un punto di funzionamento anomalo e non previsto” del servomeccanismo biologico, realizzato per essere competitivo; resta tuttavia un processo necessario a mantenere l’ individualità dell’organismo.
Questa filosofia porta alla “rielaborazione” di alcuni aspetti clinici: ad esempio la “cachessia” potrebbe rappresentare, anziché l’esito dello “strapotere” metabolico della neoplasia, un tentativo, portato oltre ogni limite, di ridurre in qualche modo l’amplificazione, sottraendo nutrimenti alla neoplasia attraverso un ipercatabolismo generalizzato.
Più in generale la riduzione dell’amplificazione o l’introduzione di fattori di “smorzamento” nei blocchi instabili potrebbero rappresentare uno sbocco terapeutico alternativo, inquadrato nell’esigenza fondamentale di una analisi metabolica longitudinale”.
I liquidi extra cellulari – (Terreno + Matrice + Matrice extracellulare) sono anche un grande deposito di tossine in grado di intervenire durante il periodo solare del giorno sottraendo le tossine acide ai tessuti per rilasciarle durante il periodo notturno, per permettere l’escrezione renale ed urinaria.
Quando le condizioni naturali di questi sistemi vengono compromesse con un’alimentazione ricca di cibi che creano reazioni finali acide; una vita troppo sedentaria, cioè senza movimento; diete malsane; digiuni troppo prolungati; inquinamento ambientale; età; stress spiritual/emozionale continuo; utilizzo di farmaci e vaccini, il metabolismo si altera ed i liquidi intra ed extracellulari si intossicano sempre più !
Per invertire questo stato di acidosi e di ossidazione, occorre cambiare i comportamenti, modificare l’Etica e seguire le indicazioni contenute nel “Protocollo della Salute” + BioElettronica
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vedi anche: Medicina Quantistica
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