ALBERO della VITA, ma è l’ALBERO delle VITE ed il SERPENTE – 3
Significato: il simbolismo del corpo umano
Universo Intelligente + Universo Elettrico
SOVRANITA’ INDIVIDUALE (Dichiarazione)
Nella Bibbia e precisamente nei primi capitoli della Genesi si parla dell’’Albero della Vita e/o dell’albero della Conoscenza del Bene e del male;
Esso è un’albero simbolico, metaforico, che porta la conoscenza, la distinzione del cosiddetto Bene e del cosiddetto “male” che in ebraico ben tradotto, indica: “ciò che non è ancora bene”, cioè in parole povere è l’ignoranza rispetto alla Conoscenza, cioè che non è ancora vero, giusto.
Nell’antico ebraico queste tre parole sono scritte in modo da indicare che è l’Albero delle Vite, (Vite = PLURALE non singolare !), per ricordare all’uomo che egli è un Essere immortale (IO SONO) Spirito, essendo un punto di osservazione dell’InFINITO, che deve personalizzarsi per mezzo dell’Ego/IO > mEnte informato, che passa da una esperienza corporea terrestre ad un’altra, sulla Terra, oppure nelle altre dimensioni possibili dell’Universo e/o dei tendenti infiniti Universi paralleli esistenti.
Esso è un albero metaforico, simbolico, che indica il CORPO FISICO della Persona in generale degli Esseri Viventi; più in particolare l’albero del Sistema Nervoso degli esseri umani; infatti anche la parola italiana ALBero contiene una radice tri letterale ALB (in fisiologia-anatomia, l’albero della vita è posizionato, nel cervelletto del cervello umano), radice che in alcune lingue si è trasformata in ARB, per esempio nel francese, “arbre” ed in altre nel suo anagramma BRA e nell’inglese ha determinato per esempio la parola “BRAin”, cioè cervello. Infatti in Latino la radice BRA è BRU ed è contenuta nella parola “cereBRUm”, cerebellum, (significati = creare, nutrire, testa, cranio, nuca, legare) le quali hanno generato la parola italiana “cereBRO” che vuol dire appunto il Cervello.
Questo “albero” è “duplice, doppio” (Yin e Yang) , cioè ha 2 funzioni, una quella di soprassedere alla Vita biologica e l’altra a quella della ConoScienza, infatti il Sistema Nervoso ha 2 funzioni primarie: una di tenere in vita il corpo umano attraverso le funzioni automatiche non controllate dalla volontà ed un’altra funzione quella di raccogliere le informazioni elaborarle e di porgerle alla Coscienza perché le “gusti”, le “goda” e vi partecipi.
Quest’albero ha anche 12 parti: i capelli, quali radici filiformi, che sono i recettori più sensibili della continua variazione dei campi iono elettronici dell’ambiente; il cervello di sopra, quello nella testa ed intendiamo i 2 emisferi ed il cervelletto; il cervello di sotto (neuro enterico); il midollo allungato e quello spinale, infatti il fascio di nervi del quale è composto il midollo spinale nella spina dorsale è per eccellenza il tronco di quest’albero, assieme al tronco busto dell’uomo, come suo contenitore; il plesso branchiale; il nervo radiale; nervi del torace; nervo ulnare; nervo sciatico e nervo femorale; nervo tibiale; nervo peroniero ed infine tutte le terminazioni nervose che sono i recettori, quelli interni per la comunicazione delle informazioni della parte interna del corpo e quelli in periferia sulla pelle per la comunicazione con l’ambiente esterno al corpo.
Infine quest’albero è anche un “albero parlante per mezzo del serpente”, ci dice il testo della Genesi scritta in ebraico antico, esso è un ALBero che ABLa (anagramma di ALB) che parla, per esempio ABLar in spagnolo significa parlare. ALBeRO è anche l’anagramma di LABbRO (che si usa per parlare); oppure la radice ALB anagrammata ha generato la parola BALbettare… ecc.
Questo ALBero supporta il SER-PENte che ABLa; la SERPE che parla con LINGUA BI-forcuta è il PEN-SER (anagramma radicale di ser-pen = serpente), che in francese per esempio significa “pensare” (nche in italiano la parola PENSiERo è l’anagramma di SER-PENte, cioè il PEN-SiERo, l’informazione, che partendo dal DNA genera il Linguaggio Fonetico, che non può mai esprimere la completa verità in quanto con il LINGUAggio è impossibile descrivere precisamente le sensazioni; esso è parziale, cioè può essere “diabolico”, cioè può porgere solo una parte della verità, un lato della visione di Sé, dell’Ambiente, dell’Universo.
Questa parola in latino assume anche il valore ed il significato di “lavoro”, quindi pensare “pensum” (lo studio, il lavoro per gli scolari), essa significa in sintesi: “lavorare per imparare a vivere”.
In ebraico antico e moderno, la parola PENSieRo è “Mashashava’ , in essa vi è addirittura la parola completa Serpente, (in ebraico “Mashash”), ma vi è ancora di più, una sua radice significa anche “decifrare, scoprire”, quindi questa parola, può voler dire anche “colui che sa decifrare e scoprire”, l’altra sua co-radice che è quella iniziale, significa: tutto ciò che tende all’evoluzione dell’essere, tutto ciò che serve da strumento alla potenza generatrice, tutto ciò che ha attinenza alla rinascita dell’essenza, il significato profondo del linguaggio; ovvero colui che ha la vera ConoScienza, attraverso il linguaggio, raggiunge la Consapevolezza…, naturalmente i traduttori della Genesi, NON lo hanno capito.
Ecco lo scopo finale del serpente/Pensiero e quindi si spiega perché nel racconto della Genesi, sull’albero della Conoscenza del bene e del male, vi è indicato il Serpente antico che parla/Abla……
Un piccolo aneddoto: la parola magica A-BRA KAD A-BRA (radice di BRAin, cervello) significa: Albero Sacro Parla nel senso di comandare al Sistema Nervoso di parlare in modo Giusto per avere Azioni Giuste nella legge dell’AmOr.
La definizione semantica di queste parole è: Ciò che tende a creare per ottenere uno scopo, un frutto, un traguardo, una finalità, attraverso l’attivazione della testa, inclinandola come il toro per concentrarsi e dare forma proporzionata al frutto del desiderio, allo scopo prefissato, al traguardo da raggiungere.
In altre parole: l’alef, il punto di vista spirituale deve essere messo nell’azione per ottenere la materializzazione del desiderio, il tutto attraverso la mente concentrata ed attivata dalla volontà. –
vedi anche: Giardino di Eden + Capire la Genesi + Le prime parole della Genesi – 1 + Le prime parole della genesi – 2
L’albero della Vita, è uno dei simboli mitologici, religiosi e esoterici più importanti fin dalle antiche civiltà.
Dall’immagine biblica dell’Albero della Vita alle parole di Alce Nero, il mistico Sioux che lo rappresenta al centro del cerchio del mondo, l’albero costituisce un’immagine universale e archetipica, un simbolo potente che vive e si moltiplica, nello spazio e nel tempo, in un’infinita varietà di forme.
L’Albero della Vita, tra le sue varie simbologie, costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabala ebraica. È un diagramma costituito da dieci entità, chiamate Sefirot, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro.
I tre pilastri dell’Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (destra), la Forza (sinistra), e la Compassione (centro). Solo la via mediana, chiamata anche “via regale”, ha in sé la capacità di unificare gli opposti.
Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male (quello biblico). I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione.
La via che conduce all’Albero è guardata da una coppia di cherubini, due angeli armati di una spada fiammeggiante, che possiedono l’uno un volto maschile e l’altro un volto femminile. Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell’esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza.
Questa simbologia è molto vicina al lavoro dello psicoterapeuta.
La compassione, da cum-passus, indica la capacità di partecipare al dolore degli altri con amore e distacco. Se siamo in sintonia con il nostro cuore, se abbiamo avuto la forza di compatire noi stessi per le nostre fragilità e miserie allora possiamo davvero aiutare qualcun altro, perchè siamo liberi dal giudizio.
Una leggenda antica introduce un altro elemento fondamentale per uno psicoterapeuta: la resa, che per la bioenergetica è una resa al corpo.
Si narra che un medico giapponese, Shirobei Akyama, dopo aver studiato le tecniche di combattimento e la medicina tradizionale cinese non avendo ottenuto il risultato sperato, si recò in meditazione nel tempio di Daifazu, dove restò per oltre 100 giorni chiedendo aiuto al dio Tayunin.
Uno di quei 100 giorni ci fu una abbondante nevicata. Tutta questa neve era riuscita a spezzare i rami degli alberi più robusti lasciandoli spogli. Solo un albero era rimasto intatto. Un albero dai rami flessibili. Un salice! Ogni volta che la troppa neve minacciava di spezzare questi rami flessibili essi si flettevano e lasciavano cadere la neve in modo da potersi fare carico di nuovi pesi.
Il medico apprese da questo episodio il concetto di non resistenza, che conduce alla cedevolezza.
Il significato di questa leggenda è molto profondo.
Il salice è per i cinesi il simbolo di immortalità, come la quercia per l’antica Roma e il ramo d’oro per i celtici.
Assumiamo che l’ “anima” del nostro corpo, ossia il nostro cuore; quello stesso cuore che ritrovato ci risveglia il dono della compassione; è immortale. Possiamo fare qualsiasi cosa per nascondere l’essenza del nostro cuore, ma non possiamo cambiarla.
Anche se riuscissimo a non entrare mai in contatto con il nostro centro, esso è presente e non perde la sua identità energetica che è una luce potente.
Il contatto con il nostro cuore ci permette di poter mettere in dialogo cielo e terra. Il salice prende i doni soffici dal cielo, i fiocchi di neve, e attraverso il suo tronco-corpo, li offre alla terra.
Simbolo di vita in continua evoluzione, in ascensione verso il cielo, l’albero evoca in questo senso il simbolismo della verticalità. Contemporaneamente rappresenta il carattere ciclico dell’evoluzione cosmica, morte e rigenerazione.
L’albero mette in comunicazione i tre livelli del cosmo: quello sotterraneo, per le radici che scavano la profondità in cui affondano, la superficie della terra, per il tronco e per i rami e, infine i cieli per i rami superiori e la cima attirata dalla luce del sole.
Gli studiosi delle religioni parlano dell’albero cosmico come asse del mondo.
Le implicazioni cosmiche dell’albero, quale colonna e asse del mondo, tornano a dire, nelle fantasie e nei sogni dell’uomo moderno, la necessità di recuperare le dimensioni archetipiche che albergano in noi.
L’albero diviene allora, per l’uomo, strumento di contatto con la vita; con l’essenza della vita che è l’esserci nella nostra totalità.
Esserci mettendo in dialogo cielo e terra, femminile e maschile, luce e ombra, mente e corpo: è l’ essenza della Bioenergetica.
“Noi esseri umani siamo come gli alberi: radicati al suolo con una estremità, protesi verso il cielo con l’altra, e tanto più possiamo protenderci quanto più forti sono le nostre radici terrene. Se sradichiamo un albero le foglie muoiono; se sradichiamo una persona, la sua spiritualità diventa un’ astrazione senza vita.” (Alexander Lowen)
Ecco che le nostre radici ci danno vita, libertà e connessione, in una sola parola ci sostengono !
Tratto da: radicichesostengono.it
L’albero della Vita secondo la Kabala ebraica
L’Albero della Vita costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabalà. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate SEFIROT, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro.
Il pilastro centrale si estende al di sopra e al di sotto degli altri due. Le Sefirot corrispondono ad importanti concetti metafisici, a veri e propri livelli all’Interno della Divinità. Inoltre, esse sono anche associate alle situazioni pratiche ed emotive attraversate da ognuno di noi, nella vita quotidiana. Le Sefirot sono dieci principi basilari, riconoscibili nella molteplicità disordinata e complessa della vita umana, capaci di unificarla e darle senso e pienezza. Osservando la figura, noterete che le dieci Sefirot sono collegate da ventidue canali, tre orizzontali, sette verticali e dodici diagonali. Ogni canale corrisponde ad una delle ventidue lettere dell’Alef Beit ebraico.
L’Albero della Vita è il programma secondo il quale si è svolta la creazione dei mondi; è il cammino di discesa lungo la quale le anime e le creature hanno raggiunto la loro forma attuale. Esso è anche il sentiero di risalita, attraverso cui l’intero creato può ritornare al traguardo cui tutto anela: l’unità del “grembo del Creatore”, secondo una famosa espressione cabalistica. L’ Albero della Vita è la “scala di Giacobbe” (vedi Genesi 28), la cui base è appoggiata sulla terra, e la cui cima tocca il cielo. Lungo di essa gli angeli, cioè le molteplici forme di consapevolezza che animano la creazione, salgono e scendono in continuazione. Lungo di essa sale e scende anche la consapevolezza degli esseri umani.
Tramite l’Albero della Vita ci arriva il nutrimento energetico presente nei campi di Luce divina che circondano la creazione. Tale nutrimento scorre e discende lungo la serie dei canali e delle Sefirot, assottigliandosi e suddividendosi, fino a raggiungere le creature, che ne hanno bisogno per sostenersi in vita. Lungo l’Albero della Vita salgono infine le preghiere e i pensieri di coloro che cercano Dio, e che desiderano esplorare reami sempre più vasti e perfetti dell’Essere.
I tre pilastri dell’Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti:
l’Amore (destra), la Forza (sinistra) e la Compassione (centro).
Solo la via mediana, chiamata anche “via regale”, ha in sé la capacità di unificare gli opposti.
Senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita diventa quello della conoscenza del bene e del male.
I pilastri a destra e a sinistra rappresentano inoltre le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile a destra e il femminile a sinistra, dai quali sgorgano tutte le altre coppie d’opposti presenti nella creazione.
L’insegnamento principale contenuto nella dottrina cabalistica dell’Albero della Vita è quello dell’integrazione delle componenti maschile e femminile, da effettuarsi sia all’interno della consapevolezza umana che nelle relazioni di coppia.
Spiegano i cabalisti che il motivo principale per cui Adamo ed Eva si lasciarono ingannare dal serpente fu il fatto che il loro rapporto non era ancora perfetto. Il peccato d’Adamo consisté nell’aver voluto conoscere in profondità la dualità senza aver prima fatto esperienza sufficiente dello stato d’unità Divina, e senza aver portato tale unità all’interno della sua relazione con Eva.
Il serpente s’insinuò nella frattura tra i due primi compagni della storia umana, e vi pose il suo veleno mortale.
Dopo il peccato, l’Albero della Vita fu nascosto, per impedire che Adamo, con il male che aveva ormai assorbito, avesse accesso al segreto della vita eterna e, così facendo, rendesse assoluto il principio del male. Adamo ha dovuto far esperienza della morte e della distruzione, poiché lui stesso aveva così scelto. Tramite tali esperienze negative, il suo essere malato si sarebbe potuto liberare dal veleno del serpente, per ridiventare la creatura eterna che “Dio” aveva concepito.
Analogamente, tutte le esperienze tragiche e dolorose, che purtroppo possono succedere durante la vita umana (Dio ci preservi da ciò), sono tuttavia occasioni preziose per rendersi conto della distanza frappostasi tra lo stato ideale, del quale conserviamo una memoria nel super-conscio, e lo stato attuale. Esiste però una via più facile, più piacevole, la quale, pur non eliminando completamente l’amaro della medicina, ci permette già da adesso di assaggiare la gioia e perfezione contenuta nell’Albero della Vita, in misura variabile secondo le capacità di ognuno. Essa consiste nello studio della sapienza esoterica: la Cabalà.
Dopo aver perso lo stato paradisiaco del Giardino dell’Eden, l’umanità non ha più accesso diretto all’Albero della Vita, che rimane l’unica vera risposta ai bisogni d’infinità, di gioia e d’eternità che ci portiamo dentro. Come dice la Bibbia, la via che conduce all’Albero è guardata da una coppia di Cherubini, due Angeli armati di una spada fiammeggiante. Ciò però non significa che la via sia del tutto inaccessibile. Secondo la tradizione orale, i due Cherubini possiedono l’uno un volto maschile e l’altro un volto femminile.
Essi rappresentano le due polarità fondamentali dell’esistenza, così come si esprimono sui piani più elevati della consapevolezza. Con il graduale ravvicinamento e riunificazione di tali principi, questi angeli cessano di essere i “Guardiani della soglia”, il cui compito consiste nell’allontanare tutti coloro che non hanno il diritto di entrare, e diventano invece i pilastri che sostengono la porta che ci riconduce al Giardino dell’Eden. La loro stessa presenza serve da indicazione e da punto di riferimento per quanti stanno cercando di ritornare a Casa.
Non si tratta però di un lavoro facile. I due Cherubini hanno in mano una spada fiammeggiante a doppio taglio. Tra le molte altre cose, essa simboleggia a distruzione dei due Tempi di Gerusalemme. L’esilio del popolo ebraico è la continuazione dell’esilio d’Adamo. Ognuno di noi, nella vita, deve confrontarsi con questa doppia distruzione, con una doppia caduta (fisica e spirituale, morale e umana), con un doppio nascondersi di Dio. Dice un verso del Deuteronomio (31,18): “poiché in quel giorno nasconderò doppiamente il Mio volto“.
Si tratta di una doppia crisi, sia a livello di vita pratica che di fede interiore, un’iniziazione, attraverso cui dobbiamo passare se vogliamo il merito di ritrovare la strada. Se, dopo l’esperienza ripetuta della sofferenza e dell’esilio, la nostra fede rimane intatta, e il nostro desiderio di Dio e della verità rimane incrollabile, allora ci viene mostrato l’Albero della Vita.
Analogamente, subito dopo la distruzione del secondo Tempio, lo Zohar (Libro dello Splendore) fu rivelato al mondo, e con esso venne data la descrizione dell’Albero della Vita. La strada era ritrovata, la via si era riaperta per tutti i ricercatori di Dio nella verità.
Le spade dei Cherubini si trasformano in due coppie di ali incrociate in alto, e insieme definiscono l’arco posto al di sopra del portale d’entrata al giardino dell’Eden: la Cinquantesima Porta della Conoscenza, “la Porta del Signore, attraverso la quale vengono i giusti”. Essi diventano così i Cherubini che sovrastavano l’Arca dell’Alleanza, l’uno con un volto maschile, l’altro col volto femminile.
Come detto, l’Albero della Vita è il progetto seguito da Dio per creare il mondo. Le Sefirot sono l’origine d’interi settori dell’esistenza, sia nel mondo fisico sia in quello psicologico, come pure in quello spirituale.
Nel piano più spirituale le dieci Sefirot diventano le “Dieci Potenze dell’Anima“, dieci luci o sorgenti d’energia, che aiutano costantemente la crescita di coloro che sanno connettersi con esse, nel loro cammino di ritorno all’Albero della Vita.