PRODOTTI NATURALI
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ACETO di MELE
Lo si chiama anche acidulato di mele; questo prodotto è innanzitutto un apportatore di potassio e tende a rendere basiche le digestioni intestinali per l’apporto di potassio che e’ un minerale basico.
Per il tessuto muscolare il Potassio è ciò che il calcio rappresenta per il tessuto osseo, inoltre rallenta l’indurimento dei tessuti del sistema vascolare, le pareti arteriose e venose. Inoltre è un potente battericida; esso previene enteriti, diarree ed è un buon prodottoanti candida se utilizzato nella sua specifica forma chiamata “bevanda del pane”.
Anche per i disturbi renali è molto indicato, sopra tutto nei casi di forti infiammazioni con pus; esso elimina inoltre i grassi ed impedisce il loro accumulo.
E’ ottimo per le fumigazioni, bagni di vapore, abluzioni, bagni integrali, lavaggi cutanei; la pelle infatti è tendenzialmente acida e dovrebbe essere lavata con acqua leggermente acida. Anche le mucose delle vie respiratorie vengono decongestionate dai vapori acidificati dall’aceto di mele sopra tutto se non è pastorizzato.
Variando il pH della mucosa nelle vie respiratorie, aiuteremo la normalizzazione del terreno nel quale sopravvive la flora batterica enterica (gastrointestinale), impedendo anomale proliferazioni; sopra tutto nei casi delle cosiddette “allergie”, occorrerà anche variare l’alimentazione rendendola adatta a variare verso l’acido il pH del terreno, le acque corporee ed aumentare il quantitativo di vitamine e rinforzare il Sistema Nervoso e quello Immunitario assumere Cloruro di Magnesio nei casi indicati.
Utilizzare alla sera ed alla mattina una tazza di infuso di erbe adatte od al limite un bicchiere di acqua calda.
L’aceto di mele dovrebbe essere utilizzato, malgrado le leggi vigenti, NON pastorizzato ed appena preparato. Infatti gli enzimi ed i batteri entro contenuti, vengono soppressi dalla pastorizzazione e l’efficacia del prodotto compromessa. Sono proprio i microrganismi che sono utili alla nostra flora intestinale; in più anche il grado di acidità varia dopo la pastorizzazione, esso è meno acido.
L’acidulato di mele è essenziale per aiutare a riportare le acque corporee, il terreno, da alcalino o basico verso l’acido, per l’alto contenuto di Potassio; esso è molto utile, per normalizzare la flora batterica intestinale sempre compromessa in QUALSIASI “malattia“.
TUTTE le cosiddette gravi malattie degenerative classiche della civiltà occidentale, si formano e crescono in terreno acido ed ossidato. In Italia purtroppo è vietata la produzione e l’importazione dell’aceto di mele non pastorizzato; anche in questo settore assistiamo all’ignoranza del legislatore in materia di Salute.
Normalmente lo si utilizza così: 1 cucchiaino da tavola in mezzo bicchiere di acqua prima dei pasti, con cicli di 3 settimane. In taluni casi si può aumentare la dose giornaliera, bevendo fra i pasti acqua con il solito cucchiaino di acidulato.
L’aceto di mele assunto giornalmente: 1 cucchiaio in 1/2 bicchiere di acqua prima e dopo i pasti e prima di coricarsi, crea una benefica reazione basica nell’intestino e quindi nell’organismo, permette il mantenimento e/o il ripristino della flora batterica intestinale, disinfiamma la mucosa dello stomaco e dell’intestino stesso ; tutti trarranno beneficio da questa semplice assunzione giornaliera; un esempio: gli “allergici” ne trarranno beneficio già dal primo giorno.
Vedere anche Sidro
Per eliminare le cause delle malattie occorre comunque attenersi al Protocollo della Salute.
Acido acetico: Hanno scoperto l’acqua calda.
Adoperiamo da anni l’acido acetico (aceto di mele) ma non per quello che loro asseriscono, ma perchè decalcifica la cellula facendola riconoscere al sistema immunitario; infatti i Natural Killer aumentano certe volte oltre il 30% (valore massimo).
Il meccanismo dell’aceto di mele sulle cellule e’ che contenendo diverso potassio riattiva la pompa sodio-potassio e la cellula riprende a respirare (nutrirsi ed eliminare le tossine che generano di conseguenza stress ossidativo e se il problema continua la loro morte/apoptosi).
BMC Genomics . 2013 28 novembre; 14:838, doi: 10.1186/1471-2164-14-838 .
L’identificazione a livello di genoma di geni coinvolti nella regolazione positiva e negativa dell’acido acetico con la morte cellulare programmata ed indotta da acido in Saccharomyces cerevisiae .
By Sousa M , Duarte AM , Fernandes TR , Chaves SR , Pacheco A, Leao C , Corte-Real M , Sousa MJ .
Centro di biologia molecolare e Ambientale ( CbMa ), Dipartimento di Biologia, Universidade do Minho, Campus de Gualtar, 4710-057 Braga, in Portogallo.- mail: mjsousa@bio.uminho.pt
Abstract
BACKGROUND :
L’acido acetico è conosciuto soprattutto come un tossico sottoprodotto della fermentazione alcolica Effettuato da Saccharomyces cerevisiae , che la altera velocemente.
La più recente scoperta e’ che l’acido acetico innesca apoptosi o morte cellulare programmata (PCD) in lievito; cio’ ha suscitato l’interesse per sviluppare nuove strategie per modulare questo processo, molte nuove applicazioni biotecnologiche sarebbero possibili, ma anche per la ricerca biomedica.
Infatti , l’acetato può innescare l’apoptosi nelle cellule tumorali, suggerendo la sua utilizzazione come composto anti – cancro.
QUINDI, abbiamo cercato di identificare i geni coinvolti nella regolazione positiva e negativa dell’acido acetico PCD indotta, ottimizzando un’analisi funzionale di un lievito EUROSCARF knock- out collection mutante .
RISULTATI:
Lo schermo consisteva di esporre i ceppi mutanti di acido acetico in mezzo YPD , pH 3,0 , in piastre da 96 pozzetti , e successivamente valutando la presenza di cellule coltivabili a tempi diversi .
Diverse categorie funzionali e’ emerso come molto rilevante per la modulazione dell’acido acetico PCD – indotto (ad esempio : la funzione mitocondriale, la trascrizione dei geni di glucosio – represso , la sintesi delle proteine e le correzioni, e il traffico vescicolare per la protezione, o trasporto di aminoacidi e la biosintesi , la risposta allo stress ossidativo, la crescita e la differenziazione cellulare, la fosforilazione proteica e deacetilazione per la sua esecuzione ) .
I geni pro – apoptosi e anti -apoptosi noti sono stati trovati, convalidando l’approccio sviluppato. Metabolismo spiccavano come regolatore principale di questo processo, in quanto compromissione delle principali vie metaboliche di carboidrati resistenza acetico PCD indotta da acido conferito .
Tra sintesi , catabolismo dei lipidi, nascere come una delle novità più significative funzioni individuate .
I risultati hanno mostrato quindi in modo che molti dei cellulari e metaboliche featuresthat
Costituiscono caratteristiche di cellule tumorali ( esami di maggiore dipendenza glicolitico energetico , minore funzionalità mitocondriale , la divisione cellulare e aumento della sintesi di metaboliti ) conferisce sensibilità acetico PCD indotta dall’ acido, puo’potenzialmente spiegare perché le cellule tumorali sono più suscettibili di acetato, delle cellule non trasformate e rafforzare l’ interesse a sfruttare questo acido nella terapia del cancro.
Più ulteriormente più, i nostri risultati CHIARAMENTE establish_link una connessione tra la proliferazione cellulare e la regolazione della morte cellulare, evidenziando un ruolo evolutivo conservato della morte cellulare programmata negli eucarioti unicellulari.
CONCLUSIONI :
Questo lavoro avanzato la caratterizzazione di acido acetico PCD indotta, offrendo una ricchezza di nuove informazioni sui bersagli molecolari putativi per il suo impatto controlwith nelle biotecnologie e della biomedicina entrambi .
ACERO Sciroppo
La linfa dell’acero da cui si ricava lo sciroppo è costituita da saccarosio, acido malico, potassio, calcio, ferro, vitamine e componenti fenoliche. Ed è proprio grazie a queste sostanze che svolge un’azione diuretica, antistipsi e snellente.
Lo sciroppo d’acero si presenta come un liquido zuccherino ottenuto bollendo la linfa dell’acero da zucchero (Acer saccharum) raccolta all’inizio della primavera in Canada e in alcune zone del New England.
Proprieta
Oltre a favorire il dimagrimento, lo sciroppo d’acero ha grandi poteri emollienti, rinfrescanti, antiossidanti e rimineralizzanti. È utile in tutti i casi di gastrite, di costipazione intestinale, di colite spastica.
Lo sciroppo d’acero è fonte di nutrienti come vitamine e minerali importanti per la salute e per il funzionamento del metabolismo.
Per esempio, possiede buone quantità di magnesio, potassio e acido folico, ma anche di sostanze antiossidanti che lo rendono anche una valida arma contro l’invecchiamento cellulare.
È l’alleato ideale per chi ha un sovrappeso di 2-5 chili. In particolare, agisce sull’adipe e sul gonfiore addominale. È quindi utile per eliminare la “pancetta” e ridurre il girovita. Adatto anche per chi è affetto da ritenzione idrica e cellulite. Puo essere usato anche solo come integratore depurativo.
Come assumerlo
Mettere in uno shaker il succo filtrato di mezzo limone, un bicchiere d’acqua, un cucchiaio di sciroppo d’acero e una presa di cannella in polvere. Shakerare la bevanda e poi versarla nel bicchiere e bere una volta al dì.
Riattiva circolazione e termogenesi dei grassi.
Scegliere sciroppo d’acero biologico. In caso di diabete può essere utilizzato come dolcificante, ma con moderazione.
Per dimagrire
Per una settimana al mese procedere in questo modo…
– Lunedì, mercoledì e venerdì, sostituire il pranzo con 1 yogurt intero, 3 noci, 1 cucchiaio di fiocchi d’avena e il cocktail brucia grassi indicato.
Per gli altri pasti la dieta sarà libera.
– Martedì e Giovedì, sostituire la cena con un passato di verdure miste di stagione e il cocktail bruciagrassi.
Per gli altri pasti la dieta sarà libera.
– Sabato e domenica, utilizzare il cocktail come spuntino di metà mattina e di metà pomeriggio, mangiando come d’abitudine per quanto riguarda gli altri pasti.
Per ottenere i migliori risultati, un solo giorno a settimana di depurazione, assumendo solo frullati (3-5 bicchieri al dì) preparati con frutta di stagione, succo di limone, acqua e sciroppo d’acero (3 cucchiaini a bicchiere).
ACETOSA od Erba brusca (Rumex Acetosa L.) Foglie, radici, si trova nei campi umidi ai loro bordi.
l’acetosa e’ un’erba perenne dalle foglie coriacee con sapore acidulo.
Le foglie sono ricche di ossalati di calcio, potassio, vitamina A e flavonoidi. Grazie alle proprieta’ depurative drenanti, diuretiche e dermopurificanti, l’acetosa e’ indicata per il trattamento di acne, affezioni cutanee e dermatosi, foruncolosi, eccessiva sudorazione e alitosi. L’acetosa ha anche proprieta’ antireumatiche. Non e’ adatta a chi soffre di disturbi renali e intestinali.
Succo vitaminizzante, rinfrescante, astringente, digestivo, depurativo, diuretico, lassativo, contro lo scorbuto, anti ettirico. Controindicato nelle calcolosi, artriti, gotta, reumatismi, gastriti e nell’asma, coliche nefritiche.
Per impacchi sulle zone doloranti o infiammate,fai bollire 50 g di foglie di acetosa in 1 litro di acqua.
Per un bagno o un pediluvio far macerare 100 gr. di foglie in 1 lt. di acqua bollente, filtrare e versare nella vasca.
Le foglie fresche sminuzzate e applicate sul viso hanno effetto astringente sui pori dilatati.
ACHILLEA (Achillea millefolium L.) Pianta intera
Anti emorragica, si utilizza nel sanguinamento del naso, emorragie vescicali, polmonari ed emorroidali, e per curare ferite minori.
Era parte del kit di primo soccorso indossato da ogni soldato durante la prima guerra mondiale
Ottima per riattivare la circolazione sanguigna. Serve a coadiuvare le cure dell’insufficienza venosa e della varici. Ha anche proprietà digestive, regolatore del ciclo mestruale. Azione coleretica, tonico stomachica ed anti spasmodica. Diuretica e anti terminca.
L’achillea: ha una grossa percentuale di azulene e per questo uno degli oli con una più spiccata azione antinfiammatoria esistente in natura, soprattutto in campo ginecologico, nella cura delle vaginiti, endometriti, annessiti, dismenorrea, mestruazioni abbondanti e dolorose, cisti ovariche e mammarie.
AGAR-AGAR (Gelidium armansili o cartilagineum)
Estratto di alghe della famiglia delle gelidiacee, dissecato e lavorato.
Effetti calmanti, anti infiammatori, protettivo della mucosa gastro intestinale, a dosaggi più elevati diviene lassativo, purgante meccanico, indicato in età infantile e nella vecchiaia.
AGLIO (Allium sativum L.) Bulbo di sapore piccante penetrante; si deve utilizzare solo ed esclusivamente quello stagionato /secco; sveglia l’appetito; risveglia e riattiva i villi intestinali, rinforzandoli ed è un ottimo anti parassita, ma non deve essere utilizzato in grandi quantita’ (oltre 500 gr) per molto tempo in quanto contiene una sostanza che puo’ essere velenosa per il cervello.
Contiene: acqua 61%, idrocarbonati 30,5%, proteine 6,5%, grassi 0,3%, ceneri 1,2% con magnesio, potassio, sodio, calcio, fosforo, nitrati, zolfo, ferro, iodio, rame, manganese, zinco, bromo, arsenico, silicio, ecc.), vitamine B1, B6, B12, C, D, H; principi antibiotici.
Purifica il sangue, antisettico, antiparassita, antielmintico, anti ulcera gastrica, anti cancerogeno, ipotensivo, balsamico, anti nicotinico, ipoglicemizzante, antireumatico, riduttore dei trigliceridi, toglie stanchezza, utile nei dolori, nelle arteriosclerosi, normalizza il battito cardiaco ed accresce l’ampiezza del battito stesso. L’abbinamento con carbone vegetale, funge da anti spasmodico intestinale.
In piccole dosi è ben tollerato ed è un aroma nella cucina mediterranea. Aglio ed acciughe pestati in pastetta da mangiare con pane e sidro di mele, possono essere afrodisiaci per molti soggetti. Coloro che usano l’aglio non saranno punti facilmente dalle zanzare. In vitro invece, l’effetto battericida è stato riferito da parecchi autori.
Lo si trova anche sotto forma di succo, estratto idro alcolico, in compresse, in capsule od ovuli per impedire il solito “alito da aglio”); come succo od estratto, 15 gocce 2 o 3 volte al dì; in pillole od ovuli da 2 a 12 pillole od ovuli oppure 2 o 4 spicchi di aglio al giorno sono uno dei più antichi rimedi contro: infiammazioni in genere, intestinali, sia dei villi che della parete viscerale, anche se queste sono croniche; parassiti (ossiuri ecc), funghi (candida ecc. – vedi anche aceto di mele, mirra, estratto di semi di pompelmo e stevia), vermi e verme solitario; previene la dissenteria; preventivo per l’arteriosclerosi.
I “principi attivi” conosciuti dell’aglio sono: olio essenziale contenente principalmente bisolfuro di allilpropile, bisolfuro di allile, trisolfuro di allile, solfuro di divinile, allilvinilsolfossido ed altri polisolfuri allilici; tali sostanze volatili posseggono proprietà battericide in vitro.
Altro componente con stesse caratteristiche è l’allicina (estere allilico dell’acido alliltiosolfinico) che da anche il tipico odore.
Tra gli altri componenti trovati in letteratura (non sempre in seguito confermati): la allisatina I e II, acido solfocianico, isosolfocianato di allile, un glicoside (scoldinina A e B).
Le “proprietà” derivano anche e non solo dagli effetti di questi composti solforati: azione vasodilatatrice, ben osservata quella cutanea, l’aglio è un revulsivo secondo una vecchia dizione farmacologica, ossia contuso e spalmato sulla cute genera un alone iperemico abbastanza esteso, fino ad avere effetto “vescicatorio” con formazione di vescicole e flittene.
I principi dell’olio essenziale vengono eliminati dall’apparato respiratorio in maniera predominante questo potrebbe spiegare il blando effetto fluidificante mucolitico riferito.
Utile in: parassitosi intestinale, asma, enfisema, pertosse, tubercolosi, influenza, raffreddori, malattie infettive, litiasi urinaria, stabilizza la pressione sanguigna, vasodilatatore; abbassa il colesterolo; contro l’arteriosclerosi, all’università di Berlino in Germania, si è visto che l’aglio scioglie nelle arterie le minuscole placche di grasso e calcio che si depositano sulle pareti.
Uno studio effettuato in 400 centri medici europei ha dimostrato su 2000 pazienti, che un principio attivo, la lacidipina, rallenta la progressione dell’arteriosclerosi, molto di più dei farmaci usati in quella patologia.
Per uso esterno: piaghe, ulcere, calli, verruche, punture di insetti, scabbia, tigna, sordità, dolori alle orecchie.
Anche le proprietà antisettiche potrebbero derivare da queste sostanze (noto storicamente l’uso dell’aglio per proteggersi dalle pestilenze, mettendo teste d’aglio nei lunghi “becchi” dei cappucci dei medici cinquecenteschi e sopra tutto il fatto di legare sulle porte delle case le teste di aglio da utilizzare ogni giorno come prevenzione delle malattie/vampiri), ma certamente la quantità necessaria avrebbe fortissime controindicazioni (oltre che per l’alito che sa di aglio) per l’azione irritante sulla mucosa gastrica.
Supposta anche una sua azione sulla tiroide, probabilmente inibendo la “cattura” dello iodio.
Ipotensivo di valore. Azione balsamica a livello polmonare. Azione coadiuvante del diabete.
Prevenzione dell’arteriosclerosi; infiammazioni catarrali, intestinali e contro la dissenteria infettiva.
Attiva l’eliminazione dei metalli pesanti. Rafforza il sistema immunitario, riduce il rischio delle malattie cardiache. Forte azione antielmintica.
Spiccata azione batteriostatica, battericida, nelle affezioni dell’apparato respiratorio e del tubo gastro enterico. Favorisce il metabolismo dei grassi in quanto disinfiamma la mucosa intestinale.
Ovviamente con un intestino funzionante a dovere, il sangue prodotto sarà più puro e i valori delle sostanze da esso trasportate adatti ad una buona salute.
Per esempio è noto da sempre in Medicina Biologica, che l’aglio e la cipolla crudi, assunti giornalmente e per tempi prolungati, mantengono una buona circolazione ed allontanano le possibilità di infestazione da parassiti, dell’infarto e dei cancri, questo sempre per il precedente postulato.
Per eliminare gli effetti dell’alito cattivo, si può ricorrere al succo di biancospino ottenuto da foglie, fiori, e frutti, che aiuta a regolarizzare il battito cardiaco; oppure assumerlo in capsule gastroresistenti od ovuletti.
Per uso esterno: piaghe, ulcere, calli, verruche, punture di insetti, scabbia, tigna, sordità, dolori alle orecchie.
Macerato d’Aglio
Pestare al mortaio 350 gr. di aglio biologico pulito; a questa polpa di aggiungono 200 gr di alcol a 96°; si chiude il barattolo a chiusura ermetica e li lascia in frigo 10 giorni; poi si filtra e si rimette in frigo per 2 giorni, dopo di che’ e’ pronto da utilizzare anche per uso esterno, massaggi su parti doloranti e/o traumi senza ferite.
Viagra ? No grazie, basta l’Aglio ! – (Italy) Campobasso, 20 Feb 2007
I molisani penultimi in Italia nel consumo di Viagra, grazie all’alimentazione che include l’aglio.
A svelare i rimedi autoctoni della ventesima regione contro il calo del desiderio sessuale e’ la Coldiretti del Molise, che spiega cosi’ la scarsa vendita di pillole blu.
Secondo le ultime rilevazioni, nel Molise, si vendono 1.919 pasticche ogni mille uomini sopra i 40 anni: il dato piu’ basso del Paese dopo quello della Basilicata (1.308). La media italiana, invece, e’ di 3.345 pasticche (in testa il Lazio con 4.803).
Secondo la Coldiretti “i molisani si avvalgono normalmente, nella loro alimentazione delle proprieta’ afrodisiache dell’aglio consigliato come rimedio naturale dalla tradizione rurale insieme a cipolle, peperoncino, ed altri elementi della dieta mediterranea”.
L’organizzazione di categoria cita anche un servizio scientifico della Bbc trasmesso alcuni giorni fa, che ha presentato l’aglio come un’alternativa naturale al Viagra.
“Il suo uso – aggiunge la Coldiretti – nella medicina popolare ha una tradizione secolare. Oltre a tenere vivo l’interesse per l’altro sesso gli sono riconosciute molte proprieta’ salutari: e’ consigliato contro mal di testa, infezioni e malattie cardiovascolari, ma soprattutto e’ indicato come disinfettante dell’intestino”.
Ma, come in tutti i prodotti, c’e’ aglio e aglio. Quello locale, o made in Italy in generale, garantisce freschezza e quindi maggiore efficacia. Attenzione, quindi, al prodotto, manco a dirlo, cinese, egizio o turco, che rappresenta piu’ della meta’ delle importazioni totali (25 milioni di chili).
Contro l’importazione selvaggia la Coldiretti Molise si augura nella “ripresa dell’antica e tradizionale coltivazione di aglio, un tempo tipica di alcune aree di Isernia e Campobasso. Una occasione – secondo l’organizzazione – da prendere in considerazione e da sostenere”. (AGI)
Commento NdR: cio’ che viene indicato dalla Coldiretti, e’ giusto ma occorre precisare che l’assunzione dell’aglio DEVE essere sottoforma di aglio fresco e quindi di spicchio d’aglio e NON in forma (se si vuole ottenere i risultati per la sessualita’) di pastiglie, capsule, macerato, che invece sono molto utili negli altri casi enunciati.
L’aglio per invecchiare meglio
Alcune forme molecolari dell’ossigeno (ROS reactive oxygen species)hanno un ruolo molto pericoloso nei processi di invecchiamento e nelle malattie perche’ provocano modificazioni del DNA ,delle proteine e dei lipidi.
Gli estratti d’aglio invecchiati ,contengono antiossidanti capaci di prevenire il danno.
Questi sono composti organo-solforici liposolubili tipici solo dell’aglio,flavinoidi e selenio.
Gli estratti devono pero’ subire un processo di invecchiamento di almeno 20 mesi in cui vengono stabilizzate le proprieta’ degli antiossidanti instabili come allicin.
L’aglio, elimina ROS e favorisce gli enzimi antiossidanti, inibendo l’ossidazione lipidica e riducendo i danni ischemici.
Protegge le cellule endoteliali dai processi che portano all’arteriosclerosi.
Si ha inoltre l’inibizione della trascrizione del fattore NF-kappa B,che provoca immunodeficienza.
Protegge il DNA dall’attacco dei radicali liberi e difende dalle radiazioni ionizzanti e dall’esposizione ai raggi UV.
In topi in cui sono stati prodotti sperimentalmente processi di invecchiamento,si e’ constatato che l’estratto determina un mantenimento dei processi cognitivi ed un rafforzamento della memoria.
Tratto da: Journal of Nutrition 131 (3),2001
I componenti dell’aglio uccidono i parassiti, funghi, batteri mutati in patogeni e/o quelli che resistono ai piu’ potenti antibiotici.
E’ ormai noto che negli ospedali, ove i malati vengono “curati” con farmaci e quindi sono immunodepressi, le infezioni pericolose dei pazienti stanno crescendo a dismisura !
Quindi una buona cura a base di aglio (vedi qui sotto) e’ da considerarsi assolutamente adatta per tutti i malati; questo e’ il dato che e’ affiorato da una indagine con test che hanno dimostrato come un componente dell’aglio l’allicina, ha eliminato le varieta’ di MRSA (Stafilococco Aureo) e tutte le nuove mutazioni batteriche in “superbatteri e batteri estremi” che sono intervenute nel corso degli anni proprio per l’uso di antibiotici.
Lo studio verra’ pubblicato sul J.B.S (Journal Biomedical Science nel 2004 – (fonte Indipendent, UK, 30 Dic. 2003)
Cura dell’aglio da effettuare almeno una volta ogni 3 anni.
Estratto di Aglio:
350 gr di aglio pulito, si taglia a piccoli pezzi e lo si macina in un mortaio meglio se di porcellana, con un batacchio di legno.
Alla polpa si aggiunge 200 gr. di alcol a 96 gradi, si chiude il barattolo ove si immette il tutto e lo si lascia macerare per 10 giorni nel frigo; all’undicesimo giorno si filtra e si lascia riposare per altri 2 giorni nel frigo.
Posologia: si assume a gocce in max. 50 grammi di acqua o latte, meglio se di pecora, prima di ogni pasto, iniziando da 1 goccia al mattino, 2 gocce a mezzogiorno, 3 gocce alla sera, 4 gocce il 2° giorno al mattino, 5 gocce il 2° giorno a mezzogiorno, 6 gocce il 2° giorno alla sera ecc.ecc., aumentando ad ogni pasto fino a raggiungere le 15 gocce, poi regredire di 1 goccia ogni pasto, dal 5° giorno fino a ritornare a 1 goccia al 10 giorno. In seguito assumere ad ogni pasto 25 gocce fino a finire la pozione.AGLIO antiParassiti (ossiuri, tenia ecc.) – Alla sera 30 minuti prima di coricarsi:
Far bollire in un bicchiere di latte, da 1 a 3 spicchi di aglio, per 7 minuti, lasciare in infusione per altrettanto tempo, indi bere e masticare gli spicchi di aglio. Bere ogni sera questo infuso per almeno 7 giorni, successivamente la 2° settimana, passare ad un giorno si ed uno no; alla 3° settimana, bere ogni 3 sere; alla 4° settimana una volta alla settimana.
Assumere durante il giorno e dal primo giorno, delle capsule di aglio e biancospino oppure di solo aglio, 9 capsule – 3 alla volta per 3 volte al di’, per 7 giorni; 2° settimana, ridurre la quantita’ di capsule di una, ogni volta; 3° settimana. ridurre di un’altra capsula, ogni volta, sempre 3 volte al di’; 4° settimana una sola capsula per 3 volte al di’.
Importante dal primo giorno fare clistere di caffe’o di bicarbonato e/o di erbe gni due giorni, per la prima settimana; 2° settimana fare fino alla 4° una volta alla settimana quel tipo di clistere.
AGLIO URSINO – (Allium ursinum – Fam. liliaceae)
Facilmente rinvenibile nei prati, l’aglio orsino si riconosce oltre che per le due foglie ovali per il forte odore pungente di aglio che le stesse emettono. Alta dai 20 ai 40 cm la pianta fiorisce in primavera presentando dei piccoli fiori bianchi uniti in una specie di ombrella.
Utilizzazione: a scopo alimentare l’aglio orsino può essere utilizzato dalle foglie al bulbo. La raccolta va fatta preferibilmente in aprile-maggio, comunque prima della fioritura. Prima di utilizzarla la pianta va privata della radici e della pellicola che riveste il bulbo.
Proprietà terapeutiche: diverse e notevoli sono le proprietà dell’aglio orsino, che può essere impiegato fresco per combattere i dolori reumatici, i catarri bronchiali, i vermi dei bambini. Esso inoltre si propone come regolatore del ritmo cardiaco in quanto è un ipotensivo.
Contro i dolori reumatici consigliamo di schiacciare 25 gr di bulbi in un mortaio e mescolarli con 50 gr di olio di oliva caldo assieme al succo di un limone. Dopo aver bene amalgamato il tutto si passi a massaggiare per 5-10 minuti la parte indolenzita, quindi si ricopra la stessa con una pezza di lana calda o un termoforo.
Come regolatore del ritmo cardiaco e ipotensivo si fanno macerare per 3 settimane 200 gr. di aglio in 350 gr di acquavite ad alta gradazione in un vaso di vetro ermeticamente chiuso avendo cura di rimestare di tanto in tanto il vaso. Trascorso il periodo prescritto si versa il tutto in un litro di vino bianco secco si lascia riposare per altre 24 ore e si filtra per tela.
Uso: due bicchierini al giorno prima dei pasti principali.
Impiego alimentare: il sapore rusticano dell’aglio orsino apporta a minestre e insalate un tocco insuperabile. Ecco la ricetta per una saporita zuppa all’aglio.
Ingredienti: 25-30 bulbi di aglio orsino, due cipolle, una manciata di prezzemolo, mezzo cavolo, olio, sale quanto basta, pane di segale a piacere.
Preparazione: dentro una casseruola si fanno soffriggere i bulbi d’aglio interi con un dito d’olio di oliva e si levano a doratura raggiunta. Si mettono quindi nell’olio le cipolle finemente tagliate e altrochè assumono una leggera doratura si aggiunge la verza tagliata a strisce e il peperoncino. Si copre il tutto con un po’ d’acqua calda e si fa cuocere a fuoco lento.
Nel frattempo i bulbi d’aglio orsino, precedentemente levati, si pestano in mortaio e si aggiungono alla zuppa. Si sala e si fa cuocere finché la verza non sarà perfettamente cotta e si unisce il prezzemolo tritato avendo cura di mescolare bene. Si fa cuocere ancora qualche minuto e a cottura ultimata si versa la zuppa sul pane di segale che avrete sistemato nei piatti a fette e in bell’ordine.
Ecco, infine, come confezionare un liquore d’aglio orsino dalle eccellenti proprietà medicinali.
Ingredienti: 200 gr di bulbi di aglio orsino, 180 gr di alcool a 95′, 1 litro di vino bianco secco.
Preparazione: Dopo aver privato l’aglio orsino della pellicola esterna che avvolge il bulbo, frantumatelo in un mortaio di marmo e ponetelo a macerare con l’alcool in un vaso di vetro ermeticamente chiuso per una ventina di giorni durante i quali avrete cura di rimestare due volte al giorno (per far ciò è sufficiente agitare un paio di volte il vaso nel corso della giornata).
Trascorso il tempo prescritto versate il tutto in un litro di vino bianco secco, lasciate riposare per un giorno intero, quindi filtrate e mettete in bottiglia. Consumate fresco questo liquore sorbendone mezzo bicchierino prima dei pasti per regolarizzare i battiti cardiaci ed abbassare la pressione arteriosa. L’uso del liquore è pure consigliato ai diabetici in quanto è ipoglicemico, ossia abbassa il contenuto degli zuccheri nel sangue. Per eliminare l’alito cattivo lasciato dal suo uso, masticate due grani di caffé torrefatto. – Tratto da: veridicomo.org
AGRETTO o Crescione Inglese (Lepidium sativum L.)
Coltivato nell’antico Egitto è utilizzato come ingrediente per certe vivande.
AGRETTI
Se pensate che siamo nell’epoca in cui l’offerta di prodotti Food e’ ai massimi storici, dovreste vedere quanti alimenti sono stati DIMENTICATI, sparendo per qualche motivo dalle abitudini della tavola.
È il caso degli AGRETTI, un vegetale ricco di vitamine e Sali, poverissimo di calorie ma incredibilmente passato nel dimenticatoio. Pensateci, quante volte vi capita di mangiarne ? E’ una verdura alcalinizzante.
La salsola soda (detta anche riscolo, barba di frate, barba del Negus o agretto) è una pianta appartenente alla famigliaChenopodiaceae (assegnata alle Amaranthaceae dalla classificazione APG). È una specie di piccole dimensioni (massimo 70 centimetri), annuale, e possiede foglie e fusto succulenti. È una pianta alofita, e in quanto tale richiede dei suoli ricchi di sale; cresce abitualmente nelle zone costiere ed è originaria del bacino del Mediterraneo. Il loro ciclo di vita è annuale e sono disponibili sul mercato nel periodo primaverile ed estivo precoce.
È una pianta dai molteplici usi; è edibile e viene perciò largamente usata in cucina e veniva inoltre usata, in passato, quale importante fonte di soda (carbonato di sodio), che veniva estratta dalle sue ceneri dopo combustione.
ALBICOCCA (Prunus Armeniaca, Rosacee) Contiene acqua al 85%, ricca in sali minerali, potassio, magnesio, ferro, calcio, sodio, manganese, cobalto, cromo, fluoro e carotenoidi; ricche in vitamine sopra tutto K; secca è lassativa, cruda è anti diarroica ed è considerata energetica. Quelle secche contengono biossido di zolfo che viene aggiunto nella conservazione per evitare che gli enzimi li facciano marcire. Si dovrebbe utilizzare al posto di quel prodotto chimico, il passaggio rapidissimo in acqua bollente, questa tecnica viene chiamata imbiancatura in quanto tende a rendere bianca l’albicocca seccata.
Molto nutritiva a completa maturazione, antianemica, rinfrescante, rigeneratrice del tessuto nervino.
ALFA – ALFA (Medicago sativa, Leguminose) detta anche Erba medica e’ una pianta erbacea perenne ed e’ ricca fonte di fitonutrienti, betacarotene, clorofilla, octacosanolo, minerali e vitamine ed è costituita dal 50% di proteine; è stata per millenni il segreto della longevità di alcuni animali per l’alto contenuto in minerali, vitamine, proteine ed enzimi.
Il nome arabo “alfa-alfa” significa padre di tutti i cibi. L’erba medica e’ stata impiegata generlamente come alimento per gli animali erbivori ed i ruminanti. E’ un’eccellente alimento per bovini e vacche da latte.
E’ una delle piante piu’ antiche della famiglia dei legumi e sembra accertato che la il segreto del suo elevato valore nutritivo risieda nel fatto che le radici scavano in profondità nel terreno, alla ricerca dei MINERALI sepolti sotto la radice del suolo.
Il sistema a radici profonde dell’erba medica permette alla pianta di assorbire sostanze nutritive dal profondo del suolo. Questo sistema di nutrizione profonda fornisce alla pianta proteine (possiede il 18% di proteine, 5% in più delle uova e 15% in più del latte), beta carotene, vitamine, minerali, enzimi, cumestrolo, isoflavoni e fitoestrogeni, e gli alcaloidi asparagina e trigonellina.
Le foglie contengono cumestani, isoflavoni, acidi fenolici, minerali (calcio, fosforo, zinco, rame, selenio, silicio) e vitamina K.Tonico, dà buon appetito ed aumenta la capacità digestiva; elimina la stitichezza e combatte l’acidità, rinforza unghie e capelli. Le parti aeree contengono anche cumestrolo (la cui struttura è simile a quella dell’estradiolo, ha proprietà estrogene). Contiene saponosidi, eterosidi, proteine, soflavoni, cumestrolo, medicagolo e cumarine complesse la cui struttura si avvicina a quella di un ormone estrogenico: lo stilbestrolo.
Queste sostanze naturali ormono-simili vanno direttamente a regolarizzare la produzione ormonale naturale del corpo; viene apprezzata per rivitalizzare un organismo affaticato, ma anche per rinforzare unghie e capelli.
ALFA-ALFA (medicago sativa): Utile per rinforzare e stimolare il sistema immunitario con il mirato effetto dell’’accelerazione nella ricostruzione delle cellule morte dei tessuti, fino alle cellule celebrali; questa sostanza ha fatto rilevare una inattesa rivitalità di organi celebrali e nervosi. La quantità, la frequenza ed il fabbisogno del preparato, va verificato a seconda dello stato di salute della persona che lo deve assumere.
L’ALFA-ALFA va sospeso in caso di presenza d’infezione batterica, per poi essere ripreso alla sua avvenuta rimozione.
ALFA-CARRUBO: E’ il connubio dell’ erba medica e del Carrubo, la cui farina è impiegata anche come prodotto base per l’alimentazione dell’ infanzia; stimola il rinvigorimento e la crescita dei capelli oltre a fornire energia al soggette che se ne nutre. Va assunto per tre o quattro mesi, a venti gocce giornaliere prese in 3 volte (7 alla volta) dopo i pasti.
ALGHE Esse si dividono grosso modo in Alghe di acqua dolce senza iodio e quelle di mare che lo contengono. Esse sono di vari colori: verdi, azzurre, brune, rosse.
Si chiamano, Laminaria Digitata (Kombu Bretone), Laminaria Saccharina (Kombu Royal), Himanthalia Elongata (cornetto di mare), Porphyra Sp. (Nori), Ulva Sp. (lattuga di mare), Palmaria Palmata (Dulse), Undaria Pinnatifida (Wakame); Clorella, Spirulina, Phytomatolithon, Klamath, Focus, ecc.
Di alghe ve ne sono circa 20.000 specie; esse sono spesso indispensabili nelle micro diete, con i fermenti lattici multi battericiper regolare intestino, metabolismo, nutrizione e potere osmotico della mucosa intestinale. Una delle caratteristiche è che una volta ingerite creano una reazione basica nell’intestino.
La vita sulla Terra si è formata nell’acqua di mare con il contributo dei batteri e le alghe sono state fra le prime forme di vita vegetale. Sono ricche di minerali, vitamine, amminoacidi, pigmenti, cellulosa, peptidi, lipidi, protidi, glucidi.
Il loro alto contenuto in minerali è stato preparato dalla natura da millenni secondo le leggi che regolano i vari sinergismi e gli antagonismi fra di essi (potere chelante), che ne condizionano l’assorbimento, quindi l’alga con i suoi giusti ordini nella miscelatura fra i vari minerali e vitamine presenti, rappresenta fra i cibi più adatto assieme alla frutta, alla verdura cruda ed ai cereali, per regolare il potere nutrizionale dell’organismo umano ed animale; esse servono benissimo anche per la preparazione del “compostaggio” per l’agricoltura naturale biologico e biodinamica.
Dato che le carenze di minerali e vitamine nell’organismo per gli antagonismi ed i sinergismi fra di essi, determinano negli organismi anche umani, qualsiasi malattia, poter regolare e normalizzare i giusti rapporti fra di essi, è la PRINCIPALE VIA da seguire per recuperare la Salute compromessa in qualsiasi caso.
Esse si trovano sotto forma di vegetale intero, da cucinare, micronizzate in polvere (capsule), in compresse, in preparati liquidi (sono i più consigliati).
Per la preparazione in cucina come pasto, occorre tenere presente che bisogna preventivamente controllare il loro contenuto (alghe brune) tossico, esempio: mercurio (metallo tossico e pericoloso) che facilmente è presente nelle alghe di mare acquistate in negozi anche specializzati.
Quelle verdi contengono Clorofilla, pertanto aiutano anche la sintesi clorofilliana del corpo umano.
Possono essere utilizzate a tutte le età in dosi variabili.
Per quelle di lago la presenza dei metalli pesanti è molto meno frequente che in quelle di mare, ma deve essere tenuta comunque in considerazione per gli eventuali controlli da fare.
Per quelle micronizzate in capsule, compresse, liquidi, da utilizzare come integratori assieme alle micro diete – vedi Protocollo della Salute – si presume che le varie case di produzione si siano attivate per conoscere il loro eventuale contenuto tossico evitando di preparare i prodotti solo con quelle preventivamente controllate.
I Pigmenti contenuti nelle alghe permettono l’uso anche in agricoltura, quando i terreni sono stati depauperati dagli ingrassi chimici; esse sopravvivono in tutti gli ambienti (pH) e riescono a raddrizzare ogni tipo di terreno (i liquidi dei corpi) fisiologico e sono ad alto contenuto proteico.
Le alghe tendono a togliere il desiderio del mangiare e disinfiammano anche la mucosa gastrointestinale.
Vanno assunte quasi sempre tra o prima dei pasti, (a digiuno) in certi casi nei quali la loro digestione si presenta difficile, si consiglia di assumerle con dei fermenti lattici.
Le Alghe vengono chiamate la Pappa Reale vegetale, ecco perché vengono consigliate come tonico in tutti i casi di debolezze fisiche o psichiche. Le dosi normalmente sono indicate dalle case che le commercializzano.
Bisogna comunque fare attenzione alle reazioni individuali e ridurre od aumentare le dosi, se necessario.
Esse aiutano anche tutti i processi di eliminazione delle tossine (anche metalli pesanti); aiutando i processi renali il corpo si asciugherà dai liquidi eccedenti.
Alghe Verdi- Azzurredel Lago KLAMATH (L’ultimo supercibo selvatico del pianeta)
Conosciute da sempre nella medicina orientale per le loro numerose proprietà terapeutiche, le verdi azzurre erano usate da popolazioni di tutti i continenti come importanti e fondamentali alimenti.
I guerrieri Aztechi consideravano la spirulina, che cresceva selvatica nel lago Texcoco, come il segreto della loro forza.
Negli ultimi decenni, il ritorno delle alghe verdi azzurre come supplementi nutrizionali naturali è avvenuto in concomitanza con l’impoverimento sempre più accentuato dei terreni agricoli e dei cibi.
Assieme all’inquinamento di aria, acqua e cibi, il crollo del potere nutritivo degli alimenti è la causa fondamentale dello sviluppo della tipica malattia moderna, la malattia degenerativa.
Le funzioni metaboliche, energetiche e immunitarie di un organismo malnutrito (e proprio di questo si tratta, paradossalmente, nelle opulente società dello spreco in cui viviamo) tendono progressivamente a degenerare.
All’inizio i sintomi sono disturbi come ansia e depressione, stanchezza, invecchiamento precoce, influenze e raffreddori costanti, allergie, ecc., ma con il tempo questi disturbi tendono a diventare gravi patologie degenerative (cardiopatie, tumori, Alzheimer, osteoartriti, ecc.).
Una prima risposta è stata lo sviluppo degli integratori alimentari, che però non sono riconosciuti come alimenti dal nostro organismo, e sono dunque scarsamente assimilabili.
Una risposta più convincente sembra essere quella dei “nutrient dense suoperfoods” (supercibi densi di nutrienti), cibi naturali che hanno mantenuto caratteristiche nutrizionali superiori. Nell’ambito di questi supercibi, che includono germogli, erbe di cereali, prodotti dell’alveare, ecc. le alghe verdi azzurre occupano un posto di primaria importanza. Esse sono infatti, sin dall’inizio della vita su questa pianeta, la base di tutta la catena alimentare, e forniscono dunque da sempre l’intero corredo nutrizionale a tutti gli organismi viventi superiori.
Alghe Kelp: (fam. Lessoniaceaee – Laminarie) Alghe brune, Parti usate il tallo
Sono caratterizzate da un pigmento bruno (fucoxantina)che nasconde il colore verde della clorofilla, da non confondere con il Fucus Quercia Marina; e’ originaria dell’Oceano Pacifico
L’Alga Kelp ha un contenuto maggiore in iodio rispetto al Fucus vesciculus
Contiene: minerali (iodio, potassio, sodio, calcio, ferro, magnesio, cloro), polisaccaridi (alginati, lucani, pectine, mucillagini), aminoacidi, vitamine (vitamina K), acido alginico, mucillagini, ( responsabili del senso di sazietà)
Utile in: coadiuvante nelle diete dimagranti, nel metabolismo, obesità perche’ favorisce la perdita di peso, per il sistema immunitario, per la cellulite, ipotiroidismo, stanchezza mentale.
Peri il suo alto contenuto in iodio e’ utile nel funzionamento della tiroide (da NON utilizzare agli iper-tiroidei), per regolare il metabolismo e permettere di bruciare i grassi in eccesso, aiuta a mantenere sani i capelli, unghie ed i denti.
Dona senso di sazietà, aiuta a moderare lo stimolo della fame.
La presenza della vitamina K ha un leggero effetto drenante e aiuta nella cellulite e nei processi di rallentamento dell’invecchiamento.
La presenza di alginati, acido alginico e mucillagini aiutano a ridurre l’assorbimento di grassi, carboidrati e proteine a livello intestinale, con una leggera azione ipocolesterolemizzante. Le mucillazioni svolgono anche una azione antinfiammatoria a livello della mucosa gastrointestinale.
Uso Esterno: usata in la polvere, impacchi sul cuoio capelluto per contrastare la seborrea
Controindicazioni: per l’alto contenuto in iodio si sconsiglia agli ipertiroidei, non somministrare in gravidanza ed allattamento
Le microalghe commestibili più diffuse sono Spirulina, Clorella e Klamath. spirulina e clorella sono ottimi alimenti, certo di gran lunga superiori agli integratori fatti dall’uomo.
Tuttavia esse sono solo i parenti poveri delle loro progenitrici selvatiche.
Questo perché, a causa della distruzione de-gli habitat naturali in cui crescevano spontanee, tutta la spirulina e tutta la clorella oggi reperibili sono coltivate in stagni artificiali con l’aggiunta di fertilizzanti.
La Klamath è a tutt’oggi l’unica microalga selvatica commestibile, ed è dunque l’erede diretta di quella spirulina selvatica che costituiva il segreto della vitalità e della forza dei guerrieri Aztechi. La Klamath prende il nome dal lago Upper Klamath, in Oregon, collocato all’interno di uno straordinario scenario naturale protetto.
Questo lago dalle acque purissime (l’unica città si trova all’estremità meridionale del lago, e i suoi scarichi vanno verso il mare) offre condizioni ideali per lo sviluppo dell’alga, incluso un fondo caratterizzato da depositi minerali organici che arrivano fino a 10 metri di altezza !
Il risultato è un supercibo selvatico dalle caratteristiche nutrizionali uniche:
Oltre 30 minerali e oligoelementi; oltre ad essere la massima fonte di calcio, le Klamath contengono lo spettro completo di quei minerali traccia essenziali alla salute.
12 vitamine. Oltre ad un alto contenuto proporzionale di vit. C e vit. E, le Klamath posseggono il gruppo completo delle vitamine B in elevate quantità, tra cui il 200% del RDA di vitamina B12 in soli 1,5 grammi.
20 aminoacidi e 70% di proteine comple-te. La Klamath è l’unico cibo in assoluto che contiene tutti e venti gli aminoacidi ! La proporzione dei suoi 8 aminoacidi essenziali è praticamente identica a quella ritenuta ottimale per il corpo umano, il che rende le sue proteine più assimilabili delle stesse proteine animali, e rende i suoi aminoacidi efficaci precursori dei neurotrasmettitori. E’ anche per questo che le Klamath hanno sempre dimostrato una straordinaria efficacia in tutte le problematiche neurologiche e neurodegenerative.
Antiossidanti. Oltre a numerosi pigmenti antiossidanti, la Klamath ha un elevatissimo contenuto di betacarotene, perfettamente assimilabile e potenziato da ben altri 14 carotenoidi (la ricerca scientifica ha ormai dimostrato che è solo l’insieme dei carotenoidi, e non il betacarotene da solo, ad avere efficacia antiossidante e immunostimolante).
Acidi grassi essenziali. La membrana cellulare della Klamath è un’ottima fonte di Omega 3 e Omega 6, quest’ultimo nella forma ottimale di GLA. E’ anche per questo che la Klamath contribuisce a ridurre i depositi dì colesterolo e trigliceridi, e favorisce la salute del sistema nervoso e del sistema cardiocircolatorio.
Proprietà nutriterapiche
Le proprietà nutriterapiche della Klamath derivano dall’insieme dei suoi numerosi nutrienti, e soprattutto dallo loro perfetta sinergia, che ne sviluppa esponenzialmente le proprietà di ciascuno.
La ricerca scientifica ha ormai stabilito in maniera inequivocabile che per stare in salute occorre assumere non tanto grandi quantità di uno o pochi nutrienti, quanto piuttosto la più ampia sinergia nutrizionale, se possibile da fonti naturali.
Oltre a ciò, non bisogna dimenticare il carattere selvatico della Klamath. I guaritori di tutte le culture tradizionali hanno sempre preferito utilizzare cibi e piante selvatiche raccolte sulle montagne.
Le piante selvatiche hanno più forza vitale e dunque più resistenza agli attacchi esterni.
Gli insetti preferiscono gli alimenti coltivati a quelli selvatici e, analogamente, parassiti, virus e batteri che infettano il corpo umano penetrano più difficilmente in ambienti nutriti da cibi selvatici.
I benefici più comuni sperimentati da chi consumi regolarmente le Klamath vanno dall’aumento dell’energia e della vitalità fisica ad una maggiore lucidità mentale; dalla diminuzione radicale dello stress a veri e propri effetti antidepressivi; da un significativo potenziamento del sistema immunitario alla normalizzazione del metabolismo dei grassi; dalla diminuzione del peso ad un ra-dicale ringiovanimento della pelle e di tutto l’organismo; dal miglioramento dell’Alzheimer a quello delle epatiti.
Da alcuni anni, importanti centri universitari nordamericani hanno iniziato a promuovere ricerche scientifiche mirate, che hanno in effetti confermato gli effetti appena citati ad un livello terapeutico più profondo. Questi studi hanno dimostrato che la Klamath è probabilmente il più potente immunoregolatore; che essa riesce a ridurre rapidamente e in misura significativa i tassi di colesterolo e trigliceridi; che può curare la quasi totalità dei traumi cerebrali curabili; che costituisce uno dei più potenti antiossidanti conosciuti 1 . by Dr. Stefano Scoglio
(1) Per i primi due studi, vedi G.S. Jensen et al., JANA, Vol.2, n.3, 1999, 50-58; R.I. Kushak, JANA, Vol.2, n°3, 59-65. Lo studio sui traumi cerebrali è stato presentato al World Congress on Brain Injury; quello sulle proprietà antiossidanti è stato realizzato dal prestigioso Linus Pauling Institute
Le microalghe selvatiche del lago Klamath, lago incontaminato incastonato nella zona vulcanica delle Cascade Mountains, sono un supercibo completo e perfettamente assimilabile.
Come spiega Karl Abrams, questo alimento primordiale ha un’eccezionale dotazione nutrizionale: 65% di proteine nobili; tutti e 20 gli aminoacidi, di cui gli 8 essenziali nelle proporzioni ideali per l’assimilazione umana [1]1 ; un ampio spettro di minerali e oligoelementi chelati in modo naturale (oltre 30); una dotazione completa di vitamine, con un ele-vato tenore di vitamine del gruppo B, e in particolare della sempre più rara B12; un ricco corredo di enzimi e pigmenti antiossidanti, dalle potenti fitocianine ai suoi numerosi caroteni; una buona dotazione di acidi grassi polinsaturi, inclusi i rari e fondamentali omega 3 [1].
Una tale completezza e densità nutrizionale non può non avere effetti profondamente rigenerativi e terapeutici.
Dopo vent’anni di costante crescita mondiale, basata sul passaparola di centinaia di migliaia di consumatori che affermano di aver ottenuto risultati straordinari, finalmente alcuni studi scientifici hanno iniziato a testare le proprietà dell’alga in maniera rigorosa. Si tratta di studi eseguiti secondo i più stretti canoni della ricerca scientifica (randomizzazione, placche, controllo a doppio cieco, ecc.), pubblicati su riviste peer reviewed (con lettura anonima eseguita da studiosi indipendenti).
Sistema immunitario
In uno studio preliminare svolto presso l’Università di Montreal, si è visto che entro 2 ore dall’assunzione di appena 1,5 g di Klamath, si produce nell’organismo una rilevante mobilizzazione delle cellule immunitarie NK (natural killer cells) [2].
Lo studio è stato poi ripetuto su un campione più ampio. La capacità della Klamath di attivare in modo rapido e in misura cospicua le cellule immunitarie è stata confermata, e ha mostrato che l’attivazione interessa tutte le cellule immunitarie, incluse i linfociti T e i linfociti B.
Lo studio ha messo in evidenza come questa attivazione non sia diretta, ma avvenga tramite il sistema comunicativo intestino/cervello, e ciò è di estrema importanza perché dimostra come la Klamath sia non tanto un immunostimolante quanto un immunoregolatore, e sia quindi efficace anche nelle patologie allergiche e autoimmuni sempre più diffuse. Questi studi collocano la Klamath al vertice delle sostanze naturali benefiche per il sistema immunitario [3].
Acidi grassi, colesterolo, trigliceridi
In uno studio svolto presso la prestigiosa Harvard Medicai School, si è dimostrata la capacità della Klamath di normalizzare il metabolismo degli acidi grassi, riducendo al contempo colesterolo “cattivo” e trigliceridi.
La Klamath è ricca di omega 3, che oltre a essere gli acidi grassi più importanti nella normalizzazione del metabolismo lipidico, sono anche i più rari, trovandosi solo nei pesci grassi.
Lo studio ha sottoposto 32 topi a 4 diete diverse per un mese: 1) standard, con il 5% di olio di soia; 2) priva di acidi grassi essenziali, con il 3% di olio di cocco; 3) priva di acidi grassi essenziali e con il 10% di AFA; 4) priva di acidi grassi essenziali e con il 15% di AFA.
I topi nutriti con la dieta n° 2 hanno mostrato un’assenza di acido linolenico (LNA) nel plasma.
Tuttavia, l’integrazione con l’alga ha prodotto lo stesso livello di LNA del gruppo di controllo (dieta standard), insieme a livelli di acido ecosapentaenoico (EPA) e docoesaenoico (DHA) significativamente superiori rispetto alla dieta standard, e a una radicale diminuzione dell’acido arachidonico, il grasso “cattivo” che è all’origine dei processi infiammatori e degenerativi nell’organismo. È da evidenziare il fatto che questi effetti profondi sono spiegabili solo in parte con il contenuto in Omega 3 dell’alga, e vanno dunque attribuiti alla sinergia dei suoi numerosi costituenti.
Indipendentemente dalla spiegazione oggettiva, comunque, l’integrazione con il 10% e il 15% di AFA ha diminuito il colesterolo rispettivamente al 54% e addirittura al 25% dei livelli riscontrati nel gruppo di controllo; e risultati simili sono stati ottenuti anche in relazione ai trigliceridi
Permeabilità intestinale (4)
In uno studio svolto presso l’Università del New Mexico, si è dimostrata la capacità della Klamath, verificata tramite il test del lattulosio/mannitolo, di restaurare la normale permeabilità intestinale dopo un solo mese di assunzione.
Si tratta di un risultato di estrema importanza perché la permeabilità intestinale compromessa è concausa della maggior parte delle patologie, poiché l’incapacità di trattenere i nutrienti e di espellere le tossine da parte dell’intestino porta a una progressiva degenerazione dell’organismo, e dunque alle patologie degenerative, e in tempi brevi a quelle allergiche e autoimmuni [5].
Fino a oggi, nessun’altra sostanza ha mai dimostrato di poter restaurare la normale permeabilità intestinale, tanto meno in tempi così rapidi.
Funzionalità neurocerebrale
Una delle aree nelle quali la Klamath ha sempre prodotto risultati sorprendenti per gli stessi terapeuti è quella neurocerebrale. In uno studio preliminare svolto sempre presso l’Università del New Mexico e che ha utilizzato i test cognitivi P300 e Baer, si è dimostrata la capacità dell’alga di restaurare la normale integrazione delle diverse aree cerebrali in individui affetti da problemi neurodegenerativi. Questo studio ha confermato in prima istanza i successi riportati da diversi medici americani su patologie come l’Alzheimer.
La stessa équipe di scienziati ha ripetuto lo studio per testare la capacità dell’alga di curare i traumi cerebrali moderati.
I risultati sono stati notevoli: l’alga ha dimostrato di poter curare tali traumi in sole 6 settimane, con un tasso di successo del 95%, contro il 70% in 6 mesi delle terapie farmacologiche standard [6].
Conclusioni
Altri studi sono attualmente in corso, tra cui uno molto importante del Linus Pauling Institute sul potere antiossidante delle Klamath, ma questi sono già sufficienti a chiarire l’importanza di questo supercibo selvatico nel rigenerare le più diverse funzioni metaboliche e organiche.
Il potere rivitalizzante della Klamath propone questo supercibo anche come ottimo coadiu-vante di terreno nelle terapie omeopatiche e fitoterapiche.
Bibliografia
[1] K. Abrams: Le Alghe per la Salute, Tecniche Nuove, 1999, p. 35. Egli riporta il risultato di un test secondo cui le proteine della Klamath sono assimilabili al 73%, contro il 37% e il 20% rispetttivamente di Spirulina e Clorella, e solo il 18% delle carni rosse.
[2] Manoukian R, et al.: “Effects of the blue green algae Aphanizomenon Flos Aquae on human natural killer cells”, in Savage, L, ed., Phytoceuticals, IBC Library Series, 1998, 233-41.
[3) Gitte J. Jensen, et al.: “Consumption of Aphanizomenon Flos Aquae Has Rapid Effects on the Circulation and Function of Immune Cells in Humans”, Journal of American Nutraceuti-cal Association, Voi, 2, n° 3, Jan. 2000, pp. 50-8,
[4] Rafail I, Kushak, et al.: ‘Favorable Effects of Blue Green Algae Aphanizomenon Flos Aquae on Rat Plasma Lipid”, Journal of the American Nutraceutical Association, Vol. 2, n°3, Jan2000, pp.59-65.
[5] Citato in C. Drapeau, N. Solomon, Optimal Health Journal, August 1998, in attesa di pubblicazione.
[6] Atti 3° Worid Congress on Brain Injury, 1999.
ALGA Laminaria digitata – (Laminaria digitata) Alghe brune frequenti nelle coste dei mari del Nord che formano vistose foreste sottomarine, possono raggiungere anche i 25 metri di profondità. Si usa la Pianta intera.
Si chiama “digitata” o japonica – kombu a seconda della provenienza
Proprietà e indicazioni: Utilizzate da millenni nella medicina popolare asiatica (cinese indiana ecc.) per curare febbri, eczemi, ferite, malattie epatiche, calcoli al fegato, gotta, problemi mestruali, scabbia, tumori, recentemente è stato dimostrato che i derivati delle alghe marine inibiscono la crescita delle cellule tumorali e svolgono una azione antivirale anche per l’AlDS.
E’ anche utile per controllare i livelli del colesterolo e l’ipertensione.
Per la loro ricchezza di vitamine, minerali soprattutto calcio, potassio, magnesio, iodio, fosforo, vit. A, B 1, B2, Niacina, C, è da sempre utilizzata come alimento sia nel Nord Europa (Bretagna) che in oriente dove la Laminaria Japonica – Kombu è considerata utile in caso di sclerosi, artriti, iper e ipotensione, negli squilibri ghiandolari, malattie polmonari e cardiovascolari, nell’ipotiroidismo e come prevenzione nelle malattie degenerative.
Bibliografia:
1 – A.Y Lcung S.Foster”Enciclopedia delle piante medicinali utilizzate neuli alimenti nei farmaci nei cosmetici” Ed. Apoire
2 – Peter Matse Bradford “l’arte di cucinare le alghe” Macro edizioni
3 – Ernesto Riva “L’universo delle piante medicinali” Ghedina e Tassotti editori
4 – E Mearelli M. Scrionani “Sistema immunitario e fitoterapia” Ed. Planta Medica
ALGHE – Transgeniche per natura
Queste alghe sono vere e proprie calamite genetiche in grado di riciclare i geni degli altri esseri viventi. Lo studio italo-franco-americano su Nature.
Le diatomee, microscopiche alghe che si trovano in acqua dolce e salata, hanno integrato nel loro genoma il DNA di diverse specie. Lo indica uno studio internazionale cui hanno collaborato l’École Normale Supérieure (Francia), la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli (Italia) e il Joint Genome Institute (Usa). La scoperta, pubblicata su Nature, è stata possibile grazie al sequenziamento del genoma di un’alga, la Phaeodactylum tricornutum, e al suo confronto con quello della Thalassiosira pseudonana.
Le diatomee, organismi unicellulari, hanno caratteristiche uniche: effettuano fotosintesi come le piante (cioè producono zuccheri usando luce solare, acqua e anidride carbonica atmosferica), producono urea (molecola contenente azoto) come gli animali, e sono racchiusi in una teca silicea (la cui nano-struttura varia da specie a specie) come nessun altro organismo. Contribuiscono in maniera significativa al contenimento dell’effetto serra, grazie alla cattura della CO2 e sarebbero le produttrici del 20 per cento dell’ossigenoche respiriamo.
I risultati del confronto genetico tra P. tricornutum e T. pseudonana mostrano che, nonostante il percorso evolutivo relativamente breve (iniziato circa 180 milioni di anni fa), la divergenza genetica tra le due specie (separatesi 90 milioni di anni fa) è notevole: circa il 40 per cento del loro genoma differisce. Entrambe le specie hanno accumulato più di trecento geni provenienti da batteri, probabilmente alla base di meccanismi vantaggiosi relativi alla gestione degli elementi nutritivi, come il carbonio organico e l’azoto.
Lo studio dimostra per la prima volta il trasferimento orizzontale di geni batterici nelle diatomee. Questo evento, rarissimo in altri organismi, avviene molto frequentemente nelle alghe unicellulari. “Per questo”, spiega Chris Bowler, uno degli autori, “le diatomee sono organismi transgenici per natura, capaci di assorbire il meglio degli altri esseri viventi”. (i.n.)
Tratto da: galileonet.it
ALGA SPIRULINA o Alga Blu; e’ un’alga di acqua dolce, è stata trovata nel lago di Tchad ed in quelli messicani. Caratteristica principale della sua composizione chimica è la ricchezza di proteine (55%) e di amminoacidi; importante è la presenza di carotenoidi e di acidi grassi essenziali (acido gamma-linoleico).
Contiene elementi essenziali come la vitamina A, gruppo B, G ed E e minerali soprattutto ferro, calcio e betacarotene. I suoi fitonutrienti come la clorofilla, i polisaccaridi e la ficocianina, della quale è l’unica fonte naturale, garantiscon ad essa proprietà di utilità nei casi di astenia, anemia, stanchezza, convalescenza, antiossidante, disintossicante e depurativa anche dei reni.
ALGA Ecklonia cava, quasi nessuno la consuma al di fuori di certe comunita’ di pescatori giapponesi, per il resto del mondo e’ un’alga quasi sconosciuta.
E’ un antiossidante universale per eccellenza; utile nei problemi di erezioni ritardate o ridotte, aiuta il rinnovamento cellulare delle pareti arteriose e venose e disincrosta dalle pareti, il calcio ed i grassi che vi aderiscono, formando le cosiddette placche, disinfiammandole; aiuta la sintesi della vitamina D dai raggi solari ed e’ utile in moltissimi altri problemi di salute.
ALLORO (Myrica Cerifera) Potente germicida specie se associato a Zenzero; utile nelle tonsilliti se usato in gargarismi; anti spasmodico, stimola la digestione, leggero rubefacente.
ALOE VERA (Aloe vera L.) Polvere, Foglie, Succo
L’aloe vera (Arborescens e/o Barbadensis) sono ricchissime di proprietà terapeutiche.
Essa è un alimento nutrizionale molto ricco di vitamine, minerali, mono e polisaccaridi, amminoacidi essenziali, enzimi ed altre sostanze. Capacità depurative e disintossicanti per l’organismo spazzando via le cellule morte, rigenerandone di nuove e favorendo quindi tessuti più sani, accelera la guarigione di ogni tipo di ferite, lesioni, ulcere. Leggermente lassativo, purgativo nella stitichezza cronica; tonico, amaro, favorisce il deflusso della bile e stimola l’appetito.
Molto utile nelle candidosi e nelle afte buccali, quindi anche nelle forme allergiche, oltre al cancro ed alle altre malattie.
Ha un generale effetto benefico su tutto il sistema gastrointestinale: tra le altre cose alcuni ricercatori hanno notato che l’aloe penetra nelle pareti del sistema digerente, ripulendolo da batteri nocivi ed aiutando il riordino della flora batterica intestinale; riduce le infiammazioni ed aumenta la capacità di assorbimento dei nutrienti. Riduce i livelli di colesterolo del siero sanguigno e la frequenza di attacchi di angina nei cardiopatici. In generale l’aloe vera sembra esercitare un’influenza molto positiva sul sistema immunitario con effetti stimolanti e riequilibranti, aiuta a ristabilire l’equilibrio dei linfociti T e B. Ha anche proprietà anti infiammatorie, naturale antisettico, antibiotico, antibatterico e funghicida, idratante ed anti invecchiamento.
Queste sono soltanto alcune delle proprietà di questa pianta e si può aggiungere che aiuta a mantenere per riflesso anche fegato e reni in buone condizioni e corregge le disfunzioni epatiche.
Tutte queste informazioni ed altre ancora più dettagliate le puoi trovare su un libro che s’intitola “L’Aloe” di Alasdair Barcroft, edizioni Hermes,
I migliori risultati si ottengono prendendo da uno a due cucchiaini da tavola di succo a stomaco vuoto prima dei pasti e/o prima di coricarsi. Il succo vivente ha un sapore unico, frizzante, simile a quello del limone.
Per uso generale e pronto soccorso: applicare con un batuffolo ben impregnato di cotone su contusioni muscolari o di legamenti, gonfiori, infiammazioni o distorsioni; di grande utilità inoltre come pronto soccorso o trattamento generale per bruciature secondarie, infiammazioni della pelle, scottature da sole o ferite (massaggiare, quando è possibile, sulle aree affette facendo penetrare o fasciare con garza impregnata di Aloe vera facendo poi un impacco di ghiaccio intorno alla fascia).
Applicare 1 o più volte al giorno, secondo necessità.
Il succo vivente viene velocemente assorbito cosicché non interferisce con nessun altro trattamento.
Se usata in forti dosi è controindicato nelle gravidanze o nel periodo mestruale, nelle emorroidi in caso di enterocolite, stati infiammatori dell’appendice, vescica e del rene. Non dà alcuna reazione allergica e non macchia vestiti o lenzuola.
Info sull’Aloe in genere:
Le piante del genere Aloe hanno molteplici proprietà, dovute alla presenza di composti fitochimici presenti nelle foglie.
Occorre anche fare una netta distinzione: esistono specie non tossiche e specie tossiche.
Le spp. A. Vera, A. Arborescens, A. Ferox sono commestibili, anche se molto amare.
Sono ricche di polisaccaridi solubili ad alto peso molecolare; sono forti stimolanti del sistema immunitario, presenti principalmente nel gel che si trova nella parte centrale della foglia, di glucosidi antrachinonici
che sono presenti nella parte intermedia della foglia, tra il gel centrale e la cuticola esterna, che hanno proprietà di induzione di apoptosi nelle cellule tumorali e sono dei discreti lassativi; buon apporto di sali minerali, oligoelementi, enzimi, vitamine, ecc.
I glucosidi antrachinonici – tra cui l’Aloina e l’Aloe Emodina – sono responsabili del sapore amaro della pianta. Sono leggermente tossici, ma la loro concentrazione è sufficientemente bassa nelle foglie da rendere queste ultime tranquillamente commestibili. Comunque sul lungo periodo possono verificarsi dei fenomeni di tossicità cronica, con nausea, crampi addominali, diarree, ecc.
Per questo motivo, se si assume Aloe regolarmente per lunghi periodi, è bene fare almeno un mese di sospensione ogni tanto, per dare all’organismo la possibilità di eliminare gli antrachinonici accumulati.
E’ bene assumere un po’ di potassio, anche con l’alimentazione; esso è presente in, banane, zucchine, verdure crude, sidro, ecc., per via del potere lassativo dell’Aloe, che nel lungo periodo si fa sentire, anche in forme piuttosto forti…
I prodotti a base di Aloe Vera sono generalmente realizzati con il solo gel interno, privo (o quasi) di composti lassativi (eliminata l’aloina). Tali prodotti in genere non hanno gli effetti collaterali della foglia intera.
Ad ogni modo, il succo di aloe è un lubrificante e quindi “aiuta” certamente l’evacuazione.
Fare una sospensione di 6/7 o piu’ giorni ogni tanto aiuta il tubo digerente a non assuefarsi a questo genere di “aiuti”.
In più, una dieta equilibrata con abbondanti frutta, verdura, ortaggi, cereali e legumi (ricchi in fibre naturali), insieme all’assunzione regolare di alimenti ricchi di probiotici (yogurt, formaggi con fermenti lattici vivi, miso, ecc.) sicuramente può dare una mano ad un intestino “assuefatto”.
Diamo la ricetta a base di Aloe Vera, preparata da padre Romano Zago:
Un frate francescano brasiliano, di Porto Alegre, ha comunicato al mondo scientifico una ricetta appresa dalla medicina popolare brasiliana per la cura del cancro e di altre gravi malattie, la cui efficacia ha potuto lui stesso in diversi casi riscontrare.
Padre Zago ritiene che le proprietà anti tumorali siano più specifiche nell’Aloe Arborescens, una specie che si sviluppa ad alberello e che, nelle zone mediterranee, arriva a misurare anche due metri, va bene anche l’Aloe Barbadensis, una specie da noi in Italia più facile da reperire.
E’ da preferire la pianta adulta di quattro o cinque anni (se è possibile, altrimenti si usi la pianta anche più giovane). L’Aloe Arborescens o Barbadensis possiede numerose proprietà nutrienti: 18 amminoacidi, 8 elementi essenziali, 20 sali minerali, saponine, enzimi, ecc.
L’Aloe va miscelata con miele d’api integrale, liquido e dolce (acacia o millefiori) che contribuisce a veicolare le proprietà dell’aloe nell’organismo; infine un super alcolico (cognac, whisky, grappa) serve da solvente dell’aloina e da vasodilatatore.
Raccogliere le foglie di aloe lontano dalle ore di sole (prima dell’alba o dopo il tramonto) e pulirle asportando la polvere eventuale con uno straccio umido evitando l’uso di acqua corrente; se ha piovuto, attendere che la pianta si asciughi, quindi 4-5 giorni; con un coltello togliere le spine dal margine fogliare e le eventuali imperfezioni della foglia (parti secche o punti neri).
Tagliare a pezzetti 300 grammi di foglie, metterle in un frullatore con 1/2 chilo di miele e 4 o 5 cucchiai da tavola di alcool (il super alcolico di cui sopra); frullare fino a rendere il composto omogeneo (in realtà rimangono sempre dei pezzettini); Tutte queste operazioni vanno effettuate in penombra: la luce forte, sia solare, sia elettrica, diminuisce infatti le proprietà; versare il composto in un vaso di capienza adeguata (cioè un litro oppure in due, tre vasi più piccoli che sono più maneggevoli); il recipiente dovrebbe essere di vetro scuro oppure si può avvolgerlo con la carta stagnola per non far passare la luce; tenere i recipienti con l’aloe in frigorifero;
il preparato cambia aspetto e colore nei primi giorni; agitare il composto prima dell’uso e assumere un cucchiaio da tavola tre volte al giorno, circa mezz’ora prima dei pasti (mattina, mezzogiorno e sera); iniziare l’assunzione gradualmente (un cucchiaio al giorno per due giorni ed aumentare poco alla volta fino a raggiungere il dosaggio pieno);durante i primi giorni si può avere qualche scarica di diarrea, la cosa è normale e va attenuandosi nei primi 5-6 giorni.
Comunque, le dosi, il numero dei cicli e le eventuali interruzioni tra un ciclo e l’altro sono sempre legate alle condizioni fisiche della persona nel momento della cura. Si consiglia di fare le analisi prima e dopo il ciclo di terapia per verificarne gli effetti; infatti, l’eventuale benessere fisico della persona non è segnale sufficiente a comprovare la guarigione che può essere diagnosticata attraverso le analisi.
Durante la cura bere molta acqua, soprattutto a stomaco vuoto.
Quando si acquista la pianta assicurarsi che sia stata coltivata in maniera biologica (di tipo biodinamico), senza l’uso di sostanze tossiche. Il vivaio di Bordighera (IM), che credo rifornisca molte parti d’Italia, allega un opuscolo alla pianta dove si certifica che non è stata trattata con concimi.
2 foglie di Aloe Vera (4 o 5 anni di età) lunghe circa 30 cm., tagliate a pezzi, dopo aver rimosso le spine.
1 tazza di circa 1/2 Kg. di miele non pastorizzato (non scaldato oltre i 37 gradi)
2 cucchiai da tavola di Whisky, Cognac, Arak, Vodka o Gin.
Miscelare in un frullatore e tenere in frigo
Assumere un cucchiaio da tavola a digiuno, minimo 30 minuti prima dei pasti e della colazione, agitando il contenitore molto bene prima dell’uso.
NON deve essere utilizzata dai diabetici; per questi vi è una ricetta che sostituisce il miele con polline e cromo (Picolinato).
vedi: http://www.anagen.net/cromo.htm
Se non si trovano le foglie di Aloe vera, è possibile utilizzare il succo crudo in questo modo: 1/2 Kg. di miele di Acacia + 6 cucchiai di Aloe Vera + 2 cucchiai di Cognac o Whisky.
Mescolare il tutto nel frullatore e tenere in frigorifero.
Prendere 3 cucchiai al giorno per 10 giorni, a digiuno almeno 30 minuti prima dei pasti, agitando prima dell’uso.
Il succo addensato, opera una radicale pulizia dell’organismo attraverso il miele, cibo che raggiunge l’angolo più lontano del nostro corpo; a sua volta l’Aloe viaggia nel miele con il suo grande potere cicatrizzante: l’alcool aiuta a dilatare i vasi sanguigni e favorisce questo lavaggio di purificazione generale.
Il sangue si purifica lentamente in dieci giorni.
Si comprende come l’infuso contenga un’azione anche preventiva del male: col sangue “pulito” tutto l’organismo cammina bene; come una macchina con un combustibile di migliore qualità.
Per coloro che non possono assumerla con l’alcool, (per problemi vari fra i quali quelli epatici) in commercio si trovano prodotti all’aloe vera SENZA alcool.
L’Universita’ di Padova (Italy) ha brevettato l’Aloe-Emodina
Dopo aver parlato male dell’aloe per anni, nel 2006 sono riusciti ad isolare una molecola che ha effetti strabilianti, questo non fa altro che dimostrare che avevamo ragione !
Accordo multimiliardario tra l’Università di Padova e le multinazionali farmaceutiche (fonte Biopolis, Sole24 Ore,12/03/2002) ! Così tra dieci anni, secondo loro si potrà comprare in farmacia pillole di aloe-emodina sintetizzata chimicamente a prezzi stratosferici, quando si può avere subito e gratis non una sola molecola, e per giunta sintetica e prodotta in laboratorio, ma tutte le centinaia di principi attivi contenuti nell’aloe arborescens genuina fresca preparata in casa ?
Ecco quindi che abbiamo perfino le prove scientifiche ormai inconfutabili che l’aloe ha un effetto sul cancro.
L’Aloe arborescens – Studio del dott. Giuseppe Nacci
Fra tutti i farmaci, fito-farmaci e principi attivi menzionati in questo capitolo, è di rilievo sottolineare l’impiego recente in Medicina di una particolare pianta, nota fin dall’antichità per le sue virtù terapeutiche: l’Aloe (146, 149, 164, 179, 189, 211, 225, 267, 273, 314, 333, 372, 387, 388, 392, 393, 465, 487, 499).
Delle circa 250 varietà note, particolare interesse scientifico ha di recente rivestito l’Aloe arborescens, ritenuta migliore rispetto alle altre varietà di pianta, fra cui l’Aloe vera.
Rispetto a quest’ultima, infatti, l’Aloe arborescens presenta una concentrazione di principi attivi più elevata, pari ad almeno tre volte, e risulta inoltre più resistente ai nostri climi.
I principi attivi contenuti sono circa un centinaio. Delle sostanze note, accanto a quasi tutti gli aminoacidi essenziali, a molte vitamine, all’acido acetilsalicilico, alla Colina, e a diverse forme di lipidi, l’ Aloe contiene anche dei rari sali minerali: lo Zinco, il Manganese, il Ferro, il Germanio, il Cromo, il Magnesio, il Boro, il Selenio, con implicazioni importanti, quindi, per diverse patologie umane: tra queste, gran parte delle patologie degenerative, del ricambio, o da cause carenziali. L’Aloe arborescens tende così a rinormalizzazione i parametri biochimici e funzionali dell’organismo in un tempo-finestra variabile da 2 a 6 mesi:
1) Regolarizzazione della pressione parziale di anidride carbonica nel sangue.
2) Regolarizzazione dei valori del Glucosio ematico, soprattutto in pazienti diabetici
3) Diminuzione dei Trigliceridi.
4) Regolarizzazione del Colesterolo totale con aumento del rapporto HDL/LDL.
5) Normalizzazione della Bilirubina.
6) Normalizzazione dell’acido urico.
7) Regolarizzazione Na / K, Ca / Mg.
8) Aumento dell’Emoglobina.
9) Protezione gastro-enterica, epatica, pancreatica e renale.
10) Attivazione delle difese immunitarie per infezioni acute.
11) Riequilibrio linfocitario in malattie infettive croniche (epatite C, HIV / AIDS).
12) Protezione anti-ossidativa del DNA dagli effetti delle radiazioni ionizzanti.
In particolare, acquistano particolarmente valore alcune sostanze efficaci nella cura dei tumori (146, 161-163, 179, 211, 314, 333, 372, 387-389, 442, 487, 499), come gli Antrachinoni Aloina A, Aloina B, ed Emodina; i Polisaccaridi, fra cui l’Aloe-mannano; le lecitine ATF1011 e Alexin B.
Queste sostanze possono essere sostanzialmente suddivise in 2 gruppi di azione anti-tumorale:
1) Stimolazione immunitaria (argomento specifico di questo paragrafo ( cap.4.b)
2) Induzione di Apoptosi (Emodina-Aloe: vedi cap.5.e).
Stimolazione immunitaria
1). gli Antrachinoni Aloina A ( Aloctin A, Alo-A) e Aloina B (altrimenti chiamata Barbaloina), sono contenuti nella parte esterna della foglia, e sono caratterizzati dalle note proprietà lassative, battericide e anti-infiammatorie, in ogni caso con dose massima tollerabile di tutta sicurezza, poiché pari a di circa 10 mg / kg, senza quindi rischio di danno reale per il paziente. La loro importanza riposa sul fatto che essi inducono elevata attività replicativa nei linfociti T citotossici e sui Natural Killer, in maniera paragonabile ad altri fattori attivi già noti. In particolare, l’ Aloctin A, (Alo-A) induce attivazione di IL-2, IL-3 e IFN-gamma alle concentrazioni minime di 10 microgrammi / mL (211). Avrebbe inoltre la caratteristica di attivare il Complemento lungo la Via Alternativa (389,162);
2). I Polisaccaridi, di particolare struttura biochimica, sono caratterizzati da un’estrema facilità di assorbimento da parte dei villi intestinali del paziente (se non chemio-trattato).
Non sono mucopolisaccaridi, poiché non contengono gruppi azoto;fra essi, particolare valore riveste l’Aloe-mannano, che agisce in funzione antigenica, ricordando almeno in parte l’azione del beta-Glucano (cap.4.d): strutturalmente, è una lunga catena acetilata e idrosolubile formata da Mannosio e Glucosio in un rapporto stechiometrico di circa 6 a 1. Come molecola estranea antigenicamente all’organismo, e poiché dotata, a causa della sua particolare conformazione polisaccaridica, di elevata capacità di assimilazione da parte dei villi intestinali, essa spiega, pur in considerazione della sua relativamente scarsa concentrazione, la sua buona capacità d’induzione di risposta immunitaria da parte dei linfociti T gamma-delta ben presenti nelle circa 150 stazioni linfonodali dell’intestino, con successiva induzione di Cascata Immunitaria (linfociti T sensibilizzati ad azione citotossica diretta [Tc], linfociti Killer [azione citotossica cellulo-mediata anticorpo-dipendente], linfociti Natural Killer [azione citotossica cellulo-mediata non anticorpo-dipendente], o da monociti-macrofagi…): una Cascata Immunitaria che sembrerebbe caratterizzata, a distanza di 1-2 mesi dall’inizio delle somministrazioni orali del composto di Aloe arborescens (rapporto 1 a 2 fra tritturato fresco di Aloe e Miele, vedi cap. 21) da un quadro di Peritonismo diffuso a partenza gastrica, ileo-cecale o epatica, della durata di quasi una settimana, seguito da successivo picco ematico di linfociti in assenza di incremento di altri sotto-gruppi di globuli bianchi (osservazioni personali dell’autore del presente lavoro).
3) ATF1011
E’ una lectina che si lega alla superficie di cellule tumorali, inducendo poi l’attivazione di Linfociti citotossici contro di esse (499).
4) Alexin B
La lecitina Alexin B è stata testata con esito positivo sulla leucemia linfocitica (442).
Nella terapia anti-neoplastica, è di vitale importanza scegliere preparati fito-terapici a base di Aloe che corrispondano ai seguenti 10 requisiti (stimati dall’autore del presente lavoro), pena il fallimento della terapia, almeno come viene intesa per gli scopi di questo lavoro.
1). Il preparato dev’essere fatto con Miele biologico di elevatissima qualità, evitando quindi nella maniera più assoluta il Miele “millefiori”: prodotto di scarto degli altri Mieli. Il Miele riveste importanza primaria poiché veicolante sui delicatissimi linfociti T gamma-delta le diverse sostanze immuno-modulanti dell’Aloe (Aloina, Aloe-mannano, Zinco), in considerazione quindi dell’estrema vulnerabilità di queste delicatissime cellule immunitarie, e da cui dipende, in sostanza, l’intera Cascata Immunitaria di risposta al tumore (linfociti T citotossici, Killer, Natural Killer, macrofagi, granulociti, etcc..). Lo stesso Miele, se di scarsa qualità, può veicolare ai delicatissimi linfociti T pericolose sostanze chemio-tossiche di scarto (es.. pesticidi).
Inoltre, il Miele veicola l’Emodina, le vitamine e i sali minerali, facilmente inattivabili anche da poche tracce di sostanze tossiche come soprattutto Cloro, Fluoro, Ferro, Rame e Allume (contenuto spesso in prodotti farmaceutici), ma anche: Cadmio, pesticidi, fertilizzanti, conservanti, additivi chimici).
2). Il preparato dev’essere costituito da foglie intere di Aloe, e non dal solo gel, poiché la morfologia della foglia consta di tre ben diversi tessuti, tutti farmacologicamente utili: la cuticola esterna, di colore verde appuntita sui bordi laterali, formata da fibre di cellulosa, lo strato intermedio periciclico, sede della linfa giallastra e amara (da cui derivano gli Antrachinoni Aloina A e B e la stessa Emodina, anch’essa un Antrachinone), e infine il tessuto spugnoso interno costituito dal vero e proprio gel (da cui derivano i polisaccaridi, fra cui l’Aloe-mannano).
3). Le foglie devono essere tolte da piante di almeno 3-4 anni di vita, escludendo accuratamente le foglie centrali, cioè quelle formate con maculature chiare, e anche le foglie più vecchie se troppo ingiallite, rinsecchite o guaste.
Non devono essere utilizzate quindi piante giovani con foglie con maculature chiare.
4). Le foglie devono essere tagliate alla base, eliminando la punta, la stessa base e le spine laterali, compreso il bordo longitudinale di 4-5 millimetri.
Ogni foglia così preparata dev’essere tagliata trasversalmente in fette di 2 centimetri.
5). I pezzi di foglia devono essere frullati con Miele biologico e liquore (secco, distillato, non fermentato, di buona qualità, senza additivi, come ad esempio: Grappa, Acquavite, Cognac, Whishy) in apparecchio costituito di materiale adatto, privo di Alluminio o Ferro (poiché inattivano la vitamina E e altre sostanze contenute): il frullatore potrebbe essere costituito forse da Acciaio inox (studi attualmente in corso); dev’essere sterilizzato al calore, senza impiego di disinfettanti chimici o altro, fra cui ad esempio il Cloro (quest’ultimo disattiva, anche se presente in tracce, diversi composti attivi dell’Aloe).
6). Il rapporto in peso fra foglia e Miele dev’essere di 1:2 nel caso di Aloe arborescens; invece, il rapporto fra foglia e Miele dev’essere di 3:2 nel caso di Aloe vera, poiché quest’ultima è 3 volte meno ricca di principi attivi rispetto all’Aloe arborescens. Così, ad esempio, con 50-60 grammi di foglia di Aloe arborescens si aggiunge Miele puro (da 100-120 grammi circa, fino ad un massimo di 150-200 grammi circa).
Viceversa, con l’Aloe vera (di cui comunque se ne sconsiglia l’uso), bisognerà raccogliere almeno 150-180 grammi di foglie di Aloe prima di aggiungere Miele puro (da 100-120 grammi circa a 150-200 grammi circa).
In entrambi i casi, si aggiungerà quindi il liquore, pari a 5-12 cc, fino ad ottenere una crema omogenea.
7). Si ritiene corretto aggiungere alla mistura, già preparata in crema, Bis-carbossietile Germanio sesquiossido (Germanio organico) oppure aggiungere Germanio inorganico direttamente nel terreno sabbioso, essendo comunque noto che l’arricchimento con Germanio aumenta le capacità terapeutiche della pianta, dati i vantaggi riconosciuti di questo elemento.
Nota: il Germanio inorganico è tossico. Se assimilato dalla piante diventa organico (non più tossico).
8). Versare il prodotto in contenitore di vetro, tapparlo accuratamente, scrivere la data di preparazione e riporlo a circa 4 gradi centigradi (temperatura standard di un frigorifero), coperto dalla luce (i fattori attivi vengono disattivati rapidamente alla luce e alla temperatura normale).
9). Anche se tenuto al buio e al freddo, decade in poche settimane dei suoi principi attivi.
Pertanto se ne consiglia il consumo entro 1-2 mesi al massimo dalla preparazione.
10). L’Aloe arborescens contiene i principi attivi in percentuale più elevata rispetto all’Aloe vera. Pertanto si consiglia la coltivazione dell’Aloe arborescens (fiore arancione), rispetto all’Aloe vera. Possibilmente su terreno mischiato con sabbia.
Secondo l’autore del presente lavoro, i diversi cucchiai di Aloe arborescens con Miele biologico dovranno essere presi nei tre soliti orari consigliati (mezz’ora prima di colazione, mezz’ora prima di pranzo, mezz’ora prima di cena).
L’Aloe arborescens è stata anche sperimentata al dosaggio di 2 cucchiai grandi ogni 2-3 ore, per un totale di 18-20 dosi giornaliere, per i casi più gravi.
Nel “Protocollo NACCI”, l’Aloe arborescens dovrà comunque essere integrata con 10-15 portate di Frutta fresca e di Verdure fresche crude, 1-2 grammi di Ganoderma lucidum, 1-2 grammi di gambo di Ananas sativus (Bromelina) con 5-6 semini (vitamina B 17) amari (< 3 se bambini) di Prunus armeniaca (o spinosa, o avium, o domestica), pasta biologica e, possibilmente, 250 milligrammi almeno di Germanio organico.
Nota: per tutte le forme di Aloe coltivate, foglie e derivati, bisogna prestare attenzione ai diversi tipi di pianta, ricordando che l ‘Aloe vera contiene principi attivi ridotti di circa 1/3 rispetto all’Aloe arborescens. In particolare, bisogna prestare attenzione a partite di foglie derivate da piante non idonee, come la ben nota “Aloe del Natal”, una sofisticazione grave del prodotto, poiché contenente Omonataloina: C10-glucosidi del 1,7-diidrossi-8-metossi-3-metilantrone (580).
l’Emodina-Aloe
L’Aloe arborescens contiene quindi circa un centinaio di principi attivi, comprendendo fra essi aminoacidi essenziali, vitamine, sali minerali e altri oligo-alimenti. Ma contiene, soprattutto, sostanze particolarmente efficaci nella cura dei tumori, in particolare l’Emodina-Aloe un antrachinone fluorescente induttore di Apoptosi selettiva verso le sole cellule tumorali.
‘Emodina induce l’Apoptosi nella cellula neoplastica, mediante l’attivazione di enzimi proteolitici intracellulari, denominati caspasi 3, 8 e 9, che provocano degradazione per proteolisi di un fattore della trascrizione, denominato Sp1 (247). Alterando questa trascrizione basale cellulare, si provoca la morte della cellula tumorale per Apoptosi.
Tale azione (333), avviene per diversi tipi di tumore, già a concentrazioni minime pari a 1-13 micromoli/litro (1-13 nanomoli/mL); (vedi tabella 4). Più precisamente, la dose letale nel 50% è di 1 nanomole / mL nel caso del Neuroblastoma, e di 13 nanomoli/ mL nel caso del sarcoma di Ewing.
Sembrerebbero invece refrattati all’induzione di Apoptosi: i tumori epiteliali, il carcinoma della cervice, il colon carcinoma, la leucemia a cellule T.
Da fonti bliografiche non disponibili sembrerebbero invece rispondere bene il melanoma, il mieloma multiplo, il glioma, e alcuni tipi di carcinomi e di sarcomi. Efficace su epatocarcinoma (715)
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vedi: Aloe Arborescens ed Aloe Vera
ALTEA (Althaea officinalis) Radice, fiori e foglie
Per il catarro delle vie respiratorie ed intestinali; per le infiammazioni della bocca e del suo interno.
Esercita una azione rinfrescante ed emolliente.
ALVEARE Prodotti del – Vedi Prodotti dell’ALVEARE
AMARI o LIQUORI Vedi Vini
ANANAS (Ananas Sativus, Comusus) Frutto e gambo
Buon digestivo. Maturo è ricco di vitamina C e K ma contiene anche A e B; minerali iodio, manganese, potassio, calcio, fosforo, ferro, zolfo;, utile nelle digestioni per un lievito ed un fermento digestivo (bromalina) simile alla papaina ed alla pepsina; cura tutti gli stati infiammatori in genere, nutritivo, disintossicante, diuretico, anti cellulite, contusioni, ematomi, emorroidi, anemia, artrite, angina, flogosi varie, obesità; in certi casi può dare problemi a coloro che soffrono di ulcere o forti gastriti.
ANGELICA (Angelica Arcangelica L.) Radice
Pianta erbacea della famiglia delle Ombrellifere, della stessa famiglia delle carote; è conosciuta dalla medicina tradizionale cinese come tonificante del sangue e della circolazione. Si trova in tutta Italia specialmente nei luoghi freschi ed ombrosi. Le foglie sono molto simili a quelle della velenosissima cicuta. Contiene acidi fenolici, un flavone e un beta-sitosterolo, olio essenziale, cumarine e cromoni. Le specie asiatiche (Angelica sinensis e Angelica acutiloba), sono molto apprezzate dalla medicina cinese, contengono anche ftalidi, polisaccaridi solubili e polienine. Rivitalizzante per tutto l’organismo, aumenta la resistenza fisica e psichica, combatte crampi, flaccidità e previene le depressioni.
E’ un potente tonico nervino, ridona elasticità alle arterie, migliora la circolazione sanguigna con effetti localizzati anche sull’apparato genitale; tonificante, rinvigorente, aperitivo, stomachico, carminativo, anticonvulsivante, stimola la produzione di interferone, antianemico e mitogeno sui linfociti B, stimolando la produzione di interferone e macrofagi.
ANGURIA o anguria (dal greco angourion), indica il frutto e la pianta della specie rampicante della famiglia delle Cucurbitaceae, originariamente proveniente dall’Africa tropicale; il frutto ha un interno rosso, ricco d’acqua, dolce, ed è molto zuccherino. Notevole apporto di liquidi e di sali minerali è un poli vitaminico; azione diuretica.
ANICE dolce (vedi Finocchio)
ANICE STELLATO (Illicium Stellatum L.) Frutti
La Medicina Popolare lo usa come galattogolo e correttivo del sapore. Per gli asmatici è utile respirare il fumo proveniente dalla lenta combustione dei semi. Stimola la peristalsi intestinale, è utile come stomachico, anti spasmodico nelle gastralgie e nelle enteralgie.
ANICE VERDE (Pimpinella Anisum) Semi
Stesse proprietà dell’Anice Stellato. Sedativo nelle contrazioni gastriche ed intestinali dolorose.
Utile in: Aerofagia, vomiti nervosi, emicranie, palpitazioni, capogiri, vertigini, coliche infantili, asma, tosse, spasmi bronchiali, mestrui dolorosi, insufficienza lattea.
ANNATO (Bixa orellana L.)
L’annatto è una pianta, appartenente alla famiglia delle Bixacee, originaria del tropico americano a cui i diversi popoli indigeni hanno dato nomi differenti: bixa è il suo nome nelle grandi Antille, achiotl è quello azteco, onoto (da cui annatto) nel nord dei Caraibi e urucuin Amazzonia. Dopo la scoperta dell’America, la sua coltivazione si è estesa in altri continenti.
Già il padre Cobo, cronista coloniale spagnolo, raccomandava di ingerirne l’estratto per curare le emorragie, come diuretico e per mitigare la sete, oltre che di spalmarlo sulla pelle per difendersi dai raggi del sole e dagli insetti
Questa pianta cresce dal livello del mare fino a 1 200 metri di altezza, preferisce temperature di 20°-30° C, non sopporta le gelate, si adatta a tutti i suoli e resiste alla siccità.
La propagazione avviene per seme, per talea e per innesto a gemma, le piantine vengono trapiantate a una distanza d’impianto di 4-7 metri.
La produzione inizia il primo anno ma raggiunge il massimo a partire dal 4°-5°, per mantenersi costante durante numerose stagioni.
Da ogni pianta si raccolgono kg 4-7 di semi; l’epoca balsamica corrisponde con l’indurimento della capsula e la maturazione dei frutti: si taglia il racemo e si eseguono 2-3 raccolti all’anno.
1.1 Descrizione botanica
E’ un grande arbusto, che cresce rapidamente fino a 5 metri, a volte 10, ha un diametro di cm 30 e presenta una radice fittonante.
La sua corteccia è bruno verdastra, il fogliame denso e poco ramificato, la linfa arancione e amarognola.
Le foglie sono alterne, a forma di cuore, appuntite; raggiungono una lunghezza di cm 20 e una larghezza di cm 10, il peziolo è lungo, le superfici fogliari sono lisce a maturità, verdi, a volte il rovescio delle nervature è rosa.
I fiori, di colore rosa o bianchi, si raggruppano in pannocchie, con un diametro di cm 6; sono ermafroditi e hanno un calice con 5 sepali verdi e una corolla con 5 petali rotondeggianti; numerosi stami circondano il pistillo rosato, con stigma bilobato e ovario composto da 2-3 celle.
Il frutto è una capsula ovoidale, appuntita o a forma di cuore, con un diametro di cm 3-5, riuniti in racemi di 6-12 unità; la sua superficie è coperta di spine e di una peluria.
Il frutto è rosa, rosso o marrone e a maturità si apre mostrando 30-50 semi piramidali ricoperti da una membrana polposa, appiccicosa, resinosa e rossastra, che costituisce la materia prima per preparare i medicamenti, condimenti e coloranti a base di annatto. Il frutto matura in estate, 6-8 mesi dopo la fecondazione del fiore.
1.2 Composizione chimica
Una volta raccolti, i racemi sono fatti seccare al sole, fino al momenti in cui inizia la deiscenza dei semi; a questo punto si raccolgono le capsule, si scuotono in modo da fare uscire i semi che vengono separati e ripuliti dalle scorie ed essiccati al sole.
I semi e la polpa sono frantumati e miscelati con acqua, fatti fermentare per 1-2 settimane, quindi si decanta il liquido e si raccoglie la pasta risultante che è fatta seccare definitivamente.
Il suo contenuto di acidi grassi è assai elevato (principalmente gli acidi palmitico, stearico, arachidico, oleico), ma il prodotto principale dell’annatto sono le sostanze coloranti presenti nella polpa (arillo) e nel seme, che commercialmente sono raggruppate in due categorie, la bixina e l’orellina, inodori, insapori e inerti biologicamente.
1.Bixina, complesso di carotenoidi liposolubili, oltre che in alcool, etere, cloroformio e soluzioni alcaline, contenenti atomi di ferro è che presentano diverse tonalità di rosso, arancio e giallo: bixina, metil-bixina, nor-bixina, beta-carotene, criptoxantina, luteina e zeaxantina.
2.Orellina, complesso di flavonoidi idrosolubili derivati dall’aloxozina di tonalità gialla: bisolfato di apigenina, bisolfato di ipolaetina, bisolfato di luteolina, glucoside di luteolina, riboflavina.
L’impiego dell’annatto come colorante nell’industria tessile è stato soppiantato dall’anilina, mentre nei paesi tropicali continua a essere impiegato come colorante degli alimenti e delle pozioni medicinali.
I semi presentano un elevato contenuto di proteine (14%), zuccheri (4-5%), cellulosa (40%) e grassi (8%), vitamine A, B, C, calcio, fosforo e ferro; nell’embrione del seme si trova una sostanza tossica, mentre la pellicola del seme contiene tannini e una sostanza che paralizza i parassiti intestinali.
Gli estratti alcoolici del frutto sono attivi contro lo Staphilococcus aureus e l’Escherichia coli.
I semi presentano un’azione ipoglicemica, mentre delle sostanze contenute nella radice hanno mostrato nella sperimentazione di laboratorio un’azione rilassante sul muscolo liscio dell’intestino della cavia e stimolano la secrezione gastrica del topo.
1.3 Usi medicinali
A parte l’impiego cosmetico – le popolazioni indigene dell’America tropicale lo usano per colorarsi la pelle di rosso – l’annatto è fonte di numerosi preparati impiegati nella medicina tradizionale amazzonica: i flavonoidi, i tannini e le saponine contenute negli organi di questa pianta hanno una funzione chiaramente antinfiammatoria.
E’ usato dagli indigeni dell’Amazzonia per le sue proprietà di febbrifugo, eupeptico e afrodisiaco.
La pasta di annatto si applica sulle bruciature della pelle, con il fine di ridurre il dolore e l’infezione e di evitare la formazione di ampolle e cicatrici deformanti.
La somministrazione del decotto delle foglie serve per le infiammazioni e le escoriazioni della bocca, e, per mezzo di clisteri, per curare le ulcere dell’intestino retto.
Le foglie vengono macerate per alleviare il mal di testa e i dolori facciali nervosi o da irritazione.
La pasta di annatto, si somministra insieme all’estratto di lattuga e di sambuco per curare asma, bronchiti e pleuriti; questa miscela si strofina anche sulla pelle per alleviare le erisipele e le irritazioni.
L’infuso di semi miscelato all’estratto d’orzo è usato per la cura delle febbri tifoidee e da insolazione; allo stesso tempo si fanno unzioni con il sedimento lasciato dai semi d’annatto sciolto nell’olio di cocco sulla fronte, sulle tempia e nella regione cervicale.
La pasta insieme ad acqua di riso e a un cucchiaio di aceto si ingerisce per curare le angine e i cancri boccali.
I semi vengono riscaldati in acqua per alcune ore e sfregati per fare sciogliere i coloranti, in modo da ottenere una polvere che, una volta essiccata, si impiega insieme alla radice di Cassia per fare un decotto che si somministra due volte al giorno per regolare la mestruazione.
Con la pasta gli indigeni preparano una pomata che usano curare le emorroidi.
Il decotto di semi zuccherato somministrato due volte al giorno cura l’itterizia e le diarree epatiche.
I frutti e le foglie sono impiegati con olio, succo di lima, ortica, e un pizzico di salnitro per preparare un decotto impiegato dagli indigeni per sciogliere i calcoli dei reni e della vescica, favorire la diuresi e disinfiammare la prostata.
Infine, le popolazioni amazzoniche lo impiegano anche nella cura del diabete (funzione ipoglicemizzante), e come antidoto contro il veleno di yucca amara (acido cianidrico).
ARACHIDE (Arachis Hypogaea, Leguminose) molto nutritivo ed energetico; non deve essere mangiato assieme alle proteine animali o vegetali. Ricostituente, in alcuni soggetti rallenta il transito intestinale (astringente), utile nel super lavoro, astenie.
ARANCIA (Citrus aurantium dulcis, Esperidee) Contiene alte dosi di vitamina C, B1, B2, P, carotene, provitamina A e flavonoidi, perciò esplica una azione immunostimolante; ricca di carotene, pectina, potassio, acido folico; ferro, rame, zinco, bromo, manganese; azione diuretica, azione fluidificante del sangue, lassativo, febbrifugo e ipocolestirinizzante, mineralizzante (aiuta il fissaggio dei minerali), tonico, anti infettivo, disintossicante, rinfrescante, digestivo, protettore vascolare.
Utile nelle anemie, dermatosi, stomatiti, intossicazioni, infezioni verie, malaria, trombosi, dispepsie, flatulenze, epatismo, astenia, anoressia, invecchiamento.
ARANCIO AMARO o Bigaradia (Citrus Aurantium Amara L.) Scorza
Utile in: Inappetenze, diarree croniche, favorisce la secrezione biliare, febbrifugo, insonnie, palpitazioni, spasmi cardiaci, digestioni difficili e contro la tosse e nelle convalescenze. E’ utilizzato nella preparazione degli aperitivi e dei liquori.
Il succo d’arancia si può applicare anche con eccellenti risultati sulla pelle del viso. Mischiato con uova e decozione tiepida di saponaria (o altra pianta che contenga “saponina”), da invece un ottimo SHAMPO NATURALE
BALSAMO NATURALE: niente di più semplice; fate macerare le buccie in una bacinella piena d’acqua tutta la notte, poi la mattina filtrate e imbottigliate. Da usarsi dopo lo shampoo, toglie i nodi ed è “naturalmente” molto aromatico per i capelli.
Come regola generale, non fatevi mai mancare delle arancie in casa vostra, nella vostra dieta: sono una “panacea”! e, come “rimedio”, uno dei più dolci..
Prendete la sana abitudine di bervi quotidianamente una buona spremuta fresca, fatta in casa; se non è possibile a tutte le ore, di preferenza almeno una la mattina, prima di fare colazione.
ARGENTO COLLOIDALE Prodotto conosciuto dalla antica alchimia; si dice sia un ottimo “antibiotico” naturale e contro tutti i tipidi infiammazione; “si dice” che possa sostituire ogni tipo di antibiotico aiutando anche la ricostruzione cellulare perché normalizzerebbe il processo osmotico di transmembrana.
Definizione del Sistema colloidale: sistemi materiali formati da due fasi, nelle quali una di esse si trova dispersa nell’altra allo stato di particelle aventi dimensioni comprese tra 10 A° e 10.000 A°. (Angstrom= unità di lunghezza. Otticamente i sistemi colloidali si presentano da trasparenti a traslucidi Le particelle disperse nella sostanza sono dette particelle colloidali.
Lo stato di estrema suddivisione in cui si trova la sostanza dispersa viene detto stato colloidale
L’argento colloidale prodotto per elettrotipia è estremamente più piccolo: esso è costituito da pochi atomi e ha un diametro compreso fra uno e cinque nanometri.
Elettrotipia: Applicazione dell’elettrolisi
Le sostanze colloidali sono quindi insolubili, multifasiche ed eterogene; in Natura oltre allo stato solido, liquido e gassoso, vi e’ anche quello colloidale.
Nell’Argento colloidale le particelle d’argento non sono disciolte in acqua, ma sospese per cui avremo una sospensione e non una soluzione; aggiungendo nell’acqua del sale, questo si scioglierà.
Le particelle dei sali di dissociano (rompendo i loro legami) in ioni argento a carica positiva (Ag+) e in ioni cloro a carica negativa (Cl-) che non hanno niente a che vedere con l’argento o il cloro elementare.
Con questa spiegazione è più chiara la differenza fra l’argento colloidale in forma ionica, ed un sale d’argento; ecco perche’ NON sono uguali.
Vedi qui uno studio universitario:
Il seguente articolo dei ricercatori della Rice University documenta oltre ogni ombra di dubbio che è lo ione argento (quindi, l’Argento Colloidale Ionico) che è la forma attiva, anti-infettiva dell’argento.
https://sites.google.com/site/argentocolloidale10ppm528hz/home/8—gli-ioni-argento-e-non-le-particelle-uccidono-i-batteri
Fonte: http://news.rice.edu/2012/07/11/ions-not-particles-make-silver-toxic-to-bacteria-2/
In farmacopea si ottengono queste proprieta’:
– Inusuale o aumentata attività terapeutica
– Diminuzione degli effetti collaterali
L’Argento Colloidale è un prodotto preparato secondo un’antica tecnica di tipo Omeopatico, va utilizzato in dosi infinitesimali, cioè nelle dosi consigliate: un cucchiaino al giorno, per gli adulti; per i ragazzi ½ cucchiaino al dì e per i lattanti ¼ di cucchiaino al dì, per un periodo che può variare a seconda dei casi da 15 a 30 giorni.
Descrizione per l’autoproduzione:
A.C.I. – (Argento Colloidale Ionico) 10 Ppm 528 Hz (Love Frequency) – n° 2 da 1/2 Ltr.
Colloidal Silver 528 Hz.
1.000 ml. in n° 2 confezioni da 1/2 Litro (Bottiglie di Vetro Ambrato avvolte in Foglio di Alluminio)
Autoprodotto con il Generatore Professionale MAXICUBO 280 secondo le direttive e la strumentazione tecnica fornite dal Costruttore (azienda italiana leader a livello mondiale per i generatori di ACI), utilizzando acqua bi-distillata ad uso farmaceutico (per le preparazioni iniettabili).
Prima, durante e dopo la produzione, l’acqua bi-distallata componete l’ACI 10 Ppm. viene sottoposta alla frequenza “Solfeggio 528 Hz – Love Frequency” – con tecnica simile a quella messa a punto dal del Dr. Leonard G. Horowitz:
http://www.fluscam.com/Why_OxySilver.html ed è uno sviluppo delle ricerche condotte sulla “Memoria dell’Acqua” dal Dr. Masaru Emoto:
http://www.youtube.com/watch?v=by8Kq3HY4xo e fondamento del “principio omeopatico” e dei “Fiori di Bach”
L’ACI 528 Hz. viene anche prodotto “a richiesta” e fornito in bottiglie di vetro ambrato da 500 ml. avvolte in foglio di alluminio per la assoluta protezione dalla luce e da altre radiazioni elettromagnetiche che ne garantisce un’ottima stabilità nel tempo (più di un anno).
Molte case che vendono questo prodotto, pero’ hanno una qualità scadente di purificazione, che potrebbe essere anche dannosa
L’argento colloidale deve sempre essere assolutamente trasparente, qualsiasi colorazione diversa indica una produzione scadente, instabile e con scarsa capacità antimicrobica
L’argento colloidale deve essere reso stabile, cosa non facile e certamente non e’ il caso di quelli per ora in commercio.
Questo prodotto si dice che elimini dall’organismo le tossine, parassiti, funghi, batteri e virus mutati, anche se presenti da anni. Durante l’utilizzo e nella prima fase, il riciclo delle tossine endogene può dare delle reazioni strane, in questo caso ridurre la dose o sospendere momentaneamente ed in seguito riprendere per terminare la terapia.
Ma in certi soggetti puo’ dare vere e proprie controindicazioni, per cui e’ un prodotto da utilizzare con estrema cautela.
Come sempre e per ogni sostanza, la reattivita’ soggettiva e’ la base di partenza, controllo e di riflessione.
Se lo utilizzate, fatelo a vostro rischio e pericolo, ma almeno solo con questo tipo: argento colloidale elettrolitico ionico 10ppm
Inoltre in medicina naturale insegnamo che occorre rimuovere le cause che producono infiammazione, la quale deriva daintossicazione cellulare e tissutale provenienti da varie fonti, mentre anche questo prodotto anche se utile in certi casi esso NON le rimuove, quindi l’infiammazione ritorna nel tempo magari anche altrove.
Parere di un studioso, ricercatore specializzato nelle nanoparticelle:
Non è impossibile che esistano davvero risultati positivi immediati. In fondo l’azione antibatterica è innegabile. È l’effetto a lungo termine che passa inosservato, e questo un po’ per la sua lentezza a comparire, un po’ perché eventuali effetti negativi non vengono correlati all’uso delle particelle.
Fatta salva la libertà di ognuno di credere ciò che gli aggrada e di comportarsi di conseguenza, ci si deve chiedere comunque: di fronte all’assunzione di nanoparticelle inorganiche non biodegradabili siamo di fronte a follia pura.
Vorrei qui solo ricordare un concetto fondamentale che sfugge anche a molti tossicologi:
il problema fondamentale è quello del corpo estraneo e non esistono differenze sostanziali tra elemento chimico ed elemento chimico quando si tratta di corpi estranei nanodimensionati.
In fondo questi sono assimilabili a pallottole di un’arma da fuoco che trapassano il cuore. Ognuna di esse può essere mortale, sia fatta di piombo, d’acciaio o, vedi mai d’argento.
By Montanari – nanodiagnostics.it
……ARGENTO COLLOIDALE
L’argento colloidale è un argomento molto diffuso tra coloro che cercano ed usano rimedi naturali alternativi ai medicinali chimici allopatici. Per chi non lo conoscesse è un potente antibiotico composto da minuscole particelle di argento che restano sospese in un solvente senza sciogliersi, grazie al fatto di essere ionizzate, cioè elettricamente cariche.
Secondo alcuni non c’è alcun organismo nocivo che possa vivere in presenza di anche minuscole tracce di semplice argento metallico. Il dott. E.M. Crooks ha dichiarato che l’argento colloidale elimina organismi patogeni in tre o quattro minuti di contatto.
Per questo motivo è consigliato il suo interno. Ma non tutti sono d’accordo.
In questo articolo discuterò le varie tesi mettendoti a conoscenza di alcuni aspetti di cui non si è ben informati.
ARGENTO COLLOIDALE per USO INTERNO E’ una FOLLIA PURA
Il ricercatore esperto in nanopatologie Stefano Montanari esprime tutto il suo riserbo sull’argento colloidale affermando:
Dal punto di vista scientifico siamo di fronte ad una follia vera e propria, non avendo il nostro organismo la capacità di eliminare particelle inorganiche non biodegradabili così come è per l’argento colloidale. Dunque, quel prodotto potrebbe essere causa di una lista di malattie anche gravi, patologie oggi ben conosciute da chi si occupa delle cosiddette nanopatologie. Insomma, parliamo di parecchie forme di cancro, di malattie cardiovascolari, di malformazioni fetali e quant’altro.”
Continua dicendo:
“L’azione antibatterica è innegabile. È l’effetto a lungo termine che passa inosservato, e questo un po’ per la sua lentezza a comparire, un po’ perché eventuali effetti negativi non vengono correlati all’uso delle particelle. Il fatto è che una parte dell’argento, quella che non entra in contatto immediato con le pareti dell’apparato digerente, viene eliminata con le feci.
Una parte, però, quella che con le mucose resta in contatto per un certo tempo, passa nel sistema circolatorio e, da lì, finisce in tutti i tessuti e in tutti gli organi, impossibile indovinare quali. A questo punto si deve considerare che l’organismo umano non riesce ad eliminare quella roba che resta imprigionata in un organo e viene percepita come corpo estraneo. La reazione biologica a questo incontro è la formazione di un tessuto infiammatorio che, alla lunga, fa guai, i tempi della comparsa dei quali possono essere anche lunghissimi.”
Il problema secondo il Dott. Montanari non è il fatto che sia argento, ma il fatto che nanoparticelle inorganiche entrino nel nostro corpo e come tali sono riconosciute come corpi estranei.
La RISPOSTA delle AZIENDE VENDITRICI
Incuriosito dalla questione sono riuscito a contattare un’azienda leader nella produzione e distribuzione di argento colloidale e porgli il problema esposto sopra. La risposta non è tardata a venire ed è la seguente: ”
In Europa con il regolamento 1170 del 2010 non è più ammesso l’uso interno per l’argento colloidale, non che sia vietato, ma questo regolamento elenca tutti gli ingredienti ammessi e fra questi non cita l’argento, quindi se esistono aziende che lo indicano per uso interno io non so proprio cosa dirle, sono evidentemente irregolari con prodotti certamente non registrati.
Questa limitazione non esiste in altre parti del mondo dove l’uso interno non è vietato.
Ma in Europa nessuna azienda regolare può indicarlo per uso interno. Il nostro argento colloidale comunque è un prodotto notificato al portale europeo e regolare (come prodotto uso esterno).
Tante aziende vendono questi prodotti senza alcuna registrazione: sono illegali.”
La MIA OPINIONE a RIGUARDO
Sono sempre stato scettico sull’uso interno dell’argento e in quanto tale non l’ho mai assunto internamente. Il mio istinto non si basava sul fatto che l’argento è un potente antibiotico e io non volevo distruggere la flora batterica del mio intestino. Un antibiotico è un antibiotico cosa che significa “anti-vita”, quindi non guarda in faccia se sono batteri buoni o batteri cattivi.
C’è da considerare che l’argento a differenza di altri metalli come mercurio, piombo e alluminio, è un minerale essenziale per il funzionamento delle reazioni biochimiche dell’organismo, ma solo in traccia, in quantità infinitesimali oltre le quali diventa tossico.
Tuttavia questo vale solo per l’argento organico, ovvero quello presente nei cibi. L’argento inorganico è invece quello che viene venduto in commercio e prodotto dall’argento metallico vero e proprio. Questo è lo stesso motivo per cui affermo che i minerali inorganici dell’acqua non servono a nulla al corpo se non a formare calcoli renali, problemi al sistema circolatorio e articolare.
I minerali, i metalli dal terreno vengono assorbiti e trasformati dalle piante rendendoli organici e biodisponibili.
Devo tuttavia riportare che secondo alcuni siti e autori che promuovono l’argento colloidale per uso interno, viene affermato che:
“Test medici non hanno trovato effetti collaterali dall’uso di argento colloidale prodotto in modo appropriato e non si sono registrate interazioni o interferenze con altri medicinali. Studi di laboratorio hanno stabilito che il vero argento colloidale ha un effetto trascurabile sulla flora batterica, mentre è fortemente efficace contro le infezioni e per eliminare vari microbi, virus, funghi, ecc.”
DOV’E’ la VERITA’ ?
Come puoi vedere c’è tutto e il contrario di tutto, cosa che si ritrova in tutti campi, dall’alimentazione fino alla politica.
Il mio consiglio, che è quello che applico su me stesso e lo condivido con altri è sicuramente il metodo più efficace: senti il tuo corpo. Naturalmente si è attratti verso alcune persone, cose e situazioni piuttosto che altre.
Spesso siamo attratti da ciò che ci provoca dolore, e spesso invece dal piacere: comunque vada era quello di cui avevamo bisogno in quel momento in questo percorso che stiamo facendo. Buon uso dell’argento colloidale e qualora qualcuno lo consigli per uso interno fargli notare che ci sono alcuni motivi per cui non tutti la sentono allo stesso modo.
Tratto da: dionidream.com
USA_2008 – In TV l’uomo dalla pelle blu – Causa del colore, una vecchia medicina
Paul Karason, 57 anni di Madera in California, ha una caratteristica che lo rende unico. Ha la pelle completamente blu, da 14 anni a questa parte. La colorazione è dovuta ad un vecchio farmaco da lui stesso fatto in casa che l’uomo usò per curarsi una dermatite da stress insorta dopo la morte del padre. Da allora Paul sembra un puffo. Nei giorni scorsi è apparso in tv riscuotendo grande successo.
Il farmaco fatto in casa era a base di “argento colloidale”, un vecchio medicinale ampiamente utilizzato prima della scoperta della penicillina che però non riuscì affatto a curare la dermatite ed anzi causò la singolare colorazione bluastra della pelle.
“Ormai ci ho fatto l’abitudine – sostiene Karason – e oltre al colore blu non ho mai avuto altri effetti collaterali. La dermatite non è guarita ma in compenso sono 14 anni che sono sano come un pesce e forse ne è valsa la pena !”.
Dal 1999 l’argento colloidale è stato messo fuorilegge negli Stati Uniti proprio perche’ causa effetti indesiderati a seguito della sua assunzione, quando non e’ purificato. Attenzione non e’ che a tutti faccia lo stesso effetto !
USO suggerito per un miglior utilizzo di quello purificato:
tenere 20 gocce sotto la lingua per circa un minuto, poi deglutire e quindi bere un bicchiere di acqua o succo di frutta. Ripetere anche 3 volte al giorno se necessario.
ARGILLA Per via orale, da bere: Uno dei rimedi più antichi conosciuto dall’uomo, probabilmente conosciuto per caso bevendo acqua piovana “sporca” di terra, l’argilla deve le sue proprietà antisettiche e cicatrizzanti ad una costituzione micro molecolare, che ne spiega le straordinarie capacità di assorbimento delle sostanze tossiche.
In uso interno ed esterno l’argilla ha un’azione simile a quella degli antisettici.
Molto utile è l’ARGILLA (fango di terra argillosa) mangiata come un “dolce” ogni giorno od ogni 2 o 3 giorni per un certoperiodo che in genere varia da soggetto a soggetto, con un minimo di 15 giorni; alle volte e’ necessario assumerla perperiodi più lunghi. Fare attenzione che l’argilla puo’ portare stitichezza.
L’argilla con il suo potere mineralizzante, cicatrizzante e chelante, fornisce un ottimo ausilio a tutti coloro che si debbono disintossicare dalle sostanze tossiche.
Per via orale, da bere: Uno dei rimedi più antichi conosciuto dall’uomo, probabilmente conosciuto per caso bevendo acqua piovana “sporca” di terra, l’argilla deve le sue proprietà antisettiche e cicatrizzanti ad una costituzione micro molecolare, che ne spiega le straordinarie capacità di assorbimento delle tossine.
Essa può essere mangiata a cucchiaini impastata con acqua senza cloro – vedi: Disintossicazione
Persino gli animali (uccelli, scimmie, ecc.) in una zona precisa della foresta amazzonica si sono dovuti adeguare (hanno imparato)a mangiare l’argilla impastata con acqua piovana, per disintossicarsi dalle tossine assunte mangiando le foglie degli alberiche sono presenti nelle zone ove l’uomo si e’ insediato per preparare la “cocaina” ed altre droghe, lavorandole anche conprodotti chimici, e contaminando le acque e quindi anche gli alberi di quella zona forestale.
vedi: Scimmie Erboriste
L’argilla (o Bentonite – (2) -) puo’ essere, in certi casi assunta assieme al Carbone vegetale che e’ un’altro prodotto utile perdisintossicare; la sinergia che ne nasce e’ importante nei gravi casi di intossicazione ed infiammazione.
(2) La Bentonite: nell’alimentazione umana ed animale viene utilizzata in associazione allo psillio per asportare residui e placche dimuco e feci presenti da anni nell’intestino.
Vedere: argilla gricur, che e’ nient’altro che un’argilla verdagnola, di origine vulcanica.
L’argilla è un elemento VIVO, essa agisce assorbendo e neutralizzando solo le eccedenze di batteri, mentre non ostacola la sana ricostruzione cellulare.
Essa ha un benefico effetto sull’intestino, nei casi di dissenteria o putrefazione intestinale, disequilibri che sono alla base di ogni malattia. Buona norma è l’utilizzo dell’acqua aditivata con una punta di cucchiaino di argilla, lasciata riposare e rivitalizzare per 12 ore e poi bere senza mescolare.In casi di dissenteria è opportuno mescolare prima di bere.
Molto utile nei casi di acidità di stomaco, forti coliti, dolori stomacali. In molti casi è utile berla dopo il pasto. Occorre tenere presente che l’uso dell’argilla per più giorni consecutivi può dare stitichezza; per ovviare questo problema si consiglia assunzione contemporanea di 1 cucchiaio di semi di Lino messi prima in ammollo in acqua per 12 ore, mescolare e bere al mattino appena alzati; l’uso della Cassia alla sera prima di coricarsi ed al mattino appena alzati; oppure mettere in ammollo 10 prugne o 10 fichi secchi alla sera od alla mattina e bere 12 ore dopo l’acqua e mangiare le prugne o fichi ammorbiditi.
Vi sono comunque altri preparati naturali per questo scopo che si possono acquistare già pronti, fate attenzione comunque alle dosi ed alla qualità.
ARNICA (Arnica Montana L.) Pianta
Anti traumatico, Anti chemiotico. E’ un buon antifinfiammatorio per tutti, persino per i cani. Tutti i disturbi post traumi. Disturbi cerebrali da arteriosclerosi, arteriospasmo, artrosi cervicale. Equilibrante del sistema nervoso.
In uso esterno come pomata utile nei traumi, echimosi, slogature e contusioni.
ARTEMISIA (Artemisia vulgaris) Pianta, fiori
Proprietà: digestive, ma inferiori all’Assenzio, favorisce il flusso mestruale, lenisce i dolori del mestruo. Antidiabetica. Sedativo nervoso. Molto utile nel Paludismo nei paesi tropicali, contro i parassiti che lo producono.
L’ERBA MAGICA che Distrugge le CELLULE CANCEROGENE in 16 ORE, e cura tutte le Influenze anche quella della bufala del covid19 – 03/03/2014
L’Artemisia Annua, (nome scientifico Artemisiaannua L. 1753) è una piccola pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Asteraceae, originaria della provincia di Hunan in Cina, è una pianta per lo più ignorata dalla comunità medica ufficiale, che pero’ avrebbe effetti notevoli per la cura del cancro.
L’ Artemisia è una pianta nota fin dall’antichità per diverse e numerose proprietà curative. Tra i primissimi cenni storici di utilizzo di Artemisia quale fonte di fitoestratti curativi bisogna menzionare Theophrastus (371-287 a.C.), che indicava A. abrotanum come antielmintica e spasmolitica. Vi sono tracce storiche ben documentate anche nell’antico Egitto di un uso di A. absinthium come vermifugo e curativo di lesioni cutanee. Ma è in Cina che queste specie diventano particolarmente note e rinomate per le loro svariate proprietà salutari. Infatti venne menzionata per la prima volta nel 168 a.C. nel testo sulla farmacopea tradizionale cinese “Rimedi per 52 malattie”, testo rinvenuto a Changsa (prov. Hunan) nella tomba di Mawangdui Han.
In questo testo l’artemisia (A. annua) veniva indicata come rimedio anti-emorroidario. Successivamente nel 340 d.C., la stessa specie viene menzionata in un secondo testo della sinno-farmacopea tradizionale redatto da GeHong: “Manuale delle prescrizioni per terapie di urgenza”. In questo testo si illustravano le proprietà curative degli estratti e degli infusi di A. annua contro la malaria.
Più recentemente, nel 1596, Li Shizhen la cita come pianta antimalarica nel suo volume Compendio della Materia Medica.
Anche il suo utilizzo come bio-fumigante contro insetti presenti nelle derrate stoccate è noto in Cina da svariati secoli.
La svolta si ebbe però ad inizio anni ’70, sotto il governo di Mao, che diede ordine a tutti i settori delle scienze sinniche di indagare approfonditamente sulle proprietà curative reali di svariate piante note dalla tradizione cinese e tra queste anche le numerose specie del genere Artemisia. Dallo screening (che oggi ammonta ad oltre 130 specie congeneri indagate) risultò che A. annua possedeva effettivamente una potente azione antimalarica e pertanto si pervenne alla prima identificazione ufficiale di azione anti-Plasmodium alternativa agli antibiotici ed al chinino: l’artemisinina (qinghaosu).
Una pillola atossica “potrebbe” essere presa dai pazienti e dalle paziente per combattere il cancro al seno e la leucemia.
Suona come una fantasia, ma questo trattamento sta diventando realtà grazie ad un team della University of Washington, che ha condotto ricerche su un antico rimedio cinese per la malaria.
Il prof. Henry Lai e il suo assistente prof. Narendra Singh hanno sondato le proprietà chimiche di un derivato dell’artemisia per la cura al cancro al seno. E i risultati sono stati sorprendenti.
“Non appare solo efficace, ma anche molto selettivo,” ha detto Lai. “E’ altamente tossico per le cellule cancerose ma ha un impatto marginale sulle normali cellule del seno.”
L’uso dell’amara artemisia, non è nulla di nuovo. Usata per secoli per liberare il corpo dai vermi, è anche un ingrediente dell’assenzio, una bevanda alcolica, vietata in molti Paesi. Anche l’Artemisinina, il composto trovato da Lai e Singh per combattere il cancro, non è nulla di nuovo. Era estratto dalla Artemisia annua L., millenni fa, dai Cinesi che la usavano per combattere la malaria.
Questo trattamento si perse poi nel tempo ma riscoperto negli scavi archeologici del 1970 che portarono alla luce ricette di antichi rimedi medici.
Ampiamente usato ora in Asia e Africa per combattere la malaria, l’artemisinina reagisce alle alte concentrazioni di ferro contenute nel parassita della malaria.
Quando l’artemisinina entra in contatto con il ferro, ne deriva una reazione chimica che depone atomi caricati, ciò che i chimici chiamano radicali liberi, che attaccano le membrane cellulari, smembrandole e ammazzando il parassita della singola cellula.
Intorno al 1994, Lai iniziò ad ipotizzare che il processo potesse funzionare anche con il cancro.
” Le cellule cancerose hanno bisogno di molto ferro per replicare il DNA quando si dividono” Ha spiegato Lai. “Come risultato, le cellule cancerogene hanno una maggior concentrazione di ferro, delle cellule
normali. Quando cominciammo a comprendere come funzionava l’artemisinina, cominciai a chiedermi se potevamo usare quella conoscenza per intervenire sulle cellule cancerose”.
Lai inventò un metodo potenziale per iniziare a cercare finanziamenti, ottenendo una sovvenzione dal Breast Cancer Fund in San Francisco. Nel frattempo L’università di Washington brevettò la sua idea.
L’idea fondamentale – affermano Lai e Singh- era di “gonfiare” le cellule cancerogene con il massimo di concentrazione di ferro, quindi introdurre artemisinina per uccidere, in modo selezionato, il cancro. Nello studio in questione, dopo 8 ore erano rimaste solo il 25% di cellule cancerogene. Ma dopo 16 ore quasi tutte le cellule erano morte.
Uno studio precedente, che riguardava la leucemia produsse risultati ancora più impressionanti: le cellule cancerogene furono eliminate in 8 ore. Una spiegazione potrebbe essere quella del livello di ferro nelle cellule della leucemia, che “hanno la concentrazione più alta di ferro di tutte le cellule cancerogene”, spiegò Lai. “Le cellule di leucemia hanno più di 1000 volte la concentrazione di ferro delle cellule normali.
Il passaggio successivo, secondo Lai, è quello di testare sugli animali malati. Uno studio precedente fu fatto su un cane con un cancro alle ossa, così grave che non poteva nemmeno camminare: guarì in 5 giorni dal trattamento. Ma certo serve una campionatura più rigorosa.
Altre note interessanti sul tema:
– molti tipi di cancro, anche se non causati da infezioni parassitarie, possono generarsi in persone che sono piene di parassiti, questa è una teoria resa famosa dalla dr.sa Hulda Clark
-nella comunità olistica, i tumori sono spesso considerati come magazzini di deposito di materiali trovati in eccesso nel corpo, ossia residui metabolici, oppure tossine, organismi infetti e sostanze inorganiche che il corpo non può usare. Sebbene alcune di queste teorie non siano state esaminate in profondità dalla scienza convenzionale, c’è un considerevole accordo sul fatto che i pazienti malati di cancro non lo combatteranno finché non avranno risolto le infezioni.
Questo fatto rende l’artemisia ancora più interessante per le sue proprietà antibiotiche e la rende ancor più specifica per i cancri che hanno una componente infettiva o parassitaria. (Green), 8 November 28 2001, Environmental News Network
Tratto da: saluteolistica.blogspot.com
Esisterebbe un’erba il cui principio attivo combinato con il ferro sarebbe in grado di uccidere il tumore in sole 16 ore.
Il nome di questa pianta è Artemisia annua. serve anche per le varie Influenze anche quella bufala dell’influenza da Covid19
Come già sappiamo,il cancro è la malattia più letale esistente. Gli scienziati cercano costantemente di trovare una cura e, infine, porre fine al cancro. Questa erba ,l’ Artemisia annua, potrebbe uccidere fino al 98% delle cellule tumorali in appena 16 ore.
Secondo le ricerche pubblicate in “Life Science”, l’artemisinina, derivata dall’Artemisia annua, è stata utilizzata nella medicina cinese e può uccidere il 98% di cellule del cancro del polmone in meno di 16 ore.
In realtà l’erba in questione da sola sconfigge il 28% delle cellule cancerogene,è la sua combinazione con il ferro che porta alla totale distruzione del tumore.
In passato l’artemisinina è stata utilizzata come un potente rimedio antimalarico ma ora è dimostrato che questa cura è efficace anche nella lotta contro il cancro. Questo perché quando si aggiunge del ferro alle cellule tumorali infettate, attacca selettivamente le cellule “cattive”, e lascia quelle “buone” intatte.
Gli scienziati che seguono le ricerche, condotte presso l’Università della California, hanno dichiarato: “In generale i nostri risultati mostrano che l’artemisinina ferma il fattore di trascrizione ‘E2F1′ e interviene nella distruzione delle cellule tumorali del polmone, il che significa che controlla la crescita e la riproduzione delle cellule del cancro”.
Utilizzando una varietà resistente alle radiazioni delle cellule del cancro al seno (che aveva anche una elevata propensione per l’accumulo di ferro) l’artemisinina si è dimostrata avere un tasso di uccisione del cancro del 75% dopo appena 8 ore, e uno del quasi 100% dopo appena 24 ore.
Su questo aspetto abbiamo raccolto la testimonianza di Amedeo Gioia docente romano che così ha scritto:
“Io sono la prova vivente che la cura con l’artemisia annua funziona, operato due volte di cancro alla vescica esame istologico G3 e TNM: pT2, invitato a fare delle infiltrazioni di chemio l’oncologo le ha ritenute inutili in quanto i carcinomi avevano colpito anche la prostata e l’ilio (intestino). Ricoverato in urologia al San Filippo Neri per l’asportazione di vescica, prostata ed un tratto dell’intestino, avrei continuato a vivere con le sacchette per l’orina e feci. Ho rifiutato la chemioterapia e mi hanno dimesso dandomi una settimana, massimo due mesi di vita. Mio figlio ha scoperto che esisteva questa pianta, che distrugge le cellule cancerogene, ed e’ riuscito a trovarla in soluzione alcolica (tipo fernet) e ho incominciato ad assumerla, Una correzione nel caffe’ la mattina, un bicchierino dopo pasto ed uno dopo cena. Dopo 48 ore non avevo più dolori e dopo sei giorni orinavo quasi normale (prima ogni 1/2 ora e con dolore). Per controllo ho fatto un’ecografia, esame del sangue per le marche tumorali ed una TAC. Risultato non ho più nulla”.
A conferma di tutto ciò un articolo di una autorevole sito medico PUBMED.
Ecco il link:http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15642597
PubMed è un databasebibliografico contenente informazioni sulla letteratura scientifica biomedica dal1949 ad oggi; la cui prima versione online è del gennaio del 1996.[1].
Prodotto dal National Center for Biotechnology Information(NCBI) presso la National Library of Medicine (NLM) deiNational Institutes of Health (NIH) degli Stati Uniti, la banca dati viene comunemente interrogata attraversoEntrez, il motore di ricerca messo a punto dall’NCBI per l’individuazione di informazioni biologiche, chimiche e mediche.
PubMed, con oltre 18 milioni di riferimenti bibliografici derivati da circa 5.300 periodici biomedici, consente l’accesso al MEDLINE (Medical Literature Analysis and Retrieval System), l’archivio bibliografico on-line del sistema MEDLARS. PubMed condivide le informazioni di base con Medline e con l’Index Medicus, la corrispondente versione a stampa la cui pubblicazione, per l’avvento degli strumenti informatici, è stata interrotta nel 2004. Rispetto a Medline, PubMed è tuttavia arricchito da riferimenti provenienti da altri database bibliografici secondari specializzati, come l’Index to Dental Literature, l’International Nursing Index, l’Hospital Literature Index e altre fonti d’informazione su specifici settori. Sono oltre 17 milioni gli articoli reperibili tramite abstract, gli articoli tipo review sono in totale oltre 1,5 milioni mentre gli articoli disponibili in free full text (testo integrale) sono oltre 3,1 milioni.
Tratto da: rete news.it
Inoltre:
Per il dottor Len Saputo si tratta addirittura di una cancer smart bomb, una bomba intelligente contro il cancro: l’artemisia, infatti, si sarebbe rivelata efficace nella distruzione del 75% delle cellule tumorali resistenti alle radiazioni, nel cancro al seno, ovvero dove un’elevata propensione ad accumulo di ferro, in sole 8 ore, balzate fino al 100% dopo soltanto 24 ore.
Ma questa “erba magica” è davvero così efficace?
“Si tratta di studi interessanti e che hanno un fondamento” spiega aPanorama.it Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano . “Anche se a prima vista si potrebbe pensare ad una di quelle notizie da lasciar perdere, esistono studi in proposito fin dal 2001, mentre quello più recente risale al 2011, quando sono stati condotti esperimenti in vitro”.
Tratto da: Panorama.it
Artemisinina ed ossigeno, una cura per il cancro – 11/04/2011
Ricerca svela le proprietà antitumorali del farmaco per la malaria
L’idea dei ricercatori è di combinare l’azione dell’artemisinina, un farmaco utilizzato contro la malaria, con quella di un ambiente carico di ossigeno per sconfiggere il tumore. È la base di lavoro di un team scientifico della Washington State University guidato dal prof. Henry Lai.
L’artemisinina deriva dalla Artemisia annua L., una pianta già utilizzata per combattere i parassiti della malaria, ma che potrebbe rivelarsi utile anche in caso di cancro. I ricercatori pensano di esaltare le proprietà della sostanza somministrandola in un ambiente ricco di ossigeno puro. Lo studio è ancora in fase sperimentale, ma è stato pubblicato sulla rivista Anticancer Research. I ricercatori hanno scoperto che nelle cellule colpite da leucemia, se trattate con questa combinazione la crescita del tumore si riduce del 38 per cento: “questo in sole 48 ore di test. Noi ci aspettiamo che gli effetti sui tempi lunghi possano essere ancora più drastici”, afferma il prof. Lai.
L’uso dell’artemisinina contro la malaria fu incentivato negli anni Settanta dal ritrovamento di alcune tombe risalenti a circa 2000 anni fa nelle quali in rotoli di seta perfettamente conservati si faceva riferimento alle proprietà della pianta contro l’infezione. L’artemisinina agisce per reazione nei confronti del ferro presente nell’organismo, producendo un radicale libero che aggredisce il parassita della malaria, all’interno del quale la percentuale del minerale è molto alta.
By Andrea Sperelli – Tratto da: italiasalute.it
ARTIGLIO del DIAVOLO
Artiglio del diavolo è il nome dialettale dell’Arpagofito (Harpagophytum procumbens), una pianta perenne rampicante appartenente alla famiglia delle Pedaliacee. Diffuso nell’Africa Sud-Occidentale ed in particolare nel deserto del Kalahari, nelle steppe della Namibia e nel Madagascar. L’artiglio del diavolo proviene in maggior parte dalla Namibia e in minima parte anche dal Sud Africa e dal Botswana. Questo nome particolare deriva dai piccoli uncini presenti sul frutto della pianta.
Queste escrescenze sono dotate di robusti uncini che, penetrando nel corpo o nelle zampe degli animali, procurano serie ferite, costringendoli a compiere una danza “indiavolata”.
I componenti attivi dell’artiglio del diavolo sembrano essere gli arpagosidi, che si trovano nella radice secondaria.
Esso e’ stato utilizzato per secoli in Africa per curare la febbre, i l’artrite reumatoide, pancreas, stomaco e intestino. Nei primi del ‘900, con l’occupazione della Namibia da parte dei tedeschi, l’artiglio del diavolo è stato importato in Europa.
Principi attivi e titolazione: Estratto secco titolato in iridoidi totali espressi come arpagoside min. 1,8%.
La parte usata a scopo medicamentoso deriva dalle escrescenze laterali della radice (dette radici secondarie) che contengono alte percentuali di principi attivi.
Nella medicina tradizionale sud-africana l’artiglio del diavolo viene utilizzato da secoli per la cura di vari problemi come malattie reumatiche, dolori articolari, febbre e fastidi allo stomaco. Ciò che è stato constatato empiricamente dalle popolazioni locali è stato poi confermato dagli studi del tedesco Schmidt che lo hanno condotto allo scoperta di tre glicosidi (harpagosid, harpagid e procumbid), ritenuti responsabili degli effetti analgesici e antipiretici dell’arpagofito.
L’efficacia antireumatica ed antinfiammatoria degli harpagosidi (i principi attivi della radice) è indiscusso, e paragonabile a quella degli antinfiammatori di sintesi non steroidei ed al cortisone stesso. L’assoluta mancanza di tossicità, l’ottima tollerabilità gastrica rendono il prodotto largamente utilizzato nella fitoterapia delle affezioni reumatiche. I pazienti durante gli attacchi acuti trovano un immediato beneficio vedendosi ridurre la sintomatologia dolorosa.
Per le Articolazioni, l’Artiglio del diavolo e’ molto utile
Dolori articolari, mal di testa o mal di schiena, forse questa è l’erba che cercate.
Pianta di origine sudafricana che non e’ molto conosciuta nel nostro paese in quanto importata dai tedeschi dopo l’invasione della Namibia, luogo di provenienza della pianta.
Le radici contengono principi attivi con proprietà antinfiammatorie ed analgesiche;
è indicata nel caso di artrosi, reumatismi e manifestazioni articolari dolorose, migliora la mobilità e l’elasticità articolare.
E’ utile anche per i disturbi degli sportivi, tendiniti e distorsioni.
Può essere somministrato sotto forma di tisana oppure come estratto secco. Esistono anche unguenti o gel per i massaggi defatiganti per l’attività sportiva o per i traumi.
Viene utilizzato anche e quindi nel trattamento delle malattie reumatiche e per ridurre i dolori alle articolazioni grazie alla sua notevole attività antinfiammatoria, alla quale si associa quella antidolorifica che porta a far diminuire i dolori di chi soffre di artrosi.
Sono stati fatti alcuni studi sull’uomo, che dimostrano come l’estratto secco di questa pianta possa ridurre i dolori nel paziente artrosico, con un tasso di efficacia che varia dal 42 all’85% a seconda del tipo di artrosi e della gravità dei sintomi. Il periodo di latenza per il manifestarsi dell’effetto è di circa 7-8 giorni, e raggiunge il massimo dopo circa 30 giorni, mantenendosi poi immodificato.
Non si conosce esattamente il meccanismo d’azione dell’Artiglio del diavolo ma è stato accertato che agisce in modo differente dai farmaci antinfiammatori di sintesi, anche perché non provoca i disturbi gastrici tipici di questi ultimi.
E’ stato comunque accertato che l’Artiglio del diavolo svolge pure una discreta attività ipocolesterolemizzante e rilassante sulla muscolatura liscia dell’intestino.
L’artiglio del diavolo si è dimostrato particolarmente attivo soprattutto nelle situazioni che causano dolore ed infiammazione come tendiniti, osteoatrite, artrite reumatoide, mal di schiena e dolori cervicali. A questo vegetale vengono attribuite anche proprietà digestive (qualora venga utilizzato come infuso), ipocolesterolemizzanti ed ipouricemizzanti (è utile in caso di gotta).
La spiegazione scientifica di questi effetti risiederebbe nei molti principi amari, capaci di stimolare la produzione dei succhi gastrici e della bile. Tale caratteristica rende i rimedi erboristici a base di artiglio del diavolo controindicati in caso di gastrite o ulcere gastriche e duodenali.
Le proprietà analgesiche ed antinfiammatorie dell’artiglio del diavolo sono state confermate da numerosi studi condotti in vitro, su roditori e su esseri umani. Molti di questi hanno paragonato l’efficacia di comuni prodotti antinfiammatori a quella degli estratti naturali di Arpagofito. In molti casi i risultati sono stati incoraggianti e, anche quando è stato messo a confronto con il placebo, l’artiglio del diavolo ha sempre confermato le proprie virtù terapeutiche.
Quantità giornaliera: 500-1000 mg di estratto secco a stomaco pieno per non più di due mesi. Poi fare un intervallo.
La tossicità dell’Artiglio del diavolo è considerata molto bassa, tuttavia sono stati segnalati casi di lievi disturbi gastrointestinali in soggetti sensibili. Gli estratti di questa pianta potrebbero causare problemi se usati in associazione a farmaci antiaritmici ed in caso di ulcera gastrica o duodenale, calcoli alla cistifellea, diabete e gravidanza.
L’artiglio del diavolo non deve essere utilizzato in presenza di ulcere gastriche o duodenali.
Le persone con diabete o che stanno assumendo medicinali che interferiscono con gli zuccheri nel sangue devono usare l’artiglio del diavolo solo sotto la supervisione di medici specializzati.
L’artiglio del diavolo non deve essere utilizzato in gravidanza o in caso di sospetta tale, poichè potrebbe dare contrazioni uterine.
L’artiglio del diavolo potrebbe dare reazioni allergiche Alcuni studi hanno riportato nausea, sensazione di pienezza, aritmia e glucosio nel sangue.
ASA Foetida o Assa fetida
Gommo-resina che si trae dalla radice della Ferula Narthex Boissier e della F. Scorodosma Bentham e Hooker fil.(Ferula Asa FoetidaL.) (Fam. Umbelliferae), piante della Persia meridionale. Grani liberi (lagrime), più spesso agglutinati o sparsi in una massa resinosa bruna; i grani sono giallastri o rosso scuri all’esterno, internamente bianchi, opalini, con frattura ceroide, di odore forte e penetrante, che ricorda l’aglio, di sapore acre, amaro. L’alcool ne scioglie circa il 50%. Triturata con p. 3 d’acqua dà una emulsione bianchiccia, che diventa biancastra con soluzione di soda caustica. Con l’acido cloridrico non deve fare effervescenza, e non deve colorarsi, od appena, anche dopo parecchie ore. Bruciata lasci non più del 10% di cenere. Contiene circa 70% di resina, 3-4% di essenza, e materie gommose.
Presso i Persiani, racconta Erodoto, la pianta era considerata il rimedio principale per numerose malattie.
Conosciuta dagli Arabi. I Tedeschi la denominarono Stercus diabuli. Si denominò anche Succo siriaco, liquore di Siria, succo di Media. E’ già descritta nell’Histoire générale des drogues di Pomet, vol. II, pag. 27. Pare che la pianta che fornisce l’assa fetida sia il Silfion di Dioscoride o Laserpitium di Plinio.
Gli antichi specialmente Teofrasto nominarono due sorta di Asa foetida, una ricavata dal fusto, detta caulias e l’altra dalla radice, detta rhizias. La ferula Asa foetida, cresce in Siria, Libia, Persia ed il suo fusto arriva all’altezza di 3 a 4 metri.
Ora arriva quasi esclusivamente dall’Afghanistan per la via dell’India. Sulla raccolta della Asa foetida oltre le antiche informazioni di Kampfer (1712) abbiamo quelle più recenti di Bellew (1857 e 1872), che ha assistito alla raccolta della droga nei dintorni di Kandahar. Tolta la terra intorno all’albero sino alla profondità di circa 20 cm. si fanno delle incisioni profonde nella parte superiore della radice, ripetendo questa operazione ogni tre o quattro giorni, sino a che non scola più succo, il che dura circa 15 giorni. Alcune radici danno sino a tre libbre di prodotto. Si afferma che la droga si falsifica con gesso polverizzato e con farina, già prima di metterla in commercio. Ve ne è una qualità molto pura che si estrae dai nodi o dalle gemme.
Assunto 2 volte al dì in 2 gr. di polvere, elimina l’indigestione ed il vomito; dà appetito ed elimina i gas; stimola l’utero, combatte le coliche e l’isteria.
ASCORBATO di POTASSIO è un derivato salino dell’Acido Ascorbico.
L’Ascorbato di Potassio è, nei limiti del dosaggio di 1gr. circa al giorno, completamente atossico e può essere usato per periodi molto lunghi senza problemi; esso va somministrato in soluzione di acqua tiepida.
La caratteristica di questo sale è di aiutare le cellule del corpo a riequilibrare il processo osmotico di scambio fra i componenti interni ed i liquidi esterni, in modo tale da non intossicare la cellula per accumulo, cioè senza che essa possa eliminare gli ingredienti biochimici eccedenti o tossici.
L’uso appropriato è consigliato in TUTTE le patologie, ma sopra tutto nelle malattie chiamate degenerative, infettive ed in quelle del sistema nervoso.
E’ un ottimo riequilibrante avendo forte potere ossido/riducente, serve a riportare i terreni ossidati verso un giusto rapporto elettronico fra positroni ed elettroni; va utilizzato comunque in minime dosi e con attenzione in quanto può produrre gravi disturbi cardiaci a coloro che ne sono già malati.
Il Bicarbonato di Sodio od il Carbonato di sodio è indicato per il riordino dei processi acido/basici corporei.
Per l’assunzione di ogni tipo di minerale è consigliato effettuare preventivamente dei test Bio elettronici, Kinesiologici, Mineralogramma, Metaltest, Tumtu, ecc. Ma comunque ed in ogni caso utilizzate se possibile, minerali in forma organica, colloidale od ionizzata.
ASPARAGO (Asparagus officinalis) Erba. Noto nell’antico Egitto, veniva utilizzato come aperitivo nei banchetti Romani. I suoi germogli di primavera, contiene acqua al 91%, protidi 2%, estrattivi 5,5%, cellulosa 0,5%, grassi 0,3%, ceneri 0,7% con potassio, sodio, nitrati, zolfo, cloro, fosforo, calcio, manganese, bromo, fluoro, rame ferro, iodio; mannite, nucleine, Vitamine A, B1, B2, C, E PP, inositolo, pH 5,5.
Non consumare grandi quantità; mineralizzante e quindi energizzante, lassativo, depuratore del sangue e sedativo del cuore per rallentarne battiti; utile in anemie, astenie, convalescenze, diuretico, (in certi soggetti tende ad irritare i reni deboli) insufficienza renale ed epatica cardiocircolatoria, artritismo, bronchiti croniche, dermatosi, diabete, palpitazioni, viscosità sanguigna.
ASSENZIO MAGGIORE o ROMANO (Artemisia Absintium L. ) Fiori, Foglie
Inappetenza, antiacido per lo stomaco, atonia gastrica, infiammazioni della mucosa gastrointestinale; viene utilizzato come colleretico. Utile nella convalescenza, stati di anemia, nella insufficienza digestiva di origine nervosa, diarree croniche, flatulenza, meteorismo; idropisia, gotta, itterizia, insufficienza epatica, vermifugo per gli ascaridi, favorisce il flusso mestruale.
Una pianta medicinale amara, come le altre erbe usate dagli ebrei durante la cena pasquale a simboleggiare l’antica schiavitù d’Egitto, è l’Assenzio (Artemisia absintium). Si tratta di una pianta erbacea ricordata anche nella Bibbia, spontanea anche in alcuni luoghi del nostro Paese, ed utilizzata per la cura dei vermi intestinali.
ASTRAGALO è la radice di Astragalus membranaceus (Fisch) Bge. e Astragalus membranaceus var. mongholicus (Bge).
E’ una pianta erbacea perenne impiegato da sempre nella Medicina Tradizionale Cinese come tonico e rafforzante dell’energia vitale. La droga è costituita dalla radice disseccata che si presenta di forma cilindrica, generalmente senza diramazioni, della lunghezza di 30-90 cm e del diametro di 1-3,5 cm. La corteccia è giallo-bruna, con scanalature longitudinali irregolari e formazioni lenticolari orizzontali. Il tessuto legnoso è duro e di difficile rottura. In sezione trasversale la corteccia appare giallo-biancastra.
La prima citazione viene riportata nel testo cinese di materia medica Shen Nong Ben Cao Jing redatto intorno al 120 A.C.
La Famacopea della Repubblica Popolare Cinese Engl. ed. 1992, riporta come officinali soltanto queste due specie, mentre nel “Chinese Herbal Medicine, Materia Medica” Ed. 1986 sono nominati anche:
– Astragalus chrysopterus Bunge
– Astragalus floridus Benth. §
– Astragalus tongolensis Ulbr.
La droga emana un odore debole. Il gusto è debolmente dolce e leggermente somigliante al fagiolo quando la si mastica.
In commercio la radice di Astragalo può essere sofisticata con Hedysarum polybotrys, Hedysarum mongholicum e Hedysarum vicioides.
AVENA (Avena sativa L.) E’ il cereale più energetico, infatti è meglio non mangiarla alla sera; formata da acqua 12%, protidi 14%, estrattivi inazotati 74%, fibre grezze 2%, lipidi 7,7%, ceneri 2,3%; contiene ferro in abbondanza, potassio, calcio, magnesio, fosforo, sodio, rame, manganese, zinco, nichel, iodio, zolfo e fosfati, vitamina B quella per la crescita, B6, C, E, PP, e tracce della D, colina, inositolo in quantità superiori al frumento (grano).
Le sue proteine vegetali contengono amminoacidi quali valina, leucina, fenelelenina, tirosina, triptofano, serina, cistina, metionina, arginina, istidina, lisina ed amido in granelli tondi.
Abbassa il colesterolo; per il suo alto contenuto di minerali è energizzante e ricostituente per tutti.
Si raccomanda di dare ai lattanti un biberon al dì di brodo di verdure e/o decotto diriso biologoco e semi integrale, da prepararsi con 60% di avena, 30% di orzo e 30% di riso.
Pane integrale ed avena non raffinata (ferro e fosforo) preservano dalla carie. Porridge d’avena, semi cotti nell’acqua a colazione, preservano dall’infarto. Semi decotti con miele, sono emolienti, lassativi e diuretici.
Semi tostati in infuso, lassativo, bere 3 tazze piccole al dì. Fiocchi d’avena, ricostituente sopra tutto per i bambini, adolescenti, giovani ed anziani; minestre di fiocchi, ridanno forza ed aspetto florido ai soggetti gracili, nervosi, deboli di stomaco, affaticati, senescenti, depressi è sopra tutto utile nell’accrescimento..
I grani fatti germogliare in terreno umido per 5/7 giorni, sono indicati nello svezzamento dei lattanti, depressi, intossicati da forme intestinali, neurastenici, diabetici, anti costipante, ecc.
AVOCADO (Persea gratissima, Lauracee) è un frutto/alimento quasi completo se consumato molto maturo e non maturato artificialmente, molto digeribile, equilibratore nervoso, anticolibatterico, affezioni gastriche, intestinali, epato biliari; contiene cistina, triptofano, tirosina, vitamine A e B; utilissimo sopra tutto nella crescita, convalescenza, gravidanza, vecchiaia.
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