DANNI dello ZUCCHERO
…ma ed anche dei dolcificanti, trattati chimicamente (meglio di tutti è usare la Stevia)
“Che il Cibo sia la Tua medicina, e che la Medicina sia il Tuo cibo…” ( By Ippocrate di Kos)
Il pasto della giovinezza per tutti
Depressione o gas nello stomaco ? “Colpa” dello Zucchero + Stevia “zucchero” non nocivo
Quanti dei consumatori di zucchero bianco sono a conoscenza che stanno mangiando una miscela contenente calce, resine, ammoniaca, acidi vari e “tracce” di barbabietola da zucchero ?
Così prodotto, lo zucchero industriale è un prodotto “morto”, nocivo al nostro organismo. Questo è dovuto alla sua laboriosa lavorazione, in gran parte voluta per renderlo presentabile agli occhi del consumatore “raffinato”.
Il prodotto di partenza triturando (la barbabietola o la canna da zucchero), la sostanza risultante viene poi trattata con calce viva, cioe’ viene cotto con latte di calce, nella quale i componenti nobili del vegetale (albumine e minerali) precipitano, distrutti dalla reazione alcalina e dal calore.
Le principali sostanze chimiche utilizzate nella produzione di saccarosio (zucchero) sono la calce viva come depurante e i solfiti come sbiancanti.
L’ultimo processo, la raffinazione, avviene utilizzando acido carbonico, acido solforico ed altre sostanze (carbonato di calcio) non meno dannose, se rimangono anche in parte nello zucchero.
L’utilizzo del blu indantrene o meglio E130 è stato vietato nel 1977, se qualcuno pensa che venga ancora utilizzato, basterà una semplice e poco costosa analisi di laboratorio seguita da una bella denuncia per frode alimentare.
CMQ meglio evitare di utilizzarlo per altri motivi, per i denti e le fermentazioni che produce nell’intestino.
La Stevia è consigliata al posto dello zucchero.
Che cosa potrebbe ulteriormente convincerci a togliere lo zucchero raffinato (zucchero bianco) dalla nostra dieta ?
Forse sapere che non apporta alcuna vitamina o oligoelemento…?
Al contrario, per permetterne il suo assorbimento, l’organismo deve investire buona parte delle sue risorse di vitamina del gruppo B (da ricordare che il crescente aumento delle depressioni e di esaurimenti nervosi è dovuto in gran parte alla carenza di vitamina B1 e B5).
Oppure conoscere che lo zucchero raffinato compie un’azione demineralizzante e decalcificante, e che favorisce i processi fermentativi con conseguente aumento di flora batterica tossica per l’intestino.
Oppure che è la vera causa dell’incremento dei diabetici nei paesi industrializzati.
Anche il nostro sistema endocrino si sbilancia per l’introduzione di quest’elemento, che non esiste in natura, e di conseguenza ne risente il nostro umore.
Qualche anno fa un giudice inglese condannò un bambino, che aveva messo a soqquadro una scuola, a sei mesi d’astinenza da dolci. Dopo un mese l’umore della piccola peste era ritornato normale !
Strano oggetto lo zucchero: ci dicono che faccia bene al cervello, non è vero (*) ! e NON fa bene anche alla linea (e neanche alla salute) e ora, a sorpresa, sarebbe anche la causa principale delle odiate rughe, sono i vari effetti della “glicazione” – questo è il nome scientifico del fenomeno.
Sembra infatti che si depositi nelle proteine della pelle diminuendone l’elasticità (attacca le fibre di collagene e l’elastina, irrigidendole) e aumentando la formazione di rughe, il rilassamento cutaneo ed i danni da photoaging e questi sono i principali e primi malanni fino ad ora riconosciuti dalla medicina ufficiale dei danni dello zucchero raffinato.
Con questo non significa che dobbiamo rinunciare del tutto ai piaceri della gola: possiamo sostituire i dolci industriali con prodotti artigianali preparati con Stevia, malto, succo d’agave o d’acacia o miele…..ma ciò da fastidio alle aziende che producono lo zucchero bianco….le quali hanno fatto di tutto e di più…per impedire l’utilizzo della Stevia….
(NdR: recenti ricerche hanno dimostrato che il fruttosio, altera centinaia di geni cerebrali)
(*) – Se è vero che il cervello si nutre di zucchero, non per questo dobbiamo introdurlo nell’alimentazione. Il nostro corpo non è fatto per i cibi raffinati perché….
Una glicemia anche solo moderatamente sopra la norma può provocare problemi di memoria e restringere l’ippocampo, la parte del cervello fondamentale per l’immagazzinamento di nuove informazioni.
L’aumento dei livelli di zucchero nel sangue è stato studiato dal dr. Antonio Convit, psichiatra della New York University.
Egli ha esaminato 30 soggetti sani fra i 53 e gli 86 anni di età. Gli esami riguardavano una risonanza magnetica del cervello dei soggetti, una serie di test cognitivi e un esame per verificare la loro capacità di rimuovere il glucosio dal sangue.
I soggetti con livelli di zucchero particolarmente elevati erano quelli con le peggiori prestazioni nel test di memoria, e il loro ippocampo era più piccolo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences” (PNAS) e riportato da LeScienze.it.
Il problema della minor tolleranza allo zucchero negli anziani è molto serio. è proprio con l’aumento dell’età che aumentano le persone affette da diabete senile. Il fatto è che si tende a dare colpa del problema all’età, mentre l’ippocampo secondo noi si atrofizza perché la presenza di zuccheri raffinati nell’alimentazione è tossica. è proprio una dieta errata, perché troppo ricca di cereali, a causare molti danni al cervello, e non solo.
La ricerca sfata completamente la credenza che “lo zucchero fa bene al cervello”, evidenziata da molte pubblicità legate ai produttori dello zucchero raffinato.
vedi: Tracciabilità dei Cibi
Un killer di nome zucchero – 06/03/2013
Nuove ricerche rilanciano un allarme dimenticato: “È più pericoloso dei grassi”
Il consumo eccessivo di zucchero nella sue svariate forme – saccarosio, fruttosio, glucosio – è associato all’obesità e quindi allo sviluppo di malattie cardiovascolari, ipertensione, diabete e anche di certi tipi di cancro. Che sia così è provato ormai da numerosi studi. Tuttavia, nonostante le evidenze scientifiche su questo «silenzioso killer» non si contino, tra i dati relativi ai danni degli zuccheri contenuti in cibi e bevande e le indicazioni sanitarie per ridurne il consumo nella dieta quotidiana esiste un divario che si potrebbe definire doloso.
E non è un caso che un editoriale sul «British Medical Journal» rivisiti – attraverso la recensione del saggio di John Judkin «Pure, White and Deadly», ovvero puro, bianco e mortale, ora ripubblicato dopo 40 anni dalla Penguin – la clamorosa ipotesi del fisiologo britannico, da sempre osteggiata dall’industria dello zucchero: non sarebbero tanto i grassi i maggiori responsabili delle patologie cardiache quanto gli zuccheri. Zuccheri che secondo Robert Lustig – uno dei massimi esperti di obesità infantile e autore della prefazione del volume riedito di Judkin – dovrebbero essere considerati «tossici» al pari di sigarette e alcol.
Quando uscì nel 1972, il libro venne liquidato da molti detrattori, tra cui il biologo americano Ancel Keys, sostenitore dell’ipotesi che i grassi siano i veri nemici del cuore, come un’opera di «fiction», priva di basi scientifiche. E Judkin fu messo in disparte, se non ridicolizzato. «Per lui – scrive ora Geoff Watts sul “British Medical Journal” – non ci furono posizioni di prestigio né finanziamenti per la sua ricerca. E furono cancellati molti suoi interventi alle conferenze, non appena si sospettava che potesse presentare dati contro lo zucchero».
L’interesse per l’ipotesi zucchero-malattie di cuore, così, man mano sbiadì, il libro non venne più ristampato e il frastuono sulla dieta con pochi grassi prese il sopravvento. Se molti clinici in Europa continuavano a sostenere Judkin, gli americani erano invece dalla parte di Keys, che non perdeva occasione di definire «deboli» le prove del collega inglese contro lo zucchero.
Negli ultimi anni, tuttavia, il fenomeno in crescita dell’obesità ha fatto riemergere l’ipotesi di Judkin, mai veramente affossata, come avrebbero invece voluto i big dell’industria dello zucchero. Secondo le ultime stime, circa due miliardi di adulti sono sovrappeso.
Di questi, 200 milioni di uomini e 300 milioni di donne sono obesi. Un problema sanitario definito «esplosivo» nei Paesi occidentali, ma che ora ha varcato tutti i confini. Un’inchiesta di Gary Taubes, giornalista, e Cristin Kearns Couzens, dentista, condotta sul bimestrale di giornalismo investigativo americano «Mother Jones», ha svelato le tattiche usate dai produttori di zucchero – non molto diverse da quelle dell’industria del tabacco – per assicurarsi che le agenzie governative non diffondessero informazioni che andassero contro i loro interessi.
È significativo che negli Anni 70 venga costituito negli Usa un ente scientifico, il Food&Nutrition Advisory Council, formato da medici e dentisti in palese conflitto di interessi (le loro ricerche erano finanziate dalla Sugar Association), con il mandato di «difendere l’importanza dello zucchero in una dieta sana». Negli anni, però, non si è mai stabilita quale sia la dose non dannosa di zucchero da consumare giornalmente. Scrive Taubes sul «New York Times»: «L’ultima volta che un’agenzia federale governativa guardò alla questione zucchero fu nel 2005 in un rapporto dell’Institute of Medicine. Gli autori ammisero che un certo numero di evidenze suggeriva che lo zucchero favorisse il rischio di malattie di cuore e diabete – perfino influendo sull’aumento del colesterolo “cattivo” o a bassa densità, l’Ldl – ma non ritennero la ricerca conclusiva. Tanto da non essere in grado di stabilirne un limite massimo per una dieta sana». A non dissimili conclusioni giunse la Food&Drug Administration, quando affrontò nel lontano 1986 la questione-zucchero. Il rapporto fu interpretato come un’assoluzione e la percezione influì sulle strategie successive. E infatti le cifre fornite dal dipartimento dell’Agricoltura americano rivelano che nel 2000 il consumo pro capite di zuccheri è raddoppiato rispetto agli Anni 80: da 25-30 kg a oltre 45 kg a persona.
Intanto le ricerche sugli zuccheri hanno fatto molti passi avanti, mettendo in evidenza, per esempio, come siano diversi i modi con cui sono metabolizzati: mentre il fruttosio è «processato» dal fegato, il glucosio lo è da ogni cellula del corpo. Fruttosio e glucosio in forma liquida, poi, fanno lavorare più rapidamente il fegato e questa velocità influisce sulla loro conversione in grassi, i trigliceridi.
E il discorso si allarga ulteriormente non appena di studia il rapporto zuccheri-cibi.
«Carni rosse, chips e bevande zuccherate sono più facilmente associate a un aumento di peso, maggiore rispetto a chi consuma grandi quantità di verdure, frutta e cereali integrali, come ha evidenziato uno studio di Darius Mozaffarian sul “New England Journal of Medicine” – sottolinea Roberto Marchioli, epidemiologo al Mario Negri Sud di Chieti -. E non tutti gli alimenti inducono un alto indice glicemico, ossia il rapido assorbimento degli zuccheri che fa salire la glicemia (la quantità di zucchero nel sangue) e che nel tempo favorisce il diabete».
Importante è quindi fare le giuste scelte a tavola: tutta la verdura (tranne le patate), quasi tutta la frutta, alcuni cereali (come orzo e avena) sono a basso indice glicemico, mentre sono da limitare tutti i carboidrati raffinati ad alta densità e quindi è necessario fare attenzione al consumo di pane, pasta, riso e, naturalmente, di tutti i tipi di dolci.
By Gianna Milano – Tratto da: lastampa.it
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Le multinazionali americane hanno pagato gli scienziati per sostenere che lo zucchero fa bene e hanno avuto il predominio sulle informazioni nutrizionali in circolazione negli Usa e non solo negli ultimi 60 anni.
Un nuovo studio lo conferma.
Vi avevamo già parlato in passato delle bugie delle multinazionali sullo zucchero, ma ora ecco una nuova ricerca appena pubblicata sulla rivista scientifica Jama International Medicine che riaccende i riflettori sull’argomento.
Uno studio riportato da parte della rivista scientifica “Nature” nel febbraio 2012 porta un titolo eloquente: “Public health: The toxic truth about sugar”. Il documento integrale non è però disponibile pubblicamente alla lettura, ma pare che esso nasconda dei dati riguardanti la dipendenza che lo zucchero sarebbe in grado di creare in chi lo assuma, senza contare che lo zucchero rovina i denti.
Su Nature è stato pubblicato un articolo che evidenzia in maniera sufficientemente precisa come lo zucchero, il cui consumo è considerato una delle maggiori cause dell’obesità crescente (al pari dei dolcificanti), crei dipendenza in chi lo assuma. Tale meccanismo era stato finora dimostrato solo sui topi. La ricerca è capeggiata da Lusting RH, tra le cui pubblicazioni precedenti troviamo interessanti considerazioni sulla correlazione tra cibo spazzatura e dipendenza, oltre che tra zucchero, dolcificanti e dipendenza.
L’industria dello zucchero negli Usa ha lavorato fianco a fianco con gli scienziati tra gli anni Cinquanta e Sessanta per sminuire il ruolo del saccarosio – cioè del comune zucchero bianco – come causa di problemi cardiaci e coronarici e di altre malattie. Lo sostengono i ricercatori della California University San Francisco che si sono occupati del nuovo studio.
La Sugar Research Foundation avrebbe contribuito a indirizzare l’attenzione dei cittadini Usa verso i grassi e il colesterolo come maggiori problemi per la dieta e la salute, distogliendoli dalle conseguenze negative dello zucchero, con il preciso intento di incrementare il consumo di saccarosio.
La Sugar Research Foundation secondo i ricercatori californiani pagò l’equivalente degli attuali 50 mila dollari affinché il mondo scientifico promuovesse una dieta ‘light’ e ‘low fat’ mettendo in guardia dai grassi e dal colesterolo ma senza fare riferimento allo zucchero come possibile causa di problemi per la salute. Quando le relative ricerche scientifiche furono pubblicate nel 1967 questo cospicuo finanziamento da parte della Sugar Research Foundation non venne reso noto e il pubblico ne rimase all’oscuro.
Secondo Cristian Kearns, autore del nuovo studio, quella pubblicazione degli anni Sessanta contribuì ad influenzare sia l’opinione pubblica che la comunità scientifica facendo capire che le cause delle malattie cardiache fossero da ricercare solo nei grassi e nel colesterolo, non nello zucchero e nei dolci.
I ricercatori hanno analizzato oltre 340 documenti sul rapporto tra il mondo scientifico e l’industria dello zucchero e sono giunti proprio a questa conclusione. La Sugar Research Foundation avrebbe inoltre sminuito il ruolo dello zucchero per quanto riguarda i rischi per i denti, a partire dalla carie.
Negli Usa si è presto diffusa la tendenza a consigliare una dieta low-fat, a basso contenuto di grassi, in cui però il consumo di zucchero era permesso senza problemi. Non possiamo stupirci del fatto che diabete e obesità negli Stati Uniti e non solo stiano diventando una vera e propria epidemia.
Secondo l’Obesity Society i cittadini Usa oggi consumano il 30% di zucchero in più al giorno rispetto a trent’anni fa. I bambini in particolare ora consumano il triplo dello zucchero consentito.
Ora Health Food America si chiede quante vite avrebbero potuto essere salvate e quanto denaro sarebbe stato risparmiato nell’ambito della sanità se il mondo scientifico avesse pensato alla salute dei cittadini e non ad appoggiare l’industria dello zucchero.
Se possibile, dunque, meglio iniziare a ridurre il consumo di zucchero raffinato e di cibi confezionati con zuccheri aggiunti, passo dopo passo.
By Marta Albè – Tratto da: greenme.it
L’industria dello zucchero e i maggiori produttori di bibite si trovano in una situazione simile a quella di alcuni fa delle industrie del tabacco.
Il mondo sta soffrendo un’epidemia di obesità e il consumo di bibite zuccherate è uno dei principali responsabili. Ogni lattina standard contiene 40 grammi di zucchero, molto più dei 25 giornalieri consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Prima del crescente consumo di queste bibite, che porta anche alla dipendenza come avviene in Messico, alcuni Paesi hanno creato imposte contro queste bibite e altri sistemi di scoraggiamento, inclusi messaggi di allerta come quelli che troviamo sui pacchetti di sigarette.
L’industria ha risposto con un investimento milionario per pulire la propria immagine, e si tratta di un ambito su cui si sono fatte molte meno ricerche che non per il caso del tabacco.
Un nuovo studio pubblicato oggi fa sapere che i due principali fabbricanti di bibite zuccherate a livello mondiale, Coca-Cola e PepsiCo, hanno finanziato in Usa 96 organizzazioni che hanno un’immagine importante nella promozione delle abitudini salubri e la lotta contro l’obesità o il diabete, tutte malattie che diventano pericolose grazie all’alto consumo di zuccheri. L’obiettivo era quello di limitare le critiche scientifiche alle bibite e dare appoggio alle leggi che limitano il consumo.
Tra i principali finanziati sotto la forma di “sponsorizzazione” ci sono l’Associazione dei diabetici Usa e la Fondazione di Indagine sul Diabete Giovanile, coesi’ come la Società Americana per la lotta al Cancro. Inoltre si trova anche la piu” importante associazione medica del Paese, la AMA, la Croce Rossa, e il Centro di Controllo delle Malattie, la principale agenzia governativa incaricata della protezione della salute e la promozione di abitudini salubri. Tra i beneficiari c’e’ anche la prestigiosa Università di Harvard, quella di Washington e quella della Georgia.
“Ci siamo concentrati solo su organizzazioni che operano in Usa a livello federale, per cui il numero di coloro che ricevono fondi da queste due aziende in tutto il mondo dovrebbe essere molto più alto, di centinaia o migliaia”, spiega a Materia Daniel Aron, ricercatore della Facoltà di Salute Pubblica dell’Università di Boston e co-autore dello studio. Il lavoro è stato pubblicato dall’America Journal of Preventive Medicine, la rivista scientifica dell’Associazione di Medicina Preventiva degli Usa.
L’indagine mette in evidenza il caso della ONG Save the Children, che appoggiava l’imposizione di imposte sulle bibite, che pero’ smise di farlo quando nel 2010 ricevette più di cinque milioni di dollari dalla Coca-Cola e dalla PepsiCo nel 2009. Save the Children smentisce di aver smesso da fare pressioni per la creazione di imposte grazie a queste donazioni.
L’organizzazione sostiene che “faceva parte di una coalizione che lavorava per perorare l’applicazione di questa imposta e la abbandono’ quando la priorità della loro organizzazione in Usa si sposto’ sull’educazione infantile”.
Tra il 2011 e il 2014, Coca-Cola ha investito una media di sei milioni di dollari all’anno in questo tipo di azioni. PepsiCo ha investito tre milioni e l’Associazione delle Bevande in Usa ha -secondo lo studio- investito un milione.
Gli autori del lavoro considerano che altre organizzazioni che erano impegnate sulla salute, abbiano fatto altrettanto.
La maggior parte delle organizzazioni citate dallo studio hanno ricevuto i finanziamenti dalla Coca-Cola (83 su 96). Secondo gli autori dello studio questo si deve al fatto che mentre Coca-Cola ha pubblicato la lista dei beneficiari, PepsiCo non ha fatto altrettanto.
By ADUC.it
Il fruttosio è pericoloso ? – 12 Dic. 2010
In tema di alimentazione il fruttosio potrebbe essere pericoloso. A far riflettere sulla questione sono state alcune informazioni che sono state pubblicate sul Journal of the American Society of Nephrology e che mettono in evidenza come i rischi sono legati soprattutto all’aumento della pressione del sangue e all’insorgere della sindrome metabolica.
Una recente ricerca ha sottolineato che il mal di pancia nei bambini (NdR: specie quelli vaccinati che hanno facili e/o croniche disbiosi) può essere causato dal fruttosio. I pericoli in questo senso comunque potrebbero essere tanti, anche per quanto riguarda l’incorrere in patologie a carico dei reni. I pericoli derivanti dall’assunzione del fruttosio diventano più ingenti in quanto molto spesso lo si assume anche senza saperlo, mangiando tutti quei prodotti alimentari industriali che ne contengono in grandi quantità.
Si tratta nello specifico di bibite, caramelle, dolci, biscotti e succhi di frutta che da questo punto di vista costituiscono un pericolo da tenere in considerazione. Le ultime stime tra l’altro hanno permesso di verificare che l’uso del fruttosio negli alimenti frutto di produzione industriale è aumentato considerevolmente. In sostanza viene da chiedersi se il fruttosio è così innocuo.
La questione rimane aperta, anche perché, specialmente negli ultimi tempi, sono stati diversi gli studi che hanno messo in luce i pericoli del fruttosio per la nostra salute.
I ricercatori dell’University of Colorado, che si sono occupati dell’argomento, esaminando un’ampia serie di studi clinici, hanno dichiarato che sarebbe opportuno ricorrere a leggi apposite per limitare di molto l’uso del fruttosio negli alimenti.
By Gianluca Rini – Tratto da: tanta salute.it
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Ago 2009, USA – Ricercatori dello Huntsman Cancer Institute, dell’Università dello Utah, sono arrivati a nuove prove sulla nozione che lo zucchero “nutre” i tumori.
Prove che possono avere anche implicazioni per altre malattie come il diabete.
La ricerca è pubblicata nel giornale “Proceedings of the National Academy of Sciences”.
“è noto fin dal 1923 che le cellule tumorali usano molto più glucosio che le cellule normali. La nostra ricerca aiuta a capire come questo processo ha luogo, e come può essere fermato per controllare lo sviluppo del tumore”, dice Don Ayer, ricercatore al dipartimento di scienze oncologiche all’Università dello Utah. Durante la crescita delle cellule, sia quelle normali che quelle cancerose, ha luogo un processo che coinvolge sia il glucosio (zucchero) che il glutammina (un amminoacido).Glucosio e glutammina sono entrambi essenziali per la crescita cellulare ed è stato lungamente ritenuto che operassero indipendentemente, ma la ricerca di Ayer mostra che queste due componenti sono interdipendenti: ha scoperto che limitando la disponibilità di glutammina si ferma anche l’utilizzo del glucosio. “Essenzialmente, se tu non hai glutammina, la cellula va in corto circuito per mancanza di glucosio, il che ferma lo sviluppo delle cellule tumorali”, spiega Ayer.
Tabella indicante le differenze fra: Zucchero bianco raffinato e quello di canna da Zucchero NON raffinato.
Troppo zucchero raffinato altera enzimi e flora intestinale, che si specializza troppo a discapito di altre specializzazioni molto importanti ed utili…!
Ai tumori piace lo zucchero – 03/02/2012
Le cellule malate ne sono golosissime e ne hanno bisogno per moltiplicarsi. Lo sostiene uno studio approfondito di ‘Science’.
Che apre nuove prospettive sul rapporto tra cancro e alimentazione
E se a causare il cancro fosse, tra l’altro, la cattiva alimentazione? Mediata da complessi meccanismi biologici, è vero, ma pur sempre alimentazione? Che ci fosse una corrispondenza tra obesità e sovrappeso e certi tumori, gli epidemiologi lo avevano già notato. Ma fino a oggi si trattava di una “coincidenza”, di una di quelle correlazioni stabilite osservando gruppi di persone che già basta a lanciare l’allarme, ma non è la pistola fumante.
Oggi, invece, il quadro sembra comporsi. E le prove biologiche sono tali che la bibbia della scienza americana, “Science”, le ha consacrate in un articolo di rassegna del primo numero del nuovo anno. La faccenda non è semplice ma, vista la posta in gioco, vale la pena di seguirla passo passo.
All’origine di molti tumori, dunque, potrebbero esserci delle alterazioni metaboliche, cioè trasformazioni locali che rendono i tessuti un terreno fertile per la crescita incondizionata delle cellule malate. Mutamenti causati in primo luogo da una scorretta alimentazione. Ciò che mangiamo avrebbe dunque un’importanza ancora più cruciale del previsto e un ruolo che si esplicherebbe in maniera diversa, più complessa, rispetto a quanto supposto fino a poco tempo fa. Al centro c’è un ormone non certo nuovo, ma oggi guardato con occhi diversi: l’insulina, finora considerata solo per ciò che accade quando scarseggia, come nel diabete, o per la sua funzione di regolatrice degli zuccheri nel sangue. Al contrario, nuovi dati, anche molto diversi tra loro, assegnano ormai a questa sostanza funzioni alquanto più articolate, in molti casi favorevoli allo sviluppo dei tumori.
La prima constatazione che ha portato a concentrare l’attenzione sull’insulina è stata, come si diceva, di tipo epidemiologico: le persone obese (che spesso hanno elevati livelli di insulina), così come quelle che soffrono di diabete, hanno un rischio considerevolmente superiore alla media di sviluppare un cancro e di morirne rispetto a quanto si verifica nei malati normopeso.
La seconda osservazione è stata sperimentale: le cellule tumorali, per crescere in provetta, hanno bisogno di molto zucchero, di molta insulina e di ormoni simili a essa (come l’insulin-like growth factor 1 o Igf1) ed esprimono sulla loro superficie molte proteine fatte apposta per captare insulina e Igf1, di norma quasi assenti. Da decenni questi due indizi agitavano i sonni di molti ricercatori, che non riuscivano ad attribuire loro una spiegazione razionale, ma negli anni successivi altri tasselli sono andati nella stessa direzione fino a comporre, almeno nelle sue linee essenziali, un quadro che ha una sua logica e che aiuta a spiegare anche altri effetti finora oscuri, come il fatto che chi si sottopone a severe restrizioni caloriche (che causano un crollo dell’insulina) ha un rischio inferiore di avere un cancro.
In sintesi, le cellule per diventare tumorali farebbero ricorso a circuiti metabolici specifici e diversi da quelli usati dalle cellule sane per incamerare molto zucchero e, grazie all’insulina e all’Igf1, per utilizzarli non solo come fonte di energia, ma anche come materiale per produrre tumori. Se questa è la situazione, è del tutto evidente che ciò che mangiamo è davvero fondamentale, nello sviluppo e nella crescita di molti tumori.
Come spiega Cristiano Simone, ricercatore dell’Università di Bari e dell’Istituto Mario Negri di Santa Maria Imbaro, autore di studi molto importanti in materia finanziati anche dall’Airc (Associazione italiana ricerca sul cancro) con gli introiti delle Giornate delle Arance (vedi scheda qui sopra): “Oggi abbiamo un’idea molto più articolata dell’influenza dell’alimentazione sul rischio-cancro, e sappiamo appunto che l’insulina è cruciale. Studiandone le funzioni, abbiamo scoperto che al centro di molte reazioni che legano l’insulina all’innesco della proliferazione neoplastica c’è una proteina chiamata P38 alfa, e che è possibile intervenire su di essa ottenendo effetti a volte molto significativi”.
In provetta e nei modelli animali, se si blocca questa proteina, sottolinea Simone, si arresta la crescita delle cellule malate e anzi, se ne induce la morte. Inoltre, esperimenti su animali hanno già mostrato che farmaci specifici potenziano l’effetto tanto della chemioterapia quanto dei farmaci biologici. Non solo, aggiunge Simone: “Con questi farmaci sono in corso sperimentazioni cliniche su persone colpite da mieloma e da alcune malattie infiammatorie croniche, e i primi risultati sono incoraggianti, anche perché hanno mostrato che non sono tossici. Sarà quindi molto interessante vedere che cosa succede nei pazienti, alla fine di questi studi”.
In attesa che sul mercato si affacci dunque una nuova classe di antitumorali che prendono di mira l’insulina e i suoi complicati circuiti, un dato è comunque certo, dal momento che l’ormone è regolato direttamente da ciò che mangiamo: l’azione dei nutrienti non si limita a danneggiare alcuni pezzi di Dna o a proteggerne altri, ma si esplica in modo assai più complicato e indiretto. “Per questo”, commenta ancora Simone:
“È così importante che l’organismo sia mantenuto in una condizione stabile nella quale l’insulina svolge le sue funzioni ma non è in eccesso e non scatena quindi gli eventi che possono portare al cancro”.
In altre parole, per avere un effetto protettivo è indispensabile abituarsi fino da piccoli a mangiare molte fibre (verdura e frutta), poca carne, pochi grassi, pochi zuccheri, molti alimenti integrali e oli ricchi di grassi insaturi, perché tutto ciò che noi mangiamo influenza lo stato generale di salute dell’organismo e i comportamenti delle singole cellule: se queste trovano un terreno fertile per la crescita, ricco di insulina e con proteine come la P38 alfa in piena attività, lo fanno, mentre se l’ambiente è in qualche modo ostile diventa molto più complicato dare il via alla cancerogenesi e, soprattutto, portarla avanti.
By Agnese Codignola – Tratto da: espresso.repubblica.it
ALLARME per lo ZUCCHERO, come CAUSA di MALATTIE – 02/01/2015
Un’équipe di scienziati dell’Università della California, San Francisco (UCSF) ha lanciato un’iniziativa per divulgare le informazioni su cibi, bevande e zuccheri aggiunti ottenute dalla revisione di oltre 800 studi scientifici in cui si dimostra una forte correlazione fra consumo di zuccheri aggiunti e malattie croniche. Finora si è comunemente ritenuto che lo zucchero facesse tutt’al più ingrassare, ma dalle ricerche emerge sempre più chiaramente che è anche causa di malattie.
Per esempio, sono emersi un incremento della steatosi epatica, un’epidemia di diabete di tipo 2 fra bambini e un drastico aumento dei disturbi metabolici.
La Dott.ssa Laura Schmidt, docente di medicina all’UCSF e ricercatrice per il progetto SugarScience.org, spiega che l’intento è rendere questi dati comprensibili e chiari per tutti. Gli zuccheri aggiunti, dice Schmidt, sono zuccheri che non costituiscono un componente naturale degli alimenti. Si trovano nel 74% dei cibi confezionati, hanno 61 nomi diversi e sono spesso difficili da riconoscere nelle etichette. Nonostante la FDA degli Stati Uniti imponga ai produttori alimentari di elencare gli ingredienti sulla confezione, non si trovano i valori giornalieri di riferimento per i zuccheri naturali e aggiunti.
Robert Lustig, medico e membro della squadra di SugarScience, afferma che più della metà della popolazioni statunitense soffre di sindrome metabolica: un gruppo di fattori di rischio per le malattie croniche come cardiopatie, diabete ed epatiti che se direttamente correlate al consumo eccessivo di zuccheri aggiunti nella dieta occidentale.
Fonte: MedicaIXpress.com
Commento NdR: ma questo è ciò che da sempre insegna la Medicina Naturale !
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Il dolcificante ha un effetto negativo sui livelli di grasso nel sangue. è questo il risultato di uno studio Usa sul consumo di dolcificanti industriali, che mette in guardia sui danni causati al cuore.
I ricercatori della Emory University di Atlanta, che hanno analizzato oltre 6mila adulti, hanno rilevato che i dolcificanti causano una diminuzione del cosiddetto colesterolo ‘buono’ ed una forte impennata dei trigliceridi. Per questo, sostengono, è necessario rivedere le linee guida sull’alimentazione, consigliando una dose minore di edulcoranti.
Negli ultimi decenni, il consumo di dolcificanti è aumentato notevolmente,e le conseguenze su una sempre più ampia parte della popolazione sono ancora in larga parte da scoprire.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Journal of the American Medical Association.
Tratto da: Aduc salute – 26/04/2010
Schema della trasformazione del saccarosio in Zucchero, con i vari passaggi nei prodotti chimici….
Una ricerca dimostra che assumere il dolcificante in dosi massicce provoca dipendenza
L’esperimento è stato condotto su cavie ma, secondo gli esperti, il meccanismo è identico sull’uomo
“Lo zucchero come una droga” – Crisi d’astinenza per i casi gravi
Altro che semplici golosi: uno studio dell’Università di Princeton, nel New Jersey, dimostra che molti “golosi” sono in realtà tossici perché lo zucchero – a quanto pare – provoca dipendenza. Sembra una curiosità ma questa dei ricercatori di Princeton è una scoperta, importante per il mondo scientifico perché conferma ciò che molte persone a dieta sospettavano da tempo: lo zucchero è una specie di droga.
Secondo il neuroscienziato Bart Hoebel, abbuffarsi di Zucchero può infatti avere effetti sul cervello molto simili a quelli provocati da un abuso di sostanze stupefacenti. Il ricercatore ha presentato i risultati della sua analisi al meeting del College americano di Neuropsicofarmacologia a Scottsdale, in Arizona: lo studio è stato svolto utilizzando delle cavie e somministrando loro dosi elevate di acqua zuccherata ogni giorno, dopo che avevano passato la notte a digiuno. Nel giro di tre settimane, gli animali hanno cominciato a dare segni di impazienza e frenesia, mostrando insomma un comportamento simile a quello dei tossicodipendenti in crisi di astinenza. “Rimanevano a lungo desiderosi di ricevere una nuova “dose”, erano incontrollabili”, ha spiegato Hoebel.
L’esperimento ha mostrato negli animali un aumento nel cervello della dopamina. “è una sostanza che si trova nel nucleus accumbens, la parte adibita alla motivazione e al meccanismo della ricompensa – ha detto Hoebel – e si sa da tempo che l’abuso di droghe fa aumentare il rilascio di dopamina in questa parte del cervello: in questo caso abbiamo scoperto che lo zucchero agisce allo stesso modo”.
In un altro esperimento le cavie, dopo essere state nutrite per un periodo a base di zucchero, sono state costrette a passare alcune settimane senza più riceverne. Quando la sostanza veniva reinserita nell’alimentazione, ne consumavano molta più di prima. A un certo punto gli scienziati hanno deciso di variare sostituendo l’acqua zuccherata con dell’alcol e hanno notato che quelle nutrite con lo zucchero ne bevevano più di quanto avrebbe fatto un topo normale. “Ancora non sappiamo come reagiscono gli esseri umani – ha concluso l’autore dello studio – Ma quel che è certo è che esiste un nesso tra la dipendenza da sostanze stupefacenti e lo sviluppo di un desiderio morboso di dolcificante”.
Secondo il professor Pierfranco Spano, docente di farmacologia e tossicologia presso l’Università degli Studi di Brescia, è comunque plausibile che lo zucchero provochi dipendenza anche su di noi. “I cosiddetti sistemi di ricompensa che abbiamo nel cervello, dalla medicina anglosassone definiti “rewarding system”, mediano gli effetti di tutte le sostanze da abuso.
Esiste cioè una partecipazione di sistemi cerebrali in cui la master key è la dopamina. Si tratta in genere di comportamenti appetitivi che partono dal masencefalo e arrivano nel nucleus accumbens, una parte del cervello a sua volta suddivisa in due zone, la cosiddetta “shell”. Questa “conchiglia” si accende in caso di desiderio o di previsione di ricompensa”.
Il professore precisa anche che in campo scientifico esistono i cosiddetti “gradini di rigore dimostrativo”: a volte cioè vengono fatte delle scoperte fondamentali e in un secondo momento vengono costruite le teorie, in modo tale che, come diceva Popper, la prova non possa essere confutata. A questa scoperta, insomma, manca una teoria di supporto, ma il primo passo è stato fatto e si tratta di un gradino importante. “I geni e lo sviluppo postnatale – conclude Spano – indirizzano a lungo andare le persone verso alcol, zucchero o cocaina. La “scelta” dell’oggetto della dipendenza viene fatta in base all’esperienza e alla predisposizione personale: ed è su questo fronte che la scienza sta maggiormente indagando”.
Sembra comunque che affinché il meccanismo di dipendenza si attivi sia necessario assumere dosi massicce di zuccheri. Dunque non preoccupatevi se amate il dessert di fine pasto, non andrete in crisi d’astinenza. Anzi, gli esperti consigliano di non rinunciare affatto ad alcuni prodotti dolciari, che oltre che dare energia fanno bene alla salute. Secondo una ricerca dei laboratori di ricerca dell’Università Cattolica di Campobasso in collaborazione con l’Istituto dei Tumori di Milano, 6,7 grammi di cioccolato al giorno rappresentano infatti la quantità ideale per proteggerci da infiammazioni e malattie cardiovascolari. E sempre un’altra ricerca nostrana, condotta quest’anno dall’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari, si è concentrata su “cioccolismo” (dall’inglese chocoholism), ovvero la dipendenza da cioccolato. “Anche se poco conosciuto – ha spiegato Giancarlo Colombo, ricercatore In-Cnr – si tratta di un fenomeno di dimensioni sorprendentemente ampie nei paesi occidentali.
Fonti americane indicano che ad essere colpite maggiormente sono le donne, nella misura del 40%, mentre la popolazione maschile è coinvolta per il 15%”.
La scoperta di Hoebel rappresenta dunque la quadratura del cerchio di tutta una serie di studi e potrebbe avere risvolti importanti per le persone che soffrono di disturbi del comportamento alimentare, come binge eating (crisi da alimentazione incontrollata) o bulimia.
By Sara Ficocelli – Tratto da repubblica.it – 11 Dic. 2008
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Uno studio della Princeton University ipotizza, la possibilità che il consumo di zucchero possa portare a una dipendenza fisica, con modifiche cerebrali di lungo termine…
Lo studio è stato fatto sui topi, quindi vale per i topi. Però i ricercatori, nel comunicato della Princeton, prendono in considerazione anche la possibilità di meccanismi analoghi negli uomini, o per meglio dire in “some individuals with binge-eating disorder and bulimia”: cioè, se ben traduco, alcuni individui con disturbi di alimentazione compulsiva e bulimia.
“Sembra possibile che gli adattamenti del cervello e i segni comportamentali osservati nei ratti possano verificarsi in alcuni individui affetti da disturbo da binge-eating o bulimia”, ha detto Hoebel. “Il nostro lavoro fornisce collegamenti tra i disturbi di uso di sostanze tradizionalmente definiti, come la tossicodipendenza, e lo sviluppo di desideri anormali per sostanze naturali.
Questa conoscenza potrebbe aiutarci a escogitare nuovi modi di diagnosticare e curare le dipendenze nelle persone”.
Ovviamente la pista dell’abbuffata come “droga” è solo un’ipotesi da verificare e che, comunque – bene ripetere a scanso di equivoci -, riguarderebbe al limite chi è soggetto a “disordini dell’alimentazione”, non chiunque metta due cucchiaini di zucchero nel caffè o mangi una fetta di panettone !
Par di capire che i ricercatori pensino a meccanismi di dipendenza da cibo in generale, non necessariamente ristretti allo zucchero…
Ad ogni modo, vediamo cosa è stato osservato nei topi. Alcuni topolini sono stati abituati a consumare zucchero in quantità, e su questi topi sono stati osservati sintomi di lungo termine di quella che secondo i ricercatori sarebbe una vera e propria “addiction”: dipendenza, tendenza ad aumentare le dosi, alterazioni del comportament, e persino sintomi da astinenza quando vengono privati delle loro dosi di zucchero.
I termini usati nell’originale sono “Craving and relapse” e “withdrawal”, come elementi che caratterizzano l’ “addiction”.
La teoria circa il meccanismo alla base è che lo zucchero, aumentando i livelli di dopamina, provochi un’adattamento di lungo termine in alcuni recettori cerebrali.
Dal comunicato della Princeton University:
Hoebel e il suo team hanno anche scoperto che una sostanza chimica nota come dopamina viene rilasciata in una regione del cervello conosciuta come il nucleo accumbens quando i ratti affamati bevono una soluzione zuccherina. Questo segnale chimico èpensato per innescare la motivazione e, alla fine con la ripetizione, la dipendenza.[…] Dopo un mese, la struttura del cervello di questi ratti si adatta ad un aumento dei livelli di dopamina, mostrando un numero minore di un certo tipo di recettore della dopamina rispetto a quello usato e più recettori oppioidi. Questi sistemi di dopamina e oppioidi sono coinvolti nella motivazione e nella ricompensa, sistemi che controllano il volere e il gradimento di qualcosa. Cambiamenti simili si vedono anche nel cervello dei ratti su cocaina ed eroina.
Siccome in questo campo è facile fraintendere le parole, abbiamo cercato “addiction” sul Drug Medical Dictionary:
Definition of Addiction
Addiction:
Una condizione cronica recidivante caratterizzata da compulsivo ricerca e abuso di droghe e da cambiamenti chimici duraturi nel cervello. La dipendenza è la stessa indipendentemente dal fatto che la droga sia alcol, anfetamine, cocaina, eroina, marijuana o nicotina. Ogni sostanza che crea dipendenza induce stati piacevoli o allevia l’angoscia.
L’uso continuato della sostanza che crea dipendenza crea cambiamenti adattativi nel cervello che portano a tolleranza, dipendenza fisica, bramosia incontrollabile e, troppo spesso, ricaduta. La dipendenza è a tal punto che fermarsi è molto difficile e provoca gravi reazioni fisiche e mentali dal ritiro. Il rischio di dipendenza è in parte ereditato. fattori genetici, ad esempio, rappresentano circa il 40% del rischio di alcolismo. I fattori genetici che predispongono alla dipendenza non sono ancora del tutto chiari.
Source: MedTerms™ Medical Dictionary
http://www.medterms.com/script/main/art.asp?articlekey=10177
Ecco il testo del comunicato della Princeton:
Lo zucchero può creare dipendenza, lo scienziato di Princeton dice che gli studi sugli animali mostrano dipendenza da zucchero.
Uno scienziato dell’Università di Princeton presenterà nuove prove oggi dimostrando che lo zucchero può essere una sostanza che crea dipendenza, esercitando il suo potere sul cervello degli animali da laboratorio in un modo simile a molte droghe d’abuso.
Il professor Bart Hoebel e il suo team nel Dipartimento di Psicologia e il Princeton Neuroscience Institute hanno studiato i segni della dipendenza da zucchero nei ratti per anni. Fino ad ora, i topi studiati hanno incontrato due dei tre elementi della dipendenza. Hanno dimostrato un modello comportamentale di maggiore assunzione e quindi hanno mostrato segni di astinenza.
I suoi attuali esperimenti hanno catturato la brama e la ricaduta per completare il quadro.”Se l’abbuffata di zucchero è davvero una forma di dipendenza, dovrebbero esserci effetti a lungo termine nel cervello dei tossicodipendenti”, ha detto Hoebel.
“La bramosia e la ricaduta sono componenti critici della dipendenza e siamo stati in grado di dimostrare questi comportamenti nei ratti abbuffati di zucchero in vari modi.
“All’incontro annuale dell’American College of Neuropsychopharmacology a Scottsdale, in Arizona, Hoebel riferirà su profondi cambiamenti comportamentali nei ratti che, attraverso condizioni sperimentali, sono stati addestrati a diventare dipendenti da alte dosi di zucchero.
“Abbiamo il primo set di studi completi che mostrano il forte suggerimento della dipendenza da zucchero nei ratti e un meccanismo che potrebbe essere alla base di esso”, ha detto Hoebel.
I risultati alla fine potrebbero avere implicazioni per il trattamento degli esseri umani con disturbi alimentari, ha detto. Gli animali da laboratorio, negli esperimenti di Hoebel, a cui è stato negato lo zucchero per un periodo prolungato dopo aver appreso ad abbuffarsi ha lavorato di più per ottenerlo quando è stato reintrodotto. Hanno consumato più zucchero di quanto avessero mai fatto prima, suggerendo il desiderio e il comportamento da recidiva. La loro motivazione per lo zucchero era cresciuta. “In questo caso, l’astinenza rende il cuore più affettuoso”, ha detto Hoebel.
I topi hanno bevuto più alcol del normale dopo che il loro apporto di zucchero è stato interrotto, dimostrando che il comportamento di abbuffate aveva alterato le funzioni cerebrali. Queste funzioni fungevano da “gateway” per altri percorsi di comportamento distruttivo, come l’aumento del consumo di alcol. E, dopo aver ricevuto una dose di anfetamina normalmente così minima da non avere alcun effetto, sono diventati significativamente iperattivi. L’aumentata sensibilità allo psicostimolante è un effetto cerebrale duraturo che può essere una componente della dipendenza, ha detto Hoebel.
I dati presentati da Hoebel sono contenuti in un documento di ricerca che è stato presentato a The Journal of Nutrition.
Ricercatori in visita Nicole Avena, che ha conseguito il dottorato. da Princeton nel 2006,e Pedro Rada dell’Università di Los Andes in Venezuela ha scritto il documento con Hoebel.
Hoebel è stato interessato ai meccanismi cerebrali che controllano l’appetito e il peso corporeo poiché era uno studente all’Università di Harvard che studiava con il noto comportamentista B.F. Skinner.
Sulla facoltà di Princeton dal 1963, ha aperto la strada agli studi sui benefici mentali del mangiare. Negli ultimi dieci anni, Hoebel ha guidato il lavoro che ha ora completato un modello animale di dipendenza da zucchero.
Hoebel ha dimostrato che i ratti che mangiano grandi quantità di zucchero quando sono affamati, un fenomeno che descrive come abbuffate di zucchero, subiscono cambiamenti neurochimici nel cervello che sembrano imitare quelli prodotti da sostanze di abuso, tra cui cocaina, morfina e nicotina. Anche lo zucchero induce cambiamenti comportamentali. “In alcuni modelli, abbuffate di zucchero provoca effetti a lungo termine nel cervello e aumenta la tendenza a prendere altre droghe di abuso, come l’alcol”, ha detto Hoebel.
Hoebel e il suo team hanno anche scoperto che una sostanza chimica nota come dopamina viene rilasciata in una regione del cervello conosciuta come il nucleo accumbens quando i ratti affamati bevono una soluzione zuccherina.
Questo segnale chimico è pensato per innescare la motivazione e, alla fine con la ripetizione, la dipendenza.
I ricercatori hanno condotto gli studi limitando i ratti del loro cibo mentre i ratti dormivano e per quattro ore dopo il risveglio.
“È un po ‘come la mancanza di colazione”, ha detto Hoebel. “Di conseguenza, mangiano velocemente un pò di cibo e bevono molta acqua zuccherata”. E, ha aggiunto, “Questo è quello che viene chiamato binge eating – quando si mangia molto in una volta sola – in questo caso si stanno abbuffando su una soluzione di saccarosio al 10%, che è come una bibita analcolica”.Ratti affamati che abbuffano di zucchero provocano un’ondata di dopamina nel loro cervello. Dopo un mese, la struttura del cervello di questi ratti si adatta ad un aumento dei livelli di dopamina, mostrando un numero minore di un certo tipo di recettore della dopamina rispetto a quello usato e più recettori oppioidi.
Questi sistemi di dopamina e oppioidi sono coinvolti nella motivazione e nella ricompensa, sistemi che controllano il volere e il gradimento di qualcosa. Cambiamenti simili si vedono anche nel cervello dei ratti su cocaina ed eroina.
Negli esperimenti, i ricercatori sono stati in grado di indurre segni di astinenza negli animali da laboratorio togliendo la loro scorta di zucchero. I livelli cerebrali di dopamina dei ratti sono diminuiti e, di conseguenza, hanno esibito ansia come segno di ritiro. I denti dei ratti chiacchieravano e le creature non volevano avventurarsi nel braccio aperto del loro labirinto, preferendo rimanere nell’area del tunnel. Normalmente ai ratti piace esplorare il loro ambiente, ma i ratti nel ritiro dello zucchero erano troppo ansiosi per esplorare.
I risultati sono entusiasmanti, ha detto Hoebel, ma sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le implicazioni per le persone. L’applicazione più ovvia per gli esseri umani sarebbe nel campo dei disturbi alimentari.
“Sembra possibile che gli adattamenti del cervello e i segni comportamentali osservati nei ratti possano verificarsi in alcuni individui affetti da disturbo da binge-eating o bulimia”, ha detto Hoebel. “Il nostro lavoro fornisce collegamenti tra i Disturbi dell’uso di sostanze tradizionalmente definiti, come la tossicodipendenza, e lo sviluppo di desideri anormali di sostanze naturali. Questa conoscenza potrebbe aiutarci a escogitare nuovi modi di diagnosticare e curare le dipendenze nelle persone “.
News from PRINCETON UNIVERSITY
Office of Communications
http://www.princeton.edu/main/news/archive/S22/88/56G31/index.xml?section=newsreleases
Tratto da un POST su: it.salute.alimentazione
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ZUCCHERO-SACCAROSIO, DOLCE DROGA ASSASSINA
Il falso-zucchero-droga che i cani non sniffano
Lo zucchero bianco o saccarosio, o falso-zucchero, è un vero e proprio veleno che crea dipendenza, né più né meno delle varie altre droghe a cui la polizia di tutto il mondo, e le leggi di ogni paese, danno giustamente la caccia.
Solo che, alle frontiere e negli aeroporti, i cani antidroga sono stati istruiti ad annusare hashish e cocaina, ecstasis ed eroina, ma non lo zucchero, e non le migliaia di prodotti che lo contengono in disinvolta, pacifica ed irresponsabile abbondanza.
Vediamo di non esagerare, uno si mangia un dolce o fa sciogliere una bustina in un bicchier d’acqua, e mica dà in escandescenze, mica diventa pericoloso.
Andiamoci piano.
Nemmeno con le altre droghe, se prese a dosi ragionevoli, si hanno effetti eclatanti e disturbanti.
Le merendine e le bevandine che madri ignoranti e snaturate offronto spesso ai loro bambini
Vediamo di comprenderci meglio.
Non stiamo qui cercando di sottovalutare la dannosità degli stupefacenti in genere.
Combattere l’uso e lo spaccio di tutte le droghe è giustissimo.
Se in molti paesi (vedi Singapore, Malaysia, Indonesia, Hongkong, Cina), bastano alcuni grammi in tasca per essere condannati alla pena capitale, ci saranno dei motivi di carattere anche sociale che giustificano tale severità.
Stiamo solo dicendo però che lo zucchero, per molti aspetti, non è meno pericoloso delle altre droghe.
Il fatto che sia socialmente approvato, e che madri ignoranti o snaturate lo diano ai propri bambini tramite dolcetti, merendine, bevande gassate, comodi barattolini di cola, non significa affatto che i suoi danni siano per questo meno drammatici, e che la sua dipendenza sia meno grave e meno carica di conseguenze sballanti e negative per la salute dell’individuo e per la società.
La giusta definizione di cibo innocente che nutre e di sostanza che droga e dopa
Si dovrebbe a questo punto fare un discorso generale sulle cosiddette droghe sociali, legali, approvate, nemmeno classificate come droghe anche se lo sono a tutti gli effetti.
Il modo corretto di affrontare il problema è quello di dare una definizione al termine droga.
Una sostanza solida o liquida o gassosa, ingerita od inalata dall’uomo è cibo quando lo nutre senza provocare effetti collaterali che non siano quelli di apportargli calorie e micronutrienti utili.
Drogarsi senza nemmeno saperlo. Viviamo nella civiltà dello zucchero falso.
E’ invece droga quando gli apporta sì delle calorie, ma provoca pure gravi carenze e gravi malattie, stimoli irregolari e patologici del sistema immunitario e cardiaco, avvelenamento biochimico, dipendenza.
Questo si chiama ragionare e usare il binomio intelligenza-coscienza.
Ma le industrie produttrici di sostanze assassine, il culto del danaro, l’abitudine della popolazione a drogarsi spesso senza nemmeno saperlo, porta ad etichettare certe droghe come droghe, e certe altre droghe come cibi.
Demonizzare lo zucchero-saccarosio ? Per carità. Non parliamone nemmeno. Demonizziamo in caso la frutta, su cui non si guadagna un accidente. Non scherzeremo mica? Il mondo attuale ha le sue fondamenta sullo zucchero bianco e cristallino.
Viviamo nella civiltà dello zucchero !
Elenco completo delle sostanze droganti e dopanti
Chiaro che nella nostra ottica, logica e scientifica, l’elenco delle droghe si allunga, e va ad includere:
– Tutte le carni e tutto il pesce, ed in pratica tutte le proteine cosiddette nobili, di origine animale.
– Tutti i prodotti caseari (latte, latticini, yogurt, gelati)
– Tutte le bevande alcoliche.
– Tutte le bevande nervine (the, caffè, camomilla).
– Tutte le bevande gassate e zuccherate, ed in particolare quelle a base di cola.
– Tutti i dolcificanti industriali (incluso lo zucchero-saccarosio, la saccarina, l’aspartame, il ciclamato).
– Tutti i prodotti carichi di saccarosio o di altri dolcificanti (merendine, barrette, biscotti, caramelle, confetti, gomme da masticare, prodotti – di pasticceria)
– Tutte le sigarette e i prodotti contenenti tabacco.
– Tutti gli integratori vitaminici, minerali, ormonali, enzimatici.
– Tutti i farmaci, dalla comune aspirina ai micidiali vaccini
Le giuste intuizioni del medico francese Paul Carton
Non a caso, il grande medico francese Paul Carton (1875-1947) definì lo zucchero alimento assassino, assieme alla carne ed all’alcol.
Ai suoi tempi evidentemente la gente era più seria e rispettosa della propria integrità psico-fisica, e non esagerava ancora con la Coca-Cola ed il caffè, per cui Carton non incluse questi veleni nella sua lista dei prodotti micidiali.
Non citò il latte bovino, in quanto le ricerche scientifiche di quel tempo non avevano ancora evidenziato sufficientemente la sua estrema dannosità.
Le sigarette e tutte le altre sostanze stupefacenti non le citava nemmeno, perché non si trattava di cibo, ma di droga autentica.
Egli aveva intuito prima degli altri che il mondo si stava avviando in una strada sbagliata, che stava diventando un mondo basato sulla carne e sull’alcol, sullo zucchero e sulla droga.
Come si arriva al bianco prodotto cristallino, simbolo di dolcezza, purezza ed innocenza
Tornando allo zucchero-saccarosio in particolare, già il processo produttivo chiarisce molto la natura di questa sostanza che, da prodotto sano e naturale in partenza (canna da zucchero, o barbabietola da zucchero) viene sottoposta ad una incredibile serie di trasformazioni industriali tipo:
– Riscaldamento a temperature altissime.
– Depurazione col corrosivo latte di calce (per togliere l’acidità).
– Depurazione con la velenosa anidride carbonica (per eliminare i residui di calce).
– Depurazione col velenoso acido solforico (per eliminare il colore scuro e poco attraente del prodotto)
– Filtraggio con carbone di ossa animale (per dare ulteriore decolorazione al prodotto)
– Trattamento con blu idantrene, derivato dal cancerogeno catrame (per eliminare gli ultimi antiestetici riflessi giallognoli, visto che l’uomo ha una irresistibile attrazione per il bianco perfetto, simbolo di purezza ed innocenza).
Un veleno che deruba e devasta l’organismo
Alla fine ci ritroviamo con una bella sostanza bianca e cristallina, senza vita, senza vitamina, senza minerale, senza enzimi, senza oligoelementi.
Una delle sostanze più innaturali, droganti e dopanti esistente sulla faccia del pianeta.
Niente e nulla che ricordi il prodotto di partenza.
Un vero e proprio veleno che, introdotto nel corpo umano demineralizza ed altera gli equilibri dell’organismo, e crea guasti e conseguenze a ripetizione.
Entra nel corpo in modo trionfale e felice, ma poi, come un vero e proprio Cavallo di Troia, ti devasta dall’interno, rubandoti le vitamine del gruppo B che sono preziosissime per il sistema nervoso.
Negli Stati Uniti nessuno è stato ancora capace di smontare o di confutare le prove del dr Sandlers
(vedi mia tesina Il caso Sandlers e i conigli polio-resistenti).
Gli importantissimi esperimenti del dr Benjamin Sandlers, su ipoglicemia e poliomielite
Benjamin P. Sandlers, dell’Otean Veteran Hospital di Asheville, North Carolina, era un ricercatore nato.
Oltre che fare il medico, dedicava ogni ora del tempo libero allo studio del coniglio, ossia dell’animale vegano e crudista più simpatico e sano tra quelli che l’uomo riesce ad allevare in cattività.
Lo incuriosiva la sua salute, ed in particolare la sua vena erotica eccezionale, superiore persino a quella del gallo e a quella del maiale. Ma anche la sua straordinaria resistenza ai virus.
Aveva più volte iniettato ai suoi conigli abbondanti dosi di polio-virus, gli agenti virali associati alla terribile paralisi infantile, e mai nessun animale si era ammalato.
Senonché, non appena provocava ai conigli uno stato di ipoglicemia indotta, mediante iniezioni di insulina, essi perdevano la loro proverbiale resistenza alla polio e diventavano pure essi paralitici.
Poliomielite malattia tossica e non microbico-virale, come del resto tutte le malattie
Sandlers non era medico igienista e contestatore. Apparteneva all’Ordine ed era dunque stimato da tutta la burocrazia medica.
I suoi studi erano già stati segnalati ed elogiati nel 1941 dall’ American Journal of Pathology e da altre riviste nazionali.
L’arrivo dell’epidemia di polio del 1938-1950 (NdR: durante la guerra alcuni organismi si impoverirono di Fosforo e Magnesio e quindi si ammalarono di poliomielite – vedi Cloruro di magnesio)
Anni dopo, e siamo nel 1948, arriva anche in North Carolina l’epidemia americana di polio.
Tutti si ricordano di lui e vengono a chiedergli lumi sul da farsi.
Sandlers parla alla radio e avverte genitori e bambini che le diffuse condizioni di ipo-glicemia, derivanti da diete sbagliate e devitaminizzanti e dal ricorso all’insulina, sono la causa reale del male.
Malattia dunque di carattere tossico e non microbico, come del resto tutte le malattie, dichiara a voce e per iscritto, contro i tentativi fallimentari dei vaccinatori Salk e Sabin, appoggiati a ritmo incalzante dalle industrie alimentari e farmaceutiche.
Eliminate carni, dolciumi, Coca-Cola, e riducete al minimo carboidrati e legumi, che si trasformano sempre in zuccheri, e poi staremo a vedere
Niente vaccini e niente farmaci, grida e ripete polemicamente dai microfoni delle radio locali.
Alimentarsi di carni, di proteine animali, di cibi cotti, e compensare poi le conseguenti carenze di acqua biologica e di succo zuccherino naturale crudo, tramite il sovra consumo di bevande gassate, di Coca-Cola e Pepsi-Cola, di Seven-Up e di merendine, di alcol e the-caffè (pure zuccherati), di latte e gelati, di paste e pizze, di carboidrati cotti, di mentine e liquirizie, di chewing-gum e caramelle, porta a crisi diabetiche e a cure insuliniche, e quindi anche a sbalzi ipo-glicemici (causatori di polio).
Cestinate dunque farmaci e vaccini, eliminate dalla dieta i dolciumi, le carni, i latticini, i cibi junk, e poi staremo a vedere, era il suo messaggio forte e coraggioso.
E la gente obbediva.
Abbattimento casi polio del 1000%. E’ stato solo un caso fortunato, bofonchiano alla Coca-Cola.
I drammatici 2498 casi di polio del 1948, passano magicamente grazie al sistema Sandlers a 229 nel 1949, un abbattimento non del 10 o del 20 o del 100%, ma del 1000%, ovvero 10 volte in meno casi di polio.
E’ un caso. E’ stato solo fortunato ! Dichiarano i dirigenti della Coca-Cola e quelli delle industrie del farmaco e del vaccino, che vedono franare la domanda dei loro prodotti.
Sotto la spinta enorme della pubblicità, la gente riprende le antiche abitudini.
E nel 1950 la polio si riporta a oltre 2500 casi, a controprova che Sandlers è nel giusto.
Nessuno è in grado di contraddire o confutare Sandlers, ma il suo caso viene insabbiato
Le grosse industrie si sono intanto coalizzate e riescono a far fuori professionalmente Sandlers, senza avere mai smontato o confutato scientificamente le sue teorie.
E’ trascorso mezzo secolo.
La Coca-Cola e la Pfizer imperano nel mondo intero, e nessuno si ricorda chi sia il dr Benjamin Sandlers.
Ma le sue testimonianze rimangono intatte a disposizione della scienza e della popolazione mondiale.
Hanno insabbiato e secretato i suoi esperimenti, per interessi puramente venali, ma non li hanno mai potuti contestare con argomenti o controprove.
Fatto sta che oggi conosciamo meglio le conseguenze micidiali che la dieta può avere nei riguardi di tutte le malattie, e non solo della paralisi infantile.
I danni provocati dallo zucchero-saccarosio (bianco o scuro, di barbabietola o di canna)
Nel caso specifico dello zucchero-saccarosio, esso provoca quanto segue:
– Stress pancreatico.
– Demineralizzazione ossea ed osteoporosi.
– Fermentazioni intestinali e gas.
– Alterazione flora batterica.
– Alti e bassi glicemici, con picchi e ricadute, con vere e proprie forme di dipendenza e doping.
– Acidificazione del sangue.
– Assorbimento e rapina interna a mano-bassa di enzimi, vitamine, minerali e tutto quello che lo zucchero-saccarosio non ha (e deve necessariamente assorbire dal corpo per poter essere metabolizzato e per potersi tradurre in calorie utili al corpo umano).
Inconvenienti dello zucchero-saccarosio e il salto dalla padella nella brace dell’aspartame
Il tutto si traduce in una serie di inconvenienti concreti e tastabili che vanno dall’accumulo di adipe alla caduta dei capelli, dalla ritenzione idrica (come succede pure col sale da cucina) alle varie forme di candidosi e di infezioni ginecologiche.
Molte malattie della civiltà moderna sono dovute a eccesso di zucchero-saccarosio nell’alimentazione.
Da quando poi la gente ha cominciato ad accorgersi del problema, essa ha fatto il classico salto dalla padella nella brace, ricorrendo a dolcificanti più concentrati e pericolosi dello stesso zucchero-saccarosio, tipo la saccarina, il diffusissimo aspartame che causa regolarmente cancro negli animali da laboratorio (altre prove insabbiate, per far piacere alle solite industrie), tipo diversi alimenti e bevande dietetiche (come ad esempio la Diet-Coke), tutti basati sulle stesse porcherie chimiche derivate dal petrolio dell’onnipotente Mr Rockefeller.
Le crisi di astinenza e i tuffi notturni sulla Nutella
Essendo il saccarosio, e le preparazioni alimentari che lo contengono, droga autentica (leggere in proposito l’articolo Zucchero come droga, sul blog Pensiero Laterale dell’ottimo ricercatore salutista, nonché regista ed architetto, Gian Paolo Vallati), quando uno cerca di staccarsene, gli vengono violente crisi di astinenza, che portano ai classici tuffi notturni nella Nutella, o al ricorso frenetico ai quadrelli di cioccolata che tutti tengono in borsa, dimenticando che molto meglio sarebbe un pacchetto di uva sultanina priva di conservanti.
Perché mai si consuma tanto zucchero falso, ovvero tanto zucchero-saccarosio ?
Manca la famosa acqua biologica.
La risposta è semplicissima.
Lo zucchero-saccarosio si comporta da integratore, da sostanza-surrogato e da cibo vicariante.
Nella dieta della gente, intasata da schifezze del mondo animale, manca maledettamente acqua biologica (non dura, non carica di minerali inorganici non assimilabili), e manca maledettamente lo zucchero giusto che è base dell’alimentazione umana.
Manca il succo zuccherino, rimpiazzato da chili e chili di inguardabili cadaveri da macelleria.
Una bancarotta nutrizionale-sociale in piena regola.
Manca quel succo zuccherino che è la fotocopia esatta del latte materno umano (dolce, trasparente, basso-proteico) che il Creatore, chiunque esso sia, ha destinato al genere umano come alimento principe, come alimento per svezzare in modo salubre i lattanti umani e per sfamare in modo altrettanto salubre gli adulti della specie homo sapiens.
Mancano nella specie umana tutte quelle quantità di frutta profumata-colorita-succosa che sono state rimpiazzate da chili e chili di inguardabili cadaveri sanguinanti e puzzolenti da macelleria.
Una bancarotta nutrizionale-sociale in piena regola.
Mangiare frutta liberamente senza tener conto di parametri assurdi ed inaffidabili come l’IG
La vera alternativa alle crisi improvvise di astinenza sarebbero le banane mature, la frutta dolce seccata al sole (purché non trattata con l’anidride solforosa che annulla i benefici dell’alimento).
Ottima alternativa pure i centrifugati di frutta.
Ricchi di sali minerali, vitamine e zucchero vero, possono essere integrati con aggiunta di succo di carote e sedano (verdure alcalinizzanti che si sposano bene con la frutta).
Si può e si deve mangiare frutta ogni volta che si sente il bisogno di dolce, senza tener conto di punti e calorie e di altri parametri assurdi ed inaffidabili, tipo l’indice glicemico.
Non esistono controindicazioni alla frutta
Sarebbe come dire che esistono controindicazioni alla benzina in un motore a scoppio, o al gasolio in un motore Diesel, o al latte bovino in un vitellino neonato.
Il corpo, quando è in buona salute perché ben alimentato, sa come eliminare quello che è superfluo, e il senso di fame diminuisce gradualmente, senza crisi improvvise, quando si passa ad una alimentazione sana e benefica.
In 50 anni, da 10 milioni a 140 milioni di tonnellate, una spaventosa escalation
Due parole sull’aspetto commerciale ed industriale devono essere dette.
Mentre la produzione nel dopoguerra si aggirava intorno ai 10-20 M di tonnellate, in una escalation rapida e continua si era già arrivati a 70 milioni nel 1978, in non troppo strana concomitanza con l’andamento crescente del consumo di carne e di latticini.
Già in quegli anni suonavano molti campanelli d’allarme.
Ma evidentemente, la voglia vampiristica di sangue da un lato, e la necessità compensativa di dolce dall’altro, era superiore ad ogni ragionamento.
Nel 1995 la quota annua era carambolata spaventosamente a oltre 120 M di tonnellate.
E nel 2007 si è superata la soglia dei 140 milioni di tonnellate.
C’è gente che consuma annualmente 100 kg di zucchero-saccarosio
In pratica, consumiamo 21 kg a testa al mondo, mentre in Europa si toccano picchi di 45 kg a cranio.
Se poi consideriamo che c’è pure gente che punta tutto sulla frutta, come lo scrivente, e che dunque non consuma un singolo granello di zucchero falso, significa che qualcuno consuma non più 45 ma forse 70 e 80 kg all’anno.
Se poi si tiene presente che intere popolazioni sono tagliate fuori per un motivo o l’altro da questa melliflua ubriacatura mondiale, per qualcuno si va sicuramente oltre i 100 kg/anno.
Micidiale veleno che nessun batterio è in grado di attaccare
Che lo zucchero sia potente veleno e autentica droga lo sappiamo in tanti, ma non la popolazione dei consumatori, tenuta sistematicamente all’oscuro delle cose più importanti.
Il bisogno di dolce nell’antichità era soddisfatto dalla frutta ed eventualmente dal miele.
Lo zucchero-saccarosio è uno dei rarissimi alimenti senza data di scadenza.
E’ tanto velenoso che nemmeno il tempo lo può scalfire.
Nessun batterio lo può riciclare. Ne sarebbe fulminato.
Tutt’al più lo zucchero-saccarosio può impregnarsi di umidità.
E’ talmente potente e micidiale che può essere usato come distruttore di germi sulle ferite, ovvero come sostanza cicatrizzante al pari dell’alcol.
I contenitori Zucchero e Sale in ogni dispensa, senza il segno del teschio
Aggiunto alle marmellate diventa ottimo conservante. Versato a secco su una pianta la fa irrimediabilmente morire, esattamente come succede col sale da cucina.
Ciononostante, in ogni famiglia del mondo, si tengono nella dispensa due contenitori con l’etichetta Sale e con l’etichetta Zucchero, nonostante la presenza di bambini e ragazzi ignari in cucina, senza nemmeno disegnarci sopra il classico teschio, tipo Chi tocca muore !
D’altra parte come si farebbe senza sale ? Non si riuscirebbe nemmeno a nascondere il sapore cimiteriale delle carni, e non si potrebbe nemmeno gustare il sapore della pasta e dei minestroni cotti.
Come si farebbe poi senza zucchero, nelle torte e nelle confetture, e nelle crostate ?
Senza zucchero e sale la vita diverrebbe una sorta di Tragedia dell’Insipido.
Perché evitare lo zucchero-saccarosio
Dal testo Quit for good! (Evitali per il tuo bene!), del medico-nutrizionista italo-americano Ralph Cinque, uno dei pochi allievi diretti del grande Shelton, ricaviamo le seguenti motivazioni anti-zucchero-saccarosio:
Lo zucchero-saccarosio non è che calorie vuote e morte. Non nutre e ruba preziosi minerali e preziose vitamine di cui il corpo ha costante bisogno.
Lo zucchero-saccarosio è causa di placche dentarie che portano a decadenza dei denti e delle gengive.
Lo zucchero-saccarosio ingrassa non solo perché è alto in calorie, ma anche perché induce il suo consumatore a mangiare di più. Quando uno comincia ad ingozzarsi di dolcetti e cose zuccherate, non ce n’è mai abbastanza. Diventa un pozzo senza fondo.
Lo zucchero-saccarosio corrompe il senso del palato, impedisce di assaporare e distinguere i sapori delicati dei cibi naturali.
Lo zucchero-saccarosio interferisce col glucosio del sangue. Viene assorbito come fosse una improvvisa iniezione che mette in stato d’allarme l’intero sistema ghiandolare. Pancreas, fegato, tiroide, pituitaria, timo e adrenali subiscono uno stress contemporaneo ogniqualvolta si ingeriscono cibi e bevande dolcificate artificialmente (non quando si mangia frutta, visto che essa è dotata di acqua biologica, vitamine e minerali e micronutrienti al naturale).
Lo zucchero-saccarosio è autentica droga che crea dipendenza.
Lo zucchero-saccarosio disturba l’equilibrio biologico del corpo, indebolisce il sistema immunitario e promuove la crescita di lieviti patologici nell’organismo.
Lo zucchero-saccarosio è un pessimo sostituto del cibo dolce e vero di cui ha assoluto bisogno il corpo, e che è la frutta fresca e quella essicata al sole.
Consigli pratici per una confettura meno velenosa delle altre
C’è chiaramente da aggiungere che nulla abbiamo contro la canna e la bietola.
In tutte le città asiatiche si vende nelle strade più trafficate l’ottimo succo di canna cruda, spremuta sotto i tuoi occhi. Una sorgente incomparabile di bontà e di energia.
La stessa cosa si può fare centrifugando la bietola o la stessa canna.
Alle donne di casa che vogliono crearsi dei vasetti di confettura di ciliegie, mirtilli, more, fichi, e meno dannosi e micidiali di quelli in commercio, consigliamo zero zucchero, ma libero ricorso a succo d’uva o di mela o di ananas da aggiungere alla cottura (lieve e non prolungata), e ricorso al sistema cosiddetto Bagno Maria, basato sulla sterilizzazione e sul vuoto d’aria.
Meglio sempre la frutta fresca o la frutta seccata al sole, ma comunque NON consumatene molta….
Ricordarsi però che anche la frutta, sottoposta a cottura, diventa un alimento scadente ed avvelenante in grosse quantità.
L’ottima confettura senza zucchero e senza conservanti sarà pertanto un veleno meno dannoso delle confetture micidiali a 40 o 60% di zucchero-saccarosio, ma sempre veleno, avendo distrutto ogni enzima, ogni vitamina ed ogni minerale assimilabile.
In pratica si tratterrà di un dolcificante naturale, gentile e saporito, che offrirà calorie senza causare enormi problemi, vista la sua non intensa carica zuccherina.
Molto meglio la frutta fresca, oppure la frutta seccata al sole.
Il dr David Jenkins e il nuovo parametro IG, indice glicemico
A questo punto, il discorso non è completo se non diciamo due cose sul famoso IG o indice glicemico.
Nel 1980, un gruppo di studio congiunto delle Università di Toronto e di Oxford, coordinato dal fisiologo britannico David Jenkins, arriva alla conclusione che ad ogni tipo di cibo è possibile associare un parametro chiamato indice glicemico (IG).
Questo IG descrive molto meglio dei precedenti usuali parametri (calorie, carboidrati, grassi) gli effetti del cibo sulla glicemia, e i rischi relativi ai soggetti diabetici, primi destinatari di quella ricerca.
L’indice IG misura infatti il picco, lo sbalzo zuccherino, raggiunto dal livello totale di glicemia del sangue pochi minuti dopo l’assunzione del cibo stesso (misurazione che si fa prendendo come base di riferimento il livello 100, che è il picco causato dal glucosio).
L’importanza di una dieta a basso indice glicemico
Ad esempio, una mela ed una patata contengono la stessa esatta quantità di carboidrati, cioè 15 grammi, ma la mela ha un indice basso (50) mentre la patata cel’ha già più alto (80), ed aumenta ancora se viene cotta.
In un convegno internazionale di nutrizione scientifica tenutosi a Roma nel 2007, Jenkins ha ribadito che una dieta a basso carico glicemico è importante nella prevenzione nella cura di patologie tipo il diabete tipo II.
Ricordiamo che l’IG è la velocità con cui aumenta la glicemia, mentre il carico glicemico è la concentrazione totale di glucosio nel sangue in un dato momento.
L’indice glicemico, ovvero la nuova frontiera che mobilita industrie, medici e dietologi
Chiaro che queste ricerche hanno mobilitato i due marpioni del settore, ovvero le industrie alimentari e quelle farmaceutiche, scatenando una corsa a dichiarare i propri prodotti a basso indice di glicemia, senza preoccuparsi di chi mai al mondo possa garantire se quanto un’industria afferma è vero o falso.
I consorzi di identificazione, i medici e i dietologi, hanno pure fiutato il grosso affare.
Altre conferenze si sono fatte nel mondo, come quella di Anversa, e si stanno preannunciando libri ed articoli, tutti sull’argomento del giorno, sulla sigla IG che sembrerebbe risolvere tutto.
Sulla nuova frontiera dell’alimentazione, che alla fine si rivela essere un autentico bluff.
La lungimirante ed ambiziosa uscita di un nuovo best-seller del dr Michele Allegri
Il dr Michele Allegri, ha già annunciato l’uscita di un suo testo sull’argomento, dichiarandolo, non senza un dovuto minimo di prudenza, umiltà e rispetto, ovvero ancor prima della pubblicazione e del responso del pubblico, un best-seller.
Glielo auguriamo, se saprà dire davvero qualcosa di nuovo e interessante, come ha già saputo fare con la sua precedente opera Dossier: I Nuovi Templari, scritto in associazione con Irene Sarpato.
Stiamo attenti a non finire come il vari dietetici, che prodigano varie diete miracolose…..
Gli ricordiamo però che un conto è fare un viaggio affascinante nell’epopea dei cavalieri della fede e dell’eresia, e un altro conto è diventare nutrizionisti responsabili e utili alla causa della salute.
Viaggiare molto e farsi inserire argutamente nelle varie conferenze che si organizzano in ogni dove, può essere produttivo e utile per affermarsi a livello mediatico.
Ma, alla fine, quello che conta davvero sono le affermazioni che si fanno.
Quanto vere e logiche esse sono, non quanto appariscenti e rivoluzionarie appaiono.
Dietologi di grido. Esponenti delle diete miracolose che trasformano in poche settimane le grassone in ballerine della Scala.
La presa per il culo di altri dietologi…
Il successo che stanno avendo i prodotti Migros, lanciati come Piaceri della tavola senza rinunce, o come prodotti-base di una dieta innovativa e non restrittiva, non significa affatto essere vicini alla verità ed alla salute.
Basso valore IG, ma bassissimo indice enzimatico-vitaminico-minerale
Trattasi sicuramenti di buoni sapori tradizionali, prescelti con intelligenza ed arguzia, e caratterizzati da indice glicemico basso o molto basso, ma anche a bassissimo indice enzimatico-vitaminico-minerale.
Un imbroglio di alto livello a prezzi da alimenti-boutique.
Prodotti cotti e devitalizzati di valore zero, che durano anche 48 mesi, e che la gente priva di comprendonio è disposta a pagare il triplo ed il quadruplo di quanto costano i pessimi cibi in scatola del normale supermercato. Il tutto in nome dell’IG 20 o 30 che appare sul vasetto.
Una presa per il culo in piena regola.
Da uno che predica salutismo ci si aspetta almeno salute, se non proprio etica, ma nel suo caso non c’è nessuna delle due cose.
Hai capito dove sta tutto il marcio della faccenda ?
I prodotti sono pure generalmente appartenenti alle cose tradizionali che piacciono, tipo lenticchie, fagioli, marmellate senza zucchero, biscotti ai semi di lino, e vanno pure alle zuppe di pesce, così non mancano gli Omega-3 ?
Forse cercando meglio sull’armamentario che ha inventato, troveremo anche il prosciutto e la B12.
Mi meraviglierei se non fosse così.
Con una dieta in piena regola glicemica, ma ugualmente balorda, servono le stampelle chimiche
Mi meraviglierei pure se, nella sua dieta non trovassero spazio le vitamine sintetiche e gli integratori minerali, ovvero le solite stampelle che servono a correggere tutti i cibi più furfanti e ladri del mondo, tutte le diete più malandrine e beffarde del pianeta.
Non pretendiamo che tutti siano salutisti e vegani.
Ma da uno che predica diete salubri ci si aspetta almeno salute, se non etica.
E, nel caso suo, non c’è assolutamente nessuna delle due cose.
In una società distorta, sovrappeso ed obesa, non era difficile far diventare l’IG uno specchietto per allodole ingrossate, appesantite ed obese
Viviamo in una società dove il sovrappeso e l’obesità, il consumo di prodotti raffinati, cotti e devitalizzati, e pertanto assai poco sani, sono ormai abitudine.
L’esigenza è di non masticare (mentre il cibo giusto deve essere masticato), di mangiare veloce (mentre il modo giusto è di farlo con calma e misura), e di digerire in fretta mediante bevande apparentemente coadiuvanti tipo digestivi, cole, caffè ed alcolici. Ma il corpo non si lascia mai imbrogliare.
E’ giustissimo che la digestione sia veloce, a patto di farlo in modo naturale, scegliendo i cibi giusti.
Quel sistema barbaro invece, non fa altro che diventare concausa grave del rapido innalzamento dei valori glicemici.
Non era difficile in questa situazione far diventare l’IG uno specchietto planetario per allodole ingrossate, appesantite ed obese.
Le industrie non soffrono di distrazioni e di amnesie, ma solo di perfidia
Il lavoro di David Jenkins non è stato tutta aria fritta, ma il fatto che sia stato ripescato in fretta e furia dopo quasi 30 anni, fa capire quanto farabutte ed imbroglione siano le industrie.
Se qualcuno pensava ancora che soffrissero di distrazioni o di amnesie, al punto di ignorare ricerche ben più solide ed importanti, quali quelle di Cambridge2000, ora è totalmente servito.
Vengono dimenticate e nascoste le cose importanti, e si vanno a ripescare ed a magnificare per contro quelle mediocri.
Viviamo nel mondo paradisiaco delle droghe sociali, dell’amaro sangue e del dolce saccarosio.
Viviamo nella confusione e nella disinformazione che coinvolge tutti i poteri.
Già, meglio non scordarci che viviamo nel mondo delle droghe sociali, nel mondo dell’amaro sangue e del dolce zucchero-saccarosio, e sarebbe assurdo che in un posto del genere dominasse la logica e la chiarezza.
Ecco perché la nostra è pure l’epoca della confusione e della disinformazione, universitaria, governativa, ministeriale, e globale. Ne sono coinvolti Nazioni Unite, Europa, OMS, Medici senza Frontiere, Unicef, stampa e televisione, partiti e sindacati, destre e sinistre.
Un carosello continuo tra l’IMBROGLIO cercato e voluto, e l’ignoranza endemica di singoli e di organizzazioni.
E’ sempre il corpo a giocare la partita
Non è il farmaco e/o il Vaccino, non è il batterio, ma è il corpo a giocare la partita. Il terreno è tutto, il microbo è niente, dicono i medici ed i biologi onesti e trasparenti.
Nei cibi vale la stessa cosa. E’ il corpo che fa la differenza. Chiaramente è gravissimo dargli cose sbagliate. Le variazioni tra un individuo e l’altro sono drammatiche Nel caso dei cibi, sappiamo benissimo quanto dannosi siano i non-cibi carno-lattei, i cibi non della specie, i cibi cotti e devitalizzati.
Il fattore più importante non è mai il cibo in sé, ma il corpo che consuma quel cibo.
Non solo per il carico glicemico del sangue del soggetto, che è diverso da individuo a individuo, e persino in una certa ora del giorno rispetto a un’altra.
Ma soprattutto per l’indice di colesterolemia e per l’indice di densità e di scorrevolezza del sangue stesso, che variano in modo drammatico da una persona a un’altra.
Basta portare l’esempio della vitamina B12 nel sangue
Non a caso, tanto per fare un esempio, i livelli di vitamina B12 nel sangue variano dagli 80-100 pg/ml dei vegani-crudisti ai 157 minimi della FDA, ai 300-1059 entro i quali oscillano i mangiatori intensivi di carne e di proteine animali, che si sentono tranquilli ed approvati dalla carnofila FDA, non sapendo che la B12 alta significa sangue che si rapprende e si cicatrizza rapidamente, ma che trasmette e trasporta nutrienti, sporcizie da eliminare, ed anche enzimi ed ormoni correttivi con troppa lentezza.
Un mondo di falsi diabetici ma di veri intasati ed addensati
Non per niente la medicina ufficiale, dopo aver intasato il sangue della gente con le sue raccomandazioni sulle proteine nobili, ricorre pure agli ormoni nobili dei maiali (derivati da succhi di budella pressate di maiali essicate) prescrivendoli in continuazione a destra e a manca sottoforma di eparina.
Pochi sanno al mondo che molta gente dichiarata diabetica o pancreas-difettiva o insulino-deficiente, in realtà ha un pancreas normale che fa il suo dovere e produce normalmente insulina, salvo che non sia già stato abituato a non funzionare più per disuso, ovvero per colpa del ricorso all’insulina farmacologica.
Il problema, in molti casi, sta tutto nel sangue denso e poco scorrevole della gente obesa.
Con un sangue del genere, l’insulina, pur esistendo ed essendo regolarmente erogata dalle isole di Langerhans, non fa in tempo a raggiungere i punti critici di picco glicemico.
Totale ignoranza dei contenuti di insulina ed inulina nei vegetali crudi
C’è poi da aggiungere che parlare di indice glicemico senza fare le indispensabili differenziazioni tra cibo crudo e cibo cotto porta sempre sulla strada sbagliata, conduce sempre a risultati aberranti.
Sappiamo benissimo infatti che molti vegetali (come ad esempio il topinambur) contengono ottima insulina vegetale e molta inulina vegetale, le quali diventano rispettivamente sorella e cugina dell’insulina del pancreas, collaborando con essa, a patto però che le verdure non vengano cotte ed inscatolate.
Chiaro che gli indici glicemici usati dalle industrie non tengono affatto conto di questi valori basilari, per cui tutto il discorso sugli indici glicemici IG, e tutte le lunghe liste pubblicate du Internet, sono fatica sprecata.
La determinazione necessariamente sperimentale ed in sito dell’indice glicemico
La determinazione dell’IG può essere certificata soltanto in modo sperimentale di volta in volta, alimento per alimento, dipendendo essa da una decina di fattori variabili, come contenuto in amido dell’alimento, viscosità delle fibre dell’alimento, lavorazione del prodotto, caratteristiche organolettiche del prodotto.
A questa variabilità oggettiva dell’indice glicemico, occorre aggiungere poi il fattore soggettivo e variabile dell’individuo che assumerà il cibo stesso, per cui anche la certificazione più precisa dell’IG deve essere considerato valore virtuale e teorico.
Sotto accusa l’Università di Sydney che ha invaso il mondo di dati inutili ed inaffidabili
Sotto accusa sono infatti le banche dati, come quella dell’Università di Sydney, che fa da riferimento mondiale del settore.
Se si inserisce ad esempio la voce riso, dall’archivio fuoriescono 170 tipi diversi di riso, con variazioni che toccano il 50%, senza contare la successiva variabile dei metodi infiniti di cottura.
Ad esempio, un prodotto come la pasta di semola, che ha un IG basso se cotto al dente, sale del 40% nell’indice glicemico se viene stracotto.
Gli alimenti a elevato contenuto di amido, come le patate, hanno indici glicemici alti, che aumentano quanto più li lavoriamo.
Se l’indice glicemico è alto ce ne accorgiamo facilmente
Cuocere e lavorare le patate significa infatti predigerirle e facilitare il loro transito nello stomaco.
I cibi più a rischio sono dunque quelli di preparazione industriale, molto lavorati e sofisticati.
Fette biscottate, grissini e marmellate normali provocano picchi glicemici altissimi, ma ce ne accorgiamo pure.
Chi mai riesce a mandare giù più di un paio di cucchiaini delle marmellate stile Luisa Biondi che offre di regola il mercato ?
Se invece si produce in proprio una marmellata senza zucchero, si riesce a consumare, volendo, l’intero vasetto (anche se è sbagliato farlo).
Una etichetta come ammonimento potrebbe risultare utile
Sarebbe giusto pretendere sugli alimenti un bollo legale tipo Prodotto ad alto indice glicemico, sugli alimenti sballati come le merendine e le bevande pericolose come le cole e le altre bevande gassate e dolcificate.
Questo spingerebbe parecchi ragazzi a cercare cibi più sani e più naturali per colazione e merenda, ha dichiarato Bruno Berra, ordinario di biochimica all’Università di Milano (Occhio al fattore IG, di Marco Bonarrigo, Panorama 17/4/2008).
L’unica etichetta valida è quella di provenienza dal buon albero e dalla buona terra
Ha perfettamente ragione, ma per coloro i quali nemmeno il teschio sulle sigarette serve come dissuasione dal fumo, tanto sono irresponsabili ed autolesionisti, l’ammonimento IG alto sull’etichetta servirà a ben poco.
La coalizione delle industrie viziose e dissolute, tipo Coca-Cola, Eridania, Alemagna, Motta, Algida, Kraft, Bayer, Monsanto, Pfizer, Philip Morris e simili, tutte ben difese dal Codex Alimentarius, non è d’accordo nemmeno sull’apposizione obbligatoria della dicitura cibo contenente OGM, figurarsi se accetteranno di porre l’etichetta di cibo glicemicamente pericoloso.
La vera etichetta, caro dr Berra, dobbiamo stamparcela tutti nella mente, e dev’essere quella dell’albero e della terra.
Proviene dal buon albero e dalla buona terra ? E allora va sempre bene.
Proviene dalla fabbrica ? E allora siamo sempre in zona pericolo.
Proviene dal caseificio o dal macello ? E allora siamo sempre in zona disgraziata.
By Valdo Vaccaro – Direzione Tecnica AVA-Roma (Associazione Vegetariana Animalista) – Direzione Tecnica ABIN-Bergamo (Associazione Bergamasca Igiene Naturale)
Danni dello zucchero e gli interessi delle multinazionali – 25 Set. 2011
Da anni si legge in molti libri di medicina naturale che lo zucchero è come una droga dolce ma pericolosa per l’organismo.
Spesso si crede che per lo zucchero di canna tale verità non sia valida, ma il cosiddetto zucchero di canna molto spesso è lo stesso zucchero bianco colorato con melassa (si salva forse il mascobado, zucchero integrale di canna e qualche altro zucchero del commercio equo e solidale).
In questo articolo ci stiamo ovviamente riferendo allo zucchero raffinato artificialmente dalla canna o dalla barbabietola, e non agli zuccheri presenti all’interno di altri alimenti completi come il fruttosio della frutta o il lattosio del latte)
È difficile credere che lo zucchero possa essere dannoso perché tale sostanza è entrata nella nostra dieta in modo tanto profondo che una buona metà dei cibi confezionati che si trovano in commercio nè risulta “contaminato”.
L’assunzione di zucchero raffinato sottrae la vitamina C all’organismo, come fanno le sigarette, uccide alcuni batteri simbionti che nel nostro organismo producono vitamine del complesso B e altera il ciclo di regolazione glicemica. Il pancreas reagisce allo zucchero puro con una ipersecrezione di insulina, cui segue da una parte una ipoglicemia, dall’altra a lungo andare il surplus di lavoro del pancreas puo’ portare al diabete. L’assunzione di zucchero inoltre causa sonnolenza post pranzo, altera il metabolismo e influisce sugli ormoni,decalcifica le ossa e può portare alle carie dentarie.
Anche l’aumento dei casi di cancro è correlato all’assunzione sempre più elevata di zucchero nella società dei consumi, dove anche nell’alimentazione l’apparire (il gusto artificialmente dolce) è molto più importante dell’essere (la valenza nutritiva e la purezza del cibo).
I popoli che non conoscono ancora lo zucchero non conoscono nemmeno il cancro. Il più basso livello di casi di cancro si è registrato in Olanda due anni dopo l’occupazione nazista, quando zucchero e caffè erano quasi scomparsi dalla tavola: tutti gli studi sulla prevenzione e la cura naturale del cancro (regolazione alimentare e metabolica) confermano che più si mangia zucchero e più si rischia di sviluppare il tumore. Ci sono inoltre studi che dimostrano il legame fra zucchero e ulcera, fra zucchero e malesseri psicologici, fra zucchero ed allergie…la situazione è grave: sia per gli effetti che per l’assordante silenzio di chi dovrebbe tutelare la salute dei cittadini.
Si sa, la salute non genera business, la prevenzione primaria non genera mercato, la malattia dà da mangiare a tutto il sistema sanitario, come diceva un medico egizio 3.500 anni fa (riferendosi ovviamente alla classe benestante che lui curava) “un quarto di ciò che mangiamo serve per nutrire il corpo, il restante per nutrire i medici”.
È per questo che nelle università di medicina di tutto il mondo non si studia quasi per niente l’influenza dell’alimentazione sul benessere dell’individuo e il modo di mantenere la salute con la prevenzione primaria (corretto stile di vita) mentre si punta sulla ben più costosa (e redditizia) prevenzione secondaria (test di laboratorio poco affidabili e a volte pericolosi, radiografie cancerogene ecc.). Quei medici (come Mendelson e Kousmine) che denunciano questa squallida realtà sono ovviamente una stretta minoranza; per questo di tutto ciò che è descritto in queste righe difficilmente si trova traccia nei consueti manuali universitari.
Fonte: stragulp.com/articoli
vedi anche:
https://www.valdovaccaro.com/zuccheri-amici-e-zuccheri-nemici/
https://www.valdovaccaro.com/dieci-motivi-per-evitare-lo-zucchero/
https://www.valdovaccaro.com/zuccheri-raffinati-occlusioni/