GENESI del CANCRO
Relazione del Dr. Tullio Simoncini per il Congresso di Rimini, 14-16 giugno 2002
La Candida è sempre presente nel corpo in quanto facente parte degli organismi saprofiti residenti nell’intestino, ma di norma quando il sistema immunitario, che la la sua principale sede funzionale proprio nell’intestino (70%), funziona in modo regolare, esso, assieme agli suoi antagonisti (batteri) riescono a tenerla sotto controllo, impedendo alla Candida di formare grandi colonie invasive permanenti.
Negli altri casi (favorevoli e predisposti al Terreno Oncologico), nei quali, il pH digestivo, gli enzimi, la flora batterica sono alterati, e vi sono problemi di stress anche psicologico, il sistema immunitario non funziona a dovere, le difese immunitarie divengono scarse, in quei frangenti la Candida riesce a proliferare, per la mancanza di antagonisti, ed a emigrare per annidarsi nei tessuti di qualche organo bersaglio del “Tumore Psichico” (vedi anche: Corpo di Dolore), e in quel luogo costituisce una colonia che penetra i tessuti, diventando inespugnabile per il sistema immunitario e per gli antagonisti e quando, un qualsiasi prodotto anti fungino viene introdotto nell’organismo e con il quale essa viene in contatto, essa si ritrae all’interno dei tessuti lasciando le parti esterne (le superfici ove essa di norma e’ presente), per ritornare con maggiore virulenza appena l’antifungino viene non viene piu’ utilizzato.
A quel punto l’organismo reagisce direttamente, creando una specie di barriera (tipo incistamento), esso tenta di circoscrivere ed isolare i tessuti colpiti ed e’ quello che noi chiamiamo impropriamente “neoplasia”, in parole povere il corpo cerca di creare una barriera fra il corpo estraneo (la nascente neoplasia) ed il resto dell’organismo.
Il “tumore” appare in genere come una “crescita abnorme“, mentre in realtà e’ solo una difesa disperata dell’organismo contro l’invasione della colonia fungina che ha accorpati i tessuti dell’organo o della zona bersaglio.
Disbiosi microbica cronica è associata con il cancro al seno umano
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3885448/
A questo punto l’utilizzo dell’acqua basica al 5% di bicarbonato di sodio non è affatto una tecnica “stupida” od una “follia“ da ciarlatano, ma la conseguenza obbligata di un ragionamento logico e molto preciso: se è vero che l’aggressione è causata dal fungo, è altrettanto vero ed e’ anche ben noto che, in natura, i sali carbonati siano i peggiori nemici dei funghi. Ecco quindi che l’acqua basica al 5% di bicarbonato di sodio diventa la soluzione più logica ed efficace per combattere la Candida nelle sedi ove essa prolifera a dismisura, cioe’ nelle zone ove il Tumore-Cancro si manifesta (organi bersaglio).
Ma l’oncologia mondiale è basata su di un’altra ideologia: essa afferma che la cellula impazzisce, il che NON è vero, tant’è che quando nei pazienti si utilizza l’acqua basica al bicarbonato sui tessuti investiti dal tumore, appena il tessuto si libera dalla colonizzazione della Candida, le cellule ivi presenti, riprendono a funzionare regolarmente perche’ sono state liberate dalla loro prigione, l’incistamento provocato dall’organismo stesso per isolare ma massa anomala, e quindi si rimettono a funzionare nel sistema dal quale esse erano state isolate.
L’oncologia mondiale deve quindi imparare a rimuovere la sua errata e maledetta premessa che: “il cancro inizia all’interno della cellula”, mentre è vero il contrario, è il Terreno Oncologico, la matrice extracellulare che alterandosi permette alla Candida di emigrare dall’intestino perche’ richiamata dal sistema immunitario a fare il suo dovere di “Spazzino” delle sostanze tossicheaccumulate in certe parti del corpo, ma quando per la mancanza degli antagonisti e per le alterate funzioni immunitarie essa prolifera in modo abnorme, dove essa si reca per fornire assistenza…. cioe’ negli organi bersaglio intossicati ed infiammati, generando le cosiddette “neoplasie”.
Ma la premessa ideologica dell’oncologia mondiale garantisce ad essa di continuare a guadagnare miliardi di dollari sulla pelle dei malati, ecco perchè con quella premessa, la vera cura per il Cancro non si troverà MAI.
In questa breve sintesi, abbiamo descritto in parole semplici, la Genesi del Cancro secondo la Medicina Naturale.
“Do fungi play a role in the aetiology of cancer ? “, Reviews in Medical Microbiology
13(1):37-42, January 2002, Wainwright, Milton
Abstract:
The recent recognition that the bacterium Helicobacter pylori potentially plays a role in the aetiology of gastric cancer has highlighted the possibility that other non-virus microorganisms, including yeasts and filamentous fungi, may also cause cancer in humans. For more than a century fungi have been implicated in the aetiology of cancer. Initially, attention was directed to yeasts in the so-called blastomycete-theory of cancer; more recently filamentous fungi have also been implicated in carcinogenesis, based largely on their ability to produce potentially carcinogenic mycotoxins. Here, the widely spread literature on the role of fungi in carcinogenesis is reviewed in the hope that it will stimulate a re-evaluation of the potential carcinogenic role of fungi.
(C) 2002 Lippincott Williams & Wilkins, Inc.
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?cmd=Retrieve&db=PubMed&dopt=Abstract&list_uids=99379706
Candida albicans e cancro: questo lievito può indurre sviluppo o progressione del cancro ?
Crit Rev Microbiol. 2016; 42 (2): 181-93. doi: 10.3109 / 1040841X.2014.913004. Epub 2014, 25 giugno.
By: Ramirez-Garcia A 1, Rementeria A 1, Aguirre-Urizar JM 2, Moragues MD 3, Antoran A 1, Pellon A 1, Abad-Diaz-de-Cerio A 1,Hernando FL 1 – Informazioni sull’autore
1 – Dipartimento di immunologia, microbiologia e parassitologia.
2b – Dipartimento di stomatologia II, e.
3c – Dipartimento di Infermieristica, Università dei Paesi Baschi (UPV / EHU), Leioa, Spagna.
Estratto
Attualmente è in aumento la preoccupazione per la relazione tra infezioni microbiche e cancro.
Sempre più studi sostengono l’opinione che esiste un’associazione, soprattutto, quando gli agenti causali sono batteri o virus. Questa recensione aggiunge a questo, riassumendo prove che il fungo opportunistico Candida albicans aumenta il rischio di carcinogenesi e metastasi.
Fino agli ultimi anni, Candida spp. era fondamentalmente legato ai processi cancerosi in quanto è un agente patogeno opportunista che sfrutta lo stato immunosoppressivo dei pazienti, in particolare a causa della chemioterapia.
Al contrario, i risultati più recenti dimostrano che C. albicans è in grado di promuovere il cancro attraverso diversi meccanismi, come descritto nella revisione: produzione di sottoprodotti cancerogeni, innesco di infiammazione, induzione della risposta Th17 e mimetismo molecolare. Sottolineiamo la necessità non solo di controllare questo tipo di infezione durante il trattamento del cancro, specialmente dato il ruolo principale di questa specie di lievito nelle infezioni nosocomiali, ma anche di trovare nuovi approcci terapeutici per evitare l’effetto pro-tumorale di questa specie fungina.
PAROLE CHIAVE:
Cancerogeno; cancerogenesi; infiammazione; metastasi; tumore
PMID: 24963692 DOI: 10,3109 / 1040841X.2014.913004 – Tratto da: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24963692
[Indicizzato per MEDLINE]
pH and Chemotherapy – A., Raghunand N. B., Gillies RJ.
University of Arizona Health Sciences Center, Cancer Center Division, Tucson 85724-5024, USA.
In vivo pH measurements by magnetic resonance spectroscopy reveal the presence of large regions of acidic extracellular pH in tumours, with the intracellular pH being maintained in the neutral-to-alkaline range. This acid-outside plasmalemmal pH gradient acts to exclude weak base drugs such as the anthracyclines and vinca alkaloids, a behaviour that is predicted by the decrease in octanol-water partition coefficients of mitoxantrone and doxorubicin with decreasing solution pH.
This pH gradient can be reduced or eliminated in mouse models of breast cancer by systemic treatment with sodium bicarbonate….. PMID: 11727930
Le sperimentazioni dell’ISS (Istituto Sup. di Sanita’ – Italy) partono dall’evidenza che l’ambiente (Terreno)
in cui si sviluppa un tumore maligno è anch’esso acido !
e le vaccinazioni e certi farmaci, producono facilmente l’alterazione del terreno verso l’acidosi…
Candida Albicans: conCausa del Cancro
L’oncologia attuale è morta. Basta ricordare un’affermazione fatta di recente in TV dal prof. Veronesi, dove alla domanda se in virtù delle nuove conoscenze genetiche si potrà sconfiggere il cancro lui risponde:”occorrerà ancora una decina di anni”.
Puntualmente ogni mese assistiamo alla scoperta di questa o quella proteina coinvolta nel processo neoplastico, a questo enzima, gene, soppressore, carcinogeno, ecc.
Nel firmamento dell’oncologia ogni tanto il buio viene spezzato da qualche nuovo ritrovato, che però nel giro di qualche settimana, come una stella cadente, non lascia alcun segno di sé.
Un recente articolo, ad esempio, riporta le statistiche dei tumori dell’apparato digerente, che evidenzia lo stato zero dell’oncologia ufficiale.
Un mio amico che ha lavorato in un importante laboratorio USA, come collaboratore del dott. Gallo, quello del virus HIV, nel quale si utilizzavano le colture di cellule HeLa (tratte da tessuti di cancerosi, per la moltiplicazione di quelle colture destinate a varie ricerche ed esperimenti), mi ha confermato che, quando queste colture non venivano poste in ambiente sterile, in esse si ritrovava, sulla superficie della coltura, la CANDIDA che e’ un saprofita, cioe’ un commensale anche umano con base intestinale; cio’ significa che essa, la Candida, era gia’ presente nel tessuto del canceroso iniziale, anche con le proprie ife, e che quando la coltura era posta in ambiente sterile, non si evidenziavano, ma se messe o lasciate in ambiente NON sterile, si “scatenavano =proliferavano= moltiplicavano” ed apparivano chiaramente sulla superficie della coltura di quelle cellule-tessuti cancerosi manifestando: la Candida.
Disbiosi microbica cronica è associata con il cancro al seno umano
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3885448/
CANCRO e CANDIDA Albicans
La candida (fungo con 7-8 coppie di cromosomi) che vive normalmente nel nostro intestino come fungo residente, si insedia molto facilmente anche nei tessuti (specie nelle mucose) degli organi indeboliti (intossicati e/o in acidosi) o “feriti”, per aiutare il processo didisintossicazione ed il processo di riparazione del tessuto o dell’organo investito, cio’ avviene assieme ad altri tipi di flora microbica autoctona, ma se NON incontra (nei luoghi ove “emigra”) i suoi antagonisti (microbi che se la “mangiano”, quando prolifera a dismisura) essa inizia a produrre ife (simili a radici, per proliferare, riprodursi) e crea massa con tessuti nei quali e’ insediata, succhiando risorse all’organismo, Il tessuto e/o l’organo interessato si difende producendo del tessuto in eccesso (“carne” con 23 coppie di cromosomi). Ecco come si forma la massa del tumore.
Così pure per il cancro del polmone:
Appare quindi inderogabile, una presa di posizione di assoluto rifiuto nei confronti dell’attuale ideologia oncologica, che dopo 50 anni di fallimenti andrebbe accantonata per sempre.
E’ noto a tutti, difatti, come la causalità genetica nel cancro, matrice ideologica che la sostiene, sia da considerare ormai solo come un oggetto fumoso e macchinoso, lontano anni luce dalla realtà dei malati neoplastici.
In tutti i sacri testi, ad esempio, è possibile rilevare solo contraddizioni e attestati di impotenza.
Il trattato “Medicina Oncologica”, Bonadonna G. Robustelli G. Milano 1999, riporta quanto segue:
Pagina 5
La causa principale del tumore consiste in alterazioni del genoma a livello dell’espressione o funzione dei geni deputati al controllo della crescita e della differenziazione cellulare.
Pagina 5 riga 17
**I meccanismi biochimici degli oncogeni per trasformare le cellule sono ancora poco noti.
Pagina 5 fine
**Ci si augura che il profilo genetico, nel prossimo futuro, sarà più completo.
Pagina 7, 2° capoverso
A partire dai primi anni 80 è stato dimostrato che specifici e ricorrenti riarrangiamenti cromosomici, comprese traslocazioni e delezioni, costituivano punti critici nel complesso evento della trasformazione maligna.
Pagina 7 inizio
Come aveva previsto Boveri all’inizio del secolo, un quadro cromosomico abnorme è intimamente associato al fenotipo maligno della cellula neoplastica.
Pagina 7, 3°capoverso
**Il meccanismo attraverso il quale avvengono alterazioni cromosomiche è tuttora sconosciuto.
Pagina 74 fine
**I fattori di crescita sono un non meglio definito gruppo di polipeptidi in grado di modulare la funzione cellulare e di esercitare un’azione regolatrice, specifica e potente, nella crescita delle cellule bersaglio.
Pagina 77, 1°capoverso
**I risultati delle più recenti ricerche indicano chiaramente che ulteriori progressi in futuro avverranno attraverso la delucidazione dei vari meccanismi mediante i quali i fattori di crescita controllano l’espressione degli oncogeni e questi, a loro volta, controllano l’espressione dei fattori di crescita.
Pagina 77
**In futuro verranno identificate dozzine di geni (nella cellula aploide il DNA comprende 50-100000 geni), oggi ignoti che serviranno a perfezionare le nostre conoscenze nell’intricato processo di regolazione e differenziazione cellulare.
Pagina 137 ultimo capoverso
**Benché varie osservazioni sperimentali abbiano dimostrato come le manipolazioni dei geni coinvolti nelle lesioni molecolari dei tumori umani sia in grado di modificare il comportamento biologico del tumore in vitro, l’applicazione di questi risultati alla pratica clinica pone molte problematiche e richiederà delicati sforzi di ricerca.
Un uso più diretto delle lesioni molecolari, in senso terapeutico, appare oggi ancora incerto.
Pagina 176 fine
**…anche se i dati riportati per alcuni fattori quali c-erb e p53 (antioncogeni) sono suggestivi per una possibile “individualizzazione” del tipo di agenti neoplastici da somministrare per ottenere migliori probabilità di risposta, è oggi prematuro ogni loro uso quali fattori predittivi di risposta nella pratica clinica quotidiana.
**Con la preparazione e la disponibilità degli anticorpi monoclonali (AM), i tentativi di sieroterapia dei tumori si sono intensificati finora con limitato successo.
Pagina 669
Immunoterapia attiva (vaccinazione) e terapia genica
Vettori retrovirali trasferiscono in cellule normali o neoplastiche geni, come quelli delle citochine o di enzimi batterici capaci di metabolizzare un profarmaco.
Nell’immunoterapia attiva il trasferimento di geni aumenta la capacità della cellula ricevente di stimolare il sistema immunitario, mentre nella terapia genica i geni trasferiti, metabolizzando il profarmaco in farmaco citotossico (gene suicida), espone le cellule alla distruzione del farmaco stesso.
**(Questa)…è un’area di lavoro scientifico che potrebbe dare nel futuro nuove armi all’oncologo medico.
Tratto dal trattato “Medicina Interna” Stein J. H. Milano 1995
Pagina 1186, 2° paragrafo
Anche se abbiamo solo informazioni frammentarie relative alla funzione dei proto-oncogeni, nelle cellule normali i dati a nostra disposizione suggeriscono che questi geni svolgono un ruolo nella regolazione della proliferazione cellulare, fungendo da elementi di un apparato multicomponente di trasduzione del segnale.
Pagina 1187 fine
**Benché l’identificazione e l’ordinamento di ciascuno stato della trasmissione del segnale non siano ancora stati dati, si possono ora descrivere significativi componenti.
Pagina 1188 ultimo capoverso
Il controllo della crescita coinvolge altri 2 processi regolatori in relazione alla trasduzione del segnale, che non sono ancora pienamente conosciuti.
Pagina 1188 1° paragrafo fine
**Benché i ruoli precisi di proto-oncogeni multifunzionali non sono stati ancora chiariti, sembra possibile che essi funzionino da ponti tra diversi componenti dell’apparato regolatore mitogenico.
Conclusione: Il tutto è molto oscuro, ovvero mille se non hanno mai fatto un si.
Dei ragionamenti fatti su possibili possibilità future, non hanno nulla di concreto.
L’imperativo categorico allora è quello di voltare pagina una volta per tutte.
Avendo da par mio capito già molti anni fa la fallacia dell’anomalia riproduttiva cellulare su base genetica ed essendomi quindi indirizzato verso altre ipotesi eziologiche, ho trovato nella micologia le risposte che andavo cercando, arrivando alla conclusione che l’unica, la vera causa del cancro è un fungo, la candida con tutte le sue varianti.
Risulta difatti che essa:
– E’ sempre presente nei malati di cancro
– Può produrre colonie, cioè metastasi
– Ha un patrimonio genetico sovrapponibile a quello dei tumori, tanto che in certi casi i suoi capsidi vengono utilizzati a scopo diagnostico per svelare precocemente il cancro
– Può invadere ogni tipo di tessuto o organo
– Possiede un’aggressività e un’adattabilità illimitate
– E’ stata dimostrata la sua capacità di promuovere la degenerazione neoplastica
C’è da aggiungere inoltre che nel mondo biologico vegetale tutti i tumori sono causati da funghi, e che il carattere infettivo del cancro è già stato più volte dimostrato in base alla sua trasmissibilità.
Già nel 1911 Rous P. aveva ottenuto lo sviluppo di tumori maligni mediante trasmissione con filtrati cellulari delle masse neoplastiche (JAMA 1983 Sep 16;250(11):1445-9).
Nel 1939 Reich W. aveva dimostrato che il cancro è trasmissibile e quindi d’origine infettiva (“La biopatia del cancro“ Varese 1994).
Ginsburg I. (Science 1987 Dec 11;238(4833):1573-5 dimostra come cellule tumorali di topo infettate da candida albicans e iniettate in ceppi singenici, esibiscano un’aggressività e una capacità di crescita notevolmente aumentate rispetto a cellule tumorali non infettate.
Perri G.C (Toxicol Eur Res 1981 Nov;3(6):305-10) riporta l’alta incidenza di neoplasie in topi alimentati con quote aggiuntive di proteine ricavate dalla candida.
La costante presenza poi della candida nei tessuti dei malati di cancro è cosa nota a tutti da tempo, tanto che nonostante le difficoltà di isolamento, viene rinvenuta da vari autori in percentuali quasi dell’ordine del 100%:
Kiehn TE, Edwards FF, Armstrong D “The prevalence of yeasts in clinical specimens from cancer patients.” Am J Clin Pathol 1980 Apr;73(4):518-21, ad esempio in un gruppo di pazienti studiato per 15 mesi, rinviene la presenza di candida (5 tipi diversi) nel 97% dei casi.
Hopfer RL, Orengo A, Chesnut S, Wenglar M “
Radiometric detection of yeasts in blood cultures of cancer patients.” J Clin Microbiol 1980 Sep;12(3):329-31 nel 79%.
Hughes WT “Systemic candidiasis: a study of 109 fatal cases.” Pediatr Infect Dis 1982 Jan-Feb;1(1):11-8, trova all’esame autoptico di 109 casi studiati, la presenza della candida in quasi tutti i tessuti nel 90% dei casi, laddove peraltro analisi effettuate ante-mortem non ne avevano evidenziato la presenza, cosa che conferma quanto sia difficile individuarla nei tessuti neoplastici, e che viene riportata anche da altri autori : Escuro R.S ( Am J Med 1989 Dec;87(6):621-7), Karaev Z.O (Zh Mikrobiol Epidemiol Immunobiol 1992;(5-6):41-3) e Walsh T.J. (N Engl J Med 1991 Apr 11;324(15):1026-31).
Il problema che si pone allora è il grado di parassitismo della candida, e se effettivamente possa esserne accettata la dimensione patogena attualmente indicata dai ricercatori, anche in considerazione del fatto che i funghi, un mondo estremamente vasto e variegato, è in massima parte ancora oggi un mistero.
La definizione classica allora, “La candida è un saprofita opportunista occasionale” non spiega niente, anzi rischia di impedire la comprensione della sua reale potenza patogena. Basti pensare che le colonie di candida sono così aggressive, da attaccare e colonizzare perfino i materiali sintetici utilizzati nelle protesi sostitutive di organi interni, come viene riferito da Ell S.R. (J Laryngol Otol1996 Mar;110(3):240-2).
La sua capacità di sviluppo quindi, non può essere confinata solo ai tessuti di rivestimento, ma va individuata anche e specialmente negli organi interni laddove, per l’abbondanza nutritiva apportata dal tessuto connettivo, riesce a sviluppare quelle masse così grandi le quali, interagendo con il sistema immunitario dell’ospite, diventano poi tumori.
Molti studi peraltro, hanno dimostrato che non è un semplice opportunista che aggredisce i tessuti dopo una malattia neoplastica, ma che è in grado di causare lei stessa lo sviluppo di un tumore.
In sintesi la candida non è un post hoc ma un propter hoc, come viene riportato peraltro da molti lavori:
Field E.A. (J Med Vet Mycol 1989;27(5):277-94) ad esempio riferisce come ci sia attualmente un grosso e controverso dibattito sul ruolo della candida nello sviluppo delle neoplasie epiteliali. In particolare essendo stato dimostrato abbondantemente lo stretto nesso causale tra infezioni croniche di candidosi orale e sviluppo di neoplasia, lo studio tende a supportare l’associazione tra candida e cancro orale.
Hicks J.N (Laryngoscope 1982 Jun;92(6 Pt 1):644-7) riporta il caso di una paziente con disturbi alla gola che in seguito ad esame bioptico ripetuto, evidenzia un’infezione da candida che ha le caratteristiche di un carcinoma a cellule squamose.
Liu S.F. (Chung Hua Liu Tsa Chith 1986 Jan;8(1):42-4) seleziona random 1762 casi da 17000 affetti da neoplasie esofagee, trovando una associazione costante tra la quantità di funghi e la displasia e il carcinoma dell’esofago, cosa che a suo avviso meriterebbe studi ben più approfonditi.
Krogh P.(Carcinogenesis 1987 Oct;8(10):1543-8) in uno studio di 12 casi rileva il ruolo eziologico della candida nel cancro orale, interpretando però la cosa con la capacità del fungo di produrre nitrosamine carcinogenetiche.
O’Grady J.F. (Carcinogenesis 1992 May;13(5):783-6) dimostra la capacità della candida di causare trasformazioni epiteliali in senso neoplastico come promotore, dopo l’applicazione di un iniziatore, il 4NQO sulla mucosa orale.
Zhang K.V (Chung Hua Kou Chiang Hsueh Tsa Chih 1994 Nov;29(6):339-41, 384) dimostra la stessa cosa per le neoplasie del cavo orale, utilizzando una differente sostanza, il DMBA.
Miller-Hjelle M.A. Emerg Infect Dis 1997 Apr-Jun; 3(2): 113-27 esamina il tessuto e il liquido delle cisti fluide di 3 pazienti affetti da rene policistico, rinvenendovi sempre endotossine e componenti fungine. Questa malattia, a suo avviso, potrebbe essere di natura fungina, un fatto sconosciuto emergente che andrebbe investigato più approfonditamente.
Madura-Gabryel H. in un suo studio su 25 pazienti con diagnosi di carcinoma del polmone istologicamente accertato, in 1/3 dei casi evidenzia la coesistenza, sempre al momento della diagnosi, di un’infezione fungina la cui gravità è in relazione con la gravità della neoplasia.
Rumi A. (Chir Ital 1986 Jun;38(3):299-304) riporta il caso di un’infezione dell’esofago da candida che si sviluppa con i caratteri di una neoplasia maligna.
Ilgren E.B., J. Neurosurg. 1984 Feb;60(2): 428-30 riporta un caso di massa cerebellare psudotumorale, causata dalla candida, in assenza di altre localizzazioni extra craniche.
Hanci M. Zentralbl Neurochir 1998;59(2): 129-31 riferisce lo stesso fenomeno per una massa cerebrale.
Piazzi M. (Minerva Stomatol 1991 Oct;40(10):675-9) attesta la pregressa infezione e la coesistenza di candidosi orale in 4 casi di M. di Kaposi.
E inoltre:
Pedersen A. (Tandlaegebladet 1989 Sep;93(13):509-13), Trotoux J. (Ann Otolaryngol Chir Cervicofac 1982;99(12):553-6) attestano il nesso causale tra la candida e la formazione del carcinoma epidermoidale della lingua.
Wang F.R. (Chung-hua Ping Li Hsueh Tsa Chih 1988Sep;17(3):170-2) e (Chung Hua Chung Liu Tsa Chih 1981 May;3(2) per il cancro del polmone.
Joseph P. (Chest 1980 Aug;78(2):340-3) per il mixoma atriale.
Fobbe F. (ROFO Fortschr Geb Rontgenstr, Nuklearmed 1986 Jan;144(1):106-7) Bathia V. (Indian J Gastroenterol 1989 Jul;8(3):171-2) Marnejon T. (Am J Gastroenterol 1997 Feb;92(2):354-6) per il cancro dell’esofago.
Taguchi T. (J Pediatr Gastroenterol Nutr 1991 Apr;12(3):394-9) per il carcinoma dell’intestino
Raina V. (Postgrad Med J 1989 Feb;65(760):83-5) per il morbo di Hodgkin
Mannell A. (S Afr J Surg 1990 Mar;28(1):26-7) per il tumore del pancreas
Le considerazioni e i lavori presentati attestano quindi che la candida possiede una grande capacità carcinogenetica e come oggi non sia più proponibile un suo ruolo patogeno semplicemente consequenziale ad uno stato di defedamento post tumorale.
Molti autori tra quelli descritti e anche altri come ad esempio Yemma J.J (Cytobios 1994;77(310):147-58), ammettono oggi esplicitamente, quindi, un ruolo eziologico diretto del micete nella genesi del cancro; l’errore che viene fatto però è quello di ritenerlo responsabile della produzione di sostanze che alterano la funzionalità nucleare, di inquadrarlo cioè in un ulteriore passo di degenerazione genica, la qual cosa alla fine impedisce di attribuire loro la matrice infettiva tout court, che aprirebbe finalmente la via alla definitiva scoperta del cancro.
Non è affatto logico dunque, in base alle risultanze oggi esistenti, continuare a voler vedere la candida come un microrganismo ai limiti tra la patogenicità e l’innocuità, ma come l’unico, terribile generatore causale delle neoplasie.
In quest’ottica allora il tumore è da considerare concettualmente uno; ne esistono però tanti tipi, perché?
Secondo le posizioni ufficiali, essendo l’alterazione genetica alla base dello sviluppo neoplastico, è possibile che essa possa manifestarsi in qualsiasi territorio, con tutte le differenziazioni tipologiche possibili.
Secondo il mio punto di vista invece, è sempre la candida ad invadere i vari comparti anatomici, evocando reazioni differenti in funzione degli organi parassitati, che dipendono dalla quantità e qualità dei tessuti interessati.
Facciamo un esempio: se si prende una spina inerte, ad esempio quella di un riccio di mare, e la si inocula ora nella pelle, ora nei bronchi, nell’osso, nel cervello ecc., si evoca una reazione immunitaria di tipo cellulare che tende ad incistarla, a formare come un bozzolo entro cui rinchiuderla.
Allo stesso modo, il sistema immunitario visualizza le colonie fungine, dopo una certa dimensione millimetrica, come corpi estranei che stimolano una reazione di incistamento, prodotta con il tipo di cellule del tessuto invaso.
La spina o il fungo possono causare quindi, di volta in volta, un epitelioma, un adenocarcinoma, un osteosarcoma, un glioblastoma e così via.
Nei primi momenti di invasione poi, l’organismo è in grado di inviare cellule mature per arginare i funghi in proliferazione – è il fenomeno del tumore differenziato -; man mano che le colonie diventano più potenti e i tessuti si esauriscono, le cellule diventano via via più immature fino all’anaplasia.
Un organo così, il cui connettivo profondo sia stato invaso, si difende tramite iperproduzioni cellulari che tentano di incistare le colonie fungine tendenti alla completa colonizzazione dell’organismo.
Il rapporto esistente in un organo tra tessuti differenziati e il connettivo determina la capacità di reazione, e quindi il grado di malignità di una neoplasia.
Meno cellule nobili ci sono, più maligno e invasivo è il tumore.
Ad un estremo così ci sono i tessuti nobili inattaccabili, all’altro il semplice connettivo; il tessuto ghiandolare, che rappresenta la media via tra questi due elementi proprio perché dotato di strutturazione complessa, possedendo una certa capacità di incistamento nei confronti dei funghi, può opporsi alla loro invasione producendo il fenomeno del tumore benigno.
In pratica, dunque, è sempre la stessa candida che attacca i diversi tessuti, adattandosi di volta in volta al tipo di ambiente che trova.
Le specificazioni allora che vengono usualmente date riguardo alle varie candide (candida albicans, krusei, glabrata, tropicalis ecc.), sottovalutano il fatto che derivano tutte da un unico capostipite il quale, quando muta geneticamente per attaccare l’ospite, diventa ora questo ora quel ceppo.
Hopfer R.L. (J Clin Microbiol 1980 sep;12(3):329-31) ad esempio ha trovato in colture post-mortem di un malato leucemico, ben 4 specie diverse di candida.
Aksoycan N. inoltre (Mikrobiyol Bul 1976 Oct;10(4):519-21) ha dimostrato che 7 diversi ceppi di candida in realtà hanno la stessa struttura antigenica.
Odds F.C. (Zentralbl Bakteriol Mikrobiol Hyg [A] 1984 Jul;257(2):207-12) riferisce come lo stesso ceppo di Candida può colonizzare differenti comparti anatomici in tempi diversi.
Hellstein J. (J Clin Microbiol 1993 Dec;31(12):3190-9) individua la comune origine clonale sia dei ceppi commensali che di quelli patogeni della candida albicans.
Ma c’è di più, la candida presenta la stessa struttura genetica del cancro.
Paradossalmente questo fatto così importante, che dimostra che la candida è il cancro, non viene nemmeno preso in considerazione dalla medicina ufficiale.
Vari autori difatti, pur attestandone l’identità genetica, rimangono tuttavia solo su un piano sterilmente descrittivo.
Vediamo i lavori:
Werner G.A.( Eur Arch Otorhinolaryngol 1995;252(7):417-21) riferisce di aver trovato le stesse sequenze omologhe in campioni di DNA estratti dalla Candida glabrata, dalla Candida parapsilopsis e da cellule provenienti da materiale bioptico prelevato dal carcinoma squamo-cellulare delle vie aeree superiori.
Schneider J. Br. Journal Cancer 1998 Mar;77(6): 1015-20 evidenzia come I determinanti antigenici della candida albicans sono dotati di cross-reattività con cellule tumorali umane dell’ovaio.
Yasumoto K. (Hum Antibodies Hybridomas 1993 Oct;4(4):186-9) e Kawamoto S. (In Vitro Cell Dev Biol Anim 1995 Oct;31(9):724-9) dimostrano come lo specifico anticorpo monoclonale diretto verso il citocromo C della candida krusei reagisce anche nei confronti di una frazione citoplasmatica di cellule del tumore del polmone.
Hashizume S. (Hum Antibodies Hybridomas 1991 Jul;2(3):142-7) e Hirose H. (Hum Antibodies Hybridomas 1991 Oct;2(4):200-6) utilizzano il citocromo C di varie candide per la diagnosi di cancro del polmone.
Schwartze G. (Arch Geschwulstforsch 1980;50(5):463-7) suggerisce di utilizzare anticorpi specifici contro la candida nella diagnosi di melanoma maligno.
Vecchiarelli D. ( Am Rev Respir Dis 1993 Feb;147(2):414-9) evidenzia come colture supernatanti di macrofagi alveolari provenienti da pazienti con tumore del polmone, siano in grado di inibire l’attività fungicida delle cellule polimorfonucleate.
Zanetta J.P. (Glycobiology 1998 Mar;8(3):221-5) individua lo stesso comportamento, cioè una accentuata capacità di legame nei confronti dell’IL-2, sia nella candida albicans che nei tumori.
Ausiello C. (Ann Ist Super Sanita 1987;23(4):835-40), Giovannetti A. (Acta Haematol 1997;98(2):65-71) e Marconi P. (Int J Cancer1982 Apr 15;29(4):483-8) riportano come un antigene (un mannoside) proveniente dalla parete della candida albicans, induca una citotossicità antitumorale nei linfociti del sangue periferico.
Robinette E.H. Jr. (J Natl Cancer Inst 1975 Sep;55(3):731-3) descrive una notevole resistenza all’inoculazione di dosi letali di candida, in topi a cui sia stato preliminarmente impiantato un carcinoma polmonare di Lewis o di altri comparti anatomici.
Cassone A. (Microbiologica 1983 Jul;6(3):207-20) e Weinberg J.B. (J Natl Cancer Inst 1979 Nov;63(5):1273-8) evidenziano una risposta antitumorale significativa in topi cui fosse stato inoculato materiale della parete cellulare di candida albicans.
Favalli C. (Boll Soc Ital Biol Sper 1981 Sep 30;57(18):1911-5), Kumano N. (Tohoku J Exp Med 1981 Aug;134(4):401-9) e Cassone A. (Sabouraudia 1982 Jun;20(2):115-25) segnalano il potere immunoadiuvante antitumorale della parete cellulare della candida albicans.
Ubukata T. (Yakugaku Zasshi 1998 Dec;118(12):616-20) riporta l’alto potere inibitorio sulla crescita della candida, da parte del siero e del liquido ascitico di un topo portatore di neoplasia.
Esiste dunque, al di là di interpretazioni più o meno riduttive, un alto grado di parentela tra la candida e i tessuti tumorali.
Considerando poi la infinita variabilità fenotipica del micete, unitamente alla estrema difficoltà di rinvenimento e di tipizzazione dei vari ceppi esistenti, appare legittimo inferire l’identità genetica tra la candida nelle sue varie differenziazioni e il cancro, la cui massa neoplastica è il risultato del processo di espansione del fungo e della reazione dei tessuti che cercano di arginarlo.
Per far regredire una neoplasia quindi, teoricamente basterebbe somministrare un antifungino in grado di uccidere le colonie, cui seguirebbe il riassorbimento del tessuto reattivo, come analogamente accade per un ascesso quando si somministra un antibiotico.
I fungicidi oggi esistenti però non hanno ancora quella efficacia che si richiede contro microrganismi così potenti e così complessi, vuoi perché troppo tossici, vuoi perché concepiti per un’azione quasi esclusivamente superficiale.
Una terapia antifungina-antitumorale specifica invece, dovrebbe tenere conto dell’importanza del tessuto connettivo unitamente alla complessità riproduttiva dei funghi; solo attaccandoli in tutte le bande d’esistenza nella sede nutritizia a loro più confacente, è possibile sperare di eradicarli dall’organismo umano.
Il primo passo da compiere perciò è quello di rafforzare il malato di cancro con misure ricostituenti generiche (alimentazione, integratori, regolazione dei ritmi e delle funzioni vitali), in grado di potenziare già da sole aspecificamente le difese dell’organismo.
Riguardo poi alla possibilità di disporre di quei farmaci risolutori che purtroppo oggi non esistono, appare utile, nel tentativo di trovare una sostanza antifungina molto diffusibile e quindi efficace, di considerare l’estrema sensibilità dei funghi alle soluzioni saline ed elettrolitiche capaci, con il loro carattere di estrema diffusibilità, di raggiungere tutte le espressioni biologiche miceliali, comprese quelle più infinitesime.
L’estrema efficacia dei sali contro i funghi, difatti, è ben visibile specialmente laddove ve ne sono in abbondanza e in grande concentrazione, come ad esempio nelle sacche termali, dove è impossibile rinvenire una qualsiasi riproduzione fungina.
Questo perché la grande quantità di sali, rendendo completamente inorganico il terreno, elimina le benché minime fonti organiche di cui potrebbero nutrirsi i funghi.
In quest’ottica il bicarbonato di sodio, utilizzato specialmente nelle candidosi orali del bambino, si presenta come un’arma semplice e maneggevole in grado di eradicare, di inibire o di attenuare, laddove possa essere applicato agevolmente, qualsiasi formazione neoplastica.
Teoricamente perciò, escogitando dei trattamenti in cui si riesca a mettere il fungo a contatto con alte concentrazioni di bicarbonato, si dovrebbe assistere alla regressione delle masse tumorali interessate.
E questo è quanto avviene in molti tipi di tumore; è questo che viene descritto anche negli antichi testi indiani Veda; è questo che io ho ottenuto in molti pazienti, per i quali è stato possibile raggiungere una completa remissione della sintomatologia e una normalizzazione dei dati strumentali.
E’ chiaro allora, che quando si cerca di distruggere un tumore utilizzando soluzioni di bicarbonato di sodio, il problema è quello di portare una concentrazione di sali sufficientemente alta a contatto con la massa neoplastica, la qual cosa il più delle volte è possibile ottenere, mediante il posizionamento di idonei cateterini, endocavitari per il peritoneo e per la pleura, oppure endoarteriosi per raggiungere gli altri organi.
L’arteriografia selettiva
Il concetto base che sostiene il mio sistema di cura quindi, è che occorre somministrare soluzioni con un alto contenuto di bicarbonato di sodio direttamente sulle masse neoplastiche, suscettibili di regressione solo distruggendo le colonie fungine.
E’ per questo che la continua ricerca di tecniche efficaci che mi permettessero di arrivare il più possibile nell’intimità dei tessuti, mi ha portato all’arteriografia selettiva e al posizionamento di port a cath arteriosi, metodologie che mi consentono di posizionare un cateterino direttamente nell’arteria che nutre la massa neoplastica, e che quindi mi permettono di somministrare alte dosi di bicarbonato di sodio nei recessi più profondi dell’organismo.
Una volta ad esempio, quando mi capitava di curare un tumore del cervello, pur migliorando le condizioni di un paziente, non potevo incidere profondamente sulle masse: quante volte ho supplicato invano neurologi e neurochirurghi di effettuare un’operazione, lasciando un catetere da farmi utilizzare per ulteriori trattamenti locoregionali !
Oggi, con l’arteriografia selettiva delle carotidi posso raggiungere qualsiasi massa cerebrale, senza far operare nessuno e in maniera completamente indolore.
Analogamente, quasi tutti gli organi possono essere trattati e possono beneficiare di una cura con i sali di bicarbonato, innocua, rapida ed efficace.
Fuori del suo raggio d’azione stanno solo pochi comparti anatomici, come la pleura, il peritoneo, il lume intestinale, il canale midollare, le vertebre e le costole; questi però li posso raggiungere lo stesso con altri sistemi e con la stessa efficacia, anzi talvolta anche superiore.
L’arteriografia selettiva quindi rappresenta un’arma estremamente potente contro i funghi, che può essere usata sempre e comunque nelle neoplasie, primo perché è indolore e non lascia postumi, secondo perché prevede rischi d’esecuzione molto bassi.
Tecnicamente viene effettuata nel modo seguente: dopo aver disposto il campo sterile ed aver anestetizzato i piani superficiali dell’inguine, si introduce un ago e un introduttore nell’arteria femorale e poi, attraverso questo, una guida metallica visualizzabile dall’angioscopio ed utilizzabile per individuare l’arteria prescelta.
L’ultimo passaggio consiste nel far arrivare il cateterino per la somministrazione delle soluzioni laddove la guida lo indica, cui seguono il fissaggio con un punto cutaneo, garze, cerotti e rubinetto per il catetere, che completano il lavoro.
Considerazioni generali nella terapia con bicarbonato di sodio
La ragione di fondo e i motivi che suggeriscono una terapia con bicarbonato di sodio nei tumori, è l’idea di un’eziologia esclusivamente fungina nel loro sviluppo e nella loro proliferazione locale e a distanza, pur con il concorso di una miriade di fattori concausali variabili.
Concettualmente quindi, qualsiasi neoplasia può regredire sempre con il mio sistema di cura, anche se per ogni caso possono sussistere delle condizioni che limitino l’utilizzo delle soluzioni di bicarbonato di sodio a dosi piene e in maniera ottimale.
Particolare cautela in questo senso, deve essere osservata nei pazienti cardiopatici, in quanto lo spostamento degli elettroliti del sistema di conduzione neuro-cardiaco, può determinare talvolta importanti, anche se fugaci, quadri di insufficienza cardio-circolatoria.
Una condizione di insufficienza renale altresì, o di monorene, producendo una minore escrezione degli elettroliti infusi, limita notevolmente la quantità di bicarbonato che si può utilizzare, con conseguenze negative sul risultato definitivo.
Una somministrazione limitata difatti, sia in senso assoluto che in senso relativo, pregiudica inevitabilmente la sua efficacia, rendendo nel tempo impossibile una completa eradicazione delle masse neoplastiche.
Tutto si complica, ad esempio, quando un paziente è terminale, quando cioè non si alimenta, non si alza dal letto, non evacua regolarmente ecc; da una parte difatti le dosi di bicarbonato, non potendo essere smaltite velocemente, devono essere necessariamente basse e quindi poco efficaci; dall’altra poi, pur riuscendo anche ad incidere sulle masse fungine, ma non riuscendo il sistema immunitario già esaurito a fagocitare e a drenare i comparti anatomici trattati, si rende quasi sempre impossibile una distruzione sufficiente delle colonie presenti.
Un altro elemento poi che impedisce la corretta perfusione dei tessuti sede di una neoplasia, è rappresentato dagli esiti di interventi chirurgici o radioterapici, da quelle lacinie cicatriziali cioè, dove possono annidarsi indisturbate, eventuali spore sfuggite alla terapia effettuata, e dove è estremamente difficile arrivare dall’esterno.
La somministrazione inoltre di terapie farmacologiche convenzionali, sia quelle specifiche antineoplastiche che quelle generiche sintomatologiche, sovraccaricando e intossicando i vari emuntori, attenua di molto l’azione del bicarbonato, che è tanto più potente quanto più dinamico e reattivo è il metabolismo.
I margini di azione quindi e il buon risultato di una terapia antineoplastica a base di bicarbonato, dipendono principalmente da due fattori: dalla perfusione delle masse e dalla capacità dell’organismo di smaltirne le scorie; in questo appunto rientrano le condizioni cliniche descritte come elementi negativi.
E’ chiaro però che in tutto questo la cosa più importante sono le dimensioni e la localizzazione più o meno diffusa delle neoplasie presenti all’inizio della terapia, in quanto sono questi parametri che determinano la velocità di distruzione delle neoplasie e quindi la possibilità di un loro completo riassorbimento, che può avvenire principalmente solo per l’azione dell’immunità umorale.
Per capire meglio il processo che si innesca con l’azione del bicarbonato di sodio, si pensi a una cipolla fatta di molti strati concentrici: questa richiama la struttura di una neoplasia che è riuscita ad assumere quella forma perché ha eluso l’azione litica dei fattori immunitari umorali (anticorpi, complemento, immunochine ecc.), cioè è stata capace di raggiungere una conformazione attaccabile solo al livello superficiale dell’ultimo strato, mantenendo inalterate le potenzialità riproduttive all’interno, laddove il sistema immunitario non riesce più ad arrivare.
Il rapporto tra superficie e volume della massa allora, è inversamente proporzionale all’invasività del tumore, in quanto più la massa è grande e più la tangibilità delle cellule fungine da parte del sistema immunitario umorale diminuisce, con la conseguenza di poter crescere indisturbata.
Nell’impossibilità, così, di sciogliere le colonie in progressione, l’organismo attiva maggiormente quelle difese in grado di contrastarle materialmente con effetto massa, cioè preminentemente quelle dell’immunità cellulare, in cui poi rientrano tutte quelle proteine di fase acuta, fibrinogeno ecc., in grado di tentare di formare un qualche vallo di difesa contro le falangi fungine.
In una riproduzione micotica tendenzialmente illimitata allora, contrastata dai fattori dell’immunità cellulare che cerca di circoscriverla, la forma e la formazione di una massa che cresce costantemente è il risultato dell’impotenza dell’organismo a difendersi.
Pian piano che il processo va avanti, il sangue si impoverisce sempre di più, fino a che, completamente esaurito, si spande nei tessuti e nelle cavità portando ad un’anemizzazione sempre più accentuata fino all’irreversibilità.
In questo processo patogenetico, il bicarbonato di sodio può agire ad ogni livello, invertendo il rapporto di forza tra sistema immunitario e funghi, con la sua opera distruttrice sulle colonie superficiali le quali, disgregandosi per strati – proprio come le sfoglie di una cipolla – vengono riassorbite in poco tempo nel torrente ematico.
La regressione di una massa fungina quindi, può avvenire solo per gradi in una sinergia consequenziale tra bicarbonato e fagociti, che può risultare ottimale entro una certa quantità totale di masse fungine presenti nell’organismo.
Quando invece esiste una disseminazione imponente in uno o più organi, pur rimanendo inalterate le proprietà fungicide del bicarbonato, il sistema immunitario non riesce ad agire celermente sulle cellule fungine perché queste, disseminate in un troppo vasto raggio d’azione, risultano materialmente eccedenti le possibilità rigenerative dell’apparato difensivo del corpo umano.
La difficoltà di una perfusione sufficiente così, unitamente all’insufficienza relativa del sistema immunitario, determinano quella stasi che consente la sopravvivenza e la ripresa della generazione fungina.
Teoricamente si potrebbero ottenere ancora buoni risultati se si aumentassero le dosi di bicarbonato in circolo; oltre certi limiti però, normalmente oltre i 600-650 cc al giorno, sorgono effetti collaterali tali da impedire questo tipo di somministrazioni.
In un progetto di fantamedicina del domani, una soluzione possibile potrebbe consistere nel posizionamento di un microcatetere nell’arteriola afferente ciascuna massa, attraverso la quale somministrare una dose altissima di bicarbonato, recuperata e drenata poi dalla venula efferente, evitando così di farla entrare in circolo.
Per il momento però bisogna accontentarsi dei mezzi che si hanno a disposizione – il bicarbonato ed il sistema immunitario -, cercando di sfruttarli al massimo delle loro potenzialità, da una parte utilizzando la massima concentrazione di sali possibile per ciascun malato, dall’altra attuando quegli accorgimenti in grado di ottimizzare la funzionalità dei sistemi di difesa dell’organismo.
La terapia con bicarbonato di sodio
In base alle considerazioni svolte finora, una soluzione logica al problema cancro sembra scaturire proprio dal mondo dei funghi, contro i quali al momento non è dato opporre nessun rimedio utile se non il bicarbonato di sodio.
Gli antifungini attualmente in commercio difatti, non rispondono alla necessità di penetrare dentro le masse, in quanto sono concepiti per un’azione solo su un piano stratificato di tipo epiteliale, e quindi incapaci di incidere in aggregati miceliali disposti in senso volumetrico, per di più mascherati dalla reazione connettivale che tenta di circoscriverli.
I funghi poi, capaci di mutare velocemente la propria struttura genetica, dopo una prima fase di sensibilità nei confronti dei fungicidi, riescono in breve tempo a codificarli e a metabolizzarli senza riceverne ulteriore nocumento, anzi paradossalmente anche beneficiando del loro alto potere tossico nei confronti dell’organismo.
E’ ciò che avviene per esempio nel carcinoma invasivo della prostata con pelvi congelata, dove è prevista una terapia con antifungini che specialmente nelle prime fasi di somministrazione, risulta molto efficace sul piano sintomatologico, ma che nel tempo perde sempre di più la sua efficacia.
Il bicarbonato di sodio invece, dotato di un’altissima diffusibilità e privo di quella complessità strutturale facilmente codificabile dai funghi, mantiene a lungo le proprie capacità di penetrazione dentro le masse, anche e soprattutto per la velocità con cui le disgrega, cosa che rende loro impossibile un minimo adattamento sufficiente a difendersi.
Una terapia con bicarbonato quindi dovrebbe essere impostata subito a grosse dosi, in maniera continua e senza pause, in un’opera di distruzione che dovrebbe procedere dall’inizio alla fine senza interruzioni almeno per 8-10 giorni, tenendo presente che una massa di 2-3 centimetri comincia a regredire consistentemente dal 3° al 4° giorno, e crolla dal 4° al 5°.
In genere il limite massimo che può essere raggiunto in una seduta, si aggira intorno ai 500 cc di bicarbonato di sodio al 5%, con la possibilità di aumentare o diminuire la dose del 20% in funzione della corposità dell’individuo da trattare e in presenza di localizzazioni plurime su cui suddividere una maggiore quantità di sali.
Per i pazienti con disturbi cardiaci, renali ed epatici gravi, difficilmente si possono somministrare dosi piene; in ogni caso conviene raggiungere la quantità massima tollerabile, in quanto dosi basse o frazionate nel tempo non riescono ad incidere in profondità.
In alcuni pazienti poi, pur non sussistendo altre condizioni patologiche oltre al tumore, se le masse sono tante o di grandi dimensioni, nei primi giorni di terapia con bicarbonato si può avere un incremento termico anche notevole, fino a 39 gradi centigradi, che è l’effetto della lisi brutale delle colonie, responsabile anche in certi casi, per l’alto contenuto amiloideo, di un’insufficienza renale transitoria, associata talvolta anche a un blocco urinario vescicale, risolvibile mediante cateterizzazione.
Accessi ipertensivi o ipotensivi, come pure episodi di cefalea recidivante, completano il quadro degli effetti collaterali, che è bene sottolineare sono rari e fugaci.
In tutte le evenienze descritte, la terapia più indicata per contrastarle, consiste nell’infusione veloce endovenosa (circa 1 ora) di flebo glucosate al 5% o 10% e di soluzioni fisiologiche con aggiunta di cloruro di potassio le quali, aiutando gli emuntori a riportare nella norma i cataboliti circolanti, sono in grado di risolverle completamente, senza utilizzare alcun farmaco sintomatico.
Eccetto che in casi particolari, l’uso di antibiotici, antipiretici, diuretici, sedativi, cortisonici ed altri farmaci andrebbe evitato o limitato al massimo, in quanto ogni elemento tossico aggiuntivo in circolo, affievolisce l’effetto antifungino del bicarbonato.
E’ anche da questo punto di vista che le medicine naturali esibiscono una indiscussa superiorità su quella ufficiale, proprio perché almeno preservano gli organi in una condizione sufficientemente eutrofica e reattiva.
Le terapie vegetali, aproteiche, col digiuno o altro, variamente adottate da questo o quel sistema di cura e spesso sottovalutate, fondamentalmente si basano su questo principio, cioè che un organismo pulito ha una circolazione più dinamica e può contare su un sistema immunitario più attivo, insomma si difende meglio.
L’impostazione allopatica quindi, non è indicata nel trattamento dei tumori, perché i funghi sono capaci di sfruttare qualsiasi elemento che indebolisca la tonicità dell’organismo e che sovraccarica il metabolismo; quello che occorre non è ritardare o attenuare le reazioni di difesa, ma al contrario potenziarle evitando qualsiasi medicina o alimento “pesante”.
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Quello che il bicarbonato (acqua basica al 5% di Bicarbonato) è capace di fare, insomma, è di rendere efficace l’immunità umorale, che disgregando le colonie favorisce la cicatrizzazione dei tessuti, impotente di fronte a colonie già così grandi da non poter essere penetrate intimamente e quindi non disgregabili.
Tutto il mistero del radicamento dei funghi e del cancro sta proprio qui, nella diminuzione dell’efficacia, fino all’estinzione, delle capacità difensive umorali, quando le colonie riescono a prendere terreno e a diventare sufficientemente grandi; capacità che vengono completamente riattivate dal bicarbonato di sodio.
Questo spiega i casi di reversibilità e di guarigione dei tumori, che avvengono (per i più svariati motivi, terapeutici, alimentari, ambientali) quando le cellule fungine stando in una dimensione di colonia non sufficientemente grande e consolidata, possono subire variazioni che le rendano aggredibili singolarmente.
Questa è la chiave interpretativa della formazione del cancro, che può svilupparsi solo se riesce a passare le difese dell’immunità umorale.
La qual cosa è possibile solo con il concorso di tutte le concause usualmente invocate – Conflitti Spirituali, stress, tossicosi endogene ed esogene, errata alimentazione, malnutrizione, ecc), agenti per un certo periodo di tempo su un determinato tessuto od organo bersaglio.
Conclusione:
L’oncologia attuale è incapace di dare delle risposte e le necessarie certezze a chi è malato di cancro.
E’ allora un obbligo morale ed etico cercare di trovare la giusta soluzione alla malattia più grave e penosa dei nostri tempi, rifiutando per sempre la “cenerentola” della causalità genetica del cancro.
La teoria e i casi presentati rappresentano un nuovo modo di concepire la malattia tumorale, anzi al momento l’unica opzione logica alternativa.
C’è bisogno però di aiuto da parte di tutti quegli operatori sanitari che riescono a vedere al di là del semplice e bieco convenzionalismo, in uno sforzo di associazione, cooperazione e complicità spirituale, l’unica in grado di smantellare i castelli fondati e costruiti sugli errori e sulle menzogne.
vedi: Falsita’ della medicina ufficiale + Condiloma eliminato con acqua basica al Bicarbonato di Sodio
Commento NdR:
In uno dei vari scambi di opinione che ho avuto con il dott. Tullio Simoncini ho fatto presente che:
La Candida Albicans è un fungo saprofita, cioe’ essa produce sostanze utili e si nutre di parti morti od ammalate dei tessuti, di fatto essa e’ uno degli spazzini dell’organismo; essa fino a quando, per la presenza di microbi antagonisti che la controllano, rimane nei valori quantitativi necessari vitali, essa è utile all’organismo, ma quando per la mancanza di antagonisti per l’alterazione della flora autoctona residente, prolifera a dismisura, essa diviene patogena, cioe’ produce anche sostanze tossiche ed inizia a veicolarsi in certe parti del corpo ove essa si puo’ recare attirata dal terreno-tessuto-cellule intossicato ed in acidosi, in loco tende a proliferare a dismisura (sempre la mancanza degli antagosnisti accorpando i tessuti e quindi formando la massa tumorale che tenta alle volte anche di fagocitare.
Il bicarbonato agisce si sulla proliferazione della candida, basicizzando la zona ove essa prolifera.
Il rendere basici i tessuti od i liquidi serve a normalizzare il pH in loco ed a far rientrare l’abnorme proliferazione della candida in modo che essa riprenda le sue normali funzioni di aiuto all’organismo.
In questo modo anche le cellule si rimettono a funzionare bene immediatamente ove la normalizzazione del pH e’ avvenuta.
Per cui in certe ricerche effettuate è possibile, come in questo nel modello animale indicato qui, che la parte studiata-analizzata ove e’ presente la Candida, non abbia tutte le condizioni reali che si presentano nei vari tipi di tessuto UMANO canceroso (intossicazione + acidosi + infiammazione + alterazione di flora autoctona + Conflitto spirituale irrisolto) ed ecco che essa svolge il suo normale lavoro di aiuto e non quello contro la vita dell’ospitante.
Ecco perche’ NON condivido tutto cio’ che afferma il dott. Tullio Simoncini sulla Candida, essa NON è l’unica Causa fisiologica, ma una con-causa efficace della formazione del tumore (freddo o caldo), cosi come descritto nella mia tesina: CANCRO e MEDICINA NATURALE (Principi, Cause, con-Cause, Diagnosi, Terapia); il cancro come tutte le malattie, e’ quindi una malattia Multifattoriale.
Inoltre occorre dire che ogni malato che segue le terapie della Medicina Naturale, subisce a sua insaputa o meno la “crisi di eliminazione”, cioe’ il corpo tende ad eliminare le sostanze tossiche depositate nei tessuti; in quel “frangente” se l’organismo non è piu’ che supportato dalle adatte terapie naturali, per poter sopportare quella crisi di eliminazione, egli puo’ soccombere e morire.
Altra considerazione, occorre tenere presente che NON tutti coloro che seguono le terapie naturali e che sono malati di cancro, guariscono.
Alcuni bloccano solo l’avanzata del tumore o del cancro, altri guariscono totalmente, ma sono pochi, altri infine muoiono, in quanto non riescono a superare la “crisi di eliminazione” e/o sono arrivati tardi ad applicarle, quando le loro riserve vitali erano ormai state esaurite da Chemio, Radio terapia, od altro, per cui non ce la fanno, come non ce la fanno le centinaia di migliaia di cancerosi che affidandosi esclusivamente alla Chemio ed alla Radioterapia, muoiono (salvo quelli che si operano chirurgicamente i quali hanno maggiori possibilita’ di sopravvivenza.
Le statistiche a livello mondiale parlano del 2-5 % di possibilita’ di sopravvivenza nel primi 10 anni, dalla diagnosi di cancro, dei malati curati con la Chemio-Radio terapia… e’ veramente deprimente come questa medicina ufficiale sia totalmente impotente davanti al male del secolo.
Il Cancro nasce in sintesi e secondo la Medicina naturale, perche’ l’organismo del canceroso e’ intossicato, e la microcircolazione, nei tessuti intossicati, viene ad essere alterata, producendo, a valle di essa, nelle cellule dei tessuti investiti da quel processo: malfunzione cellulare, (nutrimento ed eliminazione = respirazione cellulare alterata = metabolismo alterato = malnutrizione cellulare e tissutale assicurata), producendo successivamente infiammazione nei tessuti, stress ossidativo cellulare e per caduta immunodepressione, e parallelamente, alterazione anche del sistema enzimatico per la precedente alterazione della flora batterica – vedi: Disbiosi microbica cronica è associata con il cancro al seno umano
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3885448/ -,
pH digestivo non regolare (e quindi l’organismo e’ mancante di minerali e vitamine ed in stato di acidosi), in quelle condizioni esso e’ molto facilmente parassitato da certi, parassiti, batteri e funghi (candida) i quali producono anche tossine ed ulteriori infiammazioni:Ma tutto cio’ e’ “gestito” come Causa primordiale dai Conflitti Spirituali (consci ed inconsci) e dall’intenso stress del vissuto
Il Cancro quindi e’ una malattia MULTIFATTORIALE.
Quindi il medico, il terapeuta od il soggetto stesso, DEVONO operare seguendo la stessa strada percorsa per l’ammalamento.
Cioe’ devono lavorare per disintossicare il malato + disinfiammare l’organismo ed i tessuti interessati, ripristinare il pH digestivo, enormalizzare le digestioni + il malassorbimento sempre presente nel malato ed eliminare quei parassiti, batteri e funghi, che hanno proliferato in modo abnorme, per mancanza dei loro antagonisti + rinforzare il sistema immunitario SEMPRE compromesso in TUTTI i malati, cancerosi compresi ed eliminare i Conflitti Spirituali (quali Vere Cause) e lo stress esistenti, oltre a lavorare sul metabolismo alterato per ridurre ed eliminare lo stress ossidativo cellulare e quindi quello tissutale, sempre presenti in qualsiasimalattia e specie nel cancro, per i danni alla microcircolazione indotti dalle intossicazioni ed infiammazioni piu’ o meno intense.
E tuttavia, laddove ci sia anche una piccola volontà e speranza di vivere, un’adeguata terapia fito-nutrizionale (NdR: anche via endovena con soluzioni mineral – vitaminiche – vedi QUI il medico che utilizza con successo questo sistema – l’ideale e utilizzare quelli non di sintesi chimica, ma di estrazione naturale – assieme all’assunzione via orale di fermenti lattici appropriati a seconda del paziente ed enzimi) può rendere normale il guarire naturalmente dal tumore, cosa che oggi vogliono farci ritenere impossibile o puramente miracoloso (vedi quei medici che alle volte preferiscono spedire il malato a Lourdes piuttosto che permettergli di curarsi naturalmente).
Vedi anche: L’acidosi e’ la base fisiologica del Cancro – Il Conflitto Spirituale Irrisolto, ne e’ la Causa primaria
Cancro = Combattere l’acidita’ per sconfiggerlo – Le ultime ricerche
Nutriterapia Biologica Metabolica x il Cancro e non solo + Terapia Biologica Metabolica CRAP + Cura metabolica per il Cancro + Stress Ossidativo + PREVENZIONE, TERAPIA per il Cancro, perche’ NON si vuole applicare ? + Terreno Oncologico + Bioelettronica + Semeiotica e Biofisica
La Seria RICERCA sul CANCRO (ostacolata dall’Oncologia ufficiale) – vedi: Ascorbato di Potassio (Metodo Pantellini)
IMPORTANTE SCOPERTA su Latte materno e Cancro
Ricercatori svedesi dell’Università di Lund hanno trovato risultati promettenti dalla ricerca gli effetti della sostanza sui pazienti. con cancro alla vescica – Maggio 2017
Nei primi studi clinici con pazienti affetti da cancro della vescica, quelli iniettati con il composto ha cominciato a gettare le cellule tumorali morte attraverso la loro urina in pochi giorni.
Il composto derivante dal latte materno mira le cellule tumorali da solo, offrendo un’alternativa ai trattamenti chemio e radioterapia che danneggiano le cellule, sia sane e cancerose nel corpo.
http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/breast-milk-cancer-sweden-university-of-lund-a7735351.html
IMPORTANTE:
Come Portale segnaliamo vari personaggi che hanno avuto contrasti con le autorita’ mediche, e per essere precisi, affermiamo che NON condividiamo in toto le loro terapie (quelle monoterapeutiche), in quanto per noi, seguaci della Medicina Naturale la malattia (cancro compreso) e’ MULTIFATTORIALE, quindi NESSUN prodotto puo’, da solo, guarire dalla malattia della quale si e’ malati !
Documenti provanti l’indispensabilita’ delle Vitamine della Frutta e verdura, oltre ai sali minerali:
Doc.1 + Doc.2 + Doc.3 + Doc.4 + Doc.5 + Doc.6 + Doc.7 + Doc.8 + Doc.9 + Doc.10 + Doc.11 + Doc.12 + Doc.13 + Doc.14 + Doc.15 + Doc.16 + Doc.17 + Doc.18 + Doc.19 + Doc.20 + Doc.21 + Doc.22 + Doc.23 + Doc.24 + Doc.61
vedi anche : CURE Naturali del Cancro + Documentazione + Protocollo G. Puccio + Diritti negati + Ricercatore ostacolato dalla Oncologia Ufficiale + Giornale di Sicilia + Come fare i clisteri di acqua basica + Cancro e Medicina Naturale + 1.000 Piante per il Cancro + Libro del dott. Nacci (Italiano) + Libro del dott. Nacci in Inglese + Condiloma eliminato con acqua basica al Bicarbonato di Sodio + Protocollo della Salute + Cancro + Diagnosi precoce