COSTI del CANCRO e della CHEMIO – RADIO Terapia – 2
E’ INDISPENSABILE per stare sempre BENE e’ l’assunzione quotidiana,
per certi periodi, di acqua Basica a pH min. di 7,35 > 11 (almeno 1,5 lt)
Le bevande troppo saline e/o le bevande industriali, non vanno bevute giornalmente e/o spesso,
anche e per le loro forti acidita’, in quanto influiscono sull’alterazione dei giusti valori di pH dell’acqua del corpo.
L’acidosi e’ la base fisiologica del Cancro – Il Conflitto Spirituale Irrisolto, ne e’ la Causa primaria
Nutriterapia Biologica Metabolica x Cancro
Circolazione sanguigna: prevenzione degli infarti e del cancro. I citrati eliminano calcificazioni arteriose. Gli ascorbati fanno il resto !
La ricerca per combattere i Tumori e le società Farmaceutiche – vedi anche: Costi e prodotti della Chemio – 1
Partiamo dall’Italia.
Per l’Italia i dati più recenti di incidenza dei tumori riguardano il 2005.
I nuovi casi registrati nello scorso anno nella fascia d’età 0-84 anni sono stati 252.662, 135.469 negli uomini e 117.193 nelle donne.
Il tasso standardizzato (numero di casi ogni 100.000 abitanti) è stato, rispettivamente, di 356 e 266.
Le Regioni che hanno avuto il maggior numero di nuovi casi sono state:
Lombardia (23.588 nel sesso maschile, 21.803 nel sesso femminile),
Lazio (12.671 e 11.351), Piemonte (12.101 e 9.996), Campania (11.928 e 9.392).
Le neoplasie più diffuse si sono confermate il tumore della mammella, del polmone, del colon-retto e dello stomaco.
Nel nostro paese il numero dei tumori è aumentato negli ultimi decenni.
Secondo gli esperti, l’aumento delle neoplasie registrato in Italia negli ultimi 30 anni è dovuto principalmente all’invecchiamento della popolazione. “I tassi standardizzati, infatti, si sono ridotti nell’ultimo decennio, almeno nella popolazione maschile del paese”, evidenziano i dati dell’ISS.
Il rischio oncologico ha accompagnato lo svolgersi del processo di industrializzazione delle diverse aree della nazione e il conseguente fenomeno di urbanizzazione.
Attualmente le differenze tra nord e sud del paese, in quanto a tasso di tumori che vedevano svantaggiate le regioni del nord, si stanno riducendo.
L’aumento della prevalenza dei tumori in Italia (la prevalenza nel 1970 era di 820 mila casi, nel 2000 è salita a 1,3 milioni) vede il coinvolgimento di tre fattori principali: invecchiamento della popolazione, aumento dei nuovi casi soprattutto negli anziani, aumento della sopravvivenza.
La Sopravvivenza
I progressi in ambito terapeutico favoriscono l’aumento della sopravvivenza.
“Nel 2002- riporta il documento “The Cancer Atlas”- le persone in vita a cui era stato diagnosticato un tumore nei 5 anni precedenti erano 24,6 milioni a livello globale, ma il numero, secondo gli esperti, è in continua crescita”. Diversi elementi giocano un ruolo determinante: età della popolazione, tipologia del tumore e percentuale di incidenza, prevenzione e diagnosi precoce, percentuale di malati in grado di accedere alle cure, tasso di mortalità per altre cause.
L’efficacia delle terapie condizionano enormemente la sopravvivenza e la qualità di vita dopo una diagnosi di tumore.
I dati dell’ACS dimostrano come nell’Europa occidentale e del nord, nel Nord America, Giappone, in Australia e Nuova Zelanda, nel 2002 le persone ancora vive a 5 anni dalla diagnosi del tumore erano 12-16,9 ogni 1000 abitanti.
Il valore scende a 4-7,9 ogni 1000 abitanti nei paesi dell’Europa dell’est, dell’ex Unione Sovietica, Cile, Argentina, Uruguay.
A un livello inferiore si trovano Cina, Sud Africa, Pakistan, America centro-meridionale (2-3,9/1000). Sul gradino più basso ci sono Africa, Medio Oriente, India, Mongolia, Indonesia, Guatemala, Honduras (<2/1000).
In generale, la curva della sopravvivenza decresce con il tempo.
“Nel 2002, le persone che, negli Stati Uniti, erano ancora in vita dopo una diagnosi di tumore eseguita nell’arco dei 5 anni precedenti erano 3,7 milioni. Il numero si riduce con l’aumentare del tempo dalla diagnosi: le persone in vita sono 2,4 milioni se la diagnosi è stata fatta da 5 a 10 anni, 1,3 milioni con diagnosi da 10 a 15 anni, 0,83 milioni tra 15 e 20 anni, 0,54 milioni tra 20 e 25 anni, 0,84 oltre i 25 anni”, riporta l’ACS.
Secondo l’OMS, le conoscenze scientifiche attuali sono sufficienti a consentire una prevenzione di un terzo dei tumori.
La prevenzione si basa su tre cardini: cessazione del fumo, sana alimentazione, riduzione dell’esposizione ai carcinogeni.
“Le informazioni disponibili e le tecnologie, inoltre, permettono di eseguire una diagnosi precoce e di mettere in atto efficaci strategie terapeutiche in un ulteriore 30 per cento dei casi”, prosegue l’OMS.
La Ricerca
“Le risorse investite per studiare i tumori sono ingenti, soprattutto nei paesi più sviluppati come gli Stati Uniti dove, nel 2004- riporta l’ACS- il National Institute of Health (NIH) ha ricevuto 5.547 milioni di dollari per la ricerca oncologica (19 dollari per abitante)”.
Tale finanziamento è stato seguito, in termini quantitativi, da quello per la ricerca nelle neuroscienze (4.911 milioni di dollari), dalle malattie infettive (3.055 milioni di dollari), dal cardiovascolare (2.360 milioni di dollari), dalla salute mentale (1.818 milioni di dollari).
A questi si sono aggiunti gli investimenti per la difesa dalle armi biologiche (1.629 milioni di dollari), per il diabete (996 milioni di dollari), tabagismo (536 milioni), mortalità infantile (513 milioni), obesità (422 milioni), ipertensione (378 milioni).
I dati dell’ACS mostrano che in Europa, nel periodo 2002-2003, i fondi dedicati alla ricerca sul cancro provenienti dalle organizzazioni non governative sono stati della stessa entità di quelli istituzionali.
“Gli investimenti totali sono stati maggiori nei paesi del nord del continente (Norvegia, Svezia, UK, Germania, Francia ), dove sono stati stanziati 5 dollari per abitante, e minori in Finlandia, Belgio, Olanda (3-4,9 dollari per abitante), in Italia e Slovenia (1-2,9 dollari per abitante).
Negli altri paesi europei gli investimenti sono stati inferiori a 1 dollaro per abitante”, si riporta nel “The Cancer Atlas”.
Secondo i dati dell’International Cancer Research Portfolio Database, ripresi dall’ACS nella sua pubblicazione, gli studi effettuati nel diversi settori oncologici nel periodo 2004-2005 sono stati 21.713. Il campo in cui si sono condotti il maggior numero di studi è stato quello della biologia dei tumori (6.047), seguito dagli studi sulle terapie (4.231), da quelli relativi all’eziologia (3.920), alla diagnosi precoce e prognosi (2.342).
Altri settori hanno incluso gli studi sulla sopravvivenza, sulla prevenzione, su nuovi modelli sperimentali.
“La chemioterapia, nel luglio 2005, ha accentrato l’attenzione degli studiosi dell’European Organization for Research and Treatment of Cancer”, prosegue l’ACS. Alle 452 sperimentazioni condotte in questo settore si sono affiancati studi di radioterapia (n= 97), chirurgia (58), ormonoterapia (33), immunoterapia (31), biological response modifier (27), interferone (6), trapianto di midollo (4), antinfettivi (4), altro (40). Il numero totale degli studi è stato, nel periodo citato, di 752.
Relativamente agli studi clinici, i trial elencati nel sito ClinicalTrial.gov nel maggio 2005 e riportati dall’ACS sono stati: 2.068 negli USA, 381 in Europa, 258 in Canada, 159 in Australia, 137 in Sud America.
Costi economici
I costi diretti per le malattie oncologiche comprendono le spese per trattamenti, ricoveri, riabilitazione ecc ? mentre tra i costi indiretti ci sono le perdite di produttività dovute a malattia e morte. “Spese meno evidenti ma consistenti comprendono quelle per le assicurazioni sanitarie e per gli intervento non medici (per es. trasporto dei malati, assistenza dei bambini o degli anziani, collaboratori domestici ecc ?)”, sottolinea l’ACS nel “The Cancer Atlas”.
La prevenzione dei tumori, secondo gli esperti, non è solo finalizzata al miglioramento della salute pubblica ma anche al contenimento delle spese e al miglioramento dei conti dei singoli paesi.
Sotto il profilo economico, i tumori, infatti, gravano significativamente non solo sull’individuo ma anche sull’intera società.
I recenti dati pubblicati dall’ACS, rivelano che i costi totali dovuti ai tumori negli Stati Uniti nel 2005 sono stati di 210 miliardi di dollari con 74 miliardi di costi diretti, 17,5 miliardi di costi indiretti legati alla morbilità e 118,4 di costi indiretti legati alla mortalità. “L’uso di farmaci innovativi ha raddoppiato la sopravvivenza nel tumore del colon-retto metastatizzato, aumentando, però, significativamente i costi delle terapie per questo tipo di tumore (500 volte)”, precisano gli studiosi della Società scientifica statunitense.
In Canada, i dati disponibili per il 1998, mostrano una spesa totale per i tumori di 14,2 miliardi di dollari. Le patologie oncologiche sono state al terzo posto nella spesa sanitaria con il 9% dei costi totali.
Negli Stati Uniti, come ovunque, i costi diretti per le malattie oncologiche sono, comunque, lievitati negli ultimi decenni: nel 1963 il valore di questa voce raggiungeva 1,3 miliardi di dollari, nel 1980 saliva a 13 miliardi di dollari, nel 1990 a 27,5 miliardi di dollari, nel 2000 era di 60 miliardi, raggiungendo i 74 miliardi nel 2005.
Per quanto riguarda l’Europa, l’ACS ha diffuso i dati relativi ad alcuni paesi come Francia, Regno Unito, Svezia, Olanda, Svizzera.
In Francia, nel 1999 le spese per l’ospedalizzazione per tumore hanno raggiunto 6.2 miliardi di dollari, il 23% dei quali ha riguardato la chemioterapia, mentre le vendite totali di farmaci antitumorali nel 2002 ha raggiunto 1,3-1,6 miliardi di dollari.
Nel Regno Unito i costi delle terapie antitumorali nel 2000-2001 coperti dal National Health Service sono stati di 3,2 miliardi di dollari, il 10,6% della spesa sanitaria totale.
“La vendita di farmaci contro il cancro è salita, in Svezia, da 37,3 miliardi di dollari nel 2000 a 118,7 miliardi di dollari nel 2004”, continua l’ACS.
Nel 1999, in Olanda, si sono spesi per la cura dei tumori 1,2 miliardi di dollari, mentre la spesa relativa alla cura del tabagismo è stata di 514 milioni di dollari.
I dati dell’ACS relativi alla Svizzera sono del 1998 e riguardano la vaccinazione dell’epatite B.
Il rapporto costo:beneficio è stato del 2,4 per la vaccinazione di tutti i bambini, dell’1,2 per la vaccinazione dei neonati di madri portatrici del virus, e del 2,9 per la vaccinazione di tutti gli adolescenti.
Cancro: quanto costa la terapia ufficiale ? – Italy
Tabella dei costi di alcune strumentazioni e terapie anticancro allopatiche (dati origine in Lire, rapportati in euro, ovviamente non tenendo conto dei rincari)
Intervento chirurgico
Svariate decine di milioni di lire secondo il tipo di intervento*
Chemioterapia
Una fiala di chemioterapico, come il cisplatinum, costa 516,00 ?.
Un ciclo completo di cockatil chemioterapici può partire da alcune Centinaia di Euro per arrivare anche a 50.000,oo mila Euro al mese per ogni paziente. Se si prende come cifra media a malato anche solo quella di 5 mila Euro e si moltiplica per i 200.000 malati di cancro in Italia, il servizio sanitario nazionale paga alle industrie farmaceutiche qualcosa come più di un miliardo di Euro l’anno circa duemila miliardi di lire .*
Acceleratore lineare
Circa 1 Milione di euro circa 1 miliardo di lire e costi di gestione di 50-60 Mila Euro circa 100-120 milioni di lire annui
Stereotassi – Radioterapia
Un’applicazione di radioterapia convenzionale costa 600,00 ? circa 1.100.000 lire. La stereotassi arriva a 20-30 mila euro (40-55 milioni di lire) per un trattamento. Un ciclo completo di radioterapia è sempre quindi dell’ordine di decine di milioni di lire.
Nuovo Farmaco specialistico
180 milioni di euro (350 miliardi di lire)
Visite, esami clinici e specialistici di un ammalato di cancro
5 mila euro Circa 10 milioni di lire
Trattamento intensivo per la leucemia (negli USA)
100.000 dollari (220 milioni di lire)*
Dal libro: “Senza chemio, radiazioni o chirurgia. 30 e più cure non distruttive di documentata efficacia “, Macro edizioni 2001
Ma quanto vale, una medicina ?
Un recente articolo del New York Times mi ha fatto sobbalzare sulla sedia. Esiste un farmaco anticancro, chiamato Avastin, finora largamente usato (almeno negli Stati Uniti) per trattare tumori del colon. I ricercatori hanno però recentemente scoperto che lo stesso farmaco, impiegato a dosi più alte, potrebbe essere utile per trattare altre forme tumorali, come quelle del seno o dei polmoni.
Buona notizia. La cattiva notizia è che il farmaco è talmente costoso che un trattamento per queste nuove applicazioni, date le dosi più elevate, potrebbe costare anche 100.000 dollari all’anno.
Un prezzo decisamente fuori portata per molte tasche e che molte assicurazioni private (negli Stati Uniti se non avete un’assicurazione medica privata non andate molto lontano) potrebbero rifiutarsi di pagare.
I medici si attendevano che la casa produttrice abbassasse il prezzo al grammo del prodotto, visto anche il fatto che produrne maggiori quantità in fabbrica non costerebbe poi molto di più (i costi da assorbire sono quelli iniziali di sviluppo e sperimentazione) e che esiste in quasi tutti i prodotti l’uso di introdurre una scala sconti legata alla quantità.
Secondo l’articolo del New York Times, la casa produttrice (Genetech, cui socio di maggioranza è Roche) ha invece mantenuto il prezzo attuale, basandosi non tanto sull’ammortamento dei costi di sviluppo del farmaco – senza dubbio astronomici e quindi lecitamente da recuperare – quanto sul valore del prodotto, o meglio sul valore della vita umana.
Grandi opportunità, scelte impegnative
L’Avastin è già oggi una macchina da soldi, con fatturati miliardari.
Nel caso il farmaco venisse adottato anche per altre tipologie di tumori, il potenziale di redditività del farmaco esploderebbe. Il conto si fa in fretta: con un potenziale di mercato di mezzo milione di nuovi pazienti l’anno (scusate, clienti) solo negli Stati Uniti, e un prezzo di molte decine di migliaia di dollari l’anno procapite, il numero di zeri fa impressione (se non avete voglia di fare i conti, il New York Times stima un potenziale di 7 miliardi di dollari di fatturato per il 2009).
In realtà il conto è abbastanza teorico, in quanto molti di questi pazienti non si potrebbero mai permettere una spesa di questo genere, foss’anche per salvarsi la vita. Anzi per prolungare un po’ la propria esistenza, dato che viene riportato l’Avastin è in grado, più che di curare, di allungare di alcuni mesi la vita dei pazienti in fase terminale.
Nonostante le rosee previsioni di fatturati in crescita (e quindi di probabili spazi economici per potersi permettere un taglio del prezzo), l’attesa riduzione non c’è stata e l’azienda ha assunto una posizione di difesa dei margini e dei fatturati.
Da un lato, se si abbassasse il prezzo al grammo, diminuirebbero i fatturati derivanti dalle applicazioni tradizionali in cui si usa meno sostanza. E questo, al management e agli azionisti, pare proprio essere una cattiva idea. E dall’altro, l’idea sembra essere che se si vogliono ottenere i benefici di un nuovo, potente farmaco… si metta mano al portafoglio, che ne vale la pena. Ribaltando così il problema sulle assicurazioni private (che potrebbero decidere di fare di tutto pur di non passare il farmaco agli assicurati oppure potrebbero ulteriormente aumentare i loro costi) o mollando la patata bollente alle già dissestate casse statali in quei paesi dove l’assistenza sanitaria è pubblica.
È inevitabile, a quanto pare, che margini di profitto e quotazioni azionarie non guardino in faccia nessuno, sano o malato, povero o ricco (per quanto, se uno è ricco, il problema venga meno). L’azienda fa i suoi interessi e si comporta come qualunque produttore sul mercato, dando per scontato che non tutti i potenziali consumatori interessati (fosse anche per necessità) possano accedere ai suoi prodotti. È pur vero che l’azienda è intervenuta in alcuni casi con programmi di aiuto finanziario, ma sono solo una goccia nel mare.
Tratto dal Blog: http://blog.libero.it/blogergaomnes/?nocache=1160117490§
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Cancro: quanto costa la terapia ufficiale ?
Dal libro: “Senza chemio, radiazioni o chirurgia. 30 e più cure non distruttive di documentata efficacia”, Macro edizioni 2001
Tabella dei costi di alcune strumentazioni e terapie anticancro allopatiche
Intervento chirurgico | Svariate decine di milioni di lire secondo il tipo di intervento* |
Chemioterapia | Una fiala di chemioterapico, come il cisplatinum, costa 1.000.000 di lire. Un ciclo completo di cockatil chemioterapici può partire da alcuni milioni per arrivare anche a 100 milioni al mese per ogni paziente. Se si prende come cifra media a malato anche solo quella di 10 milioni e si moltiplica per i 200.000 malati di cancro in Italia, il servizio sanitario nazionale paga alle industrie farmaceutiche qualcosa come duemila miliardi di lire l’anno.* |
Acceleratore lineare | Circa 2 miliardi di lire e costi di gestione di 100-120 milioni di lire annui* |
Stereotassi – Radioterapia | Un’applicazione di radioterapia convenzionale costa 1.100.000 lire. La stereotassi arriva a 40-55 milioni per un trattamento. Un ciclo completo di radioterapia è sempre quindi dell’ordine di decine di milioni di lire* |
Nuovo Farmaco specialistico | 350 miliardi di lire* |
Visite, esami clinici e specialistici di un ammalato di cancro | Circa 10 milioni di lire* |
Trattamento intensivo per la leucemia (negli USA) | 100.000 dollari (220 milioni di lire)* |
* Le cifre che riguardano le terapie ufficiali rappresentano somme a carico della struttura pubblica e non pagate direttamente dall’utente.
Legenda:
Acceleratore lineare: apparecchio per la radioterapia
Stereotassi: trattamento di radioterapia particolare
Cisplatinum: usando in associazione radioterapia e chemioterapia si utilizzano schemi che contengono questo farmaco derivato del platino.
Ma cosa s’intende per cancro curato ?
Secondo i protocolli della medicina convenzionale si intende guarito quel paziente malato di cancro che sopravvive almeno cinque anni dal momento della diagnosi. Questo è il fatto. Se non vengono raggiunti risultati positivi effettivi, questi si possono conseguire modificando i canoni di giudizio. In questo modo un malato che muore sei-sette anni dopo la diagnosi può essere inserito nel numero dei “guariti” a tutto favore delle statistiche filo-chemioterapiche.
Quando si afferma che nel 1930 solo un tumore su cinque era curabile mentre oggi ne è curabile uno su due bisogna anche tener conto del fatto che nel 1930 non esistevano tutti i sofisticati mezzi diagnostici odierni e che quindi la diagnosi della malattia poteva essere fatta ad uno stadio molto più avanzato della stessa per cui il tempo tra diagnosi e decesso era breve. Oggi, oltre alla questione del giungere a identificare la guarigione con il periodo di sopravvivenza di un lustro, bisogna anche considerare la precocità delle diagnosi (per cui la morte arriva naturalmente più tardi) che sicuramente concorre a fare la differenza.
Che valore dunque possono avere le statistiche ufficiali? Se, come dice A. Mondini, dell’Associazione per la Ricerca e la Prevenzione del Cancro di Torino, si prova a chiedere al sistema medico le statistiche di sopravvivenza a dieci o quindici anni si trova un muro impenetrabile. Per fortuna alcuni ricercatori onesti hanno potuto elaborare e pubblicare statistiche più obiettive e reali. Il primo caso è quello del prof. Hardin B. Jones di cui si narra in “Dalla medicina per la malattia alla medicina per la salute”. Il secondo caso riguarda invece uno studio inglese pubblicato sulla rivista The Lancet il 13 dicembre 1975 da quattro ricercatori. Secondo questo studio, effettuato su 188 malati di carcinoma inoperabile ai bronchi, la sopravvivenza media di coloro che optarono per la chemioterapia completa fu di 75 giorni mentre coloro che scelsero di non ricevere alcun trattamento vissero in media 220 giorni.
Anche se lo studio può apparire datato è un dato di fatto che le sostanze chemioterapiche usate nei trattamenti non sono oggi molto diverse da quelle usate allora. Anzi la statistica è oggi valida ancor più in considerazione del fatto che i decessi per cancro sono aumentati.
Un altro caso inerente statistiche obiettive è quello di John C. Bailar III, professore di epidemiologia e biostatistica alla McGill University. Durante una riunione per la valutazione ufficiale del programma nazionale americano contro il cancro nel 1994 Bailar sostenne che «i nostri vent’anni di guerra al cancro [a partire dal National Cancer Act varato da Nixon nel 1971] sono stati un fallimento su tutta la linea».
Le cifre del National Cancer Institute dicono che la mortalità per cancro è aumentata negli Stati Uniti tra il 1975 e il 1990 del sette per cento. I casi di cancro il polmone sono aumentati nelle donne fra il 1973 e il 1990 di oltre il 100 per cento. Anche il melanoma e il cancro della prostata hanno registrato un aumento dell’80 per cento nello stesso periodo. Altre neoplasie in aumento sono i carcinomi del seno, del rene, del fegato e del cervello, il mieloma multiplo, il linfoma nonHodgkin, la leucemia e i tumori del sistema nervoso.
Per altri tipi di cancro per cui si sbandiera vittoria, data la diminuzione della loro mortalità, Bailar sostiene che tali successi non sono da attribuirsi alle terapie mediche ufficiali perché sono diminuzioni iniziate un decennio fa e sono molto più probabilmente legate a fattori diversi quali ad esempio i progressi dal punto di vista igienico nelle preparazione alimentari per i cancri dello stomaco.
Ma non basta. Le statistiche americane e canadesi confermano che in molti casi si è provveduto ad operare interventi chirurgici asportativi dell’utero di donne alle quali era stata fatta una diagnosi di “probabilità” di cancro. Anche queste guarigioni miracolose attribuite poi alla medicina ufficiale rientrano nelle statistiche ortodosse quando non vi è alcuna certezza che si trattasse proprio di tumori.
Le dinamiche burocratiche che stanno dietro i ricoveri ospedalieri sono un’altra fonte di inquinamento delle statistiche. Quando un paziente viene dimesso si dice che è in remissione. Ogni qual volta il malato ritorna all’ospedale e poi di nuovo dimesso le “remissioni” aumentano.
Per efficacia della chemioterapia, inoltre, si intende la scomparsa o la riduzione della massa tumorale e la riduzione delle metastasi almeno del 50 per cento. Alcuni cicli di chemioterapia mirano proprio a questo. Se dopo tali trattamenti il tumore è rimpicciolito o scomparso il paziente è considerato guarito. Se dopo qualche mese il malato ritornerà a ricoverarsi per una velocissima recidiva, sia nello stesso ospedale e tanto più in un altro, esso risulterà un nuovo paziente perché quello “precedente” è guarito.
Infine, le autorità, dopo aver diagnosticato un cancro spingono con urgenza a sottoporsi alle terapie mutilanti della medicina “scientifica”. Ma è importante far rilevare che quando viene appurata la presenza di un cancro è molto probabile che esso sia attivo da almeno cinque anni per cui nel 95% dei casi anche se si prendono due o tre settimane di tempo per riflettere non succederà nulla (4). Questo tempo è importantissimo perché darà l’opportunità di documentarsi su dati e statistiche concrete, di capire e smaltire lo shock psicologico che una tale “condanna di morte” avrà sulla mente nonché la possibilità di scegliere in autonomia la via di guarigione che si vorrà percorrere.
4. Lagarde, P. “Tout savoir sur le cancer”, Favre, Lausanne, 1997.
Tratto da : www.disinformazione.it
Conclusioni NdR:
Questi sono indicativamente i Volumi di affari che le società Farmaceutiche realizzano per questo tipo di cure, con il concorso di ricercatori e scienziati che hanno fatto svariate e molteplici ricerche, spendendo cifre colossali di denaro pubblico e privato, da decenni e senza arrivare a nulla, sembra impossibile che non abbiano trovato dopo questi decenni di ricerca una cura definitiva per tutte le patologie di Tumore.
Un farmaco e/o vaccino anti Tumore piuttosto che un farmaco per la sua cura, secondo le leggi del mercato, non avrebbe prezzo ! diventerebbe un “Farmaco Sociale”, e molte società del settore fallirebbero o dovrebbero pensare e dunque ad investire allo scopo di inventare altre e nuove malattie o Virus…..
IMPORTANTE SCOPERTA su Latte materno e Cancro
Ricercatori svedesi dell’Università di Lund hanno trovato risultati promettenti dalla ricerca gli effetti della sostanza sui pazienti con cancro alla vescica – Maggio 2017
Nei primi studi clinici con pazienti affetti da cancro della vescica, quelli iniettati con il composto ha cominciato a gettare le cellule tumorali morte attraverso la loro urina in pochi giorni.
Il composto derivante dal latte materno mira le cellule tumorali da solo, offrendo un’alternativa ai trattamenti chemio e radioterapia che danneggiano le cellule, sia sane e cancerose nel corpo.
http://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/health-news/breast-milk-cancer-sweden-university-of-lund-a7735351.html