Terapia DI BELLA – (NEWS)
(Interferenze per boicottare la sperimentazione)
vedi: Terapia G. Puccio, dimostrazioni effetti del Bicarbonato di Sodio
E’ INDISPENSABILE per stare sempre BENE e’ l’assunzione quotidiana, per certi periodi,
di acqua Basica a pH min. di 7,35 > 11 (almeno 1,5 lt)
Le bevande troppo saline e/o le bevande industriali, non vanno bevute giornalmente e/o spesso,
anche e per le loro forti acidita’, in quanto influiscono sull’alterazione dei giusti valori di pH dell’acqua del corpo.
L’acidosi e’ la base fisiologica del Cancro – Il Conflitto Spirituale Irrisolto, ne e’ la Causa primaria
Nutriterapia Biologica Metabolica x Cancro
Circolazione sanguigna: prevenzione degli infarti e del cancro. I citrati eliminano calcificazioni arteriose. Gli ascorbati fanno il resto !
Riparte a sorpresa la sperimentazione della terapia del dottor Di Bella – Ottobre 2005
Il ministro della salute Francesco Storace ha annunciato oggi pomeriggio che uno studio multicentrico che coinvolge 11 ospedali dovrà dare risposte precise alla contestata cura anticancro già sperimentata nel 1998.
Storace ha precisato che la sperimentazione è in atto dal 2 ottobre 2005 e che sta dando “risultati eclatanti”.
Il riserbo è stato dettato dall’esigenza di non rinnovare i già sperimentati problemi di ordine pubblico (foto). Anche gli oncologi che fanno parte dello staff ministeriale hanno ammesso che “le prime stadiazioni dei pazienti evidenziano risposte interessanti alla terapia ma è ancora presto per trarre conclusioni”.
Lunedi mattina si terrà una conferenza stampa presso il Consiglio superiore di sanità nel corso della quale “saranno forniti i dettagli del trial”.
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Le 11 irregolarità con cui hanno affossato il Metodo Di Bella
I passi che hanno falsato la sperimentazione – 18/02/2015
Il Procuratore di Torino, Dott. Guariniello, aveva già inviato l’avviso di conclusione indagini ai responsabili della sperimentazione quando, dopo 3 giorni, gli fu tolta l’inchiesta, trasferita ad altra procura che archiviò tutto rapidamente (ammettendo le anomalie ma discolpando i responsabili, che non avrebbero agito per dolo ma, spinti dall’opinione pubblica e per la fretta, avrebbero commesso molti e gravi errori).
Numerose interrogazioni parlamentari sul sospetto e tempestivo trasferimento d’inchiesta e immediata archiviazione non ebbero risposta. Rimane il dato di fatto che, malgrado tutte queste documentate anomalie, si pretese di ritenere valida questa sperimentazione, anche se pesantemente criticata da prestigiose testate scientifiche interazionali come il British Medical Journal.Vediamo nei dettagli le 11 irregolarità:
1) Somministrazione di farmaci scaduti a 1048 pazienti, ( verbale firmato dai NAS) in base alla scadenza certificata dallo stesso Istituto Superiore di Sanità su richiesta di un ospedale in cui si svolgeva la sperimentazione.
2) Presenza di acetone, sostanza tossica e cancerogena nella soluzione vitaminica, somministrata giornalmente ha portato ad accumulo progressivo di acetone in pazienti che essendo in condizioni critiche e stadio terminale.
3) Somministrazione di solo 4 dei 7 farmaci del Metodo Di Bella, malgrado ricetta autografa rilasciata dal Prof Di Bella in commissione oncologica.
4) Tutte le preparazioni della soluzione vitaminica di retinoidi in vitamina E erano grossolanamente errate, con percentuali insufficienti di principi attivi.
5) Somministrazione rapida, senza temporizzatore della somatostatina (va somministrata con un temporizzatore in 8-10 ore) che ne ha vanificato l’effetto, provocando nausea e vomito, attribuiti dagli sperimentatori a tossicità del MDB.
6) Arruolamento di pazienti in altissima percentuali chemio-radiotrattati, non più responsivi, con aspettativa di vita tra 11 giorni e 3 mesi, disattendendo le indicazioni del Prof Di Bella, che aveva posto come condizione (verbali della commissione oncologica) che il suo metodo andava sperimentato in pazienti non chemio radiotrattati e in condizione iniziali, non terminali.
7) Assenza del doppio cieco e del gruppo di controllo che non consente a nessuna sperimentazione di dare indicazioni cliniche.
8) Scelta dell’infimo livello degli obiettivi e della progettazione della sperimentazione: il National Cancer Institute, per validare una sperimentazione, chiede come primo obiettivo la sopravvivenza, seguita dalla qualità di vita e, ultimo, la dimensione del tumore. Hanno scelto l’ultimo, la dimensione del tumore. Il più alto livello della progettazione è il gruppo di controllo e doppio cieco, il secondo solo gruppo di controllo, l’ultimo, l’infimo, quello che hanno scelto: la raccolta di casi clinici.
9) Evidentissimo conflitto d’interesse ideologico e finanziario degli sperimentatori, che prima della sperimentazione avevano espresso ripetutamente e su vari organi di informazione cartacea e radiotelevisiva pareri negativi sul MDB fino all’offesa e insulto riviale e grossolano verso il Prof Luigi Di Bella
10) Metodica di valutazione errata: ad una terapia biologica hanno applicato i criteri di valutazione di una terapia citotossica e citolitica come la chemio.
11) Tempi di studio assolutamente inadeguati a dare un minimo di valutazione scientifica e indicazione clinica.Guarda il video: Il complotto che affossò il Metodo Di Bella
By Giuseppe Di Bella, Medico
Laureato in medicina e chirurgia, specialista ORL – terapia biologica dei tumori -, Presidente della Fondazione Di Bella per lo studio e il trattamento delle patologie neoplastiche e degenerative, Member of Editorial Board of “Neuroendocrinology Letters” Member of Editorial Board of “Activitas Nervosa Superiore Rediviva”, Member of Member of Editorial Board of “The International Journal of Prenatal and Perinatal Psychology and Medicine” Honorary Senior Advisor & Project Manager Environment & Health – VFF Island Hopper project. Già Dirigente responsabile del servizio ORL presso l’ospedale di Budrio (Bologna)
Tratto da: lafucina.it
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Il giallo dei farmaci scaduti
L’Istituto superiore di sanità non era in grado di realizzare una produzione a livello industriale dei farmaci galenici necessari per la sperimentazione della Mdb da esso condotta, essendo dotato di strutture di ricerca e di controllo ma non di apparati adeguati per la produzione. Il ministero, da parte sua, aveva deciso di affidarsi a strutture pubbliche.
La decisione cadde sullo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze su suggerimento di una funzionaria dell’Iss, la dottoressa Elena Ciranni, responsabile del Laboratorio di Chimica del Farmaco dell’Iss e membro del Comitato Guida della sperimentazione. L’inizio della produzione ebbe luogo il 10 febbraio, la distribuzione il 3 marzo 1998.
Il 21 settembre del 1998, mentre erano in corso sia la sperimentazione sia lo Studio osservazionale sulla Mdb e quindi mentre si era in piena distribuzione dei farmaci della Mdb ai malati da parte dei 60 Centri ospedalieri coinvolti, il dottor Saverio Macrì, responsabile di uno di essi (e precisamente direttore dell’Azienda ospedaliera San Giovanni – Addolorata U.O.D. Farmacia ospedaliera) scrive una lettera molto preoccupata al capitano Flavio Paoli, responsabile della “Produzione dei preparati galenici” della Mdb, presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, per avere informazioni urgenti in merito alla validità delle preparazioni a base di melatonina e soluzione ai retinoidi affidate dall’Iss allo Stabilimento fiorentino.
Come si vede, al problema indotto dalla presenza di acetone nel composto ai retinoidi, già segnalato e riproposto pure dagli organi di stampa, si aggiungeva ora quello, altrettanto grave, della stabilità dei farmaci galenici, e cioè del periodo di durata dell’efficacia della soluzione ai retinoidi e delle compresse di melatonina.
Macrì aveva ravvisato che – come è evidente a tutti – sulla etichetta dei flaconi era stata apposta la data di preparazione ma non quella di scadenza.
Supponendo che non fossero state ancora effettuate (ma a quella data siamo ormai alla chiusura della sperimentazione) “le opportune prove di stabilità”, Macrì chiede all’ufficiale di volergli “comunicare la validità attualmente attribuita a tali prodotti, al fine di una corretta dispensazione ed informazione ai pazienti che usufruiscono delle terapie farmacologiche previste dai protocolli MDB”.
Il giorno successivo, 22 settembre 1998, lo stabilimento fiorentino, nella persona del Colonnello Giuseppe Muzzi risponde a Macrì. Gli spiega che i dati sulla validità di impiego dei due farmaci “dovranno essere richiesti all’Iss”.
Più avanti si vedrà – tuttavia – che nel corso di un interrogatorio avvenuto il 2 dicembre 1998, il colonnello Muzzi dichiarerà al magistrato che “anche l’Istituto da me diretto ha effettuato prove di stabilità le quali hanno dato il seguente risultato: dopo il termine di tre mesi, si verifica una diminuzione… […]”. Se Muzzi non ha risposto a Macrì vuol dire che le prove di stabilità sono state effettuate dallo Stabilimento militare tra il 22 settembre e il 2 dicembre, cioè a sperimentazione pressocché conclusa ?
A questo punto, il dottor Macrì, evidentemente preoccupato di fare il proprio dovere in merito a una questione tanto delicata, visto che in ballo c’è la salute di tanti pazienti, oltre che la veridicità dei risultati di una sperimentazione dalla quale potrebbero dipendere i destini di milioni di persone in tutto il mondo, si rivolge al Responsabile del Gruppo di Coordinamento Centrale della sperimentazione, il più volte citato dottor Roberto Raschetti. “Le richiedo – insiste Macrì – di comunicarmi i dati sulla validità nel tempo delle preparazioni: Melatonina; Soluzione ai retinoidi”. [.]
Finalmente, il 7 ottobre 1998, il direttore dell’Istituto superiore di sanità fa sapere al dottor Macrì di avere intrapreso studi di stabilità, che, si legge in una lettera, “dai risultati finora ottenuti, consentono di affermare quanto segue: campioni integri di entrambe le preparazioni in oggetto, conservati nelle condizioni specificate in etichetta, non presentano aprezzabile degradazione dei componenti per un periodo di tre mesi.
Campioni di soluzione ai retinoidi conservati nelle medesime condizioni, ma aperti e richiusi più volte a intervalli di tempo stabiliti, non presentano degradazione significativa dei componenti per un periodo di 20 giorni (tempo necessario per il consumo dell’intero contenuto del flacone)”.
Va tenuto presente che i flaconi consegnati ai pazienti contenevano 160 grammi corrispondenti a 23 dosi giornaliere da 7 grammi. Ciascuno dei flaconi era sigillato in una confezione trasparente che conteneva pure un cucchiaio di plastica dosatore di 7 grammi. Facendo la divisione tra 160 e 7 grammi si arguisce la previsione che il prodotto debba essere consumato entro 22 giorni abbondanti. Perché si scelsero flaconi con una capienza utile per 23 giorni e non per 30 o per 60 o per 90, cioè in corrispondenza degli intervalli di tempo previsti per i controlli dei pazienti a seconda del tipo di tumore ?
Non è accertato che le prove di stabilità (con il risultato dei 20 giorni di stabilità) fossero state effettuate prima dell’inizio della distribuzione dei farmaci, ma la coincidenza dei numeri spinge a non escludere questa ipotesi [.]
“Colleghi, non sarebbe meglio avvertire i pazienti ?”
Il 27 ottobre 1998, si riunisce il Comitato Aziendale Bioetico dell’Azienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata.
Ormai a quella data i giochi sono chiusi, per quanto concerne la sperimentazione dei nove protocolli. La cosiddetta rivalutazione dei pazienti arruolati, utile per i risultati ufficiali, è già avvenuta, quasi tutti i pazienti hanno già concluso la sperimentazione e il 31 ottobre si farà semplicemente la conta dei vivi e dei morti. Rimane aperto, a quella data, lo Studio osservazionale introdotto con il DL 23/98, ma anche in questo caso solo per pochi pazienti, come si è visto, e lo Studio osservazionale introdotto con il DL 186/98, ancora aperto alla data di stampa di questo volume, cioè a novembre 1999.
Nella citata seduta del 27 ottobre, il comitato bioetico ravvisa l’urgenza di ” informare i pazienti arruolati nel protocollo osservazionale MDB presso la U.O.D. Oncologica dell’Azienda ospedaliera S. Giovanni Addolorata sulla validità accertata delle preparazioni galeniche Melatonina cpr 2 mg e soluzione ai retinoidi, comunicata dall’Iss con […] nota n. 36467 del 7 ottobre 98 nella quale viene precisato che in base ai risultati degli studi di stabilità finora effettuati dall’Istituto superiore di sanità: campioni integri di entrambe le preparazioni in oggetto, conservati nelle condizioni specificate in etichetta…”, [.]
Della necessità, emersa durante questa seduta, che i pazienti fossero avvertiti della questione relativa alla stabilità dei farmaci Macrì decide di informare tempestivamente, il 28 ottobre 1998, e cioè il giorno dopo, il dirigente della UOD Oncologica, il dottor Claudio Megale, al quale spiega pure che la preparazione di Melatonina 2 mg compresse appartenente al lotto 20/35, attualmente distribuita dalla Farmacia, è da ritenersi valida fino al 28 novembre 1998647.
Per conoscenza, vengono pure informati il presidente del Comitato aziendale bioetico, dottor Elio Cappelli e il Direttore sanitaro aziendale, professor Giovanni Macchia.
È proprio Cappelli, il 5 Novembre 1998, a scrivere all’Ospedale S. Giovanni-Addolorata, a Roberto Raschetti, al direttore dello stabilimento militare fiorentino e alla responsabile della farmacia dell’Istituto Regina Elena:
“Il Comitato aziendale bioetico dell’Azienda ospedaliera S. Giovanni Addolorata – sono le parole del professor Cappelli – è venuto a conoscenza che le preparazioni galeniche in oggetto, approntate dallo SCFM648 di Firenze e distribuite per tramite della Farmacia dell’IRE649 di Roma alle farmacie dei centri collaborativi della sperimentazione MDB, riportano sulla confezione il mese e l’anno di preparazione senza precisazione del giorno e del periodo di validità. Atteso che l’Iss, con nota n. 36467/Chf. 22 del 7 ottobre 1998 che si allega in copia, ha comunicato al direttore della farmacia ospedaliera dell’Azienda S. Giovanni Addolorata che il periodo di stabilità accertata delle preparazioni in oggetto è di tre mesi, ed in considerazione che le confezioni fornite ai pazienti sono previste per la copertura del fabbisogno terapeutico mensile, questo Comitato ha ritenuto opportuno informare i pazienti in trattamento presso il Centro collaborativo dell’Azienda della validità accertata delle preparazioni dispensate”.
Il comitato dunque ha “ritenuto opportuno informare i pazienti”. Ma, nei fatti, i pazienti furono avvertiti ? E furono avvertiti i pazienti delle altre zone d’Italia, oppure l’etica del comitato romano era limitata alla competenza territoriale ? Prosegue il documento del professor Cappelli:
“Questo Comitato ritiene comunque necessario che venga specificato sull’etichetta delle confezioni di tali farmaci anche il giorno di preparazione e l’indicazione di stabilità accertata al fine di evitare incertezze sulla validità dei prodotti e quindi dei trattamenti cui sono sottoposti i pazienti, nonché la circolazione di medicamenti potenzialmente imperfetti, attesa la conoscenza limitata della loro stabilità.
Quanto sopra anche al fine di eliminare possibili sprechi dovuti alla consueta prassi di intendere, ove sia indicato sulla confezione solo il mese di preparazione, che il giorno di preparazione coincida con il primo del mese, rischiando quindi di ridurre fino ad un terzo il tempo di validità e di utilizzo, di preparazioni prodotte a fine mese. A tale proposito si segnala il caso delle preparazioni di melatonina compresse 2 mg del lotto n. 20/35, sulle cui confezioni appare la “data di preparazione 8/98” ma da “ritenersi valide almeno fino al 28 novembre 98” secondo quanto comunicato dal Gruppo di coordinamento centrale di Sperimentazione MDB in base alle informazioni ricevute dallo SCFM (stabilimento di Firenze, nda.).
Appare pertanto indispensabile ricondurre la materia in un ambito di certezze e omogeneità delle informazioni che non devono essere acquisite di volta in volta dai singoli utilizzatori” .
Tratto dal libro di Vincenzo Brancatisano “Un po’ di verità sulla terapia
Di Bella”, Travel Factory ed.
http://www.vincenzobrancatisano.it/articoli/dossier.htm
vedi: DiBella e Cancro
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http://www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E90002,00.html
Notare bene l’intervista a Giovanni G., il quale parla di soluzione ai retinoidi scaduta.
C’è un “particolare importantissimo” in quella intervista, che purtroppo non viene messo in rilievo e cioe’: in pratica quel flacone ai retinoidi scaduto glielo hanno consegnato nel mese di luglio 1999. Sapete cosa significa ?
Significa che nonostante il sequestro di 1048 flaconi scaduti, avvenuto il 2 dicembre 1998, ed il polverone sollevato dalla notizia di reato presentata in Procura dai NAS dei carabinieri, gli illustri “santoni” hanno continuato a distribuire retinoidi scaduti ai pazienti dello studio osservazionale !
Giovanni nel mese di settembre 1999, raccontò ad un amico comune, delle le pressioni che aveva ricevuto dal ministero affinché non divulgasse la notizia, ma lui presentò ugualmente formale denuncia tramite il suo avvocato.
By juppNOSPAM@katamail.com – Wednesday, May 17, 2006 – Newsgroups: it.salute
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Questa lettera è stata inviata da un medico al Presidente dell’Ordine dei Medici, Del Barone (Italy) – 2006
Chiar.mo Direttore,
sono il dr.Carlo Lerone, laureato 33 anni fa, già medico ospedaliero,attualmente medico di medicina generale del S.S.N. ed ora Le scrivo in qualità di medico iscritto alla società scientifica SIBOR (Società Italiana di Bioterapia Oncologica Razionale – Metodo Di Bella ).
Ho letto con piacere la “riflessione-provocazione” del dr. Antonio Panti riguardante la Terapia Di Bella e la pacata serenità dello scritto mi induce ad altre riflessioni, sulla falsariga di quelle lette, che spero possano trovare accoglienza in questo dibattito.
Per ciò che riguarda la parte strettamente scientifica collegata alle riflessioni del collega, mi limito a rimandare alla navigazione nel sitowww.metododibella.org è puntualizzata la terapia Di Bella nei suoi capisaldi logici e fisiologici ed in cui sono annoverati innumerevoli articoli scientifici tratti dalla letteratura mondiale riguardanti i farmaci ed il razionale della terapia stessa.
Che il “piccolo genio italico” dedicasse il suo tempo notturno allo studio è stato un suo problema, che fosse piccolo di statura è noto a tutti, che fosse italico non è certo diminutivo o denigratorio, che fosse un genio lo dirà il futuro, non certo i suoi detrattori o i fautori attuali.
Di certo “i farmaci del cocktail Di Bella sono conosciuti da tempo e studiati in ogni risvolto”. Ciò è parzialmente vero perché studiato un risvolto se ne aprono altri 10 (vedi i recettori per la somatostatina che stanno uscendo per quasi tutte le cellule tumorali ) ed inoltre sono sempre stati studiati singolarmente e non nella loro compartecipazione sinergica terapeutica.
Dunque non è stato studiato il cocktail Di Bella, ma i singoli componenti nella loro desolante solitudine.
Il piccolo italico ha “miscelato” componenti già noti in modo geniale ed assolutamente unico e ne ha tirato fuori un qualcosa che i potenti mezzi economici e strumentali delle multinazionali, che ci condizionano la vita forniti di sola visione economico-utilitaristica, non potranno mai produrre.
Proprio qui, dr. Panti, sta il genio.
Per ciò che riguarda il successivo capoverso letto, quello riguardante i soldi spesi nella sperimentazione, giudicata come già fatta, posso solo osservare che la terapia Di Bella è di tipo biologico, cioè è più lenta nei suoi risultati eclatanti rispetto alla chemioterapia e che ha bisogno di un organismo che sia in grado, almeno parzialmente, di rispondere ad uno stimolo terapeutico.
Nella sperimentazione sono stati inclusi soggetti “obbligatoriamente” già trattati con chemio e/o radio e spesso con tempo presunto di sopravvivenza non superiore a poche settimane. Cioè sono stati reclutati scientemente solo i “morti”, e nonostante questo, alcuni di loro vivono ancora.
Ma questa è, forse, una osservazione banale. Ben più reale è stata la prevista somministrazione intramuscolare della somatostatina, mentre il prof. Di Bella ne ha sempre preconizzato la somministrazione prolungata in 8-12 ore. Forse perché l’emivita del farmaco è di pochi minuti ?
Infine, sempre a proposito della sperimentazione, ricordo come sia stata ufficialmente riconosciuta l’incapacità ad eliminare completamente l’acetone dal consegnato complesso vitaminico.
Dunque, se somministro per os dell’acetone, come posso attribuire alla terapia eventuali danni conseguenti ?
Infine mi chiedo, da un punto di vista medico, umano ed economico, quale è l’utilità di rinnovare cicli di chemioterapia quando il primo è miseramente fallito ? Che senso ha fare “nuovi cicli di blanda chemioterapia sperimentale”, cioè sparare con in fucile, quando il tumore ha retto ai protocolli ufficiali, cioè alle cannonate ?
Che senso ha continuare a fare TAC, RMN, PET, ricoveri ospedalieri per agoaspirati e ricerche endoscopiche per valutazione istologica di lesioni metastatiche ad un paziente che sta sempre peggio ?
Forse il definire con maggior esattezza l’aumento volumetrico di un tumore, o una sua modesta riduzione magari associata ad una metastatizzazione plurima, porta ad un miglioramento della prognosi ?
Non sarebbe meglio cercare altre vie, e fra quelle possibili, perché non riprovare, onestamente e con correttezza scientifica di reclutamento, somministrazione e valutazione dei risultati nel tempo, la Terapia Di Bella ?.
Con quanto spende la sanità per diminuire il vomito ad un chemiotrattato, si possono fare parecchi giorni di Terapia Di Bella.
Lo sbandierato prolungamento di vita dei pazienti oncologici è veramente legato a risultati terapeutici positivi, o non è in parte legato a diagnosi più precoci di quelle che era possibile fare in precedenza ? In queste condizioni non sarebbe più produttivo ed opportuno puntare ad un miglioramento della qualità della vita, certo innegabile con la Terapia Di Bella ?
E qui mi fermo, non per aver finito le considerazioni, ma perché da una iniziale reazione di stizza sono passato ad una profonda tristezza.
Come medico prescrittore della M.D.B. e come membro della SIBOR sono convinto, soprattutto per quanto ho constatato con la mia pluriennale personale esperienza, che la Terapia Di Bella, magari integrata o ad integrazione di altre terapie, sia la via futura del trattamento oncologico.
Come uomo sono angosciato dalle certezze di tanti che si professano detentori unici della verità. Di potere e di soldi forse, di verità assolute mai.
Dubito, ergo sum.
Cordialmente Carlo Lerone
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Sentenza con obbligo di pubblicazione nei seguenti quotidiani:
Italia – “La Repubblica/Il Giornale/ La Padania/Il secolo XIX, 14/15 luglio 2005”
ORDINANZA DEL TRIBUNALE CIVILE
Genova, farmaci gratis per la cura Di Bella
Il Tribunale civile di Genova (giudice Margherita Bossi) ha accolto la richiesta di un paziente affetto da linfoma maligno non Hodgkin che ha fatto ricorso alla cura Di Bella, guarendo, e ha ordinato alla Asl3 genovese di erogare gratuitamente i farmaci per i prossimi cinque anni, periodo in cui la cura deve comunque essere praticata.
Il paziente è un genovese di 44 anni, sposato e padre di tre figli.
All’inizio del 2000 gli veniva diagnosticato un linfoma maligno non Hodgkin al quarto stadio. Di fronte alla necessità di iniziare la terapia tradizionale, e cioè quella chemioterapica, erogata gratuitamente dal servizio sanitario nazionale, decise di seguire invece la terapia Di Bella. Dopo un primo periodo di stasi della malattia, seguì una regressione continuata in via progressiva sino a giungere a completa remissione nel 2004. In considerazione di questi risultati e visti gli altissimi costi della cura (circa 2.500 euro al mese), che doveva comunque essere praticata per altri 5 anni, il paziente ha fatto ricorso in via d’urgenza chiedendo al Tribunale di Genova che ordinasse alla Asl l’erogazione gratuita dei farmaci del protocollo terapeutico di cura stabilito dal dottor Di Bella.
L’Azienda Sanitaria locale si costituì in giudizio, contestando in via pregiudiziale il difetto di giurisdizione del tribunale in favore del Tribunale amministrativo, e nel merito la fondatezza del ricorso sostenendo che il Multitrattamento Di Bella non aveva sufficienti basi scientifiche poiché la sperimentazione a suo tempo svolta non aveva avuto esito positivo. Il Tribunale ha invece accolto la domanda del paziente ritenendo infondata l’eccezione di difetto di giurisdizione e nel merito la fondatezza della domanda poichè «analizzando la vicenda del caso concreto non si poteva che constatare l’evidente beneficio che il paziente aveva tratto dalla cura praticata».
Nel sottolineare che «i risultati ottenuti dal ricorrente sarebbero stati raggiunti probabilmente anche con la terapia chemioterapica tradizionale» negata dal paziente «per sottrarsi ai molteplici effetti collaterali prodotti sull’organismo dalla cura tradizionale», il giudice, nella motivazione della propria ordinanza, ha spiegato che «ricorrere all’erogazione gratuita è stato tuttavia necessario poichè non può non valutarsi anche l’alea per le condizioni di benessere del ricorrente, di una brusca interruzione di una terapia che, seppur solo con riguardo alla situazione clinica specifica, ha dato esiti positivi».
Infine questa sentenza non avrà ripercussioni in appello in quanto la Corte di Cassazione ha stabilito in data 24.6.05 (ordinanza n°. 13548) che la competenza spetta esclusivamente al giudice ordinario (in questo caso al giudice margherita Bossi) e quindi si intende definitiva.
Fonte: www.liberameteservi.it
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Da qualche tempo comunque è stato fatto un importante passo avanti nel processo di chiarificazione del caso Di Bella, attraverso la pubblicazione su una autorevole rivista scientifica americana di uno studio clinico di fase II avente per oggetto la Multiterapia Di Bella nella cura dei linfomi Non Hodgkin a basso grado in stadio avanzato.
La comunità scientifica internazionale si sta confrontando finalmente sulla cura Di Bella.
Articolo della Rivsta Americana (traduzione):
Trattati con la Multiterapia Di Bella, un gruppo di 20 pazienti affetti da “Linfoma Non Hodgkin (NLH) a basso grado in stadio avanzato” ha risposto in maniera eclatante alla terapia. I risultati dello studio clinico, condotto da un’equipe di medici italiani facenti capo al dottor Mauro Todisco sono stati pubblicati sull’ultimo numero della rivista americana Cancer Biotherapy e Radiopharmaceuticals, secondo la quale “questo risultato, migliore di altri ottenuti con regimi chemioterapici largamente usati e la veramente buona tollerabilità della Mdb (tutti i pazienti hanno condotto il trattamento a domicilio, continuando le proprie normali attività), autorizza, nei NLH, a proseguire i trial clinici utilizzando questo regime”.
Questi i risultati sui pazienti, tutti in stadio avanzato, dopo un mese dalla somministrazione della terapia: il 70% dei pazienti, (14 su 20) ha ottenuto una “risposta parziale” (drastica ma non completa remissione della malattia);
il 20% (4 pazienti su 20) ha ottenuto una “stabilizzazione” della malattia (arresto o riduzione non drastica della malattia;
solo nel 10% dei casi (2 pazienti su 20) si è riscontrata una “progressione” di malattia anche a seguito della somministrazione della Mdb.
Proseguendo con il trattamento, per un ulteriore periodo di due mesi: nessuno dei 14 pazienti con “risposta parziale” ha avuto “progressione” di malattia;
Addirittura il 50% di questi pazienti (7) ha ottenuto una “risposta completa” (remissione della malattia); fra i 4 pazienti con malattia stabile, il 25% (1 su 4) ha avuto una “risposta parziale” e il 75% (3 su 4) ha avuto “progressione” sotto terapia.
Sono guarito dal cancro grazie a Di Bella…
(Un 69enne racconta la sua storia “certificata” dal Centro oncologico di Aviano)
Parla Gabriele Pacchin: «Ora conduco una vita normale coi miei figli, ma la cura mi costa 250mila lire al giorno»
L’iniziativa del «governatore» del Lazio, Francesco Storace, ha riacceso i riflettori sulla cura anti-cancro del professor Luigi Di Bella. Se n’è tornato a parlare in questi giorni, sull’onda della proposta di fare una nuova sperimentazione.
La medicina ufficiale ribadisce che non ce n’è motivo, ma gli italiani la pensano diversamente. Su Repubblica è stato pubblicato ieri un sondaggio Cirm. Si chiede (a un campione nazionale di 1.086 persone) se si è favorevoli o contrari alla nuova sperimentazione. La risposta è sorprendente: il 65 per cento degli intervistati si dice favorevole alla nuova sperimentazione, solo il 23% contrario, mentre il 12 per cento è senza opinione.
Una percentuale alta di italiani, quindi, pensa che alla terapia Di Bella vada concessa un’altra chance.
Di seguito pubblichiamo l’intervista a un malato, curato con la MDB, al quale è stata certificata la guarigione.
«Io sono guarito dal cancro con la terapia del prof. Di Bella e lo confermano anche certificati di primari oncologi che di certo non hanno in simpatia la multiterapia del prof. modenese».
Chi parla è Gabriele Pacchin, 69 anni, agricoltore di Agugliaro un paesino vicino a Vicenza.
La storia di Pacchin è destinata a far discutere viste le polemiche di questi giorni e il fatto che anche i grandi mezzi d’informazione stanno interessandosi a lui.
«Nel settembre del 1997 mi viene diagnosticato – spiega Gabriele Pacchin – un tumore allo stomaco.
Vengo operato l’8 ottobre dello stesso anno (gastrectomia parziale adenocarcinoma con cellule ad anello) e quindi sottoposto a polichemioterapia all’ospedale di Vicenza. Dopo cinque sedute sto malissimo e vado anche in coma e quindi sospendo quella terapia.»
Cosa ha fatto a quel punto ?
«Attraverso i giornali sono venuto a conoscenza del dott. Aldo Reggio di Mantova un seguace del metodo del prof. Di Bella. Sono andato a Mantova e dal marzo del 1998 ho seguito quel metodo. Ebbene due anni dopo la divisione oncologica del Centro di Aviano mi ha diagnosticato una remissione completa».
E Gabriele Pacchin mostra proprio una lettera redatta dal prof. Giuseppe Cartei, primario della divisione di oncologia del Centro oncologico di Aviano che il 26 febbraio di quest’anno riepilogando tutto l’iter clinico del Pacchin ne certifica la completa guarigione (nella missiva si legge «una ecografia addominale il 24 novembre del 2000 metteva in luce la presenza di una formazione ipoecoigena di 22 mm di diametro riferibile verosimilmente a linfonodo… La Tac addome superiore e inferiore senza e con mezzo di contrasto il 23 gennaio 2001 è risultata negativa nei riguardi di possibili lesioni neoplastiche. Il paziente viene considerato in remissione completa»).
Signor Pacchin, adesso come sta ?
«Benissimo, conduco una vita normale coi miei figli Carlo e Savino. Sono sempre in giro. Devo continuare la terapia che purtroppo mi costa 250 mila lire al giorno. Ogni notte devo assumere un milligrammo di octreotide tramite una particolare pompetta che lo rilascia nell’arco di dieci ore. Nessun disagio visto che i medici negli ospedali mi avevano diagnosticato due mesi di vita».
Non è mai venuto a Modena ad incontrare il prof. Di Bella, a ringraziarlo ?
«E’ incredibile ma proprio domenica scorsa sono riuscito a parlargli. Delle persone mi hanno dato il suo numero di telefono, ho chiamato e lui ha risposto. L’ho ringraziato e lui mi ha detto di continuare nella cura. Certo mi veniva da piangere, devo a lui tanti anni di vita»
Per dovere di cronaca dobbiamo segnalare due cose. La prima è che non abbiamo elementi per sapere con certezza assoluta se il signor Facchin sarebbe guarito con altre cure.
La seconda è che il Centro oncologico di Aviano è quello del prof. Tirelli uno dei più duri oppositori alla sperimentazione e alle terapie del prof. Di Bella.
Una certificazione, per i Dibelliani, davvero al disopra delle parti.
http://www.gazzettadimodena.kataweb.it/gazzettamodena/arch_14/modena/cronaca/dc101.htm
Molto significativo si rivela il seguente risultato:
Il 100% dei pazienti che hanno deciso di sottoporsi alla terapia Di Bella come prima terapia ha ottenuto una risposta globale (parziale o completa).
La tossicità riscontrata è stata molto bassa. I più comuni effetti collaterali sono stati sonnolenza, diarrea e iperglicemia, peraltro mai in grado di imporre una sospensione della terapia, grazie alle opportune rimodulazioni dei singoli farmaci.
I risultati dello studio clinico – che saranno presto confermati da ulteriori pubblicazioni riguardanti altre patologie tumorali – diventano ancor più interessanti se si pensa che, per un paradosso medico, i Linfomi Non Hodgkin a basso grado di malignità sono quelli meno guaribili e curabili dalla medicina convenzionale rispetto a quelli cosiddetti ad alto grado.
I risultati dello studio (Todisco et al.) sono reperibili sulla banca dati medico-scientifica mondiale Medline Express –http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query – facente capo alla NLM (National Library of Medicine).
È sufficiente immettere nel campo di ricerca le parole chiave “somatostatin” and “melatonin”.
La Banca dati Medline consente peraltro di verificare lo stato attuale della ricerca mondiale sui singoli componenti della terapia Di Bella: è sufficiente immettere nel campo di ricerca di volta in volta le singole parole (melatonin and cancer; somatostatin and cancer; retinoic acid and cancer; bromocriptin and cancer; vitamin E and cancer, ACTH and cancer, somatostatin and lymphoma, ecc ecc..). Appariranno alcune migliaia di pubblicazioni, vecchie e nuove, relative a sperimentazioni e studi sull’uomo, che confermano le intuizioni del professor Luigi Di Bella.
Abstract originale:
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/entrez/query.fcgi?cmd=Retrieve&db=PubMed&list_uids=11385964&dopt=Abstract
Traduzione dell’ABSTRACT:
“Ciclofosfamide più somatostatina, bromocriptina, retinoidi, melatonina e ACTH nel trattamento dei Linfomi Non Hodgkin a basso grado in stadio avanzato: risultati di un trial di fase II”
“E’ stato dimostrato che la somatostatina, la prolattina, i retinoidi, la melatonina e l’ACTH influenzano la crescita linfatica, e l’azione della ciclofosfamide nei disordini linfoproliferativi è ben conosciuta. Ciò fornisce il razionale per condurre, nei pazienti con linfomi non Hodgkin a basso grado, un trial di Fase II di una combinazione farmacologica di ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina, retinoidi, melatonina e ACTH”.
Pazienti e metodi:
Venti pazienti con diagnosi di NHL a basso grado, stadi III o IV, erano inclusi in questo studio. I pazienti hanno ricevuto per un mese il seguente trattamento: ciclofosfamide, bromocriptina, somatostatina, retinoidi, melatonina e ACTH.
La terapia era continuata per due mesi ulteriori nei pazienti con malattia stabile o rispondente. Dopo 3 mesi i pazienti rispondenti continuavano la terapia per altri 3 mesi o più.
Risultati:
Venti pazienti sono stati valutati per la risposta e per la tossicità: il 70% (14 pazienti su 20, intervallo di confidenza [CI] al 95%, da 50% a 90%) ha avuto una risposta parziale; il 20% (4 pazienti su 20) ha avuto stazionarietà di malattia e il 10% (2 pazienti su 20) ha avuto progressione di malattia sotto terapia.
Proseguendo con il trattamento, nessuno dei 14 pazienti con risposta parziale ha avuto progressione di malattia (periodo medio di controllo 21 mesi, range da 7 a 25) e il 50% di questi pazienti ha avuto una risposta completa: fra i 4 pazienti con malattia stabile, il 25% (1 su 4) ha avuto una risposta parziale e il 75% (3 su 4) ha avuto progressione sotto terapia (tempo medio alla progressione [TPP] 14,3 mesi, range da 7 a 21).
La tossicità è stata molto bassa, i più comuni effetti collaterali sono stati sonnolenza, diarrea e iperglicemia.
Conclusioni
L’associazione di ciclofosfamide, somatostatina, bromocriptina, retinoidi, melatonina e ACTH è ben tollerata ed efficace nel trattamento di LNH a basso grado in stadio avanzato.>>
Venti pazienti non sono pochi, come potrebbe sembrare, poiché uno studio di Fase II si fa sempre e solo su pochissimi pazienti, per valutare l’attività antineoplastica di una terapia nuova e la sua tossicità.
Se i risultati sono buoni in fase II si passa alla fase III procedendo a un confronto tra gruppi numerosi di malati da sottoporre in parte alla terapia nuova in parte alla terapia vecchia o a placebo. I risultati dello studio di Todisco (et al.) sembrano buoni anzi eclatanti. Alla comunità scientifica il compito di valutare l’opportunità di procedere a ulteriori studi, come la rivista invita a fare. Certo che tra questi risultati e il verdetto della Bindi (ex Ministro della Sanità che permise la sperimentazione del metodo Dibella, sotto la pressione dell’opinione pubblica) di acqua ce ne passa.
Di bella …che fine ha fatto?
Di Bella – La verità sta venendo a galla
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Derivati vitamina A: cura o prevenzione ?
E’ stata provata l’efficacia antitumorale dell’acido retinoico. O no ?
Pubblicazioni scientifiche confermano l’uso terapeutico del farmaco
Intanto la posta elettronica del professor Umberto Veronesi è stata presa d’assalto da tante pazienti affette da cancro al seno, dopo che la stampa ha rilanciato la notizia circa l’azione antitumorale dell’acido retinoico (fenretinide) nelle malate di cancro al seno.
La notizia, come abbiamo riferito nei giorni scorsi, accreditava Veronesi come lo scopritore di questa “novità”. Poiché l’acido retinoico e i derivati della vitamina A sono da decenni parte integrante della cura Di Bella, sperimentata da Veronesi nel 1998 per il ministero, molti pazienti si sono detti scandalizzati del fatto che non fosse citato Luigi Di Bella.
Secondo lo studio di Veronesi, il farmaco, somministrato su 2.800 donne malate, è riuscito a dimezzare la recidiva della malattia. Si è pure scoperto che il ruolo protettivo della sostanza dura per almeno 15 anni dopo la sua sospensione. Ora che si conoscono questi poteri, “non c’è ragione di aspettare ad intervenire”, ha scritto Veronesi. Che indirettamente richiama Di Bella il quale, attaccato dagli oncologi, il 17 luglio 1997 affermò: “Io prescrivo l’acido retinoico perché me lo ha insegnato la scienza che serve a curare il cancro, non devo certo aspettare che me lo dica una commissione politica mentre la gente muore”.
Molti hanno scritto a Veronesi a “Sportello cancro”, la rubrica che l’oncologo milanese tiene sul sito del Corriere della sera. “Egregio Prof. Veronesi – ha scritto Giulia Conchedda – probabilmente avrà ricevuto in questi ultimi giorni migliaia di domande relative al derivato della vitamina A da voi testato per la prevenzione della recidiva al seno e che ha dato fino ad ora ottimi risultati in donne in pre-menopausa. A gennaio del 2006 mi è stato diagnosticato un tumore al seno. I linfonodi erano negativi, ho appena terminato 4 cicli di terapia adiuvante EC e sto per iniziare la radioterapia. […] La mia domanda: è possibile proporsi per partecipare alle ulteriori fasi di test della fenretinide?”.
La domanda rilancia il problema della ricaduta terapeutica delle scoperte scientifiche. “Cara Signora – risponde Veronesi – indipendentemente dal suo caso, che deve essere valutato dal punto di vista clinico tenendo conto di tutti i parametri personali, colgo l’occasione per rispondere ai tanti messaggi simili al suo che ho ricevuto in merito alla sperimentazione della fenretinide. Si tratta di una sperimentazione clinica durata 15 anni. I risultati positivi che abbiamo ottenuto ci spingono ad avviare ora un nuovo studio clinico per le donne sane ad alto rischio. Al momento lo studio non è ancora attivo. Attraverso questo sito ed altri media daremo comunque le informazioni necessarie in tempo utile”.
A un’altra paziente, Paola, ha risposto così: “La Fenretinide non ha azioni terapeutiche, come tutti gli altri derivati della vitamina A. Viceversa potrebbe, secondo i nostri studi, impedire che una cellula normale si trasformi in una cellula tumorale. Quindi potrà essere utilizzata solo come farmaco preventivo, da offrire a persone sane, ma ad alto rischio di ammalarsi. Non è invece indicata in pazienti ammalati”.
Ora, anche considerando che l’acido retinoico è in farmacia da anni a scopo terapeutico e non preventivo, e non solo in forma galenica come prescriveva Di Bella (il foglietto illustrativo della specialità Vesanoid prevede addirittura la remissione di una forma di leucemia), le risposte del professor Veronesi inducono molte perplessità.
La letteratura scientifica deborda di pubblicazioni che depongono a favore dell’uso terapeutico della fenretinide, dell’acido retinoico e di tutti gli altri derivati della vitamina A e non parla solo di prevenzione, che sarebbe comunque una conquista e non si comprende perché i pazienti non ne siano messi a parte con campagne di stampa.
Ma la perplessità maggiore scaturisce dalla constatazione che, da un lato, lo studio dell’equipe di Veronesi è stato condotto su migliaia di malate di tumore e ha dimostrato di riuscire a prevenire le ricadute, che purtroppo sono frequentissime. Dall’altro lato scopriamo però che, interpellato da altre interessate, l’oncologo risponde che il farmaco non potrà essere usato su persone malate ma solo su persone sane, come prevenzione.
Pur con tutta la riconoscenza che si deve a Veronesi, ci viene il dubbio che il tutto non sia molto convincente.
By Vincenzo Brancatisano
Commento NdR: anche se rispettiamo ed indichiamo tutte le possibili terapie naturali per ogni malattia, anche perche’ le reazioni ad ogni tipo di terapia sono diverse da soggetto a soggetto, vogliamo ricordare che anche il cancro come qualsiasi altra malattia nasce in “luoghi” ben precisi e quindi ogni malattia ha le sue Cause, con Cause secondarie e terziarie.
Leggere la tesi su Cancro e Medicina Naturale + Nutriterapia Biologica Metabolica x il Cancro e non solo