Le TASSE – 08/03/2013
Anticamente le tasse pagate dai vari popoli erano del dieci per cento, 10 %…( si chiamava decima) e fino ad allora ciò era equo e giusto, ma da quando sono nati i Re, reucci, monarchie, e successivamente le democrazie repubblicane… hanno aumentato sempre più la percentuale arrivando al 65-70 % del guadagno (sudato) dei cittadini che di conseguenza sono diventati SUDDITI… come nel nostro caso dell’ Italia e ciò per arricchire pochi e spremere i più, cioè noi poveri cittadini, anzi sudditi !
Suddito: si riferisce a colui che è soggetto alla sovranità di uno stato; la condizione del suddito implica, di per sé, situazioni giuridiche puramente passive (doveri e soggezioni) !
ERARIO e TASSE:
Nella Bibbia, la decima (in ebraico מעשׂר, ma‛ăśêr, in greco δεκάτη, dekatē) era una tasse imposta sugli agricoltori e allevatori di bestiame della decima parte dei prodotti del suolo e del gregge per sostenere i Leviti e i sacerdoti. (Levitico, 27:30-32).
Alcuni affermano che la decima era già praticata in tempi antichissimi come segno di riconoscenza a “Dio” dal quale dicono i religiosi proviene ogni cosa (Genesi, citando l’episodi di Abramo e Melchisedek e il voto di Giacobbe in Genesi capitoli 14 e 28 14:20; 28:22). Comunque, nell’ episodio di Genesi 14, Abramo diede la decima parte del BOTTINO di GUERRA a Melchisedek, non della sua proprietà personale, e inoltre restituì il 90% del bottino al re di Sodoma.
Storia nel mediterraneo:
Nell’antica Grecia e, successivamente, nel mondo romano, la decima era pagata sui frutti di un terreno – analogamente a una vera e propria imposta fondiaria – e sul bottino di guerra. Essa veniva corrisposta allo Stato, alla città o agli addetti al culto di un tempio (a Ercole vincitore, Apollo e Diana); nel primo caso mediante tale esborso veniva riconosciuto il diritto dello Stato su una terra.
A Roma, nell’età repubblicana e durante il principato, la riscossione della decima era affidata ad appaltatori, detti pubblicani. Il sistema delle decime si sviluppò rapidamente nell’epoca medievale, soprattutto nella forma di contribuzioni ecclesiastiche. Tale usanza affonda le sue radici nella tradizione biblica: la legislazione mosaica stabiliva una duplice decima, quella ordinaria su tutti i frutti della terra, da offrirsi in natura o in danaro, e quella straordinaria, triennale, prelevata su tutte le entrate dell’anno di scadenza.
La legislazione carolingia, considerato che il servizio del culto era d’indole pubblica, rese generale l’obbligo giuridico di pagare le decime su tutti i beni produttivi di un reddito. In seguito si distinse la decima prediale o dominicale che gravava su un fondo dalla decima personale o sacramentale che si pagava alla parrocchia di residenza. Spesso le decime erano cedute in appalto ai laici e si confondevano così con i canoni di affitto.
Fin dal sec. XIII da parte laicale e, più tardi, nell’epoca delle riforme, anche da parte ecclesiastica, si levarono gravi critiche contro le decime che, in generale, furono ridotte e iniziarono la loro decadenza.
Verso la fine del sec. XVIII si ebbero vari provvedimenti di soppressione che si accentuarono con l’avvento della Rivoluzione francese, pur mantenendo una diversa gradualità a seconda dei Paesi.
Nel Regno d’Italia, in particolare, le decime e le altre imposte affini furono completamente abolite con legge 14 luglio 1887. § Decima ecclesiastica (o sacramentale o spirituale), tributo generico, ordinario, gravante sui fedeli.
Il diritto canonico stabilisce le decime in ogni regione secondo i peculiari statuti e le consuetudini. Esse sono dovute ad alcuni enti ecclesiastici quale corrispettivo dell’amministrazione dei sacramenti, della cura d’anime e, in genere, delle funzioni di culto.
Le decime “dominicali” sono legate ad antiche concessioni di fondi, o anche di capitali. Abolite le decime, con la già citata legge del 1887, sono state conservate, in corrispondenza dei servizi generici resi dagli enti ecclesiastici alla popolazione, le altre specie di prestazioni terratiche, come le “dominicali”.
– Tratto da: http://www.sapere.it/enciclopedia/d%C3%A8cima.html
“Scrivo da anni, inascoltato, che sono illecite – non le condotte dei cittadini che cercano di sottrarre i loro soldi o i loro beni alle tasse – bensì le tasse. Questo perché le tasse servono solo a rastrellare il denaro inverato (approfondisci da www.marra.it ) per comprare assurdamente dalle banche centrali, che sono private, il denaro da inverare che gli Stati non devono invece far altro che produrre da sé a costo zero e usare come meglio credono senza quindi creare alcun debito pubblico.
E scrivo inoltre, sempre da anni, che esse costituiscono anche uno strumento di dominio, perché servono a indebolire i cittadini inquadrandoli nelle varie categorie di ‘evasori’, ‘riciclatori’ eccetera.
Se pertanto questa vicenda delle 13 società è vera, Grillo è deprecabile, non perché ha cercato di sottrarre i suoi soldi esportandoli clandestinamente e investendoli altrove (salvo non sussistano altri reati), ma perché ha costruito la sua crescita politica facendo credere alla gente che pagare le tasse sia cosa buona e giusta per guadagnare così l’appoggio del potere economico e dei suoi media, salvo poi a organizzarsi per conto suo per eluderle.
I Media, che è falso lo contrastino, e che in realtà lo hanno creato e lo sostengono secondo abili strategie (contrastano me, oscurandomi in tutte le possibili maniere).
Peraltro, poiché questa è una posizione altamente immorale, poiché è condivisa da tutti, ma con particolare forza dalla sinistra, e poiché chi è immorale lo è poi su tutti i piani, è sicuro, ora che si stanno scoperchiando gli altarini, che verranno fuori, anche a carico del PD (Partito Democratico), cose da far arrossire persino le imperturbabili facce di bronzo che lo controllano”.
Avv. Alfonso Luigi Marra – vedi: marra.it
Ciò vi pare giusto ? ASSOLUTAMENTE NO !
Per cui tutti coloro che partecipano al pagamento delle tasse sono “correi” dello sperpero e delle TRUFFE, che i prePotenti attuano sulla ns pelle…..
Questa e’ semplice verita’.
Pagate in euro scritturali le “tasse“..
Nulla la cartella dell’Ag. Entrate, notificata al Trust – Maggio 2018
La notifica della cartella di pagamento effettuata dall’agente della riscossione direttamente a un trust è da considerarsi giuridicamente inesistente e/o radicalmente nulla in quanto il trust non è un soggetto fiscale e pertanto non può essere considerato quale generico soggetto passivo d’imposta. Questo il principio che emerge dalla sentenza 1365 depositata il 27 marzo dai giudici della Commissione Tributaria Provinciale di Milano (presidente Roggero – relatore Chiametti).
By Massimo Romeo – Tratto da: quotidianofisco.ilsole24ore.com
Vedi qui le motivazioni importanti dell’ILLEGITTIMITA’ delle Tasse:
https://drive.google.com/file/d/0B1zHVL1aFF3jWG55ZUtiaTNfUU0/view?usp=sharing
PERCHE’ le TASSE NON DEBBONO ESSERE PAGATE
– IL DENARO (moneta di carta) è ILLIMITATO per TUTTI, con la Sovranità Monetaria
RISCOSSIONE TASSE, ….anzi TANGENTI…in Italia ecco: l’AGENZIA delle ENTRATE SPA….
La RISCOSSIONE delle “Tasse”, senza NOTIFICA, oppure quelle notificate ad un TRUST sono ILLEGITTIME ! e deve essere firmata da personale autorizzato (nei Servizi di Riscossione Tasse in Italia)
I Veri Pirati = Banchieri, Banche, Multinazionali
vedi: Origini segrete della Banca d’Inghilterra
“L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari.
La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto“. (By Maurice Allais, premio Nobel per l’economia)
vedi: QUESTI i SOCI delle VARIE BANCHE Centrali + BCE + FEDERAL RESERVE & C. (nei fatti tutte private)
Come l’Europa “moderna” si e’ formata ? vedi qui:
http://nexusedizioni.it/it/CT/esoterismo-e-politica-le-origini-segrete-delleuropa-unita-4368
vedi: La struttura della TRUFFA EUROPEA
Comunque la SOLUZIONE a TUTTI i PROBLEMI del MONDO è GIA’ QUI – vedi: Padroni del mondo, è finita per voi !
SOVRANITA’ INDIVIDUALE (Dichiarazione)
Video che illustra come pagare online senza le banche
Video interessante da visionare sull’argomento tasse ed evasione fiscale
“C’è una grande truffa. Il nostro problema non è l’evasione fiscale. Noi, in verità, paghiamo più tasse più degli altri paesi europei: lo dicono i dati Eurostat. Il problema dell’Italia è chi amministra: è l’amministratore quello che spreca i soldi di tutti”.
“Vedete, in Italia ci scagliamo contro l’evasore senza badare cosa fa l’amministratore: questo è il grande gioco di prestigio”.
A dirlo non è un esponente politico qualunque, bensì Giuseppe Bortolussi, direttore della Cgia di Mestre nota per l’autorevolezza del suo Ufficio studio economici, e fra i fondatori del movimento “Verso Nord”.
https://youtu.be/lPjBgaKbq2E
La soluzione:
Ogni villaggio (Comune) dovrebbe essere autogestito finanziariamente dai cittadini che si dovrebbero essi stessi tassare a seconda delle proprie necessita, per garantire le necessita, fino ai propri confini comunali….
Ricordiamo che i confini comunali sono sempre collegati ad altri confini comunali, quindi non ci sono infrastrutture, al di fuori dei vari confini comunali…di proprieta’ di terzi…
Quindi le tasse dovrebbero variare da comune in comune, in funzione delle necessita’ comunali decise da tutti i cittadini.
Per aiutare i comuni poveri di popolazione, basta fornire una piccola percentuale delle tasse pagate nel proprio comune, per garantire l’aiuto di quei comuni “poveri”, fino al momento della loro raggiunta autosufficienza… che devono in qualche modo raggiungere in un certo tempo, pena la decadenza degli aiuti.
Negli USA l’agenzia (privata) di riscossione delle Tasse, non paga le Tasse ed è in mano ai soliti Criminali !
….e per l’ Italia, vedi Equitalia, e sorpresa….scoprirete….che fino alla fine del 2013…e’ stata registrata come Company in un stato degli USA (Paradiso Fiscale) al n° 5315638, poi dai primi del 2014, dopo la nostra scoperta pubblicata nel web, il nome è stato cambiato in Equitax….chissa’ chi ha registrato la prima volta e chi lo ha cambiato dopo la nostra segnalazione…?
– digitate questo numero su questa pagina:
https://delecorp.delaware.gov/tin/GINameSearch.jsp
vedi anche: La struttura della TRUFFA EUROPEA + Uscite da Matrix in tre mosse, vedi QUI
———————————————————————————————————————
Confessioni di un finanziere: “Incasso tangenti per lo Stato” – 26/04/2014
Memorie di un finanziere della polizia tributaria.
Si potrebbe intitolare così il sorprendente documento esclusivo che state per leggere. Si tratta della trascrizione, fedele alla lettera, del disarmante sfogo di un disincantato, onesto e preparato maresciallo della Guardia di Finanza, impegnato da diversi lustri nei temutissimi controlli alle imprese. L’uomo, di cui evitiamo di indicare dati anagrafici e curriculum per non renderlo riconoscibile, ha apparecchiato per Libero uno zibaldone di pensieri, suddiviso in capitoletti, sul suo lavoro di tutti i giorni. Che per lui è diventato un tran tran asfissiante, capace di condurlo quasi al rigetto.
Il risultato è questa spietata radiografia che stupisce e, in un certo senso, preoccupa di un mestiere che tanto trambusto porta nelle vite degli italiani. Infatti in questo sfogo il militare dipinge le ispezioni delle Fiamme gialle come un ineluttabile meccanismo stritola-imprenditori il cui obiettivo non sarebbe una vera e sana lotta alle frodi fiscali, ma una fantasiosa e famelica caccia al tesoro indispensabile a lanciare le carriere di molti professionisti dell’Antievasione. «Nel nostro lavoro ci sono forzature evidenti, a volte imbarazzanti», ammette con Libero il maresciallo. Che qui di seguito svela retroscena e segreti dei controlli che intralciano ogni giorno il lavoro di centinaia di imprenditori.
Una lettura che potrebbe agitare qualcuno e far alzare il sopracciglio ad altri. Ma a tutti deve essere chiaro che non di fiction si tratta e che domani il nostro maresciallo e la sua pattuglia potrebbero bussare alla vostra porta. Preparatevi a leggere il testo di questo finanziere raccolto in esclusiva da Libero.
Ossessione numeri
Dietro alle verifiche ci sono enormi interessi economici: il dato del recupero dell’imposta serve a molti. Sia ai politici che ai finanzieri. Nella Guardia di Finanza il raggiungimento degli obiettivi legittima l’ottenimento dei premi incentivanti e gli stipendi stellari dei generali, che sono decine: uno per provincia, più uno per regione. Nel nostro Corpo esistono vere e proprie task-force che si occupano di fare previsioni di recupero d’imposta e a fine anno queste devono essere raggiunte, come se l’evasione fiscale si basasse su dei budget. Gli operatori sul territorio sono meno di chi elabora questa realtà virtuale, su 64 mila finanzieri siamo circa 4 mila a fare i controlli.
Indietro non si torna
A fine anno i generali chiedono il dato dell’imposta evasa constatata e lo confrontano con quello dell’anno prima. Il risultato non può essere inferiore a quello di 12 mesi prima. Se il dato scende bisogna dar conto al reparto centrale di Roma del perché si siano recuperati meno soldi e il comandante del reparto periferico rischia di vedersi bloccare la carriera. Per questo le nostre verifiche proseguono anche di fronte a evidenti illogicità. I nostri ufficiali parlano solo di numeri e quando hanno sentore di un risultato, magari per una previsione affrettata di un ispettore, corrono dai loro superiori anticipando che da quella verifica potrà venir fuori un certo risultato: a quel punto non si può più tornare indietro. Il verbale diventa subito una statistica, una voce acquisita e ufficiale di reddito non dichiarato. Quando si prospetta un ventaglio di possibilità per risolvere una contestazione si concentrano le energie sempre su quella che porta il risultato più alto. Che sarebbe poco grave se fosse la strada giusta. Ma spesso non lo è. Per la Finanza quello che conta è il dio numero. Il nostro unico problema è come tirarlo fuori.
Per riuscirci c’è un nuovo strumento infernale, la cosiddetta “mediana”, che va di gran moda tra gli ufficiali.
La si pronuncia con rispetto e deferenza, anche perché da essa dipende la carriera di chi la evoca. Si tratta di uno studio fatto a tavolino, che stabilisce il valore medio della verifica necessario a raggiungere gli obiettivi, il tetto al di sotto del quale non si può andare. Se capiamo che in un’azienda il verbale sarà di entità inferiore alla mediana, derubrichiamo la verifica a controllo in modo che non entri nelle statistiche ufficiali.
Alla Guardia di Finanza abbiamo uffici informatici che elaborano dati in continuazione. Ma si tratta di numeri “drogati”, come lo sono quelli dei sequestri. Nei magazzini dei cinesi ho visto colleghi registrare alla voce “giocattoli” ogni singolo pallino delle pistole per bambini. Spesso questi servizi si fanno in occasione delle feste natalizie, così passa l’informazione che sul territorio c’è sicurezza.
Con questi numeri i generali si riempiono la bocca il 21 giugno, giorno della festa del Corpo. Lo speaker spara cifre in presenza di tutte le autorità, dei presidenti dei tribunali, dei politici, ecc. ecc. Quel giorno è un tripudio di dati pronunciato con voce stentorea: recuperata tot Iva, scovati tot milioni di redditi non dichiarati, arrestati x emittenti fatture false. Una festa!
Normativa astrusa
La normativa tributaria italiana è talmente ingarbugliata che si presta alla nostra logica del risultato a ogni costo. Per noi è piuttosto semplice fare un rilievo visto che siamo aiutati da questa legislazione astrusa e abnorme, spesso contradditoria e conflittuale.
Nel nostro Paese è quasi impossibile essere in regola e per chi lo sembra ci prendiamo più tempo per spulciare ogni carta. Infatti se una norma può apparire favorevole all’imprenditore, c’è sicuramente un’altra interpretabile in maniera opposta. E in questo ci aiuta l’oceanica produzione di sentenze, frutto di un eccessivo contenzioso. Un contratto, un’operazione possono essere interpretati in mille modi e alla fine trovi sempre una sentenza della Cassazione che ti permette di poter fondare un rilievo su basi giuridiche certe. Questo è il Paese delle sentenze.
Analizzando un bilancio, un’imperfezione si trova sempre. Magari per colpa dello stesso controllore che prima dice all’imprenditore di comportarsi in un modo e poi in un altro, inducendolo in errore. Per esempio, su nostro suggerimento, un’azienda non contabilizza più certe spese come pubblicità (deducibili), ma come spese di rappresentanza (deducibili solo in parte). Quindi arriva l’Agenzia delle Entrate e spiega che quelle non sono né l’una né l’altra. A volte succede che qualcuno abbia già subito un controllo, abbia aderito a un condono e, zac, arriviamo noi e contestiamo lo stesso aspetto, ma in modo diverso. Dopo i primi anni nel Corpo non ho più sentito di controlli chiusi con un nulla di fatto e in cui si torna a casa senza aver contestato qualcosa. Alla fine chi lavora impazzisce.
Chi sbaglia non paga
Come è possibile tutto questo ? Semplice: perché chi sbaglia non paga, ma anche perché chi sbaglia non saprà mai di averlo fatto.
Il motivo è semplice: noi non comunichiamo con l’Agenzia delle Entrate e non sappiamo mai che fine facciano i nostri verbali.
Per questo se ho commesso un errore non lo verrò mai a sapere: il nostro è solo un verbale di constatazione, a renderlo esecutivo è l’Agenzia delle Entrate che lo trasforma in verbale di accertamento. Però raramente i nostri colleghi civili bocciano il nostro lavoro, anzi questo non succede nel 99,9 per cento delle situazioni. Si fidano di noi e, anche se sono molto più preparati, nella maggior parte dei casi prendono il nostro verbale e lo notificano, tale e quale, al contribuente. Quello che sappiamo per certo è che i nostri verbali, giusti o sbagliati che siano, diventano numeri e quindi non ci interessa che vengano annullati, tanto non ne verremo mai a conoscenza né saremo chiamati a risponderne. Per noi resta un grosso risultato. E visto che nessuno paga per i propri errori, il povero imprenditore continuerà a trovarsi ignaro in un castello kafkiano fatto di norme e risultati da ottenere.
Imprese sacrificali
Gli imprenditori con noi sono sempre gentili, ci accolgono con il caffè, sopportano di averci tra i piedi per settimane, ma si capisce che vorrebbero dirci: scusateci, ma avremmo pure da lavorare. A noi però questo non interessa: dobbiamo contestargli un verbale a qualsiasi costo e quando bussiamo alla loro porta sappiamo che non hanno praticamente speranza di salvezza. Per contrastare e contestare questa trappola infernale l’imprenditore è costretto a pagare consulenti costosissimi, ma noi rimaniamo sempre sulle nostre posizioni. A volte capita che per provare a difendersi il presunto evasore chiami in soccorso come consulenti ex finanzieri, ma spesso questo non gli evita la sanzione. Anzi.
Negli ultimi anni ho notato una certa arrendevolezza da parte degli imprenditori: dopo un po’ si stancano. Capiscono, e ce lo dicono, che tanto dovranno fare ricorso perché noi non cambieremo idea. Per tutti questi motivi molti di loro costituiscono a inizio anno un fondo in previsione della visita della Finanza. Sono coscienti che qualcosa dovranno comunque pagare.
Chi fa veramente le grandi porcate, chi apre e chiude partite Iva, emette false fatture o costituisce società di comodo magari alle Cayman è molto più veloce di noi e per questo non lo incastriamo, mentre azzanniamo quelli che operano sul territorio e che sono regolarmente censiti nelle banche dati. Alla fine lo Stato colpisce sempre i soliti noti. Non è una nostra volontà, ma dipende dal fatto che non abbiamo risorse per fare la vera lotta all’evasione e in ogni caso dobbiamo fornire dei numeri al ministero per poter legittimare la nostra esistenza come istituzione. Anche in Europa.
Tangente di Stato
L’imprenditore, se accetta la proposta di adesione al verbale entro 60 giorni, paga solo un terzo di quanto gli viene contestato e spesso salda anche se non lo ritiene giusto, per togliersi il dente ed evitare ricorsi costosi (a volte più dei verbali) e sine die.
In pratica accetta di pagare una tangente allo Stato. Agli imprenditori i ricorsi costano molto e se la commissione provinciale, il primo grado della giustizia tributaria, dà ragione allo Stato, l’imprenditore prima di ricorrere alla commissione regionale, il secondo grado, deve pagare metà del dovuto. Per questo chi lavora spesso preferisce chiudere la partita all’inizio, pagando un terzo.
Giustizia da farsa
Il contradditorio tra Guardia di Finanza e imprenditori durante le verifiche è una farsa, perché ognuno rimane sulla propria posizione, ma va fatto per legge. Nel contradditorio gli imprenditori non hanno scampo: quel numero, quell’ipotesi di evasione, ormai è stato venduto e non può più essere ridimensionato. È entrato nel sistema e nelle nostre statistiche. A noi non interessa se magari dopo anni quel verbale verrà annullato e non avrà prodotto alcun introito per lo Stato.
Le cose non vanno meglio con la giustizia tributaria, gestita da commissioni composte da avvocati, commercialisti, ufficiali della Finanza in pensione che fanno i giudici tributari gratuitamente giusto per fare qualcosa o per sentirsi importanti. È incredibile, ma in Italia il sistema economico-finanziario viene affidato a un servizio di “volontariato”.
La verità è che un tale esercito di volontari senza gratificazioni economiche non se la sente di cassare completamente il lavoro di finanzieri e Agenzia delle Entrate e l’imprenditore qualcosa deve sempre pagare. Difficilmente questi giudici per hobby danno torto allo Stato.
L’assurdità è che vengono pagati 30-40 euro per motivare sentenze complesse che hanno come oggetto verbali da milioni di euro, scritti da marescialli aizzati dal sistema.
Formazione assente
Il nostro vero problema è la mancanza di specializzazione di un Corpo che cerca di riscattarsi nel modo sbagliato, provando a portare a casa grandi risultati, sebbene “storti”. A volte l’ignoranza aiuta a far montare un rilievo che non sta né in cielo né in terra.
Sulla nostra formazione non ho niente da dire, perché non esiste. Eppure dobbiamo confrontarci con specialisti agguerriti, leggere documenti in lingue straniere, e la gran parte di noi non sa una parola in inglese. Non ci forniscono nemmeno i codici tributari aggiornati, mentre spendono milioni per farci esercitare ai poligoni, visto che siamo inspiegabilmente ancora una polizia militare, come solo in Equador e Portogallo. Un commercialista lavora 12 ore al giorno e si forma continuamente.
Dall’altra parte della barricata c’è gente come noi che non vede l’ora di scappare via dall’ufficio, dove spesso non ha neppure a disposizione una scrivania o la deve condividere con altri colleghi. In questo modo il lavoro diventa l’ultimo dei pensieri.
I più bravi vanno in pensione appena possono, per riciclarsi come professionisti al soldo delle aziende. Ci vuole una fortissima motivazione per studiare una materia terribile come il diritto tributario. Avvocati e commercialisti trovano gli stimoli nelle parcelle, da noi un maresciallo con vent’anni di servizio guadagna 1.700 euro. Gli incentivi li dobbiamo trovare dentro di noi, magari pensando di sfruttare il sistema per trovare un altro lavoro. È illogico che un mestiere così delicato, dove si contestano milioni di euro d’evasione, sia affidato a gente sottopagata e impreparata. L’unico modo di tenersi aggiornati è quello di studiare a proprie spese, pagandosi master e corsi. Purtroppo la formazione è costosissima e spesso ci rinunciamo. È chiaro che un sistema del genere presti il fianco al rischio della corruzione.
In più bisogna considerare che per noi le verifiche sono particolarmente rischiose. In base alla mia esperienza non le facciamo con la giusta professionalità, possiamo commettere errori in buona fede, essere invischiati in fatti che neanche capiamo. Per esempio alcuni di noi sono stati accusati di aver ammorbidito un verbale per un tornaconto, in realtà lo avevano fatto per ignoranza e per questo ora quasi nessuno vuole più fare questo tipo di lavoro.
Risorse all’osso
I nostri capi hanno budget di spesa sempre più ristretti. Nonostante ciò ogni ufficiale deve portare a casa i risultati con i soldi e le pattuglie che ha. Risultati almeno uguali a quelli dell’anno precedente. A causa di questa mancanza di mezzi siamo costretti a portare via dalle aziende penne, risme di carta, spillatrici. E secondo me gli imprenditori se ne accorgono, ma non dicono nulla per compassione.
Onestamente gli ufficiali non sono responsabili di questa penuria di risorse, visto che i fondi destinati alla lotta all’evasione vengono decisi dai politici. Ma la frustrazione dei nostri superiori viene compensata da ottimi stipendi personali che lievitano grazie ai risultati conseguiti. Cosa che ovviamente non succede a noi.
Nel nostro lavoro, la mattina, ammesso che trovi una macchina libera, devi prima fare car-sharing e accompagnare diversi colleghi ai reparti, quindi ti restano due o tre ore per fare visita a un’azienda. Quando rientriamo da una verifica il nostro principale problema è segnare sul registro quanti chilometri abbiamo fatto e quanta benzina abbiamo consumato. Arriveremo al paradosso di fare le verifiche in ufficio a contribuenti trovati su Google.
Lontani dalla realtà
I nostri vertici sono lontani dalla realtà, sono convinti che noi facciamo “lotta all’evasione”. C’è una distanza siderale tra chi sta in trincea, come me, e chi vive nei salotti. Un maresciallo può parlare solo con il tenente e non con i gradi superiori. Il nostro messaggio viene filtrato e arriva al vertice completamente distorto. Nel nostro sistema militare non conta quello che pensi del tuo lavoro, ma il grado che hai sulle spalle. L’ufficiale non va a riferire al superiore se l’ispettore gli ha detto che un controllo potrebbe non portare a niente. Al contrario insinua nei vertici la speranza che un risultato arriverà.
E così chi va in giro per aziende deve ingegnarsi per trovare il cavillo che porti al risultato, solo per sentirsi dire bravo o per una pacca sulla spalla. L’animo umano si accontenta di poco. In questa catena di comando in cui tutti devono fare carriera non sono ammessi dubbi od obiezioni, l’informazione reale resta a valle, al generale arriva quella virtuale, il famoso “numero”. In nome del quale vengono immolati molti evasori virtuali.
Tratto da: liberoquotidiano.it
Il TAR del Lazio schianta Equitalia – Roma, 05 Maggio 2013
Alcuni nostri lettori, che ringraziamo e citiamo al termine di questo post, ci segnalano LA NOTIZIA che inconsciamente ogni italiano stava aspettando: il T.A.R. del Lazio, con una sentenza che farà storia, ha stabilito che le cartelle cioè gli avvisi delle AGENZIA delle ENTRATE SPA; sono tutti nulli, se….
Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”.
La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia.»…
Il caso nasce dopo la richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica, per poter meglio valutare la sua strategia di difesa…”
Per chi volesse leggere più dettagliatamente il testo della notizia, il link all’articolo è il seguente:
http://www.ilnord.it/index.php?id_articolo=335#.UYYkoxnBydQ.facebook
Quello che ci preme in questa sede scrivere a chiare lettere sono le seguenti considerazioni:
La richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica è uno dei classici comma delle NAC, la Notifica di Accettazione Condizionata del presunto debito di cui stiamo diffusamente trattando da circa due settimane su queste pagine, e costituisce una monumentale prova della validità di approccio di questo strumento per appurare se vi sono illiceità nei meccanismi con i quali le “istituzioni” gravano i cittadini di pretese vessatorie.
Una incredibile gravità e dimensione dell’illecito da parte da parte della pubblica amministrazione emerge delle motivazioni della sentenza: 767 funzionari di Equitalia su 1146 sarebbero “abusivi”, quindi i loro atti nulli.(funzionari che tra l’altro non è dato sapere chi siano per “Motivi di sicurezza”. Una delicatezza che non è stata usata per gli italiani e i loro conti correnti, ormai obbligatori per tutti per questioni di tracciabilità del denaro. Si, il nostro !).
Il fatto che questa anomalia ha odiosamente caratterizzato uno strumento di prelievo di denaro che si è vergognosamente macchiato del sangue di un ormai incalcolabile – perché sottaciuto dai media ufficiali e mai denunciato nelle sue effettive dimensioni – numero di suicidi, rappresenta un irresistibile imperativo per qualsiasi cittadino italiano degno di questo nome a pretendere una ulteriore indagine per capire se questo sia l’unico caso in cui sia configurabile la nullità degli atti per irregolarità, illeciti o altro.
Il conseguente emergere della necessità di una “class-action” di massa da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni che non garantiscono nei propri comportamenti l’osservanza di quelle leggi che esse stesse promulgano, e che i cittadini indifesi sono invece tenuti ad osservare, con un divario di tale entità da spingere persino a chiedersi se le istituzioni nel loro complesso operano per tutelare la popolazione, come dovrebbe essere, o invece per fini diversi da questo…..
Insomma, questo fatto, per la macroscopica rozzezza dell’irregolarità ci fa immediatamente pensare che può essere la punta dell’iceberg degli illeciti presenti all’interno dei meccanismi del sistema.
E ci conforta grandemente nella nostra sempre crescente e alquanto legittima pretesa di trasparenza assoluta tanto sui nostri doveri quanto soprattutto sui nostri effettivi diritti di cittadino, che nessuno si è preoccupato di farci conoscere nel dettaglio.
Da oggi nessuno potrà dimenticare né far dimenticare tutti coloro che si sono tolti la vita per qualcosa di cui un Tribunale ha stabilito la nullità giuridica.
——————————————————————————————————————-
Il TAR del Lazio schianta Equitalia – Roma, 05 Maggio 2013
Alcuni nostri lettori, che ringraziamo e citiamo al termine di questo post, ci segnalano LA NOTIZIA che inconsciamente ogni italiano stava aspettando: il T.A.R. del Lazio, con una sentenza che farà storia, ha stabilito che le cartelle cioè gli avvisi delle AGENZIA delle ENTRATE SPA; sono tutti nulli, se….
Il Tribunale amministrativo ha stabilito che, all’interno delle Agenzie delle Entrate, gran parte del personale che firma gli accertamenti non ha i requisiti di “dirigente”.
La conseguenza è che tali atti sono nulli e, con essi, anche le successive cartelle Equitalia.»…
Il caso nasce dopo la richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica, per poter meglio valutare la sua strategia di difesa…”
Per chi volesse leggere più dettagliatamente il testo della notizia, il link all’articolo è il seguente:
http://www.ilnord.it/index.php?id_articolo=335#.UYYkoxnBydQ.facebook
Quello che ci preme in questa sede scrivere a chiare lettere sono le seguenti considerazioni:
La richiesta, da parte di un contribuente, di conoscere il nome del funzionario che si occupava della sua pratica è uno dei classici comma delle NAC, la Notifica di Accettazione Condizionata del presunto debito di cui stiamo diffusamente trattando da circa due settimane su queste pagine, e costituisce una monumentale prova della validità di approccio di questo strumento per appurare se vi sono illiceità nei meccanismi con i quali le “istituzioni” gravano i cittadini di pretese vessatorie.
Una incredibile gravità e dimensione dell’illecito da parte da parte della pubblica amministrazione emerge delle motivazioni della sentenza: 767 funzionari di Equitalia su 1146 sarebbero “abusivi”, quindi i loro atti nulli.(funzionari che tra l’altro non è dato sapere chi siano per “Motivi di sicurezza”. Una delicatezza che non è stata usata per gli italiani e i loro conti correnti, ormai obbligatori per tutti per questioni di tracciabilità del denaro. Si, il nostro !).
Il fatto che questa anomalia ha odiosamente caratterizzato uno strumento di prelievo di denaro che si è vergognosamente macchiato del sangue di un ormai incalcolabile – perché sottaciuto dai media ufficiali e mai denunciato nelle sue effettive dimensioni – numero di suicidi, rappresenta un irresistibile imperativo per qualsiasi cittadino italiano degno di questo nome a pretendere una ulteriore indagine per capire se questo sia l’unico caso in cui sia configurabile la nullità degli atti per irregolarità, illeciti o altro.
Il conseguente emergere della necessità di una “class-action” di massa da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni che non garantiscono nei propri comportamenti l’osservanza di quelle leggi che esse stesse promulgano, e che i cittadini indifesi sono invece tenuti ad osservare, con un divario di tale entità da spingere persino a chiedersi se le istituzioni nel loro complesso operano per tutelare la popolazione, come dovrebbe essere, o invece per fini diversi da questo…..
Insomma, questo fatto, per la macroscopica rozzezza dell’irregolarità ci fa immediatamente pensare che può essere la punta dell’iceberg degli illeciti presenti all’interno dei meccanismi del sistema.
E ci conforta grandemente nella nostra sempre crescente e alquanto legittima pretesa di trasparenza assoluta tanto sui nostri doveri quanto soprattutto sui nostri effettivi diritti di cittadino, che nessuno si è preoccupato di farci conoscere nel dettaglio.
Da oggi nessuno potrà dimenticare né far dimenticare tutti coloro che si sono tolti la vita per qualcosa di cui un Tribunale ha stabilito la nullità giuridica.
——————————————————————————————————————–
In Italia abbiamo da sempre una attività dei Servizi di Riscossione delle Tasse disciplinata da Leggi dello Stato.
Leggi disattese da questi Servizi che comportano una riscossione di denaro illegittima ai cittadini.
Ad esempio agli avvocati (!), ai medici, per la riscossione dei loro tributi di iscrizione agli ordini e all’ente di previdenza, ma anche ad esempio ai milioni di cittadini a cui sono riscossi i tributi comunali sui rifiuti.
Lo scopo di questa riscossione illegittima è un grave lucro economico illegittimo dei servizi di riscossione che è reso possibile sia dal mancato controllo dei competenti organi dello stato, ad esempio magistratura e guardia di finanza, ma soprattutto dall’incomprensibile acquiescenza della popolazione che deve invece sollevare questo grave illecito economico alle autorità e alla pubblica opinione.
Illecito economico perché:
1) la riscossione deve avvenire solo con notifica del titolo di credito mediante raccomandata o con messo per l’acquisizione della firma del debitore; SENZA notifica non avviene riscossione.
Tutti abbiamo la prova come, ad esempio i tributi comunali sui rifiuti, siano fatti pagare ai cittadini senza notifica perché anziché essere spedite le raccomandate (e comunque nei termini) sono spedite lettere stampe !
2) ai cittadini, con violazione delle leggi sulla trasparenza amministrativa, viene omesso sulle cartelle l’indicazione delle leggi che devono essere rispettate per la riscossione e quindi non vengono descritte ai cittadini le voci della cartella che comportano la cifra totale:
a) quota versata all’ente impositore (ordine dei medici, comune)
b) diritti di riscossione
c) spese di notifica (raccomandate a.r. per la cartella e anche per le notifiche delle rate stesse di bollettini postali con c/c pt autorizzato dal ministero delle finanze,messo).
Basti perciò moltiplicare milioni di riscossioni per le somme di denaro in esame e immaginare l’entità della cifra economica che rappresenta se sollevato alla pubblica opinione un caso nazionale storico.
I Servizi di riscossione iscrivono nelle voci di passivo le spese di notifica che invece non sostengono e da ciò UN COLOSSALE FALSO IN BILANCIO fin qui mai indagato ma che la pubblica denuncia può obbligare magistratura e guardia di finanza a indagare: chi beneficia di questa illegittima enorme somma di denaro ?
Le coscienze unite dei cittadini onesti di ogni parte d’Italia sono la sola forza di diritto che pone fine a questo grave reato economico che offende un intero popolo.
Questo che è forse il reato economico più grave e storicamente più antico e che vede protagonista la riscossione pubblica quando crollerà questa misteriosa protezione ci sarà un cataclisma biblico.
Come medico contro l’ordine e l’esattoria, ho aperto una breccia irreparabile in questo muro di connivenze che, dopo una sentenza della sezione penale della cassazione, mi ha visto assolto dalla imputazione di calunnia.
Ora, dopo una sentenza della sezione civile cassazione che ha accolto un mio ricorso, sono in attesa della pubblicazione di una sentenza della sezione civile della cassazione a SEZIONI UNITE.
Quindi aspettiamo questa importantissima sentenza che chiuderebbe il cerchio di molte personali coraggiose solitarie battaglie giudiziarie senza mai avere avuto aiuti economici di sostegno e avendo pagato con la sospensione illegittima comminatami dall’ordine e anche una seconda ora pendente sospesa in ricorso al ministero della salute.
Perciò aspettiamo le sezioni unite.
By dr. Giorgio Bucci – info@giorgiobucci.eu
Denuncia del 25 marzo 2002 fatta notificare come atto giudiziario al Procuratore Generale di Milano Borrelli insieme all’Ordine dei Medici di Milano e alla Cariplo Esatri di Milano.
Guardare qui i documenti legali: