Una piccola premessa:
L’energia null’altro è che una infinita “variazione della curvatura dello spazio” / Etere caricato ellettricamente, esattamente come la massa, così ci hanno detto fino ad ora negli infiniti “punti/buchi” di essa.
Al centro di questa “curvatura” vi è un micro buco nero, sul bordo del quale si formano le particelle sub atomiche e successivamente gli Atomi.
L’energia variando la curvatura dello spazio, genera le cosiddette “particelle subAtomiche” e quindi gli Atomi.
Ma quello che si deve ammettere è che l’atomo “è bucato” cioè contiene nel suo centro un buco nero, sul bordo del quale “girano gli elettroni”, protoni e tante altre “cose”.
Forme di energia geometrica su vasta scala
– By David Wilcock
Abbiamo ora visto l’esistenza di forze a livello quantico che producono strutture geometriche, e che permettono a gruppi di atomi di unirsi insieme in interi più grandi dove la loro identità individuale non è più percepibile. Grazie alle scoperte di Rod Johnson e altri, per spiegare l’esistenza di queste forze ora disponiamo di un modello quantico unificato che ingloba tutti quegli argomenti apparentemente scollegati di cui allo stato attuale si conosce l’esistenza nella teoria dei quanti, come il significato della costante di Plank. In questo capitolo il nostro obiettivo sarà di dimostrare che in un modello eterico veramente Unificato, queste formazioni energetiche continueranno ad esibire la stessa struttura e la stesso comportamento a tutti i livelli di grandezza. Inizieremo la nostra esposizione guardando alla ricerca del dr. Massimo Teodorani e associati sul ricorrente fenomeno delle formazioni di “Plasma Termico” a Hessdalen, in Norvegia. Ci muoveremo poi a rivedere le informazioni riguardo la griglia geometrica di energia di onde di torsione della Terra, argomento del quale abbiamo in gran parte parlato nel capitolo 11 del nostro precedente libro.
5.1 – FORMAZIONI di PLASMA sulla TERRA
Il 17 Novembre 2001, la ricercatrice e stimata speaker radiofonica Linda Moulton Howe ha pubblicato un articolo in esclusiva sulle ricerca del dr. Massimo Teodorani e associati riguardante le formazioni anomale di plasma che sono state osservate nella valle di Hessdalen, in Norvegia. La Howe scrisse che nel corso dell’ultima decade, molti testimoni oculari hanno osservato e riferito:
…luci pulsanti e tremolanti che cambiano forma. Un paio di volte negli anni ’90, gli ingegneri Norvegesi hanno investigato sulle luci. Ma la ricerca è diventata più seria lo scorso Agosto 2001 quando alcuni astrofisici italiani si sono uniti si sono uniti agli ingegneri norvegesi in uno studio congiunto con radar, fotografie, videocassette e spettroscopi. I risultati possono essere suddivisi in due categorie: il 95% sono plasma termici e il 5% sono oggetti solidi non identificati. I plasma emettono frequenze radio ad onda lunga e, stranamente, la loro temperatura non varia al variare di grandezza e luminosità.
La Howe, poi, va avanti a citare dal sommario della ricerca di Teodorani et al.:
- La maggior parte del fenomeno luminoso è plasma termico;
- I globi di luce non sono singoli oggetti ma sono costituiti di molti piccoli componenti che vibrano intorno ad un baricentro comune;
- I globi di luce sono in grado di espellere globi di luce più piccoli;
- I globi di luce cambiano forma in continuazione;
- Il crescere di luminosità dei globi di luce è dovuto [solo] all’incremento dell’area radiante. Ma la causa, e il meccanismo fisico, per il quale viene emessa tale radiazione è tuttora sconosciuta.
Come possiamo vedere da questa lista, abbiamo una formazione che possiede certe caratteristiche in comune con i microcluster, cioè abbiamo una serie di “molti piccoli componenti” di campi energetici sferici (come gli atomi di un microcluster) che “stanno vibrando intorno ad un baricentro comune”. Secondo il dr. Erling Strand, queste formazioni plasmatiche possono rimanere visibili anche fino a due ore, cosa che li rende decisamente diversi dai fenomeni di breve durata delle palle luminose.
Come il dr. Teodorani riporta: …quando rielaboriamo i dati vediamo che molti piccoli globi di luce vibrano intorno ad un baricentro comune. Quindi si tratta di qualcosa come una forza centrale che espelle dei globi, oppure di mini-globi che girano intorno al corpo centrale. E’ piuttosto complicato.
La prossima citazione stabilisce un fatto non osservato nella ricerca di Dmitriev ed altri, sulle formazioni naturali di luce spontanea, ma che si accorda perfettamente con l’idea che queste formazioni di plasma possono comportarsi secondo gli stessi principi geometrici fondamentali dei microcluster, anche se ad un ordine di grande maggiore. In questo estratto abbrevieremo Teodorani con “MT:” e Linda Moulton Howe con “LMH:”, con grassetti aggiunti:
MT: E abbiamo anche osservato durante la fase di analisi che questi plasma sono in grado di assumere svariate forme. Talvolta anche geometriche.
LMH: Anche forme geometriche ?
MT: Si. Talvolta anche geometriche. Non ne conosciamo ancora la ragione, ma abbiamo visto qualcosa che era simile ad un rettangolo. Essa ha immediatamente cambiato forma da un plasma amorfo in un rettangolo. E’ accaduto in modo transitorio e l’abbiamo visto ed è nel mio documento,
EMBLA 2001: The Optical Mission. (La Missione Ottica)
LMH: Così stavate osservando qualcosa come una sfera di plasma e improvvisamente si è trasformata in un rettangolo?
MT: Esattamente. Inizialmente abbiamo pensato che fosse una sorta di effetto strumentale dovuto alla videocamera.
Ma poi abbiamo comparato la foto di questo stesso fenomeno con il video, abbiamo visto che erano la stessa cosa, cioè un plasma, a dispetto di quella forma geometrica, poiché possiamo eseguire determinate analisi studiando la distribuzione della luce, ed anche eseguendo le spettroscopie. Vediamo che questo è un plasma. Quindi è strano: un fenomeno plasmatico che possiamo descrivere ma di cui ancora non possiamo dire quale sia la principale ragione che lo causa.
LMH: Ed è corretto dire che nessuno di voi o qualsiasi altro astrofisico ha mai documentato questo tipo di interazione e trasformazione plasmatica prima d’ora ?
MT: No… So che alcuni astrofisici hanno osservato il fenomeno luminoso come globi di luce amorfi, è la prima volta che lo osserviamo quest’anno.
LMH: E perché avete concluso nei vostri documenti scientifici che questi sono plasma termici ?
MT: Perché se eseguo una spettroscopia e inserisco lo spettro in una lunghezza d’onda di flusso, quello spettro assomiglia alla tipica curva di Max Planck, che è tipica di un cocktail di ioni ed elettroni.
Questo parla molto chiaro. E possiamo anche misurare la temperatura e la temperatura in quel caso era poco più alta della temperatura del sole; 6.500 gradi Kelvin.
Nell’articolo online della Howe è riportata la fotografia di questa formazione, ed è visibile una chiara forma geometrica; ricordate che è stata ripresa sia su pellicola fotografica convenzionale sia su videotape. Nell’intervista da qui in avanti il dr. Teodorani ci racconta che questi plasma possono cambiare improvvisamente dimensione senza alcuna variazione nella loro temperatura rilevata, cosa che è certamente un’anomalia dal punto di vista della fisica convenzionale. Nel nostro modello, vediamo che come le dimensioni del plasma si riducono, l’energia mancante si posiziona in una densità di energia eterica più alta. E’ per questa ragione che la temperatura del plasma non varia; parte del plasma è semplicemente uscita dalla nostra densità eterica della materia. Tuttavia può essere ancora rilevata da alcuni strumenti come il radar, solamente non dai nostri organi sensoriali.
Inoltre, il prof. Erling Strand associato di Teodorani ha fotografato circa 34 tracce radio di fenomeni di plasma che si alternavano tra visibilità e invisibilità. Un radar avrebbe indicato posizione e velocità del plasma, ma l’occhio nudo non poteva rilevarne la presenza, e i passaggi tra visibilità e invisibilità erano pressoché istantanei. Questo cambio improvviso di visibilità aggiunge alla prova il fatto che l’energia del plasma si sposta ad una densità più alta di energia eterica quando diventa invisibile.
Una prova preliminare indica che il plasma scende improvvisamente a 100° Kelvin o meno quando scompare, il tutto può accadere in meno di un secondo [6]. Tali cambi repentini di temperatura ovviamente non obbediscono alle regole della termodinamica convenzionale: il plasma “un minuto c’è e quello dopo non c’è più”.
Figura 5.1 – Una foto ingrandita di una formazione plasmatica rettangolare dopo la trasformazione da una sfera, così come la corrispondente funzione 3-D a distribuzione di punti che si usa per ottenere simultaneamente l’intensità del picco e la dimensione apparente, in pixels, del soggetto.
Data 18 Agosto 2001. Immagine elaborata da M. Teodorani.
Nella sua intervista al sig. Teodorani, Linda Moulton Howe aggiunge un ulteriore supporto alla connessione tra le sfere di plasma, l’invisibilità e le strutture geometriche, come riporta nella sua stessa esperienza in Inghilterra con una formazione di plasma che era visibile solo attraverso un apparecchio a infrarossi:
LMH: Ed è così evidente con almeno dodici anni di resoconti di testimoni oculari in Inghilterra, compresa la sottoscritta, nei quali attraverso un apparecchio ad infrarossi ho potuto osservare quello che sembrava un ovale di luce che cambiava in un quadrato di luce pulsante. L’ho visto insieme ad altre persone e lo potevamo vedere solo attraverso gli infrarossi; non si vedeva ad occhio nudo. (grassetto aggiunto)
Come riportato nel capitolo 11 del libro di Richard Pasichnyk, The Vital Vastness, Volume One (La vastità della Vita, Volume Uno), tali formazioni di plasma sono quasi sempre associate con alcune forme di attività geofisica amplificata.
Uno dei più anomali singoli eventi di questo tipo è stato riportato il 30 Novembre 1930 a Tango, in Giappone, e abbiamo aggiunto una nota dopo la prima frase:
C’era un cielo chiaro senza nuvole quando è comparso uno strano arcobaleno, che ha catalizzato l’attenzione.
[Nota: quest’arcobaleno pare fosse causato da una distorsione locale del campo di energia eterica in quell’area, per cui la luce visibile si rifrangeva in uno spettro]. Essendo fuori stagione e diverso da qualunque cosa vista prima, quel fatto unico si impresse bene nella memoria di molti. Quando la mattina è poi avanzata, con esso è arrivato anche il rombo e il tremore del suolo.
Negli occhi di facce esterrefatte si potevano vedere i riflessi di luci lampeggianti, fiammate blu e ultimi bagliori simili all’aurora, che dipingevano i cieli. Laddove il suolo ha tremato di più, sono apparsi sconcertanti raggi brillanti, palle di fuoco, luci a forma di imbuto e colonne luminose mobili. Verso il Tempio Manpukuzi, si è vista una fila dritta di radiose masse rotonde che ruotavano con considerevole splendore. (grassetto aggiunto)
Tali eventi non sono così rari come molte persone possono credere; semplicemente non sono raccolti e riportati con lo stesso grado di presentazione imparziale che è tipica delle forme convenzionali dei dati scientifici. Sia Pasichnyk sia il dr .Aleskey Dmitriev citano studi che indicano incrementi significativi nel numero di segnalazioni di avvistamenti UFO durante periodi di intensa attività geofisica. Pasichnyk segnala un libro del 1977 di M.A. Persinger e G.F.Lefreneire che misero in un grafico una combinazione di terremoti e segnalazioni UFO su carte geografiche degli USA tra il 1820 e il 1971, e si nota che entrambi i fenomeni “coincidono piuttosto bene” nelle stesse aree e negli stessi periodi. [9]
Quindi, una prova chiara punta al fatto che questi plasma energetici sono emanati direttamente dal centro della Terra, come nel caso di un terremoto, e sono quindi composti dello stesso materiale di cui è composto il centro della Terra. Così, condividiamo l’affermazione di Pasichnyk che il centro della Terra è composto della stessa forma di plasma energetico che vediamo nel Sole: il che spiegherebbe perché le misurazioni di Teodorani e altri mostravano che il plasma aveva la stessa temperatura della superficie del Sole.
Nei prossimi due capitoli, presenteremo prova che i pianeti sono in realtà materia espulsa dal Sole, e quindi composti della stessa sostanza di base del Sole stesso. Infatti, in una cosmologia eterica unificata, tutta la materia si origina in forma di un plasma condensato di Bose-Einstein superconduttore con proprietà geometriche, come detto nel capitolo precedente, prima di raffreddarsi, separarsi e cristallizzarsi in atomi e molecole individuali.
5.2 – LA PROVA che il CUORE della TERRA E’ un PLASMA LUMINOSO
Gran parte dell’argomento riguardo al centro della Terra plasmatico è stata presentato nel nostro volume precedente, ma per via della loro importanza ripetiamo ancora qui molti dei fatti salienti. La gran parte delle persone istruite sanno che l’area più calda della Terra è nel centro, e che gradualmente si raffredda attraverso gli strati successivi conosciuti come mantello fino ad arrivare infine all’area più fredda sull’esterno della sfera, che è la dura crosta o litosfera. E’ anche importante ricordare che la crosta esterna della Terra è così sottile, comparata al resto della massa terrestre, che se la Terra fosse ridotta alla grandezza di un bicchier d’acqua, la crosta sarebbe spessa e densa solamente come la tensione superficiale della cima del bicchiere stesso. Questo mostra quanto poca materia solida ci sia in realtà sulla Terra.
I geologi convenzionali credono che il centro della Terra sia composto di ferro e nickel.
Nella prevalente teoria della “dinamo”, questo centro metallico ruota dentro la terra e girando crea il campo magnetico terrestre. Comprensibilmente, la ragione più forte per la popolarità di questa teoria è la credenza che ci sia bisogno di un pezzo di metallo come il ferro per costituire un campo magnetico.
Tuttavia, numerosi ricercatori compresi Schappeller, Searl e Roschin & Godin hanno dimostrato in laboratorio che si può creare un campo magnetico nient’altro che come onda stazionaria di un energia plasmatica di etere luminoso.
Di fatto, tutte le nostre “prove” di ciò che giace nel centro della terra sono indirette, ricavate principalmente attraverso ricerche sugli impulsi sismici che si creano durante i terremoti. Come spiegato nel volume precedente, le onde che viaggiano da parte a parte, conosciute come onde S o onde trasverse, non possono passare attraverso il centro dalla Terra, e questo è quanto ci si aspetterebbe se il centro fosse solido. Pasichnyk fa notare che le onde S potrebbero non attraversare il centro della Terra anche nel caso che esso fosse composto di energia plasmatica compressa.
Tali modelli [basati sul] plasma normalmente verrebbero immediatamente repressi, poiché la scienza convenzionale pensa alla Terra come ad una massa inerte e respinge immediatamente l’idea di un centro plasmatico, perché una tale fonte di energia richiederebbe una continua immissione di energia. Tuttavia, una volta che comprendiamo che sia la gravità sia le onde di torsione sono forme di energia eterica che scorrono continuamente all’interno della Terra, ecco che troviamo una fonte di energia che può passare senza sforzo attraverso la materia fisica e rifornire la fonte di plasma nel centro della Terra. Una gran parte dell’attività energetica di queste onde di torsione avviene ai poli della Terra, allineati con il campo magnetico. Ricordiamo dal primo capitolo che Kozyrev ha scoperto che i maggiori effetti nel campo di torsione si verificano nei pressi del Polo Nord, e Pasichnyk ci ha anche portato molti altri tipi di prova. Per esempio: Le onde del terremoto viaggiano più veloci lungo l’asse nord-sud dell’interno della terra di quanto non facciano sull’asse est-ovest.
Come detto nel precedente volume, altre osservazioni puntano al fatto che l’attività energetica proveniente dalle regioni polari, in realtà acceleri verso il centro della Terra:
- Attività di aurora associata con magnetismo e attività solare.
L’aurora boreale, o “Luci del Nord”, è una formazione di energia luminosa che si osserva solitamente sopra i poli. Quando l’attività del Sole aumenta, l’aurora diventa più brillante, e l’aurora varia anche in proporzione diretta al campo magnetico terrestre. Quest’aurora ci mostra lo scorrere dell’energia. - Aurore a forma di tende ai poli. Dagli studi sulle formazioni dell’aurora, sappiamo anche che sono stati osservati vortici di protoni ed elettroni energetici in formazione elicicoidale, come imbuti super-allungati, che scendevano secondo un moto spiraliforme dentro le regioni polari terrestri ad alti livelli di intensità.
- Il centro della Terra è troppo caldo per il magnetismo metallico.
I metalli non possono mantenere un campo magnetico oltre una certa temperatura cruciale, conosciuta come punto di Curie.
Tuttavia, contrariamente ai modelli convenzionali, si è scoperto che le temperature all’interno della Terra crescono molto rapidamente mentre perforiamo verso il basso, e se proseguiamo idealmente il lento incremento estrapolandolo su un grafico, allora a soli 100km o 62 miglia, le temperature nel pianeta sarebbero troppo alte perché i metalli possano produrre un campo magnetico. - Anomalie di magnetismo e gravità durante l’eclisse.
Durante un’eclisse i campi magnetici terrestri sono indeboliti e questo effetto è abbastanza significativo da mandare in confusione gli uccelli migratori. Durante un’eclisse anche il campo gravitazionale viene alterato, come osservato in vari studi sui pendoli. Entrambe queste osservazioni mostrano che la Terra è continuamente “influenzata” dalla radiazione del campo torsionale del Sole e dalle “particelle” energetiche che vi scorrono attraverso. - Inclinazione del campo magnetico della Terra.
Se il centro della Terra fosse una dinamo metallica, allora ci aspetteremmo che il suo campo magnetico sia allineato col suo asse di rotazione. Tuttavia, dal momento che il campo magnetico è sfalsato di circa 11° dall’asse di rotazione, il modello della dinamo è inadeguato. - Cambi di lunghezza del giorno con attività solare.
La lunghezza del giorno (LOD[1]) sulla Terra è la misura di quanto veloce ruoti la terra. Sono state stabilite chiare correlazioni per mostrare una connessione tra la LOD e il livello di attività solare. Ciò mostra una interazione energetica diretta tra il Sole e la Terra di cui il modello della dinamo non poteva tener conto. - Cambi nel magnetismo con attività solare.
L’attività solare può anche variare la direzione e l’intensità dei campi magnetici terrestri. E’ altamente improbabile che una dinamo gigante dentro la Terra possa subire influenze da cambi tanto esterni. - Capovolgimento dei poli, spostamenti e scossoni.
Il campo magnetico della Terra possiede una serie di movimenti che il modello della dinamo non può giustificare. Schemi circolari conosciuti come “Chandler’s Wobble” (“Dondolii di Chandler”) vengono continuamente tracciati ai poli, e il campo magnetico può sperimentare improvvisi scossoni e anche completi capovolgimenti dei poli. Una fonte di energia che fluisce liberamente nel centro della Terra, in conseguenza dei cambi del Sole, tiene conto di queste anomalie molto più facilmente rispetto all’idea che il centro della Terra sia un grosso pezzo di metallo solido. - Il ruolo della gravità come forza formativa.
Nel nostro modello, la gravità è un movimento all’interno della Terra di energia eterica che vi crea materia ed energia in ogni momento. Una volta che andiamo in profondità oltre i 2700km o 1.678 miglia, c’è un grado di forza gravitazionale diretta in uscita dal centro maggiore di quella diretta verso il centro. Ciò mostra il ruolo [importante] della gravità nella formazione del centro della Terra, similmente all’effetto Biefield-Brown, che mostra che la nuvola elettronica negativa corre verso il nucleo positivo. Una volta che l’energia che scorre converge al centro della Terra, una parte di essa torna verso l’esterno, creando queste anomalie gravitazionali. - Vento plasmatico che emerge dalla Terra.
La sonda spaziale Dynamic Explorer della NASA ha determinato che un vento plasmatico emana dai poli della Terra in aggiunta al vento che scorre dentro i poli. Questo dimostra la qualità dell’energia sia in entrata sia in uscita che avviene in queste aree, che sarà discussa più approfonditamente nei capitolo che seguono.
5.3 – IL MODELLO DEL TERREMOTO ETERICO DI WILCOCK
Basandoci su tutte queste prove, possiamo chiaramente vedere che esiste un rimarchevole parallelismo tra il modello eterico dell’atomo come toroide sferico e le formazioni di plasma di grandi dimensioni come il cuore della Terra.
Come Pasichnyk e molti altri hanno documentato, incrementi dell’attività solare sono strettamente correlati con gli incrementi nel numero e nell’intensità dei terremoti sulla Terra. Quando avvengono questi terremoti, spesso si osservano anche formazioni anomale di plasma. Un ulteriore supporto a questo concetto si ha nel fenomeno dei “radar angels”, dove gli operatori radar rilevano frequentemente falsi segnali su aree della Terra geofisicamente attive.
La maggior parte dei radar ora sono equipaggiati per schermare questi segnali, che pare siano causati da sfere di plasma in gran parte invisibili che vengono continuamente espulsi dalla Terra nelle regioni sismicamente attive.
E allora, cosa è esattamente un terremoto? Presentiamo quanto segue come una ragionevole supposizione, basata sulle prove presentate nel corso di tutto questo libro:
– Si comincia con un’improvvisa ondata di attività energetica, come potrebbero essere i brillamenti solari o altre fonti di cui discuteremo più avanti.
– Questa ondata incrementa improvvisamente il quantitativo di energia che scorre nel centro della Terra.
– La quantità totale di plasma luminoso nel centro aumenta di conseguenza.
– Tuttavia, dalla Terra non c’è una decrescita nella pressione per circondare e contenere il plasma, quindi l’energia extra non ha nessun posto dove andare eccetto l’essere compressa sotto una maggiore quantità di pressione.
– Basandoci sulla semplice fisica eterica, se l’ondata di energia è sufficientemente alta, allora questo improvviso incremento di pressione spinge una parte del plasma a dislocarsi in una densità superiore di energia eterica.
– Una volta che il plasma raggiunge una densità superiore, può passare agevolmente attraverso la materia fisica di densità inferiore, dando alla Terra quei connotati che noi ora conosciamo e misuriamo.
– A questo punto, il plasma non viene più trattenuto nel centro della Terra dalle imponenti forze di pressione, ma è libero di evadere dal centro della Terra grazie alla forza centrifuga.
– Ora, in questo stato di densità superiore, il plasma ribolle verso la superficie del pianeta, così come le bolle d’olio emergono verso la superficie dell’acqua.
– Dal momento che la pressione scorre sempre dall’alto verso il basso, il plasma si muoverà naturalmente verso l’area di minor densità di energia eterica in prossimità della superficie terrestre.
– Lo spazio “vuoto” è molto meno denso della materia solida, e quindi ha una minore densità di energia eterica.
– Pertanto, una frattura della crosta terrestre, che è relativamente vuota, possiede una minor densità di energia eterica rispetto alla materia solida circostante.
– Il plasma in movimento viene attratto naturalmente in tali fratture
– Una volta che il plasma raggiunge questo spazio, la pressione si allevia, e una parte di essa torna a ri-dislocarsi al suo originale stato di plasma che aveva nel centro della Terra.
– Comunque, dal momento che la temperatura è ora molto inferiore, parte del plasma si raffredda immediatamente.
– Non appena il plasma improvvisamente si raffredda, cristallizza in nuova materia fisica.
– Questa nuova materia si forma quasi subito lungo i bordi della frattura
– Ricordate che quando l’acqua cristallizza in ghiaccio, si espande. Similmente, il volume del plasma cresce quando si raffredda (trasformazioni di stato) in materia fisica.
– Quando si crea questa nuova materia può essere rilasciata una grande forza esplosiva, dal momento che spinge lateralmente le zolle che stanno intorno al sito della frattura.
– Quando ciò avviene può verificarsi un terremoto se la quantità di materia è abbastanza grande da causare uno slittamento lungo la faglia.
– In molti casi, parte del plasma rimane in uno stato di densità superiore, e continua a fuoriuscire attraverso la superficie terrestre.
– Non appena questa energia attraversa l’atmosfera, può anche non ritornare ad uno stato di densità sufficientemente basso da essere visibile.
– Se il plasma rimane ad una densità superiore si formano gli invisibili “radar angels”
– Se il plasma torna alla sua densità originale, si possono rilevare le “formazioni di plasma”.
– Se il plasma è in uno stato riverberante, o dondolante, può alternarsi tra visibilità e invisibilità, muovendosi su e giù fra due livelli di densità eterica adiacenti, come il prof. Erling Strand ha osservato e filmato in Norvegia.
Certamente, anche i modelli più convenzionali della formazione dei terremoti e la pressione dei movimenti della superficie devono essere tenuti in considerazione; questo è solo un fattore che può dare origine ai cambiamenti più improvvisi.
Questo nuovo modello aiuta anche a spiegare il fenomeno dei “tubi di kimberlite”, menzionati sia dal dr. Dmitriev sia dal dr. V.L. Dyatlov. Questo fenomeno, in Russia, è considerato “il grande mistero della geologia moderna”, ed è stato osservato essenzialmente in Alaska. Dapprima i geologi rilevano un’improvvisa esplosione e un’ondata di calore vicino alla superficie terrestre.
Se l’area dove è avvenuta l’esplosione è abbastanza vicina alla superficie, si può trivellare ed osservarla. (in alcuni casi, gli Eschimesi sono stati in grado di scavarsi a mano la via verso il sito). Nel sito dell’esplosione si è scoperto un tubo vuoto allungato nella crosta.
Ma cosa molto più sorprendente, e remunerativa, l’interno del tubo era completamente pieno di file di diamanti !
Normalmente si ritiene che i diamanti e altri cristalli simili necessitino di parecchie migliaia di anni per formarsi, invece in questi casi pare che si formino istantaneamente.
Questo discorso assumerà più senso per noi nel Capitolo 10, quando studieremo il lavoro del dr. Krasnoholovetz e altri, i quali hanno scoperto che campi di torsione creano naturalmente maggiore durezza e cristallizzazione in ogni materia alla quale sono esposti.
I metalli che vengono esposti ad apparecchi generatori di onde di torsione diventano significativamente più duri e più cristallizzati nella loro forma, e i campi di torsione possono anche creare formazioni di microcluster nell’acqua e in altri composti.
Dunque, una formazione di plasma contiene campi torsionali ad alta intensità, pronti a comprimersi in cristalli geometrici in un batter d’occhio.
Un lettore acuto dovrebbe comprendere che c’è un altro possibile effetto in questo modello dei terremoti. In tale modello, quando c’è un’improvvisa ondata di incremento energetico nella Terra, il plasma viene spinto ad una densità superiore e fugge dal centro della Terra. Questo in genere crea un terremoto, laddove si crea nuova materia.
Tuttavia è anche possibile che se gli incrementi di energia avvengono più lentamente e regolarmente, allora l’intera dimensione del centro stesso potrebbe gradualmente espandersi senza dislocarsi in una densità superiore.
Questo, in genere, incrementerebbe l’intera dimensione del pianeta stesso.
Ciò si accorda certamente con il modello quantico che abbiamo proposto nei capitoli precedenti, dal momento che abbiamo visto con i microcluster, i quasi-cristalli e i condensati di Bose-Einstein che gli atomi possono raggrupparsi in gruppi più grandi che formano una singola identità. La chiave di lettura qui è che quando a queste strutture viene aggiunta sufficiente energia essi continuano ad espandersi di grandezza.. I microcluster iniziano come atomi individuali che poi si “fondono” in formazioni cristalline più grandi.
I quasi-cristalli possono essere cresciuti ad oltranza proprio come ogni altro cristallo, e ancora continuano a mantenere un’identità individuale.
Anche un condensato di Bose-Einstein (superconduttore) può essere espanso in grandezza con l’aggiunta di nuova energia, tuttavia continua a comportarsi come se fosse un atomo unico.
Nel nostro modello, tutte le strutture base a tutti gli ordini di grandezza nell’Universo si comportano in accordo a questi stessi principi energetici, e sono in grado di espandersi se vi viene immessa una più grande quantità di energia.
Quindi, la Terra dovrebbe essere capace di crescere continuamente in grandezza dal momento che il suo cuore viene continuamente rifornito di nuova energia eterica, proprio come avviene nella crescita di un organismo. Questa previsione si concretizza nella scienza della “Tettonica ad Espansione Globale”. (NdR: questo perché al centro della Terra vi è un buco nero che genera, anzi emana, il plasma che alimenta la Terra !)
5.4 – TETTONICA AD ESPANSIONE GLOBALE (vedi Espansione Terra)
Christopher Otto Hilgendberg è stato il primo, nel 1933, a mostrare che se restringiamo la Terra al 55-60% della sua attuale dimensione, allora tutti i continenti si incastrano insieme a formare un puzzle, come mostrato in figura 5.2.
Egli ha fatto la coraggiosa supposizione che ciò fosse causato dall’espansione della Terra; un tempo nel passato essa era veramente il 55-60% dell’attuale dimensione. L’articolo più rigoroso che abbiamo trovato sull’argomento è di James Maxlow [7], e sarà citato nel proseguo.
Questo nuovo modello certamente non è nei libri di testo delle scuole di oggi, ma sta lentamente guadagnando popolarità nel corso degli anni. Un Simposio sull’Espansione della Terra è stato tenuto a Sidney, in Australia nel 1981, e lo Smithsonian Institution ha ospitato un meeting nel 1989 dove sono stati discussi questi concetti ed altri relativi a modelli tettonici globali. Come scrive Maxlow,
Questi argomenti [nel meeting dello Smithsonian] hanno indicato che sembra esserci qualcosa di discutibile nella teoria della tettonica a placche per come è attualmente presentata (Kremp, 1992) e che i presenti concetti di tettonica a placche / deriva dei continenti / oscillazione dei poli, possano aver bisogno di essere rivalutati, rivisitati e respinti (Smiley, 1992).
Figura 5.2 – I modelli del “pianetino” di Hilgenberg sull’espansione della Terra. Il globo più piccolo è il 60% del raggio attuale (da Vogel, 1983)
Attualmente fra le autorità scientifiche è in voga il modello della “tettonica a placche” o “deriva dei continenti”. In questo modello la Terra ha mantenuto una dimensione costante durante tutto il corso della sua vita, e i continenti sono stati originati come un’unica massa gigante conosciuta come “Pangea”. Ad un dato momento, questo continente si è spezzato in molti pezzi, e le fratture erano siti di attività vulcanica. Siccome lungo queste creste vulcaniche veniva espulsa nuova lava che successivamente veniva raffreddata dagli oceani, i diversi pezzi del continente originale sono stati lentamente spinti via l’uno dall’altro fino alle loro posizioni attuali.
Tuttavia, affinché avvenga questa deriva su un Terra di dimensioni invariate, “ciò che sale deve anche scendere”. In termini più scientifici, se ci sono aree di “risalita orogenica” dove si forma continuamente nuova crosta, allora devono esserci anche delle “zone di subduzione” dove la crosta terrestre torna a riaffondare nel mantello e si fonde ancora in uno stato fuso. Come indica Maxlow, questo modello ha un grande, enorme difetto: Non sono state mai trovate prove definitive di “zone di subduzione” sulla Terra.
Inoltre, Le aree dov’anche possano esistere zone di subduzione sono molte meno di quante ne richiede il modello della Tettonica a Placche.
O per farla ancora più semplice, Possiamo facilmente dimostrare l’espansione della Terra con dati oggettivi, ma non abbiano nessun interesse nel provare che stia contemporaneamente avvenendo la presunta subduzione.
Maxlow continua affermando che le conclusioni della “tettonica a placche” sono basate su un insieme di dati incompleti:
– Nel presentare la Tettonica dell’Espansione Globale si deve comprendere che l’insieme delle informazioni globali, geologiche e geofisiche ha raggiunto solo ora [2001] lo stadio dove ogni ipotesi tettonica globale può essere confidentemente quantificata, testata e/o accantonata.
Ora, con in mano i nuovi dati, il modello della “tettonica a placche” può essere scartato. Comunque, secondo Maxlow e altre fonti, ci sono due ragioni principali per cui la scienza ufficiale e la comunità geologica non accetta la Teoria dell’Espansione della Terra:
- Nella nostra attuale comprensione della fisica quantica non si pensa che la materia possa espandersi
- La prova necessaria per creare un modello matematico che possa riprodurre accuratamente un processo di espansione ad oltranza della Terra , sembra non esistere.
Il primo punto viene efficacemente confutato dai modelli quantici di cui abbiamo discusso in questo libro, e Maxlow ha fornito la prova richiesta dal secondo punto. Man mano che vengono acquisite maggiori informazioni sulla geofisica della Terra, la Teoria dell’Espansione della Terra ne viene sempre più accresciuta nella sua credibilità.
Nuove mappe degli schemi, velocità e direzioni dell’allargamento dei fondi marini mostrano che la Terra è “soggetta ad un’espansione esponenziale dall’era Arcaica ad oggi”, in accordo con Maxlow, e in questo documento si presentano mappe e immagini a supporto di queste conclusioni.
Basandoci sui modelli matematici di Maxlow la Terra si starebbe espandendo in grandezza alla velocità di approssimativamente 21 millimetri all’anno. E infatti:
- Carey nel 1986 ha usato un laser satellitare per misurazioni radiali per calcolare che il raggio della Terra si sta espandendo di 24 millimetri all’anno, [con una tolleranza] di più o meno 8 millimetri.
2. Robaudo e Harrison nel 1993 hanno usato misure geodetiche VLBI e SLR per concludere che la terra si sta espandendo di 18 millimetri all’anno.
La spiegazione convenzionale è che questa espansione osservata nella Terra è causata dal flusso continuo di polvere e meteoriti, ma combacia perfettamente anche con i calcoli di Maxlow basati su una schietta raccolta di dati dall’espansione dei fondali marini.
Altri scienziati in Russia hanno concluso che la Terra fa improvvisi incrementi nella sua grandezza in certi periodi della nostra storia geologica, e questo potrebbe rendere conto del perché Robaudo e Harrison hanno osservato un’espansione di soli 18 millimetri annui anziché i 21 calcolati da Maxlow.
La successiva, e ovvia, domanda che questo modello solleva è questa: se tutti i continenti erano un tempo parte di una singola superficie esterna della Terra, allora dove li mettiamo gli oceani? Maxlow suggerisce che in quei primi tempi sulla superficie della Terra c’era meno acqua totale, e si sono formati “mari epi-continentali[2] poco profondi” tra le varie aree di quelli che ora sono i continenti. La crosta originale sulla Terra ha raggiunto un certo livello di spessore, (probabilmente il risultato del raffreddamento da uno stato fuso appena dopo essersi separata dal Sole) ma poi con la continua espansione della Terra, la nuova crosta che si andava formando era molto più sottile, e quindi più bassa. Non appena i continenti hanno iniziato a dividersi, questi mari epi-continentali si sono riversati nelle fratture più profonde, formando le versioni primordiali dei nostri oceani.
Questo solleva un’altra questione: “Da dove proviene tutta l’acqua dei nostri oceani se all’origine non c’era ?”
La Terra “cresce” di dimensione attraverso continui incrementi di energia eterica che riceve dal Sole e da altre fonti.
Gli stessi processi energetici che incrementano la dimensione della Terra stanno anche creando continuamente nuove molecole come idrogeno e ossigeno nella nostra atmosfera, rendendola così più spessa in densità.
L’idrogeno e l’ossigeno poi si legano insieme per formare ulteriori grandi quantità d’acqua, che piovono dal cielo negli oceani, mescolandosi con i sali della crosta terrestre. E’ molto interessante notare che, come abbiamo documentato nella pubblicazione precedente, è stato osservato che i pianeti gassosi possiedono tutti un centro roccioso delle dimensioni simili alla Terra, perciò sembra plausibile che la Terra possa diventare a sua volta un pianeta gassoso allorquando si allontanerà ulteriormente dal Sole. Nell’Ottavo Capitolo passeremo in rassegna la prova del Dr. Aleskey Dmitriev che dimostra che questa creazione di nuova atmosfera è un processo incessante, dal momento che si stanno scoprendo nuovi cambiamenti nelle atmosfere della Terra e di altri pianeti come Marte.
5.5 – ESPANSIONE GEOMETRICA RADIALE DEI CONTINENTI
Se l’attività della Terra condivide un legame comune con le attività a livello quantico, allora durante il processo di espansione ci dovremmo aspettare di vedere coinvolta la geometria dei Solidi Platonici, proprio come la vediamo nella formazione di un microcluster o di un quasi-cristallo. Abbiamo già visto come le osservazioni del dr. Teodorani sulle formazioni di plasma in Norvegia adottino configurazioni geometriche spontanee, e questo suggerisce che anche il plasma nel centro della Terra debba possedere le stesse proprietà. Inoltre, grazie al lavoro investigativo del dr. Pasichnyk, sappiamo che W.R. Corliss, A.M. Dziewonski e J.H. Woodhouse hanno confermato che il centro della Terra mostra una “simmetria esagonale”, cioè che è nella forma di un solido geometrico tridimensionale che, se osservato da determinate angolazioni, ha sei lati. Nel video della sua conferenza del 1996, Gregg Braden indica che questo dato simmetrico suggerisce che il centro della Terra è a forma di dodecaedro perfetto, uno dei cinque principali solidi Platonici, con 12 facce pentagonali. Sicché, il fenomeno geometrico dei “microcluster” si conferma valido anche a scale di grandezza molto più grandi di quelle del regno dei quanti. (Anche l’icosaedro possiede una simmetria esagonale molto ripetitiva).
Non dimentichiamo che la geometria è il semplice sottoprodotto della vibrazione/pulsazione in un materiale fluido; gli studi del dr. Hans Jenny hanno rivelato che quando il livello di vibrazione/pulsazione viene incrementato, le forme geometriche che si osservano all’interno del fluido diventano più complesse. Così, se la velocità della vibrazione/pulsazione nel centro luminoso della Terra sta continuamente incrementando, allora ci si dovrebbe aspettare di vedere all’opera forme geometriche sempre più complesse.
Tenendo questo a mente, nel 1993, Vogel e altri esordirono con le seguenti conclusioni riguardanti le Ipotesi di Espansione Terrestre, basate sulla loro vasta esperienza nel fare modelli della superficie terrestre. Se si riduce il raggio della Terra al 55/60% della sua attuale dimensione, allora:
- I confini esterni dei continenti possono essere composti insieme per formare un’unica crosta chiusa;
- La posizione dei vari continenti rimangono generalmente costanti rispettivamente l’uno all’altro, e la loro separazione è causata da una “espansione radiale della Terra” e;
- La causa dei movimenti dei continenti deriva da un sempre più veloce incremento di raggio nel tempo, in accordo con l’espansione dei fondali marini…
La concordanza di questi tre fenomeni NON PUO’ essere casuale, (ma è dovuta a) processi operanti dall’interno della Terra, e il risultato è l’espansione del pianeta.
La chiave di lettura di quanto abbiamo bisogno di vedere qui sta nel punto 2, dove Vogel stabilisce che la separazione dei continenti avviene secondo un movimento “radiale” o a spirale. Si può osservare parte di questo modello nella figura 5.3, basata sulla ricostruzione al computer di Perry della espansione radiale della Terra.
Quando studiamo la struttura gerarchica dei Solidi Platonici singolarmente “annidati” l’uno all’interno dell’altro, osserviamo che c’è sempre un movimento a spirale quando una forma meno complessa si espande in una di complessità superiore. Questo argomento è stato già ben trattato nei nostri precedenti volumi.
Figura 5.3 – Ricostruzione al computer della espansione radiale della Terra di Perry (da Carey, 1986)
Il dr. Athelstan Spilhaus, affermato scienziato che lavora per la National Oceanic and Atmospheric Association (NOAA), ci ha fornito la prova che la Terra si sta davvero espandendo in forme di armonia geometrica sempre più grandi. Secondo le informazioni forniteci dal dr. Bethe Hagens, le scoperte del dr. Spilhaus in questo campo sono state pubblicate sulla rivista Scientific American negli anni ’80, e ci auguriamo di ottenere una copia delle altre immagini di quell’edizione.
Nel modello di Spilhaus, la Terra non si sta espandendo in grandezza, ma le sottostanti forme geometriche che lui ha scoperto possono ancora essere direttamente applicate a un modello di espansione della Terra, dal momento che tutti i suoi dati si basano su linee rette con relazioni angolari significative. In maniera molto simile a un microcluster in espansione, la gerarchia delle forme che la terra ha sperimentato risulta come segue:
- Tetraedro: Quando il “continente” Pangea si è rotto la prima volta, ogni frattura principale era esattamente della stessa lunghezza o equidistante da ogni altra frattura. Queste linee equidistanti formano le linee esterne di un tetraedro allorquando i continenti si allontanano dal loro centro originale. Come abbiamo detto in entrambi i nostri precedenti volumi, questa forma continua a lasciare una firma energetica sulla Terra, e il lavoro di Richard Hoagland con The Enterprise Mission ha chiaramente dimostrato formazioni di energia tetraedriche su altri pianeti.
- Cub-ottaedro: Mentre i continenti continuano a separarsi, la loro geometria si espande a una maggiore complessità di linee equidistanti, componendo la forma combinata di un cubo con un ottaedro.
Come abbiamo scritto in The Shift of Ages, Bruce Cathie ha dimostrato chiaramente che questa griglia è tuttora all’opera sulla Terra. Con queste precise misure della griglia, Cathie ha prodotto molte svolte decisive in questo nuovo campo della “fisica armonica dell’etere” che sono molto utili, alcune delle quali sono state riportate in The Shift of Ages. - Icosa-dodecaedro: I continenti della Terra si sono ora espansi in una forma combinata di icosaedro e dodecaedro di linee equidistanti. Ancora una volta, il processo di espansione a questo stadio avviene lungo schemi spirali radiali.
Nella figura 5.4, cortesemente concessa dalla pubblicazione originale della NOAA, possiamo vedere lo stadio finale della espansione geometrica della Terra di Spilhaus per come si presenta oggi. La principale faccia pentagonale che vediamo proverrebbe dal dodecaedro, e le facce triangolari proverrebbero dall’icosaedro. Ovviamente le linee puntinate rappresentano le creste sottomarine e/o i rilievi montuosi. Non sorprende vedere questa conformazione, considerando che il centro della Terra appare ora in forma di un dodecaedro:
Figura 5.4 – Espansione geometrica finale dei continenti secondo Spilhaus, per gentile concessione del suo giornale NOAA
Sebbene i dati di Spilhaus siano piuttosto soddisfacenti, c’è una gran mole di informazioni addizionali a supporto dell’idea che tali forme geometriche circondano attualmente la Terra. Il team russo di Goncharov, Morozov e Makarov ha determinato in modo indipendente che la Terra ha la forma di una griglia icosa-dodecaedrica, [fig. 5.5] basata sulle posizioni dei continenti e delle creste vulcaniche sottomarine. La cresta medio-atlantica corre precisamente lungo la verticale zig-zagante nell’Atlantico, come si vede nel diagramma. In questa immagine si possono vedere sia i pentagoni dei dodecaedri sia i triangoli dell’icosaedro:
Figura 5.5 – Griglia icosa-dodecaedrica di Goncharov, Morozov e Makarov
Sorprendentemente, Goncharov ha passato in rassegna la collocazione di oltre 4000 antichi siti sacri differenti sulla Terra, come pietre verticali, piramidi, monoliti, menhir, obelischi, templi, pagode, sotterranei di pietra, cerchi di pietre, ziggurat, sollevamenti di terra, e simili, e ogni singolo sito antico che hanno catalogato è situato, senza eccezioni, da qualche parte su questa griglia icosa-dodecaedrica. Scopriremo nel Capitolo 9 il perché gli antichi abbiano usato tale tecnologia; riguarda l’abilità che ha una formazione come la piramide di imbrigliare le onde di torsione da utilizzare per bilanciare il pianeta. Vedremo ricerche russe e ucraine di fonti esimie che hanno provato che le piramidi possono smorzare la potenza dei terremoti, le emissioni meteorologiche e radioattive, mentre aumentano la purezza di acqua, petrolio e minerali sotterranei. Le piramidi possono anche essere usate per curare, stimolare la crescita e l’espansione della coscienza in relazione ad una elevazione spirituale.
Tutti i sopracitati effetti sulla materia fisica sono creati dall’azione delle onde di torsione, la cui delicata pressione, se in forma sufficientemente concentrata, può creare effetti significativi sulla materia, ed è importante ricordare che le “linee di questa griglia” sono essenzialmente formazioni di onde di torsione. I rivelatori di campi torsionali percepiscono, lungo queste linee, una quantità di radiazione torsionale molto più alta rispetto ad ogni altra zona, e i punti nodali dove le linee si incrociano sono particolarmente attive. Perciò, dovremmo essere molto ben stimolati a ricostruire una volta ancora un simile sistema di piramidi attraverso tutta la Terra al fine di compensare gli attuali danni che la civilizzazione sta a tutt’oggi producendo.
In caso di un limitato scambio nucleare e/o ulteriori distruzioni ambientali, un simile progetto diventerà estremamente necessario, così come lo è stato dopo la caduta delle antiche civiltà di Atlantide e Rama.
5.6 – CAMPI DI ENERGIA CONTRO-ROTAZIONALE E DINAMICHE DI GRIGLIA
Ricordiamo che nel modello quantico di Johnson, l’atomo è in realtà composto di campi di energia contro-rotazionale.
Affinché un atomo o una molecola diventi stabile, la geometria deve mescolarsi in una formazione bilanciata. Similmente, possiamo osservare nei due ultimi stadi del modello del dr. Spilhaus sulla espansione terrestre che ci sono sempre due geometrie coinvolte; abbiamo la combinazione di cubo con ottaedro e la combinazione di icosaedro con dodecaedro. Anche il primo stadio dell’espansione terrestre, che ha visto coinvolto il tetraedro, può in realtà aver visto incorporato anche l’ottaedro, dal momento che l’ottaedro è in relazione diretta con il tetraedro, come abbiamo visto nel capitolo precedente.
Basandosi sul modello di Johnson, appare che l’icosaedro e il dodecaedro visti nella Griglia siano di fatto campi energetici opposti che hanno raggiunto uno stato di armonia obbligata, nella stessa esatta maniera in cui, nel regno quantico, si crea un composto molecolare. Crediamo che lo stress creato da queste forze di contro-rotazione sia la vera causa della rotazione anti-oraria della Terra intorno al proprio asse. In tal caso, mentre le due forme geometriche sono obbligate insieme, la geometria che ruota in senso anti-orario ha una forza di rotazione leggermente più forte della geometria che ruota in senso orario, e questo fa sì che la Terra ruoti in direzione anti-oraria.
Così, le prove disponibili suggeriscono che la Terra abbia effettivamente una griglia energetica globale che è stata ben compresa e utilizzata dalle civiltà antiche. Il fatto chiave che analizzeremo nel resto di questa sezione include i fenomeni che avvengono lungo le linee e i nodi di questa griglia. Sebbene questa informazione non sia pubblicamente riconosciuta, nondimeno essa è assai reale ed abbondantemente documentata nei nostri volumi precedenti e in molte altre fonti. Per i non addetti, ci concentreremo sui dodici punti equidistanti (vertici) dell’icosaedro attualmente visibile sulla superficie terrestre, introdurremo una lista di proprietà anomale estratte dal lavoro di Richard Pasichnyk. Anche questo materiale è inserito nel volume precedente, ma a questo punto è utile una ripetizione. Ricordiamo che Pasichnyk si riferisce a queste dodici aree come “i Campi”:
- In ognuna (area) si verificano spirali di elettricità terrestre, suoni strani, e anomalie magnetiche e gravitazionali
- Le zone più profonde degli oceani (si trovano in queste aree)
- Schemi delle correnti oceaniche (scorrono intorno a questi punti). (Nota: I dati di Ivan P. Sanderson rivelano che gli schemi di queste correnti mostrano un movimento contro-rotazionale)
- In queste aree si sono osservati forti tempeste nel fondale oceanico profondo
- In queste aree si sono osservati alcuni dei valori più alti di salinità superficiale degli oceani
- In queste aree si sono osservate le località più abbondanti di bolle che scoppiano, producendo cariche atmosferiche più forti e altre associazioni
- Queste stesse aree sono sistemi di alta e bassa pressione nel meteo e nei centri delle tempeste.
- sono state osservate dallo spazio nubi gassose spiraliformi con centro in ogni Campo
- Lo strato superficiale della terra (litosfera) e gli aspetti fisici della tettonica a placche (zone di subduzione, confini delle placche, alture, spaccature, schemi di stress, anomalie delle onde dei terremoti, ecc.) sono in relazione con le località dei campi (un’ulteriore analisi è nella sezione 3.4)
- In queste aree si sono osservati ripetutamente fenomeni luminosi (particelle ionizzate) e masse oscure (neutroni)
- Gli schemi e le trasformazioni nell’atmosfera superiore, le cinture di radiazione, e la magnetosfera mostrano relazioni con i Campi
- Anguille, batteri a precipitazione ferrosa, e pesci elettrici sono geograficamente collocati in queste aree
- Più del 70% di tutta la vita sulla Terra è insediata in relazione ai Campi (tra le latitudini di 40°) il che è ideale per la generazione di energia elettrica per la vita.
Effettivamente una gran parte della trilogia Vital Vastness di Pasichnyk è incentrata sugli studi di come questi “Campi” si verificano sulla Terra e su altri pianeti. Nel capitolo 12 del nostro precedente volume abbiamo riassunto da Pasichnyk una gran quantità di informazioni convincenti che mostrano che questi Campi sono all’opera su ogni pianeta di tutto il nostro sistema solare.
Come possiamo vedere, tutti questi effetti possono essere causati dal potere che forti campi torsionali possono esercitare sulla materia fisica, dal momento che i campi torsionali creano una pressione tangibile.
Questa è la pressione che appare come la responsabile della formazione delle correnti che osserviamo negli oceani e nell’atmosfera, che la ricerca di Pasichnyk mostra associate alla Griglia Terrestre.
Come abbiamo già mostrato, le aree di campi torsionali di intensità superiore sono anche le aree dove la materia è capace di spostarsi ad un livello più alto di densità eterica.
La chiave qui è comprendere che in questi dodici nodi della Griglia Globale la materia e l’energia possono effettivamente essere dislocate in un livello di densità eterica superiore, a causa dell’alto grado di radiazione torsionale di queste aree, e questo è stato già documentato e osservato nel 20° secolo con il lavoro, tra gli altri, di Ivan P. Sanderson.
Nel 1972, Ivan Sanderson ha pubblicato un articolo intitolato “The Twelve Devil’s Graveyards Around the World” (“I Dodici Cimiteri del Diavolo intorno al Mondo”) sulla rivista Saga. Questi “Cimiteri del Diavolo” sono gli stessi dei Campi di Pasichnyk, e rappresentano i punti dell’icosaedro sulla griglia terrestre, come si vede in figura 5.6. Tanto per rinfrescare la memoria, sappiamo che ogni faccia dell’icosaedro è un perfetto triangolo equilatero dove ogni angolo interno misura 60°.
All’interno di una sfera come la Terra, i punti dell’icosaedro sono localizzati fra i 30° e i 40° di latitudine sopra e sotto l’equatore.
Ogni punto è distanziato da intervalli di 72° dai punti vicini, ed eccetto per i due ai poli, il loro esatto centro geometrico è a 36° di latitudine Nord e Sud. Tutti insieme, ci sono cinque punti nell’emisfero nord, cinque nell’emisfero sud e due ai poli.
Figura 5.6 L’icosaedro (sin.) e la sua griglia posizionata sulla terra (des.) (per gentile concessione di Nick Nelson)
Sanderson ha scoperto questi punti facendo una massiccia meta-analisi di tutti i dati disponibili su aerei e navi scomparse.
Da questi dati, ha determinato che tali scomparse erano molto più probabili in questi dodici punti che in ogni altra area.
Nel libro di Charles Berlitz The Bermuda Triangle, ci viene fornita una descrizione più ampia delle proprietà di queste aree, sia in termini di processi fisici della Terra sia di anomalie temporali elettromagnetiche:
Queste aree… rappresentano i punti nodali dove le correnti oceaniche di superficie girano in un verso e le correnti sotto la superficie girano nell’altro verso. [Nota: vediamo ancora all’opera forze di contro-rotazione]. Le grandi correnti di marea sotto la superficie che strisciano tangenzialmente, e influenzate da differenti temperature, provocano vortici magnetici, disturbando le comunicazioni radio, il magnetismo – forse anche la gravità – ed eventualmente causando, in speciali condizioni, la scomparsa di veicoli aerei e di superficie – che navigano o volano in differenti punti dello spazio e del tempo.
Un interessante effetto collaterale del comportamento erratico di queste aree è sottolineato da Sanderson nel descrivere gli stupefacenti “arrivi anticipati” di aerei attentamente cronometrati dove aeroplani sono arrivati così in anticipo rispetto al previsto che l’unica possibile spiegazione è che avessero un vento impetuoso che soffiava dalla loro spalle a, per esempio, 500 miglia all’ora. (Nota: si ricordi che questo genere di velocità dei venti si osserva solamente nei peggiori uragani])
Tali incidenti possono essere il risultato di venti mai scoperti ma sembra che avvengano per il più delle volte nel Triangolo delle Bermuda e in altre aree di vortice, come se questi particolari aerei avessero incontrato l’anomalia ma avessero planato o fossero stati sospinti in sicurezza attraverso quei “buchi nel cielo” che sono costati la vita di così tanti viaggiatori.
Le sparizioni nelle aree come il Triangolo delle Bermuda o il Triangolo del Diavolo al largo delle coste del Giappone (che sono state ampiamente documentate nel capitolo 10 del precedente volume) sono prodotte quando le navi o i velivoli vengono dislocati in una densità superiore di energia eterica e non tornano indietro.
I dr. William Becker e Bethe Hagens conferiscono ulteriore supporto alle anomalie relative al tempo nel loro articolo “The Planetary Grid: A New Synthesis” (La Griglia Planetaria: Una Nuova Sintesi), che è stato ristampato nel libro Anti-Gravity and the World Grid (L’Antigravità e La Griglia Mondiale). In questo articolo essi riferiscono di un’anomalia di tipo temporale che si verifica nel punto nodale vicino alle Hawaii:
Un pilota che volava con passeggeri vicino alla zona delle Hawaii [dell’icosaedro di punti energetici sulla Terra] si è trovato improvvisamente in una “zona morta” senza strumenti [elettromagnetici funzionanti] e impossibilitato a comunicare fuori dalla cabina di pilotaggio. Dopo aver volato più o meno 350 miglia, (impiegando molto probabilmente un’ora e più) il “fenomeno” è svanito e il pilota scoprì che gli ufficiali di torre non potevano verificare che tra l’inizio della sua esperienza nella “zona morta” e la sua fine fosse trascorso alcun tempo misurabile.
Questi cambi nella velocità del tempo concordano chiaramente con le teorie di Kozyrev per cui lo scorrere del tempo è una funzione della radiazione di torsione, che è a sua volta funzione della densità di energia eterica. Se ci si sposta in una densità eterica più alta il tempo può rallentare per noi tanto quanto ha rallentato per il pilota. In casi come questi, la nave dall’area di densità superiore ritorna al nostro livello di densità di energia eterica, e i superstiti vivono per raccontare l’avventura.
Bisogna ammettere che tutto questo appare come un’eccezione alla regola, ma sembra proprio che le antiche culture avessero una conoscenza migliore su come non “finire dispersi” in queste aree di “vortici” eterici, e che fossero in grado di utilizzarli in modo costruttivo, come per viaggi fisici attraverso la terra.
Nel precedente volume abbiamo discusso delle storie di testimoni di prima mano che sono volati all’interno di queste aree di densità eterica più alta e sono ritornati vivi. L’ultimo esempio è il caso di Charles Wakeley. Brevemente, non appena Wakeley è passato in un’area di densità eterica più elevata nel vortice del Triangolo delle Bermuda, i suoi strumenti elettromagnetici hanno mostrato un comportamento molto anomalo, e sulle punte delle ali hanno cominciato a crescere delle luci blu-verdi, che alla fine diventavano bianche e si diffondevano nella cabina di comando.
Al culmine di questo evento era circondato da accecanti luci bianche che sembravano provenire “contemporaneamente da ogni direzione” e l’effetto poi è svanito alla stessa velocità con la quale era cominciato, permettendogli di riprendere il controllo del velivolo.
Come abbiamo detto nel precedente volume,
E’ molto probabile che la forte luce che egli ha visto intorno a sé non sarebbe stata visibile da terra; essa era una conseguenza visiva del suo stesso corpo in movimento in un’area più energetica.
Per un osservatore esterno non ci sarebbe stato nessun cambiamento, dal momento che il suo corpo si muove all’interno di un’area di energia vibrazionale superiore che è al di fuori del tempo e dello spazio osservato da terra. Se egli non fosse tornato, il suo aeroplano sarebbe semplicemente scomparso dalla vista, e se fosse tornato allora per un osservatore esterno sarebbe stato come se nulla fosse successo; si sarebbe visto solo il suo aereo nella sua ininterrotta continuità.
5.7 – LA GRIGLIA DI BECKER-HAGENS E NUOVE SCOPERTE DI “GRANDI CERCHI”
Un modello ancora più completo della griglia terrestre è stata elaborata dai dr. William Becker e Bethe Hagens, conosciuta come griglia di Beker-Hagens. Abbiamo riportato questa informazione in entrambi nostri precedenti volumi. Questa griglia è stata prodotta prendendo due icosaedri e ruotandone uno leggermente fuori fase rispetto all’altro, un concetto introdotto da Buckminster Fuller nella sua opera magna, Synergetic Geometry (Geometria Sinergica).
Da questo processo, che riguarda tutti i Solidi Platonici, si forma un poliedro a 120 lati. La prossima immagine mostra la struttura base di questo modello della Griglia, benché ogni triangolo possegga anche molte sotto-linee al suo interno.
Continuiamo con un altro estratto dal nostro volume precedente, che ci aiuta a comprendere quello che stiamo osservando:
Da questo disegno di griglia, possiamo vedere che la struttura attuale di continenti, catene insulari, rilievi montuosi, creste oceaniche e molto altro seguono tutte questo schema. Studiando lentamente e cautamente questa mappa, come abbiamo documentato in The Shift of Ages, possiamo vedere come sembri che la Terra stessa sia un palloncino flessibile che è circondato da questa griglia.
Se la griglia è simile a un gruppo di fili, e i fili stanno esercitando forze sul palloncino, allora possiamo vedere come essi stanno spingendo le masse di terraferma nella loro conformazione attuale.
Figura 5.7 – La Griglia di Becker-Hagens, ispirata dal lavoro di Chris Bird
Studiando attentamente la mappa, viene facile capire come i continenti siano spinti e tirati dalla Griglia. Abbiamo diligentemente parlato di tutti i punti più importanti in entrambi i nostri precedenti volumi. Solo per fare qualche esempio, si noti come il Sud America sia circondato perfettamente da linee, e come il fondo di quel continente sia spinto a destra dal nodo 58, mentre il nodo 49 lo spinge sulla sua costa orientale vicino a Rio de Janeiro in Brasile.
Si noti anche come l’Australia sia perfettamente stirata tra i nodi 43 e 45, con il vertice nord del continente che forma una baia pressoché circolare intorno al nodo 27, includendo anche la massa di terra più piccola della Nuova Guinea direttamente sopra di essa.
Al fine di rendere più visibili certe formazioni, nella prossima figura abbiamo alterato digitalmente la mappa in modo che si possa vedere principalmente l’area dell’Oceano Pacifico. Se ripensiamo ai modelli di Solidi Platonici in un fluido vibrante del dr. Jenny, ricordiamo che si possono vedere le curve delle spirali tra i vari nodi, che formano un leggero contrasto rispetto alla rettitudine delle linee delle geometrie stesse. Se questo modello eterico fosse effettivamente corretto ci aspetteremmo di osservare sulla Terra formazioni simili. Attraverso lo studio delle catene insulari e dei rilievi montuosi, possiamo effettivamente vedere strutture circolari su larga scala proprio come quelle che circondavano le formazioni negli esperimenti del dr. Jenny.
Figura 5.8 – Le scoperte dei Grandi Cerchi di Wilcock nell’aree dell’Asia e del Pacifico della Griglia Terrestre
Per gli inesperti, quando guardiamo alla mappa del pianeta che mostra i rilievi montuosi scopriamo che quasi l’intero confine occidentale dell’Asia è delimitato da gruppi montuosi leggermente curvati che non hanno un singolo nome. Nella mappa abbiamo disegnato grezzamente questi rilievi montuosi con una serie di linee a ricciolo all’estrema sinistra del cerchio più grande.
La posizione di questa mega-catena corrisponde con estrema precisione a un ellisse che può essere disegnata tra i nodi 12, 4 e 5, passando per il Pakistan e l’Afghanistan, il confine occidentale della Cina, il confine tra Russia e Mongolia e poi il confine tra Russia e il nord-est della Cina, continuando fino alla linea costiera oceanica.
Anche il mare allungato in Russia proprio a destra del nodo 4 (vedi figura precedente) è allineato in modo praticamente perfetto con questa ellisse. Ora possiamo combinare questo dato con altre formazioni su scala minore, come la catena insulare di Taiwan, Filippine, Nuova Guinea e Isole Salomone, per mostrare che ci sono effettivamente strutture circolari giganti di energia per completare le sottili linee della griglia geometrica.
Notevolmente, entrambi questi “Grandi Cerchi” toccano ordinatamente e simmetricamente molti nodi sulla griglia terrestre, ed entrambi i cerchi si allineano perfettamente con Russia e Alaska nel loro confine nord. Anche altre formazioni possono essere osservate su questa mappa, come la catena di isole formate dalla punta inferiore della penisola di Myanmar (Burma), Tailandia e Malesia, e in modo più specifico la prima catena insulare dell’Indonesia. La catena di isole forma un semicerchio praticamente perfetto proprio sulla sinistra del cerchio più piccolo che abbiamo disegnato in questa mappa. E’ anche altrettanto interessante notare che il cerchio più piccolo su questa mappa sembra molto simile allo stadio finale della mitosi cellulare, con i nodi 14 e 16 che formano il nucleo cellulare e la linea verticale tra di essi che rappresenta i cromosomi che si dividono.
Nella prossima figura, mostriamo una struttura energetica che è incentrata nel nodo numero 4 in Siberia, dove molte anomalie magnetiche sono state registrate e analizzate dal dr. Aleksey Dmitriev et. al. Se prendiamo questo punto come centro, allora osserviamo una spirale in espansione che appare in formazione da esso.
La spirale ha tre bracci principali, formati dai Monti Urali in Russia, visti sulla sinistra del cerchio esterno, le montagne Himalayane che attraversano Pakistan, Kashmir, India, Nepal, Buthan e Tibet, (che abbiamo mostrato solo con una linea molto sottile per enfatizzare la loro formazione ricurva a spirale) e l’arcipelago Giapponese. Una volta che si vede questa struttura spirale ripiegata verso l’interno in un atlante mondiale, guardando ai rilievi montuosi attuali, non si potrà non rivederla ancora.
Questo illustra chiaramente le tracce residue degli stadi di espansione geometrica della Terra all’opera. Inoltre, lo stile di questa proiezione su mappa distorce la vera forma della linea costiera della Russia superiore, e così in realtà questo cerchio è molto più direttamente allineato con la forma e la posizione della costa di quanto si possa vedere qui:
Figura 5.9 – La formazione a vortice spirale di Wilcock che incorpora i Monti Urali, l’ Himalaya e il Giappone
5.8 – SOMMARIO
Quindi, con le informazioni che abbiamo fatto emergere in questo capitolo, abbiamo ora stabilito una chiara connessione tra il comportamento energetico che è stato osservato a livello quantico con quello a livello planetario. Proprio come le “esplicite forze multi-corpo angolo-dipendenti” devono essere invocate per spiegare la formazione di microcluster, simili forze geometriche devono essere chiaramente all’opera nelle formazioni di plasma osservate a Hessdalen, Norvegia, ed effettivamente sulla Terra stessa che ha un cuore di plasma energeticamente strutturato e una complessità geometrica della posizione dei continenti in evoluzione quando si espande nella sua dimensione fisica.
Ora abbiamo anche una nuova visuale della formazione dei terremoti che spiega perché vediamo formazioni di plasma nei periodi di intensa attività sismica, e che concorda anche con la nuova concezione che il centro della Terra è composto di plasma luminoso.
Le anomale sparizioni di navi e velivoli ai punti nodali della nostra Griglia Globale puntano in modo evidente sulla validità di un modello che include densità eteriche multiple, dove la materia può essere spostata da una densità ad un’altra se la pressione delle onde di torsione a livello molecolare cresce abbastanza da superare a livello vibrazionale la velocità della luce.
Da ora, il nostro prossimo passo è quello di espandere ancora di più questo modello “olografico”, dimostrando che questi stessi principi energetici sono all’opera attraverso l’intero Universo, a ogni livello di grandezza, con semplici ma precisi principi armonici che definiscono le loro relazioni l’uno con l’altro. Questo stabilirà un modello veramente unificato come non è stato mai osservato prima in nessun moderno lavoro scientifico, ma che molto probabilmente è un ritorno alle antiche comprensioni del Cosmo Divino. I due capitoli seguenti formano il cuore del modello che si presenta in questo libro, e poggerà su tutte le precedenti conoscenze che abbiamo presentato in questo libro fino ad ora.
RIFERIMENTI
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http://www.tmgnow.com/repository/global/planetophysical.html - Dziewonski, A.M., Woodhouse, J.H. (1987) Global Images of the Earth’s Interior. Science 236:37-48.
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http://www.tmgnow.com/repository/global/expanding_earth.html - Pasichnyk, Richard. The Vital Vastness – Volume One: Our Living Earth. Writer’s Showcase / Iuniverse.com, 2002. ISBN: 0-595-21078-3;
URL: http://www.livingcosmos.com - Persinger, M.A., Lafreniere, G.F. (1977) Space-Time Transients and Unusual Events. Chicago, Nelson Hall.
- Wilcock, David. Convergence III – Extraterrestrial Physics. 2001. URL:
http://ascension2000.com/ConvergenceIII
[1] “Lenght Of Daylight” [N.d.T.]
[2] Cioè nel centro dei vari continenti [N.d.T.]
Tradotto da Mauro Carfi e Andrea Calabrese per Stazione Celeste
Originale in inglese:
http://ascension2000.com/DivineCosmos/05.htm
http://www.lescienze.it/sixcms/detail.php3?id=11849
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Il SINGOLARE FENOMENO delle LUCI di HESSDALEN, NORVEGIA – 28/02/2014
Un singolare fenomeno sta interessando da alcuni anni la zona di Hessdalen, in Norvegia. Luci fluttuanti, sono state registrate da alcune webcam posizionate per l’osservazione della zona.L’enigmatico fenomeno che si sta manifestando ad Hessdalen, in Norvegia non è del tutto nuovo: le insolite luci sono state segnalate dalla popolazione locale fin dal 1940.
Inoltre, tra il dicembre del 1981 fino all’estate del 1984 si registrò un’attività particolarmente intensa, con un frequenza di apparizione dalle 15 alle 20 volte a settimana.
Da allora, sebbene l’attività sia notevolmente diminuita, Hessdalen è diventata meta di numerosi turisti che, armati di fotocamere digitali, passano intere nottate in attesa di ammirare le suggestive luci.
Le luci di Hessdalen, il più delle volte sono di colore bianco o giallo molto luminoso, altre volte si manifestano con una tonalità verde chiara. Molto spesso, la manifestazione delle luci può durare anche per un’intera ora, comparendo poggiate al suolo, oppure fluttuanti a circa due metri da terra.
L’ultima manifestazione, avvenuta l’11 novembre 2012, è tra le più interessanti ed è stata registrata nella Valle di Hessdalen (Coordinate Google Earth: 62, 8206 N – 11, 2013 E), grazie al flusso di una webcam in diretta.
Nonostante la ricerca continui da alcuni anni, non esiste ancora nessuna spiegazione convincente che possa individuare l’origini del singolare fenomeno. Tuttavia, esistono numerose ipotesi di lavoro:
1) potrebbe trattarsi di un fenomeno di autocombustione naturale, causato della interazione tra l’atmosfera e la polvere del fondovalle, ricca di scandio;
2) le luci potrebbero essere causati da un plasma di cristalli originato dalla interazione tra l’atmosfera (ma che diavolo c’è in quell’atmosfera?) e le micropolveri prodotte dal decadimento del radon;
3) una manifestazione piezoelettrica generata da una carica elettrica prodotta dalla interazione tra specifici ceppi di rocce cristalline e alcuni granuli di quarzo;
Alcuni sono convinti che questi fenomeni non siano delle semplici manifestazioni naturali, mettendo in campo anche un origine extraterrestre delle luci.
Diversi testimoni oculari, tra cui molti turisti, hanno dichiarato di aver notato chiaramente, all’interno delle luci, la sagoma di un oggetto a forma di proiettile.
“Mio marito ed io siamo usciti in serata per fare un po’ di legna, quando abbiamo visto una luce molto forte a mezz’aria. Aveva un colore verde ed è rimasta sopra di noi per circa dieci secondi, per poi decollare a tutta velocità. Aveva la forma che ricordava un pezzo di pane, e sicuramente non era un aereo. Crediamo che si tratti di qualcosa di più”.
Tratto da: ilnavigatorecurioso.it
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NUOVE FORME di PRODUZIONE di ENERGIA – Propulsione ET e velivoli ad alta frequenza
Progressi tecnologici nell’ambito di elettromagnetismo, dinamica del plasma e meccanica quantistica stanno spianando la strada a un mondo di “free energy” e allo sviluppo di un velivolo in grado di spostarsi attraverso l’onnicomprensivo etere lungo le frontiere dello spazio. – By J. J. Hurtak, PhD, PhD e Desiree Hurtak, PhD, 2009
The Academy for Future Science – Post Office Box FE – Los Gatos, CA 95031, USA – Email: affs@affs.org
Sito web: www.futurescience.org
Molteplici metodologie di propulsione
Il rapido incremento, negli ultimi decenni, di avvistamenti di velivoli dalle forme atipiche nei cieli della Madre Terra indica una pletora di diversi e sorprendenti metodi di propulsione attinenti a velivoli extraterrestri (ET), fra cui il velivolo non-metallo-pesante ad “alta frequenza”.
Di recente sono stati avvistati grandi velivoli che si spostano a velocità elevata e capaci di produrre in cospicue quantità navi di minori dimensioni; li si potrebbe definire “navi nonne” (vedere il filmato ripreso in data 22 maggio 2009 nei dintorni di Città del Messico presso
www.youtube.com/watch?v=I83v6MqRwcQ).
Ecco il quesito che si pone costantemente: “Qual è la loro fonte propulsiva e in che modo riescono a percorrere distanze talmente estese ?”
Innanzitutto, sembra che i metodi propulsivi concernenti tutti i velivoli spaziali avvistati nei nostri cieli non si riducano a uno singolo. Da decenni osserviamo che nell’universo locale esistono numerose forme di vita intelligente che hanno travalicato i limiti della nostra “fisica classica” e a quanto pare sono in grado di viaggiare attraverso il tempo e lo spazio; di conseguenza, si dovrebbe ipotizzare che con tutta probabilità esistono molteplici metodologie di spostamento.
Nondimeno, prenderemo brevemente in esame vari sistemi energetici e altre possibili tecnologie di propulsione potenzialmente utilizzabili tanto da velivoli ET quanto da quelli che definiamo “velivoli ad alta frequenza”, ovvero quelli non limitati a un qualche sistema locale ma operanti attraverso numerosi spettri e regni dell’intelligenza. Quando comunque tali velivoli accedono a questo spazio-tempo, sotto il profilo pratico operano nel nostro mondo di materia. In The Book of Knowledge: The Keys of Enoch® (www.keysofenoch.org), il sottoscritto (Dr. J. J.) esamina l’impiego della rotazione da parte di ambedue i campi elettromagnetici e magnetoidrodinamici come una delle fonti fondamentali di propulsione dei velivoli in questione.
Movimento tramite impulso perpetuo
The Keys of Enoch ci dice che il movimento avviene “attraverso i mondi del nostro spazio fisico a opera di un impulso perpetuo che impiega poli magnetici ed elettromagnetici energizzati dalle radiazioni delle griglie di Stralim” [luce intensa] (Key 301:15).
Il libro giunge ad affermare che i velivoli si spostano all’interno di un “campo energetico onnicomprensivo composto da molteplici domini magnetici, elettromagnetici e magnetoidrodinamici unificati in una ‘stasi di campo’ utilizzando molteplici denominazioni polari”. In altri termini, si tratta della descrizione del modo in cui i velivoli operano, avendo la capacità di procedere a una velocità superiore a quella della nostra comune luce mantenendo al contempo quello che alcuni ingegneri definirebbero l’uso di un “impulso perpetuo”.
Allora cos’è esattamente un “impulso perpetuo” che utilizzerebbe energia magnetica ed elettromagnetica ? Anzitutto, esaminiamo brevemente la nozione di tecnologia a “impulso”.
L’esempio più noto è il sistema ferroviario Maglev, ampiamente utilizzato in Giappone e Cina, il quale sfrutta un sistema di propulsione a impulso magnetico; è talmente efficiente che consente ai treni non solo elevate velocità ma anche di scalare pendenze superiori al 10 per cento!
I magneti pulsati inducono correnti elettriche inverse nelle piastre di alluminio che costituiscono il binario. Le correnti indotte creano i propri campi magnetici opposti a quelli del treno. Tramite l’ausilio di sensori ottici, i campi pulsano in fase “on” proprio quando il magnete passa il punto mediano delle piastre e, per repulsione, sospingono il treno avanti. La tecnologia Maglev opera con questa elettricità pulsata per far procedere il treno, riducendo al minimo la quantità di potenza richiesta.
L’energia pulsata, di conseguenza, sembra produrre più forza per energia complessiva di quanto non accada con l’energia continua. Per tale motivo, la tecnologia a impulso viene elaborata anche per svariati impieghi in campo aeronautico nonché per confermare determinate teorie.
Di recente la tecnologia a impulso nucleare è stata presa in considerazione nel contesto di Orion, nuovo programma di velivolo spaziale della NASA, laddove potrebbero rendersi necessari viaggi sulla lunga distanza per trasportare una nuova generazione di astronauti verso pianeti locali nell’arco del prossimo ventennio.
Più comune in ambito aeronautico è il propulsore a plasma pulsato (PPT), impiegato per la propulsione dei velivoli, dove un arco di corrente elettrica è in grado di produrre rapide e ripetibili raffiche di impulso. Questo determina una velocità elevata, molto più elevata rispetto alla velocità termica di motori chimici, e sfrutta la “accelerazione elettromagnetica” di propellente tramite la forza di Lorentz.
Il PPT fu utilizzato dai Sovietici agli albori del volo spaziale (ad esempio, Zond 2, lanciata nel 1964) e nei primi propulsori elettrici ad essere collocati nello spazio. Attualmente è ancora in uso presso il velivolo EO-1 del Goddard Space Flight Center della NASA
www.nasa.gov/centers/glenn/about/fs23grc.html
Tecnologie “Free Energy” e “Over Unity”
La forza di Lorentz è una notoria forza creata dall’interazione fra un campo magnetico e una corrente elettrica. Di conseguenza, la tecnologia a impulso è utilizzabile con energia elettromagnetica la quale, nella considerazione di numerosi “scienziati della new energy” intenti a effettuare esperimenti per creare tecnologie “over-unity”, rappresenta la chiave non solo del viaggio extraterrestre ma anche delle tecnologie “free energy”. I cosiddetti dispositivi “over-unity” e “free energy” non creano energia ma, piuttosto, convertono l’energia esistente, potenziale o utilizzabile, la cui fonte resta ignota alla scienza odierna.
Secondo gli inventori Thomas Bearden (www.cheniere.org), Stephen Patrick et al., i quali hanno inoltrato domanda di brevetto statunitense per un “Generatore Elettromagnetico Immobile” (MEG) (Brevetto USA 6.362.718, concesso in data 26 marzo 2002), questa tecnologia rappresenta il giusto passo avanti verso tecnologie over-unity o free energy di tal genere (vedere www.byronwine.com/files/MEG.pdf).,
Nel compendio relativo, gli inventori sostengono che il loro prototipo di generatore elettromagnetico include un magnete permanente e un nucleo magnetico comprendenti primo e secondo percorso magnetico. Dispone di bobine di ingresso pulsate alternativamente per fornire impulsi di corrente indotta nelle bobine di uscita. Far passare corrente elettrica attraverso ciascuna delle bobine di ingresso riduce il livello di flusso magnetico proveniente dal magnete permanente entro il percorso del magnete attorno a cui è collocata la bobina di ingresso. Stando ai rapporti il MEG ha un coefficiente di rendimento superiore a uno, ovvero funzionamento over-unity.
Secondo il fisico britannico Duncan Barker, il MEG è simile a un trasformatore ed è costituito da un nucleo cavo con un magnete permanente nel mezzo. Bobine di azionamento su ambo i lati del magnete alternano il flusso avanti e indietro fra ciascun lato del nucleo. Bobine di raccolta su ciascun lato della bobina generano una tensione dal flusso magnetico mutevole, quindi si connette un carico all’uscita delle bobine di raccolta.
Il congegno sfrutta un effetto legato alla fase geometrica, molto conosciuto nell’ambito della meccanica quantistica e dell’elettrodinamica quantistica, ovvero l’effetto Aharonov-Bohm, scoperto nel 1959 da Yakir Aharonov, David Bohm et al.
Tale effetto evidenzia la supremazia dei potenziali sui loro campi associati e dimostra che gli effetti di campo elettrico si possono creare dal potenziale del vettore magnetico A anche in assenza del campo magnetico B. Utilizzando un nucleo a elevata permeabilità, il MEG separa il potenziale A e il campo B attraverso il quale il campo magnetico, B, è contenuto unicamente all’interno del nucleo a elevata permeabilità. Questo lascia il potenziale del vettore, A, all’esterno del nucleo, a creare un campo elettrico che viene avvertito dagli elettroni nelle bobine di raccolta, creando corrente.
Direttive di misurazione over-unity
Anche se numerosi ricercatori e inventori si stanno dando da fare per conseguire queste condizioni over-unity, il nostro collega Patrick Bailey, PhD, laureato al MIT nonché ex direttore di progetto presso l’Electric Power Research Institute (EPRI), avverte l’osservatore non-scientifico di usare la massima prudenza, in quanto a suo dire non è poi così difficile realizzare una semplice dimostrazione impiegando l’attrezzatura sbagliata per esibire un congegno che crea “maggiore energia in uscita rispetto a quella in entrata”. Negli ultimi 25 anni il Dr. Bailey, assieme a uno degli autori (Dr. J. J.), ha esaminato e documentato oltre 150 tecnologie di sistemi di energia di cui si rivendicava un rendimento “over-unity” o nuovi processi a “energia pulita”.
A seguito di accurate indagini, il Dr. Bailey afferma che si deve impiegare un oscilloscopio digitale ad alta frequenza per determinare le reali tensione, corrente, potenza ed energia misurate in congegni di tal genere; sottolinea che in molti casi le persone misurano potenza erogata DC pulsata ad alta frequenza o forme d’onda di corrente a pulsazione rapida, e quando effettuano tali misurazioni ricorrendo a misuratori AC a suo tempo calibrati per un’onda sinusoidale 0.707 RMS (valore quadratico medio) è possibile che desumano risultati assai imprecisi. Di conseguenza, una tecnologia di test basata su semplici misuratori AC (come un vecchio VTVM, ovvero voltmetro a valvola) non fornisce a chicchessia una misurazione accurata di quanto sta realmente accadendo. In realtà, con la semplice configurazione di resistore, condensatore e induttore, un tale congegno spesso indica una falsa misurazione over-unity in quanto il metodo di misurazione in questione trascura l’angolo di fase della forma d’onda corrente-tensione. Un’accurata misurazione comporta che tensione versus tempo venga archiviata in digitale (utilizzando molti punti per ciclo) e che corrente versus tempo segua una procedura analoga, dopodiché la potenza dovrebbe essere calcolata in digitale punto per punto. Quindi è possibile derivare la media di potenza di ingresso e potenza di uscita ricavandola dai dati relativi a qualsiasi ciclo di interesse.
Questo fornirebbe il vero rapporto di potenza ingresso-uscita. (Vedere http://www.padrak.com/ine/DANGERSPOWER.html)
Congegni a energia elettromagnetica
Esistono comunque numerose riuscite tecnologie in fase di avanzamento; gli autori hanno personalmente osservato l’invenzione realizzata da Kohei Minato a Tokyo, Giappone.
Minato è titolare di bue brevetti statunitensi, uno dei quali concerne un “Magnetic Rotation Apparatus” (US Patent 4,751,486, Class 335/272, rilasciato il 14 giugno 1998). Il dispositivo di Minato assomiglia a una ruota e ha un albero rotante provvisto di numerosi magneti collocati a una certa distanza attorno a esso, alcuni angolati e altri no. Minato li angola lungo la direzione di rotazione in modo che lo stesso tipo di polo magnetico sia rivolto verso l’esterno e ciascuno dei magneti permanenti sia disposto in modo obliquo rispetto alla linea di direzione radiale del rotore.
Anche se Minato non si propone di rivendicare un qualche genere di “free energy”, sembra in grado di riuscire a convertire energia da una fonte ignota e quindi misurare più energia in uscita rispetto a quella in entrata. Secondo i rapporti, le misurazioni hanno indicato che il motore elettromagnetico di Minato ha un rapporto uscita-ingresso pari a 4.3:1, dove si generano 500 watt di potenza con soli 34 watt in ingresso. In altri test, i rapporti hanno evidenziato 300 watt in uscita con 16 watt in ingresso
(per ulteriori commenti, vedere
http://keelynet.com/gravity/curtis.htm).
Abbiamo osservato che poiché Minato impiega elettromagneti, per caricarli necessita di un ridotto quantitativo di elettricità e, una volta in funzione, la “disposizione magnetica” fornisce energia sufficiente a far girare la ruota, producendo energia nella propria rotazione e inoltre creando più energia in uscita rispetto a quella in ingresso. Analogamente importante per la tecnologia moderna, non produce calore né suono, solo la rotazione della ruota. Gli scettici fanno notare che l’energia del congegno di Minato non viene derivata da magneti permanenti bensì da magneti caricati da elettricità (elettromagneti). Nondimeno, si tratta di una tecnologia affascinante, anche se impiegata unicamente per le ventole dei sistemi di raffreddamento, come accaduto sinora.
Esistono numerosi altri progetti elettromagnetici in fase di elaborazione. Un e-book dal titolo A Practical Guide to Free Energy Devices presenta alcune fra le più accurate descrizioni – raffigurazioni di determinati dispositivi e idee (scaricabile presso www.free-energy-info.co.uk/). Alcuni ricercatori hanno riferito di aver replicato alcuni di questi progetti con esiti positivi.
L’inventore John Bales ha creato un’insolita configurazione di statore e rotore. Il suo brevetto statunitense 6.552.460, denominato “Brushless Electro-mechanical Machine” (rilasciato in data 22 aprile 2003), ha ambedue gli elementi statore e rotore.
Lo statore ha almeno un set di quattro elementi elettromagnetici a forma di toroide disposti lungo un arco, separati da una distanza predeterminata. Ciascun elemento ha una scanalatura, mentre l’elemento rotore include un disco adattato a passare attraverso le scanalature. Il disco contiene una molteplicità di elementi a magneti permanenti distanziati fianco a fianco attorno a un perimetro, disposti in modo da avere polarità alternate nord-sud. Questi elementi di magneti permanenti sono dimensionati e distanziati in modo tale che, all’interno della lunghezza dell’arco dello statore, il rapporto degli elementi dello statore rispetto agli elementi dei magneti permanenti sia di circa quattro a sei. Gli elementi elettromagnetici vengono messi sotto tensione in una modalità push-pull quadrifase onde creare una coppia elevata.
Per quale motivo tutti questi scienziati si interessano a congegni ad energia elettromagnetica? In primo luogo, la reale fonte dei campi elettromagnetici non è compresa appieno; tuttavia sembra esistere una qualche “forza” in grado di spostare oggetti semplicemente interagendo con il campo magnetico e al contempo generare un campo elettrico. Naturalmente una corrente elettrica genera un campo magnetico, dato che elettricità e magnetismo sono considerati correlati al medesimo campo d’onda o forza e risultano sempre connessi in qualche modo. Nei magneti permanenti esistono tanto un campo magnetico quanto una corrente elettrica.
Ad ogni modo, il quesito è il seguente: “Il campo si trova all’interno del magnete o all’esterno, nel ‘flusso di energia’ circostante o nel campo quantico attorno al magnete?”
I campi magnetici sono sempre in movimento o rotazione e in genere vengono considerati innocui e non inquinanti; in linea teorica potrebbero esistere in ogni parte dell’universo.
Questi motori impiegano una qualche disposizione di configurazioni nord e/o sud per cercare di conseguire, con il movimento di una ruota o una corrente elettrica, un effetto “over-unity” (anche se in taluni casi un’esigua parte della potenza di un circuito secondario viene utilizzata per dare energia al campo primario). Nutriamo la convinzione che civiltà che viaggiano nello spazio abbiano potenzialmente padroneggiato questa tecnologia per un costante spostamento nell’universo. Il controllo di questa energia di “campi d’onda” rotanti comporta che non vi sarebbe alcuna reale necessità di fonti energetiche convenzionali supplementari quali energia nucleare, solare o da fissione.
Mentre il congegno di Bales opera con polarità alternate nord-sud, con il suo dispositivo John Bedini ha adottato un approccio diverso (vedere www.johnbedini.net). Bedini ha lavorato a stretto contatto con Tom Bearden ed è titolare del brevetto statunitense 6.392.370 (rilasciato in data 21 maggio 2002), denominato “Device and Method of a Back EMF Permanent Electromagnetic Motor Generator”. Questo congegno ha un rotore con magneti della stessa polarità, più bobine di entrata e uscita realizzate avvolgendo ciascuna barra con materiale conduttivo quale filo di rame.
Una delle più recenti versioni del suo motore/generatore è una macchina a 10 poli in cui il rotore è incorporato con magneti permanenti nel centro del motore e gli avvolgimenti in parallelo primari e secondari sulle bobine sono situati all’esterno del motore.
I magneti del rotore sono opposti ai pezzi del polo magnetizzato delle bobine interne. Questa invenzione opera tramite un processo di ricalibratura; vale a dire che il campo di flusso creato dalle bobine viene fatto collassare in virtù di un’inversione del campo magnetico nei pezzi del polo magnetizzato, consentendo il recupero dell’energia EMP (impulso elettromagnetico) di ritorno disponibile.
Bedini ha inoltre lavorato con lo “Hamel Spinner”, in origine proposto da David Hamel. Il congegno ha continuato ad essere elaborato e provato in una configurazione giocattolo, come attualmente mostrato dall’investigatore statunitense George Green. Il congegno crea quello che è conosciuto come un “portale magnetico”, prodotto facendo interagire un più ampio anello composto da magneti polo-nord con un anello interno contenente anch’esso rigorosamente magneti polo-nord in numero inferiore. Nell’interpretazione di George Green (come vista su www.youtube.com sotto Project Camelot, che potrebbe risultare diversa dalla spiegazione di cui sopra), l’oggetto interno ruota immediatamente quando collocato nell’anello più ampio, creando una sorta di moto perpetuo magnetico. Green definisce lo spazio fra i due un “vortice di energia”, un aspetto corroborato da Jan Merta, l’ingegnere ceco che a suo tempo lavorava presso il National Energy Board in Canada.
Velocità d’impulso e impulsi elettro-radianti
Un altro ricercatore ritiene che i segreti della free energy non risiedano nella geometria degli impulsi magnetici o di tensione, ma piuttosto nella rapidità dell’impulso. Nel suo libro dal titolo The Free Energy Secrets of Cold Electricity il Dr. Peter Lindemann (www.free-energy.ws/) sostiene che quando si eseguono correttamente azioni dello spinterometro ad alta tensione queste hanno come esito un enorme guadagno di potenza netta nel sistema elettrico. Il riferimento fondamentale cui Lindemann fa ricorso è una citazione del Dr. Nikola Tesla presente nel suo brevetto statunitense 787.412, “Art of Transmitting Electrical Energy Through the Natural Mediums” (rilasciato in data 8 aprile 1905). Nel brevetto, a pagina due, righe 122-130, Tesla afferma: “Ho trovato praticabile produrre in questa maniera un movimento elettrico migliaia di volte maggiore rispetto a quello iniziale – vale a dire, quello impresso sul secondario dal primario A – e ho così conseguito attività o tassi di flusso di energia elettrica nel sistema E’ C E misurati da molte decine di migliaia di cavalli vapore.” Si tratterebbe davvero di “free energy”!
Il Dr. Lindemann ritiene di aver replicato parte della tecnologia a monte del “Tesla Transformer” utilizzando un impulso ad alta frequenza e alta tensione per produrre un “evento elettro-radiante” (vedere www.free-energy.ws/radiant-energy.html). Questo si verifica allorquando la corrente continua viene scaricata attraverso uno spinterometro e interrotta bruscamente prima che si verifichi qualsiasi inversione di corrente. Lindemann inoltre afferma che tali impulsi elettro-radianti di entità inferiore a 100 microsecondi sono del tutto sicuri da gestire e non provocano scosse elettriche o altri danni. Per di più, gli impulsi elettro-radianti di entità inferiore a 100 nanosecondi sono freddi e producono agevolmente effetti luminosi in globi a vuoto. Vari altri ricercatori sostengono di aver replicato tale lavoro e sono previste ulteriori indagini. Un compendio del libro del Dr. Lindemann e gli esiti sopradescritti sono reperibili presso www.padrak.com/ncsricf/bailey_082505.doc.
Un altro effetto interessante potrebbe prodursi quando si trasmettono rapidi impulsi elettrici attorno e poi indietro attraverso un magnete permanente! Nella letteratura disponibile non vi è traccia di esperimenti di questo tipo. In realtà, l’unico riferimento ad un congegno di tal genere è il “Magnetstromapparat” costruito da Hans Coler per il governo tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, come citato nel Rapporto Finale Nr. 1043 della Sottocommissione Obiettivi dell’Intelligence Britannica, ora declassificato (vedere www.rexresearch.com/coler/colerb~1.htm).
Niente di nuovo sotto il sole! Una delle prime tecnologie a mostrare questa molteplicità dei magneti permanenti o di barre magnetiche posizionate a intervalli di spazio regolari viene trattata nell’ambito del brevetto statunitense 4.025.807, denominato “Electromagnetic Motor” e rilasciato in data 24 maggio 1977 a Leonard W. Clover. La sua invenzione comprende un rotore dotato di una molteplicità di magneti permanenti sul perimetro e di uno statore che racchiude fermamente il rotore, dotato anch’esso di una molteplicità di magneti permanenti ed elettromagneti interposti per l’interazione con i magneti del rotore. Clover sostiene che anche gli elettromagneti necessitano di essere posizionati secondo appropriati intervalli angolari sullo statore, diversi dagli intervalli angolari dei magneti del rotore, in modo che indipendentemente dalla disposizione istantanea del rotore (quando il motore è “acceso”) uno o più elettromagneti riceveranno energia per iniziare la rotazione.
Per la maggior parte queste tecnologie funzionano in base al concetto di uno statore e di un rotore. Questo avviene in quanto le ricerche si basano in massima parte sulla nozione che sia necessaria la presenza di un magnete stazionario e di un rotore che ruota. Comunque sia, alcuni hanno contestato tale nozione, come dimostrato da Michael Faraday e, in seguito, da Bruce DePalma, i quali intuirono che il campo importante non si trova all’interno del magnete ma entro lo spazio circostante.
Ruote dentro altre ruote
Ad ogni modo, se ci proponiamo di ricostruire la visione del profeta Ezechiele di “ruota dentro la ruota” dovremmo disporre di due oggetti dotati di magneti paralleli o semi-paralleli, in ambedue i casi in grado di ruotare. Tecnicamente, invece di un rotore e di uno statore, la reale ruota dentro la ruota richiede almeno due rotori, forse più adatti a sfruttare i campi circostanti.
Il progetto più affine dotato di molteplici ruote mobili operante con elettromagnetismo in “fase parallela” per la produzione di energia è la “design function” derivante dalla letterale visione “d’infanzia” dell’inventore britannico John Searl, il cui risultato è il “Searl Effect Generator” (SEG) (www.searlsolution.com).
Il prototipo del generatore di Searl consta di non solo due bensì tre(!) anelli concentrici (attualmente fissati a una base), ciascuno composto da quattro materiali diversi. Attorno a ciascun anello vi sono rulli e bobine per accrescere l’energia tramite il loro movimento. Searl sta cercando di creare non solo una tecnologia energetica ma anche un disco volante funzionante, che a suo dire in realtà è un velivolo a gravità inversa.
Si auspica che tutte queste invenzioni ci stiano portando non solo al viaggio spaziale, ma alla realizzazione di una vera e propria “macchina free energy”.
Risulta interessante il modo in cui alcuni, come John Searl e Nikola Tesla, abbiano concepito i loro progetti derivandoli da vivide visioni. Forse là fuori, nello spazio oppure oltre, esistono civiltà che stanno cercando di aiutarci a lasciare l’astronave Terra alla ricerca di frontiere più ampie ?
Ora le giuste innovazioni scientifiche potrebbero contribuire a risolvere molti dei problemi che ci troviamo ad affrontare e a traghettarci nel vero ventunesimo secolo.
Magnetoidrodinamica
In numerose configurazioni di questi test si impiegano magneti permanenti; tuttavia un veicolo elettromagnetico avanzato potrebbe utilizzare il metodo analogo di ricorrere semplicemente a una lega specifica o plasma energizzato e rendere l’intera struttura magnetica con campi alternati onde generare forza elettromagnetica. Non si tratta di un’eventualità inverosimile poiché, unitamente alla tecnologia dell’elettromagnetismo in evoluzione, si stanno producendo anche interessanti sviluppi, in particolar modo in Russia, nella ricerca inerente alla magnetoidrodinamica (MHD).
Il termine si definisce da sé, laddove “magneto” sta ad indicare campo magnetico e “idro” riguarda un liquido (ad esempio acqua, metallo in forma liquida o plasma) nel contesto di un movimento dinamico.
Per farla semplice, campi magnetici inducono correnti in un fluido conduttivo in movimento. Si valuta che tale fenomeno si trovi a monte della dinamo del nucleo interno della Terra e forse sia anche il motivo in virtù del quale il Sole genera eruzioni.
Nel 2005 correva voce che tre eminenti fisici francesi, Jean-Pierre Petit, Claude Poher e Maurice Viton, avessero costruito il “Petit-Viton Magnetohydrodynamic Motor” utilizzando una combinazione di energia elettromagnetica e nucleare (per dettagli, vedere www.mhdprospects.com/).
Si affermava inoltre che il congegno fosse in grado di produrre oltre 1.000 milioni di watt di energia, nonché di eliminare le onde d’urto in modo da non rallentare un velivolo spaziale al momento del contatto con la nostra atmosfera. Anche se non siamo riusciti a reperire riscontri certi a sostegno di tale affermazione, nondimeno concordiamo sul fatto che la magnetoidrodinamica possa rivelarsi una via di accesso a una fonte di propulsione dei velivoli spaziali.
Anche la fisica del plasma ha raggiunto notevoli traguardi, mentre propellenti quali il plasma stanno diventando sempre più abbondanti, con sottoprodotti del carbonio assai ridotti o del tutto assenti. La gassificazione del plasma, ad esempio, è realizzabile con due elettrodi e una scarica elettrica pulsata in un “arco di plasma”.
La rilevanza della MHD ci è stata confermata da un documento declassificato, divulgato in virtù della Legge sulla Libertà di Informazione, relativo a un velivolo osservato in azione nei cieli del Brasile, paese in cui anni fa abbiamo consultato un rapporto indicante l’eventualità che il sistema propulsivo di un velivolo recuperato disponesse di una fonte di energia MHD.
A quanto pare il fisico Robert (“Bob”) Lazar (www.boblazar.com) ha scritto la sua tesi sulla magnetoidrodinamica.
Indipendentemente dal fatto che ci si trovi o meno d’accordo sulle asserzioni di Lazar in merito all’impiego dell’elemento 115 come fonte di energia, vi sono altre interessanti informazioni da lui divulgate che coincidono con la creazione di un plausibile sistema “controllato dalla gravità”.
Ad ogni modo, nel 2004 alcuni scienziati in Russia e Stati Uniti hanno creato per un breve periodo l’elemento 115, in seguito decaduto a elemento 113. Di fatto, il superpesante elemento 115 è stato definito Ununpentium (Uup).
Degno di interesse risulta anche il fatto che nelle sue trattazioni Lazar sottolinea che un velivolo non solo deve disporre di un sistema di propulsione a energia rinnovabile o free energy, ma deve anche riuscire a esercitare il controllo sul campo gravitazionale terrestre. Come il testo di The Keys of Enoch, Lazar esamina due forme di gravità: “gravità A” e “gravità B”.
The Keys… definisce questa “gravità” versus “Gravità”. Egli asserisce che la “gravità A” è la “gravità” che tiene unita la massa; etichettata in fisica come la “forza nucleare forte”, è quella che si utilizza per distorcere lo spazio-tempo per il viaggio interstellare. Il normale campo di “gravità” (“gravità B”) è quanto esiste a livello planetario e stellare nonché quello con cui i più hanno familiarità nei termini di ciò che ci consente di calpestare il suolo terrestre.
Lazar sostiene che la tecnologia dei velivoli ET da lui osservata mentre si trovava presso la “Area S4 all’interno dell’Area 51” disponeva di tre grandi amplificatori di gravità, ciascuno dei quali poteva essere posizionato in modo indipendente. Asserisce inoltre che il velivolo a cui lavorava impiegava un generatore di gravità per staccarsi dal suolo ma, una volta libratosi in aria, gli occupanti potevano ruotare i due restanti generatori di energia davanti a loro onde creare un campo di distorsione.
Quando attivato, un amplificatore singolo viene definito la “configurazione omicron”, mentre i tre amplificatori funzionanti assieme sono chiamati la “configurazione delta”, utilizzata per il viaggio nello spazio esterno. Il velivolo quindi non “sfida” la gravità ma crea il proprio campo gravitazionale e si sposta al suo interno, seguendo la distorsione che ha creato. The Keys of Enoch ci dice che quando giungono qui i “velivoli sono in grado di creare i propri corridoi di energia onde comparire sulla superficie terrestre”. The Keys… ci dice inoltre che i velivoli non “viaggiano” fra i pianeti ma si spostano all’interno di un campo energetico onnicomprensivo.
Lazar sottolinea peraltro che le navi non producono alcun suono, anche se in merito alle proprie esperienze di “contatto” altri hanno riferito di bizzarri suoni a bassa o alta frequenza, forse collegabili alla fonte di energia utilizzata dai velivoli.
Lazar spiega inoltre che l’alone luminoso attorno al velivolo spaziale è dovuto alla sua fonte di propulsione ad alta energia che accende azoto e ossigeno nella nostra atmosfera, in quanto quando si applica sufficiente energia a molecole di gas queste emettono fotoni (luce).
Un mare di energia a disposizione
Secondo il fisico Tom Bearden: “Ogni carica nell’universo è già di per sé un vero e proprio resistore negativo del tipo più puro e definitivo (e facilmente comprovato a livello sperimentale)”:
www.icehouse.net/john1/index34.htm
Questo ci porta alla nostra successiva possibile fonte di energia: l’energia del punto zero (ZPE). Planck e Nernst (1916) si proposero di definire il campo di vuoto come hf/2, a indicarci che l’energia minima media corrisponde a “h” (costante di Planck) moltiplicato per “f” (frequenza) fratto due.
Ad ogni modo, si potrebbe definire con maggior chiarezza la ZPE come l’energia vibrazionale che le molecole conservano persino a una temperatura pari allo zero assoluto. I fisici della nuova energia che stanno studiando la ZPE ci dicono che è questa energia a esistere in ogni volume di spazio, il che ha qualcosa a che fare con il fatto che raggiungere la temperatura dello zero assoluto è assai arduo. Infatti, la ZPE è tradizionalmente l’energia vibrazionale che le molecole conservano persino ad una temperatura pari allo zero assoluto, in cui il moto non sembra mai scomparire completamente.
Quindi a livello teorico la ZPE esiste in quanto basilare mare di energia. Questo potrebbe essere direttamente correlato all’elettromagnetismo, o forse accade semplicemente che ogni atomo nello spazio ha dietro di sé un intenso campo di energia.
A quanto sembra, il famoso effetto Casimir e lo spettro del corpo nero di Planck starebbero a dimostrare che la ZPE esiste.
Ancor più importante, i nuovi progressi nell’area della meccanica quantistica stanno rivelando che il flusso o campi d’onda potrebbero essere più simili a increspature nello stato di un campo universale onnipervadente. Questo concorda con la ricerca dell’inventore Dr. T. Henry Moray, il quale a quanto risulta negli anni Trenta esibì per vari giorni alla stampa statunitense un congegno “free energy” non connesso a rete e alla fine pubblicò il libro dal titolo The Sea of Energy in Which the Earth Floats.
vedere brani scelti presso rexresearch.com/moray2/morayrer.htm
Nella letteratura popolare la locuzione ZPE venne usata per la prima volta oltre un trentennio fa in The Keys of Enoch per descrivere gli insoliti aspetti funzionali di condizioni limite nonché il modo in cui alcune forme di vita si adattano al cambiamento quantistico. Il testo recita: “I sistemi secondari di creazione fisica devono riconoscere il punto-zero universale come l’origine della materia galattica nello stesso modo in cui un bimbo riconosce il cordone ombelicale del grembo materno di cui è un’estensione” (Key 302:13).
Per di più, fisici quali Richard Feynman e John Wheeler a quanto risulta hanno calcolato che, qualora si riuscisse ad attingervi, la quantità di tale ZPE o energia torsionale contenuta in un singolo oggetto di piccole dimensioni quale una tazzina di caffé o una lampadina potrebbe far ribollire gli oceani.
Quindi, a quanto pare viviamo in un mare di energia inutilizzata. Ancor più importante, l’energia non sembra soggetta a esaurirsi in quanto è possibile che si trasformi da una forma all’altra e viceversa. In tal caso l’energia non viene mai esaurita né dissipata.
Anni fa, l’ingegnere australiano della NASA Josef Blumrich, il quale lavorava al razzo Saturn V, spiegò dettagliatamente come la vicenda del carro di fuoco di Ezechiele potesse riguardare un velivolo ad alta frequenza che condusse Ezechiele in nuovi regni di esperienza
The Spaceships of Ezekiel, 1974
Il risveglio dell’umanità
Naturalmente dobbiamo prepararci a più grandi realtà e intuizioni che si prospettano davanti a noi. Che si tratti dei dadi e bulloni di piccole astronavi, di navi madre, navi nonne o bio-satelliti delle dimensioni di città, riteniamo che queste realtà di natura superiore si renderanno manifeste ben presto.
Di fatto lo stanno già facendo in molti modi.
Il quesito più importante che dobbiamo porci è il seguente: “Siamo davvero pronti ad affrontare la natura delle civiltà che impiegano tali tecnologie avanzate ?”
Gli ultimi trent’anni ci hanno fornito ingenti quantità di informazioni e conoscenze relative a come possiamo traghettare nel ventunesimo secolo in veste di umani terrestri che reclamano i propri diritti di Cittadini del Cosmo.
In ultima analisi, siamo psicologicamente e socialmente preparati ad impadronirci e a far uso di queste tecnologie per il bene dell’umanità – oppure la prospettiva è che le continue lotte di potere del passato ci limitino in modo permanente e controllino il nostro destino futuro ?
Gli autori:
J. J. Hurtak, PhD, PhD, è fondatore e presidente di The Academy for Future Science, organizzazione internazionale che opera con lo scopo di favorire un rapporto di collaborazione fra scienza e religione attraverso un dialogo positivo che implica progetti di natura sociale e sostenibilità ambientale.
Scienziato sociale, futurologo ed esperto di rilevamento a distanza, nonché archeologo e antropologo, il Dr. Hurtak è autore di oltre quindici libri, fra cui The Book of Knowledge: The Keys of Enoch® (1973).
Inoltre è coautore (assieme al fisico Russell Targ) di The End of Suffering: Fearless Living in Troubled Times (Hampton Roads, 2006).
Desiree Hurtak, PhD, è scienziata sociale, ambientalista, documentarista e scrittrice; il suo recente lavoro prevede la conservazione dell’ambiente e del retaggio culturale delle popolazioni indigene. Lavora presso la Academy per promuovere nuove tecnologie energetiche in vista di un futuro più prospero.
Per contatti, via email presso: affs@affs.org e tramite il loro sito web http://www.futurescience.org.
Articolo originariamente pubblicato sul nr. 83 di Nexus New Times (dicembre 2009 – gennaio 2010)
Continua su: Espansione della Terra – 2
Teoria R3 – Una semplice Teoria dell’UniVerso – PDF – dell’Ing. Alberto Angelo Conti
La Terra è un Geoide od un Pianeta Toroidale ?….NON certo una Terra piatta…
http://www.aleph.se/andart/archives/2014/02/torusearth.html