ELETTRO IONO TERAPIA
– Cosa è e come ci si cura con l’Elettroionoterapia
Essa è una terapia a scambi ionici la cui efficacia clinica è stata ampiamente dimostrata in “trials” clinici (sperimentazioni) effettuati sia in Italia che in Europa e che ha messo in evidenza una stretta interazione tra correnti ioniche, membrana cellulare e cellule.
Il nostro organismo è un complicato sistema di cariche elettriche: anche l’aria che respiriamo e l’ambiente in cui viviamo sono caratterizzati dalla presenza, in diversa percentuale, di ioni positivi e negativi (molecole di gas atmosferici che hanno perso o acquistato una o più cariche elettriche elementari dette elettroni).
Ne consegue che una variazione nella quantità di cariche possedute dall’atmosfera in cui siamo immersi determina una variazione nella composizione delle cariche elettriche del nostro organismo.
vedi: Equilibratore Ionico
Il dispositivo medico per l’Elettroionoterapia è in grado di creare una ionizzazione dell’aria attraverso l’impiego di un emettitore con punta di carbonio. Orientando l’emettitore verso la cute del paziente, la microcorrente che viene generata attraversa i tessuti biologici, senza che avvenga nessun contatto diretto con la pelle: per questo parliamo di terapia assolutamente non invasiva.
Il flusso di ioni prodotto dall’apparecchio, favorisce numerose modificazioni elettrochimiche. È la membrana cellulare (sottile involucro che delimita la cellula e la separa dall’ambiente esterno) ad essere maggiormente stimolata in modo da favorire la migrazione intra-extra cellulare di tutti gli elementi, ed in particolare del calcio, in grado di produrre una stimolazione di processi di rigenerazione e riparazione dei danni cellulari e tissutali.
Questo sistema terapeutico viene perciò impiegato nella cura di tutte quelle patologie per le quali è necessaria una riparazione cutanea (ulcere venose, ulcerazioni cutanee, erosioni cutanee, ferite infette, piaghe da decubito, psoriasi) e per quelle legate all’apparato osteomuscolare e ortopedia traumatologica (traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, tendiniti, borsiti, ernia del disco, osteoartrosi e osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare).
I tempi di guarigione risultano sensibilmente abbreviati se confrontati con quelli necessari alle terapie farmacologiche o con l’impiego di altri mezzi fisici, come ha spiegato il professor Giuseppe Francavilla, docente di Medicina dello Sport dell’Università di Palermo e componente del comitato scientifico che ha condotto le ricerche, in occasione del convegno sul “La prevenzione non farmacologica e l‘alta tecnologia al servizio di cittadini” che ha avuto luogo lo scorso 19 aprile alla Camera dei Deputati.
La stimolazione degli ioni negativi esplica un’attività proliferativa delle cellule epidermiche, incrementa la velocità del flusso ematico, riduce l’edema infiammatorio.
Il dispositivo, fino ad oggi in uso all’interno di importanti ospedali e cliniche universitarie, oggi è disponibile anche per l’utilizzo domiciliare grazie alle ridotte dimensioni dell’apparecchio e alla straordinaria facilità d’impiego.
Fonte: AT-Thesys
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EFFETTI dell’ELETTROIONOTERAPIA sulla crescita cellulare e morte cellulare programmata dopo apoptosiù
Introduzione:
L’Elettroionoterapia rappresenta oggi una consolidata alternativa terapeutica per il trattamento e la riabilitazione dei traumi da sport: i risultati ottenuti nel corso di questi anni ne hanno dimostrato l’efficacia e la rapidità di azione sulla sintomatologia algica e sulla limitazione funzionale.
La casistica a nostra disposizione, in continuo aumento, ci spinge a continuare la ricerca per ottimizzare gli effetti di tale terapia, e studiare a fondo, sia a livello fisico che biochimico, i meccanismi più fini, e non ancora perfettamente conosciuti, che entrano in gioco nei processi patologici.
Il flusso di ioni negativi ed il campo elettromagnetico sarebbero in grado di modulare i circuiti di regolazione ed il potenziale di membrana cellulare, con riequilibrio dell’omeostasi intra ed extra cellulare.
L’azione a livello cellulare, attraverso la depolarizzazione della membrana, l’attivazione dei canali del calcio e dei meccanismi intracellulari di trasduzione del segnale, determinerebbe una stimolazione e modulazione delle funzioni cellulari.
Tali eventi sarebbero alla base della migliore utilizzazione dell’ossigeno, della stimolazione dei sistemi enzimatici ossido-riduttivi, in particolare i citocromi, della stimolazione della sintesi proteica, di ATP e del DNA cellulare.
Nonostante le numerose documentazioni scientifiche esistenti in letteratura sulla elettroionoterapia, poco ancora si conosce riguardo agli effetti di tale trattamento sulla replicazione cellulare, sul ciclo cellulare e sulla morte cellulare programmata (apoptosi).
I dati clinici ottenuti su processi degenerativo-necrotici portano a ipotizzare un effetto diretto dell’elettroionoterapia sui processi moltiplicativi cellulari. Inoltre, considerando che l’apoptosi gioca un ruolo fondamentale nei fenomeni degenerativi, ischemici e traumatici, è possibile ipotizzare che il trattamento con elettroionoterapia possa inibire in qualche modo l’attivazione del processo apoptotico.
Per tale ragione, in questo lavoro abbiamo valutato gli effetti dell’elettroionoterapia in vitro sulla replicazione cellulare e sulla morte cellulare programmata. Il processo apoptotico veniva indotto in vitro mediante deprivazione di siero o mediante esposizione delle celllule a dosi citotossiche di daunorubicina.
MATERIALI e METODI
Gli esperimenti sono stati condotti su una linea cellulare mieloblastoide (HL60). Le cellule erano esposte per due cicli di 1 ora ciascuno all’elettroionoterapia (alla piastrazione e 24 ore dopo) o per tre cicli di 1 ora (alla piastrazione, dopo 24 ore e dopo 48 ore) o, infine, per 2 ore consecutive. La crescita cellulare era valutata mediante Cell Counter 48 ore dopo la sospensione e prima irradiazione. Il ciclo cellulare era valutato mediante citometria a flusso dopo marcatura con ioduro di propidio. L’apoptosi era determinata sia mediante citometria a flusso dopo colorazione con ioduro di propidio (valutazione del picco subG0-G1), sia mediante analisi morfologica con microscopio a fluorescenza dopo colorazione con orange di acridina e bromuro di etidio e mediante test all’Annessina V, prima e dopo esposizione al flusso di elettroioni negativi, e confrontando i risultati col controllo non trattato.
RISULTATI
L’esposizione al flusso di elettroni negativi determinava un incremento della proliferazione cellulare del 25% a 48 ore. Tale incremento della proliferazione era confermato dall’analisi del ciclo cellulare nel quale si osservava un aumento della frazione cellulare in fase S e G2-M nel campione irradiato. Le cellule coltivate in terreno privo di siero mostravano una percentuale di apoptosi spontanea del 80% a 72 ore. Questa percentuale si riduceva al 56% quando le erano irradiate per 1 ora rispettivamente al tempo 0, a 24 e 48 ore dopo la piastrazione (valutazione a 72 ore). I dati più interessanti sono stati ottenuti con il trattamento delle cellule con daunorubicina.
Le cellule erano esposte a 0.05 μg/ml di daunorubicina. Dopo 24 ore nel campione non irradiato si osservavano 55% di cellule apoptotiche mentre nel campione irradiato 35%. Ancora più sorprendenti erano i dati relativi al ciclo cellulare.
Il trattamento con daunorubicina determinava un reclutamento delle cellule in S-G2M a 8 ore dal trattamento e prevalentemente in G2 a 24 ore. Nel campione trattato con daunorubicina e irradiato, sia a 8 che a 24 ore il grafico citofluorometrico del ciclo cellulare risultava più simile al controllo non trattato con daunorubicina (maggiore percentuale di cellule in G0-G1). Questo risultato potrebbe essere determinato o da un ridotto accumulo di daunorubicina intracellulare nel campione irradiato o da una minore incorporazione di daunorubicina del DNA.
Per verificare l’ipotesi di un minor accumulo intracellulare abbiamo valutato in citofluorimetria l’incorporazione di daunorubicina nelle cellule irradiate e nel campione non irradiato. Sia a 8 che a 24 ore l’incorporazione di daunorubicina era identica nei due campioni. Tale dato suggerisce che l’irradiazione mediante elettroionoterapia possa causare una interferenza nell’interazione tra DNA e daunorubicina.
CONCLUSIONI
1. L’elettroionoterapia induce un incremento della crescita cellulare.
2. L’elettroionoterapia induce una riduzione della morte cellulare programmata o apoptosi indotta con vari sistemi (sottrazione di fattori di crescita o citotossici).
3. L’elettroionoterapia sembrerebbe interferire con l’interazione tra un’antraciclina (daunorubicina) e il DNA cellulare.La ridotta capacità della daunorubicina di modificare il ciclo cellulare delle cellule irradiate con flusso di elettroioni negativi potrebbe, in parte, essere anche dovuto ad un incremento dell’attività di riparazione del DNA. Come è noto, nelle cellule esistono diversi sistemi che riparano il DNA quando questo è danneggiato da agenti chimico-fisici e questi sistemi giocano un ruolo fondamentale nel proteggere la cellula dalla cancerogenesi. Risulterebbe quindi importante determinare se l’elettroionoterapia possa in qualche modo interagire positivamente con tali sistemi.
Bibliografia
1. Azioni biomedicali della Elettroionoterapia in Medicina dello Sport. G. Francavilla, M. Cristofalo, A. Parisi, V.C. Francavilla, F. Palmeri Medicina dell’esercizio Fisico e dello Sport. 2003; N° 1; 18-22
2. Ruolo dell’elettroionoterapia nella modulazione di alcuni fattori biochimici, la fibronectina e il FXIII nei processi riparativi di lesioni acute e croniche: ipotesi di lavoro. Francavilla G., Parisi A., Schembri B., Giglio A., Caracciolo C., Pancucci G., Matina A.,Cristofalo M., Francavilla V. C.. Med. Sport 2003; Vol.56; n° 2
3. Valutazioni plurispecialistiche sull’uso dell’elettroionoterapia in differenti quadri patologici. Risultati e prospettive future. G. Francavilla Med. e coll. Med. Sport 2001; 54:129-36
4. BIO-EJT BE 101 Medical device for topical electroionotherapy. Expert report 20-6-1997.
Tratto da: unipa.it
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Con gli Ioni, via il dolore da traumi e lesioni
Meno antidolorifici, almeno per i problemi che portano dritti nello studio del fisioterapista. Un team di ricercatori della cattedra di medicina sportiva dell’Università di Palermo ha infatti messo a punto una tecnica elettromedicale, l’elettroionoterapia, in grado di scalzare il dolore provocato, ad esempio, da tendiniti, borsiti, traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare ed ernia del disco. «A volte anche una sola seduta è sufficiente per mandare via il dolore – assicura Gilberto Di Benedetto, presidente dell’Associazione fisioterapisti e pazienti italiani – In media, comunque, sono sufficienti da una a sei sedute per risolvere il problema».
L’elettroionoterapia dimostrata con sperimentazioni in tutt’Europa
«L’Elettroionoterapia – spiega il gruppo di ricercatori dell’Università di Palermo e dell’Associazione fisioterapisti e pazienti coordinati dal professore Giuseppe Francavilla e da Gilberto Di Benedetto, presidente dell’associazione – è una terapia a scambi ionici la cui efficacia clinica è stata ampiamente dimostrata in trials clinici effettuati sia in Italia sia in Europa e che ha messo in evidenza una stretta interazione tra correnti ioniche, membrana cellulare e cellule.
Il nostro organismo è un complicato sistema di cariche elettriche: anche l’aria che respiriamo e l’ambiente in cui viviamo sono caratterizzati dalla presenza, in diversa percentuale, di ioni positivi e negativi (molecole di gas atmosferici che hanno perso o acquistato una o più cariche elettriche elementari dette elettroni). Ne consegue che una variazione nella quantità di cariche possedute dall’atmosfera in cui siamo immersi determina una variazione nella composizione delle cariche elettriche del nostro organismo».
Vengono stimolati i processi di riparazione dei tessuti
«Il dispositivo medico per l’Elettroionoterapia è in grado di creare una ionizzazione dell’aria attraverso l’impiego di un emettitore con punta di carbonio. Orientando l’emettitore verso la cute del paziente, la microcorrente che viene generata attraversa i tessuti biologici, senza che avvenga nessun contatto diretto con la pelle: per questo parliamo di terapia assolutamente non invasiva.
Il flusso di ioni prodotto dall’apparecchio, favorisce numerose modificazioni elettrochimiche.
È la membrana cellulare (sottile involucro che delimita la cellula e la separa dall’ambiente esterno) ad essere maggiormente stimolata in modo da favorire la migrazione intra-extra cellulare di tutti gli elementi, ed in particolare del calcio, in grado di produrre una stimolazione di processi di rigenerazione e riparazione dei danni cellulari e tissutali».
Tempi di guarigione abbreviati contro le infiammazioni
Questo sistema terapeutico viene perciò impiegato nella cura di tutte quelle patologie per le quali è necessaria una riparazione cutanea (ulcere venose, ulcerazioni cutanee, erosioni cutanee, ferite infette, piaghe da decubito, psoriasi) e per quelle legate all’apparato osteomuscolare e ortopedia traumatologica (traumi accidentali e sportivi con lesioni cutanee e muscolari, tendiniti, borsiti, ernia del disco, osteoartrosi e osteoartriti, rachide cervico-dorso-lombare).
“I tempi di guarigione – concludono i medici – risultano sensibilmente abbreviati se confrontati con quelli necessari alle terapie farmacologiche o con l’impiego di altri mezzi fisici. La stimolazione degli ioni negativi esplica un’attività proliferativa delle cellule epidermiche, incrementa la velocità del flusso ematico, riduce l’edema infiammatorio”.