L’Acqua solvente universale, fonte della Vita intelligente
L’acqua, elemento primordiale da cui ha avuto origine tutto il Creato, non è solo la sorgente della vita, è la vita stessa. In essa nasciamo (di acqua è composto al 97% il liquido amniotico contenuto nella placenta in cui il feto si sviluppa, “nuotando” come un pesciolino durante i nove mesi della gravidanza ed assorbendone sostanze indispensabili per la sua crescita) e di essa è fatto per la gran parte il corpo dell’uomo e di ogni altro essere vivente, la cui esistenza è per così dire governata dall’acqua.
Per quanto attiene in particolare al genere umano, la presenza di questa preziosissima risorsa, fondamentale per lo svolgimento delle funzioni metaboliche, varia a seconda dell’età, della costituzione e del tipo di alimentazione: da giovani ne siamo decisamente più ricchi, soprattutto nella pelle, nei tessuti molli, connettivi e sottocutanei. Man mano che si diventa adulti, la percentuale di acqua si riduce poi progressivamente, passando da una media del 75% nel bambino piccolo al 50% nell’anziano, in cui è proprio la carenza d’idratazione a determinare in modo evidente la minore elasticità sia dell’epidermide sia dei tessuti stessi, manifestando così i segni del tempo.
L’acqua è, a tutti gli effetti, un solvente: scioglie e convoglia i principi nutritivi in tutte le cellule, promuove la digestione, garantisce la termoregolazione (tramite la sudorazione), trasporta le scorie fuori dal nostro organismo; assolve inoltre il compito di ammortizzatore a difesa di parti del corpo particolarmente delicate, come l’occhio, l’orecchio interno e il cervello. I sistemi circolatorio, urogenitale, respiratorio, digestivo, nervoso e sensoriale, così come ciascuna delle cellule, sono acqua-dipendenti. Fra i liquidi corporei che ne posseggono di più ricordiamo sia quello cerebrale sia il midollo osseo (al 99%) e il plasma sanguigno (all’85%), mentre nel latte materno, nei reni e nel cuore se ne riscontra rispettivamente l’87, l’83 e il 79%. Da questi valori si desume facilmente l’importanza che ha sulla nostra salute un’acqua pura e libera da tossicità.
Purtroppo però, spesso, in quella dolce che troviamo sulla terra (pozzi, fiumi, laghi e fonti), non ci sono disciolti soltanto molteplici sali minerali, ma anche metalli pesanti, inquinanti, idrocarburi, microrganismi e batteri. Ciò è dovuto al fatto che nel corso del suo ciclo naturale l’acqua entra in contatto con rocce, piante, animali, onde elettromagnetiche, materiale radioattivo e suoli contaminati. Inoltre questo bene comune è diventato, a causa dei cambiamenti climatici sopraggiunti recentemente, sempre più inestimabile: il buco nell’ozono e l’effetto serra hanno infatti generato un innalzamento della temperatura globale, determinando, in diverse zone del Pianeta, ampie aree di desertificazione, con gravi conseguenze sulle popolazioni autoctone.
L’Italia, da questo punto di vista, malgrado sia anch’essa pesantemente influenzata da simili mutamenti, può ancora dirsi fortunata: ognuna delle sue regioni è letteralmente disseminata di sorgenti d’acqua, che sgorgano spontaneamente, palesando benefiche e differenti proprietà, coadiuvanti nella cura di svariate patologie.
Eccone alcune delle più famose.
La fonte di Citrin, in Val d’Aosta, che scaturisce a 1.800 metri d’altezza, ai piedi del Gran San Bernardo, ed è connotata da un’effervescenza naturale, essendo piena di minerale, è preziosa per sopperire alla carenza di magnesio, responsabile di crampi, senso di affaticamento e scarsa resistenza allo stress. L’acqua di Liset, in Piemonte è la più leggera d’Europa, terapeutica per i disturbi delle vie urinarie e ideale per l’alimentazione dei lattanti; quella di Sant’Apollonia, in Lombardia, è invece piena di ferro, acidula, alcalina e dal sapore leggermente amaro: va consumata fresca ed in dosi moderate. La trentina sorgente dei Bagni di Casa Nuova, ancora, si distingue per la sua glacialità e rientra nella categoria delle “minimamente mineralizzate”.
A Calizzano, in Liguria, sgorga poi una panacea per tutti i mali: se soffrite di artrosi, reumatismi o flebiti, è alla fontana dei Cantugné, quasi priva di alcalinità, che dovete dissetarvi; capace di curare ogni forma di inappetenza è quella della Mora, mentre vero toccasana per le infiammazioni croniche nonché meta di pellegrinaggi religiosi è la fontana della Madunena, la cui antichissima effigie fu asportata negli anni Settanta; la sorgente d’Ambron è particolarmente adatta per guarire da cistiti, gastriti e coliti; quella Borbasciria, molto alcalina e colma sia di calcio sia di magnesio, è idonea ad alleviare l’osteoporosi, mentre l’acqua che sgorga dalla fonte di Ciumbere, minerale bicarbonata, combatte l’obesità, le intossicazioni alimentari e la gotta; infine, abbiamo la limpidissima risorgiva di fratta dei Barbon che, dotata di notevole potere diuretico se associata alla betulla, aumenta la fluidità della bile e diminuisce il tasso di colesterolo nel sangue.
La Toscana, sul ciglio di una delle numerose curve che collegano Firenze a Faenza, offre la Fonte dell’Alpe, mentre è marchigiana quella delle Mattinate; celebre inoltre l’Antica Fonte Claudia, nel Lazio, povera di sostanze disciolte ma caratterizzata da una copiosa quantità di anidride carbonica. Nel Parco delle Serre, tra la Sila e l’Aspromonte, scorre veloce l’acqua delle Fate, peculiarmente disintossicante; in Sicilia, infine, nel Parco delle Madonie, la maestosa catena montuosa che cintura Palermo, zampillano le acque delle sorgenti di Scillato, assai rinomate per le loro virtù depurative, diuretiche e digestive. Un vastissimo panorama dunque, in cui sono incluse pure una miriade di stazioni termali, che costellano l’intero Stivale, producendo acque dalle diversificate prerogative medicamentose ed organolettiche.
L’Italia, insomma, può veramente definirsi il Paese dell’acqua: ne consumiamo ogni anno circa duecento litri a testa, eguagliati soltanto dal Messico e dall’Arabia Saudita. A differenza di queste due nazioni, però, il Belpaese gode non solo della presenza delle citate, preziosissime sorgenti, ma anche di una rete idrica che, nonostante l’alto tasso di dispersione, risulta in generale fra le migliori al mondo. Basti pensare alle migliaia di fontanelle pubbliche distribuite nelle città, ma anche nei piccoli centri, a cui attingere in assoluta sicurezza per placare l’incombente arsura.
Un approvvigionamento di eccellente qualità, sottoposto quotidianamente a rigorosi controlli igienico-sanitari e periodicamente ad accurate analisi chimico-batteriologiche e garantito fino al contatore esterno degli edifici: le tubature interne dei medesimi potrebbero infatti, nei casi di costruzioni antiche, essere fatiscenti e rilasciare microparticelle metalliche per eliminare le quali, in ogni caso, è sufficiente applicare un filtro all’imboccatura del rubinetto. Se si vuole vieppiù neutralizzare l’odore ed il sapore del cloro, necessario per effettuare la potabilizzazione, occorre lasciar scorrere il getto per qualche secondo e mettere dunque a decantare l’acqua, prima di berla, in una boccia di vetro: il cloro, sostanza volatile, dopo pochi minuti, a contatto con l’aria, evaporerà.
Nonostante la comprovata qualità dell’acqua che sgorga dai nostri rubinetti, però, la maggioranza degli italiani esprime una decisa diffidenza nei suoi confronti, subendo al contrario il fascino di quella imbottigliata, la quale, recentemente, ha conosciuto un vero e proprio boom. Fino a trent’anni fa, infatti, l’uso personale degli italiani si limitava a 65 litri pro capite, quando ancora non erano in commercio le versioni mignon da mezzo litro che, facilmente trasportabili negli zaini, nelle borsette e nelle tasche dei cappotti, ne hanno ulteriormente incentivato l’utilizzo.
Ecco allora la folle corsa a svuotare le mensole dei negozi per accaparrarsi imponenti riserve d’acqua imbottigliata delle marche più disparate e dal peso non indifferente. Anch’esse, certo, vengono sottoposte ad accurate verifiche, ma in misura di gran lunga inferiore rispetto alla fornitura degli acquedotti municipalizzati, che devono rispettare limiti di contaminanti più severi. Per non parlare, poi, dei danni all’ambiente provocati dagli oltre centomila Tir che ogni anno percorrono l’Italia per consegnare bottigliette, cui vanno aggiunti i costi mostruosi per lo smaltimento.
Le confezioni di plastica, inoltre, potrebbero presentare degli spiacevoli inconvenienti: bisogna prestare attenzione alla data di scadenza e alle modalità di conservazione, che non sempre possiamo appurare con certezza: se sono state esposte al sole, infatti, il materiale da cui è formato il contenitore può, per il surriscaldamento, sviluppare germi patogeni dannosi per la salute, tanto da provocare enteriti o reazioni allergiche.
Ogni anno, nel nostro Paese, s’imbottigliano circa 12,5 miliardi di litri di acqua (245 nel globo) da trecento sorgenti attive gestite da centosettanta ditte d’imbottigliamento, che producono 608 distinte etichette. Un business da 2,3 miliardi di euro l’anno. La maggior parte delle bottiglie da 1,5 litri di queste acque minerali costa dai 20 ai 40 centesimi l’una, mentre le straniere, da gourmet o classificate come “curative”, raggiungono anche i 50 centesimi, sfiorando sovente l’euro. Prezzi che ci appaiono risibili, ma che non hanno paragone con quello di un litro d’acqua potabile da rubinetto: un millesimo di euro. Facendo un rapido conto, a fronte dei suddetti 40 centesimi spesi per la bottiglia da 1,5 litri al supermercato, a casa compriamo infatti qualcosa come un metro cubo d’acqua potabile, ossia mille litri.
Da dove nasce tutto ciò? Secondo James Salzman, autore del libro Drinking Water, tutto cominciò dall’abitudine dei frati d’imbottigliare acque ritenute sante se non, perfino, miracolose, da vendere ai fedeli come souvenir dei loro pellegrinaggi. In seguito, nel 1740, in Gran Bretagna, Harrogate fu la prima fonte a lanciare sul mercato le proprie confezioni d’acqua in bottiglia. Da allora fu un crescendo rossiniano, che toccò l’acme, nel secolo scorso, con il martellamento mediatico delle campagne pubblicitarie: nel 1977, infatti, l’universo occidentale fu ammaliato dall’inconfondibile voce di Orson Welles, che nello spot della Perrier magnificava quest’acqua francese, facendola apparire irresistibile.
Ma se per noi italiani l’acqua in bottiglia è considerata un bene “popolare”, nel Nord Europa è invece reputata un autentico status symbol, uno sfizio per nababbi. Da una simile mentalità sono derivate le cosiddette “acque di lusso”, racchiuse in confezioni che costituiscono, da sole, un’offesa alla povertà: tra di esse si annoverano la Fiji, che arriva dall’omonimo arcipelago e viene venduta a 57,50 euro per ventiquattro bottigline da mezzo litro, da “centellinare”; la spagnola Vichi Catalan che, vero e proprio “champagne delle acque”, costa 52,50 euro per dodici bottiglie da un litro; la gallese Ty Nant dalla tipica bottiglia blu, da esibire, dopo la bevuta, come soprammobile in salotto; la giapponese Fillico, che vanta bottiglie dal costo esorbitante di 248 euro per 72 centilitri. “Prodotto da collezione”, la definisce la fabbrica, non idoneo ad essere consumato. Altro, dunque, che chiare, fresche, dolci acque di petrarchesca memoria o dell’umile Sorella Acqua cantata da San Francesco! Abbiamo perso la testa, ubriachi… d’acqua.
By Giusi Parisi – Tratto da: Carabinieri.it
———————————————————————————————————-
La geometria di Hopf mostra il “segreto” della Natura: il doppio movimento a destra e a sinistra che si auto alimenta.
L’Acqua è la SOSTANZA MADRE che genera anche il magnetismo il quale, a sua volta, genera moti ruotanti sia a destra sia a sinistra (vedi Figura).
L’acqua sembra a volte sfidare le leggi fisiche, si mantiene unita nonostante la forza di gravità e la pressione di oggetti pesanti che potrebbero dividerla. La natura sociale dell’acqua è ben nota e confermata da studi recenti che hanno riconosciuto i water cluster (Fig. 3) organizzazioni unite e coerenti di centinaia di molecole d’acqua. Nei water cluster sono evidenti forme geometriche quali icosaedri, tetraedri e dodecaedri, che Platone attribuiva ai tre elementi Acqua, Fuoco ed Etere
Quale informazione anima la Natura? La risposta è nel suo stesso termine: ciò che in-forma, cioè forma dentro. Per gli organismi pluricellulari è il DNA, il seme tramite il quale si genera e rigenera tutta la biosfera, seme legato a una Memoria genetica che comprende l’evoluzione delle specie.
Altre prove delle proprietà fantastiche dell’acqua
Addirittura si può creare del DNA partendo dall’acqua, se la si sottopone a frequenze rilevate da un DNA e poi si può anche spedire l’informazione a distanza via web in un altro laboratorio e ricreare il DNA irrorando l’acqua con le frequenze ricevute,
https://vm.tiktok.com/ZGeAaHQnf/
————————————————————————————————
Il paese degli Hunza è una valle ad alta quota nel nord del Pakistan.
La valle si trova 2700 m ed è circondata da alcune tra le più alte montagne del mondo nonché di ghiacciai vecchi di milioni d’anni. Il Dr Coanda aveva precedentemente visitato cinque regioni simili al paese degli Hunza.
In queste cinque regioni le popolazioni locali bevevano l’acqua dei ghiacciai a pH 9-10 e seguivano delle diete alimentari diverse.
La maggior parte attribuiva il loro stato di salute alla sola alimentazione, ma il Dr Coanda disse : -“Ho scoperto che la loro salute è dovuta all’acqua che bevono”. Quest’acqua ha delle proprietà anomale che non trovano alcun riscontro in altre parti del mondo.
Poi disse – “Patrick, certe persone credono che siamo quello che mangiamo, ma invece siamo quello che beviamo”.
Disse che l’acqua del paese degli Hunza presenta quelle che vengono chiamate delle proprietà anomale.
A scuola ci vengono generalmente insegnate le proprietà specifiche dell’acqua. Vale a dire che questa congela a 0°C e che bolle a 100°C quando si trova al livello del mare, che possiede una viscosità specifica ed una tensione superficiale ed un indice di rifrazione ed altre proprietà ancora, ma non ci informano sulle importanti proprietà salutari dell’acqua il pH che DEVE essere al di sopra di pH 8,5 per essere acqua salubre !
E’ l’acqua viva, che dona salute e vitalità al longevo popolo dei Hunza nel Himalaya e ad altre popolazioni note per la loro longevità, venne scoperta dal dott. Hemy Coanda, padre dell’ idrodinamica” e di più di 600 brevetti.
Per più di 60 anni egli tentò di crearla artificialmente, ma malgrado le sue eccezionali capacità, non vi riuscì.
All’età di 78 anni (nella foto), passò il compito ad uno scienziato geniale, il diciottenne Patrick Flanagan (anche lui nella foto). A soli 17 anni fu nominato dalla rivista Life come uno degli scienziati più promettenti d’America grazie alle sue scoperte (oggi ne ha a suo carico più di 200) che lo resero famoso già a soli 11 anni.
Il dott. Coanda pensò che se ci fosse stato qualcuno in grado di affrontare un compito così impegnativo, questi non avrebbe potuto essere altri che uno scienziato cosi promettente come il giovane Flanagan. Fu così che egli lo scelse come suo erede di ricerca.
Nei vent’anni che seguirono, il dott. Flanagan cercò inutilmente di assolvere al compito ricevuto. Vi riuscì finalmente un anno dopo (1984) assieme alla sua nuova collaboratrice e moglie, la dott. Gael Flanagan. Furono però necessari ancora 10 anni di sforzi comuni per creare un prodotto come la Microidrina, un’acqua dalle eccezionali capacità curative. I lunghi anni di sforzi avevano finalmente dato i loro frutti. Questa sembra la storia di un successo, ma che continua per decenni con ricerche infruttuose, che non portano certamente finanziamenti, ne gratifiche, ne prestigio scientifico e ancor meno un avanzamento sociale, deve avere una fede eccezionale…
Perciò la strada della creazione dell’acqua viva è in primo luogo la storia dell’entusiasmo e della dedizione di due grandi uomini: il dott. Hemy Coanda e il dott. Patrick Flanagan
Fonte: MicrohydrinTM: Tecnical Information. – Dallas: Arlington Publications, 1998, str. 22.
vedi: Proprieta’ dell’acqua + INFORMAZIONE, CAMPO UNIVERSALE e SOSTANZA – Campi MORFOGENETICI
pH e SALUTE
Gli Hunza, la popolazione più longeva del mondo.
Tempo fa iniziai una ricerca sul popolo più longevo al mondo e scoprii dati molto interessanti.
E’ il popolo degli Hunza: questa popolazione non solo vive in media 130-140 anni ma non conosce neppure le nostre tanto temute patologie degenerative, il cancro, malattie del sistema nervoso, ecc..
Vivono al confine nord del Pakistan all’ interno di una valle sulla catena Himalayana e sono la popolazione in assoluto più longeva della terra.
La nostra èlite medica si vanta di tenere in vita i nostri anziani fino agli 80 anni e oltre. Ebbene, gli Hunza, senza ricorrere ai prodigi della nostra scienza mendica, a cento anni sono vivi, incredibilmente attivi, lavorano ancora nei campi e curano i loro figli con estrema vivacità e vitalità. Le donne Hunza sono ancora prolifiche anche oltre i novant’anni. Chiaramente per riuscire a concepire a tale età, il loro fisico è ancora piuttosto giovanile e non ha nulla a che vedere con le nostre novantenni.
Gli strumenti indiscutibilmente più utili alla loro longevità paiono essere il lungo digiuno a cui sono sottoposti ogni anno, l’alimentazione vegetariana e l’acqua alcalina presente nelle loro terre.
Digiuno e prodotti vegetali
Gli Hunza vivono infatti dei frutti della natura e soffrono anche un lungo periodo di carestia nei mesi invernali. Adottano forzatamente quello che i naturopati definiscono “digiuno terapeutico”. L’altopiano su cui vivono, in Pakistan, è un luogo in gran parte inospitale e non dà raccolto sufficiente per alimentare i 10.000 abitanti Hunza per tutto l’anno.
Coltivano orzo frumento, miglio, grano saraceno e la verdura da orto: pomodori, cavoli, spinaci, rape, piselli e avevano numerosi gli alberi di noci e albicocche, ciliegie, more, pesche, pere e melograni. Fino a marzo però, quando matura l’orzo, digiunano anche per settimane intere (fino a due mesi in semi digiuno) per poter razionare i pochi viveri rimasti in attesa del primo raccolto.
Il bello è che questa “bizzarra” consuetudine, che secondo vecchi concetti di nutrizionismo porterebbe a debolezza, morte e distruzione, al contrario nel corso degli anni ha prodotto nella popolazione straordinarie capacità di vigore.
Un Hunza può andare camminare tranquillamente per 200 km a passo spedito senza mai fermarsi.
Le forti doti di resistenza sono conosciute in tutto l’oriente, tanto che nelle spedizioni Himalayane, sono assoldati come portatori.
Il digiuno nel mondo animale
Anche in molti animali il digiuno è una cosa normale per la sopravvivenza, nei periodi di carenza di prede. In autunno gli stambecchi, camosci e cervi mangiano molto di più per accumulare grasso per l’ inverno, che a causa dell’ altitudine dove vivono, non permette l’ approvvigionamento di cibo sufficiente. Il bello che i violenti scontri che i cervi hanno tra di loro per l’ accoppiamento e la successiva fecondazione avvengono proprio in pieno inverno, quindi praticamente a digiuno, che non compromette, anzi enfatizza le loro energie. Gli uccelli migratori mangiano a fine estate più del fabbisogno e quando partono verso i luoghi più caldi sono talmente grassi da pesare il doppio del normale. Ma durante la migrazione, che può arrivare anche a 5000 km, non si fermano mai e a fine corsa il loro perso ritorna normale. I lupi cacciano per giorni, ma poi possono restare per settimane senza mangiare e nello stesso tempo percorrono grandi distanze per procacciare altro cibo, vivendo con il solo grasso corporeo come del resto quasi tutti i predatori.
Anche i pesci digiunano, come per esempio il salmone, che nella sua famosa risalita del fiume non ingerisce nulla, nemmeno nel successivo periodo della posa delle uova. In sostanza il digiuno è una condizione che non è quindi nata da 10.000 anni, ma da milioni di anni della storia stessa dell’uomo/animali ed è per questo che apporta molti benefici.
Acqua alcalina
L’ultimo elemento fondamentale per la forza, e la longevità di questo popolo fu la composizione dell’ acqua. Dopo diversi studi emerse che l’acqua degli Hunza possedeva elevato pH (acqua alcalina), con notevole potere antiossidante ed elevato contenuto di minerali colloidali. Effettivamente come sperimentatore e ricercatore indipendente devo dire che digiunare con acqua alcalina è molto più semplice che digiunare con acqua di rubinetto o imbottigliata.
L’acidosi metabolica innescata dal digiuno prolungato viene infatti compensata e il pH rimane più stabile.
Per quanto riguarda l’alimentazione ho già spiegato che l’unico frutto a mantenere il pH umano stabile è la mela rossa; nel digiuno invece ci si può aiutare bevendo acqua alcalina, acqua con argilla verde ventilata, o facendo lavaggi interni/esterni con acqua e sale integrale.
Oggi il territorio degli Hunza è stato intaccato dalla società “evoluta” e anche lì sono arrivati cibi spazzatura, farina 0 impoverita, zucchero bianco, sale sbiancato chimicamente, ecc… e con loro le prime carie, le prime problematiche cardiovascolari, i primi problemi reumatici che l’Occidente evoluto conosce bene. In pochi sono riusciti a scampare da questo inquinamento “evolutivo” evitando ogni forma di contagio con usanze e abitudini percepite ad istinto come innaturali e dannose.
Conclusioni
Ragioniamo con calma e chiediamoci se hanno senso le classiche chiacchiere da bar che sentiamo comunemente:
“Aveva 80 anni, per lo meno ha vissuto a lungo e ora ha smesso di soffrire”…
“Ormai ho 35 anni, mi devo sbrigare se voglio avere un bambino”…
“Ho superato i 40 anni, devo stare attento a non esagerare con l’attività fisica”…
“Ho 30 anni, ho le ginocchia a pezzi, dovrò smettere di giocare a pallone”, ecc…
“Signora, a 60 anni è normale pensare ad una dentiera” ……….
Esiste veramente un orologio biologico incontrovertibile nell’uomo o sono gli stili di vita errati ad accelerare il corso delle lancette ?
Hanno senso le ansie di alcune donne che toccati i 30 anni iniziano già a temere di non riuscire ad avere figli “in tempo” ?
E’ veramente fisiologico avere ad una certa età menopausa, andropausa, osteoporosi, artrosi, demenza senile …. ?
E’ normale lo scatenarsi di così tante patologie senili, cronico-degenerative, o al sistema nervoso ?
Ciò che è normale in una società malata potrebbe essere contro natura o senza senso per un popolo consapevole.
By Andrea Conti – Dottore in Fisioterapia – Università degli Studi di Roma
Fonte: Gli Hunza, la popolazione più longeva al mondo
http://www.magozine.it/gli-huntza-la-popolazione-piu-longeva-al-mondo#ixzz24ei0JSLA