FLORA, BATTERI Autoctoni, MICROBI
vedi anche: Fermenti della Flora intestinale
Microbioma, omeostasi, stress ossidativo, mutazioni DNA, danni da farmaci e VACCINI + Microbioma-danni-da-farmaci-e-VACCINI
L’ecosistema più complesso in natura è anche e proprio dentro ognuno di noi; esso si chiama “Microbiota” o Microbioma (flora batterica composta da batteri e funghi-lieviti) ed è presente soprattutto nell’apparato gastrointestinale; esso è l’insieme dei microorganismi autoctoni residenti (NON transienti) nel tubo digerente dell’uomo, degli animali e dei vegetali; il microbiota, ha quindi un ruolo fondamentale per la vita sana umana, animale e vegetale.
La Medicina Naturale ne parla da centinaia forse migliaia di anni e solo recentemente i ricercatori della medicina ufficiale se ne sono resi conto ed oggi lo definiscono un “superorganismo”, che è composto nell’uomo, da un numero enorme di batteri pari a 6 volte il numero delle cellule che compongono un uomo, con un numero superiore ai 4 milioni di ceppi di batteri diversi ma complementari, che vivono in stretto contatto e funzione mutualistica con la parete delle mucose anaerobiche, specialmente quelle del tratto gastrointestinale del tubo digerente; il microbiota-microbioma è presente anche in tutte le altre mucose, anche quelle aerobiche, pelle compresa.
Questo microbiota e’ indispensabile, secondo la Medicina Naturale, al mantenimento della Perfetta Salute e assolutamente necessario per la riparazione delle cellule, dei tessuti danneggiati da traumi fisici esterni (pressioni, bruciature, contusioni ferite) e da quelli interni derivanti dall’uso di farmaci, Vaccini, droghe, alimenti inadatti e/o contaminati (solidi e liquidi), ecc.; cio’ significa che sono indispensabili per l’autoguarigione da qualsiasi sintomo (malattia), per cui distruggerli con gli antibiotici è un crimine contro la Salute Naturale.
CHE COSA è un batterio
È un essere vivente, microscopico, costituito da una singola cellula (unicellulare) che produce specifici (sono la sua cacca) necessari per abbattere i composti organici e per digerirli. Specifici batteri sono scientificamente adattati a digerire i composti specifici come detergenti, carta, olio, grasso, idrocarburi e fenoli. Batteri specifici migliorano notevolmente il processo di digestione delle sostanze da eliminare e/o trasformare..
I Microbi (batteri) sono selezionati per la loro affinità anche per gli idrocarburi, sia chimicamente e fisicamente. Queste comunità di microbi hanno la capacità di riciclare efficacemente composti olio e grasso di scarto e gli idrocarburi convertendoli in componenti non tossici.
L’idrocarburo è uno dei composti organici più semplici e primitive. È fatto di un atomo di carbonio e idrogeno, che formano direttamente alle catene o strutture inanellati. Tutti gli organismi viventi producono idrocarburi. L’esempio più evidente è carotene.
Piante contenenti cere idrocarburiche sintetizzate al fine di impedire il deterioramento della superficie della foglia. Ci sono circa 300.000 diversi composti di idrocarburi. I microrganismi possono avere risultati positivi o negativi. Una attività microbica positiva comprende la rimozione dei materiali tossici quali ammoniaca, nitriti e acido solfidrico. Durante il processo di digestione la puzza di idrogeno solforato, ammoniaca e odori di grasso sono controllati. Per il controllo degli odori a livello molecolare la necessità di agenti come profumo mascherano l’odore.
Definizioni di:
Batteri = sono micro organismi che hanno vita propria od in comunita’; essi possono morire, (quando le condizioni dell’ ambiente in cui vivono, mutano, in modo importante e contro la loro sopravvivenza), ma prima di morire cercano di mutare la loro forma e quindi funzione e si adattano al nuovo tipo di ambiente.
vedi qui: ….I miei controlli diretti verso questo punto specifico hanno dimostrato che, in certe condizioni di diponibilita’ di nutrienti, questi micro organismi possiedono la proprieta’ di anaerobiosi facoltativa…
Micobatteri = simil batteri, ma vivono piu’ particolarmente in comunita’ (insiemi/colonie); NON possono morire facilmente, essi sono funghi particolari, che hanno piu’ possibilita’ rispetto ai funghi, la loro matrice, percio’ si camuffano, mutando la loro forma da “simil batteri” (con la creazione della loro parete protettiva = capsula); sono come dei fantasmi, si rendono facilmente non riconoscibili al sistema immunitario, ritornando e utilizzando la loro originale matrice fungina/lieviti e mutando continuamente forma; ma cio’ avviene solo se l’ambiente in cui sopravvivono ha le condizioni per loro adatte (pH, temperatura, carica bioelettronica), altrimenti anch’essi muoiono si disgregano e ritornano “polvere”.
Lieviti / Funghi = non muoiono facilmente anch’essi, ma possono adattarsi a qualsiasi tipo di alimentazione e quindi variano le loro funzioni, sono praticamente immortali, quando il pH temperatura, carica bioelettronica dell’ambiente sia a loro favorevole, salvo il fatto che non abbiano piu’ alimenti adatti, per cui muoiono (ritornano “polvere”),
I batteri si spostano (un pò) come gli esseri umani – 26/02/2019
Un’innovativa tecnica di microscopia ha permesso di visualizzare i meccanismi attraverso cui il batterio Pseudomonas aeruginosa riesce ad aggrapparsi alle superfici ed a spostarsi: il movimento coinvolge il senso del tatto, proprio come avviene negli organismi superiori, compresi gli esseri umani(red)
Lo Pseudomonas aeruginosa è un batterio molto comune che vive nel terreno ed è tristemente famoso negli ospedali perché provoca infezioni anche gravi e resistenti ai trattamenti antibiotici in pazienti immuno-compromessi, affetti da fibrosi cistica o colpiti da gravi ustioni.
Il suo studio ha però rivelato alcuni dettagli fondamentali sulla capacità di movimento dei batteri, come riferiscono sulla rivista “Nature Microbiology” ricercatori del Politecnico Federale di Losanna, e colleghi di una collaborazione internazionale.
“Le superfici dei batteri sono ricoperte da filamenti proteici, che sono responsabili della motilità e dell’adesione alle superfici, dei meccanismi di segnalazione e dei processi d’infezione: in definitiva, regolano il modo in cui i batteri interagiscono con il loro ambiente”, ha spiegato Lorenzo Talà, primo autore dell’articolo. “Tuttavia, sono cosi piccoli che osservarli nelle cellule viventi è un’operazione complessa: abbiamo una conoscenza limitata delle loro attività dinamiche”.
La scarsità di informazioni riguarda in modo particolare le strutture chiamate “pili di tipo IV”, filamenti spessi solo alcuni deci-milionesimi di millimetro che si trovano sulla superficie di molti batteri, e consentono loro di muoversi sulle superfici in una modalità nota come motilità contrattile. In questa modalità, i pili di tipo IV si estendono, si legano ai substrati solidi circostanti e si ritirano, spingendo la cellula in avanti.
Per superare le difficoltà sperimentali dello studio di questi processi, gli autori hanno usato una nuova tecnica denominata microscopia a diffusione interferometrica (ISCAT) con cui sono riusciti a visualizzare gli eventi che caratterizzano legame e ritrazione dei pili e spostamento della cellula batterica.
Le immagini hanno mostrato che il contatto della punta del pilo con la superficie attiva un motore molecolare che dopo poco dà il via alla ritrazione. Questa a sua volta migliora il legame del batterio con la superficie, incrementando lo spostamento del batterio. Infine, un secondo motore molecolare più forte consente lo spostamento del batterio in condizioni di elevato attrito.
L’intera sequenza mostra che i pili funzionano da sensori, e rivela un nuovo meccanismo con il quale i batteri interagiscono con le superfici. Rivela anche che i batteri usano meccanismi sensoriali per coordinare il moto dinamico dei loro macchinari di motilità, in sorprendente analogia con quanto avviene negli organismi superiori, inclusi gli esseri umani, che muovono i loro arti per generare spostamento.
“Il sistema nervoso centrale umano elabora i segnali meccanosensoriali per coinvolgere in sequenza i componenti motori, innescando così la contrazione muscolare e provocando un’andatura“, ha concluso Talà.
“Il nostro lavoro mostra che, allo stesso modo, i batteri usano il senso del tatto per impegnare in sequenza motori molecolari, generando cicli di estensione e retrazione dei pili che si traducono in un modello di camminata“.
Tratto da: lescienze.it
Batteri con le gambe – 13 Ottobre 2010
Proprio come avessero le gambe, i batteri possono “alzarsi in piedi” e “camminare” sulle superfici. In questo modo riescono a esplorare l’ambiente e a diffondersi in modo più efficiente.
La scoperta, su Science, è frutto del lavoro di Joshua Shrout, ricercatore all’Università di Notre Dame (Usa), e di un gruppo di ricerca coordinato da Gerard Wong, bioingegnere all’Università della California di Los Angeles.
Quando sono da soli, i batteri nuotano nel citoplasma delle cellule. Ma se aderiscono a una superficie, si organizzano in strutture dense e ordinate chiamate biofilm.
Un biofilm è una microcolonia batterica circondata da uno strato di zuccheri, protettiva anche nei confronti dei farmaci.
Sebbene siano geneticamente identici, i batteri organizzati in biofilm esprimono geni che normalmente rimangono silenti e mostrano proprietà differenti da quelle possedute da una singola cellula batterica. Una differenza, per l’appunto, riguarda la locomozione.
Grazie a sofisticati software ideati dall’equipe di Wong, è stato possibile ricostruire in dettaglio i movimenti di microcolonie di Pseudomonas aeruginosa, un batterio patogeno responsabile di infezioni a polmoni, pelle, occhi e apparato gastrointestinale, che in alcuni casi, come nei malati di fibrosi cistica, possono portare alla morte. I programmi analizzano le immagini raccolte da microscopi puntati sui biofilm batterici.
Si è così scoperto che, grazie ad appendici simili a gambe (chiamate pili del IV tipo), i batteri possono ergersi in posizione verticale e muoversi sulle superfici camminando. In questo modo riescono a disperdersi meglio per cercare il cibo.
Le ricadute della scoperta saranno soprattutto in campo medico. “Conoscendo meglio il modo in cui P. aeruginosa colonizza le superfici”, afferma Shrout, “possiamo capire come combattere le sue infezioni in modo più efficace”.
Possibili implicazioni si immaginano anche in campo industriale, dove si potrebbero migliorare le tecniche per il trattamento delle acque o lo smaltimento dei prodotti petroliferi.
By Martina Saporiti – Tratto su galileonet.it
MORFOLOGIA dei BATTERI: (busta cellulare)
L’inviluppo è la superficie esterna della batterica. Può variare considerevolmente nel regno batterico. La caratteristica unica trovata in tutte le è la membrana citoplasmatica che separa l’interno della cellula e l’ambiente, regolando il flusso di nutrienti, mantenendo la proprietà intracellulare, e prevenendo la perdita del contenuto della cella – batterio. La sua morfologia è anche dovuta alla sua versatilità fisiologica. Le forme dei batteri possono essere rotonde (cocchi), allungata (bacilli) o ondulato / elicoidale (spirillum, vibrio, spirochete). Le forme non sono costanti e possono variare a seconda dell’ambiente e del tipo di associazione. Generalmente, una variazione di forma è la perdita di parete cellulare (PC).
Qual è la variazione di forma a causa di condizioni sfavorevoli, come ad esempio modifica del pH o ossigeno da prodotti tossici, ecc;
Anche in condizioni favorevoli alla loro sopravvivenza, i batteri non hanno morfologia unica, come il Mycoplasma, ma possono mutare forma e quindi funzione.
Sono composti da plasma, membrana, citoplasma e del suo materiale genetico = DNA.
Essi possono anche essere composti di flagelli, i fili batterio che si muovono. La dimensione di un batterio è compreso tra 1 e 15 m (unità di misura utilizzata per oggetti o esseri viventi molto piccoli = 1 micrometro (1 m) corrisponde a un millesimo di millimetro (mm)).
Alcuni batteri “giganti” possono raggiungere mezzo millimetro.
Cosa c’è in un BATTERIO:
All’interno, abbiamo trovato il materiale genetico (cromosoma batterico) che assicura loro caratteristiche ereditarie (quelli che passano dai genitori ai figli, che è, di generazione in generazione). I batteri hanno anche porzioni di (acido desossiribonucleico, responsabile anche e non solo, dei caratteri ereditari degli esseri viventi) in un anello chiamato plasmidi. Un pezzo di DNA, che determina un tratto ereditario agli esseri viventi.
Come far crescere un BATTERIO:
La crescita di batteri è definita come un aumento della popolazione. Durante questa crescita, il raddoppio dei batteri deriva dalla sovrapposizione di tutti gli altri componenti, come il DNA, RNA e proteine.
Ogni 20 minuti, i batteri si replicano quando sono in condizioni ideali di , umidità, calore e nutrienti, e “cresce” (si duplica) secondo la seguente tabella sulla GENERAZIONE:
– Replicazione dei BATTERI MINUTI 0 =1 20 MINUTI =2 40 MINUTI =4 60 MINUTI =8 2 ORE =64 3 ORE =512 4 ORE =4096 5 ORE =32.768 6 ORE =262.144 7 ORE =2.097.152 8 ORE =16.777.216 9 ORE =134.217.728 10 ORE =10.73.741.829
Questa mostra come un singolo batterio può produrre una grande popolazione batterica in breve tempo. Il ciclo di crescita dei batteri prevede quattro fasi distinte:
1 – fase di latenza o adattati: in questa fase i batteri si adattano al nuovo ambiente. Ad esempio, se un batterio e’ in grado di digerire i grassi è posto in escrementi, ci vorrà tempo per adattarsi al nuovo substrato per riconoscerlo bene; quindi dovrà iniziare a produrre l’enzima specifico per digerire quegli escrementi. Così, la fase “di adattamento” (Lag) sarà lunga. Tuttavia, se i nostri batteri sono già in grado di digerire il grasso, significa che sono stati già adattati a quel cibo e, quindi, si moltiplicano rapidamente, con una fase di “ritardo” minima.
2 – Stage “Log” o esponenziale: In questa fase la crescita avviene ad un ritmo costante e può essere stimato da una specifica equazione. – Il valore di n può essere calcolato dalla seguente formula: n = t / tg, dove t è il tempo (in minuti) per la crescita e TG è il tempo o tempo di generazione necessario per raddoppiare il numero di cellule (in minuti). Il tempo di generazione varia a seconda del batterio e per gli stessi batteri varia a seconda delle condizioni ambientali (pH, temperatura, nutrienti, ecc). Quindi, se un batterio che ha il tempo di generazione di 15 minuti, per esempio, alla fine di 3 ore produrrà circa 4000 batteri. Questo, tuttavia, si verifica nelle condizioni ideali per la moltiplicazione. Se non vi è alcun elemento inerente l’ambiente adeguato, che causa i batteri al moltiplicarsi più lentamente, aumentando il tempo di generazione, il numero di batteri al termine del periodo di tempo sarà più breve.
3 – Fase stazionaria: in questa fase si ferma per limitare la propagazione di un fattore ambientale (nutrienti, per esempio). Così la popolazione rimane costante.
4 – fase calante: In questa fase il numero di batteri vivi comincia a diminuire, a causa della mancanza di condizioni di sopravvivenza nell’ambiente (mancanza di un adatto, nutriente essenziale, eccessiva acidità, sostanze tossiche escrete dai batteri stessi, ecc)
L’importanza della STRUTTURA per comprendere bene i microbi. Batteri sono molto piccoli. Nonostante le loro dimensioni mostrano un sorprendente grado di complessità naturale. Per l’apprendimento della struttura di un microbo e’ meglio comprendere come sono le loro funzioni. Molti batteri sono in grado di muoversi nel loro ambiente attraverso flagelli od appendici cellulari. Nel caso dei flagelli, il batterio ha una lunga e flessibile struttura a spirale modellata, il flagello che aiuta a spingere la soluzione attraverso il microbo. I Flagelli possono anche aiutare nella ricerca di condizioni di movimento favorevole o sfavorevole indirizzando i batteri in una direzione corretta;
La maggior parte dei batteri utilizza per riprodursi una scissione binaria che è semplice, ma ci sono quelli con modi complessi come riproduzione o formazione di cellule foglie di erba contenute nella alimentazione. Una riproduzione di un batterio simbionte, avviene dopo la clonazione dei loro geni, cioè, dopo aver fatto una copia del vostro DNA.
Come dividere, rendendo così la riproduzione asessuata. In realtà, in questo caso un batterio diventa due identiche copie di se stesso. Ma c’è un altro modo. Se l’ambiente è favorevole, questo processo raggiunge verificarsi in minuti ad ore, risultando in alcuni milioni di batteri, secondo la tabella precedente. Occasionalmente, quando un batterio tocca gli altri due danno origine ad un processo chiamato coniugazione, scambiando materiale genetico con l’altro e, generando così un nuovo tipo di batteri. La loro capacità di moltiplicazione è una delle loro caratteristiche più sorprendenti.
La maggioranza dei batteri dotati di motilità si muove grazie ai flagelli, appendici filiformi usate per la locomozione che sporgono all’esterno dalla membrana plasmatica e dalla parete cellulare.
I flagelli sono strutture proteiche, che sono costituite da monomeri di flagellina, rigide e sottili con diametro di circa 20nm e lunghezza fino a 15-20μm (circa 5 volte più lungo rispetto al corpo batterico).
I flagelli sono troppo sottili per essere direttamente visibili al microscopio ottico in campo chiaro, perciò devono essere sottoposti a speciali metodi di colorazione che ne aumentino lo spessore.
Si possono invece osservare senza ricorrere ad artefatti con il microscopio elettronico.
Il flagello è un organo di locomozione tipico dei batteri a forma cilindrica (bacilli).
A seconda del numero e della posizione di questi flagelli, i batteri si dividono in:
– Monotrichi (possiedono un solo flagello, ad una estremità)
– Anfitrichi (possiedono due flagelli, alle estremità)
– Lofotrichi (più flagelli ad un’estremità a formare un ciuffo)
– Peritrichi (più flagelli sparsi su tutta la superficie)
I flagelli – la cui lunghezza è compresa tra i 5 ed i 10 micrometri – hanno una struttura filamentosa e sono costituiti da subunità proteiche elicoidali contenenti flagellina (una proteina). Proprio grazie a queste proteine, che differeiscono da batterio a batterio per costituzione amminoacidica, i flagelli rappresentano degli organi di riconoscimento per il sistema immunitario umano (costituiscono il cosiddetto ANTIGENE H).
Il flagelo si puo dividere in tre parti:
– il filamento, che è la porzione sporgente
– un gancio, tramite il quale si attacca alla membrana plasmatica
– un corpo basale, che funge da ancoraggio alla membrana
All’interno del corpo basale viene generata l’energia necessaria a far muovere il flagello in senso antiorario od orario.
Il motore flagellare batterico è la versione in natura del motore elettrico e genera un movimento rotatorio che può arrivare fino a 30.000 giri al minuto. Il tutto consiste nell’assemblamento di una quarantina di proteine paragonabili ai componenti di un motore:
QUAL È il VERO RUOLO dei BATTERI
La funzione di base di un batterio è quello di riciclare i componenti di organismi viventi, trasformandoli in sostanze nutrienti chimici utilizzati dalle piante nella fotosintesi e la sintesi chimica e negli organismi viventi dei colpiti da varie cause. Batteri sono presenti nell’ambiente o come libere, che come comunità e membri di un complesso multispecie noto come. L’esistenza di biofilm sembra essere la condizione più comune.
Inoltre servono alla ricostruzione dei tessuti danneggiati, quindi sono indispensabili per mantenere ed ottenere la Perfetta Salute, ci facciamo del male se li distruggiamo, anche perché essi sono poliformici, assumono forma e funzione a seconda del “terreno”/matrice, che li ospita.
Elenco di principali ceppi di batteri anaerobici nell’ intestino
Tra i componenti del microbiota umano si elencano:
Acinetobacter calcoaceticus (commensale)
Alcaligenes faecalis (commensale)
Anaerobiospirillum (commensale)
Bacteroides fragilis (patogenico)
Bifidobacteria breve (probiotico)
Bifidobacteria infantis (probiotico)
Bifidobacteria longum (probiotico)
Candida albicans (commensale/patogenico, in certi casi, quanto non si ritrova con i suoi antagonisti)
Clostridium (detto impropriamente patogenico)
Enterococcus faecium (detto impropriamente patogenico)
Enterococcus fecalis (commensale)
Eubacterium nodatum (detto impropriamente patogenico)
Escherichia coli Nissle 1917 (probiotico)
Fusobacterium (detto impropriamente patogenico)
Lactobacillus acidophilus (probiotico)
Lactobacillus casei (probiotico)
Lactobacillus delbrueckii (probiotico)
Lactobacillus plantarum (probiotico)
Peptococcus (detto impropriamente patogenico)
Peptostreptococcus (detto impropriamente patogenico)
Plesiomonas shigelloides (detto impropriamente patogenico)
Porphyromonas gingivalis (detto impropriamente patogenico)
Ruminococcus (detto impropriamente patogenico)
Staphylococcus faecium (commensale)
Streptococcus salivarius thermophilus (commensale)
Aspergillus niger, Aspergillus oryzae, Bacillus coagulans, Bacillus lentus, Bacillus lincheniformis, Bacillus pumilus, Bacillus subtilis (non-antibiotic producing strains only), Bacteroides amylophilus, Bacteroides capillosus, Bacteroides ruminocola, Bacteroides suis, Bifidobacterium adolescentis, Bifidobacterium animalis, Bifidobacterium bifidum, Bifidobacterium infantis, Bifidobacterium longum, Bifidobacterium thermophilum, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus brevis, Lactobacillus bulgaricus, Lactobacillus casei, Lactobacillus cellobiosus, Lactobacillus curvatus, Lactobacillus delbruekii, Lactobacillus fermentum, Lactobacillus lactis, Lactobacillus plantarum, Lactobacillus reuterii, Leuconostoc mesenteroides, Pediococcus acidilacticii, Pediococcus cerevisiae (damnosus), Pediococcus pentosaceus, Propionibacterium freudenreichii, Propionbacterium shermanii, Saccharomyces cerevisiae, Streptococcus cremoris, Streptococcus diacetylactis, Streptococcus faecium, Streptococcus intermedius, Streptococcus lactis, Streptococcus thermophilus, oltre ad altri ceppi…
Neonati: Bifidobatteri differenti, si “alleano” per formare il primo “pan genoma”
Un gruppo di ricerca dell’Istituto di Bioscienze a Norwich (UK), ha dimostrato che diverse specie di Bifidobacterium popolano l’intestino dei neonati allattati al seno e che le loro interazioni con la dieta giocano un ruolo importante nella regolazione del microbiota che si instaura nel tratto enterico subito dopo la nascita.
Il primo periodo di vita di un neonato rappresenta un momento critico per l’interazione microbiota-ospite: la colonizzazione da parte di microrganismi “pionieri”, appena subito dopo la nascita, è il primo passo cruciale in questa relazione mutualistica. Tanto complesso è il microbiota di un adulto, tanto il tratto gastrointestinale di un neonato nato a termine è relativamente più semplice, essendo dominato principalmente dal Bifidobacterium.
La perdita di questi batteri durante la prima fase di vita può portare a conseguenze negative per la salute dell’ospite, inclusa una maggiore predisposizione a malattie autoimmuni/metaboliche.
I neonati allattati al seno tendono a conservare la dominanza del Bifidobacterium, mentre quelli alimentati con latte artificiale presentano una composizione microbica diversa.
Cosa aggiunge questo studio
Il latte materno contiene probiotici naturali, gli oligosaccaridi umani (HMO), che rappresentano la fonte di nutrimento dei batteri intestinali. La caratterizzazione genomica di 19 ceppi batterici, isolati da neonati allattati al seno, ha rivelato un’architettura genomica arricchita in geni del metabolismo dei carboidrati diversi da ceppo a ceppo, ma che collettivamente formano un unico “pangenoma” all’interno del gruppo di neonati.
Conclusioni
L’esperimento di cross-feeding ha permesso di dimostrare che il metabolismo degli HMO consente la condivisione di risorse, così da massimizzare il consumo di nutrienti dalla dieta ed evidenzia la cooperazione naturale tra ceppi di bifidobatteri e il loro ruolo di “specie fondatrici” nell’ecosistema neonatale.
Il comportamento delle comunità bifidobatteriche intra- ed inter-neonato potrebbe contribuire alla diversità e al dominio del Bifidobacterium nella prima fase di vita e suggerisce come indirizzare in futuro nuove diete e terapie basate sul microbiota, per promuovere la salute neonatale.
In un articolo – https://www.nature.com/articles/s41396-019-0553-2 – recentemente pubblicato su The ISME Journal, Melissa Lawson, Ian J. O’Neill e il loro gruppo di ricerca dell’Istituto di Bioscienze a Norwich (UK), hanno dimostrato che diverse specie di Bifidobacterium popolano l’intestino dei neonati allattati al seno e che le loro interazioni con la dieta giocano un ruolo importante nella regolazione del microbiota che si instaura nel tratto enterico subito dopo la nascita.
I ricercatori, allo scopo di indagare le interazioni della comunità bifidobatterica nella prima fase della vita, hanno analizzato i profili genomici microbici di campioni fecali di tre neonati sani nati a termine (coetanei, nati da parto vaginale e allattati al seno), mediante il sequenziamento dell’RNA ribosomale 16S.
In generale, il microrganismo prevalente si è rivelato il Bifidobacterium.
Dal momento che i test fenotipici effettuati hanno suggerito differenze a livello di specie, gli autori hanno eseguito un sequenziamento genomico comparativo su tutti e 19 i ceppi bifidobatterici.
I risultati mostrano tre principali gruppi filogenetici: il Bifidobacterium longum, il Bifidobacterium breve e il Bifidobacterium pseudocatenulatum.
In seguito, sono state caratterizzate le ORFs (Opening Reading Frames) di ciascun genoma ottenuto. I cluster maggiormente rappresentati sono quelli del metabolismo dei carboidrati e del trasporto cellulare. Gli enzimi addetti all’idrolisi dei carboidrati glicosilati o glicani sono le idrolasi (GH). Un totale di 39 diverse famiglie di GH sono state isolate nei ceppi di Bifidobacterium, 62 singoli geni soltanto nel Bifidobacterium pseudocatenulatum.
Il GH predominante in tutte le specie è il GH13, che fa parte di una famiglia di enzimi che idrolizza questi carboidrati nelle piante.
Tra le famiglie di Bifidobacterium capaci di utilizzare gli HMO come alimento, come il B. infantis, il B. breve, il B. longum e il B. pseudocatenulatum, le specie ritrovate nei campioni sono stati il B. infantis e il B. longum.
Dopo il lattosio, gli HMO rappresentano il secondo carboidrato più abbondante nel latte materno: principalmente il 2’fucosilattosio (2’FL) e il latto-N-neotetraosio (LNnT).
Su 19 ceppi, 9 utilizzavano il 2’FL e 12 il LNnT. Il B. pseudocatenulatum era in grado di metabolizzare solo il 2’FL, mentre il B. infantis e il B. longum entrambi. Quindi, l’utilizzo degli HMO come fonte di energia dipende dal tipo di HMO e dal ceppo batterico.
All’interno di una singola comunità batterica le diverse specie di Bifidobacterium coesistono.
Con l’obiettivo di capire se specifici ceppi del neonato potessero influenzare la crescita dei ceppi “vicini di casa”, gli autori hanno sviluppato dei terreni di coltura ottenuti da batteri produttori e non produttori di enzimi degradatori di HMO. Questi terreni condizionati sono stati poi utilizzati in esperimenti di “cross-feeding”, cioè sono stati usati per alimentare ceppi incapaci di degradare HMO, all’interno della stessa comunità. Il terreno condizionato ottenuto dal B. pseudocatenulatum supporta la crescita per esempio del B. longum, all’interno però dell’organismo di uno stesso neonato.
Per indagare la presenza di potenziali prodotti di degradazione degli HMO, gli autori si sono avvalsi della tecnica di spettroscopia H-NMR che permette di identificare molecole metaboliche in esperimenti di cross-feeding. Ad esempio, B. longum in seguito al metabolismo del 2’FL genera acetato e formiato (un intermedio del metabolismo del lattosio). Invece, i metaboliti derivanti dalla degradazione del LNnT, sempre ad opera del B. longum, sono ricchi in acetato (SCFA derivante dal metabolismo del formiato), e in etanolo.
Diverse specie di Bifidobacterium, quindi, sono gli “attori” protagonisti del microbiota nella prima fase della vita e nello sviluppo di un neonato sano. Queste specie sono però caratterizzate da differenze a livello fenotipico e genotipico; nel loro insieme contribuiscono a una relazione cooperativa tra la dieta del neonato allattato al seno e la primissima popolazione di Bifidobacterium che colonizza il suo intestino.
Gli HMO rappresentano infatti la principale fonte di energia del latte materno, anche se il bambino non è ancora in grado di digerirli. Proprio questa è la funzione delle popolazioni di Bifidobacterium e dei loro enzimi.
Questo studio ha dimostrato come diverse specie di Bifidobacterium derivanti da uno stesso neonato possano essere equivalenti da un lato, ma avere capacità diverse nel metabolismo degli HMO dall’altro.
Il Bifidobacterium, quindi, agisce certamente da microrganismo “pioniere”, promuovendo il massimo consumo dei nutrienti contenuti nel latte materno. L’identificazione completa delle interazioni microbiota-ospite, relative alla dieta di un neonato, sarà importante per riuscire a sviluppare strategie capaci di promuovere una prima fase della vita sana.
Tratto da:
https://microbioma.it/pediatria/neonati-bifidobatteri-differenti-si-alleano-per-formare-il-primo-pangenoma
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MICROBIOTA INTESTINALE DEL NEONATO E DEL BAMBINO: IL RUOLO DEI BIFIDOBATTERI
Ai tanti pregi conosciuti del Latte Materno se ne aggiunge un altro.
Il sistema immunitario della madre reagisce “migliorando” la capacità protettiva del latte se esposta, con il bambino a batteri durante il periodo dell’allattamento.
Non solo dunque il latte materno protegge contro le infezioni stimolando l’immaturo sistema immunitario del bebe’, ma è il latte stesso che si rafforza nelle sue qualità, se la madre e’ esposta a problemi si salute durante l’allattamento.
Si tratta di conclusioni tratte dopo lo studio dell’immunologa Dani-Louise Brian dell’Universita’ Flinders di Adelaide, presentato alla conferenza della Societa’ australiana per la ricerca medica in corso a Adelaide, durante il quale sono state prese in esame 99 madri che allattavano. L’immunologa ha osservato che il latte prodotto quando il bebe’ e’ infettato con un virus respiratorio contiene una maggiore quantita’ di fattori protettivi di quando il piccolo e’ sano.
Nella ricerca, sono stati analizzati campioni di latte di 36 madri i cui piccoli erano stati ricoverati in ospedale con bronchiolite causata da virus respiratorio, e di altre 63 madri con bambini in buona salute.
Secondo la Bryan, la probabile spiegazione e’ che l’esposizione del bebe’ all’infezione faccia scattare una risposta immunitaria nella madre, il che a sua volta altera la composizione del latte.
”Abbiamo trovato che anche nell’assenza di sintomi clinici di malattia nella madre, il latte del seno cambia ugualmente le sue caratteristiche con l’esposizione alla malattia del piccolo. Il cambiamento principale consiste in una crescita massiccia del numero di leucociti nel latte che viene succhiato”, ha spiegato. Lo studio suggerisce che l’esposizione a patogeni da parte della madre puo’ migliorare le qualita’ terapeutiche del suo latte. I risultati non sono solo un’ulteriore conferma dei benefici dell’allattamento al seno, ma costituiscono un importante passo avanti verso l’ottenimento di latti artificiali per il biberon con formule di migliore qualità che non deprimano la capacità immunitaria del bambino, nei casi in cui le madri non sono in grado di allattare o scelgono di non farlo.
Tratto da: italiasalute.it
Commento NdR: quindi NON fate NESSUN vaccino ai vostri neonati….
Influenza stagionale/invernale: il colostro è più efficace del Vaccino soprattutto quando si allatta fino ai 3 anni….
Estratto da: Gazzetta Medica Italiana — Archivio per le Scienze Mediche, 2005, Vol.164, N. 3,
Prevenzione di episodi influenzali con colostro in confronto con la vaccinazione
M.R. CESARONE, G. BELCARO, U. CORNELLI, A. DI RENZO, F. MUCCI, M. DUGALI, M. CACCHIO, M. CORNELLI, R. ADOVASIO, F. FANO, A. LEDDA, A. RICCI, S. STUARD, G. VINCIGUERRA
Una mela trasporta circa 100 milioni di batteri – che è una buona cosa – 25/07/2019
By John Anderererer – Lo studio è pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Microbiology
GRAZ, Austria – Come va il vecchio detto? “100 milioni di batteri al giorno terranno lontano il medico ?” Sembra giusto.
Un nuovo studio rivela che una tipica mela da 240 g contiene circa 100 milioni di batteri, soprattutto nei semi e nella pelle. Mentre questo può sembrare un po ‘off-putting in un primo momento, i ricercatori dicono che quando si tratta di salute intestinale, più batteri sono, meglio è.
Inoltre, i ricercatori dell’Università di Tecnologia di Graz affermano che le mele biologiche contengono una quantità di batteri ancora maggiore rispetto alle mele convenzionali, rendendole potenzialmente più sane, più gustose e migliori per l’ambiente.
“I batteri, funghi e virus presenti nel nostro cibo colonizzano transitoriamente il nostro intestino”, spiega in un comunicato il professor Gabriele Berg, autore senior dello studio:
vedi:
https://www.eurekalert.org/pub_releases/2019-07/f-aac072219.php :
“Cucinare uccide la maggior parte di questi, quindi frutta cruda e verdura sono fonti particolarmente importanti di microbi intestinali”.
Berg e il suo team si sono impegnati a trovare la migliore fonte di frutta per i microbi benefici dell’intestino, così hanno deciso di puntare su uno dei frutti più popolari in tutto il mondo: la mela.
“Nel 2018 sono state coltivate 83 milioni di mele e la produzione continua ad aumentare”, afferma Berg. “Ma mentre studi recenti hanno mappato il loro contenuto di funghi, i batteri presenti nelle mele sono meno conosciuti”.
I ricercatori hanno analizzato e confrontato i livelli di batteri nelle mele regolarmente acquistate al supermercato e in quelle biologiche. Ogni mela è stata scomposta e analizzata pezzo per pezzo, cioè, stelo, buccia, semi, ecc.
Entrambi i tipi di mele mostravano generalmente la stessa quantità di batteri – 100 milioni, per lo più nel cuore della mela.
Ad esempio, se si rimuove il torsolo, la conta batterica di una tipica mela scende fino a 10 milioni.
Tuttavia, le mele biologiche e quelle lavorate differiscono per quanto riguarda la varietà di batteri. Le mele biologiche presentavano comunità batteriche molto più diverse tra loro rispetto ai normali campioni. Questo è degno di nota perché quando si tratta di salute intestinale, la diversità è ancora più importante della quantità.
“Le mele appena raccolte, gestite biologicamente, ospitano una comunità batterica molto più diversificata, più omogenea e distinta rispetto a quelle convenzionali”, spiega Berg. “Questa varietà e questo equilibrio dovrebbero limitare la crescita eccessiva di qualsiasi specie, e studi precedenti hanno riportato una correlazione negativa tra l’abbondanza di patogeni umani e la diversità microbica dei prodotti freschi”.
Inoltre, è stato dimostrato che le mele biologiche contengono solo Lactobacilli, un probiotico abbastanza noto. Le mele convenzionali, d’altra parte, contenevano batteri noti per ospitare gli agenti patogeni. Il team di ricerca dice anche che le mele biologiche contengono molto di più di un batterio specifico, il metil batterio, noto per migliorare la qualità del sapore della frutta.
Questi risultati si sposano bene con un altro recente studio che ha scoperto che le comunità fungine tra le mele biologiche erano molto più diverse rispetto alle mele normali coltivate con l’uso di pesticidi.
Berg e il suo team dicono che un giorno le informazioni sui microbiomi di frutta e verdura possono essere prontamente disponibili come le informazioni nutrizionali più tradizionali.
Anche il feto è dotato di batteri intestinali.
I risultati indicano un potenziale per migliorare la crescita prematura e il sistema immunitario durante la gravidanza ad alto rischio.
Uno studio sull’uomo e sui topi ha mostrato che un feto ha il suo microbioma, o comunità di batteri che vivono nell’intestino, che sono noti per svolgere un ruolo importante nel sistema immunitario e nel metabolismo. I ricercatori hanno anche confermato che il microbioma fetale viene trasmesso dalla madre. Questi risultati aprono la porta a possibili interventi durante la gravidanza per stimolare il microbioma fetale quando è previsto un parto prematuro, per aiutare il bambino a crescere più velocemente ed essere meglio attrezzato per tollerare il rischio di infezione nella prima infanzia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista JCI Insight.
“Il nostro studio dimostra chiaramente che un microbioma complesso viene trasmesso dalla madre al feto”, afferma l’autore principale Patrick Seed, MD, PhD, direttore associato di ricerca di base delle scienze di base presso lo Stanley Manne Children’s Research Institute di Ann & Robert H. Lurie Children’s Hospital di Chicago e professore di ricerca di pediatria, microbiologia e immunologia presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University. “A differenza di altri studi che si basano solo sul sequenziamento del DNA di prossima generazione, convalidiamo i nostri risultati di sequenziamento con tecniche di microscopia e coltura, per risolvere una controversia vecchia di decenni sull’esistenza di un microbioma fetale. Ora possiamo cercare modi per stimolare lo sviluppo del sistema immunitario fetale e il metabolismo stimolando il microbioma della madre.
Si stima che il microbioma umano sia costituito da oltre un miliardo di batteri in una sola persona, con un numero di cellule microbiche 10 volte maggiore rispetto ad una cellula umana. La ricerca ha stabilito che le caratteristiche specifiche del microbioma svolgono un ruolo causale in obesità, allergia, asma, diabete, malattie autoimmuni, depressione e una varietà di tumori.
“Stabilire un microbioma dinamico nel feto ci porta a sospettare che un’esposizione controllata ai microbi formi lo sviluppo del sistema immunitario e del metabolismo”, afferma Dr Seed. “Abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per comprendere meglio i meccanismi coinvolti e come possiamo intervenire per migliorare la salute dei bambini all’inizio della vita e oltre.”
Materiale fornito dall’ospedale pediatrico Ann & Robert H. Lurie di Chicago.
Uno studio della Columbia University ha trovato nei bambini una relazione tra avversità vissute nella prima fase della vita e aumento di sintomi gastrointestinali (la vitamina K1 – sintetica – ed i successivi Vaccini sono traumi molto gravi per il neonato), che a loro volta possono avere delle conseguenze sul cervello e sul comportamento durante l’età adulta.
Lo studio è stato pubblicato online il 28 marzo (2019) nella rivista Development and Psychopathology.
“Una ragione frequente per cui I bambini finiscono dal dottore, è quella di disturbi intestinali”, ha detto Nim Tottenham, un professore di psicologia alla Columbia e primo autore dello studio: “Le nostre scoperte indicano che i sintomi gastrointestinali nei bambini potrebbero essere un semaforo rosso per futuri problemi emozionali collegati alla salute”.
Gli scienziati hanno da tempo notato il forte collegamento esistente tra le viscere e il cervello.
Una precedente ricerca ha dimostrato che nel 50% degli adulti con la sindrome del colon irritabile, veniva riscontrata una storia di trauma o abuso, con il doppio della prevalenza rispetto a quelli senza.
“Quale ruolo il trauma abbia avuto nella crescente vulnerabilità sia a sintomi gastrointestinali che di salute mentale, si nota bene negli adulti, ma questo è raramente studiato nei bambini “, ha detto l’autrice capo dello studio Bridget Callaghan, che ha un ruolo di ricerca post dottorato nel dipartimento di psicologia della Columbia
In aggiunta, ha detto la dottoressa, degli studi sugli animali hanno dimostrato che i cambiamenti indotti da avversità, nel microbiota dell’intestino – ovvero la comunità dei batteri nel corpo che regola tutto dalla digestione alla funzione del sistema immunitario – influenzano lo sviluppo neurologico, ma su questo non si sono fatti degli studi sugli umani.
“Il nostro studio è tra i primi che collegano la perturbazione del microbiota gastrointestinale del bambino, all’attività cerebrale in regioni associate alla salute mentale, questo quando il trauma sia stato attivato da una avversità vissuta nei primissimi tempi di vita“, ha detto Callaghan.
I ricercatori si sono concentrati sullo sviluppo in bambini che hanno vissuto estrema privazione psicosociale, causata da assistenza istituzionale prima della adozione internazionale. La separazione di un bambino da un genitore è noto che negli umani sia un potente fattore che predice problematiche sulla salute mentale.
Quella esperienza, quando viene rimodellata su roditori, induce paura e ansia, blocca lo sviluppo neuronale ed altera le comunità microbiche per tutta la vita.
I ricercatori hanno attinto dai dati di 115 bambini adottati da orfanotrofi o case accoglienza all’età di ca due anni e da quelli di 229 bambini cresciuti da genitori biologici
I bambini con disagi in precedenti accudimenti, hanno mostrato maggiori livelli di sintomi che riguardano: mal di stomaco, costipazione, vomito e nausea.
Dal campione degli adottati, i ricercatori hanno quindi selezionato 8 partecipanti dai 7 ai 13 anni, dal gruppo relativo a coloro con avversità ed altri 8 dal gruppo relativo a genitori biologici.
Tottenham e Callaghan hanno poi raccolto informazioni sul comportamento, campioni di feci ed immagini del cervello di tutti i bambini. Hanno usato la sequenza genetica per identificare i microbi presenti nei campioni di feci ed esaminato l’abbondanza e diversità di batteri in ogni sostanza fecale del partecipante.
I bambini con una storia di disfunzioni di accudimento nei primi anni di vita, avevano molto distintamente microbioti intestinali diversi rispetto a quelli cresciuti dalla nascita da genitori biologici. Scansioni del cervello dei bambini, hanno anche mostrato che gli schemi dell’attività cerebrale erano correlati a certi batteri. Per esempio, i bambini cresciuti dai genitori avevano una crescente diversità del microbiota intestinale e questo è collegato alla corteccia prefrontale , una regione del cervello che aiuta a regolare le emozioni.
“E’ troppo presto per dire qualcosa di conclusivo, ma il nostro studio indica che i cambiamenti nel microbiota intestinale, associati ad avversità, sono in relazione alla funzione cerebrale, incluse differenze nelle regioni del cervello associate con il processo emotivo”, ha detto Tottenham, che è un esperto sullo sviluppo emozionale
E’ necessaria piu’ ricerca, ma Tottenham e Callaghan credono che il loro studio aiuti a colmare una lacuna importante nella letteratura.
“Studi sugli animali ci dicono che gli interventi dietetici e i probiotici, possono manipolare il microbiota intestinale e migliorare gli effetti sul sistema nervoso centrale, effetti causati dalle avversità, specialmente durante i primi anni di vita quando il cervello in sviluppo e il microbiota sono piu’ plastici. “ ha detto Callaghan.
“E’ possibile che questo tipo di ricerca ci aiuti a conoscere come e se intervenire al meglio negli esseri umani e quando”
Callaghan e Tottenham attualmente stanno lavorando su uno studio a scala maggiore di 60 bambini a New York City, per vedere se le loro scoperte possono essere replicate.
Fonte:
Traduzione: M.Cristina Bassi per: thelivingspirits.net
Reference: Callaghan, B.L., Fields, A., Gee, D. G., Gabard-Durnam, L., Caldera, C., Humphreys, K. L., Tottenham, N. (undefined/ed). Mind and gut: Associations between mood and gastrointestinal distress in children exposed to adversity.
Development and Psychopathology, 1–20. https://doi.org/10.1017/S0954579419000087
Batteri per immunizzare
https://newatlas.com/gut-bacteria-microbiome-virus-infection-immune-brain-degeneration/60623/
vedi: Trapianti di Batteri – Feci e Fermenti + Fermenti, macrofagi, infiammazione
– Elenco Batteri nell’apparato Digerente
– COPROTERAPIA (assunzione di feci selezionate)
-Sindrome della permeabilita’ intestinale ed autismo
– Il Thimerosal dei vaccini distrugge e/o altera la flora intestinale essendo una sostanza altamente tossica
https://www.britannica.com/science/human-microbiome#ref1126185
I ricercatori hanno eseguito esperimenti su 21 donne volontarie sane. Le 21 pazienti sono state sottoposte a tre sessioni di un minuto di esposizione a raggi ultravioletti in tutto il corpo per una settimana.
Durante tutto il trattamento venivano prelevati campioni di feci e venivano analizzati i batteri intestinali. Venivano inoltre prelevati campioni di sangue per analizzare i livelli di vitamina D.
I ricercatori scoprivano che l’esposizione della pelle ai raggi ultravioletti aumentava in maniera significativa la diversità microbica intestinale e questo accadeva solo in quelle persone che non avevano assunto integratori di vitamina D nel corso degli esperimenti.
Come spiega Bruce Vallance, ricercatore dell’Università della British Columbia che ha condotto lo studio, l’esposizione ai raggi UVB aumentava la ricchezza e l’uniformità del microbioma dei soggetti. Prima dell’esposizione ai raggi, le donne che non assumevano integratori mostravano un microbioma intestinale meno diversificato rispetto alle donne che già assumevano integratori di vitamina D.
Tra i batteri che aumentavano di più c’erano i Lachnospiraceae, un genere di batteri già precedentemente collegato alla vitamina D.
https://notiziescientifiche.it/esposizione-a-luce-del-sole-puo-modificare-microbioma-intestinale/
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Il tratto gastro-intestinale, nel suo insieme, è uno tra gli organi più specializzati del corpo umano e rappresenta la più ampia area di contatto corporea con il mondo esterno, con un “estensione” di circa 400 m2.
Esso svolge due azioni fondamentali: è una barriera verso gli agenti patogeni esterni, ed è un filtro selettivo deputato all’assorbimento delle sostanze nutritive. Preservare e/o ripristinare le ottimali condizioni di funzionalità e integrità strutturale () di questo delicatissimo ecosistema cellulare è di capitale importanza per il mantenimento in buona salute della persona.
Lo studio – firmato dal Dott. Diego Cardani, dal titolo “” e pubblicato su Inflammation and Cell Signaling (Vol. 1 N° 5; 2014 pp. 254-261), rivista peer-reviewed del Gruppo Editoriale NATURE – ha ora esaminato e portato alla luce gli effetti sinergici dell’associazione tra il Colostro Bovino e il succo di Noni.
E’ nota fin dai primi anni del secolo scorso l’importanza dell’utilizzo nutrizionale di specifici ceppi batterici allo scopo di migliorare la funzionalità intestinale, e a questa evidenza si è aggiunta, recentemente, la scoperta delle proprietà immunomodulanti dei ceppi probiotici. Per entrambe queste funzioni è indispensabile la corretta interazione del microbiota con l’epitelio intestinale e il sistema immunitario ad esso associato.
L’integrazione alimentare mirata può rappresentare un valido strumento di protezione e ripristino dell’area intestinale, attraverso l’azione protettiva di sostanze di origine naturale tra le quali il Colostro Bovino (CB) e il succo di Morinda Citrifolia, pianta comunemente conosciuta come Noni, che è un prodotto naturale a base di colostro bovino liofilizzato con tecnica freeze-drying e di Noni, nome di origine Polinesiana della Morinda citrifolia, una pianta officinale della famiglia delle Rubiaceae, e grazie all’attività sinergica dei suoi principi attivi naturali aiuta a proteggere il tratto gastro-intestinale preservandone la funzionalità, con una formulazione orosolubile innovativa, a rapida azione, i cui componenti attivi sono altamente biodisponibili per l’organismo, rendendolo indicato sia per gli adulti quanto per i bambini.
L’ alimentazione scorretta, stili di vita non ottimali, stress, stati patologici o terapie farmacologiche, sono fattori che si ripercuotono direttamente o indirettamente sul tratto gastro-intestinale, determinando un’alterazione della funzionalità della mucosa e del microbiota intestinale.
Una dieta corretta rappresenta sicuramente il primo passo necessario per un miglioramento delle condizioni, sia funzionali sia strutturali, del tratto gastro-intestinale.
articolo pubblicato su “Nature Communications”
SCOPERTA INTERESSANTE
Il ceppo batterico B. bifidum MIMBb75 I ricercatori hanno scoperto la sensazionale efficacia di tale ceppo, indagando l’influenza dei bifidobatteri sulla sindrome del colon irritabile. Il team di scienziati ha rilevato che il ceppo batterico B. Bifidum MIMBb75, unico nel suo genere, è in grado di lenire in misura significativa i sintomi della sindrome del colon irritabile. I ricercatori hanno rilevato che grazie alla terapia per il , con questo batterio, anche la qualità della vita dei soggetti interessati migliora notevolmente. I risultati sono stati talmente clamorosi, che lo studio è ormai una delle ricerche scientifiche più citate al mondo nel campo della gastroenterologia. Banca dati dei microorganismi http://gcm.wfcc.info/
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Precisazione sul Nome Fermenti lattici:
Vengono chiamati fermenti lattici, perche il prodotto di degradazione principale è l’acido lattico. Questa sostanza si ricava dalla fermentazione di zuccheri di varia origine (anche le fibre e il cotone come il lino sono composti da zuccheri). Il latte non c’entra nulla ! Il fatto che alcuni batteri vengano usati per trasformare gli zuccheri del latte in acido lattico producendo quello che noi chiamiamo yogurt ha creato questo fraintendimento.
Per iniziare in modo chiaro a parlare di fermenti lattici è importante una premessa
Il microbiota/microbioma intestinale è l’insieme della che occupa la parte e da qualche tempo se ne parla come qualcosa che potrebbe rivoluzionare i concetti di salute e “malattia”.
Le nuove conoscenze sul microbiota sono state al centro di una sessione di NutriMI – VIII Forum di Nutrizione Pratica, tema discusso il 3 ed il 4 aprile 2016 a Milano, e gli organizzatori del workshop hanno spiegato che: “Si tratta, in realtà, di un organo nell’organo.
Al momento, infatti, si sono conteggiate circa 800 specie presenti, 700 ceppi e 55 famiglie: la maggior parte delle quali in stretto legame con l’attività . Un insieme di microrganismi e virus che pesa all’incirca 1,5 chilogrammi e che oggi la comunità scientifica ritiene coinvolto nei meccanismi di insorgenza di diverse malattie”. Se si pensa che il patrimonio dei nostri è costituito da oltre 3 milioni di geni esistenti da 5 miliardi di anni, e che l’homo sapiens è comparso sul pianeta da solo circa 200.000, l’idea che il microbiota intestinale rappresenti un “super-organismo” non appare così remota.
Il microbiota è infatti composto da un numero di batteri che sono 6 volte il totale delle cellule che compongono l’intero corpo umano e da almeno 4 milioni di tipi di batteri diversi. Un mondo dentro di noi che ha diverse funzioni, che vanno dalla (demolecolizzazione) di alcuni nutrienti alla difesa dell’organismo, dalla sintesi di vitamine alla regolazione dell’attività del Microbioma.
Giovanni Gasbarrini, presidente della Fondazione Ricerca in Medicina Onlus è convinto che potenzialmente tutte le malattie possono dipendere dall’alterazione – per eccesso o per difetto – dei batteri che compongono la batteriflora intestinale, “ma oggi siamo sicuri che ciò accada nei pazienti diabetici, negli obesi, nei soggetti che soffrono di sindrome metabolica, intolleranze alimentari e malattie infiammatorie croniche intestinali”.
Il 3 marzo il ha pubblicato lo studio “Interplay of host microbiota, genetic perturbations, and inflammation promotes local development of intestinal neoplasms in mice” nekl quale un team di ricercatori statunitensi evidenzia un legame tra l’alterazione della flora intestinale e un maggiore rischio di sviluppare il cancro del colon retto. I ricercatori, eseguendo test su topi transgenici, stanno cercando do capire quale relazione esista tra i batteri intestinali e queste malattie e dicono che “Fattori non genetici contribuiscono allo sviluppo di SP (: polipi seghettati) e suggeriscono che lo sviluppo di questi tumori intestinali nell’intestino cieco è guidato dall’interazione tra cambiamenti genetici nell’ospite, una risposta , ed una specifica microflora dell’ospite”. Sembra chiaro un nesso di causa-effetto: l’alterazione del microbiota sarebbe la causa di queste malattie nei soggetti geneticamente predisposti.
Al workshop del 3 aprile 2014 al NutriMI – VIII Forum si parlerà anche del ruolo del microbiota nell’insorgenza dell’obesità ed Anna Tagliabue, direttrice del Centro di nutrizione umana e disturbi del comportamento alimentare dell’università di Pavia, anticipa che “Nell’ultimo decennio il microbiota ha suscitato un crescente interesse come fattore ambientale in grado di influenzare la predisposizione verso l’obesità. Questa ipotesi deriva da alcune ricerche americane che, dieci anni fa, hanno descritto le differenze esistenti tra la flora intestinale di topi geneticamente obesi e topi magri e gli effetti ingrassanti derivanti dal trapianto di microbiota di topi obesi in animali privi di batteri. Resta da capire se le variazioni della microflora intestinale siano una della cause ambientali di sovrappeso e obesità oppure se siano la conseguenza dell’alimentazione sbilanciata che accompagna lo sviluppo dell’eccesso ponderale. vedi: Il workshop e’ stato completato dall’intervento di Michele Guarino, ricercatore dell’Unità operativa di gastroenterologia del Campus biomedico di Roma che ha illustrato la correlazione tra le alterazioni del microbiota e l’insorgenza della sindrome dell’. Tratto da: greenreport.it
Journal of Experimental Medicine
Perfetto polimorfismo svelato
Ecco la prova che i micobatteri possono apparire in diverse sembianze, come bacilli, cocchi, vibrioni, spirilli, spirochete, spore…
Queste info continuano a sbalordire medici, infettivologi, virologi …
Per scaricare gli allegati dei miei dossier (By Giancarlo Luzzi) in un colpo solo … non perdeteveli !
https://www.wetransfer.com/downloads/367b55851a848337bf3e5402243f272820140521200230/85170ada06fcf6d966458b1e5dd677f920140521200230/88efa1
Secondo pacchetto da scaricare. Stupendo !
https://www.wetransfer.com/downloads/5cb6d2e4ce4446ee0b6e17357f69df4220140522094204/6c9470058ec4a8edced48026b3136cab20140522094204/2712da
Microbioma, Flora – Bibliografia utile
Meinungsforschungsunternehmen FORSA im Auftrag der ABDA – Bundesvereinigung Deutscher Apothekerverbände (2015): 7 von 10 Bundesbürgern leiden gelegentlich unter Magen-Darm-Beschwerden.
https://www.abda.de/pressemitteilung/7-von-10-bundesbuergern-leiden-gelegentlich-unter-magen-darm-beschwerden/
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Vedi anche: Batteri autoctoni – 2 + Batteri autoctoni – 3