BIOFEEDBACK – Tradotto alla lettera significa ” Nutrizione Biologica di ritorno”.
In realta’ questa tecnica non utilizza alimenti, ma degli apparecchi elettronici che riproducono la pressione arteriosa od il battito del cuore in modo sonoro o visivo e quindi riuscire a modificarli con la volontà. In vari paesi del mondo, nei centri specializzati, con queste apparecchiature, si aiutano pazienti a governare il ritmo cardiaco, togliere cefalee, rilassarsi, ecc.
Il BFB è stato definito come quel sistema che permette all’individuo di venire a conoscenza di eventi interni (tensione muscolare, battito cardiaco, temperatura, ecc.) tramite informazioni sensoriali, cioè visive e/o acustiche. Negli anni 20 e 30 alcuni ricercatori dimostrarono che si può registrare l’attività elettrica di un muscolo con degli elettrodi e che tali risposte elettriche corrispondono all’attività del muscolo stesso; è quindi una tecnica terapeutica che utilizza una strumentazione elettronica e computerizzata per indicare alla persona, attraverso l’uso di segnali visivi e/o acustici (definiti feedback o informazioni di ritorno), l’andamento di alcuni suoi eventi fisiologici (grado di contrazione dei muscoli, livello di sudorazione delle palme della mani e dei piedi, frequenza cardiaca, temperatura periferica, ampiezza e frequenza della respirazione, ecc.).
“I due scopi principali relativi all’applicazione di questa tecnica sono:
1 – valutare l’andamento normale o patologico degli eventi fisiologici analizzati;
2 – ripristinare il normale andamento di questi eventi attraverso l’addestramento della persona a controllarli servendosi dei segnali visivi e/o acustici che gli vengono presentati.
Il Biofeedback rappresenta quindi una tecnica di apprendimento molto funzionale, sia per acquisire in tempo reale ed utilizzare coscientemente nuove, continue e proporzionali informazioni necessarie per imparare a controllare eventi fisiologici interni altrimenti involontari o non percepibili, sia per osservare, analizzare e valutare l’andamento dell’apprendimento stesso e degli sforzi effettuati per approssimarsi sempre più all’obiettivo stabilito.
Le indagini psicofisiologiche effettuate con il biofeedback permettono anche di ricavare, in tempo reale, una serie d’informazioni utili al terapeuta per impostare il trattamento”. Tratto da: studiopsicoterapiabonaventura.it
I principali tipi di biofeedback utilizzati in ambito clinico sono quattro:
1 – il Biofeedback Elettromiografico (EMG)
“In riabilitazione, il BFB-EMG permette al paziente di conoscere e controllare l’entità dell’attività di un gruppo muscolare grazie ad elettrodi che ne registrano l’attività elettrica e che, contemporaneamente, la trasformano in segnali visivi e acustici (feedback).
Per questo motivo nel nostro presidio tale metodica viene frequentemente applicata all’esercizio terapeutico poiché tramite i segnali emessi dall’apparecchio di BFB-EMG il paziente può aumentare, ridurre o modulare l’attivazione muscolare in tempo reale durante la seduta”. Tratto da: starbenekr.it
2 – il Biofeedback Elettrodermico (EDA)
“L’attività elettrodermica (EDA) è maggiormente misurata come resistenza elettrica cutanea, o, meglio, conduttanza (ossia quanto il passaggio di corrente viene favorito). L’attività conduttiva della pelle (SCA) è dovuta all’apertura delle ghiandole sudoripare che diminuiscono la resistenza al passaggio della corrente attraverso il derma. La misura si ottiene con l’applicazione di una piccola tensione con elettrodi sulla superficie esterna delle dita e la misura della corrente erogata. Anche qui non si misura direttamente l’attività delle ghiandole sudoripare, ma l’effetto indiretto sulla conduttanza”. Tratto da: Wikipedia.org
3 – il Biofeedback Cardiaco
“La frequenza cardiaca può essere definita come il numero medio di battiti cardiaci al minuto.
In realtà, il tempo che intercorre fra un battito cardiaco e l’altro, non è costante, ma cambia in continuazione. La HRV (variabilità cardiaca) è la naturale variabilità della frequenza cardiaca in risposta a fattori quali il ritmo del respiro, gli stati emozionali, lo stato di ansia, stress, rabbia, rilassamento, pensieri, ecc.
In un cuore sano, la frequenza cardiaca risponde velocemente a tutti questi fattori, modificandosi a seconda della situazione, per meglio far adattare l’organismo alle diverse esigenze che l’ambiente continuamente ci sottopone. Quindi, in generale, un individuo sano mostra una buon grado di variabilità della frequenza cardiaca, cioè un buon grado di adattabilità psicofisica alle diverse situazioni.
La HRV e’ correlata all’interazione fra il Sistema Nervoso Simpatico e Parasimpatico.
In particolare, il Sistema Nervoso Simpatico, quando viene attivato, produce una serie di effetti quali: accelerazione del battito cardiaco, dilatazione dei bronchi, aumento della pressione arteriosa, vasocostrizione periferica, dilatazione pupillare, aumento della sudorazione; quindi, il Sistema Simpatico e’ la normale risposta dell’organismo a una situazione di allarme, lotta, stress.
Al contrario, il Sistema Nervoso Parasimpatico (chiamato anche Attività Vagale), quando viene attivato, produce un rallentamento del ritmo cardiaco, un aumento del tono muscolare bronchiale, dilatazione dei vasi sanguigni, diminuzione della pressione, rallentamento della respirazione che diventa più calma e profonda, aumento del rilassamento muscolare, mani e piedi diventano più caldi; il Sistema Parasimpatico rappresenta la normale risposta dell’organismo ad una situazione di calma, riposo, tranquillità ed assenza di pericoli e stress. Il nostro corpo, in ogni momento, si trova in una situazione determinata dall’equilibrio o dalla predominanza di uno di questi due sistemi nervosi.
La capacità dell’organismo di modificare il proprio bilanciamento verso l’uno o l’altro sistema, e’ molto importante ed e’ un meccanismo fondamentale che tende all’equilibrio dinamico dell’organismo sia dal punto di vista fisiologico che psicologico. Da ciò la grande importanza di avere uno strumento in grado di valutare lo stato relativo del Sistema Nervoso Simpatico e Parasimpatico.
Il biofeedback della variabilità cardiaca consente al soggetto di essere consapevole del grado di equilibrio tra l’attività del proprio Sistema Nervoso Simpatico e Parasimpatico, permettendogli così di agire per mantenerlo o modificarlo, allo scopo di raggiungere un buon grado di adattamento.
La variabilità cardiaca può essere facilmente monitorata mediante un sensore fotopletismografico, applicato al dito di una mano, il quale funziona attraverso l’emissione e la captazione di luce infrarossa assorbita dal sangue; il sensore registra le variazioni di flusso sanguigno nei capillari delle dita, che rappresentano fedelmente il battito cardiaco.
Questo strumento permette di ricavare parametri differenti:
– la frequenza cardiaca (viene calcolata la distanza esatta, espressa in millisecondi, fra un battito cardiaco e l’altro);
– lo stato di vasodilatazione, o vasocostrizione periferica, in base all’ampiezza del segnale registrato (se l’ampiezza è bassa, significa che c’è vasocostrizione e la temperatura delle dita è bassa; se invece l’ampiezza del segnale è buona, c’è vasodilatazione;
– la variabilità cardiaca, espressa in Hz e rappresentata in uno spettro di potenza, che contiene le informazioni essenziali per arrivare alla stima del bilanciamento fra Simpatico e Parasimpatico.
Il biofeedback della variabilità cardiaca è oggi molto utilizzato, in modo particolare nei soggetti con disturbi di panico e ansietà fobica: poiché in questi casi la variabilità cardiaca è significativamente ridotta, il trattamento ha lo scopo di insegnare al soggetto ad aumentare tale parametro.
Questo tipo di training viene inoltre utilizzato nel trattamento dei disturbi d’ansia, della depressione, dell’asma e dello stress. Inoltre, molti studi in letteratura hanno rilevato che una ridotta variabilità cardiaca può identificare pazienti a rischio di aritmie, di infarto e di morte per arresto cardiaco”.
Tratto da: centronous.com
4 – il Biofeedback Termico
“Il Biofeedback Termico è una tecnica di rilevazione elettronica e computerizzata attraverso la quale viene registrato il livello della Temperatura Periferica e restituito al soggetto sotto forma di un segnale acustico e/o visivo.
Attraverso il Biofeedback Termico il soggetto è messo in condizione di conoscere il livello della sua Temperatura Periferica e può (utilizzando il segnale acustico e/o visivo), effettuare volontariamente dei cambiamenti, riducendola o aumentandola.
Il Biofeedback Termico è piuttosto indiretto in quanto l’incremento o la diminuzione della Temperatura Periferica è dipendente dal flusso del sangue, il quale è determinato dal grado di costrizione o di dilatazione dei vasi periferici regolati dalla muscolatura liscia, che a sua volta è sotto il controllo tonico della sezione Simpatica del Sistema Nervoso Vegetativo.
Il biofeedback termico agisce in maniera piuttosto indiretta, alla presenza di variazioni della temperatura ambientale corrisponde un meccanismo termoregolatore corporeo basato sulla dilatazione o sulla costrizione della muscolatura liscia dei vasi sanguigni periferici. A temperature elevate si produce una vasodilatazione periferica, attraverso la quale si dissipa calore all’esterno; viceversa, a basse temperature, si verifica una vasocostrizione periferica, con la quale si riduce la perdita di calore.
L’area Preottica Anteriore dell’Ipotalamo (Centro del Raffreddamento) controlla sia la perdita di calore (attraverso i meccanismi della sudorazione, della salivazione e della vasodilatazione periferica), sia la trasmissione dell’informazione necessaria alla risposta comportamentale idonea alla dispersione di calore.
Il Centro del Raffreddamento inibisce anche l’Ipotalamo Posteriore (Centro del Riscaldamento), il quale produce calore (attraverso l’erezione dei peli, l’aumento del tono muscolare, il brivido, la liberazione di glucosio nel sangue) e trasmette l’informazione necessaria alla risposta comportamentale idonea ad evitarne la sua dispersione.
In modo simile, l’Ipotalamo Posteriore (Centro del Riscaldamento) inibisce l’azione dell’Area Preottica Anteriore dell’Ipotalamo (Centro del Raffreddamento).
In condizioni raffreddamento prolungato, il ruolo termoregolatore dell’Ipotalamo è anche importante perché, attraverso le sue cellule neurosecretrici, modula le secrezioni ormonali dell’Ipofisi Anteriore, la quale determina la liberazione di Ormoni Tireotropici e, conseguentemente, Tiroxina dalla Tiroide, ormone quest’ultimo che accelera il metabolismo e genera calore.
Un altro effetto ormonale è quello della liberazione di Adrenalina che, influenzando l’attività muscolare e la liberazione di glucosio nel sangue, contribuisce all’innalzamento della temperatura corporea.
Infine, anche altri fattori, come quelli biochimici (quali alcool, tabacco, istamina, acido lattico, disossido di carbonio) e psicologici (quali stress emotivo, ansia, stimolazioni ambientali), influenzano l’attività vasomotoria periferica.
Il Biofeedback Termico è utile per potenziare l’apprendimento di tecniche di rilassamento (Rilassamento Progressivo di Jacobson, Training Autogeno di Schultz, Tecniche di Rilassamento Immaginative, ecc.) o di meditazione, favorendo una maggiore funzionalità dell’equilibrio termico periferico (attraverso la regolarizzazione del grado di tensione/distensione della muscolatura liscia delle pareti dei vasi) e centrale.
Dal punto di vista clinico, la Temperatura Periferica fornisce una buona indicazione del grado di risposta del Sistema Nervoso Vegetativo e l’addestramento al suo controllo viene utilizzato nel trattamento dell’Asma e di disturbi circolatori come la Sindrome di Raynaud (la sindrome delle mani gelate), la cura dell’ipertensione arteriosa e la cefalea vascolare di tipo emicranico (o emicrania)”.
Tratto da: studiopsicoterapiabonaventura.it