CELIACHIA: e’ anche nota come enteropatia da Glutine
La celiachia venne nominata per la prima volta da Areto di Cappadocia, che nel 250 d.C. scriveva dei koiliakos, “coloro che soffrono negli intestini”.
Nel 1856, Francis Adams tradusse questo termine dal greco all’inglese, coniando l’espressione “celiaci”.
Pochi anni dopo, nel 1888, Samuel Gee descrisse i sintomi dettagliati di questa condizione sia negli adulti che nei bambini, predicendo che l’unico trattamento consistesse nella dieta adeguata, con pochi alimenti derivati dalla farina. Solo a metà del XX secolo però fu chiarito che la celiachia si manifesta in alcune persone in seguito all’ingestione di proteine del grano, che danneggiano in quei casi la mucosa intestinale, per cause ben precise: alterazione del pH intestinale, del sistema enzimatico (enzimi) e della flora batterica (disbiosi), dell’infiammazione dei villi della mucosa intestinale (atrofia dei villi, iperplasia delle cripte, infiltrazione da parte di linfociti), dovute a Vaccinazioni, farmaci, alimenti inadatti. Proprio la mancanza di determinati enzimi e batteri autoctoni, la celiachia si manifesta, in quanto certe sostanze del grano non vengono ben metabolizzate e quindi si scatena la reazione anomala immune.
Commento NdR: è vero il contrario è l’immunodepressione con la relativa infiammazione che la precede, che co-generano la celiachia
La Celiachia è una condizione digestiva attivata dall’ingestione della proteina glutine, nei soggetti vaccinati, la quale si può trovare in alimenti quali il pane, la pasta, i biscotti, la pizza e ogni altra pietanza cereali. Anche l’avena può contenere glutine.
Quando una persona affetta da Celiachia (cioe’ in uno stato di disbiosi) ingerisce alimenti contenenti glutine, si genera immediatamente reazione immunitaria nell’intestino tenue (perché rovinato dai vaccini) risultante in un suo danneggiamento e la conseguente inabilità ad assorbire certi nutrienti dal cibo.
L’intestino tenue è un tubo di circa 35 mm di diametro e di 5 m di lunghezza che va dal duodeno al colon.
E’ la sede principale dell’assorbimento delle sostanze nutritive nel circolo sanguigno. La parete dell’intestino tenue è ricoperta da minuscole sporgenze digitiformi, chiamate villi.
Assomigliano in scala microscopica alle fitte trame di peli di un folto tappeto; la funzione dei villi è quella di assorbire vitamine, minerali e altri nutrimenti dal cibo che viene ingerito.
Un’inefficace assorbimento di nutrimenti (malNutrizione) può privare cervello, sistema nervoso, ossa, fegato e altri organi di nutrimenti e causare deficienze anche per l’alterazione della flora batterica intestinale, degli enzimi, dei minerali e delle vitamine oltre alla infiammazione della mucosa intestinale (sempre presente nel celiaco), che possono portare ad altre malattie.
Questo può essere grave specialmente nei bambini, i quali hanno bisogno di una nutrizione appropriata per svilupparsi e crescere.
Si stima che una persona su cento soffra di celiachia, una delle forme più diffuse di intolleranze alimentari. Si manifesta in chi ha una predisposizione genetica dopo l’ingestione di alimenti che contengono il glutine del grano e proteine analoghe presenti nei cereali. Attualmente l’unica terapia valida è la dieta completamente priva di glutine. La ricerca è stata pubblicata sulla versione on line della rivista internazionale Gastroenterology – http://www.gastrojournal.org
Se si osserva al microscopio la struttura della parete della mucosa dell’intestino nei malati cronici in specie dei celiaci, si scopre che la mucosa è atrofica, ossia priva dei villi, le estroflessioni mucosali fondamentali per la digestione e l’assorbimento dei nutrienti.
Numerose evidenze sperimentali indicano che il danno intestinale è prodotto da un’alterato pH digestivo + cronica disbiosi + alterazione enzimatica = infiammazione della parete della mucosa intestinale la quale ingrossandosi ed ispessendosi, appiattisce i villi dell’intestino e quindi produce maNutrizione.
Questi sono i classici Danni dei Vaccini, ma possono esservi anche altre concause.
Commento NdR: questa malattia nei bambini e nei giovani è stata introdotta con le vaccinazioni di routine che essi hanno dovuto subire nella loro infanzia; i vaccini destabilizzano la flora batterica intestinale e gli enzimi presenti, oltre a far variare il pH digestivo, irritando ed alterando la parete della mucosa dell’intestino, i villi non rimangono turgidi e divengono più piccoli, alcuni si atrofizzano, generando infiammazione della parte della mucosa dell’intestino e quindi malassorbimento e malnutrizione cellulare; questo è un processo instaurato dalle vaccinazioni che generano anche e non solo, la celiachia !
La prova l’abbiamo quando li trattiamo con metodi naturali (facendoli guarire), detossicando e disinfiammando l’organismo dalle sostanze vaccinali e riordinando: pH digestivo, flora ed enzimi digestivi + sistema immunitario ecc., solo così la mucosa ed i villi ritornano alla loro naturale funzione. vedi Protocollo della Salute.
Cosa è la Celiachia: ecco cosa ci dicono i medici allopati: è un’intolleranza permanente al Glutine, sostanza proteica presente nel Grano, frumento, farro, kamut, orzo, avena, segale, spelta e triticale. L’incidenza di questa intolleranza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100/150 persone ed e’ in forte crescita, specie nei bambini dopo le vaccinazioni di routine….
I celiaci potenzialmente sarebbero quindi 500 mila, ma ne sono stati diagnosticati solo 35 mila.
Essa è una “malattia” anzi sintomo, non più rara di cui molti aspetti sono ancora da chiarire. Si è scoperto che l’intolleranza è in realtà rivolta verso una proteina del glutine, la gliadina, e che il meccanismo coinvolge il sistema immunitario.
Le strutture colpite si trovano in varie sedi compresa la pelle, ma principalmente a livello dell’intestino, dove si verifica un assottigliamento della parete, mucosa intestinale e quindi nei villi.
Ogni anno vengono effettuate cinque mila nuove diagnosi ed ogni anno si trovano 2.800 bambini che manifestano facilmente celiachia, e “stranamente” DOPO le vaccinazioni di routine, con un incremento annuo del 9%, per l’alterazione della flora batterica intestinale, degli enzimi e del pH digestivo e dei villi della mucosa intestinale.
La celiachia ha un’origine infioammatoria della MUCOSA, cosi’ dicono anche i piu’ recenti studi della medicina ufficiale: “sarebbe” causata da un Rotavirus, in soggetti geneticamente predisposti, ed a rivelarlo è proprio una ricerca italiana, appena pubblicata sulla rivista Plos Medicine, ma ciò che hanno trovato come causa, il “rotavirus”, e’ solamente un effetto NON causale della cosiddetta impropriamente “malattia” in realtà solo sintomo, la quale è invece dovuta alle infiammazioni intestinali provocate in grandissima parte alle vaccinazioni dei bambini che determinano tutto il grave scompenso intestinale (e non solo questo, ma molto altro, cioè stress ossidativo) all’origine della grave e cosiddetta “malattia”.
vedi: Aumento delle allergie ed asma nei bambini + Bambini sempre piu’ malati con i vaccini + Contenuto dei vaccini + Malattie gastrointestinali + Malattie dai vaccini + Militari ammalati dai vaccini ecc.
Ciò che varia nella celiachia è il danno: può andare dall’atrofia all’appiattimento dei villi e poi quello che varia da individuo ad individuo, è l’estensione del danno. Di solito i pazienti hanno atrofia nel duodeno e parte dell’ileo. Per vedere l’estensione si utilizza il bario e si fa un esame radiografico. Ad una completa atrofia si ha un quadro di malassorbimento molto grave.
Non sempre la celiachia si presenta in modo chiaro. Un tipo di celiachia, definita silente, è pressoché asintomatica (cioè priva di sintomi). Ugualmente subdola è la forma definita atipica che ha sintomi diversi e prevalentemente non riferibili all’ intestino, come ad esempio l’ anemia o la dermatite erpetiforme.
Tali sintomi sono principalmente: bassa statura, anemia da carenza di ferro e/o acido folico, rachitismo, osteomalacia, osteoporosi, ipoplasia dello smalto dentario, artrite ed artralgia, ipertransaminasemia, afte orali recidivanti.
In molti casi la celiachia e’ associata ad altre patologie come la Sclerosi, la distrofia, la polio da vaccino, l’anemia, il diabete mellito insulino-dipendente, le dermatiti (questa molto probabilmente, e’ una manifestazione associata alla celiachia, se non una manifestazione della celiachia stessa), candidosi, catarro, tosse, raffreddori frequenti, asma, allergie, ecc.;
La celiachia è inoltre particolarmente frequente anche in pazienti affetti da Sindrome di Down, Sindrome di Williams e Sindrome di Turner, ecc., Sindrome di Turner, tutte malattie prevalentemente generate dai Vaccini e/o dalle mutazioni genetiche (occulte) da essi (i vaccini) indotte nei genitori dei bambini lesi per slatentizzazione della mutazione ereditata.
La celiachia che gli studiosi definiscono tipica, però, ha una sintomatologia ben identificabile: arresto della crescita (nei bambini dopo lo svezzamento), diarrea, debolezza, perdita di peso, gonfiore addominale e turbe dell’ umore.
La forma classica si presenta tra i 6 e i 20 mesi di vita (proprio i tempi – in genere dai 3 mesi in avanti – in cui si effettuano le prime profilassi vaccinali pediatriche) con diarrea cronica, feci semiliquide e maleodoranti, distensione addominale. Il bambino ha di solito una crescita normale nei primi mesi di vita; a distanza di qualche settimana o mese dall’introduzione del glutine nella dieta (prime pastine, semolino, biscotti), comincia a presentare arresto della crescita o calo di peso.
Il bambino appare magro, pallido con masse muscolari ridotte, addome globoso e manifesta spesso irritazione.
In alcuni casi invece di presentare diarrea ci può essere una stitichezza intrattabile. Talora, seppur raramente, la malattia viene diagnosticata per l’insorgenza di una “crisi celiaca” caratterizzata da diarrea profusa, disidratazione e shock, a volte scatenata da un episodio infettivo intercorrente.
Anche intorno ai 12-14 anni, dopo la profilassi vaccinale per l’epatite B, diversi bambini si ritrovano celiachi !
Il Glifosato nei Vaccini: Ecco cosa provoca…
Il dott. Zach Bush ha scoperto che il glifosato presente massicciamente negli alimenti, nei farmaci e nei Vaccini stimola la produzione di zonulina, che riesce ad aprire le lacune nella parete intestinale e nella barriera emato-encefalica.
Questa eccessiva concentrazione di zonulina crea una situazione in cui il sangue è esposto a tossine e antigeni che, normalmente, non sarebbero stati in grado di attraversare la parete intestinale. Una volta nel sangue, la presenza massiccia di zonulina facilita anche il passaggio delle tossine attraverso la barriera emato-encefalica, introducendole nel cervello, a cui il corpo risponde con un processo infiammatorio (NdR: vedi, ASIA).
In sostanza, il Glifosato danneggia il rivestimento intestinale privandolo di ossigeno (questa si chiama lesione ipossica).
Uno dei risultati di questo squilibrio, è la sovraespressione di CXCR3, un recettore del composto di glutine. Una volta che ciò accade, il glutine viene scomposto e produce qualcosa chiamato zonulina.
La zonulina apre le pliche più strette dell’intestino e come conseguenza si ottiene una “decompressione” dell’intero rivestimento intestinale, il cosìddetto “intestino permeabile” di Wakefield.
Il glifosato nel cibo apre l’intestino alle tossine; il glifosato nei vaccini apre la barriera emato-encefalica a queste tossine…
Il glutine nella nostra dieta è presente da migliaia di anni e non ha mai avuto alcun impatto immunitario misurabile.
Improvvisamente negli anni ’90, il 15-20% della popolazione americana divenne sensibile al glutine. Ora, circa il 60-70% della popolazione degli Stati Uniti ha una qualche forma di sensibilità al glutine. Cosa dobbiamo eliminare, secondo voi, il glutine oppure il glifosato che lo trasforma in una molecola tossica ?
By: https://zachbushmd.com/wp-content/uploads/2017/04/Glyphosate-for-ProHealth-FINAL-v3.pdf
Tratto da: https://vk.com/@davide_suraci-il-glifosato-nei-vaccini-ecco-cosa-provoca
La CELIACHIA nel BAMBINO
Sintomi e segni clinici che fanno sospettare una malattia celiaca in età pediatrica sono: Diarrea, Vomito, Distensione addominale, Diminuzione del pannicolo adiposo (glutei a borsa di tabacco), Anoressia, Irritabilità, Arresto della crescita, Calo ponderale
MANIFESTAZIONI CUTANEE – L’espressione cutanea della Malattia Celiaca sinsu strictu è abbastanza limitata e consistente prevalentemente in: Xerosi, Dermatite eczematoide, Papule eritematose, Lesioni vescicolari e vescico-bollose, Placche orticarioidi, Erosioni e lesioni crostose, Porpora da angiopsatirosi (fragilità capillare), Diradamento annessi piliferi (Lichen plano-pilare), Telogen effluvium, Alopecia, Vitiligine, Discromie, Dermatosi “Atopic-like”, Edema delle caviglie, Erythema Elevatum Diutinum (associazione frequente), Dermatosi pustolosa amicrobica (associazione), Psoriasi (associazione), Dermatosi a IgA lineari (associazione), Dermatite Erpetiforme
Altre manifestazioni: Diabete mellito
Due tra le più gravi e diffuse patologie legate all’alimentazione, celiachia e diabete di tipo 1, sarebbero legate tra loro.
Non solo: all’origine di entrambe queste malattie pare ci siano importanti “influenze” derivanti dal fattore ambientale, ma per cause precise endogene, cause che abbiamo gia’ prima ampiamente illustrato.
Mucosa buccale: stomatiti ricorrenti con afte, Ipoplasia dello smalto (facilità alle carie), Prurito anale, Manifestazioni ginecologiche
Questi sintomi, sono facilmente scatenate anch’esse dai Vaccini, per l’alterazione di: pH + enzimi + flora batterica intestinale con conseguenze perenni anche gravi per l’instaurazione nell’organismo dello stress ossidativo !
https://www.microbiologiaitalia.it/2019/01/28/sensibilita-al-glutine-non-celiaca-la-disbiosi-intestinale-potrebbe-esserne-la-causa/
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ECCEZIONALE SCOPERTA !
UNA PROTEINA DEL GRANO co-INNESCA NEURO-INFIAMMAZIONE NELLE MALATTIE CRONICHE COME LA SCLEROSI MULTIPLA – Vienna, 17 ottobre 2016
Gli scienziati hanno scoperto che una proteina del frumento innesca l’infiammazione delle malattie croniche, come la sclerosi multipla, l’asma e l’artrite reumatoide, e contribuisce anche allo sviluppo di non-celiaci sensibilità al glutine.
Con gli studi precedenti comunemente concentrandosi su di glutine e il suo impatto sulla salute dell’apparato digerente, questa nuova ricerca, presentata alla UEG Week 2016, accende i riflettori su una diversa famiglia di proteine che si trovano in inibitori amilasi-tripsina di grano chiamato (ATIS). Lo studio mostra che il consumo di ATI può portare allo sviluppo di infiammazione in tessuti dell’intestino, tra linfonodi, reni, milza e cervello. L’evidenza suggerisce che ATI può peggiorare i sintomi di artrite reumatoide, la sclerosi multipla, l’asma, lupus e steatosi epatica non alcolica, così come la malattia infiammatoria intestinale, specialmente nei soggetti vaccinati !
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DIAGNOSTICA
Una diagnosi sintomatologica della celiachia è difficile, perché i sintomi sono troppo simili a quelli di altre malattie, tra le quali numerose malattie che interessano l’intestino ma anche forme di stanchezza cronica e di depressione. Inoltre, in una percentuale non piccola dei casi, la celiachia non sviluppa alcun sintomo evidente ma comporta comunque un danneggiamento dei tessuti intestinali.
In virtù di tale complessità, appare quindi facilmente comprensibile come la multiformità del quadro clinico del celiaco, renda necessario l’utilizzo di tests diagnostici altamente sensibili e specifici, dal momento che anche nei casi di malattia celiaca con classica sindrome da malassorbimento i test comunemente usati (test da carico di xilosio, dosaggio dei grassi fecali, esami ematochimici come emocromo, sideremia, ferritinemia, folatemia, albuminemia, calcemia, magnesiemia, kaliemia, colesterolemia, trigliceridemia) presentano tutti sensibilità e specificità francamente insoddisfacenti.
Nuovo test fai-da-te – E’un test veloce e attendibile da fare a casa in cinque minuti.
E’ questa l’ultima novità nella lotta all’intolleranza al glutine; il kit è acquistabile in farmacia e non è necessaria la ricetta medica.
Si utilizza una goccia di sangue e una striscia imbevuta di reagente e consente di individuare la presenza di anticorpi IgA.
I risultati del test sono affidabili: quando però risultino positivi devono essere sempre confermati attraverso esami tradizionali.
Partendo dal concetto che la diagnosi di malattia celiaca si basa fondamentalmente, per la medicina allopatica, sull’esame istologico della biopsia dell’intestino tenue, con una tecnica invasiva (esofagogastroduodenoscopia), fatta in anestesia totale, in questa rassegna descriveremo quelli che sono attualmente i test diagnostici più usati, suddividendo la diagnostica in non invasiva ed invasiva.
La biopsia viene considerata positiva per celiachia quando mostra una atrofia totale o parziale della mucosa intestinale.
Vedi per i vari test: http://www.gastronet.it/scientifico/approfondimento/celiachia/cap2/
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Celiachia, un test per la diagnosi precoce – Studio dell’Istituto Gaslini di Genova
La chiave per riconoscere la malattia è una proteina che stimola la produzione di anticorpi in presenza di Rotavirus – Milano (I) 15 Mag. 2013
La celiachia è una malattia infiammatoria cronica dell’intestino tenue, dovuta a una intolleranza al glutine (una proteina contenuta in alcuni cereali: frumento, farro, orzo, segale, avena) assunto attraverso la dieta. La celiachia è una malattia a predisposizione genetica, ciò significa che alcune persone alla nascita hanno i geni che favoriscono la comparsa del disturbo (NdR: ma solo se vi sono cofattori es.: le vaccinazioni ed altro…).
Chi ha i geni predisponenti (HLA DQ2/DQ8) non è detto che si ammali per forza, infatti, non si tratta di una malattia genetica, dove la trasmissione di un gene alterato fa nascere bambini con la malattia, mentre l’assenza di questi geni preclude la possibilità di contrarre la patologia.
Secondo l’Associazione Italiana Celiachia, i celiaci italiani potrebbero essere 600.000, ma si arriva a una diagnosi solo in un caso ogni 7 persone affette da celiachia. Attualmente sono stati diagnosticati 135.800 casi (rapporto Ministero Salute 2011), l’incremento annuo è del 19 per cento.
C’è una nuova, potenziale spia che potrebbe aiutare a svelare precocemente la celiachia, superando le attuali difficoltà nel riconoscimento della malattia. L’hanno individuata i ricercatori dell’Istituto Gaslini di Genova in collaborazione con l’Università di Verona.
Il test, da eseguire esclusivamente nei soggetti geneticamente predisposti a sviluppare la malattia (la sola predisposizione genetica non basta però per ammalarsi), permette la diagnosi precoce di celiachia e può aiutare a diagnosticare i casi in cui i sintomi sono particolarmente sfumati o la patologia non dà alcun segno della sua presenza. La chiave per riconoscere la malattia si chiama VP7, ed è una proteina che stimola la produzione di anticorpi specifici in seguito all’infezione da Rotavirus. Questi anticorpi vengono infatti prodotti solamente nelle persone affette da celiachia e non nei soggetti sani.
Con un semplice esame del sangue, quindi, si può sperare di individuare la patologia, ben prima che i normali esami come la rilevazione della transglutaminasi risultino positivi.
La ricerca, condotta da Antonio Puccetti, ricercatore del Laboratorio di Immunologia Clinica e Sperimentale dell’Istituto Giannina Gaslini di Genova, in collaborazione con Claudio Lunardi e Giovanna Zanoni dell’Università di Verona, è stata pubblicata sulla rivista Immunologic Research. Il nuovo studio nasce da una precedente indagine, in cui i ricercatori dell’Istituto Gaslini e dell’Università di Verona avevano scoperto alcuni anni fa che l’infezione da Rotavirus può scatenare l’insorgenza della celiachia.
In questo lavoro è stata studiata per diversi anni una casistica di oltre trecento bambini geneticamente predisposti a sviluppare la celiachia. Circa il dieci per cento dei soggetti analizzati ha sviluppato la malattia nel corso del monitoraggio.
I ricercatori hanno dimostrato che nel sangue di questi bambini erano presenti anticorpi diretti contro la proteina VP7 del Rotavirus, che comparivano anche dieci anni prima dell’insorgenza della malattia.
«Durante lo studio, solo i bambini che si ammalavano di celiachia presentavano anticorpi diretti contro la proteina Vp7 del rotavirus – spiega Puccetti -. Abbiamo osservato che gli anticorpi anti-Vp7 comparivano diverso tempo prima dell’esordio della malattia e prima degli anticorpi anti-transglutaminasi che vengono utilizzati per la diagnosi della celiachia. Abbiamo quindi messo a punto un test semplice e di facile esecuzione per prevedere l’insorgenza della malattia celiaca nei soggetti geneticamente predisposti».
Questo test si basa sulla determinazione nel siero di anticorpi diretti contro la proteina VP7 del Rotavirus, è positivo prima dell’esordio della malattia e prima della comparsa degli anticorpi anti-transglutaminasi. «Il test realizzato al Gaslini si può eseguire con una semplice analisi del sangue, al momento è disponibile solo presso il nostro laboratorio di ricerca, ma potrebbe diventare in tempi brevi un kit diagnostico commerciale – precisa Puccetti -. Il test infatti è stato messo a punto in un formato che è facilmente adattabile anche a scopi commerciali» – continua Puccetti-: «La diagnosi di celiachia oggi disponibile si basa sulla presenza nel sangue di particolari anticorpi diretti contro un enzima (Transglutaminasi) che agisce sul glutine, e su una biopsia eseguita con gastroscopia – spiega Lorenzo Moretta, direttore scientifico dell’Istituto Gaslini -. Questo studio rappresenta quindi un importante passo avanti per una diagnosi precoce di celiachia e può essere particolarmente utile in caso di celiachia con sintomatologia atipica extraintestinale o nei casi di celiachia silente. Ricordiamo che la celiachia è una patologia subdola, che può portare danni notevoli a un organismo in accrescimento, pertanto una diagnosi precoce è di particolare rilevanza».
By Paola Santamaria – Tratto da: corriere.it
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Diagnosi celiachia: promettente test del sangue, bocciate le linee guida – 23 Gen. 2014
Sulla diagnosi della celiachia giungono quasi insieme i risultati di due studi dagli esiti di segno opposto.
La notizia positiva è che studiosi del Walter and Eliza Hall Institute, a Parkville (Australia), hanno sperimentato con successo su 48 persone un test del sangue promettente per l’identificazione della malattia senza ricorso alla biopsia intestinale (1).
«Questo test» ha spiegato Jason Tye-Din, uno dei ricercatori «ha dimostrato di essere accurato e di dare risposte entro 24 ore, limitando così l’assunzione del glutine da parte del paziente a soli 3 giorni, a differenza di quanto accade con la biopsia intestinale che la richiede invece per settimane o mesi».
Il test si basa sulla rilevazione immunoenzimatica di citochine nel sangue intero (interferone-gamma e IP-10) che sono rilasciate in proporzione alla presenza di cellule T reattive al glutine dopo test di stimolo.
Il metodo, da validare su scala più ampia, ha dimostrato una sensibilità del 94% e una specificità del 100%. Sono dati che, forse, mitigano la negatività degli esiti di uno studio svedese, secondo cui le attuali linee guida per individuare la malattia celiaca non diagnosticata dallo screening nella popolazione pediatrica sono inadeguate. «Vari studi hanno presentato strategie di case-finding attivo, concludendo che erano efficaci perché si evidenziava un’aumentata incidenza di diagnosi nel gruppo sottoposto a esame» scrivono Anna Rosén dell’università di Umeå e colleghi. «Ma queste ricerche avevano molti limiti, come la carenza di gruppi di controllo». Nell’attuale studio sono stati coinvolti in tutta la nazione 7.054 dodicenni e 6.294 genitori che hanno compilato questionari sulla frequenza dei sintomi e delle condizioni associate alla celiachia.
Quando i ricercatori hanno confrontato le risposte al questionario dei bambini con celiachia con quelli senza, non hanno trovato alcuna differenza significativa nella frequenza dei rispettivi sintomi (2,1% vs 2,1%; P = 0,930) così come nella frequenza delle condizioni associate alla malattia (3,6% vs 2,1%; P = 0,07).
La sensibilità del questionario si è attestata al 38%, la specificità al 63%, il valore predittivo positivo al 2%, quello negativo al 98%.
«I nostri dati» concludono gli autori «indicano che un questionario riguardante i sintomi non può essere utilizzato per distinguere i bambini con celiachia non diagnosticata dai loro coetanei senza malattia».
Fonte: Clin Exp Immunol, 2014 Jan 3. [Epub ahead of print]
By Arturo Zenorini – Tratto da: doctor33.it
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Le sorprese della celiachia – Set. 2009
Lo studio di una grave patologia di origine alimentare ha portato alla luce un processo che potrebbe essere alla base di molte malattie autoimmuni. La celiachia è un disturbo autoimmune con-causato dall’ingestione di glutine, la principale proteina del grano, o da proteine simili presenti in altri cereali.
Ricerche mirate a identificarne le vere cause indicano che il disturbo si sviluppa quando una persona vaccinata ed esposta al glutine ha anche una ipersensibilita’, dovuta anche alla irritabilita’ della mucosa intestinale – per il mutato pH digestivo ed alterazione del sistema enzimatico e quello della flora batterica indotte dai Vaccini, che dopo qualche giorno determina una parete intestinale insolitamente permeabile, che genera malassorbimento e di fatto malnutrizione cellulare e corporea, quindi il bambino non cresce normalmente od altri sintomi di altre malattie, compaiono…..
Questo terzetto di cofattori – un innesco ambientale con il vaccino = irritazione della mucosa intestinale ed alterazione della flora e del pH, manifestano e creano un intestino permeabile – ma queste alterazioni sono alla base anche di tutte altre malattie autoimmuni e quelle gastrointestinali e che a loro, volta creano
vedi: Meccanismo dei Danni dei Vaccini
Celiachia, due studi aprono dubbi sul ruolo del glutine – Ottobre 2014
Due nuove ricerche sulla celiachia pubblicate sul New England hanno fatto fragore nel mondo scientifico per le conclusioni inattese alle quali sono giunti.
Un primo studio italiano, coordinato da Elena Lionetti, ricercatrice dell’Università di Catania, si era posto l’obiettivo di verificare se l’età alla quale fosse introdotto il glutine nella dieta potesse influire sulla probabilità di sviluppare la malattia autoimmune. È stato pertanto eliminato l’alimento dalla dieta dalla nascita per un anno. La ritardata esposizione al glutine non ha però determinato alcuna differenza a lungo termine, e così neppure l’allattamento al seno: in alcuni casi si è dilazionata l’insorgenza della malattia, ma non si ha avuto un freno al suo sviluppo. Nessuna modificazione si è determinata anche ricorrendo all’allattamento al seno. Il dato positivo della ricerca è consistito nell’identificazione di un genotipo di antigene di istocompatibilità (Hla) ad alto rischio che, rispetto a un Hla di rischio standard, costituisce un importante fattore predittivo di malattia.
Nella seconda ricerca, guidata da Sabine L. Vriezinga, pediatra gastroenterologa del Centro medico universitario di Leida (Olanda), che ha coinvolto quasi 1.000 bambini ad alto rischio (con almeno un familiare di primo grado positivo) si è voluta verificare la tesi secondo cui introducendo piccole quantità di glutine nell’alimentazione del neonato tra il 4° e il 6° mese vi è la possibilità di ridurre il rischio di celiachia. Rispetto al placebo, tale intervento non ha ridotto però il rischio di malattia celiaca entro l’età di 3 anni. Questi insuccessi sono preoccupanti, considerando che la malattia è in costante aumento.
Ci sono anche studi di confronto sulle moderne preparazioni del grano e del pane rispetto a quelle antiche, ipotizzando queste ultime meno immunogeniche. “La lezione tratta da questi studi “ ha commentato Alessio Fasano, direttore del Center for celiac research al Massageneral Hospital for children di Boston “è che vi è qualcos’altro oltre il glutine nell’ambiente che può alla fine far tendere queste persone da tolleranti alla risposta immune al glutine a soggetti che sviluppano la celiachia”. I sospetti di Fasano ricadono sui moderni cibi “iperprocessati” con possibile modificazione in senso patologico del microbioma intestinale.
Commento NdR: questi ultimi sospetti sono esattamente ciò che afferma da sempre la Medicina Naturale: l’alterazione della flora autoctona e del sistema enzimatico sono la base fisiologica anche e non solo della celiachia, ma di tutte le malattie gastrointestinali e guarda caso, una delle cause più importanti di questa alterazione sono i vaccini propinati in tenera età !
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Dalla risposta infiammatoria alla celiachia – Feb. 2011
E’ il primo studio a identificare un anomalo cammino biochimico come fattore eziologico della perdita di tolleranza agli antigeni presenti negli alimenti.
Bloccando un fattore che attiva la risposta immunitaria umana contro i batteri intestinali o alcuni cibi è possibile prevenire lo sviluppo della malattia celiaca nei soggetti più a rischio: è questa la conclusione di uno studio apparso sulla rivista Nature.
L’attenzione dei ricercatori era focalizzata su due sostanze, l’interleuchina 15 e l’acido retinoico, un derivato della vitamina A, in grado di agire come fattori scatenanti della risposta infiammatoria al glutine, una proteina molto diffusa nei cereali e largamente utilizzata nell’industria alimentare, che è all’origine della malattia celiaca.
“Abbiamo riscontrato come elevati livelli di IL-15 nell’intestino siano in grado di dare il via ai primi stadi della malattia celiaca in coloro che sono geneticamente più suscettibili”, ha spiegato Bana Jabri, professore associato di medicina e patologia, condirettore del Digestive Disease Research Core Center e membro del Celiac Disease Center e del Comprehensive Cancer Center dell’Università di Chicago. “Il nostro studio dimostra inoltre che nel trattamento delle patologie infiammatorie intestinali, la vitamina A e i suoi metaboliti dell’acido retinoico sono più probabilmente nocivi che benefici”.
“In un ambiente intestinale stressato – sottolineano gli autori – l’acido retinoico che si riteneva diminuire l’infiammazione dell’intestino, si comporta come un adiuvante in grado di promuovere e non di prevenire le risposte infiammatorie cellulari e umorali all’antigene ingerito.”
Questo effetto pro-infiamatorio in un intestino stressato aiuta a comprendere le connessioni tra i metaboliti della vitamina A prescritti per il trattamento del’acne severa e l’insorgenza della malattia infiammatoria dell’intestino.
“Questo studio è il primo a identificare un anomalo cammino biochimico come fattore eziologico della perdita di tolleranza agli antigeni presenti negli alimenti”, ha concluso Jabri. “Quale tipo di disregolazione sia responsabile delle allergie alimentari, purtroppo, non è ancora noto”. (fc)
Tratto da: lescienze.espresso.repubblica.it
Commento NdR: ….non e’ ancora noto….ai medici impreparati della medicina ufficiale; mentre a coloro che seguono la medicina naturale e’ ben noto da sempre….sono i VACCINI propinati ai bambini, che destabilizzando intestino, sistema enzimatico e flora batterica oltre al sistema immunitario, ecc. creano i fatti infiammatori, che sono alla base anche e non solo della celiachia.
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CNR: Glutine, una nuova tecnica ne trova le tracce minime – 23/12/2014
Un sistema sviluppato dai ricercatori di alcuni Istituti Cnr consentirà di rilevare la presenza di questa sostanza negli alimenti con una sensibilità cento volte superiore a quella attuale. Importanti applicazioni sono previste in campo biomedico, ambientale e alimentare. La ricerca è pubblicata su Nature Communications.
Una tecnica basata sull’effetto piroelettrico consentirà di rilevare tracce minime di glutine negli alimenti, con un’elevata sensibilità che potrà rendere più sicura l’assunzione di alimenti da parte delle persone affette da celiachia. L’innovativa tecnica è frutto della collaborazione tra diversi Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche: Istituto nazionale di ottica (Ino-Cnr), Istituto di biochimica delle proteine (Ibp-Cnr), Istituto di scienze dell’alimentazione (Isa-Cnr), Istituto di microelettronica e microsistemi (Imm-Cnr), Istituto di cibernetica (Icib-Cnr). I risultati della ricerca sono pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.
“La tecnica è basata sull’utilizzo dell’effetto piroelettrico, cioè la formazione temporanea di cariche elettriche di segno opposto, per accumulare su un supporto ad hoc molecole presenti in tracce, che divengono così rilevabili tramite uno strumento di lettura a scansione, ad esempio uno scanner in fluorescenza”, spiega Simonetta Grilli dell’Ino-Cnr. “Immaginando le proteine di gliadina, principali componenti del glutine, come delle piccole lampadine disperse in un liquido, il nostro metodo riesce ad accumularle su una superficie micrometrica (1 millesimo di millimetro), centuplicando il livello di luce rilevabile rispetto a quanto avviene con un dispensatore convenzionale”.
Il funzionamento basato sull’effetto piroelettrico consente quindi di prelevare e accumulare piccolissimi volumi di liquido. “I risultati ottenuti con la nuova tecnica presentano una sensibilità di rilevazione pari a 0.005 parti per milione (ppm) di gliadine, principali proteine responsabili della celiachia, rispetto ai 0.3 ppm delle migliori tecniche reperibili in commercio, ovvero con un miglioramento di circa cento volte. Quindi potrebbe essere di grande aiuto nella produzione di alimenti etichettati ‘gluten free’ per rilevare tracce minime di contaminazione non rilevabili con tecniche tradizionali, ma la cui ingestione può comportare danni anche gravi al soggetto celiaco”.
Il lavoro è stato sviluppato nell’ambito di un Progetto di ricerca nazionale finanziato dal ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, nell’ambito del Fondo per gli investimenti della ricerca di base, con un coinvolgimento fortemente interdisciplinare. “Il nostro obiettivo ora è di miniaturizzare il sistema di accumulo piroelettrico per renderlo più compatto e fruibile da personale non specializzato, senza ricorrere a lunghe e dispendiose analisi in laboratorio”, conclude Pietro Ferraro, responsabile del gruppo di ricerca e neo-direttore dell’Icib-Cnr, “che si inserisce molto bene nella nuova missione dell’Istituto di cibernetica”.
Tratto da: lescienze.it
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Celiachia: ha legami anche con disturbi sistema immunitario?
Individuati nella celiachia quattro aspetti dei disturbi del sistema immunitario che possono determinare l’insorgere della malattia. Lo ha annunciato un gruppo di ricercatori internazionali in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Genetics e riportato dal notiziario Cordis.
I risultati potrebbe condurre alla messa a punto di nuovi trattamenti farmacologici per la patologia celiaca e per il diabete di tipo 1, associato a essa.
Lo studio è stato finanziato mediante il progetto “COPACETIC” (“COPD – chronic obstructive pulmonary disease – pathology: addressing critical gaps, early treatment and innovative concepts”) che ha ricevuto fondi per 2,98 milioni di euro in riferimento al tema ‘Salute’ del Settimo Programma Quadro (VII PQ).
E’ stato inoltre finanziato tramite le azioni Marie Curie, nell’ambito del Sesto Programma Quadro (VI PQ).
La celiachia è una malattia autoimmune a carico dell’intestino. E’ causata dall’intolleranza al glutine, la sostanza gommosa presente anche in frumento, orzo e segale.
L’intolleranza al glutine è piuttosto diffusa e coinvolge circa 1 soggetto su 300, sia in Europa che negli Stati Uniti. I soggetti colpiti da questa malattia, che provoca una riduzione dell’assorbimento delle sostanze nutritive, trovano beneficio dall’eliminazione di tutti i prodotti contenenti glutine – tra i quali anche alimenti comuni come pane e pasta – dalla loro alimentazione.
L’inizio della celiachia coincide con il momento in cui il glutine contenuto nel cibo scatena una reazione avversa nell’intestino tenue. Sebbene possa essere diagnosticata a qualsiasi età, la malattia può insorgere nei primi anni di vita e spesso si sviluppa nei neonati che sono appena stati svezzati (NdR: dal 3° mese in avanti, cioe’ subito DOPO le prime vaccinazioni subite !) e che hanno iniziato ad assumere alimenti a base di cereali.
Tra i sintomi ci sono gonfiore addominale, stipsi e una pronunciata astenia. La malattia è associata ad alcuni problemi della tiroide e alla rettocolite ulcerosa, una patologia infiammatoria a carico dell’intestino.
Se non curata, la celiachia può determinare l’insorgenza dell’anemia, della sindrome da stanchezza cronica, dell’atrofia ossea e causare calo ponderale. (NdR: cioe’ la Riduzione del peso corporeo. Può essere fisiologico in seguito ad aumento dell’attività sportiva, a variazioni della dieta alimentare ecc., oppure sintomo di malattia organica o psichica).
“Ora abbiamo la possibilità – ha detto David Heel dell’Istituto Barts and the London School of Medicine and Dentistry (Regno Unito) – di comprendere determinati disturbi immunitari che portano all’insorgenza della celiachia. Tra questi, è compreso anche il modo in cui le cellule T reagiscono alle proteine tossiche del frumento, il modo in cui la ghiandola timo elimina queste stesse cellule durante l’infanzia e il modo in cui l’organismo reagisce alle infezioni virali”.
“Abbiamo capito che molti di questi fattori di rischio di natura genetica – ha continuato – alterano la quantità di questi geni del sistema immunitario prodotti dalle cellule. I dati lasciano inoltre supporre che la celiachia è causata da centinaia di fattori di rischio di natura genetica; ora come ora possiamo intuire circa la metà di questi rischi”.
Un importante risultato, tra quelli ottenuti nell’ambito dello studio, è stato l’aver rilevato una prova dell’esistenza di un rischio condiviso tra i geni associati alla celiachia e altre patologie croniche immunologiche piuttosto diffuse. Il team ha già messo in evidenza l’esistenza di un legame tra la celiachia e il diabete di tipo 1 e tra la celiachia e l’artrite reumatoide.
Tratto da paginemediche.it
Commento NdR: ci volevano questi studi per confermare un’ennesima volta che la celiachia è figlia anche e non solo dell’immunodepressione ? e che cosa produce specie ai bambini l’ immunodepressione ? …..
…..i VACCINI….grazie a Big Pharma che…. ringrazia per i nuovi clienti acquisiti….per tutta la vita….
vedi: Danni dei vaccini – 1 + Danni dei vaccini – 2 + Danni dei vaccini – 3 + Danni dei vaccini – 4
Mutazioni genetiche del Grano = OGM + DIGESTIONE + Intolleranze Alimentari + Grano duro e Glutine + Candida
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CELIACHIA e GLUTINE
La ricerca effettuata da gastroenterologi della Mayo Clinic, uno dei più prestigiosi ospedali al mondo, è stata pubblicata da poco su Gastroenterology, sicuramente una delle riviste più accreditate nel campo delle patologie intestinali ed alimentari (Godfrey JD et al, Gastroenterology. 2010 Sep;139(3):763-9. Epub 2010 Jun 1).
I ricercatori hanno studiato i campioni di sangue di 17.000 persone di oltre 50 anni che avevano effettuato degli esami del sangue per motivi completamente diversi nel corso di 6 anni compresi tra il 1995 e il 2001. Sono stati trovati 129 campioni fortemente positivi per il glutine, indicativi di solito di una malattia celiaca in atto.
Di queste persone sono state studiate tutte le possibili condizioni e si è visto che alla fine di 10 anni di osservazione (con una intolleranza al glutine in atto quindi, e continuando regolarmente a mangiare frumento, orzo e altri prodotti contenenti glutine) non si è avuto alcun tipo di aumento di mortalità per qualsiasi causa e nessun tipo di aumento specifico di forma tumorale.
Nel corso dei dieci anni di osservazione, nessuna differenza è stata notata neanche per malattie come la diarrea, il dimagrimento, il deperimento o i dolori addominali. Una lieve prevalenza di osteoporosi e di ipotiroidismo è stata rilevata, ma in compenso le persone erano decisamente più magre, con il colesterolo più basso e con la ferritina a valori bassi.
La prima riflessione è che almeno in questi soggetti le indicazioni lanciate dalle associazioni per la celiachia sul rischio di forme tumorali in chi continua a mangiare glutine sono false e non contribuiscono certo a rasserenare le persone cui viene diagnosticato questo tipo di disturbo.
La seconda è che persone che hanno anticorpi contro il glutine, se hanno costruito anche una capacità di tolleranza nei confronti di questa sostanza possono vivere benissimo senza alcun bisogno di diventare dei relegati a vita ad una dieta priva di glutine.
La tolleranza, e le possibilità fisiologiche che questa offre, nei confronti del glutine come nei confronti di qualsiasi altra sostanza alimentare, sono alla base del processo di confronto con il cibo. La tolleranza genera vita e ostacolarne il raggiungimento è colpevole.
Ritengo personalmente di confermare, come ho spiegato in alcuni miei precedenti articoli, l’esistenza di una forma adulta di celiachia che per il trattamento ha solo bisogno di un po’ di varietà alimentare e non certo di diete di segregazione che continuano a confermare uno stato di malattia anziché valorizzare la capacità di risposta di ogni individuo.
Dott. Attilio Speciani (medico) – Tratto da: eurosalus.com
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Recentemente alcuni ricercatori australiani hanno trovato tra le gliadine, proteine che costituiscono il Glutine, un frammento proteico capace di innescare una forte reazione da parte dell’organismo.
Ciò significa che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e e della mucosa intestinale e quindi i villi, influenzano la salute, non soltanto a livello cellulare ed intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo.
Ovviamente anche gli additivi utilizzati nell’alimentazione, od in agricoltura (es. il Glifosato) oltre ai farmaci e VACCINI utilizzati, generano ed aumentano gli effetti nefasti ai celiachi.
Alcuni dei sintomi sono: mal di pancia, diarrea, stanchezza, perdita di peso, anemia, dolori alle ossa, dermatiti, ecc.
E’ possibile restituire un funzionamento quasi-normale all’intestino, con ricostituzione del giusto del pH intestinale, del sistema enzimatico, della flora batterica e quindi la disinfiammazione dei villi, nel giro di circa 6 mesi. In adulti malati da tempo, queste naturali terapie di ripristino delle varie concause e la dieta appropriata riescono a eliminare i principali sintomi in periodi più lunghi, fino a tre anni.
Una molecola di Glutine contiene 16 molecole oppioidi, cioè 16 residui che assomigliano chimicamente all’oppio.
Il glutine si divide in 2 gruppi: le Prolamine e le Glutamine. Le prolamine, lo ricordiamo, sono con-cause importanti di molte malattie, se il sistema enzimatico e’ alterato e quindi l’organismo e’ sotto stress ossidativo.
La Gliadina, è una proteina componente del glutine, contenuta in particolar modo nelle farine di frumento, orzo, segale, farro, spelta e triticale, tutti alimenti che un celiaco deve imparare a riconoscere e ad evitare, anche se usati come ingredienti all’interno di alimenti complessi.
Prolamine: da prol(ina)+ a(m)mina]. Nome di varie proteine semplici ad alto contenuto di prolina, aventi la caratteristica di essere insolubili in acqua e in alcol puro ma solubili nelle miscele acqua-alcol. Le prolamine appartengono quasi esclusivamente al regno vegetale; tra esse figurano l’avenina dell’avena, l’ordeina dell’orzo, la gliadina del frumento.
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Aumentano gli intolleranti al glutine
Il numero degli affetti da celiachia è quadruplicato dal 1948 ad oggi rendendo necessari strumenti più efficaci per la cura e la diagnosi della malattia
Negli ultimi 50 anni, i casi di celiachia nella popolazione statunitense sono notevolmente aumentati, man mano che le nuove generazioni venivano rivaccinate…tanto che la malattia è ormai diffusa quanto il diabete o l’artrite reumatoide. L’allarme è stato lanciato sulle pagine di Gastroenterology da Joseph Murray e il suo gruppo di ricerca della Mayo Clinic.
Le persone affette da celiachia sono allergiche al glutine, una proteina presente nel grano, nell’orzo e nella segale. L’ingestione della proteina causa una reazione immunitaria che danneggia i villi intestinali, provocando diarrea, crampi, anemia, infertilità, una prematura e grave osteoporosi. La malattia si cura intervenendo sulla dieta, da cui occorre eliminare il glutine.
Per ricostruire la storia della diffusione della celiachia nella popolazione degli Usa, i ricercatori hanno analizzato campioni di sangue prelevato tra il 1948 ed il 1954 da 9.133 volontari adulti della Warren Air Force Base (AFB), nel Wyoming.
Si è così scoperto che lo 0,2 per cento dei volontari era al tempo affetto da celiachia, presentando nel sangue tracce dell’anticorpo che i celiaci producono in reazione al glutine. Seguendo la storia clinica dei volontari nei 45 anni successivi al prelievo del sangue, i medici hanno poi dimostrato che gli individui affetti da celiachia non diagnosticata avevano sofferto tassi di mortalità superiori rispetto alle persone sane.
Questi dati sono stati poi confrontati con quelli recentemente ottenuti dall’analisi del sangue di 12.768 pazienti del Minnesota, scelti in modo di avere la stessa età dei volontari del Wyoming al momento del prelievo o il loro stesso anno di nascita.
Dal confronto, è emerso che nel campione attuale i casi di celiachia sono cresciuti mediamente di ben quattro volte.
“I disturbi celiaci sono diventati molto più comuni negli ultimi 50 anni e non sappiamo perché”, afferma Joseph Murray.
“La malattia colpisce oggi 1 persona su 100, ma, considerato che i suoi sintomi sono spesso confusi con quelli di altri disturbi, le persone affette da celiachia potrebbero essere molto più numerose”. Per il gastroenterologo, dal momento che il numero dei celiaci è quadruplicato negli ultimi 50 anni ed una cattiva diagnosi può causare morte prematura, sarebbe saggio iniziare a considerare la malattia come un vero e proprio caso di salute pubblica, che va affrontato con i giusti mezzi e la dovuta attenzione. (m.s.)
Riferimenti: Gastroenterology doi:10.1053/j.gastro.2009.03.059
Tratto da: galileonet.it
Commento NdR: oltre al Grano OGM anche i Vaccini, producendo alterazioni importanti al sistema enzimatico, flora batterica autoctona, pH digestivo, mucosa intestinale e quindi anche a quello immunitario, sono anch’essi molto corresponsabili di questo enorme aumento dei celiachi !
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Ricercatori del Leiden University Medical Center in Olanda, hanno determinato l’efficienza della degradazione del glutine mediante l’enzima propil-endoproteasi di Aspergillus niger (AN-PEP) una muffa-fungo, in un sistema dinamico, che mima il tratto gastrointestinale umano (sistema TIM).
Due esperimenti sono stati eseguiti. Nel primo, una fetta di pane è stata processata nel sistema TIM con o senza la co-somministrazione di AN-PEP. Nel secondo, è stato impiegato un menu fast-food.
Campioni di cibi digeriti sono stati presi dai compartimenti dello stomaco, duodeno, digiuno ed ileo, al tempo zero e fino a 4 ore dopo l’inizio dell’esperimento.
In questi campioni, i livelli di peptidi immunogenici delle gliadine e delle glutenine, sono stati valutati mediante test di competizione, basati su anticorpi monoclonali, analisi di Western blotting e test di proliferazione delle cellule T.
Si è osservato che l’enzima AN-PEP accelera la degradazione del glutine nel compartimento dello stomaco in misura tale che quasi nessun glutine raggiunge il compartimento del duodeno.
Dagli esperimenti è emerso che AN-PEP è capace di accelerare la degradazione del glutine nel sistema gastrointestinale che strettamente mima la digestione in vivo. Questo implica che la co-somministrazione di AN-PEP assieme ad un pasto contenente glutine potrebbe eliminare la tossicità del glutine, permettendo ai pazienti la possibilità di abbandonare, occasionalmente, la loro dieta priva di glutine. (Xagena2008)
by: Mitea C et al, Gut 2008; 57: 25-32
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Grano OGM = aumento casi di celiachia ? Sembrerebbe proprio di si ?
Negli anni ’70 il grano “Cappelli” venne irradiato in laboratorio con i raggi gamma per renderlo più produttivo e precoce. Ma a quale prezzo ? Da allora i casi di intolleranza al glutine (contenuto nel frumento e in altri cereali) sono cresciuti in maniera esponenziale, arrivando all’incidenza di una persona malata ogni 100/150 (negli anni ’60 il rapporto era di uno ogni 1000/2000).
Sanità Celiachia grano frumento cereali pasta Creso Cappelli 1974 glutine ogm modificazione genetica raggi gamma reattore nucleare intolleranza malassorbimento giornalista Claudia Benatti Gazzetta di Modena professore Luciano Picchiai Eubiotica Gian Tommaso Scarascia Mugnozza CNEN Accademia delle Scienze incidenza malattia dieta terapia aumento incidenza ipotesi indagini pH causa effetto Italia persone.
C’era una volta, in Puglia, un grano duro di nome “Cappelli”. Fino agli anni ’60 questo alimento era alla base della dieta della popolazione pugliese, ma questo povero grano, unica varietà coltivata nel Mezzogiorno d’Italia, apprezzato per la qualità, era, purtroppo per lui e per noi, poco produttivo. Così, un bel giorno del 1974, il Professore Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, (attuale presidente dell’Accademia delle Scienze) con un gruppo di ricercatori del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare) indusse una mutazione genetica nel grano duro denominato “Cappelli”, esponendolo ai raggi gamma di un reattore nucleare per ottenere una mutazione genetica e, in seguito, incrociandolo con una varietà americana. Dopo la mutazione, il povero grano era diventato “nano”, mostrando differenze, in positivo, in caratteri come la produttività e la precocità nella crescita.
Questo nuovo tipo di grano mutato geneticamente, non OGM, ma irradiato, fu battezzato “Creso” e, con esso oggi si prepara ogni tipo di pane, pasta, dolci, pizze, alcuni salumi, capsule per farmaci, ecc. (con questa farina si prepara circa il 90% della pasta venduta in Italia).
Quello che pochi sanno è che, il grano Creso, è responsabile dell’enorme aumento della celiachia, per l’alterazione del pH digestivo e la perdita di flora batterica autoctona, che determinano anomale reazioni anche per l’aumento di glutine che quel tipo di grano mutato geneticamente ha apportato all’alimentazione umana.
Celiachia. Ovvero intolleranza permanente al glutine. Chi ne soffre, è costretto ad una dieta permanente priva di cibi e bevande che contengono questa proteina: essere celiaco è già una ‘sfortuna’, comporta l’assoggettamento ad una dieta rigida, la rinuncia a molti piaceri della tavola, l’esborso di una notevole quantità di denaro (i prodotti gluten-free sono molto costosi). Bisogna, insomma, adeguarsi ad uno stile di vita diverso da quello che siamo abituati a considerare normale.
E se la celiachia fosse il risultato di decenni di ripetuti e differenti interventi sulle varietà di grano che sta alla base della maggior parte del cibo che mangiamo ? Questo si chiede Claudia Benatti, giornalista della Gazzetta di Modena, in un articolo inserito nel n. 193 di AAM Terranova. Nell’articolo raccoglie il parere del prof. Luciano Pecchiai, storico fondatore dell’Eubiotica in Italia e attuale primario ematologo emerito all’ospedale Buzzi di Milano, il quale fornisce una spiegazione plausibile di questa correlazione causa-effetto, su cui occorrerebbe produrre indagini scientifiche ed epidemiologiche accurate.
“E’ ben noto che il frumento del passato era ad alto fusto – spiega Pecchiai – cosicché facilmente allettava, cioè si piegava verso terra all’azione del vento e della pioggia. Per ovviare a questo inconveniente, in questi ultimi decenni il frumento è stato quindi per così dire “nanizzato” attraverso una modificazione genetica”. Appare fondata l’ipotesi che la modifica genetica di questo frumento sia correlata ad una modificazione della sua proteina e in particolare di una frazione di questa, la gliadina, proteina basica alla quale è dovuta l’enteropatia infiammatoria e quindi il malassorbimento caratteristico della celiachia.
Inoltre nessuno ancora ha trovato una spiegazione al fatto che l’incidenza della celiachia è aumentata in maniera esponenziale negli ultimi anni e l’allarme non accenna a rientrare: fino a qualche decennio fa, l’incidenza della malattia era di 1 caso ogni mille o duemila persone; oggi è 1 caso ogni 100 o 150 persone, con una crescita percentuale del 9% all’anno. In molti sostengono che l’aumento dei casi di celiachia sia una conseguenza del miglioramento delle tecniche diagnostiche, ma la spiegazione non convince, appare eccessivamente semplicistica e riduttiva.
Fonte: CCSNews
Commento NdR: L’articolista si è completamente dimenticato che alla base della celiachia vi sono i Vaccini, infatti NESSUN soggetto NON vaccinato ha quella malattia !!
Questi sintomi o malattie, sono facilmente scatenate anch’esse dai vaccini, per l’alterazione di: pH + enzimi + flora batterica intestinale con conseguenze perenni anche gravi !
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Pillola anti-celiachia
E’ stato annunciato al Convegno dell’AIC (Associazione Italiana Celiachia), tenutosi a Genova dal 18 al 21 Settembre 2008 in occasione del ventennale della nascita dell’AOECS, Association of European Coeliac Society, che riunisce tutte le organizzazioni europee che si occupano dei celiaci e delle loro famiglie, che è in sperimentazione una compressa che potrà combattere la celiachia.
Una nuova molecola, la zonulina, rende infatti l’intestino permeabile al glutine.
La zonulina, è una proteina che regola l’apertura dei “cancelli” dell’intestino: se ce n’è troppa, come accade nei celiaci, cresce la permeabilità delle cellule che rivestono l’intestino, ovvero si aprono “porte” che possono far passare frammenti tossici di glutine non digerito nel sangue, dando l’avvio alla risposta immunitaria che provoca i sintomi della celiachia.
La pillola in fase sperimentale è stata, in tre anni, somministrata a 110 pazienti e i risultati fanno ben sperare: nell’85% dei casi sono stati eliminati i sintomi associati al consumo di glutine.
“I risultati ottenuti da allora sono stati talmente positivi che siamo già arrivati a studiare il farmaco nell’uomo, percorrendo in soli tre anni i passi che di norma, quando si sviluppano nuovi medicinali, si realizzano in dieci o quindici anni. Nella fase più recente di sperimentazione clinica condotta su un centinaio di pazienti il farmaco ha dimostrato di essere molto efficace”, ha dichiarato Alessio Fasano, direttore del Centro di Ricerca sulla Celiachia e Biologia Mucosale dell’Università del Maryland, durante il suo intervento sui futuri e alternativi trattamenti nelle diete senza glutine.che, tra l’altro, suggerisce di non assecondare la tendenza agli alimenti ‘Gluten free’, sempre più diffusa in Italia anche tra chi non ne ha una necessita’ medica, meglio prima tentare di eliminare le cause che la producono. Consentirà di mangiare glutine senza sviluppare sintomi.
Si attendono entro dicembre i risultati della sperimentazione su altri 180 pazienti.
By Marzia – 24 Settembre 2008 – Tratto da: ricetteblog.girlpower.it
Commenti NdR: pero’ come al solito si cercano i bypass ai problemi senza eliminare le vere cause: pH digestivo intestinale e sistema enzimatico alterati, disbiosi intestinali, mucose irritate, infiammazioni, malnutrizione, autoimmunita’ (malattie autoimmuni), immunodepressioni, intossicazioni, derivanti nei bambini principalmente dai Vaccini che gli hanno propinato, dall’alimentazione inadatta (non latte materno), da predisposizioni genetiche di debolezza generale, ricevute dai genitori a loro volta vaccinati, quindi pur magari essendo “portatori sani” hanno regalato le loro debolezze ai figli i quali, una volta rivaccinati a loro volta, si ammalano anche e non solo di celiachia.
L’introduzione della “pillola” per i celiachi, impedirà l’eliminazione delle vere cause sopra elencate ed introdurrà altri problemi essendo la preparazione della pillola, una formulazione di sintesi chimica, derivanti da allergie alle sostanze contenute nella pillola stessa, senza contare la possibile ed ulteriore intossicazione ed infiammazione derivanti da questi ulteriori problemi.
NON è quindi questa la strada (pillola) per risolvere i problemi dei celiachi, ma occorre riordinare il pH digestivo, la flora batterica intestinale e quindi disinfiammare la mucosa del tubo digerente in particolare quella dell’ intestino tenue;
Nuovi batteri selezionati, tipo il Bifidus S1, sono importanti da somministrare a coloro che hanno questo tipo di sintomi.
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Celiachia, record italiano – Più malati, ora sono mezzo milione – Allo studio vaccino e pillola-tampone
MILANO Gen. 2008 – Chi non ha presente l’immagine di un bambino malnutrito, la pancia globosa, le costole sporgenti, gambe e braccia sottilissime. Stessa immagine di chi convive con l’anoressia. E pensare che c’è una patologia in aumento in Italia e che offre le stesse immagini, con la differenza che chi ne soffre mangia. È l’intolleranza al glutine (complesso proteico presente nei derivati di grano, segale e orzo), meglio nota come celiachia. La predisposizione è genetica, ma non è una malattia genetica. Dieci, trenta per cento di possibilità di avere un figlio celiaco quando uno dei genitori è ammalato.
La cura esiste: è la dieta. Ma soltanto un intollerante su sette sa di esserlo: anche perché l’espressione della malattia può avere più sfumature, da totale intolleranza a parziale. “Se oggi in Italia vivono 500 mila celiaci” – spiega Maria Teresa Bardella, gastroenterologa, responsabile del Centro per la prevenzione e la diagnosi della malattia celiaca della Fondazione Policlinico di Milano – “soltanto 70 mila sanno di esserlo”.
NOMI NOTI – Tra questi molti nomi noti, che vivono controllando i cibi che comprano e frequentano ristoranti e pizzerie accessibili per loro. Qualche esempio: l’avvocato Giulia Bongiorno, il conduttore Daniele Bossari, l’attrice Claudia Koll, la conduttrice e attrice Gaia De Laurentis madre di un bimbo celiaco. Importante sapere che volti noti siano intolleranti al glutine, perché il vero risvolto negativo per un giovane celiaco è avere limitazioni che gli altri non hanno. La merendina a scuola, la pizza con la classe, perfino il panino con il salame (il glutine è spesso usato nei salumi come addensante) vietato può far sentire diverso.
La gioia di una mamma dopo l’aver scoperto che Bossari è «uguale» a suo figlio: «Mentre era in onda Furore l’ho indicato a Giovanni, che ha due anni e mezzo: “Guarda anche lui non può mangiare il pane come te, e lui lo ha subito detto al padre qualche giorno dopo. Ho avvertito che, così, non si sentiva più “strano”.
PRIMATO ITALIANO – È nel 1964 che si scopre nel glutine la causa di tante malnutrizioni o morti nei primi anni di vita (difficile sopravvivere senza assimilare e colpiti continuamente da gastroenteriti, considerando poi che soprattutto per i poveri italiani pane, pasta e pizza sono sempre stati l’unica dieta). Un paradosso nel «Paese delle tre P» cardine dell’alimentazione scoprire che siamo anche i più intolleranti al mondo, e in continua crescita, al glutine. I numeri aiutano a capire: un malato ogni 2-3 mila negli Anni 80, uno ogni mille negli Anni 90, uno ogni 150 oggi. Escalation continua.
Mentre la ricerca medico-scientifica è stata per anni asfittica fino a quando non sono entrati in campo gli Stati Uniti. Dagli Anni 90, anche loro hanno scoperto la celiachia e subito è partita la macchina scientifica. Risultato: è in sperimentazione un vaccino (prevenzione) e una pillola tampone che annulla gli effetti deleteri della reazione delle cellule intestinali al transito del glutine.
RICERCHE IN CORSO – Una spiegazione è d’obbligo: quando nell’intestino di un intollerante arrivano le molecole del glutine la reazione di difesa che ne consegue, oltre a un’infiammazione che porta a coliti o a enteriti, è quella di un appiattimento totale o semitotale delle cellule (villi) deputate ad assorbire i principi nutritivi del cibo. In conclusione, il celiaco mangia e non assorbe. Spiega Silvio Danese, ricercatore della gastroenterologia dell’Humanitas di Rozzano: «L’ingestione di tutti gli alimenti che contengono glutine, come pane, pasta ecc., porta alla produzione di una serie di auto-anticorpi, come gli anti-tranglutaminasi e gli anti-endomisio, che “aggrediscono” la mucosa del piccolo intestino (cioè il tenue), determinando una reazione infiammatoria a livello dei villi, le strutture implicate nell’assorbimento dei cibi digeriti.
L’atrofia villare porta clinicamente a una sindrome che si chiama malassorbimento». Predisposizione genetica come concausa, un’enterite virale nei primi mesi di vita forse la causa (quella più accreditata) o comunque le nostre stesse molecole che per difesa danno vita a un’infiammazione.
Il Gaslini di Genova, l’università di Verona (che peraltro sta studiando anche il ruolo protettore dei probiotici) lavorano sul vaccino dopo aver individuato la causa virale (Rotavirus).
Sul meccanismo di difesa dell’intestino che contrasta l’azione infiammatoria autoimmune determinata dal glutine stanno invece lavorando Telethon del San Raffaele di Milano, l’ospedale Moscati di Avellino e la Pediatria del Federico II di Napoli. Ricerche che fanno capo all’Istituto di Scienze dell’ alimentazione del Cnr. L’interleuchina- 10 potrebbe essere la soluzione.
Tra qualche anno si saprà. Sempre interleuchina, ma 12, protegge dalle allergie secondo i ricercatori dell’Istituto di Norwich (Gran Bretagna), e quindi, perché no, anche dalle intolleranze. All’università di Padova, invece, sono in corso osservazioni sul ruolo di una chitinasi scoperta nel 2001. Insomma, si lavora.
DIETA – Nel frattempo, unica cura la dieta. E la diagnosi: al momento delle continue corse in bagno, della magrezza ingiustificata, di una stanchezza anormale in un giovane, è il pediatra che deve dirigere verso la giusta diagnosi. Come si fa? Una biopsia in gastroscopia. E’ la vera certezza. Insieme a un test del sangue in ospedale. C’è anche un test da fare a casa: su una goccia di sangue, risultato in 5 minuti. Se è positivo, però, meglio effettuare indagini più approfondite.
A proposito di test: quali i sintomi ? “Diarrea, mal di pancia, stanchezza, perdita di peso, anemia, dolori alle ossa e dermatiti», sintetizza Maria Teresa Bardella. Tutto scompare rinunciando a pane, pasta, merendine e croissant.
Anzi, oggi, senza rinunciare a nulla perché ormai esiste una vera e propria industria alimentare che lavora senza glutine. Ma non ci sono carenze vitaminiche ? “Assolutamente no — risponde la Bardella — praticamente le proteine del glutine non servono a nulla”.
By Mario Pappagallo – 09 gennaio 2008 – tratto da: corriere.it
Commento NdR: quello che NON si vuole mai dire anche in quest’articolo è che i bambini e gli ormai adulti celiachi lo sono per via dei Vaccini che hanno purtroppo subito in tenera età e che hanno alterato la vita del soggetto vaccinato: dopo le vaccinazioni di routine, vi è stato un incremento annuo del 9%, per l’alterazione della flora batterica intestinale, degli enzimi e del pH digestivo, inoltre questi soggetti vaccinati sono immunodepressi ed hanno subito e subiscono mutazioni genetiche OCCULTE trasmissibili alla prole !
!Inoltre più farmaci questi malati assumono e minore è la speranza di guarigione !
Comunque il problema principale dei celiaci è che hanno pH, flora batterica, enzimi ed irritazione – con microulcerazioni – della mucosa intestinale, con la conseguenza di avere una alterata permeabilità intestinale e quindi malassorbimento e malnutrizione cellulare.
Per cui si dovrebbe iniziare a disinfiammare il ventre con cataplasmi di argilla fredda sulla pancia OGNI notte per almeno 60 notti + ricostituzione della flora con appositi probiotici + lo stesso per gli enzimi + sali basici per il pH, tipo Magnesio + “bagnare ogni 2 giorni” il ventre con un rimedio a base di ipoclorito di sodio ed altro ancora, indicato in Cure naturali + alimentazione. Molto Utili sono i bagni corporei effettuati con il SALE ROSA dell’HIMALAJA, sia per disintossicare che per dare un grande aiuto al sistema immunitario.
Molto utile è anche l’ARGILLA (fango di terra argillosa) mangiata come un “dolce” ogni giorno od ogni 2 o 3 giorni per un certo periodo che in genere varia da soggetto a soggetto, con un minimo di 15 giorni; alle volte è necessario assumerla per periodi più lunghi. Fare attenzione che l’argilla può portare stitichezza.
L’argilla con il suo potere mineralizzante, cicatrizzante e chelante, fornisce un ottimo ausilio a tutti coloro che si debbono disintossicare dalle sostanze tossiche, aiutando la disinfiammazione e la disintossicazione dell’apparato digerente ed il corpo intero.
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Per curare la Celiachia con la Medicina Naturale, oltre a non Vaccinare mai piu’ quei soggetti a grave rischio, attualmente, oltre ad assumere capsule di fermenti lattici, e pastiglie per il riordino del pH digestivo occorre, specie all’inizio della cura, escludere dalla dieta alcuni degli alimenti più comuni, quali pane, pasta, biscotti e pizza, ma anche eliminare le più piccole tracce di farina da ogni piatto. Questo implica un forte impegno di educazione alimentare. Infatti l’assunzione di Glutine, anche in piccole dosi, specie nel periodo della terapia, può causare danni e/o la non riuscita della cura –
vedi anche: Mutazioni genetiche del Grano
In genere dopo questa terapia naturale, la dieta senza glutine, condotta con rigore, non è più l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute.
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Dai batteri intestinali nuove prospettive per la celiachia – Modifiche alla flora intestinale per un effetto benefico sulla celiachia.
Le persone affette da celiachia sono in costante aumento e, spesso, questa patologia non è riconosciuta e diagnosticata per tempo. Si manifesta principalmente come una reazione eclatante del sistema immunitario provocata da una intolleranza al glutine.
Ora, una nuova speranza arriva dallo studio condotto dai ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo a Valencia secondo cui promuovere un equilibrio della flora microbica intestinale potrebbe avere un ruolo chiave nella risposta immunitaria legata alla celiachia, in particolare nelle prime fasi della manifestazione.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati sul “Journal of Leukocyte Biology” e suggeriscono come i cambiamenti dietetici possano contribuire ad alleviare la gravità della malattia celiaca in alcuni pazienti, poiché differenti batteri intestinali possono influenzare differenti risposte e il grado d’infiammazione.
Allo stesso modo di come l’intervento sulla flora batterica intestinale per mezzo di prebiotici e probiotici può migliorare la qualità della vita dei celiaci, ne potrebbero beneficiare anche le persone affette da diabete di tipo 1 e altre malattie autoimmuni, fanno notare i ricercatori.
«Ci auguriamo che lo studio potrà in ultima analisi favorire la comprensione dei meccanismi di azione del microbiota intestinale nelle malattie immuno-mediate. Questo studio può anche aiutare a progettare nuove strategie, che potrebbero migliorare la qualità della vita dei pazienti celiaci in futuro», ha concluso la dottoressa Yolanda Sanz del CNR spagnolo.
Tratto da: lastampa.it
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Celiachia: Andrea Ghirelli dell’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione, ha informato che tutto ciò che crea disturbi intestinali, provocando la rottura delle pareti, come l’abuso di alcol, le cure antibiotiche (NdR: specialmente i Vaccini) e lo stress possono condurre all’intolleranza al glutine.
La pasta e il pane non rientrerebbero negli alimenti che contribuiscono ad incrementare i casi perché, secondo il ricercatore, il glutine, presente in questi alimenti, intrappolerebbe l’amido proteggendo addirittura l’organismo da un aumento della glicemia nel sangue. (NdR: sta di fatto che un Celiaco che mangia pane e pasta riacutizza il suo male).
Il Chitosano, invece, un polisaccaride usato nelle diete per ridurre l’assorbimento dei grassi, distruggerebbe le giunzioni tra una cellula e l’altra, lasciando dei vuoti che verrebbero colmati da altre sostanze che possono essere causa di intolleranze alimentari.
By D.T. – Tratto da: blogscienze.com
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Secondo uno studio prospettico di coorte la celiachia sarebbe una condizione relativamente comune nella popolazione che frequenta gli ambulatori dei medici di Medicina Generale.
In questo studio prospettico di coorte sono stati selezionati tutti i pazienti che afferivano a medici di Medicina Generale e che lamentavano disturbi di tipo digestivo oppure avevano una comorbidità che si conosce essere spesso associata alla celiachia (anamnesi positiva per celiachia, anemia, dolore addominale ricorrente o gonfiore addominale, colon irritabile, diarrea cronica, fatica cronica, malattie autoimmuni).
A questi pazienti venne chiesto se erano disposti a partecipare allo studio, che prevedeva la compilazione di un questionario dettagliato e l’esecuzione di un esame ematico per lo screening della celiachia.
Su 2.568 pazienti a cui venne chiesto di partecipare il 33% non aveva nessun sintomo che potesse far sospettare una celiachia, il 3% rifiutò di compilare il questionario e il 26% rifiutò l’accertamento di laboratorio.
Ai rimanenti 976 pazienti furono dosati gli anticorpi anti-transglutaminasi IgA. Si trovò un titolo elevato in 30 pazienti; a questi vennero dosati gli anticorpi IgA anti-endomisio, che risultò alterato in 22 casi.
Di questi ultimi, 15 si sottoposero a biopsia digiunale e 17 adottarono una dieta priva di glutine.
In conclusione la celiachia venne diagnosticato ogni 11,6 casi per mille visite. Gli autori concludono che la celiachia, nella popolazione generale, è molto più frequente di quanto non si creda comunemente.
Fonte: Catassi C et al. “Detection of celiac disease in primary care: a multicenter case-finding study in North America”. Am J. Gastroenterol 2007;102:1454-1460.
Commento di Renato Rossi:
La celiachia comporta spesso sintomi di tipo gastrointestinale interpretati come di origine funzionale o etichettati come dovuti ad un colon irritabile. La malattia inoltre è associata ad un aumentato rischio di anemia, ipertransaminasemia, linfoma ed osteoporosi. Tuttavia rimane largamente sottodiagnosticata.
In questo studio di tipo osservazionale si suggerisce che si tratta di una condizione relativamente comune e probabilmente più frequente di quanto non si ritenga: in pratica si può calcolare che, in un ambulatorio di Medicina Generale, ci sia un caso di celiachia ogni 100 consultazioni.
I sintomi e i segni che dovrebbero indirizzare verso un approfondimento diagnostico sono ovviamente quelli di tipo gastrointestinale persistente (soprattutto il gonfiore addominale e la diarrea cronica), ma anche la fatica cronica e le tireopatie.
Tratto da: pillole.org
Commento NdR: quello che non si osa dire è che ormai tutti i soggetti sottoposti a questi controlli sono stati vaccinati ed è noto che ogni tipo di vaccinazioni disturba ed altera in primis pH e la flora batterica intestinale e soprattutto il sistema enzimatico, irritando e rovinando in certi casi con micro ulcerazioni, la mucosa dell’intestino (villi), con tutte le conseguenze del caso = malassorbimento e quindi malnutrizione, oltre alle immunoeccitazioni e/o immunodepressioni indotte dai vaccini inoculati ai soggetti.
vedi sopra: cioè il vaccinato celiaco, si ammala molto più facilmente di malattie gastroenteriche che si trascinano per tutta la vita, che i non vaccinati !
Non si tratta quindi di tentare di eliminare gli effetti tossici del glutine nel celiaco, ma di eliminare le cause che hanno prodotto o producono quelle reazioni abnormi intestinali ed immunitarie !
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Cereali con glutine: quali sono ?
Purtroppo il glutine è presente in moltissimi alimenti, come pasta, dolci e pane, proprio perché è il componente principale del frumento, elemento base utilizzato per preparare le farine più diffuse.
Per evitare fraintendimenti, i cereali tossici per i celiaci sono, oltre al Grano duro ed al Grano tenero, anche quelli cosiddetti “alternativi”, come:
– Farro
– Kamut (che non è un altro cereale, ma un nome commerciale del grano)
– Orzo
– Segale
– Spelta
– Triticale
Le farine che acquistano e che usano questi cereali non sono affatto farine senza glutine, e non vanno assolutamente consumate da chi soffre di celiachia.
Bisogna anche stare molto attenti ad una cosa: i prodotti che acquistiamo, anche se non contengono in etichetta questi elementi, potrebbero esservi venuti in contato durante la lavorazione e risultarne contaminati (per questo è importante per i celiaci acquistare esclusivamente alimenti che riportino sula confezione l’apposita etichetta con la spiga sbarrata).
Tra i cereali ovvero pseudo cereali ed altri elementi che i celiaci posso invece consumare tranquillamente:
– Amaranto
– Castagne
– Grano Saraceno (Fagopyrum esculentum)
Il grano saraceno si distingue dai comuni cereali per l’elevato valore biologico delle sue proteine, che contengono gli otto amminoacidi essenziali in proporzione ottimale, mentre i cereali “veri” (il grano saraceno, a dispetto del nome, non è un cereale) contengono poca lisina.
Il grano saraceno è una buona fonte di fibre e di minerali, soprattutto manganese e magnesio. Ha un indice di sazietà abbastanza elevato, caratteristica comune a tutti i cereali in chicchi.
È privo di glutine, quindi è adatto per i soggetti celiaci.
– Legumi
– Mais
– Miglio
– Quinoa
– Riso
– Sesamo
– Sorgo
– Tapioca
Da questi alimenti si ricavano delle farine senza glutine, ognuna dotata di particolari caratteristiche, che possono essere usate per scopi diversi anche se con qualche accortezza.
Ma ricordiamo sempre, che la celiachia è frutto di gravi alterazioni del pH digestivo, della cronica disbiosi (alterazione della flora batterica), dell’infiammazione consequenziale della mucosa del tubo digerente e della conseguente immunodepressione che ne deriva.
Le cause:
soprattutto i vaccini (qualsiasi), farmaci, madri con amalgami in bocca che allattano il neonato, latte per neonati inadatto, ogni tipo di latte vaccino, farine bianche, ecc., per cui il celiaco, DEVE ripristinare la flora batterica e normalizzare il pH digestivo con l’opportuna alimentazione ricchissima di verdure e legumi di stagione il più possibile crudi, seguendo anche le indicazioni della emodieta.
Le uova sono permesse anche per i celiaci, e da poter utilizzare, salvo gravi disbiosi in atto, che vanno curate con fermenti appropriati, prima di introdurre i vari alimenti.
Ricordiamo anche che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo per mezzo dello stress ossidativo .
Se vuoi conoscere il tuo stato di Benessere e migliorarlo con queste speciali apparecchiature modernissime, che neppure gli ospedali hanno, prenota via mail la consulenza QUI. Esso permette anche di analizzare qualsiasi prodotto esistente e la sua compatibilità o meno, con il soggetto analizzato….
vedi anche: Medicina Quantistica
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