FECI e FERMENTI – 1 (assunzione di feci selezionate)
COPROTERAPIA (assunzione di feci selezionate da giovani sportivi NON vaccinati per la Covid19)
Trapianto fecale: perché la cacca è un’ottima medicina (se il donatore è sano)
Mentre i ricercatori studiano come mettere la cacca in una pillola, oggi il trapianto fecale guarisce molte patologie: “restaura” il microbiota che è vitale per la salute.
Il trapianto fecale (FMT), noto anche come batterioterapia fecale, è una procedura che comporta la rimozione di feci da un donatore sano e l’infusione di quel campione – e di tutti i batteri sani in esso contenuti – nell’ambiente microbico del paziente malato.
la batterioterapia fecale, è una pratica medica introdotta oltre 10 anni fa per trattare diversi disturbi intestinali, tra cui la colite ulcerosa, e ripristinare la flora batterica che popola l’intestino, il cosiddetto microbiota. Una pratica che, come ha appena confermato un’équipe di scienziati della University of Minnesota, coordinata da Michael Sadowsky, sembra funzionare. I ricercatori raccontano sulle pagine della rivista Microbiology, infatti, che il trapianto fecale riesce a curare con successo le infezioni da Clostridium difficile, un batterio che risiede normalmente nell’intestino e che, in talune condizioni, può provocare crampi addominali, diarrea e colite.
AIFA: https://www.aifa.gov.it/-/nuova-revisione-su-efficacia-trapianto-fecale-per-combattere-c-difficile
Una nuova revisione pubblicata su Annals of Internal Medicine conferma l’efficacia e la sicurezza del trapianto fecale come strumento per combattere l’infezione intestinale causata dal Clostridium difficile.
Il trapianto fecale, noto anche come batterioterapia fecale, è una procedura che comporta la rimozione di feci da un donatore sano e l’infusione di quel campione – e di tutti i batteri sani in esso contenuti – nell’ambiente microbico del paziente malato.
In particolare, la revisione ha concluso che per le infezioni ricorrenti causate dal batterio C. difficile l’intervento ha avuto successo nell’85 per cento dei casi. Il trapianto fecale ha anche aiutato il 55 per cento dei pazienti per i quali i trattamenti farmacologici norma non erano stati efficaci.
Lo studio, finanziato dal Department of Veteran Affairs degli Stati Uniti, ha esaminato i risultati di due studi randomizzati e controllati e 33 casi clinici non controllati che hanno coinvolto più di 500 pazienti sottoposti a trapianto fecale per il C. difficile.
Il trapianto, secondo gli autori, sembra essere efficace, e causerebbe pochi effetti collaterali a breve termine.
I ricercatori hanno sottolineato che i dati a disposizione sono ancora esili e non esistono prove sufficienti per la stesura di linee guida su come determinare i candidati donatori ideali, su come identificare i metodi di preparazione ideale, o il modo migliore per fornire le feci ai pazienti.
“Penso che questa sarà una zona calda per il futuro“, ha affermato l’autore senior dello studio Dimitri Drekonja. “Ma le evidenze che abbiamo raccolto finora non soddisfano i criteri dell’FDA, il che significa che se si trattasse di comune farmaco in fase di sviluppo e venisse sottoposto all’autorità regolatoria per l’approvazione, con le informazioni che ora abbiamo non sarebbe autorizzato“.
“C. difficile è un’infezione intestinale sempre più comune, di solito, ma non sempre, innescata da precedente uso di antibiotici e caratterizzata da diarrea acuta“, ha spiegato ancora Drekonja. “In generale, l’infezione “ha aggiunto “può essere trattata in maniera facile e il 90 per cento delle persone migliora“.
“Oggi purtroppo l’infezione“, ha rivelato Drekonja “ha un tasso di recidiva anche del 30 per cento. Per questo nel corso degli ultimi 15 anni, e in particolare negli ultimi tre-cinque anni, l’interesse per il trapianto fecale è cresciuto. In questo momento si tratta di una procedura di sperimentazione e invasiva, e la maggior parte dei dati che abbiamo deriva da case report che possono essere pienamente rappresentativi o meno. Ma la nostra revisione, che comprende due recenti studi controllati di alta qualità, sembra confermare la gran parte risultati positivi“.
Leggi lo studio su Annals of Internal Medicine – Pubblicato il: 12 maggio 2015
Data l’ormai nota importanza dell’omeostasi microbica intestinale nel mantenimento della salute, negli ultimi anni vi è stato un notevole interesse nello sviluppo di strategie terapeutiche innovative per il ripristino del microbiota intestinale. Uno di questi approcci, il trapianto di microbiota fecale (FMT), è la principale strategia di “sostituzione dell’intero microbioma intestinale” ed è stato integrato nelle linee guida della pratica clinica per il trattamento dell’infezione ricorrente da Clostridioides difficile (rCDI). Inoltre, la potenziale applicazione dell’FMT in altre indicazioni, come le malattie infiammatorie intestinali (IBD), la sindrome metabolica e i tumori solidi maligni, è un’area di intenso interesse e di ricerca attiva.
https://www.britannica.com/science/human-microbiome#ref1126185
Microbioma, omeostasi, stress ossidativo, mutazioni DNA, danni da farmaci e VACCINI
Non a caso, Oltreoceano negli US, alcune aziende stanno accendendo i motori per vedere se sia possibile ricavare utili dal trapianto di microbiota. Il nodo centrale, che al momento vede contrapposti da un lato i clinici e i ricercatori, dall’altro alcune aziende Pharma, è il tema regolatorio. Come dovrebbe essere considerato il trapianto di microbiota fecale dal punto di vista normativo? Alla stessa stregua di un farmaco o piuttosto un trapianto di tessuto o di organo?
Nel 2013, la FDA aveva iniziato a lavorare a una bozza in cui il trapianto di microbiota fecale era classificato come una terapia farmacologica, ma poi il tutto si è arenato nel mare delle polemiche. E al momento nessuno è venuto a capo del problema.
La nebbia regna sovrana, negli Usa, ma anche in Europa. L’attuale assenza di una regolamentazione univoca, sia sul fronte FDA sia da parte di EMA, fa sì che ognuno si comporti come ritiene più opportuno. Nei centri dove viene praticato, in genere, è classificato come un trapianto di tessuto, di organo o una trasfusione di sangue.
In Italia, al momento unico paese in tutta Europa, il trapianto di microbiota fecale è considerato una donazione di organo. E questo consente agli ospedali che lo effettuano di non incappare in problemi burocratici. Nel resto d’Europa la situazione è variegata.
Per iniziare in modo chiaro a parlare di fermenti lattici è importante una premessa: il nome.
Vengono chiamati fermenti lattici, perche il prodotto di degradazione principale è l’acido lattico. Questa sostanza si ricava dalla fermentazione di zuccheri di varia origine (anche le fibre e il cotone come il lino sono composti da zuccheri). Il latte non c’entra nulla !
Il fatto che alcuni batteri vengano usati per trasformare gli zuccheri del latte in acido lattico producendo quello che noi chiamiamo yogurt ha creato questo fraintendimento.
La fermentazione lattica è una forma di metabolismo energetico che avviene in alcuni batteri e nella cellula animale in assenza di ossigeno. Consiste nella trasformazione di una molecola di glucosio (o di un altro zucchero fermentabile) in due molecole di acido piruvico che vengono successivamente ridotte ad acido lattico con una bassa resa energetica. Questa via metabolica prende il nome dal principale prodotto finale ma viene detta anche omolattica per distinguerla da quella eterolattica che utilizza un meccanismo diverso.
La fermentazione lattica si incontra principalmente nei lattobacilli e nel metabolismo anaerobico di alcuni tessuti (muscolo) degli organismi pluricellulari.
La fermentazione lattica svolta da lattobacilli è presente nella vagina e nel tratto gastrointestinale umano in cui assume un ruolo tanto importante da spingere alcuni a considerare i lattobacilli dei probiotici.
La fermentazione lattica è coinvolta nella preparazione di numerosi alimenti tra cui ricordiamo lo yogurt, il kefir, i capperi ed i crauti. Tratto da: wikipedia.org
Prima di continuare, vi invito a leggere con attenzione la pagina che spiega e cita il sistema immunitario in situazione di Anergia
I nanobatteri: una nuova forma di vita ?
http://www.lescienze.it/news/2004/05/23/news/i_nanobatteri_una_nuova_forma_di_vita_-586531/
IMPORTANTE: Diviene quindi INDISPENSABILE (per TUTTE le malattie), la loro assunzione periodica, senza dimenticare le altre tecniche naturali collaterali (alimentazione appropriata ed altri integratori tipo micro diete), riordinare enzimi e flora batterica con appositi preparati (capsule) multi batterici a base di ceppi di fermenti vivi, cioè micro organismi simbiotico residenti (autoctoni) non preparati su basi derivate dal latte:
Per l’elenco dei principali batteri utili per l’intestino, vedi: Batteri autoctoni
Molto utile e’ anche l’ARGILLA (fango di terra argillosa) mangiata come un “dolce” ogni giorno od ogni 2 o 3 giorni per un certo periodo che in genere varia da soggetto a soggetto, con un minimo di 15 giorni; alle volte e’ necessario assumerla per periodi piu’ lunghi. Fare attenzione che l’argilla puo’ portare stitichezza.
L’argilla con il suo potere mineralizzante, cicatrizzante e chelante, fornisce un ottimo ausilio a tutti coloro che si debbono disintossicare dalle sostanze tossiche, aiutando la disinfiammazione e la disintossicazione dell’apparato digerente ed il corpo intero.
Dott. Luciano Lozio, video su Intestino e salute
Ecco il meccanismo del passaggio dei batteri (microbiota) dalla madre al neonato, con la nascita attraverso il canale uterino, immunizzando il piccolo appena nato !
Le RICERCHE MOSTRANO un NESSO fra MICROBIOMA Intestinale (intestino) e CERVELLO – 09/01/2015
Chiamate collettivamente microbioma, le migliaia di miliardi di microbi che abitano il corpo umano vivono principalmente nell’intestino, dove ci aiutano a digerire il cibo, a sintetizzare le vitamine e a difenderci dalle infezioni. Ora, recenti ricerche sul microbioma hanno dimostrato che la sua influenza si estende ben oltre l’intestino, fino ad arrivare al cervello. Negli ultimi 10 anni, vari studi hanno collegato il microbioma intestinale a una serie di comportamenti complessi, come umori ed emozioni, appetito e ansia.
Il microbioma intestinale sembra contribuire al mantenimento della funzionalità cerebrale, ma non solo: potrebbe anche incidere sul rischio di disturbi psichiatrici e neurologici, fra cui ansia, depressione e autismo. Una delle modalità più sorprendenti con cui il microbioma influisce sul cervello è durante lo sviluppo.
“Esistono delle finestre evolutive critiche in cui il cervello è più vulnerabile poiché si sta preparando a rispondere al mondo circostante”, spiega Tracy Baie, docente di neuroscienze presso la facoltà di veterinaria dell’Università della Pennsylvania. “Così, se l’ecosistema microbico della madre si modifica – per esempio a causa di infezioni, stress o diete – ciò cambierà il micro bioma intestinale del neonato, e gli effetti possono durare tutta la vita.”
Altri ricercatori stanno esplorando la possibilità che il microbioma abbia un ruolo nelle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Fonte: MedicalXpress.com : http://tinyurl.com/kaa2j36
Commento NdR: ma cio’ puo’ accadere anche e non solo per i vaccini che il neonato subisce dai due, tre mesi in avanti…infatti se una madre ha delle amalgami dentali in bocca (contengono mercurio) il neonato potra’ subire delle conseguenze anche gravi.
A conferma ulteriore:
Caro Massimo Montinari, (medico=curriculum)
i tuoi colleghi polacchi, inglesi e texani hanno pubblicato un interessante review su Mayo Clin Proc, 2014: 1699-1709. Marlicz W et al analizzano i dati in letteratura sui farmaci antinfiammatori non steroidei (NSAIDs) spesso associati agli inibitori di pompa protonica (IPPs).
In questo studio considerano una meta analisi condotta da Trelle S et al nel 2011, pubblicata su BMJ, 2011; 342:c7086, su oltre 116000 pazienti che riporta un aumento di infarti del miocardio e decessi cardiovascolari, dato che piacerà sicuramente al dott. Guido Balestra, stroke in questi pazienti in terapia NSAID selettivi e non selettivi.
Continua QUI: intestino permeabile
Nel nostro corpo circolano 9 litri d’acqua
PROMEMORIA:
quando le feci NON galleggiano appena cadono nel W.C. significa che vi sono oltre al pH errato e non adatto nel colon, anche la mancanza di Fermenti (i vari tipi Bifidus e Ramnosus), quindi integrare subito con le apposite capsule.
Continua QUI: Feci analisi + Feci e fermenti – 2 + Fermenti e batteri autoctoni + Distribuzione della flora intestinale
Tisana – infuso rinfrescante e disinfiammante dell’intestino:
1 pugno per ogni erba in circa 1 lt. di acqua * : Menta selvatica, Rosmarino, Aneto o Finocchio selvatico, Erba Medica (o Alfa-Alfa), + 10 foglie di NOCE grandezza media + 5 Noci Verdi tagliate a spicchi sottili, con frutto interno schiacciato, altrimenti, 30/40 g di mallo secco di noci.
Far BOLLIRE per mezz’ora circa, con coperchio sul recipiente, in 1 lt, circa, di acqua (sorgiva ottima) od oligominerale o filtrata con argilla, per eliminare cloro ed altre sostanze chimiche, con acqua di rubinetto, e la stessa, dopo averla rimescolata più volte, fatta decantare per un minimo di 12 ore !, prima dell’utilizzo per preparazione tisana).
Ad ogni tazza aggiungere, un cucchiaio di PICCOLO AMARO SVEDESE a base di acqua vite, aloe vera, mirra. zafferano, foglie di cassia, rabarbaro radice, curcuma radice, manna, triaca veneziana, carlina radice, angelica radice.
Bere a temperatura corporea 3 o 4 tazze al giorno con 1 o 2 cucchiai di miele Millefiori Integrale, cioè, miele ricavato senza trattamenti vari, es. riscaldato per renderlo liquido, e/o con sostanze per conservarlo tale, ecc. ..
Risultato: Le feci diventano compatte senza odore, quindi significa che la parete del tubo digerente si disinfiamma e migliora la FLORA INTESTINALE.
vedi qui nel sito le pagine su: I Germi non sono le cause delle malattie + Distribuzione Flora nell’Intestino + Sistema Ontogenetico dei Microbi + Pleoformismo + Malassorbimento + Intestino
La macerazione avviene, utilizzando lo stesso preparato nelle diverse ore della giornata,o al massimo il giorno successivo.
Per evitare la perdita di aromi e olii essenziali, usare sempre un coperchio e tegame in terracotta, senza smalto !
* L’acqua sorgiva si può conservare solo in recipienti di terracotta, perché, a contatto con argilla, non perde le sue proprietà di magnetizzazione, cioè , rimane quasi come quando è prelevata da sorgente.
*E’ BUONA e curativa, anche l’acqua piovana, sempre se conservata in recipienti di terracotta (argilla), a Matera detto “u’ chichm”, perché non viene meno la dinamizzazione.
By: ruggierifp@inwind.it
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COPROTERAPIA – vedi anche: Batteri autoctoni
Le feci sono il materiale di rifiuto dell’organismo che viene eliminato per via rettale. Pochi sanno però della loro funzione di vere e proprie sentinelle della salute dell’organismo, nonché delle loro straordinarie proprietà curative, utilizzando i batteri in esse contenute.
La coproterapia è una disciplina naturale, antichissima, che consiste nell’immersione in una vasca di feci umane calde, o nella loro somministrazione per bocca diluite con acqua.
E’ considerata un toccasana per la cura dell’epidermide, e per le comuni affezioni osteomuscolari, e/o per le malfunzioni intestinali.
In condizioni normali le feci sono formate per il 75% da acqua e per il 25% da materiale solido che include preziose fibre non digerite, grassi, calcio, fosfati, e proteine, ma in particolare da microbioma (flora batterica intestinale molto importante).
Una parte notevole della massa fecale non è di origine alimentare: attraverso le feci, infatti, il corpo espelle tutto ciò di cui non ha bisogno in quel momento e che non riesce ad immagazzinare.
La loro eliminazione, dunque, rappresenta un vero e proprio spreco anche dal punto di vista medico e nutrizionale.
Le feci calde, se ingerite in modo diluito, possono rappresentare un ottimo regolatore delle funzioni digerenti ed intestinali, aiutando uno stomaco affaticato o un intestino pigro a riprendere gradualmente, e senza alcun invasivo trattamento farmacologico o chirurgico, le proprie normali funzioni.
Studi e video che la illustrano:
https://youtu.be/-nDPjGAGEak + https://youtu.be/Awn3haOpfcI + https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/19778623/
By: Prof. Thomas Borody, Centre for Digestive Diseases, Sydney Australia; ABC TV Catalyst, 14 July 2011. – Fecal Bacteriotherapy (Human Probiotic Infusion) for Clostridium difficile infection.
vedi anche: http://www.sciencedaily.com/releases/2011/10/111031114945.htm
2 dicembre 2011 – Fonte: Collegio Americano di Gastroenterologia
Riepilogo:
Prove crescenti dell’efficacia dei trapianti di microbiota fecale come trattamento per pazienti con attacchi ricorrenti di diarrea associata a Clostridium difficile sono presentate in tre studi, incluso un follow-up a lungo termine del trapianto di microbiota fecale colonscopico per infezioni ricorrenti da C. difficile che includeva 77 pazienti provenienti da cinque stati diversi.
239 pazienti sono stati sottoposti al trapianto fecale, con ottimi risultati:
l’87% dei pazienti veniva eradicato completamente dalla malefica flora intestinale di Clostridium, difficile eradicazione che precedentemente non aveva avuto successo con le terapie antibiotiche della medicina accademica.
Inoltre un gruppo dei pazienti ha avuto benefici risultati dal feci-trapianto contro la sindrome del colon irritabile e le malattie infiammatorie intestinali. Senza contare i risultati a lungo termine che comporteranno senz’altro una netta diminuzione di casi di carcinoma al retto-colon nei soggetti trattati. E tutti questi brillanti risultati senza far uso di antibiotici o altre diavolerie di farmaci, ma per grazia di una semplice peretta (clisterino)a base di feci di eccellente qualita’ che possono prodursi solo in intestini curati dalla medicina alternativa e dalla giusta alimentazione a base di prodotti naturali. Per cui cosa dire della medicina pomposa e inutile dei baroni saccenti e arroganti dei poli clinici universitari, tutte chiacchiere e niente sostanza, col risultato che i malati di colon che si rivolgono a loro hanno l’intestino irritato per la vita fino a prendersi un cancro ?
vedi:
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/j.1365-2036.2011.04737.x/abstract;jsessionid=5E28E78A8D369D8C4397B5BA142AB59E.d03t03deniedAccessCustomisedMessage=&userIsAuthenticated=false
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Un trapianto di feci per curare l’intestino – Giugno 2013
Il primo caso in Italia. La paziente è guarita da una grave infezione intestinale provocata da un germe resistente agli antibiotici
Fino a oggi nessuno, in Occidente, aveva mai osato ricorrere alla “zuppa gialla”, una terapia, descritta nei testi di medicina cinese del quarto secolo dopo Cristo, per curare certe gravi infezioni intestinali.
Ma adesso c’è una “prima” italiana: una giovane donna si è sottoposta all’Ospedale Luigi Sacco di Milano a un trapianto di microbiota fecale (più prosaicamente definibile come trapianto di feci, la zuppa gialla appunto) per curare una grave infezione intestinale da Clostridium difficile, un germe particolarmente “cattivo” (NdR: derivante dal poliformismo dei batteri autoctoni) e resistente agli antibiotici. E dopo quindici giorni dall’intervento, la ricerca della tossina batterica (spia della presenza del germe nell’intestino) è negativa e la paziente sta bene. Il trapianto è il primo in Italia, ma non nel mondo Occidentale.
IN OLANDA – Il New York Times, nel febbraio scorso, ha riportato il caso di una paziente con un’ infezione intestinale, sempre da Clostridium difficile, guarita con questo trattamento. E nello stesso periodo, il New England Journal of Medicine, una delle più importanti riviste mediche internazionali, ha pubblicato un lavoro scientifico, firmato da ricercatori olandesi e accompagnato da un editoriale di commento, che dimostrava come questa cura avesse funzionato in 15 (su 16) pazienti.
La paziente italiana, curata al Sacco (una donna non milanese al di sotto dei quarant’anni di età: questioni di privacy non permettono di avere altre indicazioni), era venuta a conoscenza di questa possibilità terapeutica, si era rivolta ai medici olandesi e questi ultimi le avevano suggerito di parlarne con Mario Corbellino, un medico vivace e curioso che lavora, appunto, alla Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, diretta da Massimo Galli, e che si era interessato a questa procedura.
ANTIBIOTICI – Così è partita la richiesta di cura all’ospedale milanese, richiesta che ha ricevuto il parere positivo del comitato etico (quest’ultimo si deve sempre esprimere sul ricorso a cure compassionevoli, cure cioè non codificate).
E i gastroenterologi dell’ospedale (la clinica è diretta da Roberto de Franchis), guidati da Gianpiero Manes, hanno messo a disposizione le apparecchiature per l’intervento. «La paziente soffriva di un’infezione da Clostridium difficile – spiega Galli – che sei mesi di terapia con vancomicina (un antibiotico) non erano riusciti a debellare. Il germe è un costituente della flora batterica intestinale (cioè di quella popolazione di microrganismi che albergano del nostro intestino: il microbiota).
Di solito è innocuo, ma può diventare particolarmente pericoloso soprattutto quando terapie antibiotiche, somministrate per curare patologie diverse, distruggono i suoi “antagonisti” e gli lasciano spazio libero per riprodursi».
Risultato: gravi diarree, debilitazione del paziente e necessità di ricorrere ad antibiotici potenti e specifici contro di lui che non sempre funzionano e possono provocare effetti collaterali importanti.
Il problema delle infezioni da Clostridium difficile può presentarsi, sporadicamente, in persone che sono state sottoposte a terapie antibiotiche per motivi vari, ma sta aumentando anche in pazienti anziani, ricoverati in reparti di lungodegenza o in strutture residenziali
COSTI RIDOTTI – «Uno dei fattori che favoriscono l’emergere di questo germe – continua Galli – sono i farmaci anti-acidi, in particolari gli inibitori della pompa protonica. Queste medicine, riducendo appunto l’acidità dello stomaco, favoriscono il passaggio di batteri, come il Clostridium, che vengono ingeriti dall’esterno e che vanno a scombinare la flora batterica intestinale». Ecco allora, per i casi più complessi, una soluzione semplice, meno costosa e meno pericolosa degli antibiotici (che hanno effetti collaterali): il trapianto, appunto, di microbiota fecale (cioè di feci).
Il materiale non è nobile, ma al di là di prevedibili ironie, è facilmente reperibile (ma naturalmente sul donatore vanno effettuati tutti i test che escludano la presenza di vermi o di parassiti intestinali), e non è costoso. Ma come si esegue il trapianto? «Il materiale, che nel nostro caso è stato ottenuto da un congiunto stretto della paziente – spiega Galli – è stato opportunamente preparato e “iniettato” con un colonscopio nella parte alta (iniziale) del colon in modo che non fosse subito espulso».
Anche l’FDA, l’ente federale americano di controllo sulle medicine, sta prendendo in considerazione questa cura e sembra che la stia trattando, per quanto riguarda le sperimentazioni, come un vero e proprio «farmaco».
By Adriana Bazzi – Tratto da: corriere.it
Encefalopatia associata a sepsi, primi risultati con trapianto fecale – 22/01/2018
The Fourth Hospital of Hebei Medical University, Hebei:
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0304394017308261?via%3Dihub
Trapianto di microbiota fecale e nervo vago rappresentano possibili e validi target terapeutici nella risoluzione di disfunzioni cerebrali associate a sepsi.
È quanto emerge da uno studio condotto da Suyan Li e colleghi, di recente pubblicazione su Neuroscience Letters.
La sepsi o setticemia è di fatto un’infezione sistemica provocata da microrganismi patogeni che ad oggi rappresenta una delle principali problematiche della medicina moderna compromettendo anche pesantemente la qualità di vita di coloro i quali riescono a superarla. La disfunzione cerebrale, comprendente stati di delirio, coma, attacchi epilettici o sintomi neurologici, è una delle sue maggiori complicazioni andando sotto il nome di “encefalopatia associata a sepsi” o SAE.
Il tasso di mortalità è elevato e, in mancanza di una terapia realmente efficace, si mira soprattutto ad evitare il diffondersi dell’infezione e a somministrare terapie di supporto. Sebbene la fisiopatologia della sepsi, e conseguentemente anche quella della SAE, sia multifattoriale e dunque complessa, la neuro-infiammazione sembrerebbe avere un ruolo fondamentale. Nuove e promettenti strategie terapeutiche infatti puntano a ridurre lo stato infiammatorio nel cervello modulando l’attività del nervo vago il quale è in grado di inibire il rilascio di citochine e mediatori pro-infiammatori, ad esempio i lipopolisaccaridi (LPS), dal tessuto danneggiato attraverso la produzione di acetilcolina.
È importante ricordare inoltre come il nervo vago sia a sua volta coinvolto nell’asse intestino-microbiota-cervello. Nonostante queste preliminari evidenze, il ruolo del nervo vago oltre che del microbiota ad esso correlato dev’essere ancora ben delineato.
A tal proposito, questo studio ha lo scopo di approfondire la presunta implicazione del nervo vago nell’influenzare il microbiota intestinale in presenza di encefalopatia associata a sepsi.
Per fare ciò, il team di ricercatori cinesi ha analizzato e confrontato campioni e comportamenti di 80 modelli di ratto maschi suddividendoli attraverso randomizzazione in 4 gruppi da 20 animali ciascuno. Il primo gruppo è stato mantenuto inalterato e usato come controllo (gruppo SH o SHAME), al secondo è stata praticata un’iniezione intravenosa di LPS (gruppo LPS), al terzo successivamente alla somministrazione di LPS è stato praticato un trapianto di microbiota fecale da donatore sano tre volte al giorno fino a una settimana prima dello studio (gruppo LPS+FMT) e, infine, al quarto gruppo dopo il trattamento con LPS e FMT è stato asportato il nervo vago attraverso vagotomia sette giorni prima della somministrazione di LPS (gruppo LPS+FMT+VGX).
Sono stati quindi raccolti campioni fecali a 1, 3, 5 e 7 giorni oltre che porzioni di ippocampo al settimo giorno e successivamente analizzati mediate tecniche di sequenziamento genico, test ELISA e di immunoistochimica. Durante il periodo di osservazione è stata valutata inoltre la memoria e l’apprendimento spaziale in acqua attraverso il “Morris water maze test” e il grado di compromissione cerebrale con l’elettroencefalografia.
Dal confronto dei campioni fecali è stato possibile notare come, a livello di microbiota, il gruppo trattato solo con LPS abbia dimostrato una significativa riduzione della diversità filogenetica rispetto al gruppo di controllo e invece di come gli altri due gruppi abbiano dato risultati simili in termini di biodiversità. I lipopolisaccaridi hanno quindi un notevole impatto nel compromettere la ricchezza di specie batteriche e ciò può portare, come già dimostrato da precedenti evidenze, a un peggioramento o a un incremento del rischio di sviluppare svariate patologie quali obesità, diabete, infiammazione cronica intestinale e, non da ultima, encefalopatia. Il trapianto di microbiota ha di contro prodotto notevoli benefici nell’alleviare queste condizioni cliniche favorendo un ripristino della biodiversità microbica.
Anche in questo studio, il FMT ha comportato un cambiamento della composizione del microbiota. A livello di phyum, il secondo gruppo ha rivelato una buona abbondanza di Proteobacteria e una significativa riduzione di Firmicutes mentre gli Actinobacteria sono risultati inalterati. Si è quindi riscontrato un rapporto di Firmicutes–Proteobacteria, oltre che Firmicutes–Bacteroidetes, ridotto nel gruppo LPS rispetto a quello SH mentre si confermano simili tra loro quelli ottenuti da campioni del terzo e quarto gruppo.
A livello di genere, il gruppo LPS ha mostrato notevole riduzione di Bifidobacterium, Lactobacillus, Bacteroides, Clostridium, Enterobacter ed Enterococcus se confrontato con il gruppo di controllo. Ad aumentare tuttavia, sempre nel secondo gruppo, sono stati Campylobacter, Staphylococcus e Pneudomonas.
Encefalopatia associata a sepsi e FMT, necessaria la mediazione del nervo vago
Al test comportamentale la distanza compiuta in acqua è stata simile in tutti e quattro i gruppi mentre differenze sostanziali sono emerse nel tempo di permanenza nel quadrato di riferimento e nella frequenza di spostamento. Questi parametri sono infatti risultati inferiori nel gruppo LPS rispetto agli altri. Risultati poco soddisfacenti sono stati riscontrati anche nel gruppo LPS+FMT+VGX relativamente agli spostamenti dalla piattaforma. Questo può suggerire da un lato come il trapianto di microbiota fecale possa migliorare l’apprendimento e la memoria spaziale, dall’altro come questo suo apporto positivo sia annullato dalla compromissione del nervo vago.
A livello dell’ippocampo è stato invece monitorato il livello di Iba-1, un marcatore di attivazione delle microglia ovvero le principali cellule immunitarie del sistema nervoso centrale. Alta espressione di Iba-1 sottende quindi un’ingente attivazione immunitaria e infiammatoria. Anche in questo caso, il gruppo LPS ha mostrato le maggiori concentrazioni del marcatore in questione mentre è stato visto come FMT ne riduca l’espressione attraverso la mediazione del nervo vago.
Il test ELISA ha inoltre rivelato nel secondo e nel quarto gruppo alti livelli di fattori pro-infiammatori quali TNF-α, IL-6 e IL-1β soprattutto se confrontato con quello SH e LPS+FMT. Questa alterata espressione porta dunque a ipotizzare un ruolo del FMT, mediato dal nervo vago, nell’inibizione del rilascio di citochine ippocampali in ratti con sepsi.
Infine, l’esame di elettroencefalografia ha dimostrato come i LPS incrementino sensibilmente i parametri legati alla diagnosi di disfunzione cerebrale mentre, al contrario, la pratica di FMT porti benefici.
In conclusione questo studio riporta come la condizione di “encefalopatia associata a sepsi” tragga vantaggi dal trapianto di microbiota fecale da donatori sani e di come i suoi positivi riscontri siano mediati dal nervo vago.
Gli stessi ricercatori sottolineano tuttavia alcune limitazioni del loro lavoro quali l’aver condotto le analisi solamente su modelli animali e il non esser riusciti a determinare con esattezza il ruolo del nervo vago nella protezione del microbiota intestinale in condizione di SAE. Ulteriori studi sono dunque necessari per poter comprendere meglio quali siano le potenzialità del nervo vago oltre che le strategie ottimali nel trapianto di microbiota fecale in pazienti con sepsi.
By Silvia Radrezza – Tratto da: microbioma.it
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Un trapianto di feci per curare una grave infezione intestinale – 02 /06/2013
Sebbene l’idea possa causare ribrezzo, in realtà, questo approccio terapeutico è piena espressione della medicina tradizionale cinese del IV secolo dopo Cristo. E liberi di crederci o meno, ha funzionato anche nel suo primo caso di applicazione in Italia.
Il particolare intervento è stato condotto a Milano, dove una donna si è sottoposta ad un trapianto di microbiota fecale presso l’ospedale Luigi Sacco. Affetta da una particolare infezione da clostridium difficile non curabile con i farmaci, la donna è stata costretta a ricorrere a questa particolare terapia, nuova in Italia, ma già usata con successo in altri paesi occidentali.
Solo lo scorso febbraio, infatti, fece “scalpore” lo stesso intervento, condotto su una donna americana, sulle pagine del New York Times. Reticenze a parte, come cura si è rilevata definitiva. Grazie a questo trapianto di microbiota fetale, a quindici giorni dall’intervento, l’infezione era completamente sparita. Quel che appare più interessante della “zuppa gialla” (altro nome con il quale il trapianto di feci è conosciuto, N.d.R.) è in realtà uno studio condotto recentemente sulla sua efficacia da un gruppo di ricercatori olandesi e pubblicata dalla rivista di settore New England Journal of Medicine.
La sperimentazione condotta a suo riguardo ha infatti dimostrato come fosse risolutiva delle infezioni intestinali resistenti agli antibiotici in ben quindici casi su sedici. Sebbene il campione non sia molto ampio, va da sé che le conferme in merito siano state più che certe.
La paziente del nostro articolo per il suo problema si era rivolta proprio al gruppo di ricercatori dello studio, che le avevano indicato il dott. Mario Corbellino, un medico aperto a sperimentazioni di diversa tipologia e definito “curioso” dai suoi colleghi olandesi.
Il clostridium difficile, come l’escherichia coli, è un batterio naturalmente presente nel nostro organismo. In caso di flora batterica intestinale in salute non causa nessun problema alla persona. Differente diventa la questione se i suoi antagonisti naturali contenuti nel nostro organo, vengono a mancare, magari per colpa di un farmaco (NdR: e/o di un vaccino).
Dopo un calvario durato sei mesi e composto di medicinali privi di effetto, l’idea del trapianto di feci, che si è rivelato essere la soluzione.
Fonte Studio | NEJM – Tratto da:.medicinalive.com
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“Trapianto” di batteri o Batterioterapia fecale
Un gruppo di ricercatori statunitensi ha analizzato i cambiamenti che si verificano dopo quello che tecnicamente viene definito trapianto di microbiota o batterioterapia fecale, concentrando l’attenzione soprattutto sul numero e il tipo di batteri presenti nell’intestino prima e dopo il trattamento. «Abbiamo valutato in particolare i pazienti con infezioni ricorrenti da Clostridium difficile, un batterio che in un caso su 5 si ripresenta anche dopo la terapia antibiotica causando diarrea e conseguenza anche più gravi» spiega Yang Song del Institute for Genome Sciences di Baltimora (USA) e prima firma dell’articolo, ricordando i 14.000 decessi annui negli Stati Uniti e i circa 800 milioni di dollari spesi per questa infezione.
Come si legge dalle pagine della rivista Plos ONE, questo particolare trapianto viene utilizzato nel tentativo di ricreare una popolazione microbica (il microbiota appunto) efficace e completa nei pazienti che soffrono di queste infezioni ricorrenti, ma ad oggi non è stato studiato in dettaglio cosa succede alla “flora batterica” dopo il trattamento. “Le nuove tecniche genomiche e bioinformatiche ci consentono oggi di studiare anche i cambiamenti più fini che si verificano nel microbiota” spiega Florian Fricke, professore associato di microbiologia e immunologia presso l’Institute for Genome Sciences, University of Mariland School of Medicine di Baltimora “e questo ci permetterebbe di trapiantare in futuro un microbiota costruito ad hoc invece di utilizzare il classico trapianto fecale”.
L’analisi dei pazienti e dei donatori coinvolti, durata un anno, ha confermato innanzitutto che nei pazienti soggetti a infezioni ricorrenti da C. difficile il microbiota pre-trapianto è modificato e ridotto in termini di numero e di tipologie di organismi presenti: alcuni batteri delle famiglie Streptococcaceae, Enterococcaceae o Enterobacteriaceae risultano aumentati, mentre Lachnospiraceae e Ruminococcaceae diminuiti, rispetto al periodo post-trapianto o ai donatori sani.
Dopo il trattamento però la composizione comincia a cambiare e le trasformazioni proseguono per almeno 16 settimane (4 mesi).
E come spiegano gli autori, questo tipo di studi potrebbe identificare gruppi di pazienti più soggetti a ricorrenze dell’infezione o fornire nuove strategie terapeutiche per altre malattie legate anche a cambiamenti nel microbiota, come diabete e obesità.
By Plos One – Published: Nov 26, 2013.
Commento NdR: Tutte le malattie nascono secondo la medicina naturale dalle alterazioni della flora batterica intestinale e quelle del sistema enzimatico e quindi per sanare occorre riordinarla in OGNI malato.
Sarebbe meglio prima di effettuare questa terapia, utilizzare i lisozimi (vedi sotto) per normalizzare la flora ed il sistema enzimatico.
Per altri particolari, vedi questo link: http://trapiantomicrobiota.weebly.com/
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“Pillole di Cacca” possono essere una cura per l’infezione/infiammazione da Clostridium difficile, spiega il ricercatore – 3 Ott. 2013
Il Dr. Thomas Louie, che è un infettivologo presso l’Università di Calgary, ed è in possesso di un contenitore di pillole di feci in capsule con un triplo rivestimento di gel preparate nel suo laboratorio a Calgary, Calgary – Wikipedia, Alberta, Canada.
Ingoiare pillole derivati dalla cacca umana potrebbe rivelarsi la risposta di un non-antibiotico per una malattia infettiva che ferocemente gli scienziati federali hanno dichiarato essere una minaccia nazionale urgente.
C. difficile – in breve – è una debilitante infezione batterica (NdR: grave alterazione del pH digestivo e della flora batterica e sistema enzimatico) del tratto intestinale che si verifica quando gli antibiotici utilizzati spazzano via, cercando di promuovere la salute, ed uccidono i batteri “buoni”. Una volta che ciò accade, causano la diarrea ed il Clostridium difficile fiorisce.
A Long Island, come altrove, C. diff. è un nemico formidabile, sta diffondendosi soprattutto in ambito sanitario.
La sperimentale “pillola di cacca” è stata sviluppata da ricercatori canadesi , che l’hanno progettata per impedire le recidive di C. diff., che possono rivelarsi fatali.
Il ricercatore, il dottor Thomas Louie, ha discusso la sua ricerca sulla pillola, nel corso di una conferenza telefonica riguardo alle notizie nella riunione annuale della Infectious Diseases Society of America a San Francisco .
Ha riportato un tasso di 100 per cento di risultati sui pazienti in cura; 27 pazienti che hanno preso tra 24 e 34 pillole realizzati dalle feci donati, per lo più membri della famiglia.
il dott. Louie ha detto che spera che il pubblico capisca perché la pillola è stata sviluppata, ma che potrebbe perciò di essere nauseato “fattore x” circa il suo contenuto. “Penso che in qualche modo il “fattore x” è qualcosa abbiamo ottenuto fuori della nostra scuola, “Louie ha parlato della naturale tendenza a trovare una scoraggiante discussione sulla materia fecale.
Dott. Bruce Hirsch della North Shore University Hospital a Manhasset ha detto che ha fornito i pazienti locali, con le pillole a base di feci per quasi un anno, in gran parte basato sulla ricerca pionieristica di Louie.
“Si tratta di una terapia molto efficace“, ha detto Hirsch.
“La capacità di dare i batteri attraverso una capsula fornisce un ripristino dei batteri buoni nel tratto gastrointestinale inferiore di una persona“, ha detto Hirsch.
Egli ha sottolineato che le pillole a base di feci sono molto più efficaci nel trattamento della recidiva di C. diff. rispetto alla terapia standard, che prevede la prescrizione altamente potenti antibiotici.
I funzionari federali della salute hanno recentemente dichiarato una crescente prevalenza di C. diff. come una grave crisi sanitaria.
Si stima che circa 500.000 persone – molti dei quali anziani – sono colpiti ogni anno. Uno dei pazienti di Louie aveva solo 6 anni.
Ogni anno circa 14.000 persone muoiono di C. diff. a livello nazionale. I batteri sono altamente resistenti ai farmaci.
Hirsch ha detto che lui ei suoi colleghi hanno personalizzato nel produrre le pillole in laboratorio e dare loro un aroma di agrumi.
Le Pillole di Cacca sono una nuova versione delle infusioni di feci diluite, sia attraverso una colonscopia (clistere) o attraverso un tubo naso-gastrico.
Come con Hirsch, il dott. Louie dell’Università di Calgary, ha detto le sue pillole si preparano su ordine in un laboratorio.
La materia fecale viene elaborata, Louie ha detto, fino a contenere solo i batteri, che poi sono immessi in una capsula di gel a triplo strato.
Il dott. Vincenzo Yan, che presiede il dipartimento di medicina presso la Stony Brook University School of Medicine, ha detto che la pillola sembra promettente. “C’è un grande potenziale in questo metodo per il trattamento di C. diff, ” ha detto.
Alla domanda se Stony Brook potrebbe essere dubbioso, Yang ha detto: “sono Assolutamente Sicure”.
Yang ha detto il C. diff. innesca più della semplice diarrea. L’infezione, ha detto, può causare colite, che è una infiammazione del tratto intestinale. Il C. diff. inoltre può causare perforazione intestinale, ha aggiunto Yang, un gastroenterologo.
La Food and Drug Administration, all’inizio di quest’anno ha accettato la sua richiesta che le feci umane essere considerato un farmaco nel trattamento recidivante Clostridium difficile.
“La FDA ha detto che in realtà le feci erano un farmaco e che era bizzarro e buffo”, ha detto Hirsch, aggiungendo l’agenzia dice che “richiede che informiamo i nostri pazienti che è una cura sperimentale”.
By DELTHIA RICKS delthia.ricks@newsday.com
Tratto da: newsday.com/news/
Commento NdR: occorre ricordare che sarebbe meglio prima di effettuare questa terapia, utilizzare i lisozimi (vedi sotto) per normalizzare la flora ed il sistema enzimatico.
SCOPERTA INTERESSANTE
Il ceppo batterico B. bifidum MIMBb75
I ricercatori hanno scoperto la sensazionale efficacia di tale ceppo, indagando l’influenza dei bifidobatteri sulla sindrome del colon irritabile. Il team di scienziati ha rilevato che il ceppo batterico B. Bifidum MIMBb75, unico nel suo genere, è in grado di lenire in misura significativa i sintomi della sindrome del colon irritabile.
I ricercatori hanno rilevato che grazie alla terapia per il Colon Irritabile, con questo batterio, anche la qualità della vita dei soggetti interessati migliora notevolmente. I risultati sono stati talmente clamorosi, che lo studio è ormai una delle ricerche scientifiche più citate al mondo nel campo della gastroenterologia.
SISTEMA ENZIMATICO – Cosa significa sistema enzimatico endogeno ?
L’uomo è costituito da 70 bilioni (70 mila miliardi) di cellule. Il nostro corpo compie quotidianamente 200 milioni di processi chimici. Ogni singolo processo viene gestito e regolato da un particolarissimo enzima prodotto dall’organismo stesso
Il dizionario medico dice: la «vita» è l’interazione costante di tutti i processi realizzati dagli enzimi nell’ organismo. La malattia è pertanto l’interferenza nella interazione armonica anche degli enzimi.
Gli enzimi dell’organismo fermentano propagandosi. Se si attiva un unico enzima, allora si verifica immediatamente la produzione di una intera cascata di enzimi in attesa.
Continua QUI: Enzimi
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Lisozima (la parola Lisozima deriva dal greco: liso = che taglia e zimo = enzima)
Il Lisozima, enzima polipeptidico normalmente presente nell’organismo, è uno dei fattori della immunità aspecifica cellulare ed umorale.
I principali effetti farmacologici della sostanza sono rappresentati dalle azioni antibatterica, antivirale ed immunomodulante.
Esso è una sostanza di natura proteica presente negli uomini ed animali nelle secrezioni biologiche (saliva, lacrime, secrezioni spermatiche, muco nasale, latte ecc.) e nelle uova (l’albume ne contiene grandi quantità). Nei mammiferi il Lisozima e’ stato isolato dalle secrezioni nasali, saliva, intestino, urina e latte.
La fonte piu’ presente in natura da cui estrarre il Lisozima Cloridrato e’ certamente dal bianco dell’uovo di gallina, da cui il Lisozima e’ estratto e purificato. E’ estratto dall’albume delle uova fresche di pollo con un processo biotecnologico, utilizzando una resina polimerica aggiunta al bianco dell’uovo.
Concentrazione, purificazione e liofilizzazione dell’estratto sono i passi che portano ad ottenere il Lisozima Cloridrato. Nel bianco dell’uovo e’ presente in natura uno 0,3% di Lisozima, con questo processo di estrazione e concentrazione si ottiene un prodotto puro al 100% di Lisozima.
Il Lisozima ha la capacità di distruggere le cellule dei seguenti Batteri: Clostridia Butyricum, Clostridia Tyrobutyricum, Listeria Monocytogenes Scott A ecc.
Nel latte vaccino per la produzione di FORMAGGI, il Lisozima Cloridrato distrugge specificatamente il Clostridia Tyrobutyricum, batterio di origine vegetale.
Questo enzima scoperto nel 1922 da Fleming, espleta un’interessante azione antimicrobica, grazie alla capacità di idrolizzare i peptidoglicani che costituiscono la parete batterica In seguito alla lesione di questa struttura meccanicamente resistente, la cellula batterica richiama acqua fino a scoppiare.
Non a caso, dunque, il lisozima viene abbondantemente secreto nelle regioni corporee maggiormente esposte al contatto con patogeni (cavo orale, congiuntiva ecc.).
La sua importanza immunitaria è testimoniata dal fatto che neonati alimentati con latte artificiale privo di lisozima, hanno una frequenza di episodi diarroici tre volte superiore rispetto ai neonati alimentati con latte materno (in cui, oltre al lisozima, troviamo anche anticorpi).
Il pH ottimale per il funzionamento del lisozima è cinque (pH 5); in campo alimentare viene utilizzato, anche sotto la sigla E1105, per la conservazione di formaggi stagionati, tra cui il Grana Padano.
Il lisozima noto anche come muramidasi, fu scoperto nel 1922 dal noto Fleming, deve essere inteso come una sostanza enzimatica ad azione batteriolitica che scinde i legami glucosidici beta (1-4) fra l’acido N-acetilmuramico e dell’N-acetilglicosamina, propri di polisaccaridi.
La muramidasi quindi presenta la capacità di attaccare e demolire i polisaccaridi azotati che costituiscono gli strati periferici delle strutture cellulari di vari germi; sia saprofiti sia patogeni.
La molecola del lisozima si presenta strutturata da elementi di natura polipeptidica, ricca di amminoacidi basici e ciclici.
L’azione del lisozima è finalizzata a proteggere l’organismo, provocando: la lisi, le modificazioni delle caratteristiche tintoriale e l’agglutinazione dei germi sensibili; la diminuzione delle capacità tintoriali dovute all’azione del lisozima possono essere spiegate con la modificazione e perdita di sostanze cromotrope da parte del citoplasma batterico.
Da un punto di vista terapeutico, l’uso di lisozima si limita ad applicazioni topiche non essendo stato ancora dimostrato l’assorbimento attraverso la mucosa intestinale, riducendone per tanto l’impiego per via orale, si ricorda in oltre che l’impiego per via parenterale viene ridotto al massimo in quanto giudicato rischioso per l’elevata frequenza di incidenti a carattere allergico molto spesso con esito letale.
Val la pena ricordare come Fleming, scoperse questa proteina enzimatica. Aveva un brutto raffreddore ed una goccia della secrezione del suo naso cadde accidentalmente in una cultura batterica. Lo scienziato, che era un grande osservatore, si stupì del fatto che i batteri della cultura, che egli teneva sotto osservazione col microscopio, dopo qualche tempo erano morti.
Si tenga presente che il titolo di lisozima nel latte di asina, valutato mediante metodo elettroforetico e analisi quantitativa, mediante analizzatore di immagini su gel, è risultato mediamente pari a 1,5 g/L.
Il lisozima è un agente antimicrobico naturale che scompone la parete dei batteri esso è già utilizzato nelle terapie per superare un infezione batterica e per la disinfestazione del cavo orale (dove ci sono più batteri che nel resto dell’organismo).
Un’aggiunta es., in dentifrici o colluttori (che non vengono ingeriti) puo’ produrre la reazione antimicrobica che avrebbe un effetto anti carie, anti placca e contro il cattivo odore della bocca).
Potrebbe essere utile nella produzione di soluzioni fisiologiche con lisozima da usare in sala operatoria mentre si entra in contatto con i vari tessuti e per cui il bisturi non può essere continuamente cambiato (ed entra in contatto con tessuti malati e tessuti sani per evitare sepsi)
Il Lisozima e’ un potente immunomodulatore, ed un rimedio per l’influenza e le prime vie respiratorie; è un importantissimo fattore di immunizzazione che la madre trasmette al neonato col latte materno.
E’ naturalmente presente nel latte equino, ma non in quello bovino e per questo in epoche remote i bambini malaticci traevano giovamento dall’alimentazione con latte di asina. E’ molto efficace in caso di tonsillite ipertrofica, con o senza placche purulente, anche in caso di tonsille grosse come palle da ping-pong.
Somministrare 250 mg. al giorno x 20 gg. Gia al 15° giorno le tonsille dovranno essere perfettamente piatte ! Com’è possibile tutto ciò?
C’è una stretta correlazione fra tessuto linfoide e lisozima, posso supporre che nei bambini “linfatici” (ma anche in molti adulti) ci sia una carenza strutturale nella produzione di quest’enzima.
Sintesi – LISOZIMA – é un enzima, immunostimolante ed é totalmente innocuo, che si trova naturalmente nel latte equino e non é un caso che una volta si dava il latte di asina ai bambini malaticci per tirarli risanarli. Si trova anche nell’albume dell’uovo perche’ serve a difenderlo dalle infezioni.
Il Lisozima fa regredire in modo spettacolare l’ipertrofia delle tonsille, praticamene un mese di terapia con 500 mg al di, oltre ad una migliore alimentazione, meglio se crudista, disinfiamma completamente le tonsille.
Vaccini e Latte vaccino e derivati tendono ad inibire la creazione dei lisozimi e le loro funzioni.
Terapia Enzimatica nutrizionale e con Lisozimi
Dose consigliata di lisozimi (adulti circa 1,5g ai pasti) il beneficio si vede in un giorno, per almeno 45 gg.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=2177189185654352&id=100000898764524
J Biol Chem . 5 febbraio 2016; 291 (6): 2938-2953.
Pubblicato online il 20 novembre 2015 doi: 10.1074 / jbc.M115.662593 – PMCID: PMC4742756 – PMID: 26589796
Lipoproteina LprI di Mycobacterium tuberculosis agisce come un inibitore del lisozima *
By: Deepti Sethi,1 Sahil Mahajan,1 Chaahat Singh, Amrita Lama, Mangesh Dattu Hade1, Pawan Gupta,e Kanak L. Dikshit2
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Estratto
Mycobacterium tuberculosis esegue numerose strategie di difesa per il successo dell’instaurarsi dell’infezione sotto una vasta gamma di sfide all’interno dell’ospite. Una tale strategia che è stata delineata in questo studio è l’abrogazione dell’attività litica del lisozima da parte di una nuova lipoproteina glicosilata e localizzata localmente, LprI, che è presente esclusivamente nel complesso di M. tuberculosis . Il gene lpr I co-trascrive con il gene glb N (codifica per l’emoglobina (HbN)) ed entrambi sono sincronizzati in modo sincrono in M. tuberculosis durante l’infezione da macrofagi.
LprI ricombinante, espresso in Escherichia coli, ha mostrato un legame forte ( K d ≤ 2 n m) con il lisozima e abrogato completamente la sua attività litica, conferendo così protezione al Micrococcus lysodeikticus marcato con fluoresceina dall’idrolisi mediata da lisozima. L’espressione del gene lpr I in Mycobacterium smegmatis (8-10 volte) ha protetto la sua crescita dall’inibizione del lisozima in vitro e ne ha potenziato la fagocitosi e la sopravvivenza durante l’infezione intracellulare di macrofagi derivati da peritoneale e monociti, noti per secernere lisozima, e in presenza di lisozima aggiunto in modo esogeno nelle linee cellulari secondarie dove i livelli di lisozima sono bassi.
Al contrario, la presenza di HbN ha migliorato la fagocitosi e la sopravvivenza intracellulare di M. smegmatissolo in assenza di lisozima ma non sotto stress lisozima. È interessante notare che la co-espressione della coppia di gluponi N- lpr I ha elevato l’invasione e la sopravvivenza di M. smegmatis 2-3 volte nelle linee cellulari secondarie in presenza di lisozima rispetto alle cellule isogene che esprimono questi geni singolarmente.
Pertanto, il vantaggio specifico contro il lisozima generato dai macrofagi, conferito dalla combinazione di LprI-HbN durante l’invasione di M. tuberculosis, può avere implicazioni vitali sulla patogenesi della tubercolosi.
Commento NdR: anche in questi articoli si ripropone la teoria dei batteri quali cause del raffreddore, dimenticando la vera causa, cioe’ la nozione del terreno: un terreno in ordine immunitario impedisce l’azione di qualsiasi sostanza, batterio, parassita, nell’organismo eterologhi, quindi la cura consiste nel rinforzare le difese immunitarie e tutto cio’ che serve allo scopo puo’ essere comunque utilizzato, purche’ di origine naturale non di sintesi.
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INAUGURATA la BANCA delle FECI, negli USA – Feb.2014
E’ stata aperta da pochi mesi ma è già un successo. Si tratta della prima “banca delle feci”, nata negli Stati Uniti all’interno del Mit di Boston, su idea di due ex allievi. Qui, i “donatori” possono lasciare i propri escrementi ai ricercatori che, dopo averli trattati, li rendono adatti alla cosiddetta “batterioterapia”.
I campioni di feci, infatti, vengono qui trasformati in veri e propri farmaci, i quali vengono poi spediti in tutti gli ospedali del Paese.
L’obiettivo è quello di curare l’infezione da Clostridium difficile, un batterio che vive normalmente nell’intestino degli individui ma che, in particolari condizioni, può secernere tossine in grado di rivelarsi letali per l’organismo.
Tanto più che nei soli Usa sono oltre 1400 le persone che, ogni anno, divengono vittime a causa de batterio, il quale si è rivelato estremamente resistente agli antibiotici. Ripristinando però i “batteri buoni”, “annientanti” dal Clostridium, è possibile combattere l’intossicazione e i rischi di morte.
Questo ripristino di attua dunque con la batterioterapia fecale, ovvero il trapianto di flora batterica da un individuo sano ad uno malato, che funziona più dei farmaci. Per tale motivo, la banca delle feci si configura come una vera e propria rivoluzione nel campo della medicina, in grado di salvare la vita a migliaia di persone.
Al Policlinico di Milano si effettua il Trapianto di feci:
https://www.policlinico.mi.it/news/2024-07-31/4056/al-policlinico-di-milano-liter-unico-in-italia-per-il-trapianto-del-microbiota-fecale-da-donatore-non-piu-solo-di-sangue
Ricordiamo anche che le alterazioni degli enzimi, della flora, del pH digestivo e della mucosa intestinale influenzano la salute, non soltanto a livello intestinale, ma anche a distanza in qualsiasi parte dell’organismo.
Infine qui trovate una ricerca che dice che vi potrebbero essere delle controindicazioni, che però dalla pratica ospedaliera sono state confutate.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8039753/