La memoria cellulare o metabolica
Ogni 2 o 3 anni rinnoviamo tutte le cellule del nostro corpo, anche quelle del cervello, se i neuroni sono sempre stimolati a creare sinapsi, cioè essere sempre creativi, creando continuamente nuovi circuiti cerebro mentali.
Ecco perché occorrono circa 3 anni per poter guarire completamente da qualsiasi disturbo anche grave; occorre che le cellule della parte del corpo lesionata e la corteccia cerebrale perdano la memoria dello stato di sofferenza e di malattia che hanno registrato nel corso della patologia (leggasi memoria cellulare o metabolica).
Quando, vi è un danno, malattia prolungata, essa produce “memoria metabolica”.
Lo si e’ scoperto facendo studi sul perché le cellule dei diabetici ricordano i valori elevati di glicemia, anche quando tornano normali.
La base della “memoria metabolica” o cellulare è dentro nei radicali liberi (si dice siano delle tossine, ma pare che siano molto meno tossici e molto più utili…); questo è ciò che traspare dagli studi del dott. Antonio Ceriello, diabetologo dell’Università di Udine (Italy) a Oklahoma City – USA – ed a Warwick in UK, che sono stati presentati in anteprima durante il XV Congresso dell’AMD e a Giugno 2007 portati all’attenzione internazionale durante il meeting dell’ADA (American Diabetes Association).
vedi: NUTRIZIONE è SALUTE + INFORMAZIONE, CAMPO UNIVERSALE e SOSTANZA – Campi MORFOGENETICI
Scoperta una nuova memoria cellulare in Lievito – Questa memoria permette un’attivazione più veloce e efficace di alcuni geni e forse dà alla cellula un vantaggio evolutivo
Le cellule possono alterare molto velocemente lo stato trascrizionale dei geni, tramite meccanismi epigenetici, in condizioni ambientali fortemente variabili o in circostanze fisiologiche particolari che richiedono un repentino cambiamento delle condizioni metaboliche.
Le cellule eucariote controllano il riarrangiamento spaziale dei cromosomi e la localizzazione dei geni influisce sul loro stato trascrizionale. Studiando cellule di lievito si è osservato che la cellula può tenere alcuni geni in posizione periferica del nucleo, tramite interazioni con il complesso dei pori nucleari che intervengono quando essi vengono espressi.
Finora non era conosciuto il significato funzionale di tale meccanismo.
Ora uno studio condotto da Jason Brickner e colleghi della Northwestern University ha dimostrato che questi geni sono mantenuti alla periferia del nucleo in generazioni successive, dopo che è stata repressa la trascrizione. Secondo gli stessi autori la localizzazione nella parte periferica del nucleo rappresenta un nuovo stato cellulare ereditario, che serve ad un organismo eucariota per “ricordare” la precedente attivazione trascrizionale di quei geni.
Si tratta dunque di un tipo di memoria cellulare che permette un’attivazione più efficace dei geni e probabilmente essa ha un carattere adattativo capace di donare alla cellula un vantaggio evolutivo.
Nel lievito, il mantenimento nella periferia di questi geni e la loro rapida riattivazione richiedono una variante dell’istone H2A.
Il prossimo passo dei ricercatori sarà quello di verificare se nei metazoi siano presenti meccanismi di questo tipo.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista on line PLOS Biology.
Fonte: Molecularlab.it (28/03/2007)
Sindrome infiammatoria chiamata “Asia” scatenata dai vaccini !
ASIA_Sindrome infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
… ed è noto che… le infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo di sintomi, che i medici impreparati allopati chiamano erroneamente “malattie“….anche in età adulta !
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Una nuova memoria cellulare
I meccanismi epigenetici possono permettere alla cellula di alterare molto rapidamente lo stato trascrizionale dei propri geni in condizioni ambientali fortemente variabili
Le cellule eucariote sono in grado di controllare il riarrangiamento spaziale dei cromosomi; d’altra parte la localizzazione dei geni riflette e contribuisce a sua volta al loro stato trascrizionale. Da studi condotti sulla semplice cellula del lievito è noto che un certo numero dei suoi geni, attraverso interazioni con il complesso dei pori nucleari che intervengono quando essi vengono espressi, può essere “arruolato” dalla cellula per rimanere in una posizione periferica del nucleo. Un arruolamento, il cui significato funzionale non era finora stato chiarito.
In uno studio pubblicato sulla rivista on line PLOS Biology, Jason Brickner e colleghi della Northwestern University hanno mostrato che questi geni vengono attivamente mantenuti alla periferia del nucleo nel corso di generazioni successive, dopo che la trascrizione è stata repressa. Secondo gli autori ciò suggerisce che la localizzazione in prossimità della periferia del nucleo rappresenti un nuovo stato cellulare ereditario, utile per consentire a un semplice organismo eucariota di “ricordare” la precedente attivazione trascrizionale di quei geni. Dallo studio risulta che nel lievito, sia il mantenimento alla periferia di questi geni, sia la loro rapida riattivazione richiedono una forma variante dell’istone H2A. Questo tipo di memoria permette una più efficace attivazione dei geni, suggerendo che essa abbia un carattere adattativo, capace di conferire un vantaggio evolutivo alla cellula.
I meccanismi epigenetici possono dunque essere utili permettendo alla cellula di alterare molto rapidamente il proprio stato trascrizionale in condizioni ambientali fortemente variabili o in particolari circostanze fisiologiche nelle quali sia richiesta una rapida variazione delle condizioni metaboliche.
I ricercatori intendono ora verificare se e in che misura meccanismi di questo tipo siano attivo negli organismi metazoi. (gg)
Tratto da: lescienze.espresso.repubblicait
Commento NdR:
1- TUTTI gli umani hanno dei Lieviti nell’organismo – quindi tutti quanti abbiamo quei meccanismi descritti di registrazione (memoria cellulare) che vengono trascritti nel nostro DNA !
2 – Quello che questi medici allopati non hanno ancora capito è che tutte le malattie più o meno a seconda del tempo e dell’intensità della stessa, producono “memoria metabolica”, idem i farmaci ed i vaccini.
Questa memoria metabolica è quella che poi si inserisce molte volte, anche nel DNA e permette di “regalare” anche le nostre malattie ai nostri discendenti…..figli, nipoti…ecc.
Probabilmente non solo i Lieviti, ma anche i batteri che convivono con noi, registrano le informazioni delle malattie e/o dei farmaci e vaccini assunti…!
3 – E’ ormai dimostrata anche la Memoria dell’acqua e del Sangue, con osservazioni dirette.
4 – Vi è anche la “memoria” del Terreno, vedi: Terreno Oncologico
5 – vedi: Biorisonanza + Memoria e risonanza + Cluster dell’acqua + Benveniste: La storia della cosiddetta Bufala + Terreno Oncologico + Trasfusioni + Trapianti (memoria organica)
Memorie cellulari – Pubblicato il 18 Agosto 2013 da beatrice
Il corpo umano è stato osservato attraverso la lente della fisica quantistica e gli scienziati hanno scoperto che è molto di più di una macchina che risponde a leggi biochimiche.
Le nostre cellule infatti sono trasmettitori e ricettori di informazioni e controllano la nostra salute, in un modo che non avremmo mai ritenuto possibile. E se avessimo gli strumenti scientifici non solo per spiegare certi fenomeni, ma anche per dare avvio a processi di cura miracolosi?
L’essere umano è costituito di materia ed energia, indissolubilmente legate tra loro e trasformabili l’una nell’altra. Inoltre l’energia è anche vibrazione e quindi frequenza, pertanto un corpo materiale (fisico) non solo possiede energia, ma può anche emettere o assorbire frequenza. Ogni cellula del nostro organismo, tramite il suo DNA che funziona come un trasmettitore-ricevitore, emette e può ricevere segnali frequenziali.
Tutte le cellule dell’organismo sono quindi in continua ed istantanea comunicazione fra di loro e si scambiano messaggi sotto forma di frequenze elettromagnetiche che hanno precisi effetti biologici. Si tratta di un sistema di autoregolazione continua, i cui dati viaggiano in continuazione tra le cellule, per mantenere un equilibrio dinamico di adattamento alle influenze esterne ed interne, che generano equilibrio e salute.
Le nostre cellule (ogni singola cellula del nostro corpo) contengono una vera e propria memoria. Ciò che chiamiamo “memoria cellulare” è il campo energetico cellulare collettivo, generato dalle memorie cellulari individuali. Il nostro corpo racchiude quindi la nostra storia e quella dei nostri avi, le esperienze ed emozioni individuali e collettive. I nostri stati emotivi non sono solamente episodici momenti di esperienze di vita, ma sono strettamente legati ai processi che portano alla formazione dei nostri pensieri, delle nostre credenze. Sono determinati dallo strutturarsi della nostra personalità. Sono influenzati dal nostro temperamento e dal nostro carattere. I nostri stati emotivi entrano attivamente nei processi mentali che codificano la memoria. Le connessioni neuronali, di fronte ad input ambientali collegati ad una ristimolazione sia di episodi traumatici negativi, ma anche di eventi positivi, possono riattivare nell’individuo emozioni negative o positive, anche senza ricordare i fatti vissuti.
Questo processo determina conseguenti comportamenti ripetitivi nell’ambiente e nelle relazioni sociali. Le esperienze che viviamo, fin dalla nascita, vengono codificate ed immagazzinate nel cervello sotto forma di onde neuroelettriche, ed informano le proteine IMP delle membrane cellulari. Il cervello è come un registratore che si comporta in modo associativo: ciò che di nuovo è registrato nel nostro cervello si associa alle onde neuroelettriche, che presentano una frequenza analoga e che quindi attraggono e risollecitano le vecchie informazioni. Il cervello crea, dunque, un programma cellulare a partire da una situazione emozionale non risolta. La persona pensa ed agisce in base al vissuto emozionale, che fa da filo conduttore alla programmazione della malattia psichica e fisica, del comportamento e degli avvenimenti che gli accadono.
Wilhelm Reich, il padre dell’orgonimia, si rese conto che l’uomo non era fatto solo di psiche, ma che la stessa psiche era corpo. Tutta la vita che noi viviamo si iscrive nel nostro corpo: il dolore, la paura, non sono solo emozioni astratte ma vivono nel nostro corpo, nelle nostre cellule; diventano scheletro, muscoli, carattere, energia bloccata o stagnante, sintomo e patologia.
Le trasfusioni di sangue e i trapianti sono un esempio di memoria cellulare. Una persona che riceve del sangue o che viene sottoposta a trapianto, si ritrova ad avere un bagaglio di immagini, flashback, una modifica nei gusti e nei comportamenti che non rientra nel modo di vivere precedente al trapianto o alla trasfusione, ma che appartiene al donatore. Nel sangue rimane impressa la memoria cellulare che interagisce con quella di chi la riceve. Le reazioni possono essere di resistenza sino ad arrivare al rigetto. È un vero e proprio terremoto interno. E ci vuole tempo prima che il corpo si adatti alla nuova memoria. Come per il sangue, l’organo trapiantato porta con sé non solo la funzione propria di quell’organo, ma anche una memoria delle emozioni, degli interessi, della personalità di colui al quale apparteneva.
Secondo gli studi di “Chopra” ogni malattia ha un’origine in un qualche blocco, sia esso provocato da un trauma, un brutto ricordo o un’altra esperienza, e questo blocco viene proprio salvato nella memoria della cellula. È scientificamente provato che tutte le cellule del corpo si rinnovano completamente nel giro di un anno, un occhio ha bisogno di solamente due giorni, la pelle da tre a quattro settimane, l’interno dello stomaco si rinnova in quattro giorni. Per esempio, se un fegato è malato di cancro, lo è oggi e lo sarà anche fra 6 mesi, sapendo però che, per quel momento, le sue cellule saranno comunque rinnovate completamente; ma allora perché il fegato non guarisce ? Perché la memoria salvata nelle cellule, viene tramandata da una cellula all’altra prima di morire. La guarigione succede quindi, solo se la memoria o l’informazione contenuta nella cellula viene cambiata, trasformata oppure rinnovata. Occorre quindi deprogrammare mente e corpo.
Recenti scoperte scientifiche condotte da “Bruce Lipton” dimostrano che la mente è più potente dei geni. I geni infatti forniscono la struttura, ma il comando per la configurazione genetica viene fornita da un segnale esterno e la percezione gioca un ruolo fondamentale nella trasduzione del segnale. Viene quindi a decadere l’idea che siamo condannati dalla nostra genetica, mentre ha un senso dire che il condizionamento e le credenze assimilate nell’ambito familiare (specialmente da 0 a 6 anni) e sociale, siano la vera causa della predisposizione verso problematiche di vario tipo.
Le cellule ricevono ed elaborano le informazioni. I nostri geni sono influenzati dalle condizioni ambientali al di fuori delle cellule, inclusi i pensieri e le nostre credenze. Modificare quindi le convinzioni negative che operano a livello inconscio, per il 95 % della nostra giornata, e che letteralmente sabotano ogni tentativo di cambiamento, è fondamentale per il nostro benessere. Per lavorare quindi a livello inconscio e scardinare il meccanismo dell’auto sabotaggio, viene in soccorso la psicologia energetica (TFT, EFT, EMDR, PSYCH-K ), che opera appunto liberando dai blocchi emozionali che sono alla base della percezione distorta, e che inducono il blocco/alterazione delle funzioni cellulari.
Rivisto da www.fisicaquantistica.it – Fonte: http://umaniindivenire.grou.ps/609767