La prostata (ghiandola) di solito ha la grandezza di una noce, essa è situata dietro il retto, a circa 3 cm dall’ano. Può essere toccata infilando un dito nell’ano.
La prostata è una ghiandola molto importante; essa è situata sotto la vescica ed è attraversata dall’uretra posteriore, che in quella regione, riceve i dotti eiaculatori; essa ha forma di una castagna di circa 3×4 cm; è circoscritta da una capsula fibrosa che si dirama anche all’interno, dividendo la ghiandola in tanti settori, i lobuli; la funzione della prostata è anche quella di contribuire alla produzione del liquido seminale.
QUELLO che NON DICONO, di essa:
Una piccolissima ghiandola della dimensione di circa 3 centimetri che la Natura ha sapientemente posizionato in una zona inaccessibile, nasconde una funzione eccezionale. Senza la prostata infatti non sarebbe possibile generare una nuova vita, quindi per l’evoluzione della specie umana è importantissima! Il greco “prostata” vuol dire “accompagnare in terra straniera”…
vedi: https://youtu.be/PqKT2M6oMS4

Una riserva di funghi può essere anche la prostata.
Intossicazioni da prodotti chimici:
E così altri solventi usati anche come estrattori e diluenti nelle industrie di vernici, lubrificanti, esplosivi, fibre tessili, benzine, farmaci in fiala (principio attivo in soluzione !), e nei processi di lavaggio a secco, si depositano in altri organi, quali l’utero, causando endometriosi, la prostata, causando prostatite cronica, i reni, causando il morbo di Hodgkin; ed infine gli adulti del “Fasciolopsis” sono coinvolti anche nel sarcoma di Kaposi !
vedi Disintossicazione
La forma più diffusa di cancro della prostata, per gli uomini sopra i 40 anni riguarda la prostata, la ghiandola che si trova sotto la base della vescica e produce una parte del fluido seminale, che si infiamma e diventa piu’ grossa. Dato che si trova così vicina alla vescica e all’uretra ed all’ano, i problemi in quest’aerea provocano e/o derivano invariabilmente dei o dai problemi di urinazione e quelli intestinali (specie anali).
Un Conflitto sessuale (mancanza di sesso) porta tensione (stress) anche all’utero/prostata.
Nella medicina ufficiale si nominano 3 tip di prostatiti – NdR e precisazione: in Medicina Naturale non vi è questa differenza perché si tratta in OGNI caso di infiammazioni, intossicazioni della ghiandola per malnutrizione e per l’aumento termico derivante dalla vicinanza, contatto e pressione dell’intestino crasso, cioè del colon (retto, sacca anale) verso il basso e della pressione dell’ano infiammato verso l’alto; questo aumento termico, fa richiamare liquidi nella ghiandola, la quale si ingrossa sempre piu’, se non si eliminano le infiammazioni esistenti nell’intestino, ano compreso, le quali sono sempre concause importanti in questo problema.
Visionate questo video: https://www.youtube.com/live/t_byrsAik6I?si=Z3kNehpmritIeKdN
NUOVA TECNICA per la Prostatite
La nuova tecnica di cura, è stata eseguita dagli studiosi del St. Louis Hospital di Lisbona, in Portogallo, su 84 pazienti di età compresa tra i 52 e gli 85 anni. Lo studio consiste nel penetrare un catetere nel vaso sanguigno (arteria prostatica) e ostruirla con piccole particelle, in modo tale che il flusso sanguigno venga bloccato. Su 84 pazienti trattati, 77 hanno presentato degli ottimi miglioramenti, 6 dei risultati positivi, e solo 1 non ha ottenuto nessun effetto.
Questa nuova tecnica terapeutica è molto importante, con risultati molto positivi (circa il 98,5%) sia per evitare l’intervento chirurgico (che può essere condotto solo se la ghiandola è di dimensioni inferiori agli 80 centimetri cubi), sia per risolvere il problema dell’ingrossamento della prostata. Quest’ultimo non significa la presenza di un tumore, ma comunque un disturbo che porta una sintomatologia come incontinenza e stimolo urinario frequente.
L’ipertrofia prostatica, in poche parole, indica che la ghiandola si è gonfiata e che è presente un’infiammazione locale.
La saggezza popolare insegnava ad assumere un cucchiaino di olio di ricino al giorno per rimuovere le eventuali infiammazioni. L’assunzione di un cucchiaino di olio di ricino al giorno può aiutare nel ripristinare la salute anche della prostata, fermo restante il fatto che se l’alimentazione cruda non viene curata, l’olio di ricino potrà fare ben poco. Per assumerlo, metterne un cucchiaino in bocca e bere subito una bevanda calda.
Consigliati integratori di Zinco utili in generale per problematiche maschili sessuali, da evitare latticini per le problematiche circolatorie legate alla minuta rete sanguigna che irrora la ghiandola prostatica, che tenderebbero ad ostruirla peggiorandone il funzionamento e ingrandendola ulteriormente. Un malfunzionamento della prostata può dipendere anche da colesterolo alto sempre per il discorso circolatorio e da un intestino da cui fuggono tossine, vista l’estrema vicinanza con questo, quindi molto utile potrebbe essere una disintossicazione intestinale.
Un avvocato di nome Larry Clap è guarito due volte dal cancro alla prostata senza interventi chirurgici seguendo una terapia che prevede tra l’altro utilizzo di massaggi esterni ed interni della prostata, esercizi di flessione delle gambe da sdraiati a “farfalla” cioè a piedi uniti con le gambe aderenti al pavimento da eseguire 10 volte al giorno allungando le gambe e poi riportandole verso il ventre.
Molto consigliata anche la zucca che infatti contiene molto zinco. Da osservazioni sul suo caso clinico relative a ricerche durate 7 anni durante le quali si è avvalso della preparazione di biologi, medici, dentisti e terapisti alternativi, è arrivato ad affermare che i malati di cancro hanno valori ematici di albumina inferiori a 4 (g/dl) mentre chi li ha sopra 4,4 non ha cancro, l’ideale di salute sarebbe un valore di 5 anche se la media in america è di 4,2.
L’ALBUMINA praticamente è la proteina più abbondante nel flusso sanguigno, il problema è che pur sembrando un circolo vizioso per mantenersi in salute, si dovrebbe riuscire a tenere alto il valore di albumina nel sangue, perché questa svolge una miriade di funzioni per l’organismo essendo lei stessa come una minuscolo frammento del fegato inviato alle cellule delle altre parti dell’organismo per combattere batteri e veleni, per fare si che i suoi valori rimangano alti è fondamentale tenere alta l’IGIENE, soprattutto quella delle mani, sotto le unghie si accumula la maggior quantità di batteri, quindi mangiarsi le unghie oltre a rovinare le unghie ci reca danni non indifferenti, visto che in media il 20% del sistema immunitario è impegnato a combattere i germi presenti sotto le unghie e sicuramente potrebbe essere impiegato in maniera migliore.
Siccome le cellule del sistema immunitario come linfociti T, B, macrofagi e esosinofili sono composte in alta percentuale da proteine e la concentrazione di proteine nel sangue deve rimanere costante, essendo l’albumina stessa una proteina deve calare la sua percentuale nel sangue in seguito ad un attacco riscontrato da parte di batteri, questo se accresce la “squadra” di cellule che lottano direttamente con essi indebolisce tutti quei ruoli svolti dall’albumina ovvero:
difesa dei tessuti più vulnerabili dai radicali liberi che possono operare una distruzione cellulare alterandone il DNA e provocare il cancro.
Protezione dalle malattie cardiache grazie al trasporto di vitamine antiossidanti in aiuto alla pulizia delle coronarie trattenendo gli acidi grassi che tendono ad intasare le arterie e stabilizzando il rapporto tra colesterolo buono e cattivo (HDL/LDL)
Blocco dei prodotti di scarto come tossine e i farmaci pericolosi, disintossicazione dei fluidi circondanti le cellule.
favorisce il flusso sanguigno evitando l’aggregazione di globuli rossi ed altre sostanze è essenziale per il trasporto nell’intero organismo di sostanze come vitamine, magnesio, zinco, rame, ormoni tiroidei, bilirubina, acidi grassi, ormoni sessuali, acido urico e regola lo a distribuzione delle sostanze nutritive tra sangue e cellule stabilizza i globuli rossi e gli ormoni della crescita svolge un ruolo fondamentale nel controllo dell’acqua nei tessuti purifica il fluido cerebrospinale, nutre le cellule cerebrali e mantiene la barriera ematoencefalica che protegge il cervello da sostanze dannose trasporta l’ormone cortisolo cosiddetto ormone anti-stress, che riduce i danni provocati dall’affaticamento al timo, al cervello e ai tessuti connettivi aiuta a garantire un’adeguata quantità di alcuni minerali fondamentali nelle ossa
I 3 Fattori o Coordinate Elettromagnetiche interdipendenti della Bio Elettronica sono:
1 – fattore di ionizzazione o magnetico; massa o di inerzia: pH, quindi il grado di acidità o di alcalinità.
2 – fattore di carica elettronica o di elettricità; elasticità, sensibilità: quanti elettroni vi sono in un determinato pH espresso in micro volt rH.
3 – fattore di resistività o dielettrico; viscosità o di surriscaldamento espresso in Ohm: rò od R.
Consigli: Pozioni a base di erbe ad azione diuretica ed emolliente, in grado di attenuare la tensione ed il dolore che si instaura a livello della prostata, con: Gallo, Linaiola, Sassifraga, Violacciocca + Cura dell’Aglio (veramente importante)
vedi Rimedi Naturali per Prostatiti: cercare in Prodotti: Semi di Pompelmo + Semi di Zucca
La Palma della Florida o Serenoa Repens (nota anche come palmetto seghettato) è alla base dei prodotti naturali più usati per la cura dell’ipertrofia prostatica. In età adulta fin dai 30 anni, l’assunzione di Serenoa repens è una strategia consigliata ed efficace non solo per la cura, ma anche per la prevenzione dell’ipertrofia prostatica benigna.
Recentemente è stato dimostrato che l’estratto di Serenoa è utile nel combattere anche l’alopecia androgenica, cioè la perdita di capelli nell’uomo legata agli ormoni androgeni, favorendo l’arresto della caduta dei capelli e una loro parziale ricrescita.
Solo, la palma della Florida (palmo di sega) non basta anche se sai gia’ che i maschi l’hanno usata per secoli….ma la sua efficacia è lungi dall’essere sconvolgente.
Una semplice pillola di palma Florida lascia solo un effetto mediocre. Questo è accettabile solo se si hanno problemi di prostata minore.
Il principio attivo di questa pianta è stato identificato da molto tempo, ed è il beta-sitosterolo. Il suo nome scientifico è complicato, quindi qui lo chiamiamo BTA.
Quando il BTA è sufficientemente concentrato, ti permette di svuotare la vescica la prima volta, che impedisce di tornare nuovamente al gabinetto.
Uno studio importante ha mostrato che la BTA aumenta notevolmente il flusso dell’urina – 3,5 volte più di un placebo.
Questo studio è stato randomizzato, a doppio cieco, controllato con placebo e multicentrico.
200 maschi con ipertrofia prostatica benigna hanno ricevuto casualmente 180 mg di BTA o placebo su base giornaliera. Sei mesi di integrazione hanno migliorato i sintomi dell’ipertrofia prostatica.
Il flusso urinario, tra gli altri, è aumentato da 9,9 ml / s a 15,2 ml / s, mentre nei soggetti di controllo è aumentato da 10,2 a 11,4 ml / s. Inoltre, l’urina residua nella vescica aumenta da 65,8 ml a 30,4 ml, una riduzione di quasi il 65% [1].
Questa è stata la prima volta che uno studio di qualità ha mostrato un tale effetto di un prodotto naturale per la prostata.
Puoi anche preoccuparti che l’effetto sia troppo forte ! Ma non preoccuparti….invece di urinare alcune gocce alla volta, il BTA ti permette di dimezzare il tempo trascorso nel gabinetto.
Altre piante con elevate concentrazioni di BTA hanno mostrato effetti impressionanti contro i problemi della prostata.
Tra queste piante sono radici di ortica, prugne africane e semi di squash.
Gli erboristi chiamano l’ortica “l’impianto con mille virtù”.
In Germania, le autorità sanitarie hanno riconosciuto i suoi benefici nel trattamento delle patologie urinarie causate dall’ipertrofia prostatica.
I risultati di uno studio clinico di 720 pazienti nel 2013 indicano che l’estratto di ortica migliora i sintomi urinari correlati alla BPH e riduce la dimensione della prostata rispetto al placebo [2].
Le foglie di ortica contengono anche quercetina, un flavonoide che allevia i sintomi infiammatori della prostata [3].
La radice di ortica Urtica dioica è efficace da 100 mg al giorno.
Il Pygeum africanum contro “la malattia del vecchio”
Conosciuto anche come prugna africana, le tribù sudafricane utilizzavano la corteccia per curare i disturbi della vescica, che chiamavano “la malattia del vecchio”. Perché aiuta la vescica a contrattare, rendendo più facile l’urina.
D’altra parte, lo Pygeum africanum rallenta la crescita delle cellule della prostata.
I problemi della prostata derivano dal fatto che la prostata diventa troppo grande e blocca l’uretra, il canale che consente all’urina di uscire dalla vescica. Rallentare la crescita delle cellule della prostata è centrale in una strategia per ripristinare la buona “urinazione” (termine medico che significa urinare).
Tuttavia, questo rimedio non ha un uso tradizionale: in Europa l’estratto della corteccia di Pygeum africanum è stato utilizzato anche nel campo medico per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna fin dalla metà degli anni Sessanta [4 ].
Nel 2002, una meta-analisi di 1.562 pazienti ha concluso che la prugna africana è efficace nel alleviare i disturbi urinari associati con BPH. Uno di questi studi clinici ha mostrato che gli effetti benefici della prugna africana persistevano per un mese dopo la sospensione del trattamento [5].
Gli effetti sono visibili da 100 mg al giorno di Pygeum africanum.
Con il seme della zucca, si ritorna meno spesso
L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce l’uso medicinale dei semi di zucca per alleviare i sintomi associati all’iperplasia prostatica benigna (BPH).
Uno studio di 60 uomini con BPH ha mostrato che il 90% di loro ha avuto un buon o molto buon miglioramento del loro comfort urinario dopo aver ricevuto l’olio di semi di zucca per 7-10 mesi [6] . Ciò ha comportato una riduzione della minzione improvvisa e frequente, una completa sensazione di drenaggio e un flusso più potente e regolare di urina.
I vantaggi del seme di zucca sul comfort urinario si possono sentire nelle prime settimane. Infatti, in uno studio di 2.245 pazienti BPH, il numero di urine giornaliere è aumentato da 9 a 6 dopo 12 settimane, con 500-1000 mg di estratto di semi di squash al giorno [7 ].
Combinando i segreti della natura per la prostata
Quando sono state identificate piante e sostanze nutritive complementari, è possibile potenziare (aumentare) i loro benefici.
Per esempio, i ricercatori hanno iniziato nel 1995 ad associare la palma della Florida e l’ortica per ottenere risultati migliori [8]. Altri studi che combinano la prugna africana e l’ortica o la palma in Florida hanno anche mostrato una maggiore efficacia nei confronti dei disturbi della prostata [9].
Le combinazioni possibili sono numerose e aumentano le tue possibilità di trovare:
– Un flusso urinario più forte, senza forzarti
– Migliorata capacità di drenaggio, per vuotare la vescica contemporaneamente
– Notti complete di sonno senza essere interrotti da un “orologio biologico” sbilanciato
– Una prostata sana, e quindi una coscienza calmata.
Oltre a queste piante, è consigliabile aumentare l’assunzione di zinco che riduce il volume della prostata. È stato dimostrato che il più zinco nelle cellule della prostata, meno crescono. Lo zinco porta anche all’apoptosi (suicidio cellulare), che diminuisce leggermente il volume della prostata.
Questo effetto apoptotico è dovuto all’induzione dello zinco di un’autoregolazione dei geni di crescita cellulare nei mitocondri [10].
Si noti che lo zinco anche partecipa a inibire la trasformazione del testosterone in DHT (la sostanza che causa la crescita della prostata).
Ecco un rapido elenco di alcuni alimenti noti per i loro effetti positivi sulla prostata:
Penso alla salsa di pomodoro; provate a farla voi, contiene un’alta concentrazione di un potentissimo antiossidante
– tutte le crucifere, soprattutto i giovani germogli di broccoli, cavolfiore crudo, che sono molto ricchi di sulforafano;
– se riuscite a trovarne vicino a voi, mangiate i melograni: sono deliziosi e contengono un’eccezionale concentrazione di antiossidanti;
– Non lesinate cipolle e aglio: anche la quercetina e l’allicina sono eccellenti per la salute della prostata;
– Mangiate ogni giorno semi di zucca: sono piacevoli e fanno bene alla prostata;
– Anche il polline di segale fa miracoli, agendo direttamente sullo stimolo a urinare; se vi piace, prendetene da 1 a 2 cucchiai al giorno (masticatelo bene); esiste anche in integratori alimentari;
Ma ci sono altre due sostanze naturali che ogni uomo dovrebbe conoscere.
I padri dovrebbero parlarne ai figli quando diventano adulti:
Questa erba americana può iniziare a lavorare sulle dimensioni della prostata questa notte. Sì, esiste un’erba che agisce direttamente sulla prostata.
Se iniziate a prenderla oggi, inizierà ad agire sul vostro corpo già da stasera.
Notte dopo notte, potrete vedere cosa fa a VOI !
Immaginate come sarebbe svegliarsi meno spesso per andare in bagno, non avere più stimoli e lasciarsi definitivamente alle spalle le “piccole perdite” in fondo ai pantaloni…
Ve lo dico perché sono stati condotti diversi studi su questa pianta e i risultati sono molto promettenti:
Uno studio condotto in Svizzera nel 2013 ha dimostrato che 320 mg di estratto di questa pianta al giorno hanno ridotto del 50% i problemi legati alla prostata dopo 8 settimane di utilizzo!⁶
Una meta-analisi pubblicata nel 2018 che ha coinvolto 5800 uomini ha indicato che questa pianta ridurrebbe il bisogno di urinare del 64% rispetto a un placebo!⁷
Altri studi avevano registrato risultati simili in precedenza.
Questa pianta è persino riconosciuta ufficialmente dall’EFSA per la sua azione sulle funzioni urinarie negli uomini dopo i 45 anni.
Il suo nome latino è Serenoa repens, ma è più facile trovarla con il nome di Saw Palmetto della Florida.
Negli Stati Uniti, il Saw Palmetto è stato inserito nell’elenco ufficiale dei medicinali fino agli anni ’50.
C’è ancora una cosa da sapere su zinco …
Forse avete sentito parlare degli effetti speciali che gli alimenti ricchi di zinco hanno in vita intima …
L’ostrica, la più ricca fonte di zinco nella natura, è anche considerata “il campione degli afrodisiaci” [11].
Questo effetto è spiegato dal fatto che lo zinco stimola la produzione di testosterone e la produzione di sementi maschili, molto ricche di zinco.
Ma in ogni caso, il fatto è che una prostata più sana necessariamente coinvolge una vita intima più intensa e molto più soddisfacente.
Quindi non sorprendi se ti rendi conto che i momenti trascorsi nel “letto” sono più divertenti, prima di dormire dormi, ma anche durante la giornata.
Fonti:
[1] Berges R.R. et al., Treatment of symptomatic benign prostatic hyperplasia with beta-sitosterol: a 18-month follow-up, BJU Int., May, 85(7):842-6, PMID 10792163.
[2] Safarinejad MR, Urtica dioica for treatment of benign prostatic hyperplasia: a prospective, randomized, double-blind, placebo-controlled, crossover study. J Herb Pharmacother. 2005 ; 5(4):1-11.Ghorbanibirgani A et al., The Efficacy of Stinging Nettle (Urtica Dioica) in Patients with Benign Prostatic Hyperplasia: A Randomized Double-Blind Study in 100 Patients. Iran Red Crescent Med J. 2013 ; 15(1): 9–10.
[3] Shoskes DA et al., Quercetin in men with category III chronic prostatitis: a preliminary prospective, double-blind, placebo-controlled trial. Urology 1999 ; 54(6):960-3.
[4] Szolnoki E. et al., The effect of Pygeum africanum on fibroblast growth factor (FGF) on transforming growth factor beta (TGF beta 1/LAP) expression in animal model, Acta Microbiol. Immunol. Hubg., 2001, 48(1):1-9. 2. Yablonsky F. et al., Antiproliferative effect of pygeum africanum extract on rat prostatic fibroblasts, J. Ur., 1997 Jun, 157(6):2381-7. 3. Levin R.M. et al., Low dose tadenan protects the rabbit bladder from bilateral ischemial/reperfusion-induced contractile dysfunction, Phytomedicine, 2005 Jan, 12(1-2):17-24.
[5] Wilt T et al., Pygeum africanum for benign prostatic hyperplasia. Cochrane Database Syst Rev. 2002; 1.Breza J et al., Efficacy and acceptability of tadenan (Pygeum africanum extract) in the treatment of benign prostatic hyperplasia (BPH): a multicentre trial in central Europe. Curr Med Res Opin. 1998 ; 14(3):127-39.
[6] A. Hamvas and others, ‘Experience with the Peponen Capsule in the Management of Benign Prostatic Hyperplasia’, International Urology and Nephrology, 23.1 (1991), 51–55
[7] M. Friederich, C. Theurer, and G. Schiebel-Schlosser, ‘Prosta Fink Forte®-Kapseln in der Behandlung der benignen Prostatahyperplasie. Eine multizentrische Anwendungsbeobachtung an 2245 Patienten’, Complementary Medicine Research, 7.4 (2000), 200–204
[8] Schneider HJ et al., [Treatment of benign prostatic hyperplasia. Results of a treatment study with the phytogenic combination of Sabal extract WS 1473 and Urtica extract WS 1031 in urologic specialty practices]. [Article in German]. Fortschr Med. 1995 ; 113(3):37-40.Lopatkin N et al., Long-term efficacy and safety of a combination of sabal and urtica extract for lower urinary tract symptoms–a placebo-controlled, double-blind, multicenter trial. World J Urol. 2005 ; 23(2):139-46.Lopatkin N et al., Efficacy and safety of a combination of Sabal and Urtica extract in lower urinary tract symptoms–long-term follow-up of a placebo-controlled, double-blind, multicenter trial. Int Urol Nephrol. 2007 ; 39(4):1137-46.
[9] Krzeski T et al., Combined extracts of Urtica dioica and Pygeum africanum in the treatment of benign prostatic hyperplasia: double-blind comparison of two doses. Clin Ther. 1993 ; 15(6):1011-20.Belcaro G et al., Supplementary management of benign prostatic hypertrophy with Prostaquil. An 8-week registry. Minerva Gastroenterol Dietol. 2015 Oct 22
[10] Feng P. et al., Direct effect of zinc on mitochondrial apoptogenesis in prostate cells, Prostate, 2002 Sep. 1st, 52(4):311-8.
[11] Ebisch IM, Thomas CM, Peters WH, Braat DD, Steegers-Theunissen RP. The importance of folate, zinc and antioxidants in the pathogenesis and prevention of subfertility. Hum Reprod Update. 2007 Mar-Apr;13(2):163-74.
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VEGETARIANESIMO
Secondo uno studio del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, pubblicato sull’American Journal of Epidemiology, mangiare regolarmente verdura (CRUDA) riduce di un terzo il rischio di ipertrofia della prostata; “eating four or more servings of vegetables daily was associated with a 32 percent reduction in risk…”
L’ipertrofia della prostata (in inglese BPH) è una sindrome benigna ma fastidiosa che viene a molti uomini con l’avanzare dell’età
“…symptomatic benign prostatic hyperplasia, or BPH. The bothersome condition is associated with frequent and painful urination that affects about half of all men by the time they reach 50 and nearly all men by age 70.”
Secondo lo stesso studio, anche un consumo moderato di alcol avrebbe un effetto positivo, almeno su questa patologia (il discorso sull’alcol sarebbe molto più ampio però, mettendo in conto anche gli effetti negativi).
“regular, moderate alcohol consumption (no more than two drinks a day) was associated with a 38 percent decline in BPH risk.”, una dieta ricca di grassi aumenterebbe invece i rischi. Mi verrebbe da osservare che forse bisognerebbe anche vedere che tipo di grassi erano e come erano cotti, perché se guardiamo all’uso dei grassi nella dieta dell’americano medio, probabilmente non si tratta dei più salutari.
Però, nell’articolo sul sito del Centro, si afferma che il problema riguarderebbe qualsiasi tipo di grasso, in base a un meccanismo ancora da chiarire ma forse su base ormonale.
“We don’t really know how it’s working but it’s pretty clear that eating a high amount of fat – and it doesn’t appear to matter what kind of fat – increases the risk of BPH,” Kristal said.
The study found small, incremental increases in BPH risk as fat intake increased, with the most substantial risk – more than 30 percent – among men who got about 40 percent of their calories from fat.
High fat intake increases the body’s overall inflammatory response and it also increases levels of circulating hormones such as estrogens and androgens, he said, both of which may affect prostate tissue.
http://www.fhcrc.org/about/ne/news/2008/02/12/heart_prostate.html
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Il peperoncino fa male alla prostata – Allarme dagli urologi
By Adnkronos/Adnkronos Salute – Set. 2007
Il re degli afrodisiaci a tavola finisce sotto accusa. Il peperoncino, gettonatissimo nel Meridione ma amato indistintamente da un estremo all’altro dello Stivale, rientra tra gli alimenti dannosi per la prostata, con possibili ripercussioni anche sulle performance ‘sotto le lenzuola’.
Non solo. Per gli uomini amanti della buona tavola le cattive notizie non finiscono qui. Non devono infatti esagerare con la birra, con i crostacei, un altro alimento noto per le sue proprietà afrodisiache, e ancora spezie, insaccati, pepe, superalcolici e caffé. E’ questa una delle raccomandazioni contenuta nel decalogo messo a punto dalla Società italiana di urologia (Siu) in occasione della giornata europea di informazioni sulle malattie prostatiche, in programma venerdì prossimo.
Presentato oggi a Roma, il decalogo, che promette di far storcere il naso a molti, almeno per le raccomandazioni in campo alimentare, punta a essere una vera e propria dichiarazione di guerra al tumore alla prostata, neoplasia che colpisce circa 46 mila italiani l’anno uccidendone 7 mila, con “un’incidenza in crescita del 12-13% negli ultimi cinque anni”, spiega Vincenzo Mirone, presidente del Siu, a margine dell’incontro.
A rendere peperoncino, birra, crostacei e una manciata di altri alimenti ‘nemici’ della prostata “è quello stesso elemento che li rende noti come afrodisiaci – spiega Mirone – Questi cibi, infatti, irritano la prostata, stimolando la necessità di eiaculare”. In altre parole, ‘accendono’ il desiderio di chi li consuma, “ma finiscono per essere dannosi per questa ghiandola”.
Inchiodato sul banco degli imputati, dunque, proprio per una delle qualità migliori che gli vengono riconosciute, “il peperoncino non va consumato più di due volte a settimana”, raccomanda l’esperto. “Una notizia, questa – ironizza Franco Cuccurullo, presidente del Css – che in molte Regioni del meridione potrebbero condurre alla pubblica lapidazione chi le diffonde. Ma non bisogna avere paura di dire la verità quando di mezzo c’è la salute”. Un altro consiglio che sorprende è evitare la pratica del coito interrotto: “quando c’è lo stimolo di eiaculare – puntualizzano gli esperti – va assecondato, non interrotto volontariamente”.
Dal decalogo messo a punto dalla Siu non arrivano tuttavia solo cattive notizie. “L’attività sessuale – si legge nel decalogo – non è nociva, anzi: se praticata con regolarità ha effetti benefici”. L’astinenza prolungata, al contrario, provoca ristagno di secrezioni nella ghiandola prostatica e una possibile infezione seminale”.
Il decalogo raccomanda inoltre di preferire cibi contenenti sostanze antiossidanti, ovvero ricchi di vitamine A, C, E, selenio, zinco e manganese. In altre parole scegliere – tra gli altri – carote, broccoli, cavolfiori, peperoni, noci, carni rosse, fegato e cereali integrali, sicuramente più benefici di crostacei e peperoncini.
Bere almeno due litri di acqua al giorno per ridurre il peso specifico delle urine ed evitare infezioni – si legge poi tra le regole d’oro – praticare attività fisica, regolarizzare la funzione intestinale e moderare l’uso delle due ruote se la prostata è a rischio. Raccomandazioni, queste, che andrebbero seguite alla lettera soprattutto superati i 40 anni, quando i rischi di venire colpiti dal cancro alla prostata iniziano a farsi piu’ alti. Piu’ dell’80% dei casi di neoplasia prostatica – ricordano gli esperti della Siu – e’ diagnosticato in pazienti sopra i 65 anni, e il 94% delle morti si registra nello stesso gruppo d’eta’. Ma se tra i parenti di primo grado si registrano casi di tumore, le probabilita’ di ammalarsi aumentano di ben quattro volte.
Tratto da: biospazio.it
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Secondo dati riportati sul Journal of the American Medical Association la Serenoa repens, potrebbe essere la svolta per cercare di ostacolare l’ipertrofia prostatica benigna e chissà, magari anche il carcinoma prostatico.
Ma che cosa è la Serenoa repens ? E’ una palma nana presente in particolar modo nel sud-est degli Stati Uniti, sopratutto in prossimità delle coste e lungo il litorale. Sin dai tempi dei nativi americani aveva degli effetti benefici verso tutte quelle patologie che riguardavano il sistema urinario, e l’apparato genitale maschile.
Data l’importanza di questi effetti, con gli anni, lentamente si sono studiati i principi attivi di questa pianta. Questi studi sono andati avanti anche per la necessità di trovare, al più presto possibile, una soluzione per la cosiddetta “malattia del secolo”:
Il cancro. In particolar modo, indirizzata verso una parte ben precisa dell’apparato genitale maschile: la prostata.
Secondo studi, iniziati negli anni ‘90, ma particolarmente frequenti negli ultimi anni, la Serenoa repens, conterebbe dei principi attivi in grado di migliorare l’effetto negativo ormonale (causa primaria dell’ipertrofia prostatica benigna e non) sulla ghiandola prostatica. La Serenoa repens è ricchissima di acidi grassi e fitosteroli. La ricerca pubblicata su JAMA, ha evidenziato l’efficacia nel trattamento dei sintomi della iperplasia prostatica benigna.
Con l’avanzare della ricerca e degli studi si potrà risolvere uno dei più grandi problemi, da un punto di vista patologico, che preoccupano l’uomo adulto.
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Per curare in modo Naturale i problemi di prostata: il massaggio prostatico e gli integratori naturali.
Il massaggio prostatico è un toccasana per mantenere la prostata in buona salute e un rimedio naturale per curare problematiche comuni e diffuse per tutti colori che rifuggono la medicina tradizionale.
Scegliendo il massaggiatore anatomico più adatto alle specifiche esigenze e utilizzandolo quotidianamente, è stato dimostrato che sin dai primi giorni si possono notare notevoli miglioramenti generali. Grazie all’azione drenante indotta e all’espulsione di eventuali sieri e liquidi infetti, infatti, si riduce notevolmente la sterilità maschile, si curano la prostatite e l’ipertrofia prostatica e i sintomi annessi.
La prostata è stata identificata come il Punto G dell’uomo, il centro del piacere sessuale maschile: bastano palpazioni e un massaggio prostatico per provocare robuste erezioni e orgasmi molto più intensi e duraturi senza la stimolazione del pene.
Questa pratica veniva utilizzata già agli inizi del ‘900 dalle mogli che utilizzavano un massaggiatore prostatico di ferro per agire manualmente sulla prostata dei mariti durante i rapporti sessuali; inoltre, il massaggio prostatico era consigliato dai medici come unica terapia per curare qualunque problema di prostata fino all’avvento degli antibiotici, che pero’ hanno gravi controindicazioni; senza contare la tradizione orientale secolare che ruota attorno a questa pratica.
Si consiglia ai non esperti, sia durante i rapporti sessuali di coppia sia durante la masturbazione, di utilizzare un massaggiatore prostatico solo accompagnandolo all’uso di un buon lubrificante a base di olio per addolcire l’inserimento.
Per i problemi di prostata ingrossata, dovuto nella gran maggior parte dei casi all’età (circa l’80% degli uomini soffre di prostata ingrossata raggiunti gli 80 anni), esistono rimedi naturali che aiutano a contenere il problema e i sintomi connessi sia di giorno che di notte: sono integratori alimentari in capsule a base di erbe e senza controindicazioni. Grazie ad un utilizzo quotidiano e costante delle capsule, in poche settimane si possono ottenere ottimi risultati come:
– abbassamento delle minzioni notturne,
– riduzione dell’ingrossamento prostatico, dei sintomi urinari, riduzione dei dolori,
– miglioramento generale della prostata.
Prodotti integratori
Tra i prodotti consigliati si annoverano i massaggiatori prostatici, maneggevoli e confortevoli e/o la loro versioni vibranti, che aiutano a raggiungere dolcemente le parti più profonde della prostata .
Tra gli integratori naturali si consiglia quelli per il riordino della flora batterica intestinale e quelli per il sistema enzimatico, l’alimentazione crudista, oltre ad una serie di clisteri casalinghi.
Bagni freddi di sedere: sedersi in una bacinella piena di acqua fredda di rubinetto per 15-20 minuti prima di mangiare, mai dopo, per almeno 1 mese.
Cataplasmi freddi sul ventre e sull’ano fin dietro nella parte bassa della schiena, ogni notte per almeno 2 mesi.
Il test PSA per il cancro alla prostata è inutile. Parola di chi lo ha inventato – 05/05/2010
L’affidabilità del test del Psa nella diagnosi del cancro alla prostata ? «Poco più che tirare una monetina in aria».
È clamorosa la dichiarazione del professor Richard Ablin, docente di Immunologia alla University of Arizona College of Medicine che quarant’anni fa scoprì il test più comune per questa forma di tumore. Sul «New York Times» ora ammette l’inutilità dell’esame nella grande maggioranza dei casi. Peggio: «È un costoso disastro nel campo della salute pubblica», scrive, rivolgendosi anzitutto ai colleghi. «Non avrei mai potuto immaginare che la mia scoperta avrebbe portato a un disastro regolato dalla legge del profitto».
La tesi è semplice, e per la verità già sostenuta da una parte della comunità scientifica, prima di questa confessione pubblica: «Soltanto in America – scrive il professor Ablin – il bilancio degli screening con il test del Psa è di circa tre miliardi di dollari», ma l’esame produce molti falsi positivi e troppo allarmismo: «Malgrado gli americani abbiano il 16 per cento di probabilità di andare incontro a una diagnosi di cancro con questo test, solo il 3 per cento muore di questa malattia».
Gli ultra-sessantacinquenni che sviluppano il tumore della prostata «hanno più probabilità di morire “con” un carcinoma prostatico che “per” un carcinoma prostatico». Un’infezione, l’uso di medicinali a base di ibuprofene o un semplice gonfiore possono portare a un aumento del Psa, «ma l’esito positivo del test conduce invece sovente verso dolorosissime biopsie, o a un intervento chirurgico, oppure a sottoporsi a radiazioni invasive».
Psa significa «antigene prostatico specifico», un macromolecola capace di reagire con i prodotti del sistema immunitario: presente nel sangue, aumenta in presenza di una malattia della prostata. E’ utilizzato dal 1970 come marcatore per eccellenza.
Per il professor Ablin il test del Psa è appropriato solo dopo una diagnosi di cancro, per valutare il rischio di recidiva, o come campanello d’allarme nelle persone che hanno una storia familiare di carcinoma prostatico.
Ma applicare il test a tutte le persone oltre una certa età sarebbe una semplice perdita di tempo e di denaro: non misura il livello di gravità della malattia.
«Uomini con valori bassi di Psa possono comunque sviluppare un cancro della prostata, mentre persone che hanno un valore alto possono essere del tutto sani», dice il professore, invitando gli urologi di tutto il mondo a ridurre il numero di esami e di prescrizioni. «Meglio – spiega – il vecchio test, quello rettale».
D’altronde, in un periodo tra i 7 e i 10 anni di distanza – rivela uno studio americano citato dallo stesso professore – l’esame dell’enzima prostatico non ha ridotto il tasso di mortalità degli uomini sopra i 55 anni». E neppure un esito meno negativo di un’analoga indagine in Europa giustificherebbe lo screening di massa e il «disastro economico» che ha spinto d’improvviso Richard Ablin a tornare dichiaratamente sui propri passi.
By M. Accossato – Fonte lastampa.it – Tratto da informasalus.it
USA – Ogni anno circa 30 milioni di uomini americani si sottopongono al test per l’Antigene Prostatico Specifico (PSA), un enzima prodotto dalla prostata. – NY, Nov. 2013
Approvato dalla Food and Drug Administration nel 1994, il test della PSA è lo strumento più comunemente usato per rilevare il cancro alla prostata.
La popolarità di questo esame ha portato ad un disastro enormemente costoso alla salute pubblica.
E’ un problema che mi è dolorosamente familiare, visto che ho scoperto il PSA nel 1970.
Dato che il Congresso cerca sempre modi per tagliare i costi nel nostro sistema sanitario, un significativo risparmio potrebbe venire dal cambiare il modo in cui l’antigene viene utilizzato per lo screening del cancro alla prostata.
Gli americani spendono una cifra enorme su sperimentazioni per il cancro alla prostata.
Il disegno di legge annuale per lo screening del PSA è di almeno 3 miliardi di dollari, in gran parte pagato da Medicare e il Veterans Administration.
Il cancro alla prostata suscita molti articoli ma consideriamo i numeri: gli uomini americani hanno una probabilità del 16% di avere una diagnosi di cancro alla prostata nell’arco di tutta la vita, ma solo una probabilità del 3% di morirne. Questo perché la maggior parte dei tumori della prostata crescono lentamente.
In altre parole, gli uomini che hanno la fortuna di raggiungere la vecchiaia, hanno più probabilità di morire con il cancro alla prostata piuttosto che per il cancro alla prostata.
Anche in questo caso, il test non è certo più efficace di un lancio di una monetina.
Come cerco di spiegare da molti anni, il test del PSA non è in grado di rilevare il cancro alla prostata e, cosa più importante, non può distinguere tra i due tipi di cancro alla prostata – quello che ti ucciderà e quello che non lo farà.
Invece, il test rivela semplicemente la quantità di antigene prostatica contenuta nel sangue di un uomo. Le infezioni, farmaci da banco come l’ibuprofene e un gonfiore benigno della prostata (semplice ipertrofia) possono elevare i livelli di PSA di un uomo, ma nessuno di questi fattori sono segnali di cancro.
Uomini con valori bassi di PSA potrebbero covare tumori pericolosi, mentre quelli con valori più alti potrebbero essere completamente sani.
In sede di approvazione della procedura, la Food and Drug Administration ha fatto affidamento su uno studio che dimostrò che il test era in grado di rilevare il 3,8% dei tumori alla prostata: un tasso migliore rispetto al metodo standard, l’esame rettale digitale.
Eppure, il 3,8% è un numero molto piccolo.
Tuttavia, soprattutto nei primi giorni di proiezione, gli uomini con un valore superiore a 4 nanogrammi per millilitro, sono stati mandati a fare delle dolorose biopsie prostatiche.
Se la biopsia mostrava qualsiasi piccolissimo segno di cancro, il paziente è stato quasi sempre spinto a operarsi chirurgicamente, alla radioterapia intensiva o altri trattamenti dannosi.
La comunità medica si sta lentamente voltando contro lo screening della PSA.
L’anno scorso, il New England Journal of Medicine ha pubblicato i risultati di due grandi studi, uno in Europa ed uno negli Stati Uniti.
I risultati dello studio americano mostrano che in un periodo da 7 a 10 anni, lo screening non ha ridotto il tasso di mortalità negli uomini di 55 anni e oltre.
Lo studio europeo ha mostrato un lieve calo dei tassi di mortalità, ma ha anche scoperto che ben 48 uomini devono essere curati per salvare una vita.
Quindi 47 uomini che, con ogni probabilità, non potranno più funzionare sessualmente (impotenza, ndT) o rimanere fuori dal bagno per molto tempo.
Numerosi sostenitori degli screening, tra cui Thomas Stamey, un noto urologo della Stanford University, hanno preso posizione contro i test di routine, e il mese scorso, l’American Cancer Society ha esortato più cautela nell’utilizzo del test.
L’American College of Preventive Medicine ha concluso inoltre che non vi sono prove sufficienti per raccomandare lo screening di routine.
E allora perché viene ancora usato ?
Perché le aziende farmaceutiche continuano a sfoggiare i loro test e i gruppi di difesa che hanno interessi in tal senso spingono all’allerta del cancro alla prostata, invitando gli uomini a fare lo screening.
Vergognosamente, l’American Urological Association, l’associazione degli urologi statunitensi, promuove ancora questa esame preventivo, mentre l’Istituto nazionale dai tumori (National Cancer Institute) rimane molto vago sulla questione, confermando che non c’è chiarezza.
Il gruppo federale che ha il potere di valutare i test di screening dei tumori, il Preventive Services Task Force, ha recentemente sconsigliato lo screening PSA per gli uomini di età compresa tra 75 anni o più. Ma tale gruppo non ha ancora fatto una raccomandazione per gli uomini più giovani.
Il test per l’antigene prostatico specifico, ha un suo senso. Dopo il trattamento per il cancro alla prostata, per esempio, un punteggio in rapido aumento indica un ritorno della malattia.
E gli uomini con una storia familiare di cancro alla prostata dovrebbe probabilmente fare il test regolarmente. Se il loro punteggio inizia a salire, potrebbe significare la presenza di tumore.
Ma questi usi sono limitati.
La prova non deve assolutamente essere distribuita per “proteggere” l’intera popolazione di uomini di età superiore ai 50.
Mai avrei sognato che la mia scoperta quarant’anni fa avrebbe condotto a tale disastro del sistema sanitario pubblico basato sul profitto. La comunità medica deve confrontarsi con la realtà e fermare l’uso inappropriato dello screening PSA. In questo modo si potrebbero risparmiare miliardi di dollari e salvare milioni di uomini da inutili, trattamenti debilitanti.
* Richard J. Ablin è lo scopritore dell’antigene prostatico specifico,
PSA. Professore di Immunobiologia e Patologia al University of Arizona
College of Medicine e Presidente della Fondazione Robert Benjamin Ablin per la Ricerca sul Cancro.
Prof. Richard Ablin* – The New York Times, 9 marzo 2010
Fonte: www.nytimes.com/2010/03/10/opinion/10Ablin.html?_r=0
Sindrome infiammatoria chiamata “Asia” scatenata dai vaccini !
ASIA_Sindrome infiammatoria-dai-vaccini-Riassunto.pdf
Tratto da: http://www.assis.it/wp-content/uploads/2014/12/ASIARiassunto.pdf
… ed e’ noto che… le infiammazioni sono foriere di qualsiasi tipo di sintomi, che i medici impreparati allopati chiamano erroneamente “malattie“….
PSA & PROSTATA: IL GRANDE INGANNO !
PROSTATITE – Ecco le 3 definizioni della medicina ufficiale:
Prostatite Acuta Batteriale e’ la meno comune pero’ la piu’ facile di diagnosticare e trattare. E’ causata da batteri e arriva subito con brividi e sudore, dolore nel basso retro e nell’area genitale e bruciore o dolore urinando. Come indicazioni supplementari abbiamo cellule bianche di sangue e batteria nelle urine.
Prostatitis (Non batterica) Cronica (sindrome del dolore cronico pelvico) nei piu’ comuni, ma la meno capita, forma di prostatite.
Trovata in uomini di ogni eta’, a cominciare dai ragazzi in su, i sintomi vanno via e poi tornano senza preavviso, e possono essere infiammatori o non infiammatori.
Nella forma infiammatoria, l’urina, la sperma e gli altri fluidi della prostata, non mostrano una presenza di un’infezione nell’organismo, pero’ contengono tipi di cellule che il corpo di solito produce per combattere le infezioni. Nella forma non infiammatoria, non sono presenti tracce di infiammazione, ne di cellule che combattono le infezioni.
Prostatitis Assimptomatica Infiammatoria e’ la diagnosi quando non esistono sintomi, pero’ il paziente presenta cellule combattenti l’infezione nello sperma. Viene spesso incontrato quando il dottore cerca cause dell’infertilita’ o si sta’ facendo un test per il cancro alla prostata.
Sintomi comuni della prostata disordinata sono:
– Sensazione di non avere svuotato completamente la tua vescica dopo aver finito di urinare.
– Frequenza nell’urinare (consistente in intervalli di meno di 2 ore e/o molte volte durante la notte).
– Urinazione interrotta (fermarsi e riprendere piu’ volte durante l’urinazione).
– Difficulta’ nel trattenere (rinviare) l’urinazione.
– Debole o limitato flusso urinario.
– Spingimento e tendimento richiesti all’inizio dell’urinazione.
– Un dolore che brucia durante l’urinazione.
– Dolore nell’area tra i testicoli e l’anus, nel basso ventre o sopra le cosce, o sopra la zona pubica. Il dolore puo’ essere peggiore durante il movimento dell’intestino.
– Abilita’ ridotta nel avere e mantenere erezioni, eiaculazione debole, e insoddisfazione nelle performance sessuali.
– Un po’ di dolore durante e dopo l’eiaculazione.
– Dolore nella punta del penis.
– Febbre e brividi.
– Perdita dell’appetito.
Ecco i vari problemi legati alla peristalsi ed alla infiammazione intestinale:
1 – mancata produzione di sufficiente serotonina per attivare la peristalsi.
2 – troppo stress al quale è sotto posto l’individuo, che investe i due cervelli (superiore e quello intestinale), cioe’ tensione fisica che impedisce il rilassamento della parete del tubo digerente.
3 – elevata temperatura nel tubo digerente, per le cattive digestioni, alterazione del pH digestivo e della flora autoctona, sopra tutto dal duodeno alla valvola ileo cecale – (ileo/cieco) zona ove si trova l’appendice, per fermentazioni e/o putrefazioni esagerate del chimo/chilo, che richiedono liquidi in loco (sangue e linfa) per tentare di spegnere il “fuoco intestinale” che si produce, liquidi che vengono sottratte alle altre parti/organi e sistemi, ma e sopra tutto dalla periferia del corpo, la pelle; con il tempo le parti del tubo digerente interessate dal cronico aumento di temperatura oltre i 36,8 gradi, si ingrandiscono / ingrossano e il tutto poi, essendo appesantito, prolassa facilmente (scende per gravità), andando a schiacciare le parti basse del ventre, sopra tutto vescica e prostata, la quale si appoggia sull’ampolla anale (dove stazionano le feci non ancora evacuate dall’ano e che in genere e’ quasi sempre infiammato specie nei maschi), parti che al loro volta infiammandosi ed aumentando la loro normale dimensione e funzionale temperatura (36,5 – 36,8 gradi), formano altre patologie tipo: prostatiti + infiammazioni alla vescica, richiamando in un giro vizioso di terreno propizio all’insediamento di parassiti, funghi, ecc. – il “fuoco intestinale” si spegne solo seguendo le indicazioni del nostro:
Consigli: usare prodotti decongestionanti della ghiandola prostatica di origine naturale quali:
Serenoa repens – Uva ursina – Lactobaciluss sporogenes in capsule – Zinco ed il Selenio – Licopene – Estratto di Cranwberry – Vitamina E – Vitamina D – Vitamina C – Tè Verde .
Rimedi Naturali per Prostatiti: cercare in Prodotti: Semi di Pompelmo + Semi di Zucca
MALVA (Malva sylvestri L.) Foglie e Fiori
Buon lassativo, emolliente, utile nelle tossi, bronchiti e nelle affezioni alle mucose delle vie respiratorie.
Rinfresca le gengive e la bocca in generale.
Utile nelle infiammazioni degli organi dell’apparato digerente e delle vie urinarie, sopra tutto per le mucose viscerali dell’apparato digerente, anche per le prostatiti (infiammazione della prostata); un decotto di malva alla sera ed uno alla mattina per 2 mesi, disinfiammera‘ non solo la prostata nei maschi ma anche tante altre infiammazioni viscerali, anche nelle femmine.
Oltre al piacere, la salute: la masturbazione aiuterebbe a prevenire l’insorgenza del cancro alla prostata.
Uno studio condotto da Graham Giles e il suo team al Cancer Council Victoria di Melbourne e pubblicato sul British Journal of Urology ha messo a confronto un campione di 1.079 uomini affetti da cancro alla prostata con un gruppo di 1.259 individui sani coetanei, di età compresa tra i 20 e i 50 anni.
L’indagine si è concentrata sulla frequenza di eiaculazione, piuttosto che sul numero di rapporti sessuali, come facevano studi precedenti.
Questi ultimi avevano fatto rilevare un aumento del rischio di tumore al crescere del numero di rapporti sessuali e di partner diverse, verosimilmente a causa della maggiore esposizione a infezioni.
La ricerca di Giles, invece, ha messo in luce che una frequenza di cinque o più eiaculazioni a settimana, soprattutto nei ventenni, è associabile a una riduzione del rischio fino al 65 per cento.
L’ipotesi avanzata è che eiaculazioni frequenti impediscano l’accumulo di agenti cancerogeni nella ghiandola prostatica.
Il tumore alla prostata, la forma di cancro più comune tra gli uomini – con 35mila nuovi casi all’anno e 10mila decessi – potrebbe venire dimezzata grazie ad una terapia combinata basata su radioterapia e trattamento ormonale.
Lo rivela uno studio della Umea University in Svezia i cui risultati sono stati pubblicati sull’edizione online del The Lancet.
La ricerca – spiega The Independent – si basa su un esperimento che ha coinvolto oltre 800 uomini scandinavi i quali sono stati assegnati a due gruppi diversi: uno sottoposto a radioterapia e a terapia ormonale, l’altro a solo terapia ormonale. Dopo dieci anni, circa uno su quattro (23,9 %) di coloro che avevano ricevuto solo la terapia ormonale erano deceduti contro solo uno su dieci (11,9 %) di coloro sottoposti a terapia combinata. Inoltre la recidiva (misurata dall’aumento dei livelli ematici di antigene prostatico specifico) era tre volte superiore nei pazienti sottoposti alla sola terapia ormonale.
I risultati hanno tuttavia indicato tra i pazienti curati con radioterapia effetti collaterali più marcati, quali incontinenza urinaria ed impotenza.
Uno degli autori della ricerca, il Professor Anders Windmark, ha parlato di una “netta superiorità” della terapia combinata. I colleghi inglesi specializzati in cancro alla prostata, Chris Parker e Alex Tan dell’Institute for Cancer Research in Sutton, Surrey, hanno descritto tale esperimento “cruciale”. “I risultati – hanno detto – dovrebbe cambiare le pratiche attuali, facendo della terapia ormonale a lungo termine combinata alla radioterapia lo standard per gli uomini affetti da cancro alla prostata localizzata avanzata”.
Roma, 16 dic. 2008 (Apcom) – Tratto da: tendenzeonline.info
vedi: La radice di zenzero è una cura miracolosa per il cancro alla prostata
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LYCOPENE (pomodoro senza pelle e meglio se non cotto) riduce il PSA nel CANCRO della PROSTATA
Studio condotto all’Università dell’Illinois (Chicago nel 2001: venne usato un campione di 32 pazienti affetti da cancro della prostata. Tre settimane prima dell’intervento chirurgico i medici sottoposero tutti i pazienti a una dieta particolare a base di pasta con sugo al pomodoro, contenente 26,8 milligrammi di Licopene. Prima e dopo le tre settimane controllarono il livello dell’antigene PSA nel loro sangue: nelle tre settimane precedenti l’intervento chirurgico, il PSA scese in media del 17,5%, e addirittura del 28,3% nei pazienti che avevano mangiato pasta al pomodoro con maggiore abbondanza. (NdR: senza buccia)
PSA: Test ?
L’assemblea dei rappresentanti delle associazioni scientifiche intervenute nel 2003 alla Consensus Conference italiana per discutere l’utilità di misurare il PSA, ha condiviso all’unanimità la seguente raccomandazione conclusiva: “Non esiste al momento, in base all’evidenza scientifica, indicazione all’esecuzione dello screening di soggetti asintomatici mediante PSA, sia quale provvedimento sanitario di “popolazione” (invito attivo di residenti selezionati in base all’età), che “spontaneo” (raccomandazione alla popolazione di sottoporsi al dosaggio periodico del PSA).[…]
Il dosaggio del PSA in soggetti asintomatici potrà essere prescritto in occasione di consultazione medica, a giudizio del sanitario, in base agli elementi clinici a sua conoscenza e previa informazione del paziente sui pro e contro della determinazione del marcatore in assenza di un sospetto diagnostico o di fattori di rischio”.
Sulla stessa linea si collocano le conclusioni di una ricerca condotta su 1.317 interventi chirurgici (eseguiti nel ventennio tra il 1983 e il 2003) sul tumore della prostata, pubblicata lo scorso ottobre sul Journal of Urology dal titolo “The prostate specific antigen era in the United States is over for prostate cancer”
Negli Stati Uniti l’era del PSA come esame del tumore alla prostata è finita:
“Il largo uso dell’esame del PSA, e l’abbassamento della soglia dei livelli di antigene prostatico oltre la quale si procede a una biopsia, possono aver causato interventi inopportuni su un tumore a lenta crescita che provoca la morte di 226 ogni 100.000 uomini sopra i 65 anni”. Insomma, molte delle prostate rimosse non dovevano esserlo.
Tumore prostata, lo scopritore del test PSA nega la sua utilità -Washington (USA) Mar. 2010
L’inventore del test più noto e comune, per cercare di individuare il cancro alla prostata, e l’idea di sottoporre all’esame tutta la popolazione maschile che ha più di 50 anni, l’ha definita come “un costoso disastro nel campo della salute pubblica”.
Secondo il dottor Richard Ablin, che scoprì il test 40 anni fa, il controverso “test PSA non può scoprire il cancro alla prostata e, cosa ancora più importante, non può distinguere tra i due tipi di cancro alla prostata esistenti: quello che ti può uccidere e quello che invece non ti ucciderà”.
Quindi questo test e’ illusorio e pericoloso per le tipologie di cancro che non riesce a distinguere.
Questo test rivela quanto antigene della prostata un uomo ha nel sangue.
Ablin afferma che il test è usato in modo sbagliato: l’antigene può aumentare nel sangue per motivi diversi dal cancro, come un allargamento della prostata naturale col passare degli anni.
La diffusione dell’esame è dovuta, secondo Ablin, al profitto (leggasi business) che il test procura alla industria medica ed affini.
Per quel medico, il test PSA è appropriato solo durante la terapia per il cancro alla prostata o nelle persone che hanno una storia familiare di questo tipo di problema, ma applicare il test a tutte le persone oltre i 50 anni è una semplice perdita di tempo ed un costo in denaro per i cittadini e/o per gli Stati; questo e’ cio’ che afferma Ablin in un articolo per il New York Times
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Prostata, ombre sulla terapia ormonale
Sul Journal of Clinical Oncology uno studio della Harvard Medical School
Spesso gli effetti negativi, dicono gli esperti americani, superano i reali benefici. La ricerca eseguita su 73.000 pazienti di oltre 66 anni.
Milano 04 ottobre 2006
La soppressione degli ormoni sessuali maschili nei casi di tumore alla prostata localmente avanzato è entrata a far parte della prassi clinica di molti centri di urologia e oncologia.
Ma quali sono i reali benefici di questa cura? E, soprattutto, a che prezzo ?
A questi importanti quesiti risponde, almeno in parte, uno studio appena pubblicato sul Journal of Clinical Oncology, nell’ambito del quale gli esperti americani della Harvard Medical School hanno elaborato i dati di un gran numero di pazienti per verificare l’efficacia e controllare le possibili conseguenze negative della cura. Ebbene, gli oncologi di Harvard affermano che sono necessarie una maggiore informazione dei pazienti e una minore leggerezza da parte dei medici, che sempre più prescrivono questa terapia senza considerarne tutti gli aspetti.
La deprivazione ormonale si può ottenere con diversi meccanismi farmacologici, ma nello studio in questione gli autori hanno valutato gli effetti di una delle terapie più utilizzate, quella con farmaci che agiscono su un ormone (il gonadotropin-releasing hormone, in sigla: GnRH), a sua volta coinvolto nella produzione dell’ormone sessuale maschile, il testosterone. Tutto questo blocca completamente il desiderio sessuale per la durata della cura, ma frena anche l’avanzamento del tumore prostatico, che spesso è sensibile agli ormoni.
Il calo del desiderio può essere un problema per molti pazienti, ma gli effetti negativi non si fermano qui.
Esaminando i dati di 73.000 uomini di età superiore ai 66 anni, cui era stata fatta una diagnosi di tumore della prostata tra il 1992 e il 1999 e che erano stati poi seguiti fino al 2001, gli oncologi di Harvard hanno visto che era aumentato in questi pazienti il rischio relativo ad altre malattie. In particolare, coloro che avevano assunto analoghi GnRH erano andati incontro a un aumento del rischio di diabete del 44 per cento rispetto agli altri malati.
Il rischio di malattie coronariche e cardiache era invece salito del 16 per cento, quello di infarto dell’11 per cento e infine il rischio di morte improvvisa per crisi cardiaca era aumentato del 16 per cento. Oltre a questo, c’è stata una conferma dei dati emersi negli ultimi anni, secondo i quali la soppressione degli ormoni maschili è collegata a un indebolimento dei muscoli e a un maggior rischio di osteoporosi e di fratture, nonché a un aumento dei casi di obesità e di resistenza all’insulina. Non ci sono, al contrario, prove che questo approccio terapeutico allunghi la sopravvivenza in maniera significativa.
Di fronte a studi che minano certezze consolidate si rimane sempre un po’ sconcertati. Sportello Cancro ha chiesto di commentare questo studio a Massimo Maffezzini, primario della Struttura Complessa di Urologia degli Ospedali Galliera di Genova e consigliere di Europa Uomo Italia onlus, organizzazione che cerca di migliorare il livello di consapevolezza dei malati di tumore alla prostata.
“Questi dati – dice Maffezzini – sono importanti per almeno due motivi: il primo è l’ennesima prova che è necessario studiare di più e meglio le terapie, prima di proporne un utilizzo esteso. Il caso della soppressione ormonale, in tal senso, è illuminante: si tratta infatti di farmaci usati fino dal 1945, e ancora, dopo decenni, siamo qui a verificarne gli effetti collaterali e a porci domande sulla loro efficacia reale. Ma nel frattempo il loro impiego si è diffuso in modo capillare anche per situazioni nelle quali non sarebbero indicati. Come sottolineano i colleghi di Harvard, purtroppo in molti casi sono i malati a chiederla anche quando non sarebbe necessaria, e i medici acconsentono per rassicurare, come se fosse un ansiolitico, e dare la sensazione di fare qualcosa.
La seconda implicazione – continua Maffezzini – riguarda il rapporto tra medico e paziente: oggi non è più giustificabile un atteggiamento paternalistico secondo il quale il medico dà una sorta di ordine e il suo interlocutore obbedisce in silenzio. In caso si voglia optare per la terapia ormonale, e la situazione clinica sia tale da giustificare la scelta, il medico ha il dovere di esporre le possibili conseguenze e le alternative, tenendo anche conto del fatto che spesso, oggi, questa cura viene proposta a persone che hanno già affrontato una radioterapia o una chemioterapia. Insomma, gli effetti tossici si possono sommare tra loro. In ogni caso – conclude Maffezzini – come ognuno di noi fa quando acquista per esempio un’automobile, prima di decidere sarebbe sempre meglio chiedere una seconda opinione, in modo da poter compiere poi una scelta davvero informata e consapevole”.
Gli fanno eco, dalle colonne del Journal of Clinical Oncology, gli autori della ricerca, che concludono:
“Un uomo con un tumore della prostata localmente avanzato ha quasi il cento per cento di probabilità di sopravvivenza nei cinque anni successivi alla diagnosi: la maggior parte di questi pazienti non morirà a causa del tumore. Sarebbe paradossale che, per un eccesso di zelo, si ammalassero di altre malattie”.
By Agnese Codignola
Tratto da:
http://www.corriere.it/sportello-cancro/articoli/2006/10_Ottobre/04/prostata_ormoni.shtml
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I broccoli fanno bene contro cancro prostata
LONDRA (Reuters) – Solo qualche piatto in più di broccoli a settimana può preservare gli uomini dal cancro alla prostata, secondo quanto riportato oggi da alcuni ricercatori britannici.
Gli studiosi sostengono che una sostanza chimica contenuta nell’ortaggio inneschi centinaia di cambiamenti genetici nell’organismo, attivando i geni che combattono i tumori e inibendo quelli che invece li alimentano.
E’ quanto ha detto il ricercatore Richard Mithen, biologo all’Institute of Food Research britannico.
Esistono molti elementi a riprova di un collegamento tra una dieta sana ricca di frutta e verdura e la riduzione del rischio di contrarre il cancro. Ma lo studio pubblicato nella rivista Public Library of Science PLoS One è il primo che indaga sui meccanismi biologici di questo processo, ha aggiunto Mithen in un’intervista telefonica.
“Tutti ci dicono di mangiare verdure ma non ci dicono il perché”, ha detto Mithen, che ha condotto la ricerca.
“Il nostro studio mostra perché le verdure fanno bene”.
Mithen e colleghi hanno condotto lo studio su un gruppo di 24 uomini a rischio di cancro alla prostata, a metà dei quali è sono state servite quattro porzioni extra di broccoli e piselli a settimana per un anno rispetto al resto del gruppo. Il gruppo sperimentale ha manifestato centinaia di cambiamenti nei geni atti a combattere il cancro rispetto al gruppo di controllo.
Altri vegetali che possono risultare benefici, hanno aggiunto i ricercatori, sono i cavolini di Bruxelles, cavolfiori, verza e radicchio, tutte verdure contenenti un composto chiamato isotiocianato ed infine i semi di Zucca.
Il cancro alla prostata è al seconda causa di decesso tra gli uomini dopo il tumore ai polmoni. Ogni anno viene diagnosticato a 680.000 uomini in tutto il mondo, e per 220.000 di essi risulta letale. – mercoledì, 2 luglio 2008
Tratto in parte da: borsaitaliana.reuters.it